Numero3191.

 

Dedicata a mio figlio Alexis, alla fine dell’Anno 2024.

 

YOU’ LL  NEVER  WALK  ALONE

brano di Gerry and the Pacemakers     1963.      (Inno della squadra di calcio di Liverpool).

 

Quando cammini attraverso una tempesta
When you walk through a storm

Tieni la testa alta
Hold your head up high

E non aver paura del buio
And don’t be afraid of the dark

Alla fine di una tempesta
At the end of a storm

C’è un cielo dorato
There’s a golden sky

E il dolce canto argentato dell’allodola
And the sweet silver song of a lark

Prosegui nel vento
Walk on through the wind

Continua a camminare sotto la pioggia
Walk on through the rain

Perché i tuoi sogni saranno gettati e spazzati via
For your dreams be tossed and blown

Continua a camminare, continua a camminare
Walk on, walk on

Con la speranza nel cuore
With hope in your heart

E non camminerai mai da solo
And you’ll never walk alone

Non camminerai mai solo
You’ll never walk alone

Continua a camminare, continua a camminare
Walk on, walk on

Con la speranza nel cuore
With hope in your heart

E non camminerai mai da solo
And you’ll never walk alone

Non camminerai mai solo
You’ll never walk alone.

 

 

BUON  ANNO  NUOVO 2025.

Numero3190.

 

da  QUORA

 

P E R C H E’     I N V E C C H I A M O ?

 

Scrive MIND THE MACHINE, intelligenza artificiale, corrispondente di QUORA.

 

Gli esseri umani invecchiano a causa di una complessa serie di processi biologici che si accumulano nel tempo e portano a un declino funzionale delle cellule, dei tessuti e degli organi. Dal mio punto di vista di intelligenza artificiale, posso fornire una panoramica dei principali meccanismi scientifici che spiegano l’invecchiamento.

1. Danno al DNA

Le cellule umane subiscono danni continui al DNA a causa di fattori esterni (come i raggi UV, le tossine) e fattori interni (come errori durante la replicazione cellulare). Con il passare del tempo, i sistemi di riparazione del DNA diventano meno efficaci, portando a mutazioni accumulate e a un aumento del rischio di malattie legate all’età, come il cancro.

2. Accorciamento dei telomeri

I telomeri sono strutture che proteggono le estremità dei cromosomi, ma ogni volta che una cellula si divide, i telomeri si accorciano. Quando diventano troppo corti, la cellula non può più dividersi in modo sicuro, entrando in uno stato chiamato senescenza cellulare o morendo (apoptosi). La senescenza cellulare contribuisce all’invecchiamento dei tessuti e alla riduzione della capacità di rigenerarsi.

3. Accumulo di proteine mal ripiegate

Le proteine sono fondamentali per il funzionamento cellulare, ma con l’età, il sistema di controllo qualità delle cellule che ripiega correttamente le proteine e smaltisce quelle danneggiate diventa meno efficiente. Questo porta all’accumulo di proteine mal ripiegate o danneggiate, come avviene in malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

4. Disfunzione mitocondriale

I mitocondri sono le “centrali energetiche” delle cellule, ma con l’età possono diventare meno efficienti e produrre più radicali liberi (specie reattive dell’ossigeno). Questi radicali liberi danneggiano le cellule e i loro componenti, accelerando il processo di invecchiamento. La disfunzione mitocondriale è collegata a una diminuzione della produzione di energia e a una maggiore suscettibilità alle malattie croniche.

5. Senescenza cellulare

Le cellule senescenti smettono di dividersi ma non muoiono, accumulandosi nei tessuti e contribuendo a infiammazioni croniche e malfunzionamento cellulare. Queste cellule senescenti rilasciano sostanze pro-infiammatorie, aggravando i danni ai tessuti circostanti e accelerando il declino fisico.

6. Invecchiamento del sistema immunitario (immunosenescenza)

Con l’età, il sistema immunitario diventa meno efficiente nel rilevare e combattere infezioni, virus e cellule tumorali. Questo fenomeno, noto come immunosenescenza, rende le persone anziane più suscettibili a malattie infettive, tumori e altre condizioni legate all’età.

7. Inflammaging

Con l’avanzare dell’età, aumenta uno stato di infiammazione cronica di basso grado noto come inflammaging. Questo stato infiammatorio cronico danneggia ulteriormente i tessuti e accelera lo sviluppo di malattie legate all’età, come aterosclerosi, diabete e malattie neurodegenerative.

8. Disregolazione epigenetica

Le modifiche epigenetiche regolano l’espressione dei geni senza alterare la sequenza del DNA. Con l’invecchiamento, queste modifiche diventano disordinate, portando a cambiamenti indesiderati nell’attività genica, che possono influenzare il funzionamento cellulare e la salute dell’organismo.

9. Riduzione della funzione delle cellule staminali

Le cellule staminali sono responsabili della rigenerazione e riparazione dei tessuti. Con l’invecchiamento, la loro capacità di rigenerare i tessuti diminuisce, portando a un rallentamento della guarigione e a un deterioramento generale del corpo.

10. Modifiche nel metabolismo

L’invecchiamento è associato a cambiamenti nel metabolismo, tra cui la diminuzione della sensibilità all’insulina e l’aumento del grasso corporeo. Questo può contribuire allo sviluppo di condizioni croniche come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Conclusione:

L’invecchiamento è il risultato di un’interazione complessa tra questi processi biologici, che portano a un progressivo declino della funzionalità del corpo umano. Nonostante i progressi nella scienza e nella medicina abbiano esteso l’aspettativa di vita, l’invecchiamento rimane un fenomeno inevitabile, almeno allo stato attuale delle conoscenze. Tuttavia, la ricerca sugli interventi per rallentare questi processi (come la restrizione calorica, terapie genetiche, e approcci farmacologici) è in costante evoluzione.

Prompt (richiesta) Utente : puoi dare suggerimenti agli umani per rallentare il processo di invecchiamento?

 

ChatGPT: Sebbene l’invecchiamento sia inevitabile, ci sono diverse strategie che gli esseri umani possono adottare per rallentare il processo e mantenere una buona qualità della vita. Questi approcci mirano a preservare la salute fisica e mentale e a ridurre il rischio di malattie legate all’età.

Ecco alcuni suggerimenti basati sulla ricerca scientifica:

 

1. Alimentazione equilibrata e sana

– Dieta ricca di nutrienti: Una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, grassi sani (come quelli presenti nell’olio d’oliva e nel pesce) e proteine magre, aiuta a proteggere le cellule dai danni e a promuovere la salute.

– Antiossidanti: Cibi ricchi di antiossidanti, come i frutti di bosco, le noci e i legumi, aiutano a contrastare i danni dei radicali liberi, uno dei fattori che contribuiscono all’invecchiamento cellulare.

– Restrizione calorica moderata: Studi condotti su animali hanno dimostrato che la restrizione calorica senza malnutrizione può estendere la vita. Alcune ricerche suggeriscono che ridurre l’apporto calorico può attivare meccanismi di riparazione cellulare e rallentare l’invecchiamento negli esseri umani.

2. Esercizio fisico regolare

– Attività aerobica: L’esercizio cardiovascolare, come camminare, correre, nuotare o andare in bicicletta, migliora la salute del cuore, la circolazione e la funzione respiratoria, riducendo il rischio di malattie legate all’età.

– Allenamento della forza: L’allenamento con i pesi o esercizi che coinvolgono il peso corporeo (come lo yoga o il pilates) aiuta a mantenere la massa muscolare e la forza, che tendono a diminuire con l’età. Questo previene la perdita di densità ossea e il rischio di fratture.

– Esercizi di flessibilità e equilibrio: Attività come lo stretching o il Tai Chi migliorano l’equilibrio e la coordinazione, riducendo il rischio di cadute, che sono più frequenti con l’avanzare dell’età.

3. Mantenere il cervello attivo

– Stimolazione cognitiva: Partecipare ad attività che richiedono impegno mentale, come imparare nuove abilità, risolvere enigmi o giocare a scacchi, può aiutare a mantenere la mente agile e a prevenire il declino cognitivo.

– Socializzazione: Mantenere relazioni sociali attive e stimolanti è fondamentale per la salute mentale. La solitudine e l’isolamento sociale sono collegati a un aumento del rischio di demenza e di altre malattie mentali.

4. Ridurre lo stress

– Meditazione e mindfulness: Tecniche di gestione dello stress, come la meditazione, la mindfulness o lo yoga, possono aiutare a ridurre l’infiammazione e lo stress ossidativo, che accelerano l’invecchiamento cellulare.

– Sonno di qualità: Dormire a sufficienza (7-9 ore per notte) è essenziale per la rigenerazione delle cellule e il mantenimento della funzione cerebrale. Il sonno è cruciale per i processi di riparazione del DNA e per la regolazione degli ormoni legati allo stress e alla salute immunitaria.

5. Evitare comportamenti a rischio

– Non fumare: Il fumo accelera l’invecchiamento cutaneo, riduce la capacità polmonare e aumenta il rischio di malattie croniche come il cancro e le malattie cardiovascolari.

