Numero3606.

 

R I T A

 

Quello che fai, sembra un lavoro invisibile, ma io lo noto e lo apprezzo. Te ne sono molto grato.
È un lavoro senza fine, senza orari, senza stipendio.
Non si nota quando fai tutto, ma si nota subito, quando non lo fai.
Non ci sono applausi, solo obblighi.
Anche quando riposi, la tua mente corre sempre al tuo “dovere”.
Che, per me, ha un altro nome.
C’è più da fare di quello che vorresti fare.
E se un giorno crolli, è subito emergenza.
Ma la verità è un’altra: stai portando avanti un mondo intero, da sola.

Grazie, Rita.

Numero3588.

 

Le province italiane dove si vive meglio nel 2025

Al primo posto della consueta classifica del Sole 24 Ore c’è Trento; le grandi città sono andate un po’ meglio rispetto all’anno scorso

La provincia di Trento è al primo posto nella consueta classifica del Sole 24 Ore sulla qualità della vita in Italia. Il Sole 24 Ore la pubblica ogni anno incrociando 90 indicatori, tra cui il costo della vita, il tasso di occupazione, la qualità dell’aria, la sicurezza, il reddito medio e gli incidenti stradali. Al secondo posto quest’anno c’è la provincia di Bolzano, al terzo quella di Udine.

I 90 indicatori che aiutano a comporre la classifica sono divisi in 6 grandi categorie tematiche: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Per ogni indicatore viene dato un punteggio da 0 a 1000 in base a un “senso di lettura” del parametro, e più la provincia è vivibile secondo quel parametro più punti ottiene.

Il Sole 24 Ore classifica le città per categorie e poi fa una media dei punteggi per ottenere la classifica generale: si può dunque sapere sia quali sono le città in cui si vive meglio in senso assoluto che quelle che vanno meglio nei diversi parametri, calcolati perlopiù tramite informazioni dalle banche dati ufficiali. Gli indicatori sono tutti certificati, forniti al giornale da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca come il ministero dell’Interno o della Giustizia, Istat, Inps e Banca d’Italia, oppure forniti alla redazione da società o associazioni che fanno rilevazioni certificate. Nessun indicatore si basa su sondaggi.

Dal 1990 al 2024, cioè da quando il Sole pubblica la classifica, Trento era già stata due volte prima in classifica, tre volte seconda e nove volte terza; mentre Bolzano è stata per ben cinque volte al primo posto. Trento è la provincia più vivibile grazie agli ottimi risultati ottenuti nelle categorie demografia e società (in particolare nel tasso di persone diplomate, nel tasso di mortalità evitabile, nella speranza di vita alla nascita) e nella categoria affari e lavoro. Inoltre nel corso dell’anno aveva già vinto altre due classifiche sempre del Sole 24 Ore: quella sulla qualità dell’ambiente, chiamata Ecosistema urbano, e l’indice di sportività.

Osservando solo le grandi città, si può notare un miglioramento rispetto alla classifica dello scorso anno: Bologna è salita di cinque posizioni, dal nono al quarto posto; Milano di quattro, dal dodicesimo all’ottavo, Roma è in 46esima posizione, ma 13 posizioni avanti rispetto al 2025. Solo Bari e Catania hanno perso posizioni, mentre Firenze e Messina risultano stabili. Molte grandi città del Sud sono nelle posizioni basse della classifica: Bari è 67esima, Messina 91esima, Catania 96esima, Palermo 97esima, Napoli 104esima e Reggio Calabria ultima per il secondo anno consecutivo.

Numero3583.

 

da  QUORA

 

Scrive Francisco Goya, corrispondente di QUORA

 

D O N N E    S I N G L E

 

Il motivo per cui oggi esiste una quantità impressionante di donne mature single non è certo il complotto cosmico che qualcuno ama evocare, ma una rivoluzione silenziosa che ha cambiato più la psicologia sociale che la demografia: per la prima volta nella storia occidentale una generazione di donne non dipende da un uomo per sopravvivere, e quando smetti di essere obbligata a scegliere, inizi finalmente a scegliere davvero.

Molte non sono single perché “nessuno le vuole”, ma perché non hanno più intenzione di perdere tempo con uomini emotivamente analfabeti, narcisisti stanchi, eterni adolescenti travestiti da quarantenni, o soggetti incapaci di reggere una relazione che non sia centrata sul loro ombelico.

Da un punto di vista psicologico, queste donne hanno raggiunto un livello di autonomia affettiva che gli uomini della loro stessa età spesso non hanno sviluppato: sanno cosa vogliono, cosa non vogliono, e non hanno il terrore di restare sole perché hanno costruito un’identità che non crolla quando la relazione finisce.

