Numero1816.

IL  CERVELLO  È PIÙ  GRANDE  DEL  CIELO       (continua)

 

“…il cervello è misterioso, straordinario e complesso come l’universo che ci circonda, da esso proviene tutto ciò che ci caratterizza come esseri umani.
Da tutti i neuroni, le fibre che li connettono e le sinapsi che, con i neurotrasmettitori, ne permettono il funzionamento, dipende la qualità della vita dell’individuo, quella che ognuno di noi percepisce e che si identifica nell’esperienza della bellezza e nei momenti di felicità che la vita ci concede.

Molte sono le aree cerebrali che possono essere coinvolte nel perseguimento di questo obiettivo, ma voglio segnalare alcune strutture che ritengo essenziali.
Si tratta di un neurotrasmettitore, la dopamina, e di tre aree cerebrali, il sistema limbico. la corteccia prefrontale, e un gruppo di neuroni chiamati neuroni specchio, che ci permettono di percepire come propri il movimento e gli stati emozionali provenienti dall’esterno.

La dopamina è il messaggero più importante tra quelli in gioco nei processi emozionali del piacere e della ricompensa; è detta il mediatore chimico del piacere. Tutte le volte che compiamo un’azione che ci dà piacere,quando c’innamoriamo, quando vinciamo una competizione sportiva, quando leggiamo un libro che ci appassiona, quando qualcosa ci rende felici, quando riusciamo ad esprimere la nostra creatività o quando, semplicemente, vediamo una cosa bella, si attiva un meccanismo che porta alla produzione di dopamina e al desiderio di ripetere quell’esperienza che ci ha dato piacere.

Grazie a questo meccanismo, sfruttando la dopamina, la natura ci fa percepire come piacevoli alcuni comportamenti essenziali per la sopravvivenza, quali il mangiare, il bere il riprodursi, e ci fa desiderare di ripeterli. La natura, in altre parole, ha fatto in modo di farci piacere attività che sono fondamentali per la nostra vita e per la riproduzione della specie, attività che sono proprie di tutti gli esseri animali. Immaginiamo cosa sarebbe successo se non ci desse piacere mangiare o bere, o se ci procurasse disgusto avere un’attività sessuale, l’umanità si sarebbe certamente già estinta!

In questo meccanismo di piacere e desiderio, entra prepotentemente un circuito cerebrale primordiale, che è parte del cervello più antico, risalente com’è a milioni di anni addietro, nella storia evolutiva dell’uomo.
È il sistema limbico, deputato al controllo delle emozioni e degli istinti e ancora molto importante per la sopravvivenza umana. Le emozioni sono meccanismi biologici istintivi che ravvivano le nostre esistenze e ci aiutano nei compiti fondamentali della vita: cercare il piacere ed evitare il dolore. Sono quelle che ci spingono a fare la guerra, ma anche l’amore.

In pratica, tutte le volte che sperimentiamo qualcosa di piacevole, si attiva il meccanismo che porta alla produzione di dopamina, e questa va ad accumularsi soprattutto in una piccola area del sistema limbico, il nucleo accumbens, detta il centro del piacere più istintivo. Quando questo nucleo viene coinvolto, i suoi neuroni dopaminergici attivano altre due strutture del sistema limbico che sono l’amigdala, deputata all’elaborazione delle nostre  emozioni, e l’ippocampo, sede della memoria, area in cui si formano i ricordi.

L’amigdala (in greco antico significa mandorla, ha infatti questa forma) è la parte del cervello che colora la nostra vita. Da lì partono le sensazioni che proviamo quando ci alteriamo per rabbia, per gelosia, per paura o, anche, per amore; oppure quando ci divertiamo, ridiamo o piangiamo. L’amigdala è fortemente connessa all’ippocampo. Tutto quello che colpisce emotivamente l’amigdala viene trasmesso con forza all‘ippocampo e fissato nelle aree della memoriaIn questo modo, si fissa nel ricordo l’esperienza piacevole che la dopamina ha segnalato. Noi memorizziamo meglio tutto ciò che ci emoziona. Basti pensare al film della nostra vita, fatto di avvenimenti, persone, cose che sono rimaste incise nella memoria a lungo termine per la forza che hanno avuto di emozionarci.

Negli animali, questo meccanismo è sufficiente per spingere a ripetere l’esperienza che ha procurato piacere. In noi uomini, che non possiamo lasciare i comportamenti solamente all’istinto, al cervello primordiale, in questo gioco tra piacere e desiderio, tra dopamina e sistema limbico, interviene prepotentemente anche la corteccia prefrontale, sede del raziocinio, del controllo dei comportamenti e dei processi decisionali; il direttore d’orchestra del nostro cervello, quello che caratterizza l’essere umano, rispetto agli altri animali.

La corteccia prefrontale è coinvolta in tutte le operazioni associate all’intelligenza ed è la sede dell’elaborazione della maggior parte del pensiero razionale. Il grande neuropsicologo russo Luria, la definiva “l’organo della civilizzazione”, deputata a controllare le funzioni delle strutture soggiacenti, più antiche, per far sì che la ragione vinca sull’irragionevolezza. Con il coinvolgimento della corteccia prefrontale, oltre che fissare nella memoria il ricordo dell’esperienza piacevole, dell’emozione provata, si dà alla stessa una rappresentazione cognitiva che, se positiva, spinge la nostra mente (e non solo il nostro istinto) a ripetere quell’esperienza.

In questo modo, si ripete il gioco che ha caratterizzato l’evoluzione della specie umana, un gioco fondamentale tra cervello antico (o cervello emotivo) e cervello recente (o cervello razionale) : senza la pressione del sistema limbico e dell’emotività, senza la passione, insomma, la parte nobile del cervello non avrebbe quelle spinte ad agire, ad inventare, non avrebbe, in sostanza, la creatività che ha permesso all’uomo di realizzare tutte le opere che conosciamo.
“Tu chiamale, se vuoi, emozioni!” fa cantare Mogol a Battisti, scrivendo, in una frase, il senso della vita di ognuno di noi.

Con la corteccia cerebrale, insomma, si pensa, si ricorda,, si parla; ma sono le aree più antiche, quelle delle emozioni, che ci danno il batticuore e rendono viva la nostra esistenza.
E in questo, sta un’altra grande differenza tra l’uomo e il computer: nessun computer è in grado di provare emozioni, nessuno scienziato, finora, è stato in grado di dotare un computer di un’amigdala.

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