Numero3598.

 

C O S A    V U O L    D I R E

 

SANTO viene da “sanctus”, participio passato del verbo latino “sancire” che, come in italiano, vuol dire “certificare”, “attestare”, “stabilire”.

 

SACRO è una brutta parola. In latino vuol dire “proibito”. Indica una realtà che ispira timore ed attrazione coercitiva, legata al divino, all’interdetto, al separato. È riferito alla sfera divina, distinta e potente.

Il “sacrificium” era un tributo alla divinità. Si praticava sgozzando o bruciando degli animali.

Numero3582.

da  QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA

 

 

Quel divieto non era un test d’amore, ma la clausola capestro di un contratto firmato da due analfabeti.

Dio non ha proibito di mangiare quel frutto per proteggere Adamo ed Eva. Lo ha fatto per proteggere se stesso e il suo status di dittatore assoluto. Nel Giardino dell’Eden, Adamo ed Eva non erano esseri umani. Erano animali domestici, automi biologici che vivevano in uno stato di beata e totale insipienza. Non conoscevano la vergogna, la paura, il dolore o la morte. La loro unica funzione era obbedire a un’unica, arbitraria regola. Il divieto non era un test di lealtà. Era un meccanismo di controllo. Finché obbedivano ciecamente, senza capire il perché, rimanevano i suoi perfetti e inconsapevoli schiavi.

L’albero non dava la conoscenza del bene e del male in senso filosofico. Dava una cosa molto più pericolosa. Dava la coscienza di sé e la capacità di giudizio autonomo. Prima di mangiare il frutto, “bene” era ciò che Dio ordinava, e “male” era ciò che Dio proibiva. La loro moralità era un software preinstallato. Dopo aver mangiato, hanno acquisito la capacità di guardare un’azione, o un ordine, e di giudicare da soli se fosse giusta o sbagliata. Hanno potuto guardare se stessi, nudi, e provare vergogna. Hanno potuto guardare Dio e, per la prima volta, pensare “Quello che stai facendo è ingiusto”. Questo è il vero peccato originale. Non la disobbedienza, ma l’acquisizione della facoltà di critica. Un essere che può giudicarti non è più un tuo schiavo. È un tuo pari, o un tuo nemico.

La cacciata dall’Eden non fu una punizione. Fu una necessità logica per un tiranno che aveva perso il controllo dei suoi esperimenti. Adamo ed Eva erano diventati inutili, contaminati. Erano diventati umani. Complessi, fallibili, capaci di mentire, di soffrire e, soprattutto, di ribellarsi. Dio non ha cacciato due peccatori. Ha buttato via due giocattoli che si erano rotti, due animali da laboratorio che avevano sviluppato una coscienza imprevista. L’intera storia non è una lezione sulla tentazione e la caduta dell’uomo. È il racconto di un esperimento fallito, la cronaca di come un despota cosmico ha preferito condannare le sue creature a una vita di sofferenza piuttosto che tollerare la loro indipendenza.

Numero3567.

 

da  QUORA

 

Scrive Giuseppe Gamerra, corrispondente di QUORA.

 

I  PRETI  SONO  DAVVERO  DEVOTI ?

 

Non sono religioso ma sono stato in seminario salesiano 5 anni più 8 mesi di noviziato.

Il risultato di questo periodo è che, nonostante tutto quello che mi è stato insegnato, non credo più e non mi confesso più.

In compenso ci sono preti che si confidano e direi proprio “si confessano” ogni tanto da me. Visto il peso delle confidenze direi che sono confessioni.

Alcuni non credono più, ma non avrebbero di che vivere se tornassero allo stato laicale e, tra l’altro, è stato impedito loro attivamente di intraprendere studi che li avrebbero messi in condizione di trovare facilmente lavoro nella società civile.

Altri invece hanno sofferto repressioni e direi quasi persecuzioni per le loro idee sul mondo e sulla religione.

Altri erano molto disgustati dal carrierismo ed dall’opportunismo dilaganti.

Molti si dedicano al loro lavoro come una missione, ignorando il più possibile quello che succede sulle loro teste, o, diciamo, lo vedono benissimo, ma non ne parlano ed agiscono per il meglio nelle loro possibilità, come se niente fosse.

Quasi tutti sono ben coscienti della laicizzazione galoppante della società ed ognuno affronta questa realtà come può a modo suo.

Quasi tutti sono consci di essere gli ultimi dei moicani, di essere alla fine di un’epoca, fine che si prolungherà forse per molto, ma con un continuo, inesorabile calo numerico.

Numero3566.

 

da QUORA

 

Scrive Pietro Micaroni, corrispondente di QUORA

 

L’ A T E I S M O

 

Il 70% dei giovani nel Regno Unito si identificano come “senza religione”.

Come si identificano i giovani da 16 a 29 anni, in Europa.

ROSSO = senza religione

GIALLO= cristiani

GRIGIO = non cristiani.

 

COME  MAI  IN  ITALIA   I  GIOVANI  NON  VANNO  PIU’  A  MESSA

 

Scrive Luigi Gazzera, corrispondente di QUORA.

 

Credo che sia dovuto al benessere.

Moltissimi non si rendono conto che fino a metà del ‘900 la vita delle persone non ricche (diciamo i 3/4 popolazione) era prorio una vita di m….; o, per dirla in modo più elegante, una valle di lacrime.

Tutte queste persone erano portate a consolarsi pensando a una vita ultraterrena che li ricompensasse.

Il quarto più ricco si mostrava assai religioso, per dare il buon esempio, e favorire la religione che avrebbe aiutato a tenere tranquilli i meno abbienti.

Tutto ciò si è dissolto con il miglioramento gigantesco della vita non tanto dei ricchi , quanto dei poveri.

Un operaio di basso livello conduce una vita più “piacevole” di un principe del ‘700, avendo a disposizione acqua corrente, energia elettrica, riscaldamento, medicinali che consentono a lui e a coniuge e figli una vita assai più lunga, ecc.

Chi mai oggi può pensare seriamente di vivere in una valle di lascrime?

Mancandoci le preoccupazioni e i disagi veri, ci costruiamo dei futuri catastrofici, e ci affidiamo alle follie degli ambientalisti verdi e di Greta Thunberg?

Della religione e dei suoi atti di culto i giovani non sanno più cosa farsene.

 

da  AI  OVERVIEW  (Supervisione dell’Intelligenza Artificiale)

 

COM’ È  LA  SITUAZIONE  IN  ITALIA ?

 

L’ateismo in Italia è una realtà in crescita, con sondaggi del 2019 che stimano il 15,3% della popolazione tra atei e agnostici. La presenza di atei e agnostici è maggiore nel Nord-Ovest e tra i giovani e le persone più istruite. Si registra un calo del numero di cattolici praticanti, anche se il cattolicesimo rimane la religione più diffusa, con una secolarizzazione generale del Paese. 
Dati e tendenze
    • Percentuale di atei e agnostici: Secondo un sondaggio Doxa del 2019, circa il 15,3% degli italiani si dichiarava ateo o agnostico (il 9% ateo e il 6,3% agnostico).
    • Andamento generale: L’ateismo e l’agnosticismo sono in crescita, mentre il numero di cattolici praticanti è in calo, un fenomeno noto come “secolarizzazione”.
    • Suddivisione geografica: Le aree meno cattoliche sono il Nord-Ovest (49,2% cattolici, 28,5% atei/agnostici) e il Sud le aree più cattoliche (78,5% cattolici, 7,5% atei/agnostici).

 

  • Suddivisione per età: I giovani (15-34 anni) registrano un numero più basso di cattolici (poco più del 50%), mentre atei e agnostici superano il 22%. Gli anziani (over 65) sono in prevalenza cattolici.
  • Suddivisione per istruzione: Le persone più istruite (laureate) mostrano una percentuale più bassa di cattolici (50%) rispetto a quelle con licenza elementare (87,6%). 

 

Stato legale e sociale
  • Stato aconfessionale: L’Italia è una repubblica democratica laica e aconfessionale, ma la Costituzione non contiene un principio di laicità esplicito come in altri Paesi.
  • Sostegno ai diritti: Alcuni sondaggi indicano che una larga parte della popolazione, anche tra i cattolici, è favorevole a uno Stato laico e neutrale, alla separazione tra Chiesa e Stato e a una maggiore tassazione sulle proprietà della Chiesa. 
Differenze nell’identificazione
  • Irreligiosità: La categoria degli “irreligiosi” non si sovrappone completamente a quella degli atei e agnostici. Può infatti includere persone che non appartengono a una religione specifica ma non sono credenti. 
Pregiudizi
  • Moralità: Nonostante l’idea diffusa che gli atei siano meno morali, studi recenti suggeriscono che non ci sono differenze significative a livello comportamentale tra atei e credenti. 