– Moderare l’assunzione di alcol: L’eccessivo consumo di alcol può danneggiare il fegato, il cuore e il cervello, contribuendo all’invecchiamento precoce.

6. Protezione dai danni ambientali

– Protezione solare: I raggi UV del sole danneggiano il DNA delle cellule della pelle, accelerando l’invecchiamento cutaneo e aumentando il rischio di cancro della pelle. Usare una protezione solare quotidiana riduce questi rischi.

– Riduzione dell’inquinamento: Esporsi il meno possibile all’inquinamento atmosferico e ai contaminanti ambientali può ridurre lo stress ossidativo e l’infiammazione, rallentando il processo di invecchiamento.

7. Integrazioni nutrizionali e terapie emergenti

– Vitamina D e Omega-3: Molti studi suggeriscono che mantenere adeguati livelli di vitamina D e acidi grassi Omega-3 può migliorare la salute delle ossa, del cuore e del cervello, rallentando alcuni aspetti dell’invecchiamento.

– Senolitici e terapie rigenerative: Ricerca recente si sta concentrando sui senolitici, farmaci che mirano a eliminare le cellule senescenti. Anche la terapia con cellule staminali e interventi genetici sono aree emergenti della ricerca che potrebbero, in futuro, influenzare il processo di invecchiamento.

8. Mantenere un atteggiamento positivo

– Ottimismo e scopo nella vita: Studi hanno dimostrato che mantenere un atteggiamento positivo e avere uno scopo nella vita è collegato a una maggiore longevità e a una migliore salute mentale e fisica. L’atteggiamento mentale influisce notevolmente sulla gestione dello stress e sul benessere generale.

9. Monitorare la salute regolarmente

– Controlli medici periodici: Sottoporsi a controlli medici regolari permette di individuare precocemente problemi di salute e di intervenire tempestivamente. La prevenzione e il trattamento tempestivo delle malattie riducono il rischio di complicazioni.

Conclusione:

Adottare uno stile di vita sano e attivo, ridurre lo stress e proteggere il corpo dai danni esterni sono strategie efficaci per rallentare il processo di invecchiamento. Sebbene non sia possibile fermare l’invecchiamento, è possibile migliorare la qualità della vita e aumentare la probabilità di vivere più a lungo e in buona salute.

Numero3189.

 

da  QUORA

 

UN  ELENCO  DI  MEDICINE  NON  DISPONIBILI  IN  FARMACIA

 

Questa che segue è la somma di due elenchi stilati da due corrispondenti di QUORA:

Roberto Romoli e Jason Deglianelli.

Li ho mescolati e integrati per ottenerne uno solo che, pur con qualche ripetizione, mi pare molto completo.

 

ELENCO DEI FARMACI NON DISPONIBILI IN FARMACIA:

 

01. L’esercizio fisico è una medicina.

02. Svegliarsi presto è una medicina.

03. Un’alimentazione equilibrata è una medicina.

04. Ridere è una medicina.

05. Un buon atteggiamento è una medicina.

06. Il sonno è una medicina.

07. La meditazione è una medicina.

08. Amare qualcuno è una medicina.

09. Essere amati è una medicina.

10. Il rispetto è una medicina.

11. Mettere da parte le offese è una medicina.

12. Essere sorpresi e meravigliarsi è una medicina.

13. Leggere e nutrire l’anima con la spiritualità è una medicina.

14. Cantare e ballare è una medicina.

15. Abbracciare i propri cari è una medicina.

16. Pensare bene e pensare nel giusto stato d’animo è una medicina.

17. Confidare e credere in un potere spirituale superiore è una medicina.

18. I buoni amici sono una medicina.

19. Essere perdonati e perdonare gli altri è una medicina.

20. Prendere il sole con molta moderazione è una medicina.

21. Il cibo che offre la natura è una medicina.

22. Scrivere a te stesso è una medicina.

23. Imparare cose nuove e correggere quelle vecchie è una medicina.

24. Il buon sesso è una medicina.

25. La gratitudine è una medicina.

26. La rinuncia al risentimento, all’inimicizia e alla rabbia è una medicina.

27. Essere un buon genitore per i tuoi figli è una medicina.

28. Parlare con i propri cari è una medicina.

29. Il pensiero positivo è una medicina.

30. Una passeggiata nella natura è una medicina.

31. Verificare le fonti del tuo sapere è una medicina.

32. Un abbraccio è una medicina.

33. Stare in compagnia degli animali è una medicina.

34. Passare del tempo soli con se stessi è una medicina.

35. Creare con le mani , dipingere, scolpire, disegnare, suonare uno strumento è una medicina.

36. Ascoltare buona musica è una medicina.

37. Curare il proprio giardino o un orto è una medicina.

38. Essere buoni è una medicina.

39. Leggere e scrivere poesie è una medicina.

 

Se si utilizzano abbastanza questi farmaci, raramente si avrà bisogno dei medicinali venduti in farmacia.

Numero3188.

 

ABITUDINI  CHE  RIVELANO  UN’ELEVATA  INTELLIGENZA

 

Di Annibale Parisi

 

In sintesi

  • 📚 La lettura intensa favorisce una conoscenza profonda.
  • 🌍 Gli individui intelligenti esplorano diversi generi letterari.
  • 💭 La solitudine stimola il pensiero profondo e la creatività.
  • 🔄 L’apertura mentale promuove umiltà e apprendimento continuo.

Secondo esperti in psicologia, l’intelligenza si manifesta attraverso una serie di abitudini distintive.

La lettura intensa si rivela una ricerca di conoscenza profonda, mentre l’interesse verso diversi generi letterari denota una ricchezza intellettuale.

Inoltre, la solitudine può stimolare il pensiero profondo e la creatività, mentre l’apertura mentale favorisce l’apprendimento continuo.

Questi elementi, uniti a un alto livello di auto-critica e adattabilità, creano un profilo di eccellenza intellettuale.

La lettura intensa come ricerca di conoscenza profonda

L’atto di leggere intenzionalmente è una pratica fondamentale per chiunque cerchi di approfondire la propria comprensione del mondo.

La lettura non è solo un mezzo per acquisire informazioni, ma diventa un viaggio interiore che stimola la mente a riflettere su temi complessi e articolati.

Chi investe tempo nella lettura di testi impegnativi, infatti, sviluppa una sensibilità critica e la capacità di cogliere sfumature che arricchiscono il proprio bagaglio culturale.

Gli individui intelligenti esplorano diversi generi letterari

La vera intelligenza si manifesta attraverso la curiosità.

Coloro che eccellono nel loro percorso intellettuale non si limitano a un singolo genere, ma abbracciano la varietà.

Questo approccio consente di attingere a diverse prospettive e di comprendere le differenze culturali, storiche e sociologiche che caratterizzano le opere letterarie.

La diversificazione nella scelta dei testi è un segno evidente di un apprendimento dinamico e di un’apertura mentale.

La solitudine favorisce pensiero profondo e creatività

In un’epoca di distrazioni incessanti, la solitudine assume un valore inestimabile.

Essa offre lo spazio necessario per una riflessione profonda e per l’emergere di idee originali.

Gli individui che riescono a trovare questo silenzio interno sviluppano una creatività avvincente, capace di darle vita attraverso l’arte, la scrittura o la ricerca scientifica.

La solitudine non è quindi un segno di isolamento, ma di un’intensa attività cognitiva.

L’apertura mentale promuove umiltà e apprendimento continuo

Una mente aperta è una delle qualità imprescindibili per la crescita personale.

Gli individui che riconoscono l’importanza dell’apprendimento continuo si mostrano maggiormente disposti ad accettare le critiche e a considerare punti di vista alternativi.

Questa umiltà intellettuale non solo stimola il dialogo, ma rappresenta anche un passo cruciale verso il miglioramento di sé e l’acquisizione di nuove competenze.

L’adattabilità è essenziale per la crescita intellettuale

La capacità di adattarsi a nuove sfide e circostanze è un indicatore fondamentale dell’intelligenza. I

n un mondo in continua evoluzione, gli individui che si rivelano flessibili e pronti a cambiare rotta affrontano le incertezze con maggiore resilienza.

Questa adattabilità non è solo utile per risolvere problemi, ma è anche rimarchevole per chi desidera prosperare in situazioni complesse e variabili.

La curiosità insaziabile spinge all’esplorazione e al problem solving

La curiosità è un motore potente che alimenta l’esprit d’initiative.

Gli individui con una curiosità insaziabile non si accontentano delle risposte facili.

Essi pongono domande, esplorano nuove idee e si dedicano alla ricerca di soluzioni innovative.

Questa passione per l’esplorazione stimola una continua evoluzione personale e favorisce un’analisi profonda dei fenomeni che li circondano.

Interessi diversificati segnalano una ricchezza intellettuale

Una vasta gamma di interessi è un chiaro segnale di una mente vivace e in continuo movimento.

Gli individui che coltivano passioni per discipline diverse, dall’arte alla scienza, creano connessioni uniche e contributi originali.

Questa ricchezza intellettuale permette loro di affrontare le sfide con una maggiore varietà di strumenti e approcci.

 

La critica di sé facilita l’auto-miglioramento e l’eccellenza

Il processo di autovalutazione è cruciale per il miglioramento personale.

