Numero3600.

 

A P P U N T I    D A     U N A    C O N F E R E N Z A

D I    I G O R    S I B A L D I

 

Il modo più semplice, più autentico, più potente che noi abbiamo per essere veramente noi stessi è il “mi piace”.

Il “devo” può non essere nostro; il “posso”, che può essere anche il “permesso”, nemmeno questo può essere nostro; il “mi conviene”, o il “bisogna che” non sono nostri: sono del gruppo a cui apparteniamo.

Il “mi piace” è solo mio.

Ma nell’occidente esiste, da sempre, culturalmente, il “tabù del piacere”.

L’occidente è la civiltà del “noi”, del collettivismo: qui sono nati tutti gli “ismi” della storia.

Il nemico del “noi” è l’ “io”.

Con riferimento alla sfera sessuale, il fallo eretto è un simbolo di vitalità, di euforia, di eccitazione, di entusiasmo, di affermazione di sé, e non è fingibile.

Se c’è un’erezione vuol dire che c’è qualcuno o qualcosa che ti piace.

E, se c’è qualcosa che ti piace, tu sei tu.

Ma di questo fenomeno, in occidente, c’è un “tabù”: ci sono in giro, nella storia delle iconografie occidentali, molti peni, spesso striminziti, ma pochi falli eretti.

Cioé, l’occidente mette il “mi piace” proprio in fondo alla cantina.

Si dice, allora: cosa ti “deve” piacere, cosa ti “può” piacere, cosa ti “conviene” che ti piaccia, ma il “mi piace” è censurabile e non sempre gradito, come fosse una depravazione.

Perché il “mi piace” comporta di essere all’altezza della persona o della cosa, di una donna o di un dipinto: è molto più impegnativo.

 

Numero3502.

 

F R A S I    A S S E R T I V E

 

Quando qualcuno ti interrompe, di’ con calma: “Lasciami finire, poi ti ascolto”.

Se minimizzano ciò che provi, rispondi: “Puoi non capire, ma questo è importante per me”.

Se alzano la voce, di’: “Possiamo parlarne, ma non in questo tono”.

Se ti fanno sentire in colpa, di’: “Non sto facendo niente di male nel proteggermi”.

Se cercano di manipolarti, di’: “Questa conversazione non mi sembra onesta, preferisco fermarmi qui”.

Se invadono il tuo spazio, rispondi: “Mi serve un momento per me, ti risponderò dopo”.

Se ti mancano di rispetto in pubblico, di’: “Questo non è il luogo, né il modo per parlarne”.

Se ti fanno pressioni, dichiara: “Ho bisogno di tempo per decidere, e lo prederò”.

Se ti accusano ingiustamente, rispondi: “Non condivido la tua versione dei fatti”.

Se provano a farti dubitare di te, di’: “Conosco i miei limiti, e non ho bisogno di giustificarmi”.

 

@AnimaOltreilimiti80.

 

Numero3347.

 

da  QUORA

 

PERCHÈ  LA  LUSSURIA  È  UN  PECCATO ?

 

Scrive Josef Mitterer, corrispondente di QUORA

 

Gli archetipi, le norme e le figure mitologiche non riflettono più la natura, bensì sono imposti arbitrariamente.

Con ciò non intendo certo dire che una sessualità sfrenata sia naturale o normale o positiva, né che il “paganesimo” l’abbia prevista o giustificata — ma nelle mitologie politeiste, e nelle religioni collegate a esse, la lussuria era integrata nei miti e nei culti, come una forza naturale e ambivalente — come tutta quanta la natura è ambivalente (né buona, né cattiva) e dualistica (un principio e un altro principio che stanno in opposizione e, allo stesso tempo, si completano).

La tradizione giudeo-cristiana, che è priva di tali culti organici e catartici e di tali miti che espongono la totalità dell’essere uomo e delle forze naturali, deve invece ricorrere ad affermazioni e a proibizioni esplicite (sotto forma di “peccati”), non ulteriormente giustificate e, quindi, non trasparenti.

Un altro aspetto importante è l’incredibile disprezzo della mitologia giudeo-cristiana nei confronti della sessualità e della donna.

Dio, Gesù e lo spirito santo sono figure maschili o comunque prive di sesso e completamente asessuate; di figure femminili, invece, non ce ne sono.

La sensualità e la sessualità non hanno alcuna rappresentazione mitologica, neanche nella figura di Maria, anzi: viene ridotta alla sua castità e obbedienza e, a differenza delle divinità materne nei sistemi politeistici, la sua maternità non simboleggia la femminilità sensuale e la fecondità, ma è esclusivamente strumentale, e non va immaginata o persino raffigurata in modo “carnale”, il che verrebbe (e in effetti viene) subito interpretato come blasfemo.

