Mala tempora currunt,
sed peiora parantur.
Corrono tempi brutti,
ma se ne preparano di peggiori.
Marco Tullio Cicerone.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
Mala tempora currunt,
sed peiora parantur.
Corrono tempi brutti,
ma se ne preparano di peggiori.
Marco Tullio Cicerone.
da QUORA
Maat (“Giustizia”) era l’antico concetto egizio dell’equilibrio, dell’ordine, dell’armonia, della verità, della legge e regola, della moralità e della giustizia. Era inoltre personificata come una dea antropomorfa, con una piuma in capo, responsabile della disposizione naturale delle costellazioni, delle stagioni, delle azioni umane così come di quelle delle divinità, nonché propagatrice dell’ordine cosmico contro il caos. La sua antitesi teologica era Isfet.
Mandata nel mondo da suo padre, il dio-sole Ra, perché allontanasse per sempre il caos, Maat aveva anche un ruolo primario nella pesatura delle anime (o pesatura del cuore) che avveniva nel Duat, l’oltretomba egizio: la sua piuma era la misura che determinava se l’anima (che si credeva residente nel cuore) del defunto avrebbe raggiunto l’aldilà o meno.
Le leggi di Maat.
1) Non uccidere e non permettere che nessuno lo faccia.
2) Non tradire la persona che ami o il tuo coniuge.
3) Non vivere nella collera.
4) Non spargere terrore nelle persone.
5) Non assalire e non provocare dolore al prossimo.
6) Non sfruttare il prossimo e non praticare la schiavitù.
7) Non fare danni che possano provocare dolore all’uomo o agli animali.
8) Non causare spargimento di lacrime.
9) Rispetta il prossimo.
10) Non rubare ciò che non ti appartiene.
11) Non mangiare più cibo di quanto te ne spetti.
12) Non danneggiare la Natura.
13) Non privare nessuno di quello che ama.
14) Non dire falsa testimonianza.
15) Non mentire per far del male ad altri.
16) Non imporre le tue idee agli altri.
17) Non agire per fare del male agli altri.
18) Non parlare dei fatti altrui.
19) Non ascoltare di nascosto fatti altrui.
20) Non ignorare la Verità e la Giustizia.
21) Non giudicare male gli altri senza conoscerli.
22) Rispetta tutti i luoghi sacri.
23) Rispetta e aiuta chi soffre.
24) Non arrabbiarti senza valide ragioni.
25) Non ostacolare mai il flusso dell’acqua.
26) Non sprecare l’acqua per i tuoi bisogni.
27) Non inquinare la terra.
28) Non nominare il nome dei Neteru invano.
29) Non disprezzare le credenze altrui.
30) Non approfittare della fede altrui per fare del male.
31) Non pregare né troppo né troppo poco gli Dei.
32) Non approfittare dei beni del vicino.
33) Rispetta i defunti.
34) Rispetta i giorni sacri anche se non credi.
35) Non rubare le offerte fatte agli Dei utilizzandole per te stesso.
36) Non disprezzare i riti sacri anche se non ti aggradano.
37) Non uccidere gli animali senza una ragione seria.
38) Non agire con insolenza.
39) Non agire con arroganza.
40) Non vantarti del tuo benessere di fronte ad altri.
41) Rispetta questi principi.
42) Rispetta la legge se non contrasta con questi principi
SPOT PUBBLICITARIO
Libera interpretazione di uno spot pubblicitario
che imperversa in questi giorni in TV.
L’originalità è sopravvalutata.
Le persone intelligenti
imparano dalle persone intelligenti.
LEZIONE DI CATECHISMO
L’insegnante chiede alla scolaresca:
“Che cosa bisogna fare perché Dio perdoni i nostri peccati?”.
Tutti gli scolari si guardano l’un l’altro senza dire niente.
Ad un certo punto, un bambino si alza e dice, a colpo sicuro:
“Prima di tutto bisogna peccare!”
MANGIARE PER VIVERE
E
VIVERE PER MANGIARE
Se ci tieni ad avere un bell’aspetto,
nessun vestito te lo può mai dare
quanto il tuo corpo, se ce l’hai perfetto.
Se permetti di farti consigliare,
quando tu avverti i morsi della fame,
meglio è bere piuttosto che mangiare.
Così ti depuri ed inganni le brame
di quel cibo da cui sei dipendente
e non riesci a recidere il legame.
Sentirti sazio non ti costa niente,
basterebbe un po’ di buona volontà:
è solo un’illusione della mente.
Su, prova ad applicarti con serietà,
aggiungi poco, ma togli un po’ di più
ed il risultato presto si vedrà.
ACCETTARE SERENAMENTE LA VECCHIAIA
Così, è giunto il momento che ti dici,
in questa tarda e miserevole età,
che più non ci saranno benefici,
ma solo tante e frequenti avversità
con rinunce, malanni e sacrifici.
E quello che padre tempo lascerà
non sono blasoni ma cicatrici,
magari qualche ricordo e la pietà
delle persone care e degli amici.
E quando la tua mente percorrerà
con la memoria i tuoi giorni felici,
la vita, per ciò che ti ha dato e ti dà,
anche le ore future, benedici.
Vivrai allora quella serenità
che hai nelle tue ali e nelle tue radici.
R E L I G I O N E
La religione non si basa
su un sistema razionale di prove.
Sopravvive per il bisogno
che ne ha l’uomo.
dal film “The body”.
B E A T I T U D I N I
Beati coloro che,
pur non avendo visto,
crederanno.
Giovanni 20,29
da QUORA
RISOLVERE I PROBLEMI
Entri nel letto e ti prepari per una bella dormita.