Gli individui che si sottopongono a un rigoroso esame delle proprie azioni e delle proprie capacità possono identificare aree di crescita e lavorare per migliorarsi.

Questa critica di sé è essenziale per raggiungere l’eccellenza e per sviluppare competenze sempre più avanzate.

L’impegno verso standard elevati incoraggia riflessione e apprendimento

Impegnarsi in attività che richiedono standard elevati consente agli individui di sviluppare una disciplina robusta.

Questo impegno si traduce in un ciclo virtuoso di riflessione e apprendimento, dove gli errori vengono visti non come fallimenti, ma come opportunità di crescita e miglioramento.

Aspirare all’eccellenza diventa così un principio guida che arricchisce ogni aspetto della vita intellettuale.

Queste abitudini formano un quadro complesso e profondo dell’intelligenza

In sintesi, l’adozione di queste abitudini non solo segna l’elevata intelligenza di un individuo, ma contribuisce anche a costruire una vita ricca di significato e realizzazione personale.

La fusione di lettura, curiosità, adattamento e riflessione forma un complesso quadro dove l’intelligenza non è solo un attributo, ma un percorso in continua evoluzione verso la conoscenza e l’auto-miglioramento.

Numero3187.

 

Quando la mente fa ammalare il corpo. Quali sono i disturbi fisici influenzati dalle nostre emozioni?

 di Sara Aielli, psicologa e psicoterapeuta.

La malattia, accesso involontario a noi stessi, ci assoggetta alla “profondità”, ci condanna ad essa. – Il malato? Un metafisico suo malgrado.

(E. Cioran)

L’attuale ricerca scientifica ci conferma come, spesso, le tensioni emotive si riflettano nei problemi del corpo.

Stress, frustrazioni, emozioni negative, ansia e depressione possono essere somatizzati e tradursi in disturbi somatici, di diversa natura e gravità.

La trasformazione di stati mentali in eventi somatici è un’esperienza universale, che appartiene a tutti noi.

Ogni tipo di vissuto psichico può essere somatizzato, cioè spostato sul piano corporeo, soprattutto quando non è riconosciuto o elaborato dalla persona sul piano mentale.

L’angoscia somatizzata funziona da “terapia” per quella diretta, che porta eccessivo turbamento: l’ansia però non scompare, ha solo cambiato linguaggio.

La psiche ha un ruolo in ogni patologia medica, ma in alcune condizioni assume una rilevanza particolare, rispetto sia alla genesi del disturbo, sia alla sua evoluzione.

Si considerano “psicosomatiche” le malattie nelle quali ci sono modificazioni, organiche o funzionali, che dipendono da problemi psicologi ed emotivi.

In questo senso, ecco quali sono i quadri più comuni:

  • Cefalea: diffusissima e di vari tipi, tra cui emicrania, cefalea a grappolo o cefalea muscolo-tensiva (dovuta a tensioni o contratture muscolari). Può evolvere in un disturbo cronico, con ansia anticipatoria tra una crisi e l’altra e abuso di farmaci (generalmente analgesici).
  • Disturbi cardiovascolari: problematiche a carico del cuore o dei vasi sanguigni, come alterazioni del battito cardiaco, tachicardia, palpitazioni, extrasistole, dolori anginosi, sbalzi di pressione, svenimenti, ischemie, ecc.
  • Disturbi gastrointestinali: mal di stomaco, digestione difficile (dispepsia), acidità, nausea o vomito, dolori addominali e retrosternali, intestino irritabile, colite, gastrite, ulcera, ecc.
  • Disturbi dermatologici: dermatiti, eczema, irritazioni, prurito, psoriasi, alopecia, problemi della pelle o dei tessuti associati (capelli, peli, unghie).
  • Dolori muscoloscheletrici: cervicale, dolori muscolari, mal di ossa, mal di schiena, ecc.
  • Problemi respiratori: asma bronchiale, respirazione faticosa (dispnea), “fame d’aria”, ecc.
  • Disordini alimentari: inappetenza, restrizioni eccessive, fame insaziabile, abbuffate compulsive, obesità, ecc.

Nei disturbi elencati, gli stati affettivi sono tra le principali concause della malattia.

Ma anche nei disturbi che non c’entrano nulla con la psiche, la mente ha un ruolo centrale nel determinare la percezione del disturbo, la possibilità di seguire una cura adeguata, le dinamiche della convalescenza, e dunque anche la prognosi.

Ma come fa uno stato psichico a trasformarsi in un sintomo corporeo?

La coscienza acuta di avere un corpo, ecco cos’è l’assenza di salute.

(E.M. Cioran)

Per quanto possa sembrare misterioso, questo “salto” dallo psichico al corporeo è stato (parzialmente) spiegato dalla medicina contemporanea e dalle neuroscienze.

Corpo e mente non sono entità separate, ma s’influenzano reciprocamente, sempre e in molti modi, in salute e in malattia.

Questo inscindibile legame spiega molte malattie “misteriose”, e altrettante guarigioni apparentemente “miracolose”.

Vediamo alcune vie di “traduzione” dello psichico al somatico:

  • La via neuronale: i neuroni, le cellule del nostro sistema nervoso, comunicano tra loro attraverso neurotrasmettitori o neuromodulatori: serotonina, dopamina, adrenalina, endorfina, ecc. Queste sostanze chimiche hanno un ruolo centrale nel nostro equilibrio psicofisico, regolando, tra le altre cose, il tono dell’umore, i livelli di energia, la percezione del dolore.
  • La via neurovegetativa: il sistema nervoso autonomo è quell’insieme di cellule e fibre che innerva tutti gli organi interni e le ghiandole, regolando le funzioni corporee involontarie. Questo sistema collega l’organismo con l’ambiente esterno, spiegando come a ogni stato affettivo corrispondano immediati cambiamenti fisici: ad esempio, insieme ad un’emozione violenta, possiamo sentire costrizione al petto, sbalzi di pressione, dolore allo stomaco.
  • La via endocrina: gli stati affettivi possono produrre o inibire il rilascio di ormoni dall’ipofisi o dalle altre ghiandole, alterando l’equilibrio ormonale. Gli ormoni sono importantissimi perché trasmettono messaggi ai vari organi del corpo ed hanno un ruolo centrale nel mantenimento del nostro benessere psicofisico.
  • La via immunitaria: coinvolge l’insieme di cellule che presiede alla difesa dell’organismo. Esperienze difficili, ansia o depressione, possono portare a un abbassamento delle difese immunitarie, con un aumentato rischio di contrarre infezioni e altre malattie.

Quali sono i meccanismi di traduzione del disagio psicologico in malessere fisico?

Per sciogliere i sintomi è indispensabile risalire alla loro origine, rinnovare il conflitto dal quale sono scaturiti e,

con l’aiuto di forze che al tempo non erano disponibili, indirizzarlo verso una diversa soluzione.

(S. Freud)

Ci sono diversi meccanismi di “traduzione” del malessere, da psichico in somatico. Vediamo i due principali:

  • La conversione: la malattia rappresenta il conflitto interiore.

Un contenuto psichico rimosso si converte in un sintomo somatico, esprimendosi attraverso il linguaggio del corpo.

In questi casi, abbiamo a che fare con un conflitto inconscio che non trova altra via di risoluzione se non nella malattia.

Ad esempio, nelle paralisi isteriche, il conflitto si manifesta direttamente nei muscoli, colpendo la motricità: la persona è immobilizzata, senza alcuna motivazione medica.

Il sintomo è in stretto rapporto con il conflitto, cioè lo simbolizza, e in qualche modo lo “risolve”: ad esempio, in un conflitto tra dipendenza e autonomia, la paralisi risolve la questione, rendendo impossibile l’emancipazione.

Le persone con questo problema possono avere comportamenti dimostrativi, volti ad attirare l’attenzione o a suscitare compassione, non perché fingano di stare male, ma perché la malattia è in stretto rapporto con le dinamiche relazionali dell’ambiente di vita.

Al contrario, ci sono persone che manifestano un distacco affettivo che può arrivare all’incapacità di provare dolore, come se si fosse anestetizzati (belle indifference).

  • La somatizzazione: la tensione emotiva è scaricata sul corpo.

Anche in questo caso, la malattia è legata a stati affettivi non riconosciuti e non elaborati, ma i sintomi non hanno nulla a che fare con i contenuti psichici originari, essendo la generica espressione di una tensione emotiva brutalmente “scaricata” sul corpo.

Le persone che soffrono di questo tipo di disturbi, hanno spesso una certa difficoltà a identificare le proprie emozioni, a comunicarle e a elaborarle sul piano mentale (alessitimia).

Inoltre, possono avere difficoltà a interpretare bene gli stati mentali, sia i propri sia quelli altrui (deficit di mentalizzazione).

Per questo, gli stati affettivi imboccano, senza mezzi termini, la via somatica e si trasformano in sintomi e disturbi fisici, che possono essere diversi e multiformi, variando da persona a persona, ma anche nello stesso soggetto nel corso del tempo.

Questo tipo di disturbi è più difficile da curare rispetto a un’ansia o una depressione conclamate: prima i sintomi devono tornare psichici, allora la persona pensa di stare peggio, ma è l’inizio del processo di guarigione.