Date queste precondizioni, come potrebbe la lussuria non essere un peccato?

Nei sistemi politeistici la lussuria è personificata (Voluptas), come tutte le altre forze naturali, è incarnata dai Satiri (o proiettata su essi) e figura —in tutta la sua ambivalenza— in molti miti, come un aspetto della sessualità.

Forse era un’osservazione un po’ radicale, ma trovo comunque interessante quanto scrisse Nietzsche in merito:

La predica della castità è un’eccitazione pubblica contro natura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni sua contaminazione mediante il concetto di “impurità”, è il vero peccato contro lo spirito santo della vita.

(Die Predigt der Keuschheit ist eine öffentliche Aufreizung zur Widernatur. Jede Verachtung des geschlechtlichen Lebens, jede Verunreinigung desselben durch den Begriff ‘unrein’ ist die eigentliche Sünde wider den heiligen Geist des Lebens.)

(Ecce Homo, “Warum ich so gute Bücher schreibe”, 5)

Numero3212.

 

da  QUORA

 

Scrive Silvia Anchisi, corrispondente di QUORA

 

Quali sono le caratteristiche che per le donne rendono un uomo attraente, ma che gli uomini sottovalutano?

 

Questa domanda presuppone che esistano delle caratteristiche più o meno precise che rendono un uomo attraente agli occhi delle donne. Siccome non rappresento il genere femminile solo perché sono nata donna, ti risponderò in veste di singola donna, tenendo però anche conto di anni di osservazione, studio e ascolto dei punti di vista delle mie compagnie femminili, cercando di proiettare la mia esperienza personale in una prospettiva vagamente statistica.

  • Le piccole attenzioni. Le hanno sottovalutate il 95% degli uomini che ho incontrato nella mia vita. Attenzione, non mi riferisco al seguire alla lettera dei codici passati, sessisti o patriarcali ma semplicemente dare attenzione a dei dettagli che nella nostra quotidianità non sono curati. Sto parlando di quei piccoli gesti che a me personalmente fanno impazzire, tipo aprire la portiera della macchina, far accomodare a cena, versare le bevande quando il bicchiere si svuota. Prima che venga additata di sessismo sappiate che queste cose che ho elencato ci tengo a farle anch’io, che sono donna, sono piccole attenzioni che mi rendono felice tanto quanto mi rende felice ricevere. Si tratta di un tipo di gentilezza, che credo piaccia a molte donne.
  • Eleganza: non ha a che fare con ciò che si indossa, ma con la capacità di essere sobri, equilibrati, specialmente in luoghi pubblici o contesti di gruppo. Un esempio: a volte sento uomini che parlano alzando molto la voce. Beh, sappiate che dovreste rivedere il vostro concetto di volume.
  • Igiene e cura della propria persona, ma possibilmente non eccessiva (ecco, voglio sfatare un mito, stavolta a nome di tutte le donne: preferiamo un compagno senza tartaruga e con la pancetta ma che sia sereno e disposto a mangiare con noi una pizza senza preoccuparsi delle calorie e dei carboidrati, piuttosto che un fissato patologico col culto del corpo, eterno insoddisfatto di sé stesso che passerà il resto dei suoi giorni a cercare una linea che non troverà mai, e a chiederti se lo trovi più grosso, a piangere quando perde massa muscolare. L’esercizio fisico fa bene ed è importante per tutti noi, come lo è tenersi in forma, il fanatismo però è patologia, e per me un malato di palestra è malato tanto quanto un’anoressica, per le dinamiche mentali che condividono.
  • Autoironia è un’arma molto utile se ben dosata, soprattutto all’inizio perché rompe il ghiaccio e le formalità, mettendo a proprio agio l’altra persona soprattutto se quest’ultima è timida. È strettamente collegata all’ umiltà, altro valore di fondamentale importanza che però non vedo molto spesso negli uomini, che in fase di seduzione preferiscono caricarsi di paroloni, dimostrazioni e grandezza.
  • Approccio sessuale naturale. Un problema grosso che avete soprattutto voi uomini, è che molti di voi pensano che il sesso sia quello che vedete sul web fatto da attori e contorsionisti professionisti. Questo rende per voi l’atto come una mera prestazione, che come concetto si avvicina molto alla dimostrazione. Non c’è niente da dimostrare, specialmente se avete intenzioni serie siate sereni e il sesso sarà più bello. Se non siete degli attori e contorsionisti professionisti lasciate perdere le stranezze, puntate su ciò che vi piace.
  • Ascoltate le vostre emozioni. Siate commossi, siate tristi, siate arrabbiati e innamorati senza vergogna.