 

da  WIKIPEDIA

 

L’Irreligiosità in Italia include gli atei, gli agnostici e le varie forme di irreligiosità, compresi i credenti senza religione di riferimento, diffuse tra i cittadini italiani e i residenti in Italia.

Circa il 22% degli italiani rientrano in queste categorie, pertanto l’irreligiosità costituisce la seconda religione italiana dopo il Cattolicesimo.

Storia

Il Cimitero acattolico di Roma fu costruito nel 1716 per ospitare le spoglie di stranieri non cattolici, principalmente protestanti, che non potevano essere sepolti con funerale cattolico, ma ospita anche le tombe di celebri personalità atee.

Le prime fonti storiche che citano l’ateismo in Italia risalgono all’anno 1550.

Durante il Rinascimento italiano, l’Italia divenne un importante centro della prima filosofia secolare.

Lucilio Vanini rappresentò una delle prime voci del secolarismo italiano. In questo periodo la Santa Inquisizione veneziana cercò di combattere l’irreligiosità.

Nel XX secolo si annoverano alcuni filosofi italiani irreligiosi come Giuseppe Rensi, critici nei confronti della religione.

Tempio laico presso il cimitero monumentale di Staglieno a Genova.

Sebbene il principio di indipendenza tra stato e chiesa cattolica fosse già presente nell’articolo 7 della costituzione fin dal 1948, si arrivò ad una piena laicità dello stato solo con la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 (Protocollo addizionale, punto 1) e con la sentenza 203/1989 della Corte Costituzionale.

Statistiche

Tempio Sincretico di Meditazione Universale Sant’Oliva, realizzato dalla Fondazione Scibetta a Massarosa (LU). Intitolato a una santa venerata sia da cristiani che da musulmani, presenta riferimenti a numerose religioni e filosofie.

Secondo il sondaggio SWG del 2021, i credenti senza religione di riferimento sarebbero l’8% della popolazione.

Essi sono costituiti da variegate forme di spiritualità non istituzionale, come ad esempio i deisti.

Non vi sono dati precisi circa la consistenza numerica degli atei e degli agnostici, in quanto entrambe le categorie sono spesso mescolate tra loro e con la categoria generica dei non religiosi (che può comprendere anche credenti che non si identificano in nessuna religione istituzionale).

Secondo il sondaggio Ipsos del 2017, gli italiani che non si identificano in nessuna religione (compresi credenti che non aderiscono nessun culto in particolare, atei e agnostici) sarebbero il 22.6% degli italiani, pari a circa 13 milioni di persone,

Associazionismo

Manifesto affisso a Roma nell’ambito della campagna pubblicitaria dell’UAAR nel 2014

In Italia esistono alcune organizzazioni di ateismo, umanesimo secolare e agnosticismo, quali l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e l’Associazione nazionale del libero pensiero “Giordano Bruno”.

 

Numero3415.

da  QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA.

 

D I O    E    L E    R E L I G I O N I

 

 

Hanno calcolato che esistono non meno di 4000 religioni sulla faccia della terra.

Poni la domanda come se stessi cercando una falla logica in un teorema matematico, quando in realtà stai fissando il più grande e sanguinoso monumento all’arroganza e al tribalismo umano.

La tua premessa, “Se Dio è uno”, è l’errore di partenza, il peccato originale del tuo ragionamento.

Tu presumi che le religioni siano il risultato di un Dio che cerca di comunicare con l’umanità.

Le religioni non sono un messaggio divino imperfetto. Sono un prodotto umano, al 100%.

Sono il più antico e geniale sistema di controllo sociale mai inventato, un’arma, una bandiera e una coperta di Linus cosmica, tutto in uno.

La risposta alla tua domanda non è teologica. È geografica, politica e psicologica.

Dio non ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza.

È l’uomo che, terrorizzato dal buio, dalla morte e dalla sua stessa insignificanza, ha creato Dio a immagine e somiglianza del proprio capotribù.

Un padre severo, un re geloso, un legislatore paranoico.

E siccome le tribù sono diverse, anche i loro dèi lo sono.

È così brutalmente semplice.

Sei nato a Roma, e ti è toccato il Dio con la barba e il figlio carpentiere.

Fossi nato a Benares, avresti avuto un pantheon di divinità blu con sei braccia.

Fossi nato a La Mecca, il tuo Dio sarebbe stato così trascendente da non poter essere nemmeno raffigurato.

Fossi nato nelle Ande, avresti adorato il Sole.

La tua fede non è una scelta spirituale, è un incidente geografico.

Sei un prodotto del tuo ambiente, e il tuo Dio è semplicemente il cadavere di un dio tribale che ha avuto più successo degli altri nel tuo angolo di mondo.

Le religioni non sono diverse perché Dio si è spiegato male. Sono diverse perché sono in competizione.

Sono come “franchise”, catene di fast food spirituale che lottano per la stessa quota di mercato: la tua anima.

Dio è il marchio, e le religioni sono i vari “franchise” in competizione, ognuno con il suo menù (i dogmi), il suo manuale operativo (i testi sacri), la sua gerarchia manageriale (il clero) e la sua campagna pubblicitaria (il proselitismo).

Il Papa, il Dalai Lama, il Gran Mufti non sono umili servitori di Dio. Sono gli amministratori delegati delle loro rispettive multinazionali della salvezza.

E come ogni buon manager, sanno che per mantenere il controllo devono insistere sul fatto che il loro prodotto è l’unico autentico, e tutti gli altri sono imitazioni scadenti o, peggio, velenose.

I leader e i rappresentanti delle principali religioni del mondo si riuniscono allegramente ogni tre anni ad Astana, in Kazakistan

Le “varianti”, le sette, le eresie?

Non sono altro che lotte di potere interne, come quando un manager regionale decide che può fare meglio della sede centrale e apre la sua catena di ristoranti.

Martin Lutero non ha avuto un’illuminazione divina; era un monaco furioso con la gestione finanziaria e morale corrotta della sede centrale di Roma e ha deciso di lanciare un’OPA ostile, dando vita a un nuovo, fortunatissimo “franchise”: il Protestantesimo. I Sunniti e gli Sciiti non si combattono da 1400 anni per una sottigliezza teologica; si combattono per una questione di successione politica, per decidere chi dovesse essere l’amministratore delegato dopo la morte del fondatore. È una faida familiare glorificata a scontro cosmico.

E i testi sacri? La Bibbia, il Corano, la Torah? Pensi che siano manuali d’istruzioni chiari e coerenti dettati da un essere onnisciente?

Sono raccolte di miti, leggi tribali, poesie, propaganda politica e cronache storiche, scritte, redatte, tradotte e manipolate da decine di uomini diversi nel corso di secoli, ognuno con la propria agenda politica e culturale.

La loro proverbiale ambiguità non è un difetto, è la loro più grande forza.

Permette a ogni generazione di preti, rabbini e imam di reinterpretarli a proprio piacimento, mantenendo così il loro potere come unici e indispensabili intermediari tra te e il divino.

Loro sono quelli che ti spiegano cosa Dio “voleva dire veramente”.

Quindi, smettila di porti la domanda dal punto di vista di Dio. Non c’entra nulla.

La diversità delle religioni non è la prova della confusione di Dio, ma la prova cristallina della frammentazione dell’uomo.

È il suono di miliardi di individui spaventati che urlano il proprio nome nel buio, sperando disperatamente che qualcuno risponda.

E quando non risponde nessuno, si inventano un Dio che lo faccia, un Dio che, guarda caso, odia le stesse persone che odiano loro, ama la loro tribù sopra ogni altra e promette loro un posto speciale nell’eternità.

Non c’è un solo Dio e tante religioni.

Ci sono miliardi di persone terrorizzate e un’infinità di maschere che hanno dipinto il vuoto sul volto.

Numero3392.

 

L A    B I B B I A    E    L A    F E D E

 

Non accontentarti di ciò che ti è stato raccontato.

Non limitarti a ripetere le parole “sacre” senza conoscerne l’origine.

Osserva ogni testo “sacro”, ad esempio la Bibbia, come una guida simbolica, non come un’ordinanza dogmatica.

