Numero3162.

 

da  QUORA

 

10    A R G O M E N T I    C O N T R O    L’ E S I S T E N Z A    D I    D I O

 

Scrive Synesthesy, corrispondente di QUORA.

 

Innanzitutto bisogna definire cosa è dio, altrimenti stiamo parlando del nulla.

1

Una argomentazione valida per tutte le definizioni è il rasoio di Occam, che dice che tra due spiegazioni la più semplice è la più probabile. Poiché praticamente tutto ciò che capita è spiegabile senza tirare in ballo dio, non c’è nessun motivo per postularne la presenza e dover poi piegare le spiegazioni scientifiche a questo.

2

Parliamo di un dio trascendente e inconoscibile? Possiamo tirare in ballo Kant, e capire che parlare di questo è privo di significato. Un dio esterno all’universo e che non interagisce con esso equivale a un dio che non esiste.

3

Ma poi che senso ha dimostrare l’inesistenza di qualcosa? È l’esistenza a dover portare l’onere di una prova! Altrimenti finiamo come Russell e la sua teiera, che orbita incessantemente tra Marte e Giove, che nessuno ha mai visto ma a cui occorre credere per fede.

4

Ok ora definiamo dio come quell’essere descritto nella Bibbia (andrebbero bene anche altri testi, ma parlo di quello che conosco meglio). Bene, come si sa la coerenza di uno scritto non dimostra la sua verità (oppure sarebbero veri anche i Valar di Tolkien per dire), ma l’incoerenza può dimostrarne la falsità. E la bibbia è piena di contraddizioni, racconta miti ormai obsoleti e contiene troppi falsi storici. E persino ignorando tutti questi fatti, anche considerando solo il sistema morale, esso è obsoleto. La bibbia giustifica razzismo, schiavitù, sottomissione della donna all’uomo, guerra santa e sterminio dei nemici, lapidazione delle adultere, e tante altre belle cose.

5

Vogliamo ignorare i pezzi di bibbia che non ci piacciono? Ok. Dobbiamo comunque considerare il fatto che nei secoli nel nome di dio si sono fatte le peggiori cose: guerre, persecuzioni, stermini, omicidi, furti, stupri, schiavitù, conquiste. Insomma, dalle prime persecuzioni contro i pagani del quarto secolo fino alle SS tedesche con scritto “Gott mit uns” dio è con noi, e gli attuali fondamentalisti che sono meno di un tempo ma non certo zero, dobbiamo pensare che dio esista e abbia permesso tutto ciò nel suo nome. Siamo sicuri che questo sia dio?

6

Lasciamo stare le specifiche religioni. Definiamo dio come un essere buono, onnipotente, e ovviamente esistente. Bene, guardiamoci in faccia: il mondo fa schifo, uomini o topi che siano i suoi abitanti. Un dio che governa questo mondo non può avere tutte quelle caratteristiche. O è buono ma non è onnipotente, o è onnipotente ma non è buono. O magari è buono e onnipotente, ma non esiste.

7

Cerchiamo di passare alla logica, e definiamo Dio ontologicamente (attraverso il fondamento dell’esistenza). Se dimostriamo che non può non esistere abbiamo visto giusto? Bene, da Sant’Anselmo a Gödel, passando da san Tommaso e Cartesio, Kant, e tutti i secoli di filosofia, è uscito fuori che non si può. Qualunque definizione si dia, o non regge, o non contiene l’esistenza come proprietà.*

8

A questo punto tocca a Carl Sagan. La conoscete la foto più famosa che ha fatto? Si chiama pallido puntino blu, pale blue dot.

That’s it. That’s home. That’s us. (Questa è essa. Questa è la nostra casa. Questo siamo noi).

Quella è la terra fotografata dalla sonda Voyager dai confini del sistema solare. Un puntino. Puntino dove le persone si uccidono letteralmente perché convinti che un essere trascendente stia lì tutto il giorno a guardare quello che fanno. Non è arroganza questa?

9

Da quando abbiamo messi in orbita il James Webb telescope, sappiamo che l’universo è enorme. Così enorme che non ha nemmeno senso che io scriva qua quante stelle esistono, è un numero che nessuno di noi capirebbe. In quante di quelle stelle esiste la vita? In quante ci sono, o ci sono state, o ci saranno esseri intelligenti che si fanno queste domande? E noi, che siamo più piccoli del più piccolo granello di sabbia, vogliamo arrogarci l’idea di un dio che ama e guarda proprio noi? Che in questo sterminato cosmo gli importa di aiutarci, ma decide anche chi aiutare e chi no? Grande arroganza, e piccola consolazione.

10

E allora perché nonostante tutto ci crediamo? Charles Darwin aveva un cane. E stavano insieme in giardino, mentre lui scriveva. Darwin aveva una specie di gazebo, con dei teli, e aveva notato che quando tirava vento, l’aria sollevava i teli e il cane ringhiava istintivamente. Perché? Perché non sapeva come mai il telo si muoveva, e allora dava la colpa a un qualche agente che non riusciva a vedere, e da cane ringhiava e abbaiava. Ecco, con dio funziona la stessa cosa. Vediamo cose che non capiamo, e diamo la colpa o il merito a un invisibile agente dotato di volontà. Aggiungiamo che questa idea viene impiantata ai bambini fin da piccolissimi, ed ecco che la frittata è fatta. Ma noi siamo migliori di così. Dobbiamo liberarci dalla superstizione e chiamare le cose col loro nome.

