Numero1982.

 

Lo sapevate?

(N.d.R.    Se leggete questo elenco sul telefonino, vi consiglio di tenerlo in orizzontale)

 

Questa è la composizione dell’attuale Governo  ITALIANO

 

R U O L O                  N O M E                      C I T T À

 

Presidente               Mattarella                  Palermo
Repubblica

 

Premier                   Conte                           Foggia

Esteri                       Di Maio                        Avellino

Interni                     Lamorgese                   Potenza

Economia                Gualtieri                       Roma

Giustizia                  Bonafede                     Trapani

Lavoro                     Catalfo                        Catania

Agricoltura              Bellanova                    Brindisi

Scuola                     Azzolina                      Siracusa

Ambiente                Costa                           Napoli

Affari Europei         Amendola                   Napoli

Mezzogiorno          Provenzano                Caltanissetta

Affari Regionali       Boccia                         Bisceglie

Università                Fioramonti                 Roma

Salute                      Speranza                    Potenza

Cultura                    Franceschini               Ferrara

Sport                       Spadafora                   Napoli

Vice Interni             Crimi                           Palermo

 

Ma, siamo sicuri che QUESTI rappresentano TUTTI  GLI  ITALIANI ?-

 

Ad onor del vero, c’è anche qualche ministro al di sopra del PO:

Ministro dell Difesa   Lorenzo Guerini di Lodi,

Ministro dello Sviluppo Economico   Stefano Patuanelli di Trieste,

Ministro delle Infrastrutture e Trasporti   Paola De MIcheli di Piacenza (a sud del Po),

Ministro dei Rapporti con il Parlamento e delle Riforme   Federico D’Incà di Belluno.

Ma hanno Ministeri di scarsa importanza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Numero1981.

 

Da Rita

 

Dalla poesia  “A galla”  di Eugenio  Montale  1919

 

….E senti, allora,

se pure ti ripetono che puoi

fermarti a mezza via o in alto mare,

che non c’è sosta per noi,

ma strada, ancora strada,

e che il cammino è sempre da ricominciare.

 

N.d.R.  Bellissima!  Un pensiero e un augurio, per tutti noi.

Numero1980.

 

LE  PERSONE   INTELLIGENTI  HANNO  MENO  AMICI ?

 

Recenti studi hanno appurato che le persone intelligenti tendono ad avere meno amici, a confronto delle persone meno intelligenti.
Prima che qualcuno storca il naso, voglio subito chiarire che questo, ovviamente, non vuol dire che tutte le Persone Intelligenti hanno pochi amici, come non vuol dire che le Persone Poco Intelligenti sono circondate da tanti amici, dato che le eccezioni esistono sempre. Ma se dovessimo analizzare un ampio campione di persone, potremmo confermare che queste conclusioni sono attendibili.

Vediamo, allora, 7 ragioni per cui le Persone Intelligenti hanno un numero inferiore di amici, rispetto alla norma.

1 – VEDONO  ATTRAVERSO  LE  PERSONE
Le Persone Intelligenti riescono a capire la personalità altrui più in profondità e non si fermano all’aspetto più superficiale che gli altri vogliono far trasparire.
Tendono a mantenere le distanze dalle persone che, invece di comportarsi in modo naturale, tentano di fare di tutto per farsi apprezzare dagli altri. Queste non sono persone genuine e non vale la pena di perderci dietro tempo che potrebbe essere usato con coloro a cui tengono veramente.

2 – HANNO  UNA  MENTALITÀ  PIÙ  APERTA  E  IDEE  SPESSO  DIVERSE
Le Persone Intelligenti hanno una mentalità più aperta e le loro idee sono spesso diverse da quelle della maggioranza e, nonostante ascoltino le opinioni altrui diverse dalle loro, solo quelle di poche persone, per cui nutrono un profondo rispetto, verranno da loro prese in considerazione.
Questo comporta, per loro, di volersi allontanare ed evitare di perdere tempo con persone superficiali e poco interessanti, che avrebbero poco da dare in una eventuale relazione di amicizia.

