Numero2685.

 

da QUORA   di  Piero Chiabra

 

E  SE  NON  CI  FOSSE  NIENTE  DOPO  LA  MORTE?

 

Che cos’è l’uomo?

E’, in sintesi, un animale con un cervello ipertrofico. Questo cervello ipertrofico si è rivelato un possente vantaggio evolutivo, che ha reso l’umanità padrona del pianeta, ma ha posto ciascuno di noi di fronte a una contraddizione insostenibile.

Da un lato, infatti, noi siamo animali, con tutti gli istinti degli animali: l’istinto sessuale, quello della ricerca del cibo, etc. ma, sopra ogni altro, c’è il nostro istinto alla sopravvivenza. desideriamo vivere, prima e davanti a qualunque altra cosa, e siamo disposti anche ad uccidere altri esseri umani pur di sopravvivere (si chiama “legittima difesa”, ed è riconosciuto da tutti i sistemi giuridici). In questo, non differiamo dagli altri animali.

Ma, a differenza degli altri animali, il nostro cervello ipertrofico ci dice che dobbiamo morire.

Nessun animale, a quanto risulta, sa di dover morire, se non quando è nelle immediate vicinanze del decesso (vitelli condotti al macello, etc.). Noi siamo gli unici a saperlo nel corso di TUTTA la nostra esistenza.

Quindi, da un lato vogliamo vivere, vivere, vivere prima e davanti a qualunque cosa. Dall’altro, siamo certi, oltre ogni dubbio, che questa nostra vita che tanto vogliamo SICURAMENTE avrà una fine.

Questo pensiero è insostenibile, se provate a focalizzarvici sopra vi accorgerete che il pensiero “fugge altrove”, non è possibile concentrare l’attenzione su di esso se non per pochissimo tempo.

A meno di non poter pensare di sopravvivere alla morte in qualche modo.

Ed ecco allora che il nostro cervello ipertrofico, quasi a voler compensare il casino che ha combinato, si mette a lavorare. E crea. Crea la trascendenza, crea il misticismo, crea un Dio benevolo che ci ascolta e che ci ama, e tramite questi “strumenti” crea un modo per dirci che sopravviveremo alla morte.*

Ah certo, devi morire, ma non importa, c’è una vita dopo la morte.

Ah certo, devi morire, ma non importa, ti reincarnerai in qualcos’altro

Ah certo, devi morire, ma non importa, ti fonderai con la coscienza cosmica, raggiungerai il nirvana, e via discorrendo…

Sono tutti fantasmi, creati dal nostro cervello per permetterci di vivere con questa terribile contraddizione.

Non c’è nulla dopo la morte. E’ un pensiero difficile da sostenere, ma, come disse Freud “L’ateismo è pesante da sopportare. Ma è anche l’unico modo per non essere ingannati”.

 

* N.d.R. : La religione Cristiana è storicamente la più vicina all’interpretazione di questo “bisogno” del cervello umano. La figura di Gesù Cristo che sopravvive alla morte con la resurrezione è l’epitome metafisica che ha ispirato i padri fondatori di questo “Credo” che, innegabilmente, è un parto della mente umana evoluta (cervello animale ipertrofico). Anche se questo concetto informatore ci è stato propinato attraverso narrazioni, a detta di molti, favolistiche.

Numero2684.

 

da una chat di QUORA   di Alberico Vespucci

 

QUAL È IL SEGRETO DELLA FELICITÂ ?

 

Con questa risposta il segreto non sarà più tale perché quello che sto per scrivere ha come base scientifica uno studio longitudinale davvero impressionante.

Il dottor Robert J. Waldinger è la 4° persona a capo di un progetto di ricerca sull’essere umano che è molto ambizioso ed è nato 75 anni fa alla Harvard Medical School.

Waldinger parte a raccontare la sua storia da un sondaggio molto recente fatto a quelli che sono definiti “millenials”, persone nate più o meno alla fine del secolo scorso e alla domanda: “Qual è l’obiettivo più importante della tua vita?”, la risposta per l’80% è stata: diventare ricchi, mentre per il 50% di quelli che avevano risposto in quel modo, l’alternativa era: diventare famosi.

