da QUORA
Scrive Todd Bessinger, corrispondente di QUORA.
Quali sono alcune verità che i medici non ti dicono?
Il mio più onesto professore di medicina ci disse questo: dei disturbi che la gente presenta, il 95% migliorerà da solo.
L’1% probabilmente ucciderà il paziente, non importa cosa faccia il medico.
Rimane circa il 4% di tutti i pazienti, per i quali si può intervenire in modo significativo e salvare la vita.
Il suggerimento era che dovremmo sempre essere alla ricerca di quel quattro per cento.
Questo mi ha aperto gli occhi, ma dopo anni di pratica medica e di riflessione, mi rendo conto che c’è una grande porzione di quel 95% la cui vita può essere migliorata con un’assistenza medica efficace e compassionevole.
Anche se miglioreranno comunque, si può comunque alleviare la sofferenza.
La teoria del 95% spiega anche perché i trattamenti pseudoscientifici funzionano, specialmente se il paziente crede che funzionino.
La combinazione dell’effetto placebo e del fatto che il paziente sarebbe guarito comunque è una medicina potente.
Scrive Richard Reese, corrispondente di QUORA
Ci sono vari aspetti della salute e della medicina che i medici potrebbero non menzionare esplicitamente ai pazienti, sia per mancanza di tempo che per complessità delle informazioni. Ecco alcuni esempi:
- Effetti collaterali dei farmaci: I medici spesso si concentrano sui benefici dei farmaci prescritti, ma potrebbero non discutere dettagliatamente tutti gli effetti collaterali potenziali, specialmente quelli meno comuni.
- Importanza della dieta e dello stile di vita: Anche se è noto che la dieta e l’esercizio fisico sono cruciali per la salute generale, alcuni medici potrebbero non enfatizzare abbastanza l’importanza di questi fattori nello specifico trattamento di alcune condizioni mediche.
- Alternativi trattamenti: Potrebbero non menzionare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluse quelle alternative o complementari, spesso perché non fanno parte della medicina tradizionale o delle linee guida standard.
- Implicazioni a lungo termine: Le conseguenze a lungo termine di alcune procedure o trattamenti potrebbero non essere sempre discusse in dettaglio, specialmente se non ci sono dati sufficienti o se i rischi sono considerati minimi.
- Costi e copertura assicurativa: Le questioni relative ai costi delle cure mediche e ciò che è coperto dall’assicurazione possono non essere sempre chiarite, portando a sorprese finanziarie per i pazienti.
- Il ruolo del paziente: L’importanza dell’autogestione e della partecipazione attiva del paziente nel proprio percorso di cura potrebbe non essere sufficientemente enfatizzata.
- Effetti delle interazioni farmacologiche: I medici potrebbero non sempre informare sui rischi delle interazioni tra farmaci, specialmente se il paziente è in cura con più specialisti diversi.
- Esiti realistici: I medici possono essere ottimisti riguardo agli esiti di trattamenti e interventi chirurgici, ma è importante che i pazienti abbiano una comprensione realistica di ciò che possono aspettarsi.
Se ci sono specifici ambiti della tua salute o trattamento che ti preoccupano, chiedere apertamente al tuo medico può aiutarti a ottenere una comprensione più completa delle tue opzioni e dei potenziali rischi.
Scrive Alessandra Turinetto, corrispondente di QUORA
Il principio del consenso informato e la sua rigorosa interpretazione giurisprudenziale scoraggia la reticenza dei sanitari nel corso del rapporto curativo. Secondo la giurisprudenza della Cassazione e della Corte Costituzionale, il paziente non ha solo il diritto alla salute (inteso come diritto alla sua integrità psico-fisica), ma ha anche il (diverso e distinto) diritto di autodeterminazione (inteso come diritto di disporre di sé stesso sul piano fisico e psichico). Ne discende che il paziente, dovendo essere parte attiva nel rapporto con il curante, ha diritto ad informazioni chiare ed esaustive e, correlativamente, il medico ha l’obbligo di verità.
Non esiste una legge specifica che obbliga il medico in tal senso, l’obbligo è solo contrattuale e deontologico, e la sua violazione espone il sanitario all’obbligo di risarcimento, oltre che a sanzioni disciplinari. Quindi, ad esempio, se la prognosi è nefasta e il medico, per compassione, decide di informare solo i parenti, potrebbe configurarsi un inadempimento contrattuale (illecito civile), perché, nel momento in cui ci si affida ad un medico, si instaura un rapporto contrattuale vero e proprio (detto da contatto sociale qualificato). Se l’omissione informativa ha delle conseguenze (perché, ad esempio, si scopre che la patologia, sia pur grave, era in realtà curabile, ma il silenzio del medico ha accelerato la morte), è esperibile un’azione civile per il risarcimento dei danni.
Il codice di deontologia medica (che è il corpus delle regole etiche e morali cui deve attenersi il medico e la cui violazione lo espone a sanzioni disciplinari) impone un dovere di informazione chiara e completa circa lo stato di salute del paziente, diagnosi, prognosi, terapia indicata, alternative terapeutiche, possibili rischi e complicanze, prescrizioni comportamentali da osservare. Il medico deve adeguare la comunicazione alle capacità di comprensione del destinatario e garantire un’informazione che consenta al paziente di essere parte attiva del processo decisionale e curativo.
L’incremento dei contenziosi per malpractice sanitaria ha generato il fenomeno della c.d. medicina difensiva, positiva (è, ad es, il caso del medico che prescrive più esami diagnostici del necessario per non incorrere in responsabilità) e negativa (è il caso del medico che, ad es, rifiuta un intervento altamente rischioso).