 

* Prova ontologica, il più noto degli argomenti per dimostrare a priori l’esistenza di dio, formulata per la prima volta da Sant’Anselmo d’Aosta (1033 – 1109) è fondato sulla necessità che l’esistenza appartenga agli attributi dell’essere perfettissimo, che altrimenti mancherebbe di una perfezione essenziale.

 

Scrive Alberto (non sono io), corrispondente di QUORA

 

Alcuni argomenti che, secondo me, dimostrano che Dio (quello cristiano, ma anche gli altri) non esiste:

  • nessuno potrà darti la stessa definizione di Dio, cambia da persona a persona, quindi per una questione linguistica nessuna delle miliardi di definizioni di Dio sarà valida;
  • tutti nasciamo atei;
  • tutti neghiamo almeno 4999 divinità, l’ateo ne nega 5000 (tutti neghiamo Zeus, Odino e Geova);
  • Dio può tutto? Può Dio creare un Dio più potente di lui? Se sì non è onnipotente, se non può, non è onnipotente;
  • Se uno sostiene di vedere un fantasma è un pazzo, se sono tanti a sostenerlo è una religione;
  • Dio ha difetti umani come la vendetta e la gelosia;
  • senza scrittura non c’è Dio nella storia…;
  • Dio non è in grado nemmeno oggi con internet di raggiungere tutti gli esseri umani con la sua religione, è un fenomeno geografico, non per nulla non esiste un solo cristiano nell’impero degli Aztechi, prima dell’arrivo degli europei;
  • non esistono nemmeno religioni simili, se troppo distanti geograficamente (per quelli che credono che tutti crediamo in un dio comune);
  • l’uomo non ha gli strumenti per comprendere Dio;
  • L’idea di Dio che hai non è minimamente vicina a quella (nella stessa religione) di 100 anni fa, cosa significa?;
  • le fonti su cui si costruiscono le religioni sono piene di inesattezze, errori scientifici, contraddizioni;
  • è casuale che man mano che la tecnologia ed il benessere avanza meno persone credono in Dio?;
  • non esiste una sole regola morale religiosa che non si possa ottenere da un ragionamento (quindi la religione non è una fonte necessaria per la morale);
  • il fatto che esistano matematici che credono in Dio, non è un argomento, esistevano grandi matematici nazisti;
  • la bellezza del mondo non dimostra l’esistenza di Dio, soprattutto perché è soggettiva, non c’è bellezza in tanti luoghi della terra;
  • cresciamo sempre credendo nel Dio giusto (e gli altri sono in torto)?;
  • c’è chi si dichiara agnostico, io onestamente no come non mi dichiaro agnostico verso i vampiri, so solo che non esistono e che sono frutto di una fantasia;
  • non è un po’ arrogante che l’intero universo esista solo per noi 8 miliardi?;
  • se distruggiamo tutti i libri i scienza verranno riscoperte le stesse leggi fisiche, mentre se distruggiamo tutte le Bibbie non ne avremo una uguale;
  • Dio non è donna! Guarda un po’ che coincidenza;
  • Dio, la sua concezione, descrizione e caratteristiche variano da popolo a popolo, da periodo storico a periodo storico, nella stessa persona con il passare degli anni.
  • La consistenza della frase “dimostrami che Dio non esiste” ha la stessa consistenza della frase “dimostrami che le fate non esistono” o “dimostrami che un Dio che ha creato Dio non esiste” o “dimostrami che Dio non è donna”
  • Tutti i testi sacri che parlano di Dio descrivono il profilo psicologico di un essere: invidioso, bugiardo, vendicativo, iracondo (sono chiaramente un prodotto umano).
  • Tutti i testi sacri sono pieni di errori storici, geografici, scientifici, psichiatrici e medici (sono chiaramente un prodotto umano).
  • Nessuno nasce credente, tutti la impariamo una religione crescendo.
  • Non esiste un solo esempio di religione che abbia una sua copia perfetta (o anche solo simile) in un’altra parte del mondo (con cui non ci siano stati contatti).
  • Se scoprissimo anche solo un pianeta alieno con forme di vita intelligenti qualsiasi “Dio terrestre” perderebbe di senso e di valore.
  • Infine vi lascio con domande che mettono un po’ di dubbi: Dio ha creato un passato finito, ma un futuro infinito? In cosa è contenuto l’universo? Chi ha creato Dio?

Numero3161.

 

V I V E R E    A F F A N N O S A M E N T E

 

Chiediti cosa fare per guarire

da questa assurda malattia

di vivere senza aver il tempo

per farlo, se puoi, felicemente.

Puoi avere tutto ma, se non hai

il tempo per godertelo, allora

è come se non avessi niente.

Il tempo, prezioso e insostituibile,

è la vera ricchezza della vita.

