Numero3573.

 

C O M P L I C A T A

 

Complicata,

con la testa sempre

piena di pensieri:

troppe domande,

poche risposte.

Un carattere che

non tutti riescono

a gestire. A volte

chiusa, a volte

troppo diretta.

Non cerco di

piacere a tutti,

voglio soltanto

restare vera.

Perchè, in un mondo

dove tutti fingono,

io preferisco essere

me stessa, anche

quando costa caro.

 

da YouTube

Numero3482.

 

da  QUORA

 

Scrive Massimo Gurrieri, corrispondente di QUORA

 

I N D E C E N Z E

 

CARO PRESIDENTE MATTARELLA,

LEI HA DETTO CHE REPUTA INDECENTE IL COMMERCIANTE CHE NON FA UNO SCONTRINO O UN ARTIGIANO CHE NON RILASCIA UNA FATTURA.

È VERO.

PERÒ PRESIDENTE MATTARELLA, IO REPUTO MOLTO PIÙ INDECENTE, IN UN PAESE CIVILE, I VOSTRI VITALIZI E LE PENSIONI D’ORO, L’ENORME TASSO DI CORRUZIONE DELLA POLITICA, LE AUTO BLU E TUTTI I VOSTRI PRIVILEGI CHE VI SIETE COSTRUITI AD HOC.

INDECENTI SONO I PONTI CHE CROLLANO, I FIUMI CHE STRARIPANO PER INCURIA E I TERREMOTATI CHE DA ANNI VIVONO NELLE TENDE.

SONO I 400 EURO DI PENSIONE PER CHI HA LAVORATO UNA VITA E 800 EURO DI STIPENDIO PER CHI SI FA IL CULO IN FABBRICA.

INDECENTE È CHE PER FARE IL BIDELLO SERVE UN TEST ANTIDROGA, MA PER FARE IL POLITICO NO.

INDECENTI SONO LA TERRA DEI FUOCHI, L’ILVA DI TARANTO E IL ROGO DELLA THYSSEN.

INDECENTE È CHE OGNI VOLTA CHE PIOVE SI CONTANO I MORTI.

INDECENTE È L’IMPUNITÀ DILAGANTE E IL PILOTARE GIUDICI E SENTENZE.

INDECENTI SONO I PROCESSI CHE FINISCONO IN PRESCRIZIONE.

INDECENTI SONO LE INCHIESTE COME IL CASO PALAMARA O I DOSSIERAGGI CHE VENGONO COPERTI DAL SILENZIO.

INDECENTE E’ IL TRAFFICO E IL LUCRO SULLA PELLE DEI MIGRANTI.

INDECENTE È ATTENDERE SEI MESI PER UNA TAC.

INDECENTI SONO LE BUONE USCITE MILIONARIE AI DIRIGENTI CHE DISTRUGGONO LE AZIENDE.

INDECENTI SONO LE PROMOZIONI DEGLI ALTI UFFICIALI MILITARI, PROMOSSI AL GRADO SUPERIORE PRIMA DI ANDARE IN PENSIONE E SENZA NESSUN MERITO.

INDECENTI SONO QUELLI CHE DOVREBBERO PUNTARVI IL DITO CONTRO, SCRIVENDO FIUMI DI PAROLE, E INVECE SI MOSTRANO AUTENTICI ZERBINI.

E’ INDECENTE IN UN PAESE CIVILE NEL VENTUNESIMO SECOLO, CARO PRESIDENTE MATTARELLA, CHE VI SIANO ANZIANI COSTRETTI A ROVISTARE NEI CASSONETTI PER CERCARE QUALCOSA DA MANGIARE E CI SAREBBE MOLTO ALTRO….

AGGIUNGEREI CHE È INDECENTE TOGLIERE LA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ A PERSONE COMUNI, QUANDO AI POLITICI VIENE DATO VITALIZIO DI PENSIONI D’ORO FINO ALL’ENNESIMA GENERAZIONE.

PERCIÒ NON SO CHI È CHE RUBA DI PIÙ, SE UN COMMERCIANTE CHE NON FA LO SCONTRINO O VOI POLITICI.

TUTTO QUESTO È INDECENTE, CARO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA.

SE VOLETE COPIATE E INCOLLATE SUI VOSTRI PROFILI, E CHE CI SIA IN OGNI BACHECA.

Numero3458.

 

F A T T I    P S I C O L O G I C I

 

Sei sempre giudicato dal tuo aspetto esteriore.

Meno ti giustifichi, più guadagni rispetto.

I forti vengono messi alla prova, i deboli vengono usati.

La vera libertà è saper stare da soli.

La maggior parte delle persone ti sorride per interesse.

La tua sicurezza infastidisce i deboli.

Nessuno desidera il tuo successo più di te stesso.

Le persone notano prima un errore che un successo.

 

@Scattomentale.

 

 

Numero3437.

 

U N    U O M O    L E A L E

 

È coerente con le sue parole e con le sue azioni.

Non nasconde il suo telefono, né le sue intenzioni.

Ti fa sentire al sicuro, emotivamente e fisicamente.

Parla del vostro futuro e ti include nei suoi progetti.

Rispetta i tuoi confini e i tuoi valori.

Ti resta accanto soprattutto quando la vita si fa difficile.

Si impegna con orgoglio per te: niente giochi, niente incertezze.

Ti difende anche quando non sei presente.

Ti incoraggia, sostiene i tuoi obiettivi e celebra i tuoi successi.