Senti che devi fare la pipì.
Fa freddo fuori, così decidi di tenerla.
“Starò comunque dormendo profondamente tra pochi minuti”, menti a te stesso.
Ti giri e ti rigiri per 2 ore, finalmente ti infili le ciabatte, sfrecci in bagno.
Hai sprecato 2 ore a ingannare la tua mente, 2 ore che avresti potuto usare per un buon riposo.
Quando qualcosa nella tua vita ti infastidisce, che sia la sabbia nelle scarpe, compiti estenuanti e lunghissimi, un bullo a scuola, molestie sessuali in ufficio, devi affrontarla e risolverla il prima possibile.
I problemi non si risolvono da soli, se vuoi avere una vita migliore, devi tu risolvere i tuoi problemi non appena nascono, una volta per tutte.
COSA HAI IMPARATO TROPPO TARDI?
… E ANCORA
Non posso far dipendere me stessa dagli altri.
Per tutta l’infanzia e l’adolescenza (ma, a dirla tutta, anche oltre) mi sono sempre stupita degli atteggiamenti vili e maligni di alcune persone, perché a me era stato insegnato che bisogna trattare bene gli altri, non bisogna essere invidiosi e irrispettosi, e questa filosofia l’ho sempre seguita e fatta mia.
Così, quando ad esempio vedevo alcune compagne di classe fare le bulle, insultare altri compagni o i professori, o emarginare chi per esempio prendeva bei voti, o gioire se una ragazza veniva lasciata dal proprio ragazzo, mi sedevo pensosa a guardare fuori dalla finestra chiedendomi per quali ragioni agissero, quale fosse l’emozione che le spingeva verso quel comportamento.
Negli anni, crescendo, mi sono data una risposta razionale a tutto questo, e cioè la rabbia repressa, l’invidia, il desiderio di rivalsa, l’insicurezza e in generale anche una cattiva educazione, in poche parole i veleni mentali.
Ma se dovessi dire che le capisco appieno e riesco a immedesimarmi nei loro modi di fare, non sarebbe vero. Penso che non agirei in maniera maligna e calcolata nemmeno per difendermi perché per me sono importanti i sentimenti e l’energia positivi.
Ho dovuto, tuttavia, imparare a difendermi da queste persone, e quindi a (ri)conoscerle, perché se le conosci le eviti, e se le eviti non ti distruggono.
Perciò è inutile mettere la testa sotto la sabbia e credere che al mondo agiamo tutti per gli stessi motivi, seguendo gli stessi impulsi, e lamentarsi se qualcuno non si comporta come noi vorremmo, ma invece è importante rendersi conto della realtà e sviluppare la propria intelligenza emotiva.
da QUORA
TU E IL TUO CERVELLO
C’è un motivo se non riesci a portare a termine la tua dieta.
C’è un motivo se non riesci a capire la matematica.
C’è un motivo se non riesci a smettere di procrastinare.
C’è un motivo se non riesci a smettere di fumare o bere.
C’è un motivo se non riesci a fare ciò che credi debba essere fatto.
C’è un motivo se la persona che sei oggi e la persona che vorresti essere sono distanti anni luce.
Non è per mancanza di forza di volontà (anche se all’inizio potrebbe esserlo).
E non è neanche perché sei pigro o inadeguato.
Vuoi sapere il vero motivo?
È perché non hai il giusto circuito cerebrale, letteralmente.
Il tuo cervello è il più avanzato supercomputer sul pianeta e l’universo conosciuto.
Infatti è stato preso come modello per il primo prototipo di computer.
Il tuo cervello è composto da 100 miliardi di neuroni tutti interconnessi in una rete, con l’abilità di mandare un segnale dal primo all’ultimo anello della catena in meno di un secondo.
Il tuo cervello è inoltre connesso al tuo sistema nervoso, che è lungo 144 mila chilometri, tutto arrotolato in una piccola scatola, che sei tu.
Il tuo cervello è molto adattabile al cambiamento, è una cosa chiamata Plasticità cerebrale.
È quella che ti fa riprendere da incidenti traumatici, che ti fa memorizzare informazioni nuove, sviluppare metodi e modi alternativi per fare le cose.
La Plasticità cerebrale si verifica ogni volta che entri in contatto con qualcosa di nuovo. Il tuo cervello reagisce allo stimolo e si riconfigura per adattarsi. La maggior parte delle volte ciò succede dietro le quinte, senza nemmeno che tu te ne accorga.
Un esempio in cui potrai sicuramente immedesimarti: appena presa la patente guidare era una cosa nuova per te, ma adesso? é diventata una cosa automatica come se ci fosse un autopilota. Perché? Perchè il tuo cervello si è adattato. Prima guidare era complesso, adesso è incredibilmente facile. Infatti è più probabile che tu faccia un incidente 20 anni dopo aver preso la patente che il primo giorno in cui hai guidato, perché adesso guidi in modo automatico e di conseguenza sei meno concentrato.
Ecco un altro esempio, ho un amico che è dislessico. Naturalmente è diventato riluttante a tutto ciò che riguardava le parole, quindi si è immerso nel mondo dei numeri. Molti anni dopo è stato ammesso al MIT grazie alle sue abilità matematiche. Perché? Perché ha riprogrammato il suo cervello a funzionare così. Ed è ancora scarso per quando riguarda le parole e le frasi.
Perché ho raccontato questo aneddoto?
Solo per farti capire come puoi modellarti in ciò che vuoi essere, perché il tuo cervello è designato per imparare e crescere.
Sembra tutto fantastico, ma allora dov’è la fregatura?
