Numero2809.

 

Cosa è più forte?

La paura della vita,

o la paura della morte?

 

Tutti hanno paura della morte, chi più chi meno….se non altro perché rappresenta un vero e proprio tuffo verso l’ignoto. E’ per questo che si sono inventati miti riguardo divinità che promettono gioie e dolori una volta esalato l’ultimo respiro.

La paura della vita è molto peggiore, dovremmo voler e poter provare a vivere al meglio delle nostre possibilità, visto che non esiste garanzia di un “posto migliore”.

È più forte la paura della vita. La morte sappiamo che esiste ma non sappiamo né dove, né come, né quando avverrà.
La vita c’è già, e averne paura vuol dire condurre un’esistenza alquanto limitata e, chissà, forse anche con qualche sofferenza.
Perché non provare a vivere, che magari esce fuori qualcosa di buono? Ma non qualcosa da lasciare ad altri, ma un arricchimento del proprio spirito, da portare con sé nell’al di là, quale dotazione di partenza per una prossima vita ancora migliore di quella che abbiamo già migliorata: un tesoretto che ci appartiene per l’infinitudine del tempo.
È per questo che dobbiamo vivere bene, senza paura di vivere.

Numero2808.

 

 

da  QUORA

 

Perché Gesù è considerato cristiano quando, in realtà, era ebreo?

 

Risponde Pierfrancesco Pesci, corrispondente di QUORA.

Premetto che il Gesù di cui parlerò si riferisce all’individuo storico realmente esistito (quantomeno io ritengo sia così) e che ha svolto una intensa attività di predicazione in Palestina diffondendo una propria interpretazione del principio religioso giudaico. Quindi non parlerò del Gesù figlio di Dio.

In realtà accostare Gesù al cristianesimo può quasi apparire come un ossimoro.

La stessa considerazione di Gesù quale ebreo risale ad alcuni testi degli anni ‘80 del secolo scorso. Prima nessuno si azzardava a considerarlo ebreo ma di fatto come un perfetto esemplare di cristiano. Al cristiano il concetto di ebraicità di Gesù può dare fastidio per quanto sia stata creata nei secoli la contrapposizione tra cristianesimo e giudaismo.

Se è evidente, infatti, che Gesù non potesse in origine essere cristiano, non è assolutamente scontato definirlo quale il primo dei cristiani.

Gesù, Yehoshua ben Yosef, non solo nacque ebreo, ma morì da ebreo e condusse una vita nel pieno rispetto della religione israelita. Probabilmente era un Esseno. I vangeli rappresentano una fonte infinita di questa mia affermazione. Dai vangeli apprendiamo quanto Gesù rispettasse la legge ebraica in tutte le sue manifestazioni. Vestiva secondo tradizione con le frange alla base, osservava tutte le festività prescritte, frequentava le sinagoghe, compiva pellegrinaggi, mangiava secondo la cucina Kosher, pregava secondo le modalità previste. Un perfetto ebreo e fortemente convinto di esserlo. Inoltre credo al passo di Matteo (10,5-6) in cui Gesù esortava i discepoli affermando: ” Non andate tra i pagani e non entrate nelle città dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa di Israele.” A ribadire l’esclusività dell’insegnamento religioso ai soli giudei, in pieno stile israelita. Ricordiamoci che Gesù non ha mai predicato ad altri che non fossero correligionari. Non ha mai tentato di convertire i pagani, i politeisti, genericamente i gentili.

Questo passaggio è fondamentale per comprendere quale forzatura fu effettuata da Saul di Tarso (San Paolo diventato apostolo) per creare la religione cristiana sulle ceneri dell’esperienza di vita di Gesù.

Per fare ciò Paolo rinunciò alla circoncisione, al Kosher, alle festività alla modalità di preghiera ed al riconoscimento del popolo ebraico quale unico sottoscrittore del patto con Dio.

Una completa rivoluzione che sconcertò i famigliari ed i seguaci di Gesù che si trovavano a Gerusalemme negli anni successivi alla sua morte. Per loro era un’eresia. Per Paolo lo strumento per avviare una nuova religione le cui origini non dovevano essere create ma esistevano già grazie all’antico testamento.