Numero2547.

 

L A   P R O F E Z I A   D I   P L A T O N E

 

Non credo sia un caso che mi sia capitata tra le mani una pagina tratta da “La Repubblica” di Platone.

 

R I P O R T O   D A   I N T E R N E T

 

L’EPOCA ATTUALE NELLE PAROLE PROFETICHE DI PLATONE

Riportiamo un brano tratto dal capitolo VIII° della “Repubblica” (πολιτεία – Politeia) di Platone.
In realtà questo brano è scritto in forma di dialogo tra Socrate ed alcuni suoi amici, ma noi preferiamo riportare la traduzione che ne fece Indro Montanelli, realizzata eliminando i brevi interventi e commenti degli interlocutori di Socrate che avrebbero resa frammentaria una compiuta lettura del testo.
Questo brano ci ha molto colpito perché ci sembra quasi una visione profetica della nostra civiltà attuale, scritta quasi 2.400 anni fa.

“Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi dal rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, da dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo”.

Davvero impressionante come essa fotografi la realtà che stiamo vivendo nella nostra Repubblica …“delle banane”, come qualcuno ormai da tempo usa apostrofarla.

 

L’analisi del pensatore è lucida ed impietosa anche quando si tratta di leggere il distorto rapporto tra genitori e figli e tra insegnanti e studenti anche qui: «tutto si mescola e si confonde». Ovviamente, per mero opportunismo politico e per stare al passo con i tempi chi «comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici».

Amara la conclusione di questo proverbiale capitolo VIII, tutti coloro che sono impegnati al governo della cosa pubblica dovrebbero meditare a lungo: «ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo».

In Italia siamo in una fase in cui la nostra democrazia è in profonda agonia e sta lentamente, ma inesorabilmente, morendo.

L’illusione di una libertà che nella sostanza è meramente formale, oggi viene pagata dalla gigantesca schiavitù dei popoli terzomondiali a livello globale. Mentre a livello interno i dati ISTAT del 18 Luglio 2013 ci offrono uno spaccato impietoso del totale fallimento della politica italiana ubriaca da decenni di populismo e di partitocrazia: 3 milioni di cittadini sono oggi senza lavoro; 9,5 milioni di cittadini,  il 15,8 % della popolazione, sono poveri; 4,8 milioni di cittadini non riesce a vivere una vita dignitosa,  non avendo i soldi neppure per i beni essenziali.

UN AGGIORNAMENTO RECENTE DICE CHE:
Le statistiche ufficiali. Nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

Già nel 1981 Enrico Berlinguer denunciava: “i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. Idee, ideali, programmi, pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”. Mons. Toso afferma che: “i populismi inficiano la politica, indeboliscono la democrazia. Dai populismi si esce coltivando una democrazia di rappresentanza, partecipativa, non partecipatoria, investendo nell’educazione al sociale, formando le classi dirigenti secondo la visione di una società politica che non si riduce solo ad un insieme di affari economici, ma che ha al centro le persone e i gruppi sociali concreti, considerati nell’integralità delle loro dimensioni umane”.

Auspico che in Italia, dopo aver al più presto modificato questa orrenda legge elettorale, non ci sono più scusanti per rinviarla alle “calende greche”, si passi contemporaneamente alla riforma dei partiti ed alla necessaria ed urgente formazione della classe dirigente, orientando le candidature parlamentari ai quei politici locali che hanno mostrato capacità amministrativa, onestà intellettuale e morale.

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