Conservazione di energia. Il tuo cervello è il più grande consumatore di energia e calorie del tuo corpo, le usa per mantenersi e riciclare i neuroni.
Creare un nuovo “Sentiero cerebrale” è molto difficile e dispendioso: il tuo cervello cercherà quindi di saldarsi ai vecchi sentieri per essere più efficiente, ecco perché nascono le abitudini.
Il tuo cervello non vuole cambiare di sua spontanea volontà, ma anzi cercherà di resistere in tutti i modi.
Infatti proteggerà questi sentieri abituali con una membrana chiamata Guaina mielinica che li renderà molto più facilmente e velocemente accessibili . Immagina di prendere un Hamburger ancora avvolto nella sua carta e di metterlo nel forno a microonde. cosa succederebbe? L’involucro sciogliendosi si salderebbe al panino. Questo è esattamente quello che succede quando usi un “Sentiero cerebrale” per troppo tempo e si salda nella guaina mielinica.
Il processo di “mielinizzazione” è molto attivo nell’adolescenza perché prepara il cervello alla fase adulta, successivamente inizia ad indebolirsi lentamente.
Questo è il motivo per cui le abitudini maturate nei primi anni rimangono così saldamente ancorate, nel bene o nel male.
Questo è anche il motivo per cui imparare nuove abilità e immagazzinare nuove informazioni è così difficile e mentalmente estenuante. E ci si accorge di come è nettamente più facile apprendere in età infantile piuttosto che in quella adulta.
Questo è il motivo per cui ti sembra di non riuscire a smettere con le abitudini controproducenti.
Questo è il motivo per cui molte persone riflettono il passato nel futuro e di conseguenza vivono una vita ripetitiva e monotona.
Come costruiamo nuovi “Sentieri cerebrali”? Con la “Pratica intenzionale”.
Che è quel processo di selezione di un campo in cui vi è un potenziale miglioramento, dedicando ad esso il 100% della tua concentrazione.
La concentrazione è ciò che stimola il cervello a creare nuovi “Sentieri cerebrali” e ne velocizza l’imballaggio nella guaina mielinica.
Concentrandoti su una specifica azione e ripetendola svariate volte dici al cervello che hai bisogno che reagisca in un determinato modo ad alcune situazioni.
Il cervello quindi si adatterà a detta situazione e ne renderà via via più facile la riuscita ad ogni tentativo.
Questo è praticamente l’opposto di come la maggior parte delle persone esegue le proprie attività: distrattamente e con la testa altrove.
Se vuoi migliorare la tua concentrazione, siediti e concentrati il più a lungo possibile su un singolo oggetto o procedimento.
Se vuoi migliorare le tue capacità al pianoforte, ti concentri intenzionalmente mentre suoni, senza distrazioni.
Una volta finito di suonare scrivi i punti deboli ed i punti forti della tua performance in modo da poter apporre le modifiche necessarie la prossima volta che suoni.
Col passare del tempo i punti deboli si aggiustano e diventi sempre più bravo.
Un piccolo avvertimento però: la “Pratica intenzionale” non è facile o divertente. Se la stai facendo nel modo giusto, dovresti sentirti come se avessi un grosso masso appoggiato sulla testa.
Stai letteralmente cambiando la struttura fisica del tuo cervello, ogni volta che ti dedichi alla “Pratica intenzionale”.
Come puoi iniziare? Prendi un’attività come quella di imparare nuove abilità (programmare, suonare, socializzare) e dedicale il 100% della tua concentrazione. Ti sembrerà strano, fastidioso e persino doloroso, ma ne vale la pena.
Te ne accorgerai quando noterai differenze nella vita quotidiana, vedrai che le cose di tutti i giorni diventano man mano più facili, fino al punto in cui entrerai nella modalità “pilota automatico”; il che per alcune cose va bene, ma per altre è estremamente dannoso.
Quando avrai raggiunto un certo livello, dovrai alzare l’asticella e continuare a spingere verso il prossimo livello se vuoi continuare ad avere una performance sopra la media.
La dipendenza funziona in modo molto simile: col tempo il cervello riceve tante Incentivazioni positive e di conseguenza viene creato un Sentiero cerebrale perché la routine è stata ripetuta molte volte.
Questo è il motivo per cui i tossico dipendenti attraversano una fase di crisi d’astinenza: è l’ultimo tentativo disperato del cervello di non dover essere costretto a creare nuovi sentieri cerebrali.
Ma c’è una buona notizia, la Plasticità cerebrale è variabile, la struttura fisica e mentale del tuo cervello può cambiare se le viene fornita abbastanza spazio e pratica.
Ci vuole tempo, ci vuole tempo per il tuo cervello e fisico ad adattarsi alla tua nuova normalità.
E anche questo non è facile: se lo fosse staremmo tutti vivendo al meglio le nostre vite, ma come puoi vedere non è così.
Nessuno suona Bach al primo tentativo, nessuno smette con le droghe di cui si ha abusato per anni al primo tentativo. Ma diventa sempre più facile, a piccoli passi, durante l’arco della giornata, del mese, dell’anno e della vita intera.
Dopo 10 anni in cui ti impegni ad uno stile di vita che involve la pratica volontaria sarai del tutto sorpreso di come è diventata la tua vita.
E fidati di me: non vorrai mai più tornare alle tue vecchie abitudini.
“Sei in perenne cambiamento, sta a te decidere se farlo in positivo o in negativo.”
da QUORA
Quali sono alcune regole non dette che tutti dovrebbero conoscere?
L’autoerotismo è una esperienza valida che una persona deve poter vivere senza vergogna.