Cosa non fare:

  • Non essere squallidi spesso vedo gli alpha man che fanno i classici discorsi da spogliatoio su lato A lato B, gare di rutto libero, parolacce. Sappiate che lo squallore e la volgarità non vi renderanno più attraenti
  • Non ostentare i propri soldi, le proprie vittorie, i propri averi. In nessun caso.
  • Non fingete qualità che non avete. Puntate sui vostri punti forti, non su quelli che pensiate si aspetti da voi l’altra persona.
  • Non sono i soldi a rendere un uomo attraente, i soldi lo rendono solo potente, gli danno il potere di acquistare una donna che è interessata ai suoi soldi e basta. Un uomo ricco ha molta più possibilità di essere falsamente amato in un matrimonio di interesse, è statistico anche questo. Non ostentate i vostri soldi, ma cacciate fuori la vostra umanità, la bellezza che avete dentro, la gentilezza, le passioni, e se davanti avete una persona che vale quanto valete voi sicuramente vi apprezzerà per ciò che siete.

Numero3194.

 

da  QUORA

 

QUALI   SONO   LE   QUALITA’   CHE   UN   UOMO   DEVE   AVERE

PER   RISULTARE   IRRESISTIBILE   AGLI   OCCHI   DI   DONNA ? 

 

Scrive T. M., corrispondente di QUORA.

 

Tutte. Più ne ha meglio è.

Sappiamo per certo che le seguenti piacciono più o meno a tutte

  1. Sicurezza e successo economico, decisamente superiore al suo.
  2. Potere, leadership, ruolo sociale elevato, più elevato del suo.
  3. Interesse da parte di altri donne, possibilmente di attrattività pari o superiore a quella di lei.
  4. Sicurezza in sé stesso e elevata autostima.
  5. Al bisogno, coraggio di affrontare altri uomini.
  6. Altezza e forza se non proprio bella presenza. Salute perfetta.
  7. Capacità interpersonali, elevata comprensione situazionale emotiva, comunicazione e manipolazione, visibile in una cerchia di alleati e collaboratori di valore. Impermeabilità totale alle sue manipolazioni.
  8. Gentilezza e romanticismo, ma esclusivamente con lei.
  9. Anaffettività. Il fatto che lui non si impegni mai del tutto con lei e abbia altre donne in parallelo segnala con certezza indiscutibile che sia un individuo di valore superiore.

Poi se ne possono elencare una infinità perché sono attratte dal meglio disponibile e al meglio non c’è mai fine.

Noterai che a differenza degli uomini sono attratte dalle storie di vampiri. Esseri soprannaturali. Superiori in maniera estrema. Non umani.

La patologia della ricerca maniacale e ossessiva di superiorità è il narcisismo.

Gli uomini medi, miti senza opzioni che si impegnano, in media, non le attraggono molto anzi, fanno loro abbastanza schifo.

Numero3013.

 

da  QUORA

 

Scrive Joel, corrispondente di QUORA

 

È normale, durante un lungo periodo di ansie e preoccupazioni, non sentire più la “dopamina”?

La  “dopamina” è conosciuta come il “neurotrasmettitore del piacere”: viene immagazzinata nel cervello e rilasciata nel flusso sanguigno quando proviamo sensazioni piacevoli, durante attività come ascoltare musica o mangiare il nostro piatto preferito.

 

Si è normale: lo stress blocca questo processo.

Come sappiamo la carenza di dopamina e noradrenalina nelle persone afflitte da ansia e stress cronici si manifesta con sintomi tra cui: stanchezza, calo della forza fisica e dell’energia, perdita di entusiasmo per la vita, disturbi del sonno e insonnia, scarsa attitudine/propensione al lavoro, tendenza alla depressione.

Al di fuori dell’area cerebrale, questo ormone regola la vascolarizzazione di determinate regioni del corpo e stimola parti del sistema nervoso vegetativo, migliorando così le prestazioni fisiche. Una carenza di dopamina può causare diversi disturbi, tra cui problemi di digestione e cali di energia. Con il calare delle energie, si rischia di entrare in depressione.

Come recuperare dopamina?

Praticare attività fisica permette di fare il pieno di endorfine con un immediato effetto positivo sull’umore. L’esercizio fisico stimola non solo la produzione di endorfina, ma anche di dopamina che genera un immediato senso di soddisfazione.

Il consiglio è sempre quello di fare un po’ di attività fisica.

Poi esistono anche tecniche di meditazione e respirazione che eliminano l’ansia e lo stress.

Ne cito qualcuna:

Tecnica del10-6-3 secondi.

