Numero3600.

 

A P P U N T I    D A     U N A    C O N F E R E N Z A

D I    I G O R    S I B A L D I

 

Il modo più semplice, più autentico, più potente che noi abbiamo per essere veramente noi stessi è il “mi piace”.

Il “devo” può non essere nostro; il “posso”, che può essere anche il “permesso”, nemmeno questo può essere nostro; il “mi conviene”, o il “bisogna che” non sono nostri: sono del gruppo a cui apparteniamo.

Il “mi piace” è solo mio.

Ma nell’occidente esiste, da sempre, culturalmente, il “tabù del piacere”.

L’occidente è la civiltà del “noi”, del collettivismo: qui sono nati tutti gli “ismi” della storia.

Il nemico del “noi” è l’ “io”.

Con riferimento alla sfera sessuale, il fallo eretto è un simbolo di vitalità, di euforia, di eccitazione, di entusiasmo, di affermazione di sé, e non è fingibile.

Se c’è un’erezione vuol dire che c’è qualcuno o qualcosa che ti piace.

E, se c’è qualcosa che ti piace, tu sei tu.

Ma di questo fenomeno, in occidente, c’è un “tabù”: ci sono in giro, nella storia delle iconografie occidentali, molti peni, spesso striminziti, ma pochi falli eretti.

Cioé, l’occidente mette il “mi piace” proprio in fondo alla cantina.

Si dice, allora: cosa ti “deve” piacere, cosa ti “può” piacere, cosa ti “conviene” che ti piaccia, ma il “mi piace” è censurabile e non sempre gradito, come fosse una depravazione.

Perché il “mi piace” comporta di essere all’altezza della persona o della cosa, di una donna o di un dipinto: è molto più impegnativo.

 

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