Numero1636.

IN  MORTE  DI  UN  AMICO.

Questo  è un panegirico in memoria di un amico, che lui non avrebbe, in vita, mai voluto.

Nella prima mattinata di martedì 3 di Settembre 2019, all’età di 84 anni, muore, in una stanza dell’Ospedale di Udine, dopo poco più di un mese di ingravescente decadimento fisico, un nostro caro amico, Italo Bianchi.

Conto di leggere queste parole davanti alla cerchia di amici del Tennis Club di Martignacco, alla prima occasione di raduno conviviale, per ricordarne la figura indimenticabile.

Caro Italo,

siamo riuniti qui, attorno ad un tavolo, come facciamo sempre nel dopo partita del giovedì. Ci siamo quasi tutti, per bere assieme un paio di bicchieri di vino bianco e fare quattro chiacchiere. Manchi solo tu. E ci mancherai per sempre. Ci mancheranno le tue terrine di pomodori e cetrioli con la cipolla, le tue squisite patate con il prezzemolo e l’erba cipollina, i tuoi friarielli dallo straordinario sapore, tutta roba del tuo orto. E poi i funghi e poi le uova, e poi la lepre con la polenta di Silvano, e poi il fagiano che portava Arturo, e poi le tante altre cose che ci facevi trovare, in silenzio, senza clamore, per puro spirito di buona compagnia, per creare un clima di convivialità con una bevuta di buon vino e un’ora di discorsi. Ma ci mancherai soprattutto tu, amico nostro e di tutti. Tu, che non ci facevi mancare nulla. Zitto zitto, assieme alle verdure e alle cibarie, portavi anche le stoviglie di plastica, o le forchettine,  gli stuzzicadenti e i tovaglioli di carta. E preparavi i piatti, e tagliavi il formaggio e il salame ed il pane e portavi in tavola e sparecchiavi. Facevi da cuoco, da cameriere, da uomo delle pulizie. Un servizio oscuro, di basso profilo, che solo un’animo nobile e docile poteva fornire. Solo adesso che non ci sei più, ci rendiamo conto del bene che avevamo da te e con te. Ancora, ci portavi le verdure e gli ortaggi del terreno che coltivavi con le tue mani e le uova fresche e le susine appena colte dall’albero o il tarassaco tagliato là fuori, a schiena curva, nel campo.
Nel mio garage, c’è una cassetta di plastica nera, l’ultima che mi hai portato piena di verdurine ben separate e chiuse nei sacchetti. Nelle ultime, recenti settimane, ogni giovedì mattina la mettevo nel bagagliaio per riportartela vuota e scambiarla con un’altra simile piena di verdure fresche. Ma, mestamente, la riportavo indietro perché tu non c’eri. E, purtroppo, non ci sarai più. Conserverò quella cassetta per tuo ricordo. Ci metterò dentro un vaso di fiori. Niente di che: una cosa semplice: semplice come te. Eri un uomo buono, mite, umile, modesto, ma generoso, disponibile e servizievole. Facevi tutto, ma non chiedevi mai niente.  Anche nei giorni della tua degenza in Ospedale, hai voluto non essere un problema per la nostra vicinanza, pur accorata e umanamente solidale,  che avremmo potuto e voluto tributarti.
Te ne sei andato in silenzio, alla chetichella, in punta di piedi: scusate il disturbo.
Ora, che vivrai solo nel nostro ricordo, ti diciamo tutti, almeno, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto e per quello che sei stato per noi.
Non ti dimenticheremo mai, grande, silenzioso amico.

5 Settembre 2019.                                                                         Alberto  Visintino.

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