Prendi un po’ d’aria, trattieni il fiato e conta mentalmente fino a 10. Non fare respiri troppo profondi, non gonfiare il torace. butta fuori l’aria comincia a respirare con un ritmo di sei secondi: tre secondi per prendere aria e tre secondi per buttarla fuori. Ripeti l’esercizio fino a che non senti benessere.

Tecnica della parola pronunciata.

Inspira lentamente e profondamente immettendo nell’organismo aria attraverso il naso. Presta attenzione a come la pancia e il busto si espandano per far posto all’aria in entrata. Espira sentendo l’aria fluire via dal corpo.
In questi istanti, pensa a una parola che ti tranquillizzi e pronunciala.

La respirazione e la meditazione nascono appositamente per eliminare stress, ansia, depressione e anche impulsività: ristorano il pensiero donando vigore e lucidità.
La meditazione, insieme alla respirazione, dona sempre più controllo al singolo individuo, attraverso un ottima ossigenazione.

Fonte: attraverso i miei studi personali e confronti sul web.

Numero3012.

 

da  QUORA

 

Scrive Giancarmine Faggiano, corrispondente di QUORA.

 

F A N T A S I E    S E S S U A L I

 

Le fantasie sessuali in una coppia ben collaudata, aiutano a mantenere in vita il desiderio di entrambi per poter mettere in atto l’eccitazione.
L’importante è non essere perversi, feticisti e masochisti.
La perversione, infatti, si relaziona ad atti e comportamenti che non rientrano nella normalità giacché si violano regole di accoppiamento riconosciute come tradizionali.
Per Freud, le perversioni sono prevaricazioni anatomiche di regioni del corpo destinate all’unione sessuale.
In questo caso, l’amore diventa non amore perché privo di emozioni e sentimenti spontanei.
I cosiddetti feticismi, poi, portano a comportamenti devianti ed animaleschi che, in Psicoanalitica, si chiamano “disturbi psichiatrici del carattere.”
In particolare, un sadico a letto, è portato ad infliggere dolore, sottomissione psicologica al/ alla Partner.
Il perverso pensa solo a se stesso.
E questo, non è affatto sesso sano , bensì malato. Invece, le fantasie sessuali sane sia maschili che femminili , per quanto molto sensuali, aumentano nel rapporto il desiderio nascosto per mantenere l’eccitazione e prolungare il piacere di entrambi.
In effetti, avere una buona immaginazione a letto, rivela sostanzialmente la propria personalità e l’Amore spontaneo diventa davvero ” Ars amandi.” (arte di amare)

Numero2913.

 

da  QUORA

 

S E S S O    E    P E C C A T O

 

Scrive   Domenico Zampaglione, ex dirigente scolastico presso il Ministero della Pubblica Istruzione, corrispondente di QUORA

 

È peccato fare sesso? È peccato non farlo!

L’unica cosa contronatura è astenersi dal fare sesso, visto che siamo portati a farlo molto naturalmente.

Però si può peccare facendolo, quando lo imponiamo ad altri con la violenza o lo facciamo con persone non consapevoli, come i minori ad esempio, cosa invece molto gradita a tanti preti.

Il sesso è una forma di relazione umana che porta gioia a due creature che si piacciono, godono del rapporto fisico reciprocamente e  consapevolmente scelgono le carezze gradite ad entrambi.

Tutta questa storia del peccato è una perversione della mente, nata per torturare l’anima della gente e imporre sulle coscienze il potere di controllo di una casta di pretesi rappresentanti di Dio.

E infatti, ti si raccomanda di correre dal prete, perché lui ha il potere di assolverti, nella confessione.
Una bufala indecorosa.

Non sarebbe ora di finirla con la superstizione?

 

 

Numero2884.

 

da QUORA

 

Perché noi donne facciamo così fatica a venire?

 

Scrive un corrispondente di QUORA, Walter Cianferra:

 

Ti rispondo come uomo di 63 anni. Noi uomini siamo abbastanza simili e la nostra sessualità è più semplice. Invece ogni donna è unica (e meravigliosa). Quindi, è anche unica la sua sessualità e dobbiamo scoprirla, a volte anche indovinarla.

Non è un compito facile. Quello che va bene per Tizia va male per Caia; quello che piace a Caia, dispiace a Tizia. Non sempre ci riusciamo.

E voi insoddisfatte ma ZITTE.

PARLATE con noi, chiedete, esigete. COMUNICATEVI senza vergogna. A volte per capirvi dobbiamo essere quasi chiaroveggenti, indovini, medium …. adoperare una sfera di cristallo e neanche così ….

Aiutateci ad aiutarvi.

Numero2867.

