A M O R E
La natura paradossale dell’amore è evidente in una ambiguità contenuta proprio nella parola inglese “love” – amore – amare.
Da un lato amare significa essere in preda ad una forma di desiderio particolarmente avvincente. In questo senso, quando si ama qualcuno – che si tratti di famiglia, amico, amante – si vuole godere, possedere o trovare gratificazione in quella persona e con quella persona.
D’altra parte, amare è dare un valore particolarmente alto alla vita della persona amata, prendersi cura intensamente, fino al punto del sacrificio di sé per la sua felicità o benessere.
Quando amiamo qualcuno, ognuno di questi significati alternativi è in gioco.
Ma, come chiunque abbia più di quattordici anni sa, e come buona parte dell’arte e della letteratura del mondo attesta, questi obiettivi gemelli dell’amore sono spesso in contrasto tra loro nel modo più tragico.
In ciò, appunto, si pone il paradosso dell’amore: l’amore è sia un impulso per soddisfare se stessi, sia uno stimolo per servire un altro, sia per ricevere che per dare.
L’amore è egualmente autoaffermazione ed abnegazione, espressione di sé e trascendenza di sé, l’espansione simultanea alla cancellazione di se stessi.