Riconosci che siamo stati formati, distrutti, rifatti, che l’intelligenza universale ha sempre parlato in modo plurale e che il nostro compito non è adorare nell’ignoranza, ma partecipare con consapevolezza alla prossima grande svolta dell’umanità.

Quella sarà un’era in cui l’uomo, finalmente, ricorderà il proprio linguaggio stellare, curerà la terra dopo ogni catastrofe e userà la scintilla divina che porta dentro non per dominare e distruggere, ma per creare, amare e risplendere.

Quando comprenderai che i cicli continuano, che gli dei parlano tra loro e che la storia umana è una scuola di anime, allora il sapere si farà saggezza e il divino non sarà più là fuori, ma vivo, presente, vibrante dentro di te.

Alla fine, la vera rivelazione non è nei miracoli descritti, né nei dogmi imposti, ma nella possibilità che ogni essere umano ha di risvegliarsi, di vedere la Bibbia e la storia stessa non come un blocco immobile, ma come una finestra aperta su una eredità profonda, frammentata, disseminata nel tempo e nello spazio.

La vera fede non è cieca.

È il coraggio di interrogare, di scavare, di disfare per poi ricostruire.

Non si tratta di distruggere ciò che ci è stato trasmesso, ma di comprenderlo davvero, non per negare, ma per illuminare.

Ci hanno insegnato a credere senza domandare, a obbedire senza indagare, a venerare senza comprendere.

Ma ora siamo chiamati a qualcosa di diverso: a essere custodi consapevoli di una conoscenza che ci è stata trasmessa, spesso in silenzio, attraverso simboli, parabole, numeri, ripetizioni, nomi ed omissioni.

Perché la Bibbia, come ogni testo “sacro”, è anche ciò che non dice, ciò che allude, ciò che insinua.

Il non detto è spesso più potente del detto.

Quando ci accorgiamo che ogni  cultura ha custodito un frammento dello stesso racconto, dai miti di Atlantide alle genealogie Egizie, dalle cosmogonie Maya ai sogni sciamanici dell’Amazzonia, allora comprendiamo che la verità non è un possesso esclusivo, ma un filo sottile che attraversa tutti i popoli e tutti i tempi, un immaginario collettivo, un ricordo condiviso,  una nostalgia dell’origine.

Gesù, o Yeshua, lungi dall’essere il fondatore di una religione, ruolo in cui egli stesso si sarebbe disconosciuto, è il simbolo dell’uomo che si cerca, che attraversa i mondi per tornare al cuore, che apprende, dubita, evolve.

È il segno che dentro ognuno di noi vive un principio divino capace di trasformare l’acqua in vino, la paura in forza, la materia in spirito.

Ma solo se ci spingiamo oltre il velo.

Dunque, la domanda che resta, l’unica che davvero conta, non è se i testi siano autentici, o chi li abbia scritti, o quali siano i versetti giusti, o le traduzioni esatte, ma è questa: che cosa ci stai facendo oggi con questo immenso patrimonio, come lo vivi?

Lo ripeti a memoria o lo lasci vibrare dentro di te; lo usi per separarti dagli altri o per riconoscere che siamo tutti parte di uno stesso mistero?

Quando abbandonerai l’illusione di sapere tutto, o che quello che credi di sapere è tutto quello che sai, quando ascolterai, studiando ed imparando, i popoli antichi, i maestri dimenticati, la pietre mute e persino il silenzio che c’è tra un versetto e l’altro, allora capirai che la vera Bibbia non è quella stampata, ma quella scritta nei tuoi sogni, nelle tua domande, nei tuoi dolori e nelle tue rinascite.

Ed è lì, proprio lì, che comincia la tua parte nella grande narrazione del cosmo.

Numero3390.

 

I N    C E R C A    D I . . . . D I O

 

Anche la giornata più grigia,

se vuoi, può diventare luce.

Non perché cambi il cielo,

piuttosto perché cambi tu.

E impari a fidarti della vita,

anche quando non ti dà

ancora le risposte che cerchi.

Smetti di pretendere certezze

e inizia a cercare la verità.

Dio non sta dove lo cercavi,

ma dove non volevi guardare,

perché ti hanno insegnato

a credere senza domandare.

Dio c’è, ma dentro di te.

Ogni volta che l’uomo

tenta di rinchiudere Dio

in un tempio, in un nome,

in un’immagine, lui, invece,

ne esce, disintegra, distrugge

le tue certezze, per rivelare

una presenza più grande

e ti invita a seguirlo, ancora

una volta, nel deserto, perché

questo deserto, in fondo,

non è solo un luogo geografico,

ma è uno stato dell’anima,

è quello spazio vuoto

in cui cadono tutte le illusioni,

in cui le sicurezze si sgretolano,

in cui il rumore del mondo

si spegne e resti solo tu

con le tue domande umane.

Il deserto non è una punizione,

è una chiamata. Lì Dio si rivela,

non con tuoni e lampi,

ma con una voce leggera,

che non impone ma sussurra,

che non ordina ma invita,

e proprio lì, nel silenzio, accade

qualche cosa di rivoluzionario.

Scopri che Dio non è venuto

a risolvere i tuoi problemi,

ma a stare con te in mezzo ad essi,

che non è venuto a premiarti

per la tua purezza ed osservanza,

ma ad amarti nella tua fragilità.

Lui non chiede sacrifici ma verità,

non perfezione ma autenticità,

non rituali ma giustizia, non cieca

obbedienza, ma libertà responsabile.

E allora, nel profondo, capisci che

l’unico tempio è il cuore,

che la legge più grande non è

scritta nella pietra, oppure

nei sacri messali, ma è

dentro di te, nella tua coscienza.

Che il vero culto non è quello

fatto di parole e di gesti ripetuti,

ma quello che nasce da una vita

consapevole ed onesta, ma

giusta anche, e soprattutto,

per te, da cui puoi ricavare,

senza paura, la tua felicità.

Tu non sei nato soltanto

per sopportare ciò che ti pesa,

per cercare di salvare qualcosa

che non ti appartiene più.

Tu meriti pace, non catene.

L’amore di Dio per te coincide

con l’amore che hai per te stesso,

è vero amore perché e purché

ti lasci libero di essere come sei,

senza vincoli e precetti umani

imposti fuori della tua coscienza.

 

 

Numero3384.

 

C O N T R O L L O    D E L L E    C O S C I E N Z E    A T T R A V E R S O    L A    R E P R E S S I O N E    S E S S U A L E

 

È quello che ha messo in atto la Chiesa per molti secoli fino ai giorni nostri.

La repressione sessuale sistematica crea dipendenza psicologica.

Perfino i preti, a cui è imposto il celibato, a partire dal 1073 d.C. per volere di Papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana), diventano emotivamente vulnerabili, controllabili, manipolabili.

Coloro che reprimono i desideri naturali del corpo, creano mostri nell’anima.

Il celibato sacerdotale è la prostituzione dell’anima nel nome di Dio.

Creare la malattia e vendere la cura, denunciare, stigmatizzare il problema e presentarsi come soluzione: è il delitto perfetto che diventa benefattore.

La Chiesa ha sequestrato la stessa definizione di spiritualità umana, ha trasformato la repressione in virtù, la sofferenza in santità, la negazione della natura umana in vicinanza a Dio.

Ha fatto credere che reprimere la sessualità rende le persone più spirituali: è la matrice di controllo più sofisticata della storia, perché ha fatto, e fa, sentire in colpa miliardi di persone, per il semplice fatto di essere umane.

L’ipocrisia – perché è di questo che si tratta – non è un difetto del sistema, è il sistema stesso, che funziona perfettamente: libertà sessuale per i vertici, repressione sessuale per i sottoposti ed addetti ai lavori.

Dice Baruch Spinoza: “La Chiesa non salva le anime, le cattura”.

La colpa sessuale è uno strumento di ingegneria sociale per instaurare il tipo di società che serve meglio agli interessi della Chiesa.

Non stanno salvando anime, stanno creando un gregge, una nuova specie di esseri umani, una versione castrata di uomini colpevoli, dipendenti dalla autorità esterna, sottraendo loro qualsiasi sensazione di autostima.

La Chiesa ha creato la più grande prigione mentale della storia, dove i prigionieri chiudono essi stessi le porte dall’interno e buttano via la chiave dalla finestra.