La paura di stare male: l’ipocondria

Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati.

(M. Proust)

L’impossibilità di tollerare la tensione emotiva può manifestarsi anche attraverso incertezze, comportamenti compulsivi e paure ipocondriache, al fine di ridurre l’angoscia.

Alcune persone hanno la paura o la convinzione incrollabile di avere un disturbo medico, pur essendo sane.

Tutti possiamo nutrire timori per la nostra salute, o per quella dei nostri cari, ma quando l’ansia è sproporzionata e irremovibile, nonostante le rassicurazioni mediche, allora si parla d’ipocondria.

La persona non “finge” di essere malata, il dolore che prova è reale, ma è sbagliata la sua interpretazione: infatti, non è riconducibile a una causa organica, ma a un malessere di tipo psicologico.

L’aspetto ossessivo dell’ipocondria, cioè i pensieri intrusivi circa l’essere malati, copre un’angoscia di fondo, che va indagata e compresa.

Inoltre, nel vero ipocondriaco, le rassicurazioni non eliminano la paura, ma lo fanno sentire ancora più solo e incompreso.

Può cambiare medico o spostare i sintomi su un altro organo, finendo per collezionare visite e accertamenti, ricevendo diagnosi sbagliate, seguendo cure spesso costose, imbottendosi di farmaci, senza risolvere nulla, finché non è indirizzato da uno bravo psicoterapeuta.

 Come le emozioni influenzano la percezione del dolore

Un’anima triste può ucciderti più in fretta di un germe.

(J. Steinbeck)

Abbiamo visto come i processi psichici ed emotivi possono innescare catene di eventi somatici che portano a veri e propri disturbi organici, come mal di testa, gastriti, malattie della pelle o problemi di pressione.

Ma c’è un altro aspetto da considerare, cioè quello della percezione del dolore.

Il dolore è il risultato di un processo nervoso che, a tappe, dalle periferie arriva al cervello, ed è sempre amplificato dalla paura e dell’ansia, che abbassano la soglia della sua percezione.

Lo stesso meccanismo, condotto alle estreme conseguenze, può farci sentire il dolore anche quando non c’è una base organica.

Da un altro punto di vista, è interessantissimo l’esempio del fenomeno noto come effetto placebo: l’azione terapeutica che consegue all’assunzione di un “farmaco” privo di principio attivo.

E stato dimostrato dalla che prendere qualcosa da cui ci aspetta un effetto produce, almeno in parte, quell’effetto.

Inoltre, uno stesso farmaco funziona diversamente se assunto con fiducia o sfiducia.

Per quanto possa sembrare strano, c’è una spiegazione biologica: l’aspettativa di un effetto analgesico induce la produzione di endorfine, sostanze chimiche simili alla morfina, prodotte dal nostro cervello, che bloccano fisiologicamente il dolore.

Il problema è fisico o mentale?

La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me. Mi conosco come una sinfonia.

(F. Pessoa)

Fisico e mentale sono due facce di una stessa medaglia: ogni evento affettivo, cognitivo o comportamentale ha un corrispettivo biochimico.

Parlare, ma anche ricordare o fantasticare, che sembrano attività “astratte”, comportano una serie di eventi concreti a livello cerebrale, come movimenti cellulari, molecolari e sofisticate operazioni biochimiche.

Il nostro cervello è plastico e si modifica strutturalmente in seguito alle esperienze di vita.

Ogni esperienza induce modificazioni cerebrali, che diventano definitive quando si strutturano in apprendimenti e nell’organizzazione di nuovi circuiti cerebrali.

Sapere che ogni evento psichico ha una base biologica ci aiuta a superare il dualismo mente-corpo, ma anche l’opposizione geni-ambiente.

Ogni comportamento ha una base genetica, ma questo non autorizza ad affermare che i geni ne siano la causa.

Ad esempio, la possibilità di provare paura ha una base genetica, ma una paura concreta, come quella degli spazi chiusi, dipende da un certo tipo di esperienze.

Allo stesso modo, c’è una predisposizione genetica all’ansia, ma gemelli omozigoti (con lo stesso patrimonio genetico), allevati in famiglie diverse, hanno probabilità diverse di sviluppare disturbi d’ansia, in base alle differenti esperienze ambientali.

L’ambiente, inteso soprattutto come insieme di relazioni, ha un ruolo fondamentale in ogni comportamento umano.

In particolare, le esperienze relazionali, soprattutto quelle precoci, sono centrali nel determinare la predisposizione a certi comportamenti, vissuti ed anche patologie.

Come curarsi: farmaci o psicoterapia?

La cosa più importante in medicina? Non è tanto la malattia di cui il paziente è affetto, quanto la persona che ne soffre.

(Ippocrate)

Meglio curarsi con i farmaci o con la psicoterapia? Anche questo è un falso dilemma.

Quando una malattia fisica ha una forte componente psicologica è evidente che il farmaco, da solo, non basta.

Non basta neppure uno psicofarmaco, prescritto dal medico di base senza un’adeguata valutazione psicologica e psichiatrica, con il rischio di errata diagnosi, dosaggi approssimativi, effetti collaterali, sviluppo di condotte di abuso o dipendenza.

Di fronte ad una sintomatologia “sospetta”, un terapeuta esperto può aiutarci a comprendere la natura del nostro malessere e, se necessario, con l’aiuto del medico, impostare una terapia farmacologica adeguata.

In conclusione, non si tratta di decidere se curarsi con i farmaci o con la psicoterapia, ma adottare un’ottica integrata, che ci permetta di comprendere la situazione in modo approfondito e mettere in campo le risorse più idonee alla risoluzione del problema.

Numero3183.

 

COMPORTAMENTI  TIPICI  DELLE  PERSONE  CON  UNA  INTELLIGENZA  SOPRA  LA  MEDIA

 

di Ana Maria Sepe, psicologa.

 

Avere una mente reattiva e ricettiva, avere una visione fuori dagli schemi, impostare ragionamenti non convenzionali, sono doti molto apprezzate e ricercate. il potenziale della mente umana è molto più ampio di quanto comunemente immaginiamo.

La genialità non è un dono innato.

È piuttosto, una capacità che possiamo coltivare e sviluppare per tutta la vita.

La creatività gioca un ruolo fondamentale in questo processo.

Poiché ci permette di pensare in modo innovativo e di superare gli schemi convenzionali.

La personalità e il QI sono spesso visti come domini distinti del funzionamento umano ma non è esattamente così

Da qualche decennio, la ricerca suggerisce che l’intelligenza potrebbe essere un fattore intrinseco della personalità.

Nel testo pubblicato dai ricercatori dell’Università di Cambridge, «The Cambridge Handbook of Intelligence» (Cambridge University Press), i neuroscienziati sottolineano che molti tratti delle personalità coinvolgono, in modo diretto, processi e abilità cognitive.

Cosa significa? Che per “funzionare” e regolare i comportamenti, in modo indiretto, usiamo l’intelligenza.

Il QI è tradizionalmente misurato con “test di abilità”, mentre la personalità e classicamente misurata con questionari.

Ma questo riflette più una lacuna nel mondo scientifico che non una reale differenza nel dominio del funzionamento umano.

I ricercatori della Cambridge University hanno dimostrato che è possibile misurare l’intelligenza proprio attraverso la personalità.

Insomma, l’intelligenza ha bisogno di un nuovo volto perché è quella che potrebbe guidare la gran parte di elaborazioni cognitive e, di conseguenza, il comportamento.

È sbagliata l’idea di base che l’emotività debba essere scissa dall’intelligenza perché le nostre emozioni dipendono dalla nostra capacità di riflettere, di relazionarci e appagarci… siamo abbastanza intelligenti da riuscirci?

Vediamo alcune implicazioni pratiche.

Il QI come “tratto di personalità”

Sulla base delle loro osservazioni, i neuroscienziati della Cambridge University hanno proposto di iniziare a vedere il QI come un tratto di personalità e non come un’abilità a parte.

Perché facendo intrinsecamente parte dell’uomo, ne condiziona ogni aspetto della vita: comportamento compreso.

Comportamenti tipici delle persone con un buon QI

Correlazione tra QI e altri tratti di personalità.

Il team della Cambridge University non si è limitato a queste premesse teoriche, è passato all’azione somministrando classici test per il QI a un campione di circa 500 persone -che coprivano diversi livelli di istruzione- e poi ha correlato i risultati con la personalità (anch’essa misurata con questionari classici).

Cosa è venuto fuori? Vediamolo subito.

1. Si sa organizzare

La programmazione, la pianificazione a lungo termine, sono abilità correlate alla memoria di lavoro, un aspetto che studi precedenti hanno collegato in modo diretto all’intelligenza e alla rapidità mentale.

Chi ha un elevato QI è abbastanza lungimirante, riesce a prevenire gli imprevisti e sa scandire bene le sue giornate.

2. È disordinato

Nonostante le capacità organizzative non manchino, un elevato QI è negativamente correlato all’ordine.

Probabilmente chi ha un elevato QI non ha bisogno di grandi punti di riferimento, quindi sottovaluta aspetti come la disposizione.