 

Prima di accontentare sempre tutti ricorda queste 5 cose

Ana Maria Sepe    Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi.

 

 

Viviamo in un mondo in cui l’approvazione e l’accettazione degli altri giocano un ruolo significativo nelle nostre vite. La necessità di essere accettati e di appartenere a un gruppo è radicata nella natura umana. Tuttavia, c’è una sottile linea di demarcazione tra l’accontentare gli altri per ottenere l’approvazione e l’essere autentici con se stessi. Compiacere gli altri significa essere più sintonizzata sui bisogni delle altre persone piuttosto che sui tuoi; più attenta e interessata ai loro sentimenti, preoccupata delle loro reazioni, anziché in ascolto di te stessa, di come ti senti e di ciò che vuoi.

“Non conosco la via infallibile verso il successo. Ma una fallibile verso l’insuccesso: accontentare tutti”. Platone.

Il grande filosofo aveva ben compreso che quando smarriamo il nostro baricentro psichico a favore di quelli altrui, smarriamo noi stessi…il nostro volere più profondo e più vero. Certo, tutti noi abbiamo la necessità di ricevere dimostrazioni di affetto e complimenti, e di sentirci apprezzati per le nostre caratteristiche positive. Purtroppo però, per alcuni di noi questa necessità si presenta in modo più forte ed evidente che in altri, cosa che può renderci eccessivamente compiacenti ed accondiscendenti in varie situazioni della nostra vita.

Siamo esseri sociali e per definizione abbiamo necessità di condividere la nostra vita con gli altri, per arricchirci, confrontarci, ridere, parlare

E’ legittimo voler essere circondati da esseri affini, che hanno valori e caratteristiche simili, e questo è ciò che accade quando scegliamo con chi passare del tempo. Tuttavia, quando stringiamo legami per paura, solitudine, noia o per riempire i propri vuoti interiori si finisce con l’accettare qualsiasi persona o situazione. E’ da qui che nasce la necessità di voler accontentare sempre tutti, meno uno/a (ovvero noi stessi).

Compiacere gli altri è stato per anni l’unico modo di rapportarmi agli altri! Ero accondiscendente con parenti, conoscenti, amici, nemici pur di evitare conflitti o malumori, mi facevo carico di responsabilità non mie, dicevo di sì per sentirmi importante, meritevole… mi facevo in quattro per accontentare tutti, sacrificavo me stessa e il mio spazio pur di non venir meno a quello che ogni persona là fuori si aspettava da me e sentirmi, in qualche modo, a posto. Insomma, volevo fare tutti felici e contenti. Tranne me stessa. E questo, nel tempo, mi aveva portata a sentirmi intrappolata in uno scomodo cantuccio fatto di doveri, arrabbiata con il mondo e delusa per tutto quello che mi aspettavo di ricevere in cambio della mia compiacenza e che non era arrivato.

Poi ci si accorge che è tutto inutile, che l’essere accondiscendenti non ti regala nulla di bello, anzi! Quello che ho imparato dalla mia esperienza personale e di vita è che alla base di questo modo di fare c’è una mancanza di autostima e di fiducia in se stesse che porta a essere oltremodo disponibili e accondiscendenti per paura di non essere amate, di scontentare qualcuno ed essere abbandonate. E la convinzione, molto radicata, di non andare bene così come sei che ti rende dipendente dal giudizio e dall’approvazione altrui…il modo più disfunzionale che io conosca per sentirsi finalmente degna di essere amata, apprezzata, riconosciuta.

Implicazioni nell’infanzia

“Se è vero che i genitori devono stimolare i figli è altrettanto vero che non devono trasformarli in marionette adulatrici“. Molto spesso la predisposizione a voler accontentare gli altri nasce durante l’età evolutiva (infanzia e adolescenza). Nell’arco di questo periodo infatti il bambino, spinto dalla volontà di voler accontentare a tutti i costi genitori e insegnanti, sviluppa un profondo senso di accondiscendenza, insomma, non vuole deluderli. Di conseguenza il piccolo ricercherà approvazioni continuamente, in modo da nutrire il suo scarso livello di autostima. Per esempio, spingerlo a mantenere un rendimento scolastico alto è importante ma è ancor più importante fargli capire che studiare lo aiuterà a essere più pronto ad affrontare il mondo del lavoro, a renderlo una persona migliore (non si studia solo per far contenti mamma e papà, si studia per il proprio benessere presente e futuro!)