3 – NON  AMANO  CONVERSAZIONI  BANALI
Le Persone Intelligenti stanno, generalmente, bene con se stessi. Quando interagiscono con gli altri, non amano impegnarsi in conversazioni banali e insignificanti, preferendo il silenzio.Un detto così recita:”Se non hai nulla da dire di più bello del silenzio, taci. In fondo, è sempre meglio stare in silenzio e sembrare stupido, piuttosto che aprire la bocca e….togliere ogni dubbio”.

4 – DETESTANO  I  COMPORTAMENTI  DRAMMATICI
I comportamenti drammatici, tipici di quelle persone che amano stare al centro dell’attenzione, sono considerati particolarmente irritanti dalle Persone Intelligenti, nonché una perdita di tempo. Ogni persona ha, sempre, molte cose a cui badare e il tempo a disposizione è, al giorno d’oggi, sempre più limitato:
l’ultima cosa che essi vogliono fare è buttarlo via con persone lagnose ed egocentriche.

5 – NON  DEVONO  DIMOSTRARE  A  TUTTI  QUANTO  VALGONO
Le Persone Intelligenti sono forti ed indipendenti. Lavorano ai propri obiettivi per loro stessi e non per far contento qualcun altro. Non si sentono sotto pressione per dover impressionare persone a cui danno poca considerazione. L’unica opinione che conta veramente, oltre la loro, è quella di un circolo ristretto di amici e conoscenti, che rispettano profondamente.

6 – APPROCCIANO  NUOVE  AMICIZIE  CON  CAUTELA
Le Persone Intelligenti già sanno chi sono i loro veri amici. Sanno che il tempo è limitato e passarlo con conoscenze, per loro, meno importanti, vuol dire sacrificare tempo che potrebbe essere speso con persone a cui tengono veramente.
Sia chiaro, conoscere gente nuova, in continuazione, è molto importante, perché li aiuterà ad imparare sempre nuove cose, a capire diversi punti di vista e a crescere, come persone. Ma solo una piccolissima percentuale di queste persone nuove, potrebbe, poi, diventare un’amicizia da considerarsi tale, veramente, e non solo una conoscenza superficiale.

7 – SONO  CONCENTRATI  SUI  LORO  OBIETTIVI
Le Persone Intelligenti, generalmente, sono molto ambiziose e, mentre è vero che hanno molti sogni sui quali lavorano, allo stesso tempo, non amano parlarne e condividerli con persone chiuse mentalmente, le quali, molto probabilmente, li criticherebbero, pur non avendo, spesso, la minima conoscenza per permettersi di farlo e senza portare nulla di costruttivo alla conversazione.
Questo può, spesso, far passare le Persone Intelligenti per arroganti e piene di se. Ma la realtà è che le Persone Intelligenti non hanno, necessariamente, bisogno di far sapere i loro affari a tutti. Mentre, spesso, l’approccio usato dalle persone insicure è quello di cercare l’approvazione altrui.

 

N.d.R.    Questa non è farina del mio sacco. Sono sicuro che il lettore potrebbe sospettare che si tratti di un panegirico autocelebrativo. In realtà, io non ho molti amici, quindi, per sillogismo, dovrei considerarmi intelligente, secondo il contenuto del testo di cui sopra. Niente di più lontano dalla verità: pur senza tanti amici, io mi considero un ignorante, in continuo sforzo di riscatto.
Mi dispiace deludere i miei potenziali detrattori, ma il testo, che mi ha incuriosito, è la trascrizione di un filmato su YOUTUBE. E parla delle Persone Intelligenti. Non di me. Io ne sono solo l’indegno trascrittore.

Numero1979.

 

Stiamo imparando, in TV:

 

La Lingua Italiana al tempo del CORONAVIRUS

 

TERAPIA  INTENZIVA  =  Terapia Intensiva.

PASIENTE  =  Paziente.

Perciò:     Il pasiente in terapia intenziva…..       (di madre lingua e di idioma ignoto).

 

 

Numero1978.

 

Mandata da una amica friulana.

