Numero2018.

 

S T A V O L T A   P A R L O   D I   P A N C E T T A.

 

Perché è così difficile perdere il grasso addominale, rispetto all’altro tipo di grasso che si trova nel resto del corpo?
Beh, perché è intimamente legato alla glicemia, cioè il livello di zucchero presente nel sangue.
La glicemia di una persona sana, a digiuno la mattina, dovrebbe essere intorno a 85/90 mg/dl (milligrammi per decilitro di sangue), Se misuriamo la glicemia di una persona con tanto grasso viscerale, sicuramente riscontriamo un valore sensibilmente più alto. Perché questo?

Perché il glucosio, solitamente, quando non ce n’è bisogno e quindi non viene impiegato, non viene messo in circolo nel sangue e rimane immagazzinato nel fegato, che è il grande magazzino del glucosio, sotto forma di glicogeno. Quando c’è bisogno di zucchero, il fegato viene spronato a rilasciare nel sangue il glicogeno ( che è un polisaccaride polimero del glucosio e significa “generatore di glucosio”).
Quand’è che c’è bisogno di zucchero, che si può considerare il nostro “carburante”? Quando c’è bisogno di energia e noi abbiamo bisogno di energia quando siamo sottoposti ad uno stress, parola che conosciamo bene e che si può tradurre genericamente come “impegno, pressione, tensione” e può essere acuto o cronico.
Per esempio, prendete l’uomo primitivo che si vede assalito da una belva: in questa circostanza, nel suo corpo c’è bisogno di tanto zucchero, energia pronta che va ai muscoli e al cervello, per organizzare la propria difesa ed essere reattivo, rapido, per fuggire o lottare.

Cosa succede quando sei stressato e il tuo stress è troppo alto?
Che il tuo fegato rilascia zuccheri nel sangue, che, però, non vengono bruciati, cioè utilizzati come combustibile.
Se tu fossi l’uomo primitivo, inizieresti a correre, a scappare o a combattere con grande dispendio di energie  ( a seconda che tu abbia più o meno fegato, da cui la famosa espressione “avere fegato”, cioè avere coraggio).
Se, invece, sei stressato ma seduto davanti al computer, il tuo zucchero rilasciato nel sangue non viene bruciato e si trasforma in grassi, specialmente in grassi viscerali, proprio nella zona più prossima al fegato. Anzi, è proprio il fegato che si “ingrassa” per primo (fegato steatosico), riempiendosi di tanti piccoli grumi di grasso che, a lungo andare, ne riducono anche la corretta funzionalità. Non c’è nemmeno tempo, per il corpo, di impiegare in altri modi lo zucchero rilasciato dal fegato.

Avere la glicemia alta non va bene per niente. Il corpo rispetta dei meccanismi ancestrali e vuole che quello zucchero diventi grasso per mantenerlo nei depositi, per i tempi peggiori (ad esempio, per i periodi di carestia). Ma oggi, il benessere ha cancellato le carestie e ci ha lasciato il grasso localizzato nell’addome. Con la vita sedentaria di oggi, bruciare zuccheri diventa sempre più difficile: è questa la principale, vera causa dell’ingrassamento, specialmente a livello addominale.
Il consiglio pratico migliore che posso dare è quello di muoversi il più possibile, se non di praticare qualche sport, e di implementare l’assunzione di ortaggi verdi e soprattutto di quelli a foglia verde, ricchi di magnesio, un minerale fondamentale, di cui spesso siamo in deficit.
Inoltre, è importante evitare, o almeno limitare drasticamente, tutti quegli alimenti aggressivi che creano intolleranze ed allergie: fra i più comuni, i latticini, per l’intolleranza al lattosio ed i cereali come il grano, il frumento, il mais, l’orzo, la segale ecc. La celiachia la conosciamo tutti, è una reazione allergica potente e ci sono persone che non possono toccare niente che provenga dai farinacei. È vero, inoltre, che, se anche non si è celiaci, alcuni alimenti, specialmente quelli derivati da cereali raffinati, possono creare delle reazioni di intolleranza o di allergia che sono minime, che non superano i livelli di soglia, ma che sono in grado di provocare, comunque, delle reazioni autoimmuni.
Per questo, dopo esserti mangiato quel bel piatto di spaghetti dalla nonna, ti potresti sentire appesantito, con sonnolenza, con flatulenza e, magari, correrai in bagno con la diarrea, però darai la colpa al condimento.

Ma siamo in Italia, e tu prova a demonizzare un piatto di spaghetti e ti sentirai etichettare come ignorante e menagramo. Un piatto di pasta con qualunque condimento e con una buona manciata di parmigiano o di pecorino ti fa passare la fame, è vero, ma è tutt’altro che salutare, se non hai un dispendio di energie congruo e proporzionale. Lo mangio anch’io, ma non più di una volta per settimana, in nome delle vecchie abitudini.
Ricordiamoci che gli unici zuccheri (carboidrati) che possono non nuocere sono quelli contenuti nella verdura, nella frutta e nei legumi a basso indice glicemico. E ricordiamoci del nostro microbiota, in due parole, della nostra flora intestinale. Come fai a nutrire il tuo intestino e il tuo microbiota? Mangiando quegli alimenti che arrivano proprio fino all’intestino (parte terminale). Quando ti nutri di alimenti processati, raffinati, la loro composizione è così semplice, o semplificata, che entrano nel tuo esofago e nel tuo stomaco ed, essendo semplici, vengono subito assimilati a livello gastrico e nella prima parte dell’intestino. Questo fa sì che li mangi, ma non arrivano fino in fondo, nell’intestino profondo, nell’intestino crasso vero e proprio e quindi non nutrono il microbiota.
Invece alimenti complessi come le verdure, come la frutta, come anche i legumi che il tuo stomaco fa fatica a scomporre per la presenza delle fibre insolubili che non è in grado di assimilare, ebbene, questi tipi di cibi arrivano fino al tratto terminale dell’intestino e vanno a nutrire il microbiota.
Il microbiota è oltremodo importante, perché è in questo ambiente intestinale che viene promossa la produzione della serotonina, l’ormone del benessere, del buonumore e di tutti gli altri neurotrasmettitori positivi.
Non per niente, il nostro intestino viene consideraro il “secondo cervello” del corpo umano.
E così come è importante dare al nostro cervello buone idee e buoni pensieri, così è altrettanto importante fornire al nostro intestino del cibo buono.

 

N.d:R. Chiedo scusa agli addetti ai lavori ( medici e nutrizionisti). Ho cercato di semplificare i concetti e i processi funzionali, per “rendere l’idea”, sempre a modo mio. Ma il contenuto dell’informazione…. rimane a prova di attendibilità, per chi non ci crede, ma vuole verificare.

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