Numero3605.

 

L E    P E R S O N E    F O R T I

 

Non sprecano energia per vendicarsi: sanno che la vita risponde da sola.

Non si confrontano, non restano dove il rispetto manca.

Non temono la solitudine, non chiedono attenzione.

Vivono senza scuse, non si fanno guidare dal passato, e non restano con chi le considera un’opzione.

Non hanno bisogno di alzare la voce.

Perché ricordano chi sono … anche quando fa male.

 

da YouTube

Numero3604.

 

da  QUORA

 

Scrive Murta P., corrispondente di QUORA.

 

C H E    C O S A    P I A C E    A L L E    D O N N E

 

C’è una citazione attribuita a Jung (perfettamente in linea con il suo pensiero) che amo molto:

“Il più grande privilegio di una vita è diventare sé stessi.”

Secondo me, risponde già alla domanda: “Cosa piace alle donne?”

Quando incontri qualcuno, il punto non è capire “cosa vuole”, ma chi sei tu mentre ti presenti.

Perché se metti una persona su un piedistallo prima ancora di conoscerla, non stai vedendo lei: stai idealizzando una tua proiezione.

Jung chiamava ombra tutto ciò che rimane nascosto dietro la maschera che costruiamo da bambini per compiacere, e da adolescenti per appartenere.

Integrare l’ombra significa smettere di recitare e lasciar emergere ciò che siamo davvero: desiderio autentico, curiosità, ironia, presenza senza bisogno.

Quando vivi così, non hai più necessità di chiederti “cosa piace”.

Cerchi semplicemente chi ti riconosce, chi ti vede senza che tu debba nasconderti.

Ti mostri, e chiedi all’altra persona di mostrarsi.

Le persone entrano nella nostra vita come possibilità.

Nessuno merita un piedistallo a priori – nemmeno dopo anni, nemmeno dentro una relazione.

Solo quando qualcuno ti incontra da pari può diventare protagonista insieme a te della tua storia.

Gli altri rimangono di passaggio, ed è naturale così: fa parte della fatica e della bellezza di diventare sé stessi.

Per questo, quando ti dicono “sii te stesso”, ti stanno dicendo solo metà della verità.

La parte difficile è scoprire chi è davvero quel “te”.

E questo vale anche per il rapporto con il gentil sesso, come per chiunque altro.

Non devi chiederti “cosa piace alle donne?” mettendo addirittura un intero genere sul piedistallo.

Chi è davvero se stesso si chiede al massimo:

“Come esprimo desiderio in modo autentico?”

Tutto il resto si costruisce a due.

Ma questa è un’altra storia.

 

N.d.R.: forse, la domanda giusta è: “chi sono io, quando incontro quella donna?”.
Non mi devo comportare come piace, genericamente, alle donne, magari compromettendo la mia genuinità, spontaneità, anche vulnerabilità o venendo meno ai miei connotati caratteriali per recitare una parte.

A mio avviso, il miglior modo di approcciare una donna è essere me stesso, senza infingimenti o mascherature che, presto o tardi, finirebbero per avere il tempo che trovano.

Avere una relazione con una donna è sempre una buona occasione per imparare ad essere se stessi o, addirittura, per migliorarsi.

Numero3603.

 

L A     M E N T E    C O M E    P R I G I O N E

 

A volte, la prigione non

è fuori, ma dentro di noi.

Non sono le mura che

ci intrappolano, sono  i

nostri pensieri, le paure

che ripetiamo ogni giorno,

le credenze che ci dicono:

“Non puoi”. Le sbarre più

forti sono quelle che non

vediamo. Ma ecco la verità:

la stessa mente che ti

imprigiona, può liberarti.

Quando cambi i pensieri,

evadi  dalla prigione.

E scopri che la porta

era sempre aperta.

 

@healingsoulmusic436

Numero3600.

 

A P P U N T I    D A     U N A    C O N F E R E N Z A

D I    I G O R    S I B A L D I

 

Il modo più semplice, più autentico, più potente che noi abbiamo per essere veramente noi stessi è il “mi piace”.

Il “devo” può non essere nostro; il “posso”, che può essere anche il “permesso”, nemmeno questo può essere nostro; il “mi conviene”, o il “bisogna che” non sono nostri: sono del gruppo a cui apparteniamo.

Il “mi piace” è solo mio.

Ma nell’occidente esiste, da sempre, culturalmente, il “tabù del piacere”.

L’occidente è la civiltà del “noi”, del collettivismo: qui sono nati tutti gli “ismi” della storia.

Il nemico del “noi” è l’ “io”.

Con riferimento alla sfera sessuale, il fallo eretto è un simbolo di vitalità, di euforia, di eccitazione, di entusiasmo, di affermazione di sé, e non è fingibile.

Se c’è un’erezione vuol dire che c’è qualcuno o qualcosa che ti piace.

E, se c’è qualcosa che ti piace, tu sei tu.

Ma di questo fenomeno, in occidente, c’è un “tabù”: ci sono in giro, nella storia delle iconografie occidentali, molti peni, spesso striminziti, ma pochi falli eretti.

Cioé, l’occidente mette il “mi piace” proprio in fondo alla cantina.

Si dice, allora: cosa ti “deve” piacere, cosa ti “può” piacere, cosa ti “conviene” che ti piaccia, ma il “mi piace” è censurabile e non sempre gradito, come fosse una depravazione.

Perché il “mi piace” comporta di essere all’altezza della persona o della cosa, di una donna o di un dipinto: è molto più impegnativo.

 

Numero3598.

 

C O S A    V U O L    D I R E

 

SANTO viene da “sanctus”, participio passato del verbo latino “sancire” che, come in italiano, vuol dire “certificare”, “attestare”, “stabilire”.

 

SACRO è una brutta parola. In latino vuol dire “proibito”. Indica una realtà che ispira timore ed attrazione coercitiva, legata al divino, all’interdetto, al separato. È riferito alla sfera divina, distinta e potente.

Il “sacrificium” era un tributo alla divinità. Si praticava sgozzando o bruciando degli animali.

Numero3597.

 

N O N    L O    S O

 

Contrariamente a quello che

accade nelle scuole, dove dire

“Non lo so” equivale a prendersi

un brutto voto, nella scala della

evoluzione mentale è il punto

massimo a cui possiamo arrivare.

Il “Non lo so” ti mette in una

posizione d’intelligenza, il punto

più alto d’intelligenza raggiungibile

da una mente. Leopardi diceva

che la verità sta nel dubbio.

 

da YouTube

Numero3594.

 

A L C U N I    A F O R I S M I

di due grandi filosofi tedeschi

 

Immanuel KANT

 

3 ingredienti per la felicità:

qualcosa da fare,

qualcuno da amare,

qualcosa in cui sperare.

 

Chi teme di morire

non si godrà

mai la vita.

 

Non siamo ricchi

per ciò che possediamo,

ma per ciò di cui

possiamo fare a meno.

 

Se un uomo

ti nasconde

il suo tradimento,

allora

ti ama ancora.

 

Arthur SHOPENHAUER

 

È difficile trovare

la felicità dentro di sé,

ma è impossibile

trovarla altrove.

 

È soprattutto la perdita

che ci insegna

il valore delle cose.

 

Rinunciamo a 3/4

di noi stessi per

essere come gli altri.

 

Non v’è rimedio

fra la nascita e

la morte, salvo

godersi l’intervallo.

Numero3588.

 

Le province italiane dove si vive meglio nel 2025

Al primo posto della consueta classifica del Sole 24 Ore c’è Trento; le grandi città sono andate un po’ meglio rispetto all’anno scorso

La provincia di Trento è al primo posto nella consueta classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia. Il Sole 24 Ore la pubblica ogni anno incrociando 90 indicatori, tra cui il costo della vita, il tasso di occupazione, la qualità dell’aria, la sicurezza, il reddito medio e gli incidenti stradali. Al secondo posto quest’anno c’è la provincia di Bolzano, al terzo quella di Udine.

I 90 indicatori che aiutano a comporre la classifica sono divisi in 6 grandi categorie tematiche: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Per ogni indicatore viene dato un punteggio da 0 a 1000 in base a un “senso di lettura” del parametro, e più la provincia è vivibile secondo quel parametro più punti ottiene.

Il Sole 24 Ore classifica le città per categorie e poi fa una media dei punteggi per ottenere la classifica generale: si può dunque sapere sia quali sono le città in cui si vive meglio in senso assoluto che quelle che vanno meglio nei diversi parametri, calcolati perlopiù tramite informazioni dalle banche dati ufficiali. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al giornale da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca come il ministero dell’Interno o della Giustizia, Istat, Inps e Banca d’Italia, oppure forniti alla redazione da società o associazioni che fanno rilevazioni certificate. Nessun indicatore si basa su sondaggi.

Dal 1990 al 2024, cioè da quando il Sole pubblica la classifica, Trento era già stata due volte prima in classifica, tre volte seconda e nove volte terza; mentre Bolzano è stata per ben cinque volte al primo posto. Trento è la provincia più vivibile grazie agli ottimi risultati ottenuti nelle categorie demografia e società (in particolare nel tasso di persone diplomate, nel tasso di mortalità evitabile, nella speranza di vita alla nascita) e nella categoria affari e lavoro. Inoltre nel corso dell’anno aveva già vinto altre due classifiche sempre del Sole 24 Ore: quella sulla qualità dell’ambiente, chiamata Ecosistema urbano, e l’indice di sportività.

Osservando solo le grandi città, si può notare un miglioramento rispetto alla classifica dello scorso anno: Bologna è salita di cinque posizioni, dal nono al quarto posto; Milano di quattro, dal dodicesimo all’ottavo, Roma è in 46esima posizione, ma 13 posizioni avanti rispetto al 2025. Solo Bari e Catania hanno perso posizioni, mentre Firenze e Messina risultano stabili. Molte grandi città del Sud sono nelle posizioni basse della classifica: Bari è 67esima, Messina 91esima, Catania 96esima, Palermo 97esima, Napoli 104esima e Reggio Calabria ultima per il secondo anno consecutivo.

Numero3586.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Degli Anelli, corrispondente di QUORA.

 

ATTENZIONE   ATTENZIONE   ATTENZIONE !

 

In un’intervista con Lex Fridman, Musk ha detto che dopo il 2027 non ci sarà ritorno.

Quando il giornalista ha chiesto di cosa parlasse, Musk è rimasto in silenzio quasi un minuto, poi ha aggiunto: «Non è una catastrofe, è una transizione».

Gli analisti hanno identificato tre temi su cui ha esitato: intelligenza autonoma, perdita di significato e dipendenza energetica.

Tutto ciò che ha previsto sta già accadendo.

Primo segnale — collasso dell’attenzione. Musk ha detto che le persone smetteranno di pensare a lungo termine. L’orizzonte di pianificazione è passato da 30 a 3 anni; le persone non costruiscono più, aggiornano solo.

Gli studi del MIT mostrano che la generazione dopo il 2000 mantiene l’attenzione per soli 8 secondi. Musk lo ha chiamato Alzheimer culturale.

Secondo segnale — intelligenza artificiale che smetterà di essere subordinata.

Musk ha detto: «Quando il sistema inizierà a correggere l’uomo, e non il contrario, la logica lineare finirà».

Oggi gli algoritmi gestiscono attenzione, scelta dei partner, cibo e pensieri. Non sarà una rivolta delle macchine, ma una lenta perdita della libertà di scelta.

Terzo segnale — dipendenza energetica della civiltà.

L’uomo diventa sempre meno capace di vivere senza elettricità anche per un giorno.

Quando l’energia diventerà valuta, controllarla sarà potere.

Musk ritiene che nel 2027 il rapporto uomo–energia supererà il punto di equilibrio, e tutto ciò che non è autonomo scomparirà.

 

L’unica salvezza?— Tornare al significato.

«La tecnologia è più potente di noi, ma non più intelligente. Finché abbiamo obiettivi, non siamo algoritmi», ripeteva Musk.

Ha aggiunto: «Dobbiamo imparare a essere umani prima che i sistemi inizino a fare tutto per noi e a controllarci».

Numero3585.

 

L E    C O S E    C H E    T I    R E N D O N O    I N F E L I C E

 

Ci sono pensieri

che non portano luce:

i sentimenti degli altri,

il passato che non torna,

le parole dette,

gli sguardi giudicanti,

le sconfitte,

l’ansia del futuro,

i tuoi difetti,

le scelte di ieri …

Più ci pensi, e

più sono pesanti.

La verità è semplice:

non tutto merita

il tuo tempo.

Lascia andare

ciò che ti spegne.

Tieni stretta solo

la tua pace.

 

@healingsoulmusic436

 

Numero3583.

 

da  QUORA

 

Scrive Francisco Goya, corrispondente di QUORA

 

D O N N E    S I N G L E

 

Il motivo per cui oggi esiste una quantità impressionante di donne mature single non è certo il complotto cosmico che qualcuno ama evocare, ma una rivoluzione silenziosa che ha cambiato più la psicologia sociale che la demografia: per la prima volta nella storia occidentale una generazione di donne non dipende da un uomo per sopravvivere, e quando smetti di essere obbligata a scegliere, inizi finalmente a scegliere davvero.

Molte non sono single perché “nessuno le vuole”, ma perché non hanno più intenzione di perdere tempo con uomini emotivamente analfabeti, narcisisti stanchi, eterni adolescenti travestiti da quarantenni, o soggetti incapaci di reggere una relazione che non sia centrata sul loro ombelico.

Da un punto di vista psicologico, queste donne hanno raggiunto un livello di autonomia affettiva che gli uomini della loro stessa età spesso non hanno sviluppato: sanno cosa vogliono, cosa non vogliono, e non hanno il terrore di restare sole perché hanno costruito un’identità che non crolla quando la relazione finisce.

Socialmente, paghiamo lo scotto di decenni in cui i rapporti erano basati più sui ruoli che sui sentimenti, e quando quei ruoli sono saltati, molti uomini si sono ritrovati senza gli strumenti emotivi per costruire legami paritari, mentre molte donne hanno imparato a respirare meglio da sole che male accompagnate.

Politicamente, il paradosso è che mentre qualcuno continua a predicare il ritorno alla famiglia “tradizionale”, è proprio l’assenza di politiche serie su lavoro, welfare, parità retributiva e conciliazione vita-lavoro ad aver spinto molte donne verso una indipendenza obbligata, che poi hanno scoperto essere anche una libertà insperata.

Quindi sì, ci sono molte donne mature single perché, per la prima volta, possono permettersi di esserlo senza pagare un prezzo sociale devastante, e soprattutto perché una relazione oggi deve migliorare la vita, non semplicemente riempirla: e quando gli uomini si presenteranno con maturità, empatia e capacità di costruire, le troveranno ancora lì — non in attesa, ma in cammino, disponibili solo a chi sa davvero camminare accanto.