ACCIDENTI AGLI ACCENTI
Io ce l’ho con gli accenti. Sì, con gli accenti sbagliati di parole pronunciate, sia della lingua Italiana (ma qui chi la conosce se ne accorge), sia, soprattutto, delle parole straniere. Quando chi parla vuole adoperare una parola in lingua straniera, dovrebbe avere il pudore e il buon gusto di informarsi per bene sulla correttezza della pronuncia, sia per rispetto verso la lingua stessa, sia per evitare brutte figure. Ma, tant’è, troppo disinvoltamente si fa sfoggio di padronanza di vocaboli stranieri, per mostrare, ahimè, solo i limiti e le lacune delle proprie conoscenze linguistiche. Meglio sarebbe adoperare il sinonimo od omologo termine italiano, ove esista; qualora non ci sia, si adotti un giro di parole: la lingua Italiana ha tante e tali sfumature diverse nel proprio lessico. Ma la precaria attitudine linguistica, o la scarsa dotazione di vocaboli, (troppi Italiani conoscono malissimo la propria lingua), induce alla “scorciatoia” della parola straniera, che, fra l’altro, fa moda e distinzione. Tutto bene ma, dico io, purché, questa parola la si pronunci in modo corretto.
A proposito, voglio sottolineare il malvezzo, la pratica scorretta che la maggior parte degli Italiani adotta per accentare le parole. Quando un Italiano incontra una parola nuova, o poco adoperata, e non sa dove mettere l’accento, seguendo la propria, inveterata pigrizia mentale, ritrae il più possibile l’accento verso l’inizio della parola: così, non ci pensa più, e chi ha capito, ha capito. Se leggerete il seguito di questa serie, fate attenzione, in quante parole Inglesi l’accento (sbagliato) viene fatto cadere sulla terzultima sillaba.
Ricordo che le parole in Italiano possono essere:
tronche = quando l’accento cade sull’ultima sillaba (esempio: caf-fè);
piane = quando l’accento cade sulla penultima sillaba (esempio: ma-tì-ta);
sdrucciole = quando l’accento cade sulla terzultima sillaba (esempio: te-lè-fo-no);
bisdrucciole = quando l’accento cade sulla quartultima sillaba (esempio: cà-pi-ta-no).