Da bambini non eravamo capaci di sfumare i significati di ciò che volevamo dire. Non sapevamo come modellare i nostri crudi bisogni e dolori in spiegazioni convincenti. Ora, possiamo essere non solo fermi riguardo le nostre idee ma anche estremamente geniali. Possiamo dire “no” mentre sottolineiamo le nostre buone intenzioni; possiamo dire a qualcuno che ha sbagliato senza affermare che sia un idiota. Possiamo lasciare qualcuno, assicurandoci che capiscano quanto la relazione sia stata importante per noi. Possiamo essere, in altre parole, gradevoli senza essere estremamente compiacenti.

Essere accondiscendenti in coppia, risvolti

Capita in una relazione di coppia, per esempio, che uno dei due partner non si espone mai, non esprime disaccordo, ma nemmeno esplicita ciò che desidera. A lungo andare ha una reazione esplosiva di rabbia. L’altro reagisce dicendo: “Potevi dirlo che non eri d’accordo!”, ebbene è vero: poteva dirlo. O, meglio: doveva. Per rispetto di sé stesso. Avrebbe dovuto affermare se stesso e sopportare la probabile reazione negativa dell’altro, visto che, alla fine, la reazione è comunque arrivata, ed è ben peggiore di quella che poteva essere all’inizio.

La profezia che si auto-avvera

Occorre riflettere con attenzione su questo punto chiave. Se per motivi legati alla tua storia personale non fornisci all’altro una conoscenza reale di chi sei realmente e dei tuoi bisogni, tutto sarà inquinato fin dall’inizio. Il paradosso? Ciò che temi, ovvero, non essere abbandonato, lasciato, giudicato…. potrebbe avverarsi veramente perché a lungo andare il tuo comportamento accondiscendente si rivelerà un fallimento. Quindi impara a piacerti e non a piacere.

Cosa succede quando si è troppo disponibili?

Mettendo il silenzioso ai nostri desideri e ai nostri bisogni rischiamo poi di dover fare i conti con:

  • Insicurezza
  • Bassa autostima
  • Senso di colpa
  • Relazioni meno autentiche (perché ci circondiamo di persone che non scegliamo, ma che ci scelgono)
  • Timore del giudizio altrui
  • Maggiore dipendenza dagli altri nelle relazioni
  • Necessità di approvazione altrui.

Si entra all’interno di un circolo vizioso dove poi uscirne diventa sempre più difficile, senza contare che tutto ciò tenderà a prosciugare le nostre energie.

Prima di accontentare tutti ricorda queste cose

Rispondere sì alle richieste di tutti significa dover dire no a qualcos’altro! Non si vive la propria vita per accontentare gli altri mettendo al secondo posto se stessi. Non si tratta di essere egoisti, ma piuttosto si tratta di essere padroni delle proprie scelte e del proprio sentire.  Ecco 5 cose che dovresti sempre tenere ben in mente prima di accontentare gli altri.

1. Renditene conto

Cerca di capire: perché lo fai? E chiediti anche: sei più predisposto a dire di sì a determinate persone piuttosto che ad altre? O sei disponibile con tutti? Accetta poi questa tua debolezza, il primo passo per smettere di fare qualcosa è accettare che l’abbiamo fatta fino a quel momento.

2. Impara a dire no

Voglio fare una premessa: non è facile mettersi in gioco, non è facile chiedere perché così spesso si finisce per prendere male il rifiuto, pensando che ogni no equivalga a una gigantesca sconfitta. Eppure ci succede! Per chi cerca di essere estremamente accondiscendente è questa la parte più complessa, imparare a dire no, eppure è fondamentale.

Va ricordato che rispondere negativamente non ha nulla a che fare con la maleducazione, ma anzi con la responsabilità. Si deve cominciare a dire no a piccoli passi, a partire dal cassiere che al momento di pagare ci chiede se vogliamo aggiungere un piccolo prodotto, o dal cameriere che ci dice di prendere un cioccolatino assieme al caffè, per passare poi a dire no a un amico che ci invita a cena una sera che siamo stanchissimi, fino ad arrivare a dire no a quel collega che abbiamo sempre aiutato.

2. Esprimi te stesso

Siamo arrivati a una età nella quale possiamo tranquillamente esprimere noi stessi senza che nessuno si prenda male. E se continuiamo a accontentare gli altri, potremmo avere davvero delle buone intenzioni, ma mettiamo tutti a rischio con la nostra mancanza di schiettezza.

Al lavoro, non rendiamo un valido servizio a nessuno se ci nascondiamo dietro a un dito. E in amore, non c’è niente di sano nello stare insieme a qualcuno semplicemente perché sembra che l’altro possa non sopravvivere senza di noi. Sopravviveranno, e noi potremmo aver sprecato un sacco del loro tempo a causa del nostro sentimentalismo.