Ora provate ad immaginare di prendere un essere umano e di seguirlo passo dopo passo nella sua vita, a partire dai primi studi fino al lavoro, poi la creazione di una famiglia, figli, nipoti, la pensione; cercare di capire attraverso quelle vite che cosa li ha resi felici o al contrario che cosa non li ha resi felici.

Beh la Harvard Medical School l’ha fatto e dal 1940 ha deciso di studiare oltre 700 uomini seguendoli passo passo nelle loro vite di tutti i giorni per 75 anni.

Studi di questo tipo, per capirci, sono molto rari perché per mille motivi spesso falliscono perché finiscono i fondi, perché le persone banalmente si stufano o magari gli scienziati cambiano progetto o muoiono e nessuno porta avanti la ricerca.

Ecco perché questo è uno degli studi sulla felicità più seri, approfonditi e affidabili che siano mai stati fatti.

Quando incominciarono lo studio, scelsero dei teenagers. Li intervistarono per ore, fecero loro esami medici, incontrarono parenti, genitori. Poi lentamente quei ragazzi sono cresciuti, hanno studiato, sono diventati adulti.

Alcuni hanno lavorato come agricoltori o altri come avvocati, uno è diventato presidente degli Stati Uniti; qualcuno è diventato un’alcolista, altri si sono ammalati; alcuni hanno scalato dal basso tutti i gradini del percorso sociale fino alla cima; altri invece l’hanno fatto al contrario.

E sapete che cosa hanno capito? Quale è stata la lezione che hanno tratto da uno studio lungo più di 70 anni riguardo alla vita ma soprattutto alla felicità delle persone? Sapete quale è stata la risposta alla domanda da dove viene la felicità?

Beh la risposta è stata semplicemente: dai rapporti umani. Punto.

Nello specifico però hanno imparato 3 lezioni fondamentali, questi studiosi.

  1. La prima è che le relazioni sociali fanno benissimo alla nostra salute mentre la solitudine uccide. Le persone che sono sole si ammalano prima, quando raggiungono la mezza età, il loro cervello lavora meno e, peggio, e sono più attaccabili dalle malattie.
  2. La seconda lezione che hanno appreso è che non è il numero di amici o di rapporti che abbiamo che conta, è la loro qualità. Non è sufficiente, per capirci, essere sposati; bisogna essere felici con la persona con cui dividiamo la nostra vita, anche se questo è un impegno che dura tutta la vita.
  3. E la terza e ultima lezione è che delle buone relazioni non fanno bene solo al nostro corpo, ma anche al nostro cervello. Le persone anziane che avevano sviluppato rapporti solidi e sinceri avevano una memoria molto più “affilata” di chi era rimasto da solo.

Quando la ricerca era iniziata 75 anni fa, analizzando ragazzi di nemmeno 20 anni, molti di loro avevano risposto proprio come i millenials di oggi dicendo che soldi e fama erano l’obiettivo della vita.

Alla fine però, dello studio della Harvard Medical School è chiaro che chi vive un’esperienza di vita condivisa con persone che ama e in una comunità attiva in cui si trova bene, probabilmente vivrà una vita più felice.

Numero2683.

 

I   S O C I A L

 

Secondo il mio parere i SOCIAL sono la fucina dell’asocialità: i suoi appartenenti sono e restano anonimi, solitari, nevrotici interpreti della incomunicabilità, nel disperato bisogno e tentativo di comunicare. Sono degli ectoplasmi monocellulari, cioè, sviluppando semanticamente il concetto, dei fantasmi soli dotati di telefonino (cellulare), insomma, una specie di zombi.

Trascrivo, qui di seguito, un passaggio da una delle conferenze di Paolo Crepet, il noto psichiatra, che parla di questo tema.

 

…. la comunicazione virtuale dei SOCIAL: grandissima trappola. Prima ce ne accorgiamo e prima, forse, reagiremo. Non ce l’ho con la tecnologia, naturalmente. Sono quasi quarant’anni che utilizzo la tecnologia, ci mancherebbe altro, però questa deriva iposensoriale, così la chiamerei io, non sviluppa nulla di noi, nulla se non qualcosa, che ci è piaciuta evidentemente, che è la comodità.
Noi abbiamo tutti in tasca un telefonino. È uno straordinario cameriere: ci serve in tutti i modi possibili e immaginabili. Attraverso il telefonino potete avere tutto e non fare nulla. Sei servito come un cretino e non sai fare niente. L’intelligenza è il fare, inventare, creare. Se qualcuno lo fa per te, diventi un cretino. E noi siamo pieni di cretini, ovunque. E questo è un problema. Meditate. Quanti libri non leggiamo, per mandare in giro le fotografie di questo e di quello ….

