C A M B I A M E N T O
Voglio scuotere i miei pensieri, non accarezzarli, blandirli solo per conservarli inalterati.
“Ma io da quanto tempo non cambio?”
Non voglio diventare pigro, prevedibile, amante delle certezze, come il bambino del suo trenino.
Non voglio addormentarmi nel mio tran tran.
Il cambiamento è un mostro sacro che tutti temono, ma senza il quale non si trova neanche l’ombra della felicità.
Esso non è una minaccia: solo chi osa cambiare rotta, anche a costo di perdersi per un po’, può ritrovare se stesso.
Cambiare è un atto rivoluzionario.
La felicità non è conservare, ma modificare: non è stasi, ma dinamismo.
A forza di mettere la vita sotto vuoto, finisco per perdermi i suoi sapori.
Voglio essere, creativo, folle, vivo.
Meglio buttare via il vecchio copione, che recitare sempre la stessa parte che non mi piace più.
Al diavolo la “comfort zone”.
I cambiamenti sono necessari perché sono spinte, anche se includono dei sacrifici, dei rischi.
Il “copia e incolla” è a basso rischio, ma è anche a bassissimo tasso di fascino intellettuale.
Altro che coerenza a tutti i costi: meglio una bella incoerenza vissuta con passione, che una coerenza morta di noia.