3. Essere assertivi

Spiegare il perché di un no è giusto, ma devi essere sintetico e deciso. Dilungarsi in argomentazione potrebbe portarti a ripensarci, e renderti di nuovo disponibile. Meglio essere assertivi. La frase da pronunciare è questa: «Mi spiace, ma al momento non posso aiutarti, ti farò sapere se e quando potrò.» Una risposta di questo tipo fa capire all’interlocutore che non è lui la tua priorità, ma  lascia anche aperto uno spiraglio.

4. Valuta le relazioni

Inizia a ragionare sulle relazioni con le persone cui fai più difficoltà a dire no. Quando ti sarà chiara la dinamica e il tuo ruolo al suo interno non avrai più problemi a dire di no. La disponibilità che concedi agli altri è la misura della tua identità. Se ti si può chiedere tutto gli altri cominceranno a considerarti come un’estensione delle loro opzioni ogni volta che dovranno risolvere qualcosa. E non come un’altra persona che gentilmente concede loro un favore.

5. Fissa i tuoi limiti

La verità è che chiunque sarebbe felice di avere un partner, un amico o un collega che è sempre pronto ad aiutare e che non dice mai no. Il problema è che a lungo andare la gente si approfitta di chi è troppo buono e disponibile. La tua estrema gentilezza porterà gli altri a mancarti di rispetto. Le persone non ti vedono come un individuo con una propria voce, con i propri spazi e che fa valere le proprie necessità, ti vedono come qualcuno che si fa da parte per accontentare tutti.

Di conseguenza il loro rispetto nei tuoi confronti diminuisce. E questo vale anche per le persone che ti amano. Se tu non rispetti te stesso, perché gli altri dovrebbero rispettarti? Se non dai il giusto valore ai tuoi bisogni, perché dovrebbero farlo gli altri?

Nelle relazioni di qualsiasi tipo,  è importante fissare dei limiti. Devi avere ben chiaro cosa sei disposto a fare per accontentare gli altri e cosa no, senza che questo ti provochi frustrazione o risentimento. Avere dei limiti e renderli ben chiari alle persone che ti stanno intorno ti permette di tutelarti e di evitare di diventare una vittima degli approfittatori.

Che fatica dover accontentare sempre tutti!

Il prezzo da pagare è innanzitutto la perdita della propria autenticità e della genuinità di rapporti sinceri. Dover accontentare sempre tutti, mostrarsi accondiscendenti e plasmabili a seconda delle situazioni e delle esigenze, ci porta a snaturare la propria indole.

La tua paura è assolutamente valida, tutti vogliamo piacere e vogliamo essere accettati. Ma la verità è che le relazioni che costruisci compiacendo gli altri non sono sincere. Il rifiuto è inevitabile, ci sarà sempre qualcuno a cui tu non andrai bene, esattamente come tu scegli le persone che ti piacciono e che vuoi accanto. La tua paura non deve impedirti di fissare i tuoi confini, perché senza questi non verrai rispettato né considerato. I confini, i tuoi limiti, fanno in modo che gli altri sappiano cosa possono chiederti e cosa aspettarsi da te. Diversamente pensano che accetterai qualsiasi atteggiamento nei tuoi confronti.

Certo, non sto dicendo che devi smettere di essere gentile ma vorrei che iniziassi ad esserlo in primis con te stesso/a! Nella vita non si può accontentare SEMPRE tutti così come è impossibile non deludere MAI nessuno. Non trovi? Espressioni totalitarie come sempre e mai non sono delle buone compagne di viaggio e dovremmo cercare di non fare affidamento su di loro. Per stare bene bisognerebbe trovare una sorta di equilibro tra i due termini, dovremmo imparare ad oscillare tra i due poli estremi senza rimanere ancorati sull’uno o sull’altro.

Non preoccuparti delle persone a cui non piaci e che non ti approvano. Sei tu che devi prendere il controllo sulla tua vita e non farti manipolare, quelli che ti volteranno le spalle sono coloro che vogliono un burattino, non un individuo che ama e rispetta se stesso.

Prima gli altri. Poi tu…..

Eh si, perché per sentirsi meritevoli d’amore, bisogna comportarsi come dei bravi bambini pronti ad ubbidire, attenti a non deludere!  È questo che ci è stato insegnato. E ci sembra di non avere alternative. Che essere in quel modo lì sia un nostro dovere. Come se dovessimo sempre dimostrare qualcosa. Io lo sono stata, una brava, buona e ubbidiente adulta. Avevo anestetizzato il sentire, represso le mie emozioni, negato le mie necessità pur di non sentirmi colpevole di osare, desiderare, pretendere! Tutto pur di sentirmi considerata, approvata e amata. Quello che poi nel tempo ho compreso è che le cose migliori spesso arrivano proprio da scelte che deludono le aspettative delle persone intorno a noi, se queste rispondono ai nostri bisogni più autentici.