 

Numero2682.

 

E C O N O M I A   C O N T R O V E R S A

 

«Se l’Italia si regge ancora è grazie al mercato nero ed all’evasione fiscale, che sono in grado di sottrarre ricchezze alla macchina parassitaria ed improduttiva dello Stato per indirizzarle invece verso attività produttive».

 

Questo è il pensiero di Milton Friedman.
Milton Friedman (1912 – 2006), Nobel per l’Economia nel 1976, fu uno dei fautori del pensiero liberista portato alle estreme conseguenze, tanto da sostenere l’idea dell’anarco-capitalismo con soppressione completa di qualsivoglia ruolo, funzione o competenza statale nel settore economico.

Numero2681.

 

da una chat di  QUORA

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 25 anni:

1. Essere bello

2. Essere affascinante

3. Avere successo finanziario

4. Essere un buon ascoltatore

5. Essere spiritoso

6. Essere in buona forma

7. Avere stile nel vestire

8. Apprezzare le cose belle

9. Essere pieno di sorprese

10. Essere un amante creativo e romantico

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 35 anni:

1. Che abbia occhi belli e non sia calvo

2. Che apra la portiera della macchina o prenda una sedia

3. Che abbia abbastanza soldi per una bella cena

4. Che sappia ascoltare più che parlare

5. Che sappia ridere alle loro battute

6. Che porti le borse della spesa

7. Che abbia almeno una cravatta

8. Che si goda la buona cucina casalinga

9. Che si ricordi i compleanni e gli anniversari

10. Che sia romantico almeno una volta alla settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo a 45 anni:

1. Non deve essere troppo brutto (se è calvo, dovrebbe radersi la testa)

2. Non può buttarle fuori quando sono in macchina

3. Non lavorare troppo e quando, di tanto in tanto , le porta fuori a cena, non gridare

4. Deve annuire con la testa quando si parla

5. Deve capire le loro battute

6. Essere abbastanza in forma per spostare i mobili

7. Indossare una camicia per coprire la sua enorme pancia

8. Non comprare champagne con il tappo a vite

9. Abbassare la tavoletta del water quando usa la toilette

10. Radersi almeno nei fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 55 anni:

1. Mantenere i peli del naso e delle orecchie tagliati

2. Non ruttare o scoreggiare in pubblico

3. Non chiedere soldi più volte

4. Non appisolarsi o dormire quando stanno parlando

5. Non raccontare la stessa barzelletta più e più volte

6. Essere abbastanza in forma da alzarsi dal divano nei fine settimana

7. Indossare ancora calzini e pantaloni nuovi

8. Godersi una buona cena davanti alla TV

9. Ricordarsi ancora il loro nome

10. Radersi almeno qualche fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo che ha 65 anni:

1. Che non spaventi i bambini

2. Che si ricordi dov’è il bagno

3. Che non spenda troppi soldi per il medico

4. Che russi solo quando sonnecchia

5. Che si ricordi perché sta ridendo

6. Che sia abbastanza in forma per stare almeno in piedi da solo

7. Che normalmente indossi ancora i vestiti

8. Che non gli piacciano solo i cibi morbidi

9. Che si ricordi dove lascia la sua dentiera

10. Che si ricordi ancora cos’è un fine settimana

 

Cosa vogliono le donne in un uomo di 75 anni:

1. Essere ancora in grado di respirare

2. Non dimenticare di pulire il water e il bagno

3. E poi ….

Numero2680.

 

da  QUORA    di  Gennaro Sannino

 

COME  CI  SI  SENTE  AD  ESSERE  MOLTO  VECCHI  E  CON  LA  CONSAPEVOLEZZA  CHE  PRESTO  SI  MORIRÂ ?