Non si tratta di denaro, non si tratta di potere temporale, ma di qualcosa di molto più ambizioso: creare una versione dell’umanità incapace di autogoverno spirituale e dipendente eternamente dall’autorità esterna, tramite l’osservanza di dettami morali, comportamentali e di pensiero, che si attuano con un automatismo algoritmico.

Usare la repressione sessuale fa frammentare la connessione naturale fra corpo e anima, creando vuoti psicologici che solo l’autorità ecclesiastica può riempire.

Loro sanno che gli esseri umani sessualmente realizzati sono spiritualmente indipendenti, liberi, sono connessi con la propria divinità interna, sono difficili da controllare.

Hanno deciso di rompere questa connessione, ad esempio, di intercettare lo sviluppo spirituale del bambino attraverso la colpa sessuale precoce, di creare dipendenza emotiva cronica attraverso la negazione degli impulsi di connessione umana, di trasformare la naturale autostima in bisogno di convalida esterna costante.

È un manuale per creare schiavitù psicologica in persone che, altrimenti, si sentirebbero libere.

Il progetto della Chiesa non è solo quello di dominare i corpi, ma soprattutto quello di dominare le anime, rendendo impossibile agli esseri umani di accedere alle proprie fonti interiori di valori, di significati, di connessioni col divino.

È il più grande crimine contro la coscienza umana mai documentato.

Ha sequestrato la spiritualità naturale della specie, sostituito l’autenticità divina con la dipendenza istituzionale.

Nei secoli, la Chiesa ha tracciato l’esempio di un sistema di potere che tutti i governi venuti dopo hanno adottato.

Governi che infantilizzano i cittadini con sistemi educativi che distruggono la creatività naturale, con media che coltivano insicurezza costante, con industrie che vendono soluzioni a problemi che esse stesse creano.

Tutti seguono lo stesso schema che la Chiesa ha perfezionato e istituzionalizzato mille anni fa:

Frammentare la connessione interna,

creare dipendenza esterna,

rivendere ciò che è stato sottratto e rubato.

Spinoza si è reso conto che la repressione sessuale sistematica non creava solo dipendenza emotiva, creava disconnessione dall’intuizione naturale, dalla saggezza corporea, dalla capacità di sentire interiormente la verità.

Gli esseri umani sessualmente repressi perdono l’accesso al proprio sistema interno di navigazione spirituale, diventano incapaci di distinguere la verità dalla menzogna, usando le sensazioni corporee dipendenti da autorità esterne per definire la realtà.

È castrazione epistemica, rimozione della capacità naturale di conoscere.

La Chiesa controlla non solo ciò che le persone fanno, controlla come conoscono, come distinguono il reale dal falso, il vero dal bugiardo: è il controllo della stessa percezione della realtà.

Per secoli ha funzionato così bene che, anche oggi, la maggior parte delle persone non si fida della propria intuizione, ha bisogno di specialisti, di autorità, di istituzioni, per convalidare la propria esperienza interna.

Ha scritto Spinoza: “L’unica rivoluzione reale è la rivoluzione della coscienza individuale, contro tutti i sistemi che ci rivendono la nostra stessa divinità”.

Come fare questa rivoluzione?

Ricollegarsi alla saggezza interiore,

fidarsi della propria intuizione spirituale,

smettere di cercare la convalida esterna per le esperienze interne.

La Chiesa ha creato il problema della disconnessione spirituale e vende la soluzione della mediazione divina.

Oggi, la tecnologia crea il problema della disconnessione umana e vende la soluzione della connessione digitale.

Il governo crea il problema della sicurezza sociale e vende la soluzione del controllo esterno e forzoso.

Cosa fare?

Smettere di cercare fuori ciò che può essere trovato solo dentro,

smettere di esternalizzare la nostra connessione con il divino,

smettere di vendere la nostra autonomia spirituale, per promesse di sicurezza esterna.

La rivoluzione deve avvenire nella coscienza individuale.

Loro temono una umanità spiritualmente autonoma, connessa con la saggezza interiore, non manipolabile da autorità esterne.

Non abbiamo bisogno di loro, non avremmo mai dovuto averne, e non ne avremo mai.

 

Numero3319.

 

da  QUORA

 

Scrive Gianni Demb, corrispondente di QUORA

 

C R I S T O    C O M E    A L T R I ?

 

Le supposte similitudini tra Cristianesimo , Mitraismo e antiche religioni pagane.

  • Molti studiosi ritengono che le origini del cristianesimo siano da ricercare in antichi culti pagani di carattere misterico. Scorrendo l’elenco delle analogie tra le vicende della vita di Gesù e quelle di molte divinità dell’antichità è impossibile rimanere impassibili innanzi alle numerose e sconcertanti somiglianze.

Uno dei motivi per cui molti studiosi, dal XIX secolo ad oggi, dubitano della storicità di Gesù è stata la scoperta che la sua vicenda presenta molte somiglianze con quelle di note divinità mitologiche, in particolare con gli dei morti e risorti dell’antico Medio Oriente, che erano adorati nei culti misterici contemporanei o preesistenti al cristianesimo.

Come scrisse J.M. Robertson in “Pagan Christs”, pubblicato nel 1903:

  • “Come Cristo, e come Adone e Attis, anche Osiride e Dioniso muoiono e risorgono.
  • Congiungersi con loro è la mistica aspirazione dei seguaci di questi culti.
  • Essi sono simili perché la partecipazione ai loro misteri dà l’immortalità.
  • Dal mitraismo Cristo prende le chiavi simboliche del paradiso e assume la funzione di “Saoshayant”, il nato da vergine e distruttore del maligno.
  • Perciò, negli aspetti fondamentali, il cristianesimo è un paganesimo rimodellato.
  • Il mito cristiano assorbe molti aspetti dai culti pagani.
  • Come il dio bambino nel culto di Dioniso, egli fu rappresentato in fasce in una mangiatoia.
  • Era nato in una stalla come Horus, il figlio della dea vergine Iside, regina del cielo.
  •  Di nuovo, come Dioniso, trasformò l’acqua in vino; come Esculapio, fece risorgere gli uomini dalla morte e ridiede la vista al cieco; e ancora, come Attis e Adone, venne pianto dalle donne, che poi gioirono della sua resurrezione.
  • La sua resurrezione ebbe luogo, come quella di Mitra, da un sepolcro di roccia.
  • Non c’è una concezione associata a Cristo che non sia comune a qualcuno o a tutti i culti del Salvatore dell’antichità“.

Un altro studioso, Burton L. Mack, nel 1994 scrisse:

  • “Studi recenti hanno mostrato che il cristianesimo dei primi tempi non era una religione originale, ma era influenzato dalle religioni dell’antichità.
  • E’ stato sconvolgente scoprire la sua somiglianza con i culti misterici ellenistici, soprattutto per aspetti fondamentali come i miti degli dei morti e risorti e i rituali del battesimo e della cena sacra“.

Ahmed Osman nel libro “House of the Messiah“, scrive che:

  • “I Vangeli propongono la rappresentazione di un mistero risalente a molti secoli prima, all’antico Egitto.
  • Esso si basa sugli impressionanti paralleli tra il mito di Gesù e le storie dell’antica religione egizia, e solleva dubbi circa l’esistenza storica dello stesso Gesù.”

Continua dicendo che:

  • “I seguaci di Giovanni Battista hanno inventato Gesù perché si compisse la profezia del loro maestro a proposito di “uno che doveva venire dopo di lui“.
  • Tuttavia, i seguaci di Giovanni non avrebbero costruito una storia in cui il loro maestro giocasse un ruolo così marginale nelle origini del cristianesimo.
  • Tra l’altro non è neppure certo che Giovanni abbia formulato questa profezia.”

Altri studiosi invece formulano una teoria diversa.

  • Pensano che le vere origini del cristianesimo, nella loro forma più “pura”, sono da ricercare nella Chiesa di Gerusalemme, guidata da Giacomo.
  • I suoi membri facevano riferimento al Tempio di Gerusalemme ed è pertanto ragionevole pensare che compissero pratiche religiose di tradizione ebraica.
  •  La Chiesa di Giacomo fu annientata durante la rivolta dei giudei e la diffusione del cristianesimo fu affidata, da allora in poi, all’azione missionaria di Paolo di Tarso.
  • In questo modo si spiegherebbero, secondo alcuni studiosi, gli elementi pagani del cristianesimo.

Numero3313.

 

 

R E A L T A’    E    V E R I T A’

 

 

È un punto di partenza la realtà,

e una destinazione non ce l’ha,

perché continuamente cambierà.