Ho imparato a mantenere le promesse che mi faccio, ora tocca a te mantenere le promesse che ti fai

Forse non hai ricevuto abbastanza apprezzamenti in famiglia, non hai ottenuto la giusta visibilità, così hai rivolto all’esterno questo bisogno di riconoscimento. Questo non significa che tu debba trascorrere il resto della tua esistenza leccandoti le ferite. Quindi inizia a scoprire le tue risorse, inizia a metterti in ascolto di ciò che sei, impara a far luce alla dissonanze, alle contraddizioni che ti incatenano a una vita che non vuoi. Riconosci le tue esigenze e falle presente agli altri. Se non le conoscono non potranno mai prenderle in considerazione, ma se non le conosci neppure tu…non puoi pretendere che lo facciano gli altri. Non essere MAI qualcuno che non sei tu, perché tu hai il tuo posto nel mondo e la tua unicità, che non può essere sostituita da nessun altro.

 

 

Numero2830.

 

da  QUORA

 

Perché la Chiesa Cattolica è contro il piacere sessuale?

 

Risponde Cesare, un corrispondente di QUORA:

Perché il piacere è sinonimo di libertà, autonomia di pensiero, autogestione del proprio corpo, delle proprie emozioni, dei propri impulsi.

E ce lo possiamo procurare grazie a scelte individuali. Quindi non conferiamo ad alcuno il potere di elargircelo o non elargircelo, ovvero non dipendiamo da nessuno.

Il principio fondamentale dei sistemi di potere, religiosi o politici che siano, è invece proprio quello di creare dipendenza e subordinazione.

Magari in modo suadente e dando soddisfazione a qualche necessità psicologica, ma sempre dipendenza è.

Ma molti ministri di questa Chiesa, pur dichiarandosi sessuofobi e predicando l’astinenza dei fedeli dalle pratiche sessuali fuori dal matrimonio, sono autori di tremendi crimini sessuali…

Comunque sono contro tutti i piaceri, perché questi derivano da pratiche denotate da indipendenza personale, disponibilità del proprio corpo, libertà. Tutte cose che non collimano con il concetto che tu non appartieni a te stesso, ma a Dio e che devi vivere in base alle regole stabilite dai suoi rappresentanti in terra.

 

Risponde Fabian And, corrispondente di QUORA:

La colpevolizzazione del piacere tramite il “peccato” è il miglior modo  per subordinare e mettere in stato di manifesta inferiorità.

 

Risponde Cesco, corrispondente di QUORA:

 Perché è il miglior strumento di controllo.

Se voglio assoggettare un certo numero di persone, non c’è niente di meglio che indurle a sentirsi in colpa per qualcosa, a credere che una loro condotta naturale sia sbagliata perché qualcuno che li guarda dall’alto, e che ha su di loro un certo potere, ha deciso così.

Funziona più con il sesso che con altro perché il sesso è l’unico, tra gli impulsi più istintivi, a poter essere domato per un periodo considerevolmente lungo (se non per tutta la vita). Non posso dire “non mangiate” o “non respirate”, però posso dire “non fate sesso” (se non in un certo contesto e bla bla).

Controllo, null’altro. E funziona BENISSIMO, vista la sessuofobia diffusa, che ha rovinato la vita psichica di tantissimi credenti.

 

N.d.R. :
I Cristiani Cattolici sono ossessionati dal “piacere” in generale, che è peccato, e da tutto ciò che lo evoca.
Oggi, il cattolicesimo è lassista per adattamento ai tempi ma, fino a non molto tempo fa, la vita del cristiano devoto (non facente parte delle gerarchie religiose che, ipocritamente, se ne esentavano), era privazione, rinuncia, autopunizione, elevazione attraverso la sofferenza.
La ricerca del “piacere” era sinonimo di autonomia decisionale ed intellettuale e, pertanto, era il nemico numero uno dell’Ordine Costituito, ovviamente gestito, il più possibile, dalle gerarchie ecclesiastiche direttamente in proprio o per mezzo dell’appoggio al potere politico, di solito conservatore di privilegi di casta o di appartenenza.
Ogni deviazione, anche minima, era severamente perseguita e la dissidenza non ritrattata era punita con la tortura o con la morte, per opera dell’Istituto della Santa Inquisizione.
Giordano Bruno fu bruciato sul rogo, Galileo Galilei restò vivo perché abiurò, innumerevoli persone furono uccise perché possedute dal demonio e così via.