 

Io non mi sento estremamente vecchio ( ho 73 anni ) eppure una stranezza l’avverto. Io avevo più paura di morire quando ero giovane che adesso . Non mi spiego il motivo ( o forse il motivo lo conosco ma non lo capisco ). Alla mia età avverto anche il peso di tutto quello che ho vissuto: i ricordi belli ma, ancora di più, i ricordi brutti (che spesso nei sogni compaiono ), inganni e cattiverie ricevute che da giovane non pensavo che potessero esistere . Si diventa anche un poco sclerotici perché non sopportiamo più le cose del passato e non capiamo perché bisogna avere ancora pazienza . Poi curo una malattia e ne esce un’ altra e sembra che la guarigione completa sia una qualità perduta per sempre . Puoi anche aggiungere che nella vita si vive meglio quando hai degli obiettivi da raggiungere e sei gratificato quando li raggiungi. Ma io non lavoro …i miei figli stanno bene …ho la mia casa …il mio piccolo problema è dove posso trascorrere la prossima vacanza . Allora tu pensi al tuo futuro che non ti porta nulla …quello che volevi ce l’hai già, oppure non l’hai raggiunto, ma non hai il tempo per averlo . Hai la sensazione che la morte sia soltanto un aspetto della vita a cui tutti ci dobbiamo rassegnare. Allora si vive bene per oggi e quello che verrà domani non ci interessa, neanche la morte !

 

 

Numero2679.

 

da  QUORA      di  Laura Taibi

 

C’ È  QUALCOSA  DI  LEGALE  CHE  PENSI  NON  DOVREBBE  ESSERLO?

 

Quello che sto per scrivere potrebbe sconvolgere molta gente e far storcere il naso:

Dovrebbe essere illegale concepire senza avere nessuna qualifica per essere genitori.

Mi spiego: se una coppia, per un qualsiasi motivo, non riesce a concepire un figlio proprio, può sempre adottare. Per farlo però bisogna superare un iter di idoneità che comprende materialmente l’avere una casa, un lavoro sicuro, una certa stabilità economica… ma non solo. Ci sono anche test con psicologi e assistenti sociali per provare che quella coppia non abbia disturbi mentali e che sia in grado, psicologicamente e moralmente, di occuparsi di un bambino.

Tutto questo è ritenuto normale e opportuno, quando si tratta di un’adozione, ma sembra del tutto superfluo quando una coppia il figlio se lo concepisce da sé, seguendo solo le regole e le modalità naturali.

Ho visto (come credo molto di voi) famiglie disfunzionali, formate da genitori troppi giovani, troppo vecchi, troppo ignoranti o con palesi problemi comportamentali. Genitori concentrati solo su se stessi, oppure violenti, anaffettivi, incapaci di impartire le basilari norme educative ai loro figli.

Questa gente ha solo avuto la fortuna di avere un apparato riproduttivo funzionante e questo, secondo la legge, rende una persona automaticamente idonea ad avere dei figli. Tutto questo a me sembra assurdo!

Se dipendesse da me, istituirei una specie di “patente genitoriale” senza la quale concepire un figlio risulterebbe reato. Per conseguirla si dovrebbe passare lo stesso iter utilizzato per le adozioni, dimostrando così di essere in grado di fare il genitore.

N.d.R. (Redazione di chi ha scritto l’articolo, che ha ricevuto molti like) : non mi aspettavo tutti questi riscontri positivi, essendo questo un argomento piuttosto “scomodo” per molti.

Parafrasando quello che è stato detto nei commenti: chi non ha avuto la sfortuna di vivere in famiglie disfunzionali non può capire cosa voglia dire ed è portato a credere che ogni persona sia capace di imparare il mestiere di genitore, ma purtroppo così non è.

Numero2678.

 

F E L I C I T Â

 

“Happiness is letting go

of what you think your life

is supposed to look like

and celebrating it

for everything that it is.”

 

“La felicità è lasciare andare

ciò che credi la tua vita

dovrebbe sembrare

e celebrarla

per tutto quello che è.”

 

Mandy  Hale

Numero2676.

 

Qual è l’origine della parola siciliana “minchia”?

 

L’etimologia di questa parola e’ ricondotta al latino mèntula (riportata acriticamente e stancamente da molti vocabolari, anche da quello calabrese del Rohlfs): da cui potrebbe derivare anche il calabrese mentìri, equivalente a penetrare: iddha mi risi ed eu nci risi / iddha lu vosi ed eu nci lu misi.