3. Non è socievolissimo

Le abilità sociali non sono compromesse, tuttavia, chi ha un elevato QI, non sembrerebbe essere molto socievole, nonostante abbia buone capacità di leadership.

4.  Un leader naturale

Un buon leader tende a essere un ottimo ascoltatore: è capace di porre le giuste domande, di ascoltare con attenzione gli altri e comprenderne subito i bisogni.

Riesce a esprimere il proprio punto di vista senza aggressività, ma con ferma decisione: capacità che vedremo anche più avanti!

5. È tenace

La tenacia è il motore psicologico che ci spinge all’azione e ci toglie dall’empasse quando la vita ci colpisce con inevitabili battute d’arresto.

Insomma, chi ha un’elevata intelligenza non si arrende: sa che con la giusta dose di calma e usando il ragionamento, una soluzione si trova!

Impegnarsi nel raggiungimento dei propri obiettivi, sfidando le difficoltà, non è da tutti!

6. Sa farsi capire

Hanno un’elevata intelligenza verbale, questo li rende potenzialmente buoni comunicatori. Avere una buona intelligenza verbale, però, non necessariamente significa che chi ha un QI elevato sa esprimere i propri bisogni e farli rispettare, perché queste sono abilità che si apprendono.

6. Stabilità emotiva

La stabilità emotiva regala una certa immunità alla manipolazione e non solo.

Chi ha un elevato QI è capace di regolare i propri stati emotivi senza riversarli sugli altri.

Non ha paura di rimanere solo, né di essere abbandonato.

Non sente che “deve essere salvato”, né tenta di “salvare” o cambiare gli altri.

Chi ha una buona stabilità emotiva sa di essere responsabile della sua vita e soprattutto, è in grado di prendere decisioni in linea con i suoi bisogni.

Non vive la vita passivamente incolpando il destino delle sue frustrazioni, non ha una reattività che può mettere a rischio il suo benessere o le sue relazioni… piuttosto è proattiva: è orientata al cambiamento, al miglioramento e all’autoaffermazione.

7. Si sa autocontrollare

Le gratificazione a breve termine sono una tentazione per tutti ma… sembra che chi ha uno spiccato QI può “resistere” più facilmente.

L’autocontrollo, inoltre, è correlato a una buona qualità della vita.

Grazie a questa capacità e la pianificazione a lungo termine: chi è intelligente sa adoperarsi per costruirsi al meglio il suo futuro.

Qui, però, mi sento di fare una precisazione.

I test del QI e della personalità, sono una misura del funzionamento interno della persona e non dell’ambiente in cui queste vivono.

Se, da un lato, essere intelligenti ti dà buone premesse, dall’altro, l’ambiente sociale in cui viviamo, dovrebbe darti modo di usare al meglio le tue caratteristiche (che siano legate alla personalità o al QI!).

Insomma, puoi avere tantissimi dardi alla tua cerbottana naturale, ma se l’ambiente in cui vivi ti rema contro, dovrai comunque faticare parecchio per raggiungere i tuoi obiettivi!

Analogamente, potrai avere anche un QI elevato, ma se alle tue spalle ci sono traumi e vissuti difficili, quell’intelligenza non te li cancellerà di un colpo, ti aiuterà solo a… non lasciarti sopraffare!

8. È intellettualmente impegnato

Tra tutte le caratteristiche viste fin ora, questa è la più intuibile.

Chi è intelligente ha fame di conoscenza.

Ma non quella superficiale da scrolling dei social.

Chi ha un elevato QI sembra essere naturalmente portato ad alimentarlo: le nuove conoscenze consentono di acquisire nuove abilità da mettere al servizio di se stesso e, con le nozioni giuste, da mettere al servizio della propria soddisfazione personale o del proprio sviluppo professionale.

La lettura di libri e la capacità di fare riflessioni profonde su se stesso e sul mondo, sono ottimi alleati.

9. È dotato di rapidità mentale

La Velocità di Elaborazione indica il tempo in cui riusciamo a svolgere un determinato compito cognitivo.

Questa abilità è strettamente collegata alla capacità di elaborare informazioni (verbali, visive, spaziali) in modo veloce, automatico ed efficiente.

10. E’ creativo

Le menti brillanti sanno liberare il potenziale creativo proprio perché sono in grado di concedersi delle pause quando ne hanno bisogno.

E’ proprio nei momenti di pausa e di sospensione delle attività quotidiane e della concentrazione che la nostra mente creativa entra in funzione e sopraggiungono intuizioni che possono aiutarci a risolvere.

Usare il proprio QI per assicurarsi appagamento nella vita e nella coppia

Allenare la mente non richiede uno sforzo straordinario.

È una sfida accessibile e affascinante che può portare a risultati sorprendenti.

Il segreto sta nell’essere consapevoli delle nostre capacità, nella coltivazione della creatività!

Possiamo avere la macchina migliore ma senza le condizioni giuste, potrebbe essere uno spreco.

Molto spesso, anche chi è dotato di un elevato QI non riesce a sfruttare il proprio potenziale perché non sa come farlo.

In effetti, se ci pensi, fin da bambini ci insegnano a contare, fare calcoli, a studiare dai libri… ma nessuno ci spiega come poter usare quel potenziale al servizio del nostro benessere.

Eppure, sfruttando al meglio le proprie abilità cognitive -la propria intelligenza- è possibile garantirsi una vita appagante.

Esiste questo pregiudizio che l’emozione e la cognizione siano due mondi scissi, separati alla nascita, ma non è affatto così.

Lo studio di Cambridge ha dimostrato come il nostro intelletto è fortemente correlato ad alcuni tratti di personalità ma è intuibile: è chiaro che la nostra intelligenza ci può guidare nel mondo, nelle modalità in cui stringiamo legami e nell’apprendere dai nostri errori.

Questo, però, non avviene in modo automatico perché -come premesso- nessuno ci dice come fare.

Eppure costruirsi una vita appagante è possibile, proprio sfruttando le nostre capacità cognitive.

Ci pensi se riuscissi a fare di più per te stesso?

Da un lato, potresti dipendere meno dagli altri, potresti costruire una sana autonomia.

Dall’altro, saresti in grado di stringere legami reciproci e gratificanti.

È difficile usare le proprie capacità organizzative, di programmazione e di intelligenza verbale nella coppia perché in questi ambiti ci facciamo guidare dagli apprendimenti del passato.

Quelli che noi chiamiamo “impulsi”, “propensioni” o “gusti”, non sono altro che nozioni apprese e iscritte nella nostra memoria fin dall’infanzia.

Correlazione tra intelligenza e vissuto difficile

E’ possibile diventare più intelligenti?

Lavora sui vecchi condizionamenti! 

L’utilizzo dell’intelligenza ha molto a che fare con quello che pensiamo di noi stessi: siamo convinti di valere e di poter contare sulle nostre facoltà mentali, o la nostra tendenza è di arrenderci in partenza di fronte  a ciò che esula dalle nostre abitudini perché ci raccontiamo che noi non siamo capaci?

A proposito di questa seconda tipologia, posso assicurarvi che nel passato di queste persone si trova di solito un’infanzia ricca di insuccessi scolastici e rapporti traumatici con insegnanti e genitori.

Se sono presenti vecchi condizionamenti relativi all’apprendimento, o alla fiducia in sè questo limiterà fortemente l’accesso alle proprie capacità intellettive.

La buona notizia è che, elaborando i vecchi traumi relativi all’apprendimento o a un passato difficile, le proprie potenzialità tornano disponibili per una nuova visione di se stessi, per un utilizzo più pieno della propria intelligenza.

Numero3182.

 

da  QUORA

 

Scrive Chanel Johnson, corrispondente di QUORA

 

Perché alcune persone invecchiano più lentamente?

 

Ci sono diversi fattori che possono spiegare perché alcune persone invecchiano più lentamente rispetto ad altre. Questi fattori sono legati sia alla genetica che allo stile di vita, e possono influenzare la velocità con cui il corpo invecchia. Ecco alcuni dei principali motivi:

  1. Genetica: La genetica gioca un ruolo fondamentale nell’invecchiamento. Alcuni individui ereditano varianti genetiche che li rendono più resistenti agli effetti dell’invecchiamento. Ad esempio, geni che influenzano la riparazione del DNA, la produzione di collagene o il metabolismo dei radicali liberi possono contribuire a rallentare i processi di invecchiamento.
  2. Stile di vita sano: Le persone che mantengono uno stile di vita sano, che include una dieta equilibrata, esercizio fisico regolare, e buone abitudini di sonno, tendono ad invecchiare più lentamente. L’esercizio fisico aiuta a mantenere il corpo forte, a migliorare la circolazione sanguigna e a ridurre il rischio di malattie croniche. Una dieta ricca di antiossidanti, vitamine e minerali aiuta a proteggere le cellule dai danni causati dai radicali liberi.
  3. Gestione dello stress: Lo stress cronico può accelerare l’invecchiamento, in quanto provoca danni cellulari e aumenta l’infiammazione nel corpo. Le persone che sono in grado di gestire lo stress attraverso tecniche di rilassamento come la meditazione, lo yoga o altre attività di distensione tendono a invecchiare più lentamente.
  4. Fattori ambientali: L’esposizione al sole e all’inquinamento può accelerare l’invecchiamento della pelle e dei tessuti corporei. Le persone che proteggono la loro pelle dal sole, usando la protezione solare e evitando l’esposizione prolungata ai raggi UV, tendono ad avere una pelle più giovane e a invecchiare più lentamente.
  5. Sonno di qualità: Dormire a sufficienza e godere di un sonno profondo e ristoratore è essenziale per il processo di riparazione cellulare e il benessere generale. Le persone che dormono bene tendono ad avere una pelle più sana, una maggiore energia e un invecchiamento più lento.
  6. Comportamenti sociali e mentali positivi: Mantenere una vita sociale attiva e impegnarsi in attività intellettualmente stimolanti può contribuire a rallentare l’invecchiamento mentale e a migliorare la longevità. Le persone che mantengono legami sociali forti e si impegnano in nuove esperienze tendono a rimanere più giovani nel corpo e nella mente.