Socialmente, paghiamo lo scotto di decenni in cui i rapporti erano basati più sui ruoli che sui sentimenti, e quando quei ruoli sono saltati, molti uomini si sono ritrovati senza gli strumenti emotivi per costruire legami paritari, mentre molte donne hanno imparato a respirare meglio da sole che male accompagnate.

Politicamente, il paradosso è che mentre qualcuno continua a predicare il ritorno alla famiglia “tradizionale”, è proprio l’assenza di politiche serie su lavoro, welfare, parità retributiva e conciliazione vita-lavoro ad aver spinto molte donne verso una indipendenza obbligata, che poi hanno scoperto essere anche una libertà insperata.

Quindi sì, ci sono molte donne mature single perché, per la prima volta, possono permettersi di esserlo senza pagare un prezzo sociale devastante, e soprattutto perché una relazione oggi deve migliorare la vita, non semplicemente riempirla: e quando gli uomini si presenteranno con maturità, empatia e capacità di costruire, le troveranno ancora lì — non in attesa, ma in cammino, disponibili solo a chi sa davvero camminare accanto.

 

 

Numero3554.

 

V I V I    T U    L A    T U A    V I T A

 

Ricorda, alla fine della giornata,

si tratta della tua vita.

Tu sei quello che deve viverla,

respirarla e assaporarla.

Fai quello che ti piace, percorri

il sentiero che il tuo cuore sceglie.

Non ascoltare chi cerca di controllarti

e di farti dubitare di te stesso.

Costoro non possono e non devono

vivere la tua vita al posto tuo,

e non hanno nessun diritto di

tenere il tuo cuore nelle loro mani.

I tuoi sentimenti contano,

i tuoi sogni valgono, e tu

sei autorizzato a proteggerli.

 

da YouTube

Numero3552.

 

U N    P I Z Z I C O    D I    F O L L I A

 

Chi vive senza un pizzico di follia

non è così saggio come crede.

Perché la saggezza non è stare fermi,

né vivere in gabbia per paura di sbagliare.

La vera saggezza è osare,

cambiare strada, rischiare qualcosa,

seguire un’idea che fa battere il cuore.

Un tocco di follia ci ricorda che siamo vivi,

che la vita non è solo prudenza,

ma anche coraggio, curiosità, movimento.

Sii saggio, sì, ma non dimenticare

di essere anche un po’ folle.

È lì che nasce la vera libertà.

 

@healingsoulmusic436

 

Numero3545.

 

A M A R E,   A M A R S I    E D    E S S E R E    A M A T I

 

Le persone che donano più amore

sono spesso quelle che non si sono

mai sentite amate davvero.

Così finiscono per prendersi cura

degli altri più che di se stesse,

sperando di ricevere in cambio

lo stesso affetto. Ma non accade mai.

Nascondono sempre il loro dolore,

raccontando solo metà della storia

e tengono tutto nascosto, perché

non vogliono  mai essere un peso.

 

@stanzazen

Numero3543.

 

P S I C O L O G I A    D E L L A    S C E L T A.

 

Sai perché finisci sempre per frequentare

lo stesso tipo di persona sbagliata?

E ti chiedi: Ma è possibile che li attiro tutti io?

Sì, è possibile: non è sfortuna, è psicologia.

È che il tuo cervello non sta cercando

la persona giusta per te, sta cercando

la persona familiare. Vedi, il nostro cervello

odia l’ignoto, cerca disperatamente

schemi che già conosce. Se, da bambina,

hai imparato che l’amore è difficile,

che devi lottare per l’affetto che è

instabile, il tuo cervello ha registrato

quello schema come amore, e ora,

da adulta, quando incontri una persona,

calma, stabile, prevedibile, che ti dà

sicurezza, il tuo cervello si annoia,

non riconosce lo schema, la etichetta

come “noiosa”. Ma quando incontri

quella persona complicata, sfuggente,

emotivamente non disponibile, il tuo

cervello fa “click”, e allora riconosce

il dramma, riconosce la fatica e ti dice:

Eccolo, è lui, è questo, è casa.

Non è attrazione, è il tuo passato

che cerca di essere confermato.

E tu confondi quel caos per passione.

 

da YouTube

Numero3530.

 

A N S I A

 

C’è un punto della tua vita

in cui capisci che l’ansia

non è un marchio ma

soltanto un passaggio,

un tratto della tua strada

che non durerà per sempre.

Tu non sei ciò che ti fa

paura, sei ciò che continua

nonostante la paura,

sei ciò che attraversa

il buio e non smette di

cercare la propria luce.

Un giorno ti volterai

e questo capitolo sarà

solo un ricordo sbiadito.

 

@lifeisinthewords

Numero3519.

 

U N    R E S P I R O . . . . U N    N U O V O    I N I Z I O

 

Respirare consapevolmente: Respira.

Ma non farlo per abitudine.

Respira come se fosse la prima volta.

L’aria entra e … tu torni a te stessa.

L’aria esce e …. lasci andare ciò che pesa.

Ogni respiro è un piccolo risveglio.

Un silenzioso sì alla vita.

 

@healingsoulmusic436

Numero3517.

 

L A    V I T A    O P E R A    D I    T E A T R O

 

È un dono incontrare qualcuno

a cui tu piaccia così come sei.

Alla fine, ti giudicheranno sempre.

Vivi e fa’ ciò che ti dice il cuore.

La vita è come un’opera di teatro

che non ha mai prove iniziali:

perciò, canta, balla, ridi, piangi,

prima che sia calato il sipario

e l’opera finisca senza applausi.

 

Charlie Chaplin.

Numero3516.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Deglianelli, corrispondente di QUORA

 

S T R A N E    C O N O S C E N Z E    D E I    D O G O N

 

Nel 1931, il celebre etnografo francese Professor Marcel Griaule, durante un viaggio nell’Africa occidentale, visitò una tribù sudanese che viveva in un’ansa del fiume Niger, nella Repubblica del Mali. Si trattava dei Dogon, un antico popolo il cui livello di civiltà sembrava indistinguibile da quello delle tribù vicine. Tuttavia, il professore rimase affascinato dagli insoliti racconti e miti tramandati oralmente di generazione in generazione tra questi contadini analfabeti. Raccontavano storie che riguardavano niente meno che l’origine e la struttura dell’universo, nonché gli antichi legami di questo popolo con il cosmo.

Da allora in poi, il professor Griaule e i suoi colleghi intrapresero regolarmente spedizioni tra i Dogon. Gli scienziati vissero a lungo tra gli ospitali africani, che gradualmente impararono a fidarsi dei bianchi, amichevoli e curiosi, e li iniziarono gradualmente ai loro segreti più profondi. Griaule e la sua assistente principale, la professoressa Germaine Deterlen, divennero i più devoti tra queste persone e, dopo la morte di Griaule nel 1956, lei continuò il loro lavoro congiunto. Griaule e Deterlen presentarono i risultati davvero sensazionali delle loro ricerche in una serie di pubblicazioni, la prima delle quali fu pubblicata nel 1950.

La scienza moderna postula che l’Universo abbia avuto origine dal Big Bang originale, prima del quale tutta la materia era compressa a una densità incredibile e occupava un volume infinitamente piccolo, e concetti come spazio e tempo erano inesistenti. Dal Big Bang (circa 13 miliardi di anni fa), l’Universo è in continua espansione, portando alla cosiddetta recessione galattica.

Ecco come si è formato l’universo, secondo le antiche leggende Dogon: “All’inizio di tutte le cose, c’era Amma, Dio, che non riposava sul nulla. Amma era come una palla, un uovo, e questo uovo era chiuso. A parte lui, nulla esisteva”. Nella loro lingua moderna, la parola “amma” significa qualcosa di immobile, altamente compresso ed estremamente denso. Inoltre: “Dentro Amma, il mondo era ancora senza tempo e spazio. Tempo e spazio si fondevano in uno”. Ma arrivò un momento in cui “Amma aprì gli occhi. Il suo pensiero emerse dalla spirale che, ruotando nel suo grembo, segnò la futura espansione del mondo”. Secondo la leggenda, il mondo moderno “è infinito, ma può essere misurato”. Questa frase è molto vicina alla formulazione di Einstein nella teoria della relatività.

I Dogon chiamano la nostra galassia, la Via Lattea, “confine di luogo”. “Il confine di luogo indica una sezione del mondo stellare di cui la nostra Terra fa parte, e questo mondo intero ruota a spirale. Amma ha creato un numero infinito di mondi stellari a forma di spirale.” (La maggior parte delle galassie oggi conosciute ha una forma a spirale.)

È particolarmente degno di nota che, a differenza di altri miti religiosi, i Dogon credano che la Terra non sia il centro dell’universo e che i terrestri non siano gli unici esseri viventi nell’universo. “I mondi stellari a spirale sono mondi abitati. Amma, che ha dato al mondo movimento e forma, ha creato simultaneamente tutti gli esseri viventi… sia sul nostro pianeta che sulle altre Terre…”. Sorprendentemente, le loro leggende includono i concetti di “stelle”, “pianeti” e persino “satelliti dei pianeti”. “Le stelle fisse sono quelle che non ruotano attorno ad altre stelle. Pianeti e satelliti dei pianeti sono stelle che ruotano in cerchio attorno ad altre stelle”. Come potevano persone che apparentemente vivevano in uno stato semi-primitivo sapere che “il Sole ruota sul proprio asse, come sotto la forza di una molla a spirale… e la Terra ruota su se stessa e, così facendo, attraversa lo spazio descrivendo un ampio cerchio”?

Tra i pianeti del sistema solare, i Dogon si concentrano principalmente su quelli visibili a occhio nudo: Marte, Venere, Saturno e Giove. Sanno che Venere ha un satellite, un fatto che la scienza moderna non ha ancora confermato. Quando iniziavano gli studiosi francesi alla conoscenza esoterica, i Dogon accompagnavano i loro racconti con simboli e diagrammi, a volte piuttosto complessi, ma sempre chiari. Rappresentavano Giove come un grande cerchio con quattro cerchi più piccoli, i satelliti del pianeta. Oggi si conoscono 16 satelliti di Giove, di cui i quattro scoperti da Galileo nel 1610 sono i più grandi e luminosi. I Dogon raffiguravano Saturno come due cerchi concentrici, spiegando che il cerchio esterno era uno (o più) anello (o anelli).

Tuttavia, il posto centrale nella mitologia di questo misterioso popolo è occupato da Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo. Secondo i Dogon, Sirio è un sistema stellare che “ha un’influenza fondamentale sullo sviluppo della vita sulla Terra ed è il fondamento dell’universo”. Il sistema è costituito da Sirio stessa, da una seconda stella (Sirio B) e da una terza stella (Sirio C). I Dogon sostengono che tutti e tre gli altri corpi celesti siano così vicini alla stella principale da non essere sempre visibili. Gli astronomi moderni hanno scoperto solo la seconda di queste stelle. L’esistenza di Sirio C rimane oggetto di dibattito tra gli scienziati.

I Dogon affermano che Sirio B orbita attorno a Sirio, completando un’orbita completa ogni 50 anni. Quando Sirio B si avvicina a Sirio, quest’ultima inizia a brillare intensamente e, man mano che si allontana, tremola, dando l’impressione che Sirio B si sia trasformata in diverse stelle. Tra l’altro, la periodicità del bagliore di Sirio è stata confermata dagli astronomi.

Sirio B è invisibile a occhio nudo e, fino alla metà del XIX secolo, nessuno, tranne la straordinaria tribù Dogon, ne conosceva l’esistenza. I Dogon affermano che Sirio B è il più pesante di tutti i corpi celesti. È così denso che, se tutte le persone del mondo si riunissero, non sarebbero in grado di sollevarne nemmeno un piccolo frammento. In effetti, Sirio B è la prima “nana bianca” scoperta nell’universo: un corpo compresso e bruciato con un’incredibile densità di 50 tonnellate per centimetro cubo!

Anche i miti Dogon collegano Sirio alla comparsa dei primi esseri umani sulla Terra. Uno di questi sostiene che gli umani furono trasportati sulla Terra da astronavi – “arches celestiali provenienti da un pianeta il cui sole era la stella Sirio B prima della sua esplosione”. Durante la discesa, l’arca descrisse una doppia elica, riflettendo i movimenti della vita nel vortice che animò la sua prima particella. È noto che la molecola di DNA, portatrice del codice genetico, ha la forma di una doppia elica.

Le leggende Dogon narrano di due fasi del viaggio spaziale. La prima è associata all’arrivo sulla Terra di un essere di nome Ogo. La seconda è l’atterraggio di un’arca con a bordo Nommo e i primi umani. L’identità di Ogo non è chiara. Sembra essere una figura satanica, un arcangelo caduto che si ribellò ad Amma e ne imparò alcuni segreti. Si dice che Ogo abbia viaggiato nello spazio tre volte a bordo di piccole arche. È interessante notare che la fonte di energia delle sue astronavi erano le particelle “po”, la base fondamentale dell’universo cosmico.

Un altro eroe, Nommo, è raffigurato come un arcangelo che esegue la volontà di Amma. La sua missione principale è creare la vita sulla Terra e popolarla di esseri umani. Il mito descrive in dettaglio i preparativi per questa importante missione. La nave trasportava tutto il necessario per la creazione della vita, oltre a quattro coppie di gemelli, gli otto progenitori. La nave volò sulla Terra attraverso una speciale “finestra” temporanea nel cielo creata da Amma.

Dopo l’atterraggio, Nommo scese per primo sulla Terra, seguito dagli altri. Quando l’arca fu vuota, Amma tirò verso il cielo la catena di rame a cui era sospesa la nave e chiuse la finestra celeste. Questo significò la rottura di ogni legame tra l’equipaggio dell’arca e la civiltà che l’aveva inviata. Per i primi terrestri, non c’era modo di tornare indietro. Dovevano colonizzare il nuovo pianeta, coltivare la vita, “essere fecondi e moltiplicarsi”.

Oggi nessuno studia i Dogon. Tutto ciò che sappiamo su di loro deriva dalle spedizioni degli anni ’60 e ’70. Chissà quante scoperte avrebbero potuto fare astronomi ed etnografi se avessero lavorato con i Dogon oggi, all’inizio del terzo millennio, utilizzando i computer moderni!