Numero1813.

IL  CERVELLO  È  PIÙ  GRANDE  DEL  CIELO

Cervello e cuore

 

Cervello e cuore, per le loro funzioni, possono essere considerati tra gli organi più importanti del nostro organismo. Essi sono intimamente legati da una serie di interrelazioni essenziali per la sopravvivenza di entrambi.
È il cervello che permette al cuore di battere: in una parte del tronco dell’encefalo, chiamata bulbo, risiedono i centri che controllano l’attività del cuore. Una lesione di queste aree può comportare la morte per arresto cardiaco. Molti di noi hanno assistito al soccorso d’urgenza di un atleta che, in un campo di calcio o durante un incontro di boxe, in conseguenza di un severo trauma cranico, subisce una commozione cerebrale e perde coscienza; qualche volta, anche il cuore si ferma per qualche attimo, non perché abbia subito un danno, ma perché i centri cerebrali che ne regolano la funzione sono stati messi temporaneamente fuori uso. Il pronto intervento di un medico, che sottopone l’atleta ad un massaggio cardiaco, consente al cuore di rimanere attivo per tutto il tempo in cui i centri cerebrali che lo regolano sono in tilt, in attesa che questi riprendano il loro normale funzionamento e il cuore riprenda a battere sotto il corretto comando del cervello.
L’altra faccia dell’interazione tra questi due organi è che è al cuore, più che a qualunque altro organo, che il cervello è intimamente legato da un rapporto di strettissima dipendenza.

Il cervello funziona bene perché il cuore, con la sua azione, mantiene un flusso di sangue costante permettendogli di svolgere tutte le sue complesse funzioni. Una qualunque alterazione cardiaca può diventare causa di un danno cerebrale. Per esempio, una aritmia cardiaca può provocare la formazione di emboli che, bloccando il flusso ematico in piccoli vasi che nutrono le aree cerebrali, diventano la causa di un ictus. Se il cuore si ferma, i neuroni cerebrali, dopo pochi minuti, muoiono.
Da un punto di vista puramente anatomico e funzionale, il cervello è sempre stato considerato l’organo nobile, sede di miliardi di cellule e di milioni di miliardi di connessioni, dove si concentrano e si realizzano le funzioni più complesse e intellettualmente più importanti dell’uomo, come il raziocinio, l’inventiva, la parola e l’ingegno. Il cuore, invece, è stato spesso considerato un organo puramente meccanico, un gregario, potremmo dire,  con la sola funzione di mantenere il buon sostentamento dell’organo leader, il cervello.
Ma, se consideriamo quanto lavora il cuore per il cervello, allora possiamo rivalutare l’importanza di questo gregario. Il cervello, abbiamo detto, è un organo estremamente complesso, un piccolo mondo organizzato alla perfezione, che, per vivere, ha bisogno di sostentamento. Questo gli viene dal sangue che, spinto dal cuore, circola in modo costante nei vasi che lo irrorano. Nel sangue i neuroni trovano tutto quello che serve perché il metabolismo funzioni, gli zuccheri, i grassi, le vitamine eccetera.

Il cuore, da parte sua, è come un grande organizzatore che, in silenzio, fa funzionare tutto questo meccanismo e permette al cervello di espletare la sua azione. Per il nostro cervello, le necessità di sostentamento iniziano fin dalla vita embrionale, perché, fin da allora, va incontro a fenomeni di crescita e rimodellamento che gli permettono di elaborare la forma definitiva.. Poi, c’è tutta la fase che va dallo sviluppo infantile fino all’adolescenza e alla completa maturazione. A questo punto, una volta maturo, il cervello viene utilizzato al massimo, come una macchina che, una volta fatto il rodaggio, si lancia sull’autostrada della vita e la percorre senza soste, fino al termine della sua corsa, che può durare molti anni, fino alla senescenza, quando il cervello comincia a rallentare. E, in questa corsa, non si ferma mai, neanche quando dormiamo, perché, come detto, anche durante il sonno e i sogni, l’attività cerebrale continua. E durante tutti questi lunghi anni della nostra vita, il cervello può realizzare tutto questo complesso lavoro grazie alla presenza del cuore che, silenziosamente, con i suoi battiti, sessanta circa al minuto, in continuazione, spinge verso il cervello il sangue, perché, così, la grande bellezza possa realizzarsi.

Nella dimensione poetica, finalmente, il cuore trova la sua rivalsa e il battito ha il sopravvento sul pensiero. Da sempre il cuore è stato considerato la sede dei sentimenti: se si ragiona con il cervello, ci si emoziona con il cuore; è il battito che ci fa innamorare; l’ispirazione alla creatività artistica, scrivere una poesia o una musica, la si trova nel cuore e non nel cervello; il piacere puramente spirituale dato dal contemplare un’opera d’arte, un bel paesaggio, si dice che venga dal cuore; al cuore si attribuiscono tutti i sentimenti e gli aspetti più umani del cervello.
Scriveva Rita Levi Montalcini: “Tutti dicono che il cervello sia l’organo più complesso del corpo umano. Da medico potrei anche acconsentire, ma come donna, vi assicuro che non vi è nulla di più complesso del cuore; ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c’è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni”.
“Va’ dove ti porta il cuore” scrive Susanna Tamaro.
Seguendo questa visione, che delega al cuore quelle funzioni morali che dovrebbero essere del cervello, papa Francesco scrive: “Un’altra tendenza è privilegiare i valori del cervello a quelli del cuore. Non dimentichiamolo mai: solo il cuore unisce e integra. La comprensione, senza il sentire compassionevole, tende a dividere. Il cuore coniuga l’idea con la realtà, il tempo con lo spazio, la vita con la morte e l’eternità”.
Il cuore, quindi, è visto come la sede della comprensione compassionevole, un sentire che unifica e allontana da ogni rischio di estrema razionalizzazione.
“Non si vede bene che col cuore: l’essenziale è invisibile agli occhi” scriveva Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe.

In realtà, ancora una volta, tutto è ascrivibile al nostro cervello. Al cuore vengono attribuite quelle che sono le prerogative dell’emisfero non dominante, solitamente il destro, quello che sovraintende alla fantasticheria e alla sensibilità, l’emisfero dell’intuizione e dell’immaginazione, della fantasia e del sogno, l’emisfero che ispira gli artisti; mentre si tende ad attribuire al cervello vero e proprio soprattutto le prerogative dell’emisfero dominante, solitamente il sinistro, la parte analitica che caratterizza gli uomini di scienza, l’emisfero della riflessione, della logica e della razionalità.
Nell’amore il cervello si serve molto del cuore e la relazione di questi due organi diventa quasi complicità. Il cuore, con il suo “batticuore” e con i suoi palpiti, stimolato dall’amigdala, sembra voler segnalare  al cervello quando i centri dell’emotività si attivano in modo straordinario, quando una persona o una cosa lo colpiscono in modo particolare e non lo lasciano indifferente.

La prevalenza delle prerogative del cuore o di quelle del cervello caratterizza e differenzia la personalità di ognuno di noi.

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