È la forma del corpo
a definire quella dell’abito
e non viceversa.
Coco Chanel.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
È la forma del corpo
a definire quella dell’abito
e non viceversa.
Coco Chanel.
La libertà non passa mai di moda.
Coco Chanel.
Q U A N T O G U A D A G N A N O I D I P E N D E N T I D I C A M E R A E S E N A T O ?
N.d.R. Mi chiedo se questi signori sono al servizio degli Italiani, o se sono gli Italiani che sono al servizio di questi signori. Chiamatemi pure “qualunquista”, ma datemi una spiegazione.
Quanto guadagna chi lavora alla Camera e al Senato? Ovvero barbieri, uscieri, elettricisti, falegnami? I privilegi di lavorare nei palazzi del potere non riguardano solo i politici.
Ecco gli stipendi dorati di tutti i dipendenti della Camera dei Deputati e Senato della Repubblica.
Dal primo gennaio 2018 è terminato il periodo di “purgatorio” che durava dal 2014 e che prevedeva, per i dipendenti di Camera e Senato, un tetto salariale di 240.000 euro l’anno.
Ora i dipendenti più anziani di Camera e Senato possono tranquillamente andare oltre i 350.000 euro l’anno di stipendio. Cifre esagerate e ridicole che superano di gran lunga lo stipendio di ministri, sottosegretari, deputati e senatori, di Mattarella o della Merkel.
Da leggere: Costi della politica, 23,2 miliardi di euro per non farla funzionare
Più nel dettaglio le retribuzioni del 44% dei 137 funzionari di Camera e Senato, una sessantina, sforano il tetto di 240.000 euro arrivando in alcuni casi alla cifra record di 480.000 euro lordi.
Ecco le cifre (dati ufficiali Parlamento italiano) degli stipendi annui massimi effettivamente percepiti:
Questi stipendi possono contare su aumenti biennali del 2,5% e interessano un personale di 1.494 dipendenti, divisi in 5 livelli retributivi in base “alla complessità del lavoro, alla sfera di autonomia e alle connesse responsabilità”.
Il segretario generale è ai vertici della piramide retributiva (406.399,02 euro, in aumento del 2,5% ogni due anni) così composta:
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La tabella riserva molte sorprese. Un barbiere, uno stenografo, un centralinista, un elettricista o un falegname hanno una retribuzione d’ingresso pari a 30mila euro, ma possono guadagnare oltre 50mila euro dopo 10 anni, oltre 90mila dopo il 20° anno, oltre 120mila dopo il 30° anno, oltre 127mila dopo il 35°, per volare sopra i 156mila euro dopo il 40° anno di attività.
Un consigliere parlamentare parte da una retribuzione di ingresso di oltre 64mila euro, per arrivare a ben 358mila euro l’anno.
Ma non è finita qui. Schizzano verso l’alto anche le spese per le pensioni degli ex dipendenti. Nel 2017 i 1.300 lavoratori dalla Camera verseranno 80 milioni di contributi ma i loro ex colleghi riceveranno 265 milioni di pensioni, ovvero il doppio dei vitalizi dei politici.
Per ogni euro di contributi versati la categoria dei dipendenti del Parlamento riceve 3,5 euro di pensione. La differenza? Ce la mettono le famiglie e le imprese italiane.
Da leggere: Pensioni da fame
Grazie ai tagli, dal 2014 al 2107, erano tornati nelle casse dello Stato 24 milioni di euro. L’addio al tetto comporterà nel 2018 un aumento del peso degli stipendi dei dipendenti pari al 4,55% rispetto al 2017, ovvero 178 milioni sui 950 di uscite complessive dalla Camera.
Perché un barbiere, un centralinista, un elettricista, un segretario o un ragioniere devono avere stipendi da manager di alto livello o un reddito triplo o quadruplo rispetto agli altri cittadini solo perché operano nelle Istituzioni?
Queste schifezze succedono solo in Italia. Tanto paga come sempre Pantalone.
L’ U O M O E L A L I B E R T À La condizione umana vista con gli occhi della filosofia.
La tesi che vorrei illustrare, senza nessuna pretesa di persuadervi, perché in tutte le cose che dico, non ho mai preteso di persuadere nessuno, anche perché non ci riesco, è che la libertà non esiste.
Però esiste l’idea di libertà e guardate che, quando esiste, un’idea fa storia.
Per esempio, nessuno sa se Dio esiste, in fondo, nessuno l’ha mai visto. Però, dal fatto che esiste l’idea di Dio, nasce una storia, la storia di chi è persuaso che Dio esiste.
Mi raccomando, le idee non stanno a raccontare la verità. Bisogna considerarle dal punto di vista della loro efficacia storica. Se l’dea genera una storia, questa idea va presa in considerazione.
Umberto Galimberti filosofo.
L’ U O M O E LA L I B E R T À La condizione umana vista con gli occhi della filosofia.
Perché non esisterebbe la libertà?
Ma perché noi chiamiamo libertà la condizione umana che è una condizione di indeterminatezza.
L’uomo è l’unico animale indeterminato perché non è codificato dagli istinti.
Gli istinti sono un codice, per cui la gazzella, appena nata, sa quello che deve fare. L’uomo non lo sa.
Infatti, ha bisogno di educazione: una volta, fino a 15 anni, adesso fino a 30 e poi, magari, oltre, perché non ha codici. Li va acquisendo gradatamente, in quanto non ha istinti. Questo è il problema dell’uomo.