Cercalo per te, è un tuo diritto

averlo e farlo rispettare dagli altri.

Numero3160.

 

F I L O S O F I A    D I    V I T A.

 

“La mia filosofia è: quello che la gente dice di me non è affar mio.
Sono quello che sono e faccio quello che faccio.
Non mi aspetto niente e accetto tutto.
E questo rende la vita più facile.
Viviamo in un mondo dove i funerali sono più importanti dei defunti, il matrimonio è più importante dell’amore, l’apparenza è più importante dell’anima.
Viviamo in una cultura del packaging (confezione) che disprezza il contenuto. ”

Sir Anthony Hopkins

Numero3159.

 

I O    N O N    S O N O    P I U’    I O

 

Qualche giorno fa (dal Numero3158. al Numero3153. trovate tutto documentato), abbiamo festeggiato in compagnia di persone care ed amici, il 30° Anniversario della mia compagnia con Rita.

In tale occasione, sono stato al centro di registrazioni, foto e filmati che, mai come stavolta, hanno ripreso noi due e me in particolare, come potete vedere nei numeri che seguono.

E mi è venuto spontaneo il bisogno di esternare una considerazione, doverosa e dolorosa allo stesso tempo, ma onesta e inequivocabile.

Per la prima volta nella mia vita, non mi sono riconosciuto.

Ammetto pure che la lucidità mentale, le capacità cognitive e comportamentali, anche l’aspetto fisico dei tratti somatici sono rimasti accettabili e compatibili con l’età di 82 anni suonati.

Ma quello che, con enorme rammarico, devo confessare è la mia  constatazione che il portamento e la postura del mio corpo sono quanto di peggio potevo aspettarmi: sembro un ultracentenario.

Purtroppo, ormai, ho preso una brutta piega.

Tutta la mia vita l’ho passata lavorando da seduto.

Prima come studente, stavo alla sedia per la maggior parte del tempo, per quanto mi dedicassi spesso alle attività sportive che mi piacevano come lo studio.

Poi le attività lavorative, specialmente negli ultimi 20 anni, mi hanno visto operare alla scrivania per la maggior parte del tempo.

Inoltre, due operazioni di protesi alle anche non hanno certo contribuito a farmi mantenere una corretta postura e deambulazione.

Così, in questi ultimi tempi, ho involontariamente assunto una inclinazione del corpo in avanti, sia del busto che della testa, di cui non vado proprio fiero e che mi disturba molto.

L’ho potuta constatare, per l’appunto, dai filmati e nelle foto recenti di cui ho parlato.

La mia vita da pensionato si svolge ormai davanti al computer e davanti alla televisione, con qualche eccezione per le ore di tennis che ancora gioco.

Non sono molto propenso alle camminate che, un tempo, mi piacevano molto: adesso, purtroppo, mi passa la voglia di uscire solo per camminare e meno che mai per correre, perché le mie anche cigolano e le risparmio solo per il tennis, che offre in più un impegno mentale considerevole.

Dunque, povero me, non sono più tanto bello da vedere, o come mi piacerebbe apparire anche ai miei occhi.

Devo dire che il mio spirito e la considerazione che ho di me stesso non coincidono con l’aspetto esteriore delle movenze e del portamento: mi sento, credetemi, molto più giovane di quanto lasci immaginare la vista del mio corpo che si muove.

Va meglio, molto meglio, se mi relaziono con gli altri da seduto, perché così non si associa all’uomo che parla e ragiona la vista di un vecchio cadente che, da zitto, potrebbe solo fare pena.

Credo che le mie facoltà mentali siano ancora integre e, senza presunzione, ultimamente, raffinate ed ampliate con un allargamento della sfera di interessi e di sensibilità che, prima d’ora, non avevo mai potuto implementare per mancanza di tempo.

Io stesso sono sorpreso del fatto che, avendo tanto tempo a disposizione, abbia potuto migliorare il livello delle mie facoltà mentali e spirituali.

Ma il corpo no, non è migliorato.

Anzi peggio di così non potrebbe essere e non credo che si possa fare granché per ovviare alla sua modifica, ormai consolidata in senso deteriore.

Ma tant’è: imparerò a convivere con questa “diminutio corporis” (limitazione corporale) e mi rassegnerò a non pretendere di essere gradito agli occhi degli altri, come vorrei e come volevo prima.

Non rinuncerò a muovermi nell’attività sportiva, per quanto e fino a quando sarà possibile, e continuerò a vestirmi e a gestire il mio aspetto secondo gradevolezza e igiene, come ho sempre fatto.

Spero che sia sufficiente per rendermi ancora accettabile.

Numero3158.

 

30° A N N I V E R S A R I O

 

Questa cosa l’ho scritta per Rita
per ricordare il nostro anniversario:
lei ed io, compagni di una vita
che ci è passata sbarcando il lunario.

Non ci siamo conosciuti in gioventù,
quando si gettano le fondamenta
di una casa che deve stare su
per tanto tempo, ma ci si accontenta.

Io avevo più di cinquant’anni
e, dietro a me, una vita travagliata
di sbagli, delusioni ed affanni.
Poi è arrivata lei, e l’ha sistemata.

