Numero2241.

 

P A R O L E    D’ A M O R E

 

Roberto Benigni, nel suo discorso per la cerimonia di consegna, a lui, del Leone d’Oro alla carriera, alla Mostra del Cinema di Venezia 2021, ha dedicato  il Premio alla moglie Nicoletta Braschi:

 

“Io conosco solo una maniera

di misurare il tempo:

con te o senza di te.”.

 

N.d.R. Questa frase è in mezzo a tante altre parole di apprezzamento, di riconoscenza, di affetto profondo rivolte alla moglie, che costituiscono un “peana”, ovvero un canto di elogio per una vittoria, quanto mai inconsueto, nel panorama delle esternazioni pubbliche di ogni tempo, ad ogni livello. Ha suscitato scalpore.
Mi dispiace informarti, caro Benigni, che la tua non è una novità assoluta, per quanto rara.
Due anni fa, in occasione della festa, in casa, per il 25° nostro anniversario, io ho letto davanti a tutti gli invitati un “peana” altrettanto sentito e sincero e, forse, più articolato e argomentato, rivolto alla mia Rita.
Lo trovate al Numero1805.

Numero2240.

 

G R E E N    P A S S

 

Green Pass sì, Green Pass no. Green Pass obbligatorio, dove, quando, Questioni e dibattiti a non finire.
Il Green Pass è diventato un passaporto, equivalente ad un permesso e, per questo, sarebbe limitativo della libertà personale.
Ci sono persone che non digeriscono alcuna limitazione della libertà. Non recepiscono, forse, il principio, universalmente riconosciuto, che la libertà assoluta non esiste, perché quella individuale confligge con quella collettiva. Anche gli altri vorrebbero godere della stessa libertà di cui godi tu.
Io sono un liberista convinto, ma intendo che la mia libertà possa venir condizionata da quella degli altri, o dalle loro necessità. Perciò faccio una riflessione metodologica e pongo, innanzitutto a me stesso, e poi a tutti, una semplice, stupida domanda, che, però, è in cerca di una risposta intelligente.
Domani mattina, io devo montare in macchina, per uscire, andare al lavoro, andare in un posto qualunque, mettendomi sulla strada.
Sarei contento di sapere che gli altri conducenti di milioni di macchine sono sprovvisti della patente e dell’assicurazione?
Non è rilevante che io abbia patente ed assicurazione: è una sicurezza per me ed anche per gli altri. Ma come faccio io a sentirmi sicuro, circolando per strada a stretto contatto con le altre macchine, di cui non conosco la capacità di gestire correttamente le regole della circolazione? Fatevi, anche voi, questa domanda e cercate di darvi la risposta intelligente che riscatti la stupidità della domanda stessa.

Numero2239.

 

R E D D I T O    D I    C I T T A D I N Z A

 

Da tempo, ormai, e in questi giorni, è ancor di più oggetto di dibattito il famigerato REDDITO DI CITTADINANZA, il provvedimento legislativo, che è stato ed è il fiore all’occhiello della sinistra pentastellata. Sarebbe nato con l’intento di garantire un livello accettabile di sussistenza a categorie di persone che non trovano , o non cercano, lavoro: dunque un aiuto provvisorio e temporaneo, intanto che per essi, sarebbe stata individuata, da parte di uffici allo scopo preposti, una attività lavorativa compatibile con la loro capacità, o voglia, di lavorare.
Partiamo dal lavoro. In questo periodo post – COVID, la produzione industriale e dei servizi, in Italia, sta registrando una fioritura ed un incremento, anche in termini di PIL, che sembra poter recuperare tutte le perdite dovute ai vari LOCKDOWN coatti, ed in breve tempo.
Dunque, c’è lavoro e gli imprenditori privati si trovano in difficoltà a reperire, sul mercato del lavoro, non solo le figure qualificate, ma anche e soprattutto, quelle generiche da formare e inquadrare nei mansionari. Ci sarebbero i fruitori del REDDITO, che potrebbero rendersi disponibili, anche, ovviamente, con qualche sacrificio e disagio, per riempire i vuoti di organico di molte Aziende Italiane.
Niente da fare, non è così. Allora che senso ha questa legge dello Stato che riesce soltanto a mantenere a casa coloro che ricevono il REDDITO e non fa in modo di ingaggiarli in tutti quegli arruolamenti di risorse umane di cui ci sarebbe bisogno?
Si tratta allora, solo di un sussidio di Stato per nullafacenti?
Non ci vuole mica un genio per escogitare, capire e attuare un sistema che eroghi gli importi di questi aiuti, in genere, da un minimo di 550 Euro o poco più, ad un massimo di 850 – 950 Euro, agli imprenditori che questi percettori assumono, a tempo indeterminato.
I datori di lavoro, a loro volta, aggiungerebbero una cifra equivalente per costituire un salario complessivo di circa 1500 Euro, che sarebbe un livello normale di retribuzione.
In questo modo, si ottiene un doppio positivo risultato. Quello dell’assistito che riceve un salario, o stipendio, intero a fronte di una prestazione completa e continuativa; e quello dell’imprenditore che trova un dipendente che paga in termini, per lui, agevolati (metà importo del salario, magari con contributi onnicomprensivi) e, pertanto, è molto incentivato a reperire ed arruolare nuove forze lavorative.
Ma può la sinistra italiana arrendersi davanti ad una evidenza come questa? La risposta è quella di Cambronne: “Merde, jamais!”.
Piuttosto che concedere agli “odiati padroni” il vantaggio di una gestione favorevole delle assunzioni, preferisce elargire, a titolo gratuito, sulle spalle di tutti i contribuenti italiani, denari improduttivi a chi poi, magari, integra il gentile omaggio con una miriade di lavori in nero che nessuno controlla. Come il marito che, piuttosto che dare piacere alla moglie antipatica, si taglia il membro, per farle dispetto.