La destinazione è la verità,

che, purtroppo, nessuno avrà.

Ma, se non parti dalla realtà,

non cercare mai alla verità.

Se, invece, parti da una verità

strumentale che, magari, hai già,

soltanto per la tua comodità,

o, forse, per la tua serenità,

immancabilmente la realtà,

prima o dopo, vedrai, ti smentirà.

 

 

Tutti hanno il diritto di avere un’opinione, ma questi tutti dovrebbero, al contempo, sentire il dovere di averla informata e verificata.

Questo, purtroppo, non succede sempre, anzi, a ragion veduta, accade che molte delle conoscenze che abbiamo ricevuto, fin dalla tenera età, non sono mai state da noi sottoposte a valutazione e verifica.

L’imprinting delle prime categorie cognitive e mentali, come quelle dei comportamenti morali e sociali dettati da una religione, permane per tanto tempo, diciamo pure per decenni, senza che venga sottoposto ad una revisione critica qualsivoglia e, per effetto della propaganda permanente, viene percepita e passa, più o meno inconsapevolmente, come una verità fondante del nostro stare al mondo.

Il bombardamento quasi ossessivo dell’advertising (lo chiamano De propaganda fide) diventa un lavaggio del cervello al quale, prima o dopo, ci si arrende impotenti e rassegnati.

È come la pubblicità di Poltrone & Sofà, che ti ripete ogni giorno, più volte al giorno, che i loro sono “divani di qualità”. Mentre sappiamo tutti che è una bugia: però, a furia di ripeterlo, diventa uno slogan che passa per verità.

Questo accade per tanti e diversi motivi, come il basso livello culturale, la pigrizia mentale, il clima che si respira in famiglia a seguito di comportamenti esemplari apodittici, la contaminazione sociale di contatto, in ambiente scolastico o nella vita di relazione, il quieto vivere, spesso anche la coercizione e il terrorismo psicologico.

Per moltissimi di noi, la stragrande maggioranza, ciò che ci viene insegnato sin da piccoli rimane l’unica e insindacabile realtà a noi nota, che diventa verità indiscutibile.

Più avanti nel tempo della vita, l’età della ragione porta certe persone, sembra relativamente poche, a chiedersi se quello che hanno appreso come giusto e corretto, sia anche una verità incontestabile per tutti, nel tempo e nello spazio, cioè possa valere per ogni tipo di civiltà sulla terra e se possa restare immutabile nel tempo, perché universale e assoluta.

E qui casca l’asino.

La dicotomia fra fede e ragione ha alimentato diatribe senza fine in 2500 anni di storia della filosofia, ma anche, e soprattutto, nelle relazioni quotidiane delle persone.

Alla luce di una serie di constatazioni semplici, pacate, di buon senso e in armonia con la logica, posso affermare, per quanto riguarda me e il mio pensiero, che la realtà del mio vissuto non si sovrappone ai dettami di quanto mi è stato inculcato: ho onestamente constatato che le verità che ho imparato con l’esperienza della vita, con gli studi che mi hanno sempre sostenuto e mi stanno ancora arricchendo, sono altre e di diversa matrice.

Ed ho trovato una mia serenità, direi quasi una felicità, nel riconoscere di sentirmi bene e in armonia con questa constatazione: mi percepisco in pace con me stesso e con la mia coscienza di essere umano senziente e pensante.

Mi sono posto tante, tantissime domande.

So che troppa gente, aprioristicamente, non lo fa.

Molti per scelta consapevole, molti altri per ipocrisia.

Devo citare Friederick Nietzsche perché è, sull’argomento, di una icasticità disarmante:

“Molte persone preferiscono non conoscere la verità, perché temono che le loro illusioni vengano distrutte”.

Mi permetto di fare un’affermazione sibillina e forse anche antipatica: è comodo, troppo comodo, oserei dire quasi vigliacco, accettare acriticamente per vero quello che ci viene propinato, solo perché lo hanno sempre fatto tutti.

Si tratta di fatti, comportamenti, ragionamenti già applicati, vissuti, collaudati da tanti altri e per tanto tempo e, per ciò stesso, dovrebbero essere veri e buoni, anche se si riferiscono a diverse realtà spazio – temporali.

Però, andarlo a verificare può risultare difficoltoso, a volte, o addirittura spesso, deludente, magari anche inquietante e allarmante: non è un processo agevole e può generare repulsione e rigetto.

Meglio accettare tutto con il beneficio d’inventario e non andare a spulciare troppo, perchè non si sa mai cosa ci si trova sotto.

La mia onestà intellettuale mi impedisce di adagiarmi supinamente su un morbido letto già predisposto e garantito come comodo e confortevole.

Meno che mai se mi viene imposto coattivamente.

 

Quello che è più gravoso da sopportare, per il cervello umano, non è il dolore, bensì il dubbio.

Il dubbio è un tarlo che non lascia il cervello in pace, un assillo fastidioso di fondo che genera inquietudine mentale, ansia esistenziale, stress emotivo che non si risolve mai: ecco perché il cervello ha bisogno di certezze.

Se la mente fresca e giovane del bambino è bombardata dai precetti monocordi e assillanti di chi lo accudisce, perché rispondono ai criteri di vita e del diffuso sentire delle entità sociali (famiglia e comunità di appartenenza), per essa l’apprendimento, il comportamento, l’esempio e gli interventi correttivi, diventano uno stile di vita e di pensiero.

In questo modo, la società nel suo complesso, e la religiosità in particolare come ispiratrice, si assicurano di controllare la coscienza del nuovo adepto, formandolo e trasformandolo in un loro rispettoso accolito: difenderanno se stesse, la loro sequenzialità e il perdurare della loro esistenza nel tempo, plasmando la “tabula rasa” del soggetto aspirante, consapevole o meno, all’inserimento fideistico e sociale.

E pretendono di essere e di rimanere come unica e indiscutibile fonte di attendibiltà.
Esse si presentano come verità assoluta: legge sociale, civile, morale e religiosa.
Ma le etnie, le civiltà, le comunità, le popolazioni, con le loro religioni e le loro politiche, sono tante e non c’è uniformità nelle loro regole di vita: ognuna ha sue sacrosante abitudini, consuetudini di pensiero e di comportamento, per cui spesso confliggono fra loro.

Mi pare evidente che non esiste una verità sola, perché tante, troppe, e troppo diverse sono le parti in gioco, ognuna pretendente a detenere l’esclusività della interpretazione unica e corretta della verità stessa.
Quindi non mi si venga a dire che un criterio di vita, uno stile di comportamento, una espressione di pensiero siano più veri e fondati di un qualunque altro o, men che mai, interpretazione unica o univoca della realtà.

Per inciso, viene trascurata e messa in secondo piano la forza ispiratrice della natura, che regola, invece, tutto il resto del creato, che non è sottomessa al volere e al discernimento dell’uomo, come essere portatore di pensiero.
Stiamo vedendo in questi tempi come la natura si sta ribellando allo strazio, che di essa sta facendo l’uomo che, per il suo maldestro e sciagurato egoismo, la prostituisce al proprio scriteriato sfruttamento.

Nessuno possiede e detiene la verità sulla terra e chi afferma di esserne l’interprete privilegiato è un folle.

Anzi, se non è un malfattore pericoloso, certamente è un manipolatore che si propone di turlupinare la gente al solo scopo di gestire un potere che non merita e che non gli appartiene.

“Sapere è scienza, credere di sapere è ignoranza” diceva Ippocrate, con un aforisma che ho fatto mio.

Questo mio modo di argomentare viene anatemizzato dalla Chiesa Cattolica con il termine di “relativismo” e viene bannato e condannato all’ignominia.

Perché della verità essa si considera portatrice unica e indiscutibile.

Mezzo millennio fa, chi dissentiva pubblicamente rispetto a questa dogmaticità teoretica, veniva processato per eresia, torturato sadicamente e condannato spesso al rogo.

Io mi colloco all’estremo opposto di questa posizione: preferisco di gran lunga il pavido e tremebondo dubbio della ragione alle tetragone e incrollabili certezze della fede.

La certezza della fede è, a sua volta, una contraddizione in termini, un ossimoro: è come dire “ghiaccio bollente” o “silenzio assordante”.

Ci sono due categorie di pensiero umano sulla terra: ci sono le persone che preferiscono conoscere e le persone che preferiscono credere.

Ben si capisce a quale delle due appartiene il sottoscritto.

Ma rilevo che ci sono eserciti di esseri umani che scelgono di portare il proprio cervello all’ammasso, piuttosto che dedicarsi ad una faticosa opera di ricerca di una verità che non si troverà mai, perché è sempre in divenire e continuamente, costantemente muta, cambia, si trasforma, si aggiorna.

Che senso ha cercare una verità che non esiste mai come forma definita e certa?

Questa è la vera regola naturale: la realtà è “gattopardesca” per diventare verità.

La natura cambia sempre per continuare ad esistere sempre, nelle mutazioni, negli adattamenti, nei cambiamenti.

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” dice Tancredi Falconeri, al momento del saluto con lo zio, il Principe di Salina, ne “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Ecco lo scopo: la prosecuzione dell’esistenza in vita, l’autoconservazione.

Non è la meta il senso della vita, ma il viaggio.

Il massimo che possiamo avere da un viaggio di vita non è il raggiungimento di un punto di arrivo, che è la morte, ma il godere di una situazione e condizione confortevoli durante il percorso.

Rassegnamoci e accontentiamoci di questo. Tutto il resto è opinabile e …. mistificatorio.

Chi ci deruba di questa legittima e naturale aspirazione, per prostituirla a convinzioni e regole calate dall’alto in nome di principi prescritti e imposti da una autorità superiore che, lungi dall’essere certa e indiscutibile, riconosce loro la facoltà di gestire le menti e le cose terrene, sta esercitando un potere autoreferenziale, fine a se stesso.

Noi lo riconosciamo solo se, consapevolmente o supinamente, lo accettiamo.

 

A mo’ di unico esempio, mi permetto di sottoporre a chi vuole intendere obiettivamente, una constatazione che proviene da un dato di fatto, ma che trova diverse interpretazioni da parte di tre punti di vista, avendo ciascuno di essi ben presente il proprio partigiano vantaggio.

Enunciazione del fatto: oggi, anno 2025, vivono e respirano sulla terra oltre 8 miliardi di esseri umani.

Non tengo in considerazione il numero di altri esseri viventi come gli animali e, men che meno, le piante, che pure hanno un loro ruolo.

Sappiamo quanti erano gli abitanti, esseri umani, sulla terra all’inizio del’900, ovvero poco più di un secolo fa?

Erano, ed è un altro dato inconfutabile, 1,6 miliardi di persone.

Questo vuol dire che, in 125 anni, il numero degli abitanti umani della terra è aumentato di 5 volte.

Chi vuole approfondire questo argomento legga il Numero2535. che parla di SOVRAPPOPOLAZIONE.

Altro dato di fatto inconfutabile: si definiscono “gas serra” i gas nell’atmosfera che incidono sul bilancio energetico del pianeta. Questi gas generano il cosiddetto “effetto serra”.

I principali “gas serra” sono: il biossido di carbonio (o anidride carbonica) CO2, il metano e il protossido di azoto.

Parlo solo del primo, il più importante: sentiamo spesso imputare, quasi esclusivamente, all’anidride carbonica i disastri ambientali, cui assistiamo impotenti, ultimamente, e alle sostanze naturali ma soprattutto artificiali che la provocano, come prodotto della loro combustione, ovvero il carbone, il gas e il petrolio con i suoi derivati usati per la produzione di energia motrice e di illumunazione, per il trasporto e per il riscaldamento. Derivati dal petrolio sono anche i prodotti “plastici” anch’essi causa di inquinamento ambientale.

Ma avete mai sentito parlare dell’uomo come inquinatore del nostro pianeta?

Intendo l’uomo come essere vivente che respira e non solo come produttore e consumatore di sostanze inquinanti?

In merito alla sua figura sulla quale sto puntando il mio riflettore, tre sono le diverse valutazioni che trovano campo di diffusione e propaganda con sottolineature contrastanti, divergenti e, a volte, truffaldine.

Cosa dice la natura?

Oltre che l’utilizzo indiscriminato delle fonti inquinanti, deve essere limitato e, se possibile, diminuito gradualmente, anche il numero degli abitanti della terra, perché sono i più grandi inquinatori, come emettitori di anidride carbonica con la respirazione, oltre che essere utilizzatori spreconi delle risorse energetiche ambientali.

Cosa dice il mondo della scienza, delle tecnologie e delle economie di sfruttamento?

L’utilizzo delle fonti ergetiche non rinnovabili e non sostenibili, quali sono quelle ancora più universalmente diffuse, non va ridotto o eliminato perché sono sempre quelle più vantaggiose e sfruttabili. Quanto al numero degli abitanti della terra, secondo la legge del mercato, non andrebbe ridotto perchè la prolificazione aumenterebbe la platea della domanda di utilizzo e quindi manterrebbe in essere l’offerta dei produttori.

Cosa dice l’ambientalismo e, in particolare, le scuole di pensiero che si rifanno ai dettami moralistici delle religioni?

Bisogna ridurre ed eliminare tutte le produzioni di fonti energetiche inquinanti (nucleare, carbone, petrolio, gas ecc.) e sostituirle con altre fonti ecosostenibili (eoliche, solari, fluviali, marine ecc.), ma nulla si deve fare contro la vita umana che è sacra.

Perché sacra? In nome di una incartapecorita interpretazione della Bibbia, là dove Iahveh benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.

E questo dovrebbe valere ancora oggi per tutti?

Ma la Bibbia era considerata, e lo è ancora, la volontà scritta di Dio, la sua verità rivelata.

Peccato che a scriverla siano stati degli uomini, secondo il sapere del loro tempo di tantissimi secoli fa.

 

Non esistono verità sacre ed immutabili: oggi le condizioni sono cambiate.

Non solo le condizioni ambientali di vita, ma anche le facoltà mentali, le discrezionalità, la cultura esperienziale degli uomini sulla terra sono ora in grado di ragionare in difformità con fisime mentali fideistiche che, a ragion veduta, sembrano e sono ridicole.

E poi, a mio personale parere, parlando di “antiche credenze”, quelle della Bibbia sono state, restano e valgono come tali per moltissime persone, mentre per me sono solo dei mobili d’arredamento antiquario, se mi si permette la battuta.

Non ci azzeccano un bel nulla con il pensiero moderno e le conoscenze che oggi abbiamo tutti, a differenza di un tempo quando l’ignoranza e la credulità erano generali e diffuse.

Ribadisco ancora una volta che la verità va aggiornata costantemente a seconda dei mutamenti della realtà della natura e degli uomini e non può restare stereotipata e immodificabile, per i dettami dogmatici delle religioni.

La verità della fede è una contraddizione in termini.

La fede crede, la verità sa, e io non credo in ciò che so: lo so e basta, e se qualcosa la so, non la credo, non ce n’è bisogno.
Verità e fede sono due categorie mentali inconciliabili.

La fede ha a che fare con le cose invisibili: perciò non si sanno.

La filosofia, che significa “amore per il sapere”, si occupa della verità: non la sa ma, umilmente, la cerca.

La morale è fatta per gli uomini e non gli uomini per la morale.

 

 

 

 

 

Numero3306.

 

M O N O T E I S M I

 

Sono 3 le Religioni sulla terra che sono moniteiste: Cristianesimo, Islamismo, Ebraismo.

Quando tu hai un dio solo, che è la verità assoluta, non puoi più dialogare con qualcun altro.

Nel monoteismo c’è il principio dell’intolleranza.

Cosa fanno le religioni monoteiste? Controllano i ventri, perché così hanno il potere in mano.

Il potere si esercita controllando le passioni e le passioni più forti sono quelle sessuali.

Numero3255.

 

BARUCH DE ESPINOZA (SPINOZA), ebreo sefardita, filosofo razionalista (1632 – 1677)

 

Chi detiene il potere

ha bisogno che le persone

siano affette da tristezza.

 

Questo è uno dei pensieri controcorrente di questo martire dell’umanità.

 

QUI  DI  SEGUITO  ALCUNI  SUOI  RAGIONAMENTI

 

1   Smetti di lottare contro l’inevitabile.
L’universo segue le proprie leggi e la nostra frustrazione nasce dal non comprenderle o dal desiderare che siano diverse.

 

2   La libertà non consiste nel fare ciò che vogliamo, ma nel comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo.
La persona libera non è quella che fa ciò che le pare, ma quella che agisce sulla base della conoscenza e non della reazione automatica.
Chi non conosce se stesso non è libero.

 

3   La felicità non si trova all’esterno, ma nella chiarezza interiore.
La nostra felicità non si basa su ciò che possediamo, ma su come comprendiamo la nostra stessa esistenza.

 

4   L’amore basato sulla dipendenza non è amore ma schiavitù.
L’amore è una forza che deve nascere dalla comprensione e non dal possesso.
Amare non è cercare nell’altro ciò che ci manca, ma condividere con lui ciò che già siamo.
La vera connessione con un altro essere umano non si fonda sul bisogno ma sulla libertà.
Nessuno può completare nessuno, perché nessuna relazione può riempire il vuoto di chi non ha imparato a stare in pace con se stesso.
L’amore più forte non è quello che nasce dalla paura della solitudine, ma quello che si dona senza pretese, senza l’ossessione di trattenere o l’angoscia di perdere.
Amare è comprendere e comprendere è accettare che l’altro non ci appartiene.

 

5   La paura è la radice della schiavitù, sia mentale che emotiva.
Temiamo il futuro, l’opinione degli altri, il dolore, la morte.
Ogni paura nasce dall’ignoranza.
La paura non può esistere senza la speranza, né la speranza senza la paura.
Finché continueremo a sperare che il mondo funzioni come vogliamo, la paura continuerà a governare le nostre vite.
Il potere che la paura esercita su di noi dipende dal fatto che ci fa credere di non avere controllo sulla nostra esistenza, ci spinge a cercare salvatori, guide, autorità esterne che ci dicano cosa fare e cosa pensare.
Per questo la paura è lo strumento più efficace per la manipolazione.
Chi controlla la paura della gente ne controlla anche la volontà.
I governi, le religioni, i sistemi di potere hanno usato la paura per mantenere le persone nella sottomissione,  facendo loro credere di aver bisogno di essere protette da minacce che spesso nemmeno comprendono.
Ma chi capisce la natura della paura smette di essere schiavo.
Si tratta di non lasciarsi governare da ciò che non possiamo controllare.
La paura ci fa vedere problemi dove non ci sono, ci obbliga a vivere in un’ansia costante per cose che, forse, non accadranno mai.
L’unico modo per superare la paura è la conoscenza.
Quando la paura smette di esercitare il suo dominio, la libertà diventa un ideale vicino ed un modo nuovo di vivere.

 

6   Il pensiero razionale è l’unica via verso la vera libertà.
La maggior parte delle persone crede di essere libera perché può scegliere fra diverse opzioni.
Ma questa è un’illusione.
Non è libero chi agisce per impulso, chi si lascia trascinare dalle emozioni o dalle aspettative degli altri.
La libertà autentica non è fare ciò che vogliamo in un determinato momento, ma comprendere perché vogliamo ciò che vogliamo e decidere con chiarezza.
Un uomo è libero nella misura in cui vive secondo ragione.
Non significa che la ragione debba annullare le emozioni, ma che queste non devono governarci senza la nostra comprensione.
Il problema è che molti confondono la propria libertà con la soddisfazione immediata dei propri desideri.
La persona veramente libera non è quella che segue ogni impulso, ma quella che ha compreso la natura dei propri pensieri.
La rabbia, l’invidia, l’avidità, l’attaccamento incontrollato, tutte queste emozioni che ci imprigionano sono ostacoli alla libertà, non perché siano cattive in sé, ma perché offuscano il nostro giudizio e ci rendono schiavi di reazioni automatiche.
La ragione non è fredda o priva di umanità, ma è il cammino che ci permette di agire in funzione di ciò che è realmente benefico per noi.
Questo consiglio non significa che dobbiamo essere completamente razionali in ogni momento, ma che la ragione deve essere la nostra guida.
Quanto più comprendiamo il mondo e la nostra natura, tanto meno dipendiamo da illusioni e false aspettative.
La libertà non è vivere senza regole, ma vivere con comprensione e chi ha raggiunto questo stato non è più prigioniero del proprio ambiente, perché ha trovato dentro di sé la fonte del proprio potere.

 

7   La pace interiore si trova nell’armonia con la natura, non nel senso di ritirarsi nei boschi, o di disconnettersi dal mondo, ma nell’accettare che siamo parte di un tutto più grande che non possiamo controllare.
L’uomo libero non pensa a nulla meno che alla morte e la sua saggezza è una meditazione non sulla morte ma sulla vita.
Non ha senso vivere nella paura del destino, della perdita, del cambiamento.
La natura segue il suo corso, con o senza la nostra approvazione e, prima lo comprendiamo, prima possiamo vivere senza angoscia.
Questa visione è radicalmente diversa da altre filosofie che cercano la felicità in ideali irraggiungibili o in promesse di un’altra vita.
Il senso dell’esistenza non sta in ciò che speriamo ma in ciò che già è.
La gioia non è una meta futura, ma uno stato che nasce quando smettiamo di lottare contro l’inevitabile.
Non è l’assenza di problemi a darci serenità, ma la comprensione che la nostra sofferenza nasce dalla nostra resistenza ad accettare la realtà.
Chi comprende questo non vede più la vita come un campo di battaglia, ma come l’espressione della natura che, semplicemente, è.
Non è una strada facile, non ci sono promesse di un conforto immediato.
Ci vuole un cambiamento profondo nel nostro modo di vedere il mondo.
Ma chi lo comprende, scopre qualcosa che pochi riescono a trovare, una libertà che non dipende da nulla di esterno, una felicità che non si spezza con le circostanze, una vita in cui non si cerca più di fuggire dal presente, ma di abitarlo e viverlo in totale chiarezza e pienezza.
E, forse, dopo tutto, questa è forse l’unica vera maniera di superare la paura, il dubbio e la sofferenza.

 

Non è tutto qui il pensiero di Spinoza: ci sono molti altri argomenti di carattere teologico, metafisico e fideistico che hanno fatto sollevare contro di lui tutta la comunità ebraica olandese, portatrice e custode dei dogmatismi ancestrali di quella religione.
Per aver detto le cose sopra scritte e per le sue posizioni contrarie alle istituzioni religiose ebraiche, tale e tanto era il livore che nutrivano i suoi correligionari nei suoi confronti che le autorità religiose formularono un anatema spaventoso contro di lui, una scomunica che è qui sotto riportata.

 

“Secondo la decisione degli angeli e del giudizio dei santi,
bandiamo, scomunichiamo, malediciamo e cacciamo Baruch de Espinoza.
Sia maledetto nel giorno, sia maledetto nella notte, sia maledetto quando si posa, sia maledetto quando si leva, sia maledetto se esce, sia maledetto se entra.
Che Dio mai lo perdoni.
L’ira e il furor di Dio si infiammino contro quest’uomo e riversino su di lui tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Si cancelli il suo nome sotto il cielo.
Che Dio lo recida, per il suo tormento, dal ceppo di Israele, con tutte le maledizioni che stanno scritte nel libro della legge.
Noi ordiniamo che nessuno abbia rapporti orali o scritti con lui, che nessuno lo soccorra, che nessuno rimanga con lui sotto il suo tetto, che nessuno gli si avvicini a meno di 4 passi, che nessuno legga alcuno scritto redatto o pubblicato da lui.”

 

 

Numero3232.

 

da  QUORA

 

Scrive Graziano Marceddu, corrispondente di QUORA

 

 

Si…Dio esiste perché esiste l’Uomo.

Un essere senziente ha decretato che esiste Dio e Dio è fatto esistere in quanto creatore di tale essere.

La fede nella ricerca di un essere superiore è sempre stata la base del Credo, serve a dare una risposta a ciò che ancora non sappiamo spiegare…

 

N.d.R.:

Non è Dio che ha creato l’uomo,
ma è l’uomo che ha creato Dio.

 

 

Numero3197.

 

da  QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA

 

Il paradosso della fede: Ricchezza e ipocrisia nella Chiesa Cattolica.

 

1 – La ricchezza della Chiesa Cattolica

Un’istituzione che predica l’umiltà e la povertà, ma sguazza in una ricchezza oscena.

Milioni di fedeli si inginocchiano davanti a chiese dorate, ignari che il Vaticano possiede proprietà immobiliari in tutto il mondo, conti segreti in paradisi fiscali e un patrimonio culturale che vale miliardi.

È come se il messaggio di Cristo fosse stato tradotto in “accumula e domina”.

Hai mai visto un prete distribuire oro ai poveri?

No, perché il loro Dio predica con una mano mentre arraffa con l’altra.

 

2 – Gli scandali sessuali

I preti pedofili sono lo scheletro nell’armadio che la Chiesa non riesce più a nascondere.