 

Vocabolario da CORONAVIRUS

 

PER  NON  DIMENTICARE  LE  ORIGINI

 

Assembramento                     Un grop di int
Smart Working                       Lavorà a cjase
Asintomatico                          Nol sint nuje
Pre-Triage                               Spete, che ti doi un cuc
Distanziamento                      Stami lontàn par plasè
Picco                                      O sin in somp
Dispnea                                  Piulà
Lockdown                               Dut sieràt
Autocertificazione                  Dulà vastu?
Virus                                       Porcarìe
Positivo                                  Tu lu as cjapàt
Contaminato                          Infetàt
Quarantena                            Stà a cjase to
Flash Mob                              Proteste in t’un lamp.

Numero1977.

 

Mandata da Alan

 

IL POVERO lavora,
IL RICCO sfrutta il primo,
IL SOLDATO difende tutti e due,
IL CONTRIBUENTE paga per tutti e tre,
IL VAGABONDO si riposa per tutti e quattro,
L’ UBRIACO beve per tutti e cinque,
IL BANCHIERE li imbroglia tutti e sei,
L’ AVVOCATO li inganna tutti e sette,
IL MEDICO li accoppa tutti e otto,
IL BECCHINO li sotterra tutti e nove,
IL POLITICO campa alle spalle di tutti e dieci.

 

Marco Tullio CICERONE (106 – 43  a.c.).

Numero1976.

 

Pubblico, così come l’ho letta, questa lettera aperta mandata da Alan.

Ricordo, per inciso, di aver giocato, in gioventù, contro l’Avv. Prof. Sergio Kostoris (del Tennis Club Triestino), un match di Coppa Italia sui campi di Padriciano, uscendone sconfitto. Bel giocatore, aveva una classifica troppo alta per me.

 

Camera Penale di Trieste
Prof. Sergio Kostoris
Presidenza
giadrossi@studiolegalegiadrossi.it
tel. 040/360232 – fax 040/660322
34122 TRIESTE Via Santa Caterina da Siena 5

Sentinella, quanto resta della notte? (Isaia 21,11)

L’Italia è alle prese con un’importante emergenza sanitaria. In modo diverso da
altri paesi europei, altrettanto coinvolti dalla pandemia da Covid 19, a due mesi dalle prime notizie di un’emergenza sanitaria nel lodigiano, continuano a essere mantenuti in vigore provvedimenti eccezionalmente limitativi delle libertà fondamentali dei cittadini.
La popolazione nelle prime settimane ha accolto le nuove regole con grande
senso civico. Si è dimostrata partecipe degli eventi luttuosi che stavano colpendo in particolare la Lombardia rimanendo nelle proprie abitazioni, sventolando bandiere e riorganizzando la propria vita familiare e lavorativa, in attesa di un segnale di conclusione dell’emergenza. La dubbia costituzionalità delle forme di decretazione assunte dal Governo e l’assenza di logicità e proporzionalità tra le esigenze sanitarie e le limitazioni imposte ai cittadini, a molti sono apparse evidenti. Incomprensibili erano e sono le ragioni di impedire ai cittadini di frequentare luoghi isolati e di consentire ai genitori di accompagnare i loro figli, con i quali convivono l’intera giornata, ad esempio a fare la spesa.
Ora tutto ciò non può essere più accettato. La creazione volontaria di stati di
emergenza permanenti è divenuta una prassi degli Stati contemporanei, anche di quelli che si definiscono democratici.
Vogliamo ricordare come Giuseppe Dossetti, giurista e uno dei componenti più
attivi nell’Assemblea che predispose il testo della nostra Costituzione, propose un articolo che doveva prevedere che “quando i poteri pubblici violano le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalle Costituzione, la  resistenza all’oppressione è un diritto e un dovere del cittadino”. L’articolo non fu approvato ma questo rimane un monito in uno Stato di diritto.
I provvedimenti più recenti che il Governo e le Regioni in queste settimane hanno adottato, invece di ripristinare le regole di vita quotidiana, hanno ulteriormente ristretto, con dettagli propri del peggiore burocratismo, le maglie dello spazio di libertà concesso agli individui, imponendo comportamenti, quali ad esempio l’obbligo di circolare, anche
in assenza di altre persone, pena una pesante sanzione pecuniaria, con mascherine che le autorità si sono dimostrate persino incapaci di fornire ai cittadini. Misure incomprensibili laddove si consideri che, nel pieno dell’emergenza, non erano state ritenute necessarie e che la gran parte del mondo scientifico le ha ritenute inutili ove si mantenga l’opportuno distanziamento per far rispettare queste norme, essenzialmente a carattere di
prudenza, invece di essere declinata con le forme di un orientamento o invito delle persone ad assumere comportamenti più consoni alla situazione sanitaria del paese, si è trasformata, di ora in ora, in una caccia all’untore, una gara delle forze dell’ordine a contestare il maggior numero possibile di sanzioni, instaurando un inaccettabile controllo capillare di polizia che non ha precedenti nella storia repubblicana. Un clima che ha avuto il suo epilogo durante le feste pasquali che hanno visto il dispiegamento da parte
delle forze dell’ordine e dell’esercito di uomini e mezzi, anche di elicotteri e droni, allo scopo di individuare persone ree solamente di essersi allontanate di qualche centinaio di metri dalla loro abitazione in città e luoghi pressoché deserti. Ciò ha fatto riemergere, in una seppur minima parte della popolazione, pruriti delatori che ci si augurava rimossi in una società incline alla solidarietà e alla convivenza, piuttosto che infestata da elementi psicologicamente turbati, e come tali funzionali al sistema di controllo. Una condizione questa che sembra essere stata artatamente favorita per celare le evidenti falle nel sistema della prevenzione, emergendo d’ora in ora, la sottovalutazione, se non il deliberato occultamento, dei luoghi di diffusione del contagio.
E’ stato fermato un intero paese, le sue attività economiche, la vita sociale in tutte le sue forme, la pubblica amministrazione, sono stati chiusi i palazzi di giustizia, interdicendo persino l’accesso ai luoghi di culto e agli spazi naturali, a conforto dell’anima e del corpo, senza che venissero adeguatamente individuate e isolate, informando la popolazione, quelle che erano le prevedibili aree di maggiore pericolosità di contagio.
L’epidemia sembra stia divenendo un laboratorio per sperimentare forme nuove di governo contrarie ai principi costituzionali. Un esempio per tutti è quello di rivedere il sistema processuale, in particolare quello più delicato che ha la funzione di accertare la responsabilità penale dell’individuo, allontanando dalle aule gli avvocati, favorendo soluzioni di partecipazione ai processi che lascino gli imputati privi di un’effettiva difesa. Società infetta, diritto penale corrotto.
La proposta di utilizzo di app volte al contact tracing, poi, deve necessariamente fare i conti con il principio di proporzionalità della misura che si vuole adottare e passa attraverso una preliminare verifica dell’insufficienza degli ordinari metodi utilizzati dalla scienza epidemiologica ove correttamente attivati, pena il pericolo di un’inutile quanto invasiva imposizione diffusa di una sorta di braccialetto elettronico.
I penalisti italiani, per il ruolo che nella storia hanno avuto, in particolare in
questo momento dominato da derive populistiche e bassi opportunismi politici, devono insorgere contro regole liberticide e la brutalizzazione del sistema e dei rapporti sociali, ricordando come le ragioni di una filosofia liberale siano quelle di ogni consociato.
Penalisti italiani, dobbiamo chiedere di uscire subito da questo preteso stato di
eccezione!
Trieste li 20 aprile 2020
La Camera Penale di Trieste
Alessandro Giadrossi

Numero1972.

 

Il  RE,  il  CONTADINO  e  L’ ASINO.

C’era una volta un Re, che

desiderava pescare, così,

chiama il suo meteorologo

e gli chiede le previsioni

per le ore successive.

Questi gli assicura: ci sarà,

per certo, tempo sereno.

Il Re chiede alla sua Regina

di accompagnarlo. Questa

indossa un abito elegante,

e, insieme, si incamminano

per un delizioso laghetto.

Nel cammino, incontrano

un contadino sul suo asino;

costui, visto il Re, gli dice:

“Maestà, è meglio che lei

ritorni presto a palazzo,

perché verrà tanta pioggia!”

Il Re ci pensa un attimo,

ma, poi, risponde: “Io ho

un meteorologo, pagato

molto bene, che mi ha

assicurato del contrario.

Pertanto, andrò avanti.”

Così fa, ma….poco dopo,

arriva una forte pioggia!!!

Si bagnano completamente

e la Regina inizia a ridere

per l’inaspettata situazione.

Furioso, il Re torna a palazzo

e licenzia il meteorologo.

In seguito, convoca il contadino

e gli offre lo stesso impiego.

Ma costui, titubante, risponde:

“Signore, io non capisco nulla

di tutto questo. So soltanto

che, se le orecchie dell’asino

rimangono abbassate, allora

significa che verrà la pioggia.”

Allora il Re prende la decisione

di assumere l’asino. Ed è così,

che ha avuto inizio l’abitudine,

e la farsa, di assumere asini,

nei luoghi di maggior potere,

e con incarichi ben pagati….

Numero1970.

 

IL  SISTEMA  “MODA” : Parla il migliore, GIORGIO  ARMANI.

 

Il  declino del sistema moda, per come lo conosciamo, è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion con il ciclo di consegna continua, nella speranza di vendere di più…Io non voglio più lavorare così, è immorale”. Inizia così la lettera scritta da Giorgio Armani a WWD Women’s Wear Daily, rivista settoriale punto di riferimento del mondo della moda. Una lettera che ha il valore di una road map per ripartire quando l’emergenza coronavirus sarà superata e ci sarà bisogno di ripartire dalle priorità, rallentando quei ritmi forsennati che il fashion system ha avuto in questi anni, ma che ha il sapore anche di uno sfogo. Nel mese di marzo le imprese italiane della moda si sono viste azzerare i fatturati, con la merce bloccata nei negozi chiusi almeno fino al prossimo 4 maggio, e le stime di Federazione Moda Italia fanno prevedere un calo di almeno il 50% degli incassi per il 2020 motivo per cui – dopo aver riconvertito le produzioni per fare camici e mascherine – bisogna ripensare a come ripartire.

“Non ha senso che una mia giacca, o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane, diventino immediatamente obsoleti, e vengano sostituiti da merce nuova, che non è poi troppo diversa da quella che l’ha preceduta. Io non lavoro così, trovo sia immorale farlo – scrive Armani -. Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo, nella realizzazione di capi d’abbigliamento che suggeriscano un unico modo di acquistarli: che durino nel tempo. Per lo stesso motivo trovo assurdo che durante il pieno inverno, in boutique, ci siano i vestiti di lino e durante estate i cappotti di alpaca, questo per il semplice motivo che il desiderio d’acquisto debba essere soddisfatto nell’immediato – prosegue lo stilista analizzando la situazione attuale -. Chi acquista i vestiti per metterli dentro un armadio aspettando la stagione giusta per indossarli? Nessuno, o pochi, io credo. Ma questo sistema, spinta dai department store, è diventata la mentalità dominante. Sbagliato, bisogna cambiare, questa storia deve finire Questa crisi è una meravigliosa opportunità per rallentare tutto, per riallineare tutto, per disegnare un orizzonte più autentico e vero”.

“Basta spettacolarizzazione, basta sprechi. Da tre settimane lavoro con i miei team affinché, usciti dal lockdown, le collezioni estive rimangano in boutique almeno fino ai primi di settembre, com’è naturale che sia. E così faremo da ora in poi. Questa crisi è anche una meravigliosa opportunità per ridare valore all’autenticità: basta con la moda come gioco di comunicazione, basta con le sfilate in giro per il mondo, al solo scopo di presentare idee blande. Basta intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi si rivelano per quel che sono: inappropriati, e voglio dire anche volgari. Basta con le sfilate in tutto il mondo, fatte tramite i viaggi che inquinano. Basta con gli sprechi di denaro per gli show, sono solo pennellate di smalto apposte sopra il nulla. Il momento che stiamo attraversando è turbolento, ma ci offre la possibilità, unica davvero, di aggiustare quello che non va, di togliere il superfluo, di ritrovare una dimensione più umana… Questa è forse la più importante lezione di questa crisi”, conclude lo stilista.

Numero1968.

MAGISTRI  COMACINI

CHI erano e che conoscenze possedevano questi Specialisti dell’Arte Edile, i Maestri Comacini?

La loro presenza è attestata fin dal tempo dei Longobardi (vengono menzionati in due Editti:di re ROTARI del 22/11/643 e in quello di re LIUTPRANDO del 713), per non dire che già al tempo dell’Imperatore Traiano, ne troviamo menzione. In una lettera di Plinio Cecilio indirizzata all’imperatore stesso, troviamo che viene lodato un ‘maestro comacino’ per la costruzione di una “Amenissima villa suburbana sul Lago di Como“. Potrebbero, quindi, originare addirittura dai Collegia Romani, avere un’eredità millenaria.

E’ importante capire se queste ‘maestranze’ possano aver “legato”insieme i culti precedenti al Cristianesimo, ne abbiano ereditato alcuni ‘modelli’spirituali oltre che iconografici (quello è abbastanza evidente!) la flora, la fauna, le spirali, le figure geometriche, e abbiano continuato nei secoli, adeguandosi ai nuovi committenti. Consideriamo che,  tra i Romani, vi doveva essere un miscuglio di genti proveniente da vari distretti, oltre che italiani anche orientali e nordici, popoli che avevano una particolare venerazione per il serpente e per gli intrecci.

Roma aveva “Corporazioni” (i “Collegia Romani”) proprie, in cui l’arte antica si insegnava a porte chiuse, si propagava nella ‘schola’ e nel ‘Laborerium’. L’uso dei Collegia si estese a molti territori conquistati da Roma, tra cui c’è la zona di origine dei Maestri Comacini, che furono i depositari di quell’antica Arte, uniti da quel senso di solidarietà e fraternità che li farà giustamente appellare Maestri e Fratelli Comacini. Furono chiamati anche ‘Fabbri Muratori’ e sembra che questa associazione muratoria possa essere stata il prototipo e l’inizio dei cantieri degli scalpellini nel Medioevo e gli antenati dei Liberi Muratori della Loggia Massonica“.Naturalmente non vi sono documenti certi che lo attestino ma questa supposizione può essere da stimolo per ulteriori ricerche.Il fatto che si spostassero dove venissero richiesti, e per il fatto che siamo di fronte ad una corporazione che si tramandava di generazione in generazione l’Arte edificatoria nei secoli, aumenta la probabilità che fossero venuti a contatto con svariati stili e culti… Sotto la protezione dei Re Longobardi i Maestri Comacini divennero i custodi dell’arte edilizia romana.

Del resto, sappiamo che la corporazione dei Magistri Comacini fu attestata in Italia –dalle Alpi al centro-e Oltralpe in paesi come la Svezia, Dalmazia, Siria, Spagna, Russia…

Essi operarono in Europa seguendo costantemente o adeguandosi ai nuovi stili emergenti, sempre però portando con loro il proprio estro professionale che li rendeva inconfondibili. E, sicuramente, assistettero alla fusione delle forme Romaniche con quelle Gotiche, che contribuirono ad abbellire al passo coi tempi che mutavano, di generazione in generazione.

I Longobardi, provenendo dalla Pannonia, portavano con sé culti pagani orientaleggianti, e anche quando si convertirono , restarono sempre ‘barbari cristianizzati’ legati al culto ancestrale del serpente. E’noto, infatti, come nella loro arte favorirono intrecciamenti ed annodamenti, il ‘nodo longobardo‘ ed i Comacini dovettero sempre occuparsene, sia in senso pagano che in senso cristiano (il serpente tentatore nella “Genesi”,per esempio). Le cattedrali Romaniche e gotiche pullulano di colonne ritorte,spinate e di decorazioni a spirale, forme vegetali intrecciate, figure geometriche e simbolismi paganeggianti.

Quando i loro committenti divennero i funzionari del clero cristiano, l’Arte Comacina continuò a produrre in senso ‘cristiano’ o ‘pagano’? Non è dato sapere dalle fonti ufficiali. Liberamente essi percorrevano quella cristianità senza confini in cui fiorirono monasteri, basiliche, cattedrali…Nel XII-XIII secolo, continuarono ad essere ‘liberi muratori’ in ‘liberi mestieri’,anche quando i re feudali avevano assunto gli aderenti alle “professioni “in pianta stabile. In tale contesto, essi si posero sotto la tutela protettiva della Chiesa e degli Ordini Monastico-Cavallereschi che specialmente  dopo il Mille dilagavano in Europa e oltre,attivissimi sulle vie dei pellegrinaggi.  Inoltre godevano di permessi speciali per circolare liberamente in Europa, erano esentati dalle tasse e non avevano vincoli. Anche quando erano forse mal tollerati per questioni di fede, erano altamente apprezzati e- si può ritenere – insostituibili.

Essi si riunivano in umili ‘baracche’ attigue al cantiere (chiamate ‘logge’ e che sono spesso raffigurate nelle miniature medievali, appoggiate al muro del cantiere) e qui tagliapietre, scultori, scalpellini, si riunivano per ascoltare le parole del Maestro e le sue direttive, raccogliendo soprattutto quello che lasciava ‘trasparire’ ed è probabilmente qui che l’apprendista( il nuovo ‘operaio’) giurava di rispettare i segreti del mestiere, i suoi obblighi e le regole, apprendeva le parole e i segni per riconoscersi tra muratori, segni convenzionali e parole segrete che gli permettevano di farsi ‘riconoscere’ da una loggia all’altra durante i suoi viaggi di lavoratore ‘migrante’.Tutto questo, e il fatto che avessero degli Statuti divisi in Articoli (destinati ai Maestri) e in Punti (destinati agli allievi) ha fatto pensare che essi costituissero il ponte di passaggio tra la massoneria operativa e quella speculativa,che ne avrebbe ereditato la Tradizione spirituale e simbolica, portandola fino ai giorni nostri.

Il 24 giugno 1717,con un’Assemblea,veniva proclamata la Gran Loggia di Londra che segnava il declino dei costruttori,dei Maestri nomadi e il trionfo dei borghesi sedentari,dei nobili oziosi. La Massoneria, quella vecchia fratellanza di mestiere,diveniva ‘speculativa’ : non sarebbero più stati necessari gli strumenti autentici usati nelle polveri dei cantieri delle cattedrali ma piani astratti, strumenti simbolici e “con il solo cemento del pensiero, la squadra dell’anima, il compasso della mente, non intendevano più innalzare edifici, ma ‘costruire’un uomo nuovo, l’uomo ‘perfetto’. L’origine della Massoneria è un campo di indagine pluridirezionale. Dal punto di vista storico, è campo di ricerca, laddove per l’adepto,invece, è un terreno pieno di simbologie che per i profani sono poco comprensibili, addirittura bizzarre e confuse.

E’interessante notare che quando siamo in presenza di costruttori che portano la denominazione della città di provenienza(da Campione,da Bissone,da Arogno,ecc) siamo in presenza di Maestranze Comacine e di persone le quali non provenivano esclusivamente dalla sola città di Como o dall’Isola Comacina, oppure lavoranti ‘cum machinis’(con macchine,forse particolari,che non è escluso possedessero veramente),come molti vogliono genericamente definirli.Mi trovo concorde con quanto afferma il MERZARIO, nella sua opera sui Maestri Comacini del 1893 e cioè che queste abili famiglie di costruttori, scalpellini, lapicidi e cavapietre provenissero da un ampio territorio che si estende a Nord oltre Bellinzona, a sud fin quasi a Milano, a est fino al lago di Idro e ad ovest fino al lago d’Orta.Ciò non esclude affatto che lavorassero con ‘macchine’ o strumentazioni particolari, per l’epoca. Per ignoranza o superficialità, li ritroviamo frequentemente quali anonimi ‘artisti lombardi’(ove questo,a suo tempo, non sottacesse ad un significato spregiativo, tra l’altro).A volte furono denominati anche ‘casari’ o ‘tedeschi’.La confusione è stata per secoli trionfante…

Il Merzario aggiunge che l’applicazione dei precetti di Vitruvio, sebbene con talune caratteristiche innovazioni,fu sempre imitata dalla scuola Lombarda; i libri di Vitruvio erano andati perduti e furono ritrovati molto  più tardi a Montecassino; i precetti venivano tramandati e insegnati oralmente e tradizionalmente da que’ Maestri.