E dura da trent’anni questo amore
e non mostra crepe né scalfitture,
è passato fra la gioia e il dolore,
senza mai drammi o disavventure.

È stabile e solido come una roccia,
esposta a “malu tempu” e traversie.
Gli manca solo un fiore che sboccia,
ma non perdiamoci in fantasie.

Alla nostra età è già un’impresa
occuparci di noi due vecchietti,
e non di un’improbabile pretesa
di dare conferma ai nostri affetti.

Ma noi ci vogliamo bene così.
I sacramenti o le registrazioni
non ci servono: nel nostro pedigree
abbiamo scritto noi le condizioni.

Ci bastano la stima ed il rispetto,
mischiati con un poco di allegria,
e, come legante, un enorme affetto:
ecco spiegata la nostra alchimia.

E se sta funzionando la ricetta
allora gl’ingredienti sono giusti:
per noi due la formula è perfetta
e risponde proprio ai nostri gusti.

A voi, persone care ed amici,
che oggi siete qui per festeggiare,
diciamo grazie! Ci fate felici.
Non lo potremo mai dimenticare.

Portatevi a casa e nel vostro cuore
il senso della nostra ricorrenza
per vivere nella pace e nell’amore.
Grazie ancora per la vostra presenza.

Numero3157.

 

R I S P O S T A     D I     R I T A

 

Qualche tempo fa, ti ho chiesto scherzosamente se, anche a questo anniversario, avresti letto, come 5 anni fa, un discorsetto per fare quattro frignate in compagnia.
Mi hai risposto che sì, avresti letto qualcosa di non molto impegnativo o teatrale che parla di noi due.
Allora ho pensato che, stavolta, sarebbe toccato a me replicare con qualche parola, in risposta a quelle che avresti scritto tu su di noi e su di me.
Non le conoscevo prima di averle sentite leggere qui da te, qualche minuto fa, ma ne ho immaginato il tono e il significato e così, mi sono attivata per comporre una risposta, cosa che non ho mai fatto prima d’ora .
Spero che la forma della scrittura sia all’altezza del contenuto di ciò che voglio dirti, anche se non sono brava come te a scrivere le cose.

Caro Alberto,
siamo stati insieme per 30 anni, che sono passati così velocemente che quasi non ce ne siamo accorti, e devo dirti che sono stata, e sono, felice di questo sodalizio (visto che parola difficile ho trovato?) che mi ha riempito la vita e le ha dato un significato, che non avrei potuto immaginare migliore.
Prima di conoscere te, la mia vita di relazioni era stata quasi un deserto: non avevo mai condiviso sentimenti veri e impegnative frequentazioni con nessun uomo che potesse contare qualcosa per me e per il mio futuro.
Ma la vita non delude e non so come ho fatto ad avere la fortuna di incontrarti e di dividere con te questi 30 meravigliosi anni.
Passare il tempo con te è stato, ed è, una straordinaria avventura nella persistenza di un’atmosfera rilassata e rilassante, dove tutto quello che facciamo lo facciamo volentieri, insieme, come un gioco di squadra e di solidarietà, dove la complicità e l’ironia colorano di sfumature pacate e di leggerezza ogni cosa e ogni minuto.
Noi passiamo insieme solo i 3 giorni del weekend, lo sanno tutti, ma sono giornate che valgono più di una settimana intera, tale e tanta è la piacevolezza della nostra compagnia.
E ogni volta che io esco dalla tua porta di casa con le mie borse, mi dispiace: vorrei restare ancora e non vedo l’ora di poter tornare a passare insieme il nostro tempo, fatto di non tante cose, ma ricco di noi, della nostra sintonia ed empatia.
E mi risuonano nelle orecchie le tue scherzose parole: “Non ti vergogni di abbandonare un povero vecchietto?”
Siamo due persone che si stimano e si rispettano profondamente e che ci tengono a comunicare, in ogni modo, la predisposizione d’animo costantemente positiva l’una nei riguardi dell’altra.

Per parlare di te, non saprei da dove cominciare: hai tante e tali doti e caratteristiche che fanno di te un uomo unico e raro.
Sei pieno di interessi e di comportamenti, forse in qualche modo selettivi, ma mai banali o scontati e, men che meno, noiosi, fra i quali l’interesse per me.
Sei molto ricco culturalmente, sei creativo ed eclettico (questa parola sono andata a cercarla sul dizionario), preparato anche sulle cose recenti e da sempre sei sensibile all’arte e alle cose belle, quelle classiche ed eleganti, non quelle alla moda.
Sei spesso originale e particolare nelle scelte e nelle valutazioni, non ti allinei mai al pensiero comune, cerchi sempre un tuo punto di vista che sfugge alla maggioranza, ma che io ho imparato a riconoscere come, quasi sempre, centrato e, talvolta, addirittura profetico.
Da te imparo tante cose che tu condividi con me, senza essere presuntuoso o didascalico (vedi quante paroline particolari so adoperare anch’io?).
Hai avuto anche tu, però, una vita affettiva travagliata prima di conoscere me.
Forse hai scelto, come compagne di vita, delle donne non in sintonia con il tuo carattere: di questo ti devi prendere le tue responsabilità.
O forse, semplicemente, sono stati proprio i tuoi errori di scelta, di cui hai pagato il fio e su cui hai riflettuto, a farti diventare un così bravo compagno di vita: solo con me hai messo a frutto l’esperienza di come si sta con una donna.
E con me hai dato e ricevuto il massimo e il meglio.
Grazie, Alberto, per tutto quello che sei, che mi hai dato e mi stai dando.
Desidero invecchiare al tuo fianco, voglio stare con te vicino fino alla fine dei nostri giorni e, se potessi tornare indietro di 30 anni, ti sceglierei di nuovo come compagno della mia vita e, se fosse possibile, vorrei essere la tua donna anche nell’aldilà.
Ci tengo a dirti, inoltre, che sei un ottimo padre.
Con tutto il mio affetto.