E mentre il Papa piange lacrime di coccodrillo, le vittime rimangono abbandonate.

Il vero miracolo è come riescano ancora a predicare la morale quando l’intero sistema è costruito sul silenzio, sulla complicità e sull’ipocrisia.

A volte mi chiedo: quante anime saranno dannate per aver cercato giustizia contro questa macchina infernale?

 

3 – La crociata contro la scienza

Se Galileo fosse vivo oggi, probabilmente lo costringerebbero di nuovo all’abiura, stavolta in diretta streaming.

La Chiesa ha fatto del ritardo culturale un’arte, opponendosi alla scienza ogni volta che questa minaccia di demolire le loro favole medievali.

Che si tratti dell’evoluzione o dei diritti riproduttivi, preferiscono incatenare l’umanità alla sua ignoranza, piuttosto che accettare la verità.

 

4 – Il controllo sulle masse

La confessione? Un sistema di spionaggio psicologico.

 Il dogma? Una catena invisibile.

La promessa del paradiso? Un assegno scoperto che non riscuoterai mai.

La Chiesa è il miglior sistema di controllo mai inventato.

Usa la paura dell’ignoto per sottomettere le menti, rendendo le persone felici di servire un padrone invisibile.

Chi ha bisogno di prigioni quando il vero carcere è nella testa?

 

5 – L’influenza politica

Ogni volta che un prete apre bocca sulla politica, mi viene voglia di urlare.

Sono quelli che invocano la separazione tra Stato e Chiesa quando gli fa comodo, ma poi si infilano nei parlamenti per influenzare leggi sull’aborto, sul matrimonio e persino sull’eutanasia.

E lo fanno con una faccia di bronzo, mentre sorridono ai potenti che li tengono a galla.

 

6 – La vendita delle indulgenze moderne

Pensi che la Chiesa non venda più il paradiso?

Hai mai sentito parlare di messe a pagamento, pellegrinaggi milionari e donazioni obbligatorie?

Certo, non si chiama più “indulgenza”, ma il principio è lo stesso.

Paghi, ti redimi, e loro ci guadagnano.

La spiritualità è diventata un business, e il Vaticano è la multinazionale più antica del mondo.

 

7 – L’educazione religiosa

Invece di insegnare pensiero critico, inculcano senso di colpa e paura dell’inferno.

Le lezioni di religione nelle scuole sono un lavaggio del cervello travestito da educazione, progettato per produrre pecore docili pronte a seguire il pastore.

E se osi pensare da solo, sei bollato come peccatore.

Personalmente, preferisco essere un peccatore che un burattino.

 

8 – La crociata contro i diritti LGBTQ+

Nulla è più ironico di un’istituzione piena di uomini in abiti sontuosi che predicano contro i “peccati” degli altri.

La loro ossessione per i gay e i trans è patologica.

Predicano l’amore, ma odiano chiunque non rientri nei loro schemi medievali.

Mi chiedo quanti di loro, dietro porte chiuse, siano esattamente ciò che condannano con tanta veemenza.

 

9 – Le missioni nei paesi poveri

Non è carità, è colonizzazione.

Portano cibo e medicine, certo, ma solo per comprare anime.

Predicano la salvezza mentre strappano via culture millenarie e identità.

Se davvero volessero aiutare, lo farebbero senza chiedere nulla in cambio, ma è chiaro che il loro vero obiettivo è trasformare il mondo in un’enorme diocesi sottomessa.

 

10 – Il celibato sacerdotale

Una regola tanto assurda quanto disastrosa.

Come puoi consigliare famiglie e coppie quando non hai mai avuto una relazione?

Il celibato è una bomba a orologeria che ha causato innumerevoli danni.

Non è un voto di purezza; è una negazione della natura umana, e le conseguenze le pagano spesso i più deboli.

Hai mai sentito una bugia così grande raccontata così bene?

La Chiesa è il più grande spettacolo di magia mai messo in scena.

Fanno sparire la verità e ti vendono il mistero.

E noi, spettatori, continuiamo ad applaudire.

Numero3172.

 

da QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA:

 

Quali sono state le maggiori nefandezze commesse dai Papi nella storia della Chiesa?

 

I papi, figure apparentemente sacre e infallibili, sono in realtà stati protagonisti di crimini, scandali e corruzioni che farebbero impallidire i peggiori tiranni della storia.

Dietro la facciata dorata di santità, spesso si nascondeva una feccia umana capace delle peggiori nefandezze. Eccone alcune per rovinarti definitivamente qualsiasi illusione di purezza ecclesiastica.

 

Alessandro VI: La famiglia Borgia, o meglio, la mafia rinascimentale

Rodrigo Borgia, alias Papa Alessandro VI, è l’incarnazione perfetta della depravazione papale. La sua elezione fu comprata con tangenti elargite a cardinali avidi come iene. Una volta sul trono di San Pietro, trasformò il Vaticano in un bordello. Festini sfrenati, orge con cortigiane, e una lista interminabile di figli illegittimi, inclusi Cesare e Lucrezia, prodotti del suo stesso seme. Per non parlare degli omicidi. Chiunque gli desse fastidio finiva avvelenato. Dicono che il veleno preferito fosse la cantarella, un’arte raffinata per i papi più “creativi”.

 

Giovanni XII: Il gangster medievale

Un’altra perla rara, Giovanni XII, salì al papato a soli 18 anni e trasformò la Chiesa in un’azienda familiare di criminalità organizzata. Trascorreva le sue giornate in bordelli romani, mentre di notte benediva assassini, ladri e adulterini. Era così spudorato che benedisse un brindisi al diavolo durante una cena. Quando non era impegnato a stuprare pellegrine, si dilettava in sacrifici pagani sugli altari cristiani. Fu assassinato nel letto di una donna sposata, probabilmente dal marito cornuto. Una fine che definire “meritata” è un eufemismo.

 

Innocenzo III: Il macellaio di crociati

Sotto il pontificato di Innocenzo III, la Chiesa mostrò il suo lato più sanguinario. Non contento di scatenare le Crociate in Terra Santa, dichiarò guerra ai Catari, un movimento cristiano considerato eretico. La crociata albigese fu un massacro senza pietà. Intere città rase al suolo, migliaia di innocenti massacrati. A Béziers, quando gli chiesero come distinguere i cattolici dagli eretici, la risposta fu degna di un demonio: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. Un genocidio con l’approvazione divina, ovviamente*.

N.d.R.: * Secondo i resoconti storici, il legato Pontificio Arnaud Amaury, incaricato di eliminare il problema della eresia Catara, poiché esisteva il rischio di non distinguere gli eretici dai praticanti cattolici, così dispose:
“Caedite eos. Novit enim Dominus qui sunt eius” = “Uccideteli tutti. Il Signore conosce infatti quelli che sono suoi”.
Furono passate a fil di spada più di 20.000 persone.

 

Leone X: La prostituzione della fede

Leone X, della famiglia Medici, trasformò la Chiesa in una macchina da soldi. Inventò il business delle indulgenze, vendendo il perdono dei peccati come se si fosse ad una bancarella al mercato. Le sue casse si gonfiavano mentre i poveri si svenavano per evitare il purgatorio. Questo sfacciato mercimonio scatenò la furia di Martin Lutero e diede inizio alla Riforma protestante. Leone X non si fermò nemmeno davanti a questo. Continuò a vivere nel lusso sfrenato, organizzando feste che avrebbero messo in imbarazzo persino i pagani dell’antica Roma.

 

Pio XII: Il silenzio davanti all’Olocausto

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Pio XII fece il gioco del codardo supremo. Mentre milioni di ebrei venivano sterminati nei campi di concentramento, lui rimase in silenzio. Non una parola contro Hitler, non un gesto concreto per fermare il genocidio. Alcuni sostengono che dietro il suo silenzio ci fosse la paura di perdere il potere o, peggio, una tacita simpatia per il regime nazista. Quel silenzio fu un crimine tanto grande quanto i massacri stessi.

Questi sono solo alcuni esempi. La storia dei papi è un interminabile susseguirsi di avidità, ipocrisia e crudeltà. Hanno benedetto guerre, torturato eretici, soppresso la scienza, e persino trafficato in schiavi. Il papato, più che un trono di santità, è stato spesso un pozzo nero di perversioni e ambizioni sfrenate. Quindi, se mai ti capitasse di pensare che il Vaticano sia un simbolo di bontà, ricorda che dietro ogni veste bianca si nasconde sempre una macchia di sangue.