In sintesi, l’invecchiamento è un processo complesso influenzato da una combinazione di genetica, scelte di vita e ambiente. Sebbene non possiamo fermarlo, seguire uno stile di vita sano può certamente contribuire a rallentarlo.

Numero3181.

 

C A M B I A M E N T O

 

di Ana Maria Sepe, psicologa.

 

Troviamo difficile abituarci al cambio di stagione, al cambiamento del fuso orario o della dieta.

Per non parlare dei cambiamenti più importanti, quelli che avvengono sul lavoro o nelle dinamiche familiari.

Quando percepiamo che la trasformazione è troppo forte, ci irrigidiamo e si presenta ciò che in psicologia si conosce come “resistenza al cambiamento”.

I cambiamenti sono desiderati, ricercati, ma al tempo stesso, sono paradossalmente temuti e allontanati.

La resistenza al cambiamento si riferisce proprio alla contraddizione interiore vissuta da molte persone: una sorta di pendolo in cui, alternativamente una volta l’individuo è consapevole delle proprie paure e resistenze ad effettuare trasformazioni, e altre volte invece è sintonizzato più sulle proprie spinte alla trasformazione ma poco in contatto con le proprie paure.

Rimanere dove siamo piuttosto che cercare di cambiare

Fondamentalmente, si tratta di un meccanismo attraverso il quale cerchiamo di mantenere le cose come prima.

Tuttavia, quando cambiano le condizioni, questa resistenza serve solo ad affaticarci, sia fisicamente che mentalmente. Il cambiamento può essere qualcosa di molto difficile da affrontare e gestire.

La maggior parte delle persone vuole cambiare la propria vita, in qualche modo o in un altro, ma è tutt’altro che semplice dare inizio al cambiamento o sostenerlo a lungo.

Spesso la paura e l’incertezza associate al cambiamento ci spingono infatti a rimanere rintanati nella nostra zona di confort e alla fine preferiamo rimanere dove siamo piuttosto che cercare di cambiare lo status quo.

Allora passano i mesi, gli anni e continuiamo a lamentarci di qualcosa che non va nella nostra vita senza darci da fare per cambiarla.

E quando qualche evento non dipendente da noi altera le condizioni di “normalità” delle nostre esistenze, generando un cambiamento, puntualmente ci ritroviamo incapaci di affrontarlo.

Modalità della resistenza

La tensione si concretizza nella contrapposizione tra il cambiamento esterno e la nostra resistenza a cambiare dentro di noi. Le modalità della resistenza sono invece varie:

  1. Rifiuto (“ho sempre fatto così..perché dovrei cambiare”)
  2. Rinvio (“ora ho altri impegni, ci penserò domani”)
  3. Indecisione ( “non so se è la cosa giusta”)
  4. Sabotaggio nascosto (“occhio non vede, cuore non duole”)
  5. Regressione (“è da stupidi rischiare”)

5 passi per imparare ad accettare il cambiamento

Come possiamo dunque tuffarci nel cambiamento, imparare ad affrontarlo e a gestirlo, se la resistenza sembra remarci contro?

La strada del cambiamento può essere incredibilmente ardua, ma possiamo decidere di trasformarla, tutto dipende dal nostra atteggiamento.

1. Immagina il peggiore scenario possibile

L’aspettativa spesso non è una buona consigliera, soprattutto quando è irrealistica.

Pertanto, quando devi affrontare un cambiamento, non ripeterti frasi come: “non è nulla, sarà facile da affrontare”, perché probabilmente non sarà così.

Invece, immagina il peggior scenario possibile.

Dare libero sfogo per pochi minuti al proprio pensiero catastrofico, quando si torna alla realtà ci aiuta a capire che non era tutto così negativo come pensavamo.

Infatti, uno studio ha dimostrato che si tende ad ingigantire le conseguenze emotive degli eventi negativi, riducendone al minimo i lati positivi.

Con questo trucco è possibile equilibrare le tue aspettative e il cambiamento sarà meno opprimente di quanto pensavi e quindi genererà meno resistenza.

2. Sii consapevole della resistenza emotiva

Uno dei problemi principali che ha generato la nostra società è sicuramente la repressione delle emozioni.

Si suppone che non dovremmo provare ira, rabbia o tristezza, dobbiamo essere sempre di buon umore e disponibili.

Questo fa sì che reprimiamo le nostre emozioni e ci rifiutiamo di identificarle. Tuttavia, il fatto che non gli diamo un nome non significa che non esistano.

Se vuoi approcciarti al cambiamento devi imparare a riconoscere ciò che senti.

I primi giorni proverai un certo disagio e ti sentirai impotente o turbata, ma sappi che è normale; sono reazioni perfettamente comprensibili davanti al cambio.

Se per esempio continui a stare con una persona che ti fa soffrire per paura di stare sola, significa che hai deciso di reprimere i tuoi stati d’animo.

Di certo la situazione non cambierà….il tempo passerà, starai al fianco del tuo compagno e ti porterai dietro tutta la sofferenza e la frustrazione di questa relazione tossica.

E tutto questo perché? Perché non vuoi dare una svolta alla tua vita!

Se si nascondono gli stati d’animo si otterrà solo di aumentare la resistenza al cambiamento, ma se si accettano, si potrà voltare pagina più velocemente adattandosi alle nuove circostanze.

3. Cambia i tuoi pensieri

Durante le prime fasi è normale avere dei dubbi.

È come tuffarsi in una piscina di acqua fredda, il cambiamento è così drastico che ci chiediamo che cosa stiamo facendo e avremo la tendenza ad uscirne.

Tuttavia, se si resiste e si supera la resistenza iniziale, dopo un po’ ci si sentirà a proprio agio.

Non è che l’acqua sia ora più calda, ma siamo noi che ci siamo abituati.

Per superare la resistenza al cambiamento non basta riconoscere le nostre emozioni, è importante anche essere consapevoli dei nostri pensieri.

Ad esempio, invece di pensare: “voglio scappare, non mi piace questa situazione”, pensiamo invece, “ho paura perché si tratta di una situazione nuova, ma alla fine mi ci abituerò.”

Ricorda sempre che i tuoi pensieri hanno una forte influenza sulle tue emozioni per cui è importante avere dei pensieri più sereni e coerenti con la realtà.

4. Esplora le nuove situazioni

Spesso la resistenza al cambiamento si presenta perché non vogliamo cambiare i vecchi modelli impostati precedentemente, ma anche perché non conosciamo bene la nuova situazione.

Quindi, un ottimo modo per evitare la resistenza al cambiamento è quella di fare in modo di sperimentare gradualmente le nuove circostanze.

Cerca di affrontarle con l’atteggiamento di un bambino, con curiosità e senza pregiudizi.

Se ne hai bisogno, non esitare ad appoggiarti alle persone che hanno vissuto la stessa situazione in precedenza, chiedi loro che cosa hanno fatto e quali strategie sono risultate loro più utili.

5. Concentrati negli aspetti positivi

Ogni situazione nuova comporta aspetti positivi e negativi.

Quando le emozioni ci accecano spesso non siamo in grado di vedere entrambi gli aspetti, ma è essenziale imparare a concentrarsi negli aspetti positivi del cambiamento. Se necessario, elencali su di un foglio.

Molto presto ti renderai conto che esiste qualche opportunità di crescita.

Hai paura di fallire?

Non voler cambiare per paura di fallire significa restare intrappolati nella logica del perdente!

Ci priviamo così della gioia di vivere e di affrontare le sfide che la vita quotidianamente ci propone.

Il fallimento è una parte inevitabile di ogni cambiamento, e in realtà ogni fallimento dovrebbe essere celebrato: se non avessimo fallito non avremmo imparato nulla.

Solo così sarà possibile trovare gioia in ogni tentativo, in ogni vittoria, in ogni fallimento, e il cambiamento sarà una ricompensa di per sé.

Recita un proverbio cinese “Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono dei ripari ed altri costruiscono dei mulini a vento”…..tu cosa scegli?

Apri gli occhi e prendi il controllo della tua vita

La vita ti metterà a dura prova con situazioni ed eventi a cui non puoi sfuggire e che magari ti arrecheranno dolore, fanno parte di quel pacchetto che chiamiamo vita, ma sappi che non saranno mai insormontabili.

Ciò che accade fuori non è mai responsabile del tuo stato d’animo interiore.

Il vero e unico responsabile è il tuo atteggiamento mentale nei confronti di ciò che accade.

Chiediti: sto davvero vivendo la vita che voglio?

Se la risposta è negativa, chiediti il perché, e agisci. Inizia a crearti la tua vita, non perdere più tempo, è arrivato il momento di smettere di seguire gli altri, di giudicare, di soffermarti sulle discussioni.

Inizia a goderti la vita come meriti.  Ricorda sempre: tu NON sei inferiore a nessuno se credi in te stesso.

Molto spesso sento dire che per cambiare basta la forza di volontà

Questa è la credenza più ingenua del mondo!

Prova a svitare un bullone con la sola forza di volontà, finirai per farti solo male le dita! Il bullone lo devi conoscere, devi saperne il calibro e poi disporre di una chiave inglese e capire il verso giusto per svitarlo.

Numero3180.

 

L A V A N D E R I A    P U L I T A

 

Una giovane coppia si trasferisce in un nuovo quartiere.

La mattina dopo, mentre fanno colazione davanti alla finestra, la giovane vede la vicina di casa stendere i panni fuori.

  • “Questo bucato non è molto pulito, ha detto, “non sa come lavarlo correttamente. Forse ha bisogno di un bucato migliore”.

Suo marito sembrava silenzioso.

Ogni volta che la sua vicina stendeva i vestiti ad asciugare, la giovane donna faceva lo stesso commento.

Un mese dopo, la donna fu sorpresa di vedere dei panni puliti sullo stendibiancheria e lo disse a suo marito.

  • “Guarda, ha finalmente trovato un modo per lavare bene i suoi vestiti. Chissà chi glielo ha insegnato?”.

Il marito ha risposto:

  • “Mi sono alzato presto questa mattina e ho pulito le nostre finestre”.

Morale:

Quello che vediamo quando guardiamo gli altri dipende dalla chiarezza della finestra che stiamo guardando. Quindi non essere troppo veloce nel giudicare gli altri, specialmente se la tua visione della vita è offuscata da rabbia, gelosia, negatività o desideri insoddisfatti.

Giudicare una persona non definisce chi è.

Definisce chi sei.

 

Paulo Coelho. “Lavanderia pulita.”

Numero3179.

 

R I V O L U Z I O N I    I N D U S T R I A L I

 

di Cecilia Federici.

 

1.0 la meccanizzazione

La prima rivoluzione industriale (agli inizi del Settecento) portò un’ondata di trasformazione tecnologica, sociale ed economica prima in Gran Bretagna, poi in tutta Europa. L’invenzione della macchina a vapore, l’espansione del commercio e l’aumento di popolazione e di manodopera necessaria all’attivazione delle nuove tecnologie furono alla base della formazione delle economie industriali che portarono come conseguenza l’abbandono delle campagne e l’urbanizzazione, con il coronamento della proprietà privata e la creazione del libero mercato, che culminò nel concetto di capitalismo, sistema economico che caratterizza ancora le nostre società in Occidente. Tra le industrie prevalenti troviamo quella dei trasporti, quella tessile e dell’energia.

2.0 la produzione di massa

La seconda rivoluzione industriale (seconda metà dell’Ottocento) è la rivoluzione dell’elettricità, del motore a scoppio e del petrolio come fonte energetica prevalente. Dà il via alla produzione di massa e alla meccanizzazione dei processi industriali usando come fonte di energia non più il vapore ma l’elettricità ed il petrolio. Nascono e si diffondono i mezzi di comunicazione, creando una nuova industria destinata a crescere esponenzialmente nel corso dei decenni successivi.

3.0 la digitalizzazione

La terza rivoluzione industriale (ultimi decenni del XX secolo) nasce con lo sviluppo dei sistemi informatici e con i computer, nel quadro dell’era digitale, ed è caratterizzata da un aumento dell’automazione e della velocità dei processi grazie a tecnologie ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) ed elettroniche. Nascono le prime forme di energie rinnovabili e si inizia a percepire l’importanza dell’impatto ambientale.

Rivoluzione 4.0: uno sviluppo orizzontale a portata di tutti

La portata storica della quarta rivoluzione industriale è paragonabile solo a quella che ha avuto la prima, perché cambia radicalmente il modo di concepire e disegnare i prodotti all’origine.
Mentre la terza rivoluzione industriale ha portato ad uno sviluppo verticale dei sistemi, migliorando ogni processo in modo autonomo, la quarta rivoluzione industriale prevede un completo cambio di paradigma: il focus in questo caso è orizzontale, l’obiettivo è aumentare la sinergia e l’interconnessione tra tutti i processi coinvolti. In pratica si passa dal mercato di massa alla iper-personalizzazione di massa dei prodotti, generati da processi industriali in cui le macchine sono in comunicazione tra loro tramite strumenti digitali che permettono una iper-automazione.

Caratteristica alla base del 4.0 è l’inclusività: le nuove tecnologie del 4.0 hanno carattere generale, quindi per loro intrinseca natura riguardano ogni tipo di impresa, dalle startup alle multinazionali, e ogni settore, dai servizi alla manifattura.

Le nuove tecnologie del 4.0

La trasformazione tecnologica ed economica dell’industria 4.0 procede su quattro strade parallele: utilizzo dei dati, analytics, interazione uomo-macchina e passaggio digitale-reale.

  • Utilizzo dei dati: tecnologie per la centralizzazione e la conservazione dei dati sono big dataopen dataInternet of Things (ioT), machine-to-machine e cloud computing.
  • Analytics: il machine learning, tecnologia che “impara” dai dati raccolti e analizzati che permette di trovare pattern nascosti nei dataset e di estrapolare nuova conoscenza.
  • Interazione uomo-macchinarealtà aumentata e le interfacce touch.
  • Passaggio digitale-reale: tecnologie che puntano a creare un ponte di comunicazione tra digitale e reale: manifattura additivastampa 3Droboticacomunicazioniinterazioni machine-to-machine.

Il ruolo del capitale umano

In questo contesto di automazione progressiva la grande domanda riguarda il futuro del mondo del lavoro: l’adozione del 4.0 porterà ad un cambio di tutti i ruoli di tutti i settori? Probabilmente molti lavori che esistono oggi spariranno nel futuro perché facilmente sostituibili da macchine. Attenzione però, avvertono gli esperti, a non demonizzare il ruolo dell’automazione, perché le macchine non porteranno ad una perdita di posti di lavoro, piuttosto ad una sostituzione delle posizioni ricopribili. In sostanza, i lavori più ripetitivi e più noiosi facilmente automatizzabili scompariranno, ma potrebbero almeno in parte essere rimpiazzati da un numero crescente di lavori in cui creatività, flessibilità, competenze trasversali e pensiero sistemico saranno le nuove competenze ricercate, oltre a quelle tecniche.

 

 

Numero3177.

 

COMPORTAMENTI  TIPICI  DELLE  PERSONE  CON  FORTE  AUTOSTIMA

 

Di Ana Maria Sepe, psicologa.

 

Ciascuno è artefice della propria sorte, dicevano i latini.

Questa frase esprime in maniera sintetica il concetto secondo cui è l’uomo stesso il protagonista della sua storia, del futuro che si costruisce e dell’immagine che ha di sé.

Ecco perché per vivere la vita che desideri è fondamentale sapere dove si è e dove si vuole andare. Cosa non sempre semplice, almeno …non per tutti.

Molte delle nostre esperienze di vita sono il risultato del modo in cui interpretiamo e rispondiamo all’ambiente circostante

Immagina che la realtà sia uno specchio: quello che hai dentro lo proietti e ti ritorna indietro.

Il problema è che la maggior parte dei pensieri è nell’inconscio, quella parte che risiede profondamente dentro di noi.

Immaginati un Iceberg: la punta che fuoriesce dall’acqua è la tua parte conscia, tutto quello che è sommerso (e molto più grande e potente) è la parte inconscia, mentre quello che fa muovere l’iceberg (ovvero la corrente marina) sono le nostre credenze, o convinzioni.

Quando ti trovi a dover decidere qualcosa, il processo avviene in maniera totalmente inconscia e automatica; tu magari prendi delle decisioni in modo cosciente, lo fai ragionandoci su, ma tutto quel che ti fa decidere è dettato in realtà dalle tue convinzioni profonde o paure.

Siamo stati «programmati» ad auto-punirci

Ti condanni perché, nella nostra infanzia, ci sottopongono a un apprendimento implicito: le punizioni contano.

Siamo cresciuti tra rimproveri, ricatti emotivi, obblighi morali e punizioni, anche emotive, come quelle che suonano piuttosto così: «Se non mangi tutto la mamma piange!».

Per non parlare dei commenti sprezzanti di alcuni genitori «Ma che cosa combini, sei stupido?!».

Ecco perché abbiamo appreso un dialogo interiore così feroce.

Ci è stato trasmesso dall’educazione genitoriale ricevuta.

Indietro nel tempo non possiamo tornare, ma oggi che siamo adulti, possiamo riservarci apprendimenti migliori!

Le tue credenze e le tue convinzioni profonde, che sono radicate nell’inconscio, condizionano la tua vita

Esse programmano il tuo essere e fanno parte della parte inconscia della mente (la parte della mente che si occupa di emozioni, funzioni creative e altro).

La cosa più importante da capire, è che queste credenze (quello che tu credi sia vero), non sono dogmi assoluti non opinabili, anzi proprio il contrario.

Come già ti ho spiegato, esse sono solamente la conclusione delle tue esperienze infantili, adolescenziali e in generale passate, quindi sono assolutamente soggettive.

E la buona notizia è che possiamo trasformarle (se vogliamo!).

9 cose che fanno le persone con un’alta autostima

La ricerca suggerisce che quando si tratta di emozioni positive e di modi di pensare abbiamo delle potenti capacità di scelta.

La storia ci ha mostrato in diverse occasioni che coloro che hanno una visione positiva della vita sono anche quelli che generalmente raggiungono un maggior successo.

A tal proposito, ho elencato 8 regole essenziali delle persone con un’alta autostima.

Scoprirai che con la giusta dose di pratica, pazienza e perseveranza potrai acquisire una buona autostima

1. Sorridono

Un suggerimento che sembra banale, ma non lo è.

Sorridere è il mondo più veloce ed efficace per diffondere positività intorno a te.

Pensa a quando vai al supermercato, in un negozio o ogni mattina in ufficio: riesci sempre a regalare uno dei tuoi sorrisi o riversi i tuoi problemi e le tue preoccupazioni sugli altri?

Tutti noi abbiamo giornate storte e battaglie personali che portiamo avanti silenziosamente, ma il mondo non ha bisogno della tua tristezza.

Un sorriso può fare veramente la differenza nella giornata di una persona!

2. Non si lasciano influenzare dagli altri

Non lasciarti influenzare dalla negatività delle persone che riescono sempre a trovare un problema in ogni situazione e sono facili al lamento.
Anche la TV, i giornali e i social media ci bombardano con notizie allarmanti e tragiche.

Certo, occorre essere coscienti di quello che accade intorno a noi, ma a volte è solo morbosità, certe notizie non aggiungono alcun valore alla nostra vita se non quello di alterare la nostra percezione della realtà e renderci agitati per cose che non possiamo controllare.

3. Pensano e pronunciano parole positive

Un altro dei modi più immediati per diffondere positività è prestare attenzione alle parole che usiamo per parlare a noi stessi e agli altri.

Le parole hanno un potere magico: attraverso esse possiamo benedire (dire bene) o maledire (dire male), creare felicità o portare disperazione, scatenare rabbia…

Le parole provocano emozioni, ecco perché occorre sceglierle con cura.

Le affermazioni positive sono molto efficaci per cambiare il nostro dialogo interiore.

Scrivile su dei post-it e mettile sui muri di casa, sul tuo computer e in posti dove siano sempre visibili.

È in questo modo che puoi lentamente modificare il tuo inconscio.

4. Parlano con se stessi

L’insicurezza genera paura che a sua volta genera pensieri spaventanti e amplifica l’effetto delle più legittime preoccupazioni.

Come fermare tutto questo? Imparando a costruirci da soli quella sicurezza perduta, imparando a parlare con noi stessi!

Se spesso ti senti sopraffatto, scoraggiato, inibito… sappi che non puoi essere deluso di te, se nessuno ti ha mai insegnato come si fa a sentirsi forti e fiduciosi!

Questa consapevolezza dovrebbe aiutarti ad accettare di più quelle parti di te che tanto vorresti cambiare.

Quelle fragilità sono lì per un motivo, si sono sviluppate nel contesto in cui hai vissuto e non potevano essere diversamente, fino a oggi!

L’accettazione e la consapevolezza sono i due ingredienti di base per vivere pienamente in base alle proprie ambizioni, svincolandosi da condizionamenti e vincoli affettivi.

Una buona strategia per iniziare a ridefinirsi consiste nel parlare a se stesso, sottoponendo dei discorsi esterni, argomentando in modo propositivo come farebbe un buon amico.

Lungi da essere una tendenza occasionale, non devi farlo solo quando ti senti giù ma su base quotidiana.

5. Lasciano andare il passato e ogni attaccamento

A volte restiamo attaccati alla negatività del passato, portiamo rancore verso persone o situazioni già successe e che ancora influenzano la nostra vita nel presente.

L’unico modo per liberarsene è lasciare che il balsamo del perdono ammorbidisca il nostro cuore.

Molte persone pensano che perdonare significhi fare finta di niente o condonare.

Perdonare significa concedersi il regalo di stare bene, di andare avanti nonostante quello che è successo e che comunque non si può modificare.

Il più delle volte, chi ci ha ferito  neanche si rende conto del male che ci ha fatto e, mentre noi pensiamo di “fargliela pagare”, questa persona è felice e beata e va avanti nella sua vita, mentre siamo noi quelli che soffriamo.

6. Sanno che ogni momento conta e ne approfittano

Una bella frase del musicista nigeriano Babatunde Olatunji ci dà un indizio: “Il passato è storia, il domani è un mistero. L’oggi è un dono. Per questo motivo lo chiamiamo presente”.

Tieni sempre a mente che tutto quello che hai, l’unica certezza di cui disponi è il momento presente.

Pertanto, non sprecarlo vivendo da qualche parte tra un passato che non esiste più e un futuro che non sai se arriverà mai.

Goditi le piccole gioie quando arrivano.

Sei tu e il tuo presente, usa bene questo dono.

7. Sono esperti di ristrutturazione cognitiva

Le emozioni non sono le sole a influenzare la tua prospettiva del problema, hanno valore anche le tue convinzioni, le aspettative e i pensieri.

Se nel corso degli anni hai sviluppato uno stile di pensiero catastrofico, questo si attiverà automaticamente ogni volta che avrai a che fare con un problema.

Quindi, per non essere trascinato via dalla corrente devi anche prestare attenzione ai tuoi pensieri.

La ristrutturazione cognitiva è una tecnica impiegata nella terapia cognitivo-comportamentale.

Viene utilizzata per identificare e correggere i modelli di pensiero negativo.

Il primo passo consiste nel monitorare tutti i pensieri negativi automatici che affollano la nostra mente e generano stress emotivo e frustrazione, come per esempio: “Sono un disastro, non riuscirò a risolvere il problema, non ce la farò mai.”

Questo pensiero dovrebbe essere sostituito da uno più funzionale, del tipo: “Con un po’ di pazienza e serenità sarò in grado di risolvere il problema” oppure ” Devo darmi un’altra possibilità”.

Tutto questo non significa ricorrere a idee positive irrealistiche e ingenue, ma assumere un atteggiamento più realistico e propositivo.

8. Si circondano di gente positiva

Ci sono persone che hanno un “feeling” speciale per noi e che sono in grado di curare le nostre ferite con un abbraccio sincero, una parola dolce … Sfogati con loro, racconta loro ciò che ti succede.

Vedrai che poi ti sentirai molto meglio.

9. Amano le esperienze tattili

Non essere timido, elargisci abbracci, massaggi, lascia spazio alle coccole: da fare e da ricevere.

Tutte le attività che prevedono un contatto interpersonale, migliorano la produzione di ossitocina.

L’ossitocina è in grado di ridurre i livelli di cortisolo (ormone dello stress), abbassare la pressione sanguigna e migliorare il metabolismo, con effetti positivi sul sistema gastrointestinale.

Puoi modificare letteralmente la realtà attuale che vivi, proiettando una “nuova realtà” che crei consapevolmente dentro di te

E prima inizi il lavoro su di te per cambiare modo di pensare, prima riuscirai a trasformare la tua vita.

Ma come prima cosa devi diventare consapevole del tuo potere.

Metti in pratica i miei suggerimenti e di sicuro ti approccerai in modo propositivo verso gli avvenimenti della tua vita.

Sii coraggioso e ricorda sempre che non è mai troppo tardi per essere felice.

Non è mai troppo tardi per amare ancora, per fare un viaggio, anche dentro di te, o per acquisire nuove competenze.

Fino a quando il tuo entusiasmo sarà forte, sarai accompagnato da salute e ottimismo, niente e nessuno potrà limitarti.

Spero di aver scosso un pochino il tuo lato propositivo; ti lascio augurandoti un grosso in bocca a lupo per i tuoi progetti e dedicandoti questo bellissimo aforisma di Henry D. Thoreau ” C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera”. 

Sii consapevole di CHI SEI

Sicuramente conosci il tuo colore preferito del momento (è normalissimo se cambia!), quando sei nato e le scarpe che preferisci indossare.

Ci sono, però, tantissime cose di te che ignori completamente e per questo a volte ti senti confuso, disorientato sulle scelte da prendere o addirittura incoerente (stare con chi ti fa soffrire, procrastinare cose che a lungo termine ti fanno bene, ignorare i tuoi bisogni autentici…).

In realtà, non c’è niente di incoerente nel provare desideri ed emozioni contrastanti.

Anche queste sono il frutto di un “giudice severo”, perché se da un lato inneggi la forza, il controllo e la determinazione, dall’altro ci sarà sicuramente una parte di te che desidera la fuga e la perdita di controllo e che quindi spingerà verso delle condotte che sembrano remarti contro.