Numero713.

Alcune di Bergonzoni:

Poco trucco,
solo un po’ di matita negli occhi.
S’è cecata!

Sono fuori di me.
Rientro in me, ma non mi trovo.

Hai le mutande di carta vetrata?
Muoviti il meno possibile.

Non c’è più religione!
Usciremo un’ora prima.

Ti do 5 minuti….tu cosa mi dai?

Tu mangi il pollo con le mani?
Ma il pollo non ha le zampe?

Numero712.

A proposito del CICLO (mestruale).

Bergonzoni (con mie integrazioni personali)

 

Semaforo rosso:  settimana bianca del ciclista.

Quando arriva scendi in pista… ciclabile.

Ciclo breve di due giorni: bicicletta (se sportiva: cyclette).

Ciclo irregolare che compare ogni tre mesi: triciclo.

Ciclo abbondante e devastante: ciclone.

Se prima del ciclo: anticiclonico.

Se durante il ciclo: enciclica.

Se ti dedichi allo studio: enciclopedico.

Se il flusso si può depurare: riciclabile.

Se s’interrompe e ricompare: riciclato.

Se non si ferma mai: a ciclo continuo.

Se ti profumi: al ciclamino.

Se ti metti pannolini firmati: ciclostile.

Se adoperi il casco: ciclomotore.

Se dura metà del tempo: emiciclo.

Se assumi dei farmaci: ciclosporine.

Se ha odore speziato: ciclotimico.

Se mi fa l’occhiolino: ciclope.

Se accelera le particelle: ciclotrone.

Se fa giri turistici su due ruote: cicloamatore.

Numero711.

Alcune di Bergonzoni:

Trasalì, dopo che ebbe trasceso.

Materia prima e materia poi.

Paesi Bassi: producono papaveri alti.

Formula del latte: Vacca 2 O.

Il Neutrone è un atomo svizzero.

Il letto per fornicare è caldo: appena tolto dal forno.

Non parlare a Vanvera. Vanvera non c’è.

Numero693.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende

prese costui della bella persona

che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

 

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

 

Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense”.

Queste parole da loro ci fur porte.              (Paolo e Francesca)           InfernoV

Numero692.

Per più fiate li occhi ci sospinse

quella lettura e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

 

Quando leggemmo il disiato riso

esser basciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

 

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:

quel giorno più non vi leggemmo avante.

 

Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangea; sì che di pietade

io venni men così com’io morisse.

 

E caddi come corpo morto cade.          (Paolo e Francesca)         Inferno V 

Numero691.

E quella a me: “Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

ne la miseria; e ciò sa il tuo dottore.

 

Ma s’a conoscer la prima radice

del nostro amor tu hai cotanto affetto,

dirò, come colui che piange e dice.

 

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse.

Soli eravamo e sanza alcun sospetto”.           (Paolo e Francesca)       Inferno V

Numero690.

Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito

nomar le donne antiche e ‘ cavalieri,

pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.

 

I’ cominciai; “Poeta, volentieri

parlerei a quei due che insieme vanno

e paion sì al vento esser leggieri”.             (Paolo e Francesca)          Inferno V