L’amore della gioventù non è per sempre, ma se sai trasformarlo, una relazione durerà per sempre.
La famiglia si basa sull’amore, non sul sangue.
Se ci si impegna, ci si organizza, si studia, si lavora, si creano contatti, molto di più è possibile (non tutto, ma molto, molto di più).
La scuola non forma lavoratori, ma cittadini.
Il lavoro non è un dovere, ma un diritto.
Alla fine della propria vita ciò che conta non è il denaro, ma il tempo speso con i propri cari.
Se vi licenziate lasciate sempre un luogo di lavoro ringraziando (meglio lasciare il mare calmo).
Guardate le persone negli occhi.
Stare zitti e chiedere scusa sono due qualità, non segni di debolezza.
Prima di lavorare leggete il vostro contratto di lavoro ed i vostri diritti.
Le cose si comprano quando si hanno i soldi.
Esistono acquisti alternativi alla casa in mattoni.
I figli non devono vedervi o sentirvi discutere.
I bambini hanno accesso a tutto, grazie ai cellulari. Vedono ogni cosa “proibita”, morte sesso e violenza. Meglio saperlo.
…. e ancora,
Il rispetto per il prossimo.
La gentilezza verso tutti gli animali.
Fare atti gentili.
Non perdere mai la curiosità` mentale.
Tenersi in forma mentre si va avanti.
Non essere mai gelosi, sapere dire di no quando la cosa è nociva per noi stessi.
Apprezzare la natura.
Leggere e capire la nostra storia.
da QUORA Raffaella Cattaneo
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Dopo aver letto il Metodo Danese per crescere bambini felici e aver cercato di applicarlo nell’educazione del mio bimbo con risultati abbastanza buoni ….
… quando è uscito il Nuovo Metodo Danese ho voluto leggerlo subito anche se parla di bambini in età scolastica e adolescenziale ed il mio bimbo va ancora alla scuola materna.
Capita anche a te che il tuo bimbo sia oppositivo in tutto e spesso arrabbiato?
Quando si sente così ho provato a dialogare con lui e a seguire uno dei consigli letti nel Metodo Danese: abbracciarlo almeno 8 volte al giorno.
Ma quando mi spieghi come funziona il metodo?
Eccomi! Ora te lo spiego!
Vado ora a riassumerli punto per punto.
La prima cosa che ti viene in mente di dirgli è: “Scendi! Stai attento!”, giusto?
Anche a me, è una reazione normale.
Un bambino che si arrampica su un albero sa di essere in grado di farlo. Il suo istinto non lo spinge a fare cose pericolose per lui.
Dire al tuo bimbo “stai attento” significa dubitare delle sue capacità, non avere fiducia in lui.
Molti studi psicologici indicano infatti che i giochi pericolosi, entro i limiti del buon senso naturalmente e spiegando bene loro quali sono i pericoli e come affrontarli, aiutano i bambini a sviluppare la capacità di affrontare le situazioni pericolose.
Ebbene si!
Hai capito bene: usare un coltello o arrampicarsi permette loro di capire cosa è rischioso e cosa no.
Oltre a scrivere e fare di conto, ai bambini viene anche insegnato a riconoscere le emozioni in loro stessi e negli altri.
Come?
Anche in famiglia naturalmente il dialogo è fondamentale.
Come faccio?
Usa con lui espressioni come “ti ho ascoltato e capisco quello che provi”
Devo sempre dargli ragione?
No, naturalmente. Se il tuo bimbo sbaglia devi dirglielo.
Spiegagli perché sbaglia invece di sgridarlo ed urlare.
Il tuo bimbo capirà meglio e seguirà le tue indicazioni.
Non solo, la prossima volta verrà da te per confrontarsi.
Ma il mio bimbo è piccolo!
Non fa nulla, coinvolgilo comunque in quello che ti succede, sii sempre sincera con lui e lui lo sarà con te.
AUTENTICITÀ
Abbiamo già detto mamma che essere sinceri con i nostri bimbi è molto importante.
Davvero? Mi imbarazza!
Anche io mi sento imbarazzata quando devo parlare di questi argomenti.
Se i nostri bimbi però ci fanno delle domande su sesso o morte, non serve a nulla raccontare loro storielle di cicogne o di lunghi viaggi.
I bambini sono molto più svegli di quanto crediamo.
Se ci fanno delle domande abbiamo il dovere di soddisfare la loro curiosità.
Dobbiamo rispondere con un linguaggio semplice e comprensibile ma in modo sincero.
Se ti senti ancora imbarazzata all’idea di parlare di sesso con i tuoi figli, pensa questo:
Pensa se le prime informazioni sul sesso arrivassero ai tuoi bimbi da amici altrettanto disinformati o peggio ancora dai social network??
È meglio che i tuoi bimbi possano elaborare le informazioni ricevute dall’esterno attraverso la conoscenza trasmessa loro da te, non credi?
E ricorda sempre: se parli con i tuoi bimbi in modo aperto e sincero loro continueranno a parlare con te!
È inutile nascondere la verità ai nostri bimbi.
Evitiamogli cocenti delusioni quando cresceranno.
La delusione non solo di scoprire che esiste la morte.
Ma anche la delusione di scoprire che fino ad allora i genitori hanno nascosto loro un aspetto fondamentale della vita.
Questo consiglio è fondamentale, mamma:
Lo so, anche a me viene da dire “Bravo!” al mio bimbo anche se ha fatto un disegno un po’ pasticciato.
Se sappiamo però che il nostro bimbo può fare di meglio, invece di dirgli “Bravo!”, dovremmo dirgli “Bel disegno, ma so che puoi farne uno ancora più bello.”
Questo non li stimolerà quindi ad impegnarsi a migliorare.
Insomma mamma, sproniamo i nostri bimbi ad impegnarsi lodandoli e facciamo presente loro quando non hanno fatto un buon lavoro ma impegnandosi potranno sicuramente migliorarlo!
Il bullismo nasce dalla sensazione di non sentirsi parte di un gruppo.
Candele, giochi di società, empatia e condivisione sono alcuni degli elementi che compongono la Hygge,
Le scuole danesi infatti danno pochissimi o nessun compito a casa ai loro studenti.
Davvero??
Certo!
Secondo i danesi i bambini devono avere tempo per giocare e stare con la propria famiglia una volta usciti da scuola!
Mamme, io trovo che come è impostata la scuola danese sia splendido.
E soprattutto….
Sono sicura che sarà illuminante anche per te, così come lo è stato per me!!
IL VERO LEONARDO
Fonte: La vita del più grande genio di tutti i tempi di Dimitri Mereskovskij.
da QUORA
PERCHÈ IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO PEGGIORA DI ANNO IN ANNO?
I motivi principali sono questi:
INOLTRE
Tanti genitori di oggi purtroppo sono rimasti sempre e solo “scolari”… e, aggiungerei, anche piuttosto somari..
DEMOCRAZIA, PARTITOCRAZIA, IPOCRISIA.
In questo periodo in cui siamo soliti fare le Dichiarazioni dei Redditi, mi è saltato in mente il ghiribizzo di affrontare un argomento che, anch’io, finora, ho trascurato, e che mi ha dato il destro per considerare un parallelismo, a dir poco, sorprendente con la nostra situazione politica istituzionale, che dovrebbe rispondere ai canoni della DEMOCRAZIA rappresentativa. Sì, un parallelismo che mi ha indignato, come uomo e come cittadino.
Per mettere a fuoco il ragionamento che intendo sviluppare, devo fare ricorso ad una informativa che riguarda lo Stato, la Chiesa ed i cittadini, in merito ad una istituzione (2, 5, 8 per1000), che poi è legge dello Stato Italiano, ed un comportamento, che è diventato cronico e biasimevole, ma che continua a rimanere dissimulato, nascosto, sorvolato.
Quello che, qui di seguito, trovate riportato, è reperibile da chiunque abbia la volontà di chiarirsi le idee, attingendo alle fonti di pubblicazioni facilmente accessibili. Ma, si tratta di notizie molto poco diffuse, per quanto di pubblico dominio. A questo stato di cose mi riferisco quando scrivo, nel titolo, la parola IPOCRISIA. Ma, cominciamo.
Ogni anno i contribuenti italiani possono scegliere di destinare una parte del proprio gettito fiscale Irpef a determinati soggetti; nello specifico, possono scegliere se destinare:
Ognuna di queste scelte è autonoma, e l’indicazione della destinazione non comporta una maggiorazione delle imposte dovute.
Con la scelta della destinazione dell’otto per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate allo Stato oppure a un ente religioso a sua scelta.
Con la scelta della destinazione del cinque per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un ente non-profit o a particolari finalità quali la ricerca scientifica o universitaria o sanitaria.
Con la scelta della destinazione del due per mille il contribuente decide se destinare una parte delle imposte versate a un partito politico e una associazione culturale.
I contribuenti che predispongono la dichiarazione effettuano la scelta contestualmente alla predisposizione del modello Redditi PF o del modello 730.
Da coloro che, invece, sono esonerati dalla predisposizione della dichiarazione, la scelta potrà essere effettuata:
Il contribuente può liberamente scegliere a chi destinare queste piccole porzioni della propria imposta, ma nei limiti degli elenchi predisposti dall’Agenzia delle Entrate; infatti, gli enti che vogliono usufruire di questo beneficio hanno l’obbligo di accreditarsi presso l’amministrazione finanziaria delle Stato, utilizzando l’apposito software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate.
È risaputo che circa la metà dei contribuenti italiani non effettua una scelta in merito alla destinazione di queste imposte; quello che però non è altrettanto risaputo è che non esprimere una scelta non vuol dire non destinare a nessuno le proprie imposte; infatti queste verranno ripartite agli interessati in proporzione alle scelte effettuate da coloro che hanno deciso a chi destinare le loro imposte.
È grazie a questo meccanismo che istituzioni religiose come la Chiesa Cattolica riescono ad ottenere la maggioranza dei fondi a disposizione, essendo la più scelta da coloro che hanno effettuato la scelta.
I contribuenti che vogliono che queste risorse restino in capo alla fiscalità generale, invece che non scegliere, dovrebbero scegliere espressamente lo Stato come beneficiario.
Questo modo di procedere è
L’8×1000 è bocciato anche dalla Corte dei Conti, la quale dice, nel silenzio più assordante:
“ognuno è coinvolto, indipendentemente dalla propria volontà, nel finanziamento delle confessioni”,
“lo Stato mostra disinteresse per la quota di propria competenza”,
“non ci sono verifiche sull’utilizzo dei fondi erogati alle confessioni”,
“emergono rilevanti anomalie sul comportamento di alcuni intermediari”.
L’otto per mille è il meccanismo adottato dallo Stato italiano per il finanziamento delle confessioni religiose. Lo Stato ogni anno raccoglie l’IRPEF e ne mette l’8‰ in un calderone. Anche la parte di coloro che non hanno fatto alcuna scelta. Sembra una quota piccola, ma in realtà sono molti soldi: circa un miliardo di euro. Questi soldi vengono poi ripartiti a seconda delle scelte che sono state espresse.
N.d.R. : Ho fatto alcune ricerche, ma non sono venuto a capo di nulla. Coloro che non sono tenuti alla Dichiarazione dei Redditi sembra che possano, anche loro, esprimere una scelta per la destinazione . Ma di quanto non si sa. So soltanto che nel 2021, in Italia, c’erano 7.734.000 incapienti, il cui reddito è inferiore a 7.500 Euro l’anno, che certamente non fanno alcuna scelta per destinazione, anche se i soldi non li sborsano loro direttamente.
Mi viene da pensare che il corrispettivo venga erogato dall’Agenzia per le Entrate, mettendo tutto nello stesso calderone.
Possono accedere all’otto per mille solo le confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato e che abbiano avanzato apposita richiesta, approvata dal Parlamento. Al 2014 i destinatari sono: Chiesa cattolica, Chiesa valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi, Unione delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia (Pentecostali), Unione delle comunità ebraiche italiane, Chiesa evangelica luterana in Italia, Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia (pentecostali), Unione buddhista italiana, Unione induista italiana.
Dai Patti lateranensi fino al 1984 la Chiesa Cattolica riceveva dallo Stato la cosiddetta “congrua”, a risarcimento dei beni confiscati alla Chiesa e per il mantenimento dei preti. Nel 1984, con la revisione del Concordato firmata da Craxi, è stata eliminata la congrua ed introdotto l’otto per mille, che è poi stato concesso anche ad altre confessioni religiose. Da allora l’aumento delle tasse e del reddito degli italiani ha fatto salire vertiginosamente le cifre in gioco, passando dai 398 milioni di euro del 1990 ai 1.067 del 2010 (per la sola Chiesa Cattolica).
In teoria ogni tre anni una commissione potrebbe modificare la percentuale (da otto per mille a sei per mille, ad esempio), ma in realtà questo non è mai stato fatto. La Corte dei Conti nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2018 ha prodotto relazioni critiche (vedi sopra) nei confronti del meccanismo dell’8×1000, evidenziando “la problematica delle scelte non espresse e la scarsa pubblicizzazione del meccanismo di attribuzione delle quote; l’entità dei fondi a disposizione delle confessioni religiose; la poca pubblicizzazione delle risorse erogate alle stesse; la rilevante decurtazione della quota statale”.
Queste sono state le scelte nella dichiarazione dei redditi del 2015 (dati definitivi pubblicati dal Ministero). Che fine fanno i soldi di chi non firma per nessuno?
Anche quelli finiscono nel calderone e vengono ripartiti a seconda dei voti di chi ha espresso la scelta. Nel 2019 il gettito è stato ripartito così:
In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.
Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.
Due sole confessioni, le Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo i fondi relativi a opzioni esplicite a loro favore. Una scelta più onesta e coerente, prevista dalla legge 222/1985, che NON è esercitata dalla Chiesa cattolica e dalle rimanenti dieci confessioni, che ottengono un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti a loro favore.
Ecco perché è importante compilare questa sezione della dichiarazione dei redditi.
Il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) – Dipartimento delle finanze mette a disposizione statistiche e serie storiche sull’Otto per mille.
Ogni anno, prima della pubblicazione sul sito del MEF, i dati della ripartizione più recente vengono comunicati alla CEI, che in questo modo gestisce in anteprima la comunicazione alla stampa. Si veda ad esempio come la CEI «rende noto» l’ammontare del gettito a suo favore già a maggio 2018.
| Beneficiario | % contribuenti | % gettito | Importo | Prende anche scelte inespresse |
|---|---|---|---|---|
| Chiesa Cattolica | 32,81 | 78,50 | 1.136.166.333 | SÌ |
| Stato | 6,54 | 15,65 | 215.839.692 | SÌ |
| Chiesa Evangelica Valdese | 1,31 | 3,13 | 42.694.723 | SÌ |
| Unione Buddista Italiana | 0,40 | 0,96 | 13.094.867 | SÌ |
| Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (IBISG) | 0,16 | 0,37 | 5.046.980 | SÌ |
| Unione Comunità Ebraiche Italiane | 0,14 | 0,34 | 4.637.765 | SÌ |
| Assemblee di Dio in Italia | 0,10 | 0,24 | 1.380.854 | No, rinuncia e lascia allo Stato |
| Arcidiocesi Ortodossa | 0,09 | 0,22 | 3.000.907 | SÌ |
| Chiesa Evangelica Luterana in Italia | 0,07 | 0,17 | 2.318.883 | SÌ |
| Unione Induista Italiana | 0,06 | 0,13 | 1.773.263 | SÌ |
| Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno | 0,05 | 0,13 | 1.773.263 | SÌ |
| Unione Cristiana Evangelica Battista | 0,04 | 0,10 | 1.364.049 | SÌ |
| Chiesa Apostolica | 0,02 | 0,05 | 345.213 | No, rinuncia e lascia allo Stato |
Fonte: Dipartimento delle Finanze (vedere anche relazione uffici studi di Camera e Senato)
Si noti che, in tale occasione, su oltre quaranta milioni di contribuenti solamente il 43% ha espresso un’opzione e solo il 33% ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale però è stato consentito di mettere le mani su quasi l’80% dei fondi.
NEGLI ALTRI PAESI NON FUNZIONA COSÌ.
In Svizzera ed in Germania, ad esempio, il cittadino viene tassato (direttamente) solo se si dichiara membro registrato di una istituzione religiosa riconosciuta. Altrimenti i soldi restano a lui.
Da noi si è trovato questo escamotage per trasferire denaro dallo Stato alla Chiesa, in maniera subdola e surrettizia, coperta con una legislazione e con decreti attuativi di purissimo stile levantino. Il camuffamento consiste nella attribuzione ai cittadini delle scelte sulle ripartizioni.. Ma, come abbiamo visto e dimostrato, non è affatto così.
Si sbaglia di grosso colui che, non scegliendo il destinatario del proprio 8 per 1000, pensa che i soldi restino allo Stato Italiano (Agenzia delle Entrate). Al contrario tutto viene ripartito e ridistribuito secondo le indicazioni di una minoranza (40 – 42%) che deicide per se e anche per gli altri. Questa non è la Democrazia, applicata alla Finanza e all’Economia, che il cittadino dovrebbe aspettarsi.
Questo andazzo di cose è ricavato di sana pianta, ecco il parallelismo, dal Sistema Elettorale Italiano, come vedremo qui di seguito.
Da quest’ultima considerazione parto per affondare i remi nel mare magnum della politica Italiana in generale ed, in particolare, nel concetto e nella forma di DEMOCRAZIA che, in Italia, si è instaurata e si è strutturata secondo criteri che hanno ben poco a che fare con la DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA in senso stretto e perfetto. Infatti, in Italia, anche la rappresentatività parlamentare procede parallelamente, ed ha ispirato metodologicamente, i criteri distributivi e ripartitivi che abbiamo riscontrato sopra. Stessa presa per il culo.
Ho già ampiamente affrontato questi temi nei seguenti Numeri:
Numero2076. : Autorità
Numero2023. : Scontento popolare ed Astensionismo
Numero2001. : Stavolta parlo di Politica
Numero1999. Il valore del dissenso. La rilevanza delle schede bianche nel computo elettorale.
In questi Numeri, trovate un’ampia disanima, corredata da dati, statistiche, percentuali ed algoritmi in atto per distorcere, a bella posta, l’espressione genuina della volontà popolare in Italia.
Riporto, qui di seguito, i passaggi più salienti dei concetti e dei dati di fatto là enunciati e denunciati, per il confronto con le procedure, tutte legalizzate, che si applicano per il 2, 5, 8 per mille.
Come tutti sanno, da diversi anni, cresce sempre più la percentuale di coloro che, ad ogni tornata elettorale, in diverse forme, non esprimono il proprio voto. Il 40 -45% degli Italiani non vota. Ma succede che, ed a nessuno conviene dirlo, le decisioni, in sede Parlamentare, vengono prese, anche per loro, dagli altri votanti, secondo la distribuzione percentuale dei voti ai Partiti.
Questa grossa minoranza rappresenta il più numeroso Partito (PARTITO DEL NON VOTO) che c’è in Italia e la sua voce non ha modo di esprimersi e contare nell’esercizio della Politica e della Amministrazione dello Stato.
Dal Numero1999. :
L’astensionismo, infatti, è stato lungamente ricondotto ad un problema di scarsa cultura
civica e di marginalità socio-politica di alcune ristrette (N.d.R. oggi tutt’altro che ristrette)
fasce della popolazione. Il risultato di un’alienazione che, quale che fosse il suo modo di
esprimersi – non arrivando ad avere alcuna incidenza sul numero degli eletti – non intaccava
né le sfere di potere, né i rapporti di forza tra i partiti. Senz’altro una sacca critica della
democrazia, dunque, ma tutto sommato innocua e per certi versi comoda: non meritevole,
quindi, di vera attenzione.
Non si è potuto però nascondere che, nel tempo, il fenomeno, nel suo incrementarsi, abbia
assunto connotazioni vieppiù politiche: al non voto di chi è incapace di scegliere, si è
aggiunto – e massicciamente – il non voto di chi si rifiuta di scegliere.
La ricerca sociologica più accorta ha potuto, allora, distinguere dall’ astensionismo da
apatia che attribuisce la decisione di non votare a una forma di estraneità e distacco, un
astensionismo di protesta che assume il significato di un atto intenzionale, compiuto da
cittadini consapevoli che, in questo modo, esprimono la loro opinione.
Se è, quindi, certamente non corretto dare una lettura univoca del “partito del non voto”,
occorre, tuttavia, individuare al suo interno ragioni precise, che si concretano in
atteggiamenti diversificati, suscettibili, come tali, di valutazioni differenti. Ed infatti,
tralasciando qui di soffermarsi sulle motivazioni di coloro che non si recano alle urne, di cui
sarebbe azzardato interpretare gli umori, ma che senz’altro delegano ad altri la loro scelta
e, sgombrato il campo dagli errori tecnici che caratterizzano le schede nulle, ben diversa
appare la condotta di chi, di fronte alle proposte dei partiti, non si sente di esprimere la sua
preferenza nei confronti di nessun candidato e, quindi, depone nell’urna una scheda
bianca. E’ difficile qui immaginare che il cittadino “non sappia” decidersi, una volta giunto
al seggio elettorale. Dati, infatti, i costi in termini di tempo (raggiungimento del seggio, a
volte lunghe file) che l’operazione richiede e l’informazione martellante della campagna
elettorale che lo ha accompagnato fino a quel momento, quando l’elettore va a votare,
presumibilmente, è ben convinto di ciò che farà.
Nel lasciare volontariamente in bianco la scheda, esprime quasi sempre la negazione del
proprio consenso, un giudizio consapevole ed intenzionale di rifiuto, una bocciatura in
risposta all’offerta dei partiti ed alle loro strategie.
Come tale, la scheda bianca è un comportamento di voto in senso pieno.
Il senso del voto
Con la partecipazione elettorale, il popolo è esso stesso parte di un
processo di competizione tra attori politici, in cui interviene, dando luogo ad una conta
dalla quale dipende l’esclusione o l’inclusione dei candidati nell’organismo
rappresentativo. Nel momento in cui delega la propria sovranità, in cui sceglie i propri
rappresentanti, il cittadino è realmente sovrano e ciò che conferisce responsabilità e
quindi senso democratico alla dinamica rappresentativa è proprio la prospettiva
competitiva.
In quest’ottica, può avere senso il voto bianco? In effetti, il cittadino che vota in questo
modo non compie un gesto eversivo e fuori dal sistema, al contrario lo ossequia: si reca
alle urne e vota. Ora, questo gesto non ha alcun significato, ma se è, come appare,
una bocciatura, l’altra possibile faccia di una scelta, gioverebbe alla competizione e quindi
alla democrazia se esso avesse un’efficacia sui risultati elettorali.
Se le proposte dei partiti, infatti, non consentono di esprimere una preferenza convinta,
perché deve “chiamarsi fuori” l’elettore e non il candidato?
Ci si accorge che il voto bianco, che pure è un’opinione espressa, un parere dato,
non ha nessuna corrispondenza nei risultati elettorali. Se, infatti, la partecipazione al voto
deve dar luogo ad una rappresentanza, allo stato delle cose, l’intero corpo elettorale
è effettivamente rappresentato dagli eletti?
Dove sta il Dettato Costituzionale che “La sovranità appartiene al Popolo?”
Ed è democratico un Parlamento che non tiene conto dell’opinione di una buona
percentuale di elettori?
Le schede bianche dovrebbero concorrere alla formazione di una propria cifra elettorale,
assimilabile alle altre cifre nazionali di lista, da dividere per il quoziente elettorale
nazionale.
Naturalmente, si obietterà che esigenze di governabilità suggeriscono di non tenere conto
di proposte, come questa, “corrosive” delle compagini governative.
Bisogna però chiedersi quanto queste siano legittimate ad esercitare il loro potere,
quando risultino espressione di percentuali fortemente minoritarie di cittadini.
Ove si consideri, poi, che i seggi vengono assegnati sulla base della popolazione residente,
in certe zone in cui l’astensionismo è ormai una componente costante e consistente
del comportamento di voto, i seggi finiscono per “contare”, in termini di voti validi,
assai meno di quanto non accade in quelle con forte partecipazione.
E questo è un paradosso pericoloso per la democrazia.
Sarebbe invece opportuno dare voce al dissenso e recuperare in questo modo
il più ampio numero di cittadini alla partecipazione attiva, quanto mai necessaria in un
mondo che dovrebbe aspirare all’inclusione di ciascuno nel gioco democratico.
Inoltre, sarebbe un monito forte ed efficace ad una politica dei migliori, senza dimenticare
il non trascurabile vantaggio per le pubbliche casse, prodotto, automaticamente e
democraticamente, da un minor numero di eletti.
Quindi io, cittadino qualunque, che non sono d’accordo sui valori ideali e sui programmi
di nessuno dei partiti in lizza, nel ventaglio parlamentare, non ho modo di esprimere
il mio dissenso: se non vado a votare, nel computo redistributivo è come se ci fossi stato;
o se vado a votare e voto scheda bianca, il mio voto va, comunque, a legittimare ancora
di più la rappresentatività dei partiti e degli uomini che non hanno il mio gradimento
e la mia fiducia. Questa non è Democrazia: è, invece, Partitocrazia truffaldina.
Si tenga conto che, finalmente, il Parlamento ha legiferato in merito al numero dei suoi componenti:
“Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari” è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 261 del 21 ottobre 2020. La legge costituzionale prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi.
Bene, benissimo, era ora. Ma, se basta nel numero, non basta nel merito.
Infatti, se i partiti eletti, per semplificare, hanno raccolto il 60% dei voti, dovrebbero occupare il 60% dei seggi.
Il restante 40%, cioè la parte che corrisponde alla frazione del corpo elettorale che non ha espresso alcun voto, né scelto nessuno, dovrebbe occupare il corrispondente settore del semicerchio: ne consegue che questo 40% degli scranni parlamentari dovrebbe restare vuoto. E dovrebbe – è mia ferma convinzione – essere riempito da altri che non siano quelli già eletti nel 60%.
Ma, come tutti sanno, per oltre 70 anni di cosiddetta DEMOCRAZIA, questo posto è stato occupato e riempito (oserei quasi dire: confiscato) dagli eletti dal 60% dei votanti, che fino ad oggi hanno esercitato il potere legislativo, in nome e per conto anche degli altri 40%.
Chi ha dato a questi, il mandato, il compito, la delega, la rappresentanza – chiamatela come vi pare – per farlo?
Se lo sono arrogati da soli. Perché? Sembra in nome di una presunta agevolazione della governabilità. Non mi convince per niente: nel nome di una praticità strumentale, io non sono disposto a derogare sui principi di questa DEMOCRAZIA decurtata, sottratta, derubata. Questa è una PARTITOCRAZIA.
Il parallelismo fra la redistribuzione delle indicazioni di scelta del 2, 5, 8 per mille e l’accaparramento partitico delle indicazioni di voto nelle Elezioni Parlamentari mi sembra evidentissimo. Roba da azzeccagarbugli.
Questo andazzo di cose si potrebbe modificare?
È un libro dei sogni che mi piacerebbe scrivere. Ho alcune idee in proposito, ma sono quelle di un pazzo visionario: Don Chisciotte contro i mulini a vento. A me Don Chisciotte è sempre piaciuto: nella letteratura mondiale, è il primo “eroe” moderno (non un supereroe) che, però, quando rinsavisce, muore.