Rita

Numero3156.

 

Grow Old With Me

(originale)

Invecchia con me

(traduzione)

Grow old along with me
the best is yet to be
when our time has come
we will be as one.
God bless our love
God bless our love.

Grow old along with me
two branches of one tree
face the setting sun
when the day is done.
God bless our love
God bless our love.

Spending our lives together
man and wife together
world without end
world without end.

Grow old along with me
whatever fate decrees
we will see it through
for our love is true.

God bless our love
God bless our love
God bless our love.
God bless our love

Invecchia insieme a me
il meglio deve ancora venire
quando sarà il nostro momento
saremo come uno.
Dio benedica il nostro amore
Dio benedica il nostro amore.

Invecchia insieme a me
due rami di un albero
affronta il sole al tramonto
quando la giornata è finita.
Dio benedica il nostro amore
Dio benedica il nostro amore.

Trascorrere le nostre vite insieme
uomo e moglie insieme
mondo senza fine
mondo senza fine.

Invecchia insieme a me
qualunque cosa il destino decreti
lo vedremo fino in fondo
perché il nostro amore è vero.

Dio benedica il nostro amore
Dio benedica il nostro amore
Dio benedica il nostro amore.
Dio benedica il nostro amore

Numero3155.

 

 

INVECCHIA   INSIEME   A   ME 

(testo a senso di Alberto)

 

Invecchia insieme a me,

felici io e te,

se il tempo finirà,

il nostro amore vivrà.

Il cielo è con noi,

Il cielo è con noi.

 

Invecchia insieme a me,

per sempre uniti, se

tu prendi la mia mano,

ti porterò lontano.

Il cielo è con noi,

il cielo è con noi.

 

Passare la vita insieme,

volerci sempre bene:

un mondo senza fine,

un mondo senza fine.

 

Invecchia insieme a me,

sapremo noi perché

la nostra vita avrà

la sua eternità.

Il cielo è con noi,

il cielo è con noi,

il cielo è con noi,

il cielo è con noi.

 

Numero3154.

Numero3153.

Numero3152.

 

da  QUORA

 

U O M I N I

 

Scrive Marco Giallini, corrispondente di QUORA.

 

Mi sento di poter dividere gli uomini in quattro categorie che, più o meno, vanno a coprire circa il 95% dell’universo maschile.

Categoria numero 1: Gli insoddisfatti.

Tutto il giorno ripetono: la mia vita fa schifo, mia moglie non mi ama, i miei figli mi detestano.

La donna che casca in questo rapporto diventa una crocerossina. Non dice mai: io ti amo. Dice: io ti salverò.

 

Categoria numero 2: Peter Pan.

Hanno di bello che non hanno crisi di mezza età, perché sono fermi all’adolescenza.

Per loro sei un joystick, conquistarti vuole dire salire al primo livello, portarti a letto e vincere la partita.

Prediligono donne giovani, esageratamente giovani.

 

Categoria numero 3: Io vorrei – ma non posso.

Di solito, sposati con figli, ma in procinto di separarsi, in procinto di dirglielo, in procinto di andare via di casa.

Sono sempre in procinto di…., ma non fanno mai nulla, perché ora lei sta attraversando un momento difficile, perché il bambino è piccolo, perché il bambino non capirebbe.

Poi, alla festa di laurea del bambino, forse capisci che il momento giusto non arriverà mai.

 

Categoria numero 4: Infine, ci sono i buoni, belli e intelligenti.

– Ah, finalmente! Qual è il loro problema.

– La mamma.

– La mamma?

– Sì, una presenza costante e imprescindibile, fin dall’infanzia. e lì che cominciano a trasformare i loro piccoli uomini in piccoli mostri “Ma quanto è bello ‘sto pisellino? Ma come come è grosso ‘sto pisellino? Ma di chi è ‘sto pisellone?”.

Tutto il repertorio: quanto sei bello, quanto sei intelligente, quanto sei bravo.

E allora, se per metà della tua esistenza, una donna ti fa sentire Dio, perché accettare che per il resto della vita un’altra donna ti faccia sentire uno stronzo?

– Papà, però scusa, tu hai parlato del 95% degli uomini. E il restante 5%?

– Sono quelli decenti. Buona caccia al tesoro, amore mio.

Numero3151.