Ti sceglie ogni giorno, non solo quando gli è comodo.

La sua lealtà rimane, anche quando nessuno lo osserva.

Protegge il tuo cuore come fosse il suo.

 

@DianaUrsu

Numero2698.

 

da QUORA

 

A D    O N O R    D E L    V E R O

 

Nell’Italia medievale del XIII secolo, il numero di credenti cristiani era elevatissimo, praticamente un plebiscito religioso.

In realtà, una parte di questi, si limitava a professarsi fervente credente ma in realtà non lo era.

Una curiosa vicenda evidenzia propria questo assunto, che vide protagonista il vescovo di Parma, Gregorio Romano.

Secondo il racconto del frate Salimbene de Adam, Romano trascorse tutta la sua vita lavorando per la Chiesa e professando con passione la parola di Cristo.

Ma giunto in punto di morte rifiutò l’ostia consacrata, dichiarando di non aver mai creduto in Dio.

Quando i presenti gli chiesero sbalorditi perché mai avesse fatto il vescovo, rispose candidamente: “Soltanto per le ricchezze e per gli onori”.

 

N.d.R. : Riporto il seguente commento di un corrispondente di QUORA , Paolo Pelizzon, che scrive:

 

“Boh, colui che spreca la sua vita nel fanatismo religioso, fra deliri, vessazioni, ottusitá, esaltazioni psicopatologiche, goduria nel poter manipolare le ingenue zitelle che vanno a . . . confessarsi, che si ritiene membro di una associazione delinquenziale chiamata Chiesa, che ha commesso stragi in America Latina, roghi inquisitori in Europa bruciando vivi coloro che dicevano che la Terra gira attorno al Sole, che ha squartato vivi i dissidenti, che proclama che se racconti al prete di turno le tue voglie andrai tu in paradiso, mentre lui . . . con gli amichetti seminaristi . . . direi proprio che quest’uomo importante non lo é proprio e che la sua opinione non conta assolutamente nulla.

Il Padre Universale Inconoscibile ed Incomprensibile non centra nulla con i lestofanti.”

 

N.d.R. : Riporto anche l’intervento di un altro corrispondente di QUORA, Paolo Peverelli, che scrive sul tema: HA SENSO CREDERE IN DIO E NON NELLA CHIESA?

 

Dal mio umile punto di vista di uomo della strada, osservo:

Gesù detto il Cristo (che vuol dire Messia, in ebraico, o unto, scelto da Dio) faceva e predicava alcune cose.

La cosiddetta Chiesa Cristiana (nelle sue varie denominazioni Cattolica, Ortodossa, Evangelica), che DICE di ispirarsi a lui fa cose diverse e spesso contrarie.

Gesù prediligeva i poveri, gli sfigati, gli umili: pescatori, contadini, prostitute, ciechi e storpi che vedeva in mezzo alla strada a chiedere elemosina. NON ha mai chiesto denaro, dicesi MAI, per quello che faceva e diceva.

Come esempi delle sue illustrazioni (o parabole) usava spesso le persone più disprezzate e derelitte. Tipica l’illustrazione del Samaritano, che fa la miglior figura in confronto a un “prete” (un sacerdote), ad un “sacrestano” (un levita) e ad un normale cittadino ebreo rispettato. Solo che i Samaritani erano tanto disprezzati che gli ebrei seri nemmeno rivolgevano loro la parola…. peggio degli zingari o degli stranieri accattoni di oggi, che almeno ci si parla anche solo per dire “no grazie, non ti do nulla”.

NON SI È MAI INTERESSATO DI QUESTIONI POLITICHE, e, fosse solo per questo, lo odiavano tutti. Di sicuro non suggeriva a chi dare il proprio sostegno (oggi diremmo il voto).

Non aveva dove posare la testa, QUINDI NON ERA RICCO né di famiglia né di suo. Quando morì, l’unica cosa “sua” di valore erano i vestiti che aveva addosso, regalatigli da qualcuno. Lo seppellirono nella tomba di un altro.

Era cordialmente odiato e disprezzato da chi aveva potere e denaro, ai suoi tempi.

Ora, guardate le Chiese Cristiane, e ditemi se vedete la stessa cosa.

Decidete voi se sono degne di fiducia in quanto “imitatrici” di Cristo.

 

N.d.R. : ancora un parere da QUORA, di Andrea Lenzi, su questo tema.

 

Esiste una categoria numerosissima che è composta dai “Credenti fai da te”.

Contaminati indelebilmente dalla propaganda cattolica fin dalla culla, sono incapaci di allontanarsene, però, una volta che comprendono le sciocchezze scritte nella Bibbia e con i propri occhi assistono al male che Dio avrebbe potuto impedire, si creano una personale divinità tutta amore e compassione che pregano quando hanno paura.

Ciò vale tanto più quanto più viene fuori l’inciviltà della Bibbia, con la sua intolleranza verso gay, donne e non credenti ed il continuo ricatto divino:

Vi amo tutti ma solamente se mi riconoscerete come unico Dio e vi comporterete come dico io; altrimenti non avrete che la dannazione eterna.

Inoltre, da un punto di vista logico:

se Dio esiste ed è onnipotente, allora è responsabile di avere creato questo mondo, tra tutti quelli possibili, dove ogni forma di vita muore di fame se non uccide altre forme di vita e le mangia.

In sintesi, ha creato il bisogno di mangiare e la relativa lotta per la sopravvivenza, alla base di ogni conflitto umano ed animale.

Oltre a ciò, ha creato virