Ser Piero da Vinci era un facoltoso notaio di Firenze, proprietario di tutte le terre, lì intorno a Vinci, dove viveva una bellissima fanciulla, Caterina di Antonio di San Pantaleone. Lui, all’epoca, era il 1451, aveva 25 anni e Caterina, di anni ne aveva 15. Si incontrarono, si piacquero, si presero per tutta l’estate. Poi ser Piero se ne tornò a Firenze, mentre Caterina, durante la vendemmia, si accorse di essere incinta.
“Spòsati mentre non si vede ancora, dopo non ti vorrà più nessuno”, le consigliò la sorella. “E ser Piero?”
“Ser Piero fa il notaio a Firenze. Toglitelo dalla testa”.
Questa giovanissima contadina, dava alla luce, il 15 di Aprile 1452, il più grande genio della storia umana: Leonardo da Vinci.
Questi, nell’infanzia, ha avuto due mamme: la nobile Albiera degli Amadori, sposa di ser Piero da Vinci, che lo ha riconosciuto e cresciuto, e Chataria, cioè Caterina, orfana di padre e di madre irreperibile, che lo ha messo al mondo e lo ha allattato.
Caterina e ser Piero si rividero davanti alla chiesa, il giorno di san Leonardo. Lui era fidanzato con Albiera degli Amadori e l’avrebbe sposata. Caterina gli disse del bimbo in arrivo, lui si emozionò: “Mio Figlio!”.
A lei disse che avrebbero pensato a tutto lui e sua madre, Monna Lucia: “Sistemeremo tutto. Bella come sei, ti troveremo anche un marito”. Poi le consegnò un sacchettino pieno di ducati: “Abbiti cura, Caterina, la madre di mio figlio non deve soffrire di privazioni”. Leonardo venne al mondo, bello, paffuto e biondo come i putti delle pitture sacre. E con gli occhi color del fiordaliso. La data e l’ora precisa della sua nascita vennero scrupolosamente annotate dal nonno paterno, ser Antonio, sul suo registro di notaio. “Sei stata brava!”, le disse Monna Lucia, emozionata come tutte le nonne.
Per allattare Leonardo, i da Vinci avevano destinato a Caterina una stanza nell’ala riservata ai domestici. Lei vi si trasferì subito dopo il battesimo. Due mesi dopo, entrò in casa da Vinci anche Albiera, novella sposa di Piero. “Non ho mai visto un bambino così bello” esclamò quando Caterina venne chiamata a presentarle Leonardo. Monna Lucia prese il bambino dalle braccia di Caterina per darlo ad Albiera: “E’ ora che il nostro Leonardo vi conosca. Caterina lo allatterà finché ce ne sarà bisogno”. E, rivolta a Caterina: “Puoi andare, Leonardo, adesso, sta con noi. Te lo riporto per la poppata”.
“Sono la tua mamma”, gli sussurrava Caterina ogni volta che gli dava il suo latte. Leonardo aveva quasi un anno e mezzo, quando Monna Lucia disse a Caterina che il suo latte non serviva più. Le tese un sacchettino di monete, “Per il tuo buon servizio”.
Caterina avrebbe voluto urlare che le si strappava l’anima, ma capiva che il suo destino era di amarlo da lontano. E uscì, senza voltarsi indietro. Ser Piero e la madre erano stati di parola: le avevano trovato un marito, Toni Buti del Vacca, detto l’Accattabriga. La loro prima figlia nacque a novembre, seguita da altri quattro. Lei vide Leonardo molto tempo dopo e per caso. Lei era con una bambina al collo, lui con lo zio. “Non mi riconosci? Sono quella che ti ha dato il latte…….”. Poi lo aveva rivisto ai funerali del nonno: era bello, aveva 12 anni ed era alto quanto lei. Già si diceva che fosse un genio.
Lo rivide quando stava per partire per Milano, chiamato alla corte degli Sforza: il bambino che lei aveva messo al mondo era diventato ingegnere ducale, progettava le città, imbrigliava le acque, dipingeva ritratti lodati perfino dai poeti.
Molti anni dopo, quando suo marito Toni morì, Caterina decise di raggiungere Leonardo a Milano. Là, malata e morente, con le mani strette nelle mani del figlio, sul letto di morte si sentì chiamare, per la prima e l’ultima volta: ”Madre”.
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