 

da  QUORA

 

A L I M E N T A Z I O N E    C O R R E T T A    S E N Z A    Z U C C H E R O.

 

da un POST di Hashem Al-Ghaili, corrispondente di QUORA.

 

Ecco cosa succede quando smetti completamente di mangiare zucchero.

 

Entro la prima ora, i livelli di zucchero nel sangue iniziano a stabilizzarsi man mano che il glucosio dell’ultimo pasto inizia a essere metabolizzato.

L’insulina, l’ormone responsabile della regolazione dello zucchero nel sangue, agisce per garantire che il glucosio venga utilizzato per produrre energia immediata o immagazzinato per un uso successivo.

Senza l’afflusso di zucchero, il tuo corpo fa affidamento sulle rimanenti riserve di glucosio e glicogeno per l’energia.

Questa stabilizzazione aiuta a prevenire i rapidi picchi e cali di zucchero nel sangue che possono portare a sbalzi d’umore, affaticamento e voglie.

 

Entro un giorno dall’eliminazione dello zucchero, il tuo fegato inizia a scomporre il glicogeno in glucosio per mantenere i livelli di zucchero nel sangue.

Questo processo, chiamato glicogenolisi, assicura un apporto costante di energia nonostante l’assenza di zucchero nella dieta.

Potresti iniziare a sperimentare lievi sintomi di astinenza come mal di testa, irritabilità e affaticamento man mano che il tuo corpo inizia ad adattarsi alla mancanza di zucchero.

Questi sintomi sono dovuti alla diminuzione improvvisa dei livelli di dopamina, un neurotrasmettitore associato ai centri di ricompensa e piacere del cervello, che spesso aumentano con il consumo di zucchero.

Dopo due giorni, il tuo corpo inizia a entrare in uno stato di chetosi, un processo metabolico in cui il corpo brucia i grassi immagazzinati per ricavarne energia in assenza di glucosio sufficiente.

I chetoni, che sono sottoprodotti del metabolismo dei grassi, diventano la principale fonte di energia per il tuo corpo e il tuo cervello.

Questa transizione può portare a un aumento dei livelli di energia e della chiarezza mentale, anche se alcune persone potrebbero sperimentare quella che è nota come “influenza cheto”, una serie di sintomi tra cui nausea, mal di testa e vertigini mentre il corpo si adatta a bruciare i grassi invece dello zucchero.

Questi sintomi sono generalmente temporanei e possono essere mitigati rimanendo idratati e reintegrando gli elettroliti.

 

Entro la fine della prima settimana senza zucchero, le tue preferenze di gusto potrebbero iniziare a cambiare.

Cibi che una volta sembravano insipidi potrebbero ora avere un sapore più saporito poiché le tue papille gustative diventano più sensibili alla dolcezza naturale di frutta e verdura.

Questa maggiore sensibilità può aiutare a ridurre la voglia di cibi zuccherati.

Il tuo corpo continua a produrre chetoni e, man mano che diventa più efficiente nell’usare i grassi come carburante, potresti notare una riduzione del grasso corporeo e una migliore salute metabolica.

La sensibilità all’insulina migliora, il che significa che il tuo corpo diventa più efficace nell’utilizzare il glucosio, riducendo il rischio di resistenza all’insulina e diabete di tipo 2.

Dopo circa due settimane di dieta senza zucchero, i tuoi livelli di energia si stabilizzano e potresti scoprire di avere meno cali di energia durante il giorno.

Questo perché il tuo corpo non fa più affidamento sulla rapida ma breve carica energetica dello zucchero, ma utilizza invece l’energia più stabile fornita da grassi e proteine.

La riduzione dell’assunzione di zucchero riduce anche l’infiammazione nel corpo, il che può portare a miglioramenti nella salute della pelle, riduzione del dolore alle articolazioni e un minor rischio di malattie croniche come malattie cardiache e alcuni tumori.

L’assenza di zucchero aiuta a mantenere un sano equilibrio di batteri intestinali, che è fondamentale per la digestione, la funzione immunitaria e la salute generale.

 

Dopo un mese senza zucchero, i benefici diventano ancora più evidenti.

La sensibilità all’insulina del tuo corpo continua a migliorare e potresti notare una significativa perdita di peso, in particolare nella zona addominale.

Questa riduzione del grasso viscerale, il grasso che circonda gli organi interni, riduce il rischio di sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.

La funzionalità epatica migliora perché non deve più elaborare quantità eccessive di fruttosio, che può portare alla malattia del fegato grasso se consumato in grandi quantità nel tempo.

Anche la chiarezza mentale e la funzione cognitiva traggono beneficio dalla ridotta assunzione di zucchero, poiché il cervello funziona in modo più efficiente con una fornitura stabile di energia da grassi e proteine.

A lungo termine, mantenere una dieta senza zucchero può portare a un umore più equilibrato, a una riduzione di ansia e depressione e a una migliore salute mentale generale.

La riduzione dell’infiammazione sistemica contribuisce a una migliore salute del cuore, a una pressione sanguigna più bassa e a un sistema immunitario più forte.

Eliminando lo zucchero, hai anche meno probabilità di sviluppare problemi dentali come carie e malattie gengivali, poiché lo zucchero è una fonte di cibo primaria per i batteri nocivi nella bocca.

Numero3150.

 

da  SECOLO TRENTINO

 

L’ ORO   NON   TUTTO   LORO

 

Scrive Antonella Gioia   14 Luglio 2016.

 

Nell’era della relatività, in cui l’oggettività pare una bestemmia, sono poche le certezze cardine delle nostre esistenze: la terra che gira intorno al sole, l’acqua che bolle a 100 gradi centigradi e il Vaticano che è la multinazionale più ricca al mondo.

Un po’ come una leggenda metropolitana, in cui ognuno si arroga il diritto di esprimersi, di aggiungere un particolare macabro, solo per il gusto di stupire l’interlocutore.

Eppure sono passati già due anni dalla pubblicazione di un articolo della nota rivista Fortune, la quale smentisce l’affermazione precedente collocando il Vaticano addirittura al di fuori dei 500 più ricchi al mondo.

In realtà, una dichiarazione simile risulta assai approssimativa, considerando il fatto che lo Stato Pontificio non appartiene ad alcuna organizzazione interstatale e, di conseguenza, non è obbligato a rendere pubblici i propri bilanci.

Ciò nonostante, alcuni numeri possono aiutarci a fare chiarezza: con una superficie di 0,44 km², la Città del Vaticano conta 836 abitanti e 2886 impiegati, i quali guadagnano il 25% in meno rispetto ai lavoratori italiani di aziende private.

Non bisogna però dimenticare che i suddetti impiegati sono esenti da tasse e godono di coperture sanitarie e pensionistiche: circa i 2/3 del budget della Santa Sede sono impiegati per pagare salari, benefici e pensioni dei lavoratori.

Secondo alcune fonti interne alla Curia Romana, il tesoro Vaticano vanterebbe un ammontare di 5,7 miliardi di euro, escludendo gli immobili e i capolavori d’arte, i quali sono stati definiti da papa Francesco “tesori dell’umanità” e, di conseguenza, impossibili da vendere.

E’ proprio grazie a questi ultimi, però, che l’economia del Vaticano può contare sui grandi introiti derivanti da un turismo sempre crescente, poiché l’intero territorio costituisce un’inestimabile opera d’arte e un capitolo di storia lungo 2000 pagine.

Altra questione importante per comprendere la ricchezza pontificia è il decentramento amministrativo che si traduce in decentramento economico: la Chiesa, infatti, si divide in tre branche: il Vaticano, gli ordini religiosi e le diocesi; nel mondo ci sono circa 2800 diocesi, di cui 226 in Italia.

Pur inviando periodicamente denaro alla sede centrale, tali filiali coprono meno del 4,5% delle entrate totali, per lo più devolute in attività missionarie e opere di carità.

A proposito del decentramento della Chiesa, papa Francesco ha avviato una riforma per la riduzione delle diocesi, ritenendo eccessivo il numero di quelle italiane. Sempre secondo la rivista “Fortune”, Francesco si colloca al vertice della lista dei più grandi leader degli ultimi anni (World’s Greatest Leaders list) e potrebbe essere definito “il primo papa moderno”.

Ciò che si “rimprovera” a papa Benedetto XVI è di essere stato un grande teologo, ma un manager mediocre; e proprio grazie alla concretezza di papa Francesco, che ha portato un regime di austerità tangibile nel clero, è possibile oggi smentire parzialmente la visione di un Vaticano opulento: nel 2013, infatti, il bilancio della Santa Sede ha registrato un deficit di 33 milioni, in crisi proprio come un normale Stato laico.

Calcolando, poi, il patrimonio immobiliare, il Vaticano annovera circa 23000 proprietà tra terreni e fabbricati, di cui 600 palazzi fra istituti e conventi, 50 monasteri, più di 500 chiese e 22 conventi; quasi il 20% del patrimonio immobiliare italiano appartiene alla Chiesa.

Eppure, di tutte queste proprietà solo 2000 “spettano” al Vaticano, le quali, costituendo investimenti per la Santa Sede, fruttano tra i 15 e i 22 milioni di dollari.

Il Vaticano non è solo il capo della gerarchia ecclesiastica, ma è anche uno stato a sé stante e, come tutti gli altri stati, opera investimenti e accantona riserve: circa 920 milioni in azioni, obbligazioni e oro, con 50 milioni di dollari in riserve di oro conservati nella Riserva federale degli Stati Uniti.

Quello del bilancio della Città del Vaticano è un argomento delicato, soprattutto se si considerano i numerosi stereotipi costruiti intorno al tema.

Siamo abituati all’illustrazione di un Cupolone dai mille tentacoli, molto simile a quella della “Piovra”, raffigurante Cosa Nostra; e, in effetti, non è raro udire affermazioni del tipo: ”La Chiesa è la più grande mafia al mondo”.

Si parla di ricchezza “sporca”, di scandali, frodi e sotterfugi, in un ambiente in cui il vizio capitale dell’avarizia regna incontrastato.

Tuttavia, con una ricerca imparziale e minuziosa è possibile azzardare che l’oro non è tutto loro, riferendoci alla Città del Vaticano in quanto Stato; perché è sempre concesso esprimere il proprio parere, meglio se avvalorato da dati e numeri per evitare luoghi comuni e tautologie.

Antonella Gioia

N.d.R.: fonte Wikipedia.
Quanto vale tutto l’oro del Vaticano?
Il più grande tesoro aureo dell’umanità.

A prezzi correnti, si stima il valore di questo deposito, se esistente, ammonterebbe ad oltre 3.500 miliardi di euro, secondo quanto rilevato da Confinvest.  
22 nov. 2021

Numero3149.

 

da  QUORA

 

Quali sono le cattive abitudini che fanno male all’amore?

 

Scrive Giulia Posocco, corrispondente di QUORA.

 

Le abitudini che fanno male all’amore sono il risultato del nostro carattere e sono diverse a seconda degli individui . Tuttavia , si possono riscontrare una serie di errori comuni in tutte le relazioni :

  1. Avere una quantità di rispetto per il partner diversa da quella che abbiamo per noi stessi. Se amiamo qualcuno dobbiamo amarlo (e quindi RISPETTARLO) esattamente come facciamo con noi stessi . Se riusciamo a immedesimarci negli altri pensando “farei mai questo a me stesso?” allora possiamo costruire legami SINCERI e PURI.
  2. IL SILENZIO. Siamo essere umani dotati di parola, ciò che ci permette di comunicare , evolverci e migliorarci . Chiudersi in se stessi o “tenere il broncio” senza dare spiegazioni è nocivo e crea confusione e incomprensioni .
    Dire la propria opinione non significa imporsi o usare la cattiveria, semplicemente esprimere se stessi e avere un confronto .
  3. Giustificare le nostre azioni con la frase “SONO FATTO/A COSÌ “. Tutti coloro che si legano a questo pretesto dimostrano una grande ignoranza e chiusura mentale.
    Come si può migliorare se si dà per scontato che una volta nati rimaniamo uguali e immutati tutta la vita?
  4. Non scusarsi e non perdonare. Quando sbagliamo e danneggiamo qualcuno , se non chiediamo scusa usando la gentilezza , duplichiamo la nostra colpa . Se lo facciamo , invece , quasi la azzeriamo. Ci avete mai pensato?
    Per quanto riguarda il perdono , invece, è a nostro vantaggio perché presuppone che siamo pronti a lasciarci un comportamento o una situazione alle spalle: tutto passa , ci vuole solo tempo.
  5. Dipendere dall’altra persona. Prima di tutto bisogna essere in grado di BASTARSI . L’amore non è trovare qualcuno che ci completi , non siamo fatti a metà!
    L’amore è trovare qualcuno di completo come te capace , quando siete insieme , di creare qualcosa di ancora più grande e positivo .

 

 

Numero3148.

 

L’ E D I T T O    D I    C O S T A N T I N O

 

“La donazione di Costantino”, documento falso, che attribuiva alla Chiesa il potere temporale, è mai stato riconosciuto falso dalla Chiesa Cattolica?

 

Il documento, recante la data del 30 marzo 315, afferma di riprodurre un editto emesso dall’imperatore romano Costantino I. Con esso l’imperatore avrebbe attribuito al papa Silvestro I e ai suoi successori le seguenti concessioni:

Il primato (principatum) del vescovo di Roma sulle chiese patriarcali orientali: Costantinopoli, Alessandria d’Egitto, Antiochia e Gerusalemme;

la sovranità del pontefice su tutti i sacerdoti del mondo;

la sovranità della Basilica del Laterano, in quanto “caput et vertex”, su tutte le chiese;

la superiorità del potere papale su quello imperiale.

Inoltre la Chiesa di Roma ottenne secondo il documento gli onori, le insegne e il diadema imperiale ai pontefici, ma soprattutto la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull’Italia e sull’Impero romano d’Occidente.

L’editto confermerebbe inoltre la donazione alla Chiesa di Roma di proprietà immobiliari estese fino in Oriente. Ci sarebbe stata anche una donazione a papa Silvestro in persona del Palazzo del Laterano. l

La parte del documento su cui si basarono le rivendicazioni papali recita:

  • «In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo… Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali.»
  •  Nel 1440, l’umanista Lorenzo Valla dimostrò, senza ombra di dubbio, la falsità del documento: era scritto in un latino medievale troppo diverso da quello usato ai tempi di Costantino ed era pieno di errori storici o anacronismi.
  • Valla era un esperto filologo, il latino utilizzato nel redigere il documento è inequivocabilmente di un epoca molto più recente di quella in cui era vissuto l’imperatore Costantino. Le lingue si modificano nel tempo: ad esempio l’italiano utilizzato ai tempi di Dante Alighieri è ben diverso rispetto a quello del Manzoni, quindi se volessimo attribuire i Promessi Sposi a Dante Alighieri sarebbe ben evidente che un fiorentino del trecento non avrebbe mai potuto scrivere in quel modo. La donazione di Costantino era scritta in una lingua che mai Costantino avrebbe potuto parlare!
  • È considerato tuttora “storico” dalla Chiesa.