Per ristabilire il legame col divino, occorre che, “prima togliamo dalle nostre spalle la grieve somma di errori che ne trattiene”. È lo “spaccio”, cioé l’espulsione di ciò che ha deteriorato quel legame: le “bestie trionfanti”.
Le “bestie trionfanti” sono immaginate nelle costellazioni celesti, rappresentate da animali: occorre “spacciarle”, cioè cacciarle dal cielo, in quanto rappresentanti vizi che è tempo di sostituire con altre virtù: via, dunque, la Falsità, l’Ipocrisia, la Malizia, la “Stolta Fede”, la Stupidità, la Fierezza, la Fiacchezza, la Viltà, l’Ozio, l’Avarizia, l’Invidia, l’Impostura, l’Adulazione e via elencando. Occorre tornare alla semplicità, alla verità e all’operosità, ribaltando le concezioni morali che si sono ormai imposte nel mondo, secondo le quali le opere e gli affetti eroici sono privi di valore, dove credere senza riflettere è sapienza, dove le imposture umane sono fatte passare per consigli divini, la perversione della legge naturale è considerata libertà religiosa, studiare è follia, l’onore è posto nelle ricchezze, la dignità nell’eleganza, la prudenza nella malizia, l’accortezza nel tradimento, il saper vivere nella finzione, la giustizia nella tirannia, il giudizio nella violenza.
Responsabile di questa crisi è il Cristianesimo. Già Paolo aveva operato il rovesciamento dei valori naturali e Lutero, “macchia del mondo” ha chiuso il ciclo: la ruota della storia, della vicissitudine del mondo, essendo giunta al suo punto più basso, può operare un nuovo e positivo rovesciamento dei valori.
Nella nuova gerarchia dei valori, il primo posto spetta alla Verità, necessaria guida per non errare. A questa segue la Prudenza, la caratteristica del Saggio che, conosciuta la Verità, ne trae le conseguenze con un comportamento adeguato. Al terzo posto Giordano Bruno inserisce la Sofia, la ricerca della Verità; quindi, segue la Legge, che disciplina il comportamento civile dell’uomo; infine, il Giudizio, inteso come aspetto attuatorio della Legge.
Bruno fa, quindi, discendere la Legge dalla Sapienza, in una visione naturalistica nel cui centro c’è l’uomo che opera cercando la Verità, in netto contrasto col Cristianesimo di Paolo, che vede la Legge subordinata alla liberazione dal Peccato, e con la Riforma di Lutero, che vede nella “sola fede” il faro dell’uomo. Per Bruno la “gloria di Dio” si rovescia, così, in “vana gloria” e il patto fra Dio e gli uomini, stabilito nel Nuovo Testamento, si rivela “madre di tutte le forfanterie”. La Religione deve tornare ad essere “religione civile”: legame che favorisca la “communione de gli uomini”, la “civile conversazione”.
Altri valori seguono i primi cinque: la Fortezza (forza d’animo), la Diligenza, la Filantropia, la Magnanimità, la Semplicità, l’Entusiasmo, lo Studio, l’Operosità, eccetera. E, allora, vedremo, conclude beffardo Giordano Bruno, “quanto siano atti a guadagnarsi un palmo di terra, questi che si sono cossì effusi e prodighi a donar regni de’ cieli”.
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