Con la parola “istinto” intendo una risposta “rigida” ad uno stimolo e la cosa che mi interessa sottolineare è l’aggettivo “rigida”. Se io faccio vedere una bistecca ad una mucca, la mucca non la percepisce come cibo; se le faccio vedere un covone di fieno, lo percepisce come cibo: risposta “rigida”.
Noi non abbiamo risposte rigide. Neanche l’impulso sessuale è rigido, perché, in presenza di una pulsione sessuale, io posso dedicarmi a tutte le perversioni, cosa che non sembra concessa agli animali. Posso fare l’amore anche con un tacco a spillo, per dire una delle più elementari perversioni; così come posso anche concedermi, in presenza di una pulsione sessuale, di fare delle opere d’arti, delle opere poetiche. Quella che pratichiamo si chiama “sublimazione della pulsione”, cosa che non sembra sia concessa agli animali.
Non è che lo dico io che gli uomini non hanno istinti. L’ha detto, per primo, Platone, l’ha detto Tommaso d’Aquino, l’ha detto Kant, l’ha detto Herderl, l’ha detto Nietzsche, nel novecento, l’ha detto Bergson, l’ha detto Gehlen.
Ma noi continuiamo a pensare sempre l’uomo come animale ragionevole, quando dell’animale gli manca la prima caratteristica fondamentale, che è l’istintualità. Noi non siamo animali: ci manca proprio l’essenza dell’animalità che è l’istinto.
Anche Freud che, all’inizio delle sue opere, parlava d’istinto – in tedesco instinct – poi dopo, ha abbandonato questa parola e si è messo a parlare di pulsioni a meta indeterminata – in tedesco trieb – che vuol dire spinta generica, meta indeterminata. E voi capite che una pulsione a meta indeterminata è diversa da un istinto, che è sempre a meta ben determinata, “rigida”.
Trovandosi, allora, a nascere in uno stato disarmonico con la natura, perché gli animali sono armonici con la natura, gli uomini hanno dovuto darsi delle regole per poter convivere e le prime regole sono state i miti.
I miti sono dei “racconti” che spiegano che, se tu ti trovi in quella situazione, essi te la descrivono e ti fanno vedere il possibile esito positivo o negativo.
I miti, poi, sono stati concretati in riti. Rito è una parola sanscrita che vuol dire “ordine”. Rito è un elenco molto dettagliato delle cose che puoi fare e delle cose che non devi fare. Miti – Riti. E poi, alla fine, codici razionali, istituzioni.
Le istituzioni sono essenziali perché gli uomini non hanno istinti e, quindi, mancano le regole del comportamento.
Le istituzioni sono il tentativo, più o meno riuscito, di dare dei codici di comportamento. Le istituzioni sono importanti e sono state ideate dall’uomo, proprio perché l’uomo non è codificato: allora, si autocodifica attraverso le istituzioni.
Platone descrive anche questo passaggio e dice che, quando un certo giorno, successe la “meghiste metabolé”, cioè il grande capovolgimento e Dio abbandonò la tribù umana e gli uomini, perché prima governava col bastone come si governano le pecore, gli uomini, per vivere, dovettero darsi delle regole da soli. E, in questa maniera, inventarono la “politica”.
“Politica” = arte del governare, è una parola che viene dal Greco antico Polis = Città, che, a sua volta si fa derivare da una radice pol, da polloi = molti. Come facciamo a vivere tra molti e con molti? Attraverso regole istituzionali.
Ecco, questa è, un po’, la storia dell’uomo.
Umberto Galimberti filosofo.
Il mio senso di colpa non nasce, adesso,
dai piaceri che mi sono concesso
ma dai peccati che non ho commesso.
Roberto Gervaso.
Segnalata da una cara amica
NINNA NANNA PER MIO PADRE
È disteso nel suo letto,
ha lo sguardo assente,
che non ho mai capito
se non sta pensando a niente
o è rimasto impigliato,
smarrito, prigioniero
di un tenero ricordo
o del suo ultimo pensiero.
Mi guarda e so già
cosa mi vuole dire,
che mi vuole vicino,
che non vuole dormire.
Gli aggiusto il cuscino,
chiude gli occhi e mi spia,
dal lenzuolo tira fuori la mano
per cercare la mia.
Vuole sentirla ancora
e poi stringerla forte,
vuole avere il mio aiuto
per affrontare la sorte.
Mi guarda e so già
cosa mi vuole dire,
che mi vuole vicino,
che non vuole dormire.
Ninna nanna per mio padre,
ninna nanna perché è stanco,
ninna nanna al mio bambino
che mi vuole qui al suo fianco.
Il cuscino si confonde
con i suoi capelli bianchi.
“Dormi, amore di tuo figlio,
dormi, amore, che ti stanchi.
Ninna nanna a questo vecchio,
ninna nanna ch’è finita,
ninna nanna, se Dio vuole,
questa è l’ultima salita.
Mi guarda e so già
cosa mi vuole dire,
che mi vuole vicino,
che non vuole dormire.
Che nessuno faccia male,
quando non mi ha più vicino,
al mio scricciolo impaurito,
a questo piccolo uccellino.
Ninna nanna che è finita,
che si è appena addormentato,
che domani non lavora,
e non vuol essere svegliato.
di Enrico Brignano dallo spettacolo “Tutto suo padre” (con qualche mio intervento).