Il mai compianto abbastanza Giovanni Semerano (Dizionario della lingua latina e di voci moderne, Firenze, Olschki, 2002, sub mentula, mateola, meta) chiarisce che dall’ebraico matte, pertica, e dall’accadico metu, palo (da cui l’espressione latina porrexit ab inguine palum per ebbe un’erezione), è derivato il latino arcaico mattea, mazza, con il diminutivo mateola, piccola mazza (analogo al calabrese mazzarèddhu), poi divenuto mèntulameta era inoltre “un cumulo conico di paglia. Di fieno, …, sempre costituito da uno stollo o stocco, lunga pertica intorno alla quale si ammucchiava la paglia”; e, d’altra parte, deriva da ‘meta’-pertica anche il verbo metor, misuro con la pertica, donde il metro unita di misura nel sistema metrico decimale.

Per Raffaele Corso (La vita sessuale nelle credenze, pratiche e tradizioni popolari italiane, Firenze, Olschki,, p. 298) da mentula deriva il latino medievale mentla che, attraverso gli intermedi menkla e menkja, conclude finalmente il suo viaggio bimillenario con la minchia calabro-sicula.

E, a proposito di misure, lunghe e sofisticate applicazioni nulla hanno apportato circa la lunghezza accettabile, ‘media’ o ‘modale’, per la minchia: inferenze venivano ricavate da tratti somatici evidenti ( quali nasu / tali fusu) e, con sofismi ‘a contrario’ rispetto all’altezza, si sosteneva (e la circostanza era avvalorata da una canzone di Fabrizio di André) che i nani sarebbero superdotati e gli spilungoni facessero brutta figura; donde il brocardo che l’omu non si misura cu lu parmu ma, verrebbe da dire, la minchia sì.

E colpì molto il fatto che i Bronzi di Riace, simbolo ormai universale della virilità nell’arte classica, apparissero sproporzionati per difetto.

Numero2675.

da  Quora

 

I N V E C C H I A M E N T O

 

Più invecchi e più ti rendi conto che molte cose che ti sono state insegnate in gioventù sono semplicemente sbagliate.

  1. Puoi essere tutto ciò che vuoi essere. No, non puoi. Ci sono test, in cui non otterrai un punteggio abbastanza alto, che ti impediranno di essere accettato in qualunque programma desideri. Tutto questo pur avendo l’intelligenza e l’abilità necessarie per eccellere in qualunque  professione. Anche se hai le credenziali e l’esperienza giuste, se non stanno assumendo per quello che vuoi fare… beh… potresti essere sfortunato. Ci sono migliaia di motivi per cui non puoi essere quello che vuoi essere.
    1. Ma indovina un po’, puoi essere il migliore nelle opportunità che la vita ti offre.
  2. Il duro lavoro viene premiato. No, non sempre. A volte il potere dell’universo cospira contro gli individui che lavorano sodo e premia ingiustamente i nostri amici, colleghi e conoscenti pigri, alla ricerca di scorciatoie, meno intelligenti. Forse sono solo più furbi o ….fortunati.
    1. Ma se ti abbassi, non lasci che l’ingiustizia del mondo rovini il tuo atteggiamento, ti presenti ogni giorno e fai del tuo meglio, aumenterai sicuramente le probabilità di avere una vita appagante.
  3. Il denaro e la ricchezza sono la tua più grande risorsa. No, no non lo sono. Sono importanti e forniscono sicurezza e libertà.
    1. Ma la tua salute è la tua più grande risorsa. Se hai un cancro terminale o qualche altra condizione orribile, tutti i soldi del mondo non contano. Infatti, se contrai il diabete di tipo 2 o una malattia cardiaca, ciò che puoi fare ne risente radicalmente. Quindi investi quotidianamente nella tua salute.
  4. Che gli altri si preoccupino della tua casa, dei tuoi vestiti, dei tuoi giocattoli e di te in generale. No, no, non lo fanno. Tutti pensiamo che gli altri si preoccupino di ciò che abbiamo o non abbiamo. Non è così. Infatti le persone che pensiamo stiano pensando a noi, di solito non ci pensano affatto. Al mondo non importa davvero di te.
    1. Ma, se sei fortunato, hai alcune persone che si prendono davvero cura di te. Di solito è un numero molto piccolo di persone. Sono le persone che contano davvero nella tua vita e probabilmente a loro potrebbe importare di meno di tutti i tuoi giocattoli.
  5. Che vivremo tutti per sempre. No, no non sarà possibile. Certo, nessuno ti dice apertamente che vivrai per sempre. Ma ogni messaggio che riceviamo in TV, sui social media o nella cultura in generale sembra voler farci credere di essere immortali. Peggio ancora, le nostre menti sembrano guidarci come se dovessimo vedere i prossimi due secoli.
    1. Ma tu morirai. Tutti quelli che conosci moriranno. Questo non dovrebbe spaventarci. Dovrebbe liberarci. Liberarci di essere presenti in ogni momento, perché questo momento è tutto ciò che abbiamo veramente. Il passato è andato. Il futuro non è garantito. Abbiamo l’oggi. Abbraccialo e permettigli di far crescere l’amore che hai dentro di te. Quindi condividi quell’amore.

 

 

 

 

 

Numero2674.

 

R I C C H I   E   P O V E R I

 

È un vero e proprio illuso

colui che va predicando

ad una schiera di sprovveduti

che si risolve il problema

sociale della loro povertà,

contrastando la ricchezza.

Bisogna invece che i poveri

siano messi in condizioni

di raggiungere la ricchezza

senza impoverire i ricchi,

in modo che lo standard

sia la ricchezza, non la povertà.

Perché, per natura, non siamo

e non saremo mai tutti uguali.

E chi lo andava predicando….

lo hanno messo in croce.

 

Numero2673.

 

I N S I C U R E Z Z A

 

Finché cerchi di

impressionare gli altri,

non sei convinto

della tua forza.

 

Finché ti sforzi di

essere migliore degli altri,

dubiti del tuo

proprio valore.

 

Finché cerchi di

elevarti abbassando gli altri,

metti in dubbio la tua

propria altezza.

 

Chi è in pace

con se stesso

non deve dimostrare

nulla agli altri.

 

Chi conosce

il proprio valore

non ha bisogno

di conferme.

 

Chi sa della

propria grandezza

lascia che gli altri

mantengano la loro.

 

Gabriele Ebbighausen

 

Traendo spunto da una chat di QUORA

 

Premetto che non considero l’insicurezza una cosa di cui vergognarsi o qualcosa da “perdenti”. Ognuno di noi ha le sue insicurezze, chi più chi meno, chi sull’aspetto fisico, chi sull’intelligenza, chi sull’essere accettati, ecc…

Anzi, l’insicurezza, quando non ci limita, è una spinta a migliorare.

Ma, quando ci limita, due sono le sue derive estremizzanti : o ti accartocci su te stesso per piangerti addosso, relegandoti ad un eremitaggio lamentoso, oppure cerchi di bluffare, buttando fumo negli occhi della gente.

Le persone spavalde (di cosa poi?) sono veramente “piccine” e spesso, dietro tanto ego gonfio e tronfio, si nasconde il nulla più totale, non c’è sostanza. Questi sono i comportamenti che mi fanno pensare che una persona sia molto insicura:

  • il voler stare sempre al centro dell’attenzione
  • la ricerca continua di lodi e di approvazione
  • il compiacere tutti per non perdere le attenzioni anche di chi non ci stima
  • l’autocelebrazione continua
  • per le donne: svestirsi troppo in situazioni non opportune (gonne succinte, scollature fino all’ombelico)
  • mostrare i muscoli per l’uomo, con magliettine aderenti o aperte, o mostrare orologi di prestigio, grosse collane d’oro, tatuaggi a gogò, auto di lusso come status symbol e ostentare la disponibilità di soldi (anche se magari costui vive al di sopra delle sue possibilità e non può permetterselo)… solo per esibizione.

Tutto ciò che è “troppo”, troppo esibito, troppo mostrato, troppo esaltato, troppo tutto insomma, è stonato e di cattivo gusto. A me fa pensare che queste siano in realtà persone insicurissime.

Non me ne importa nulla di ciò che fanno gli altri, però, quando una persona si comporta come ho descritto, credo che riveli uno stato di insicurezza quasi patologica, molto più grave dell’insicurezza che abbiamo tutti.

Numero2671.

 

T R E   P A R O L E

 

VERUM = verità                    attiene alla conoscenza

BONUM = bene                   attiene alla morale

PULCHRUM = bello              attiene all’arte

 

…. la vita, in fondo, è tutta qui.

 

Ah, dimenticavo …. c’è anche

FIDES = fede                        attiene alla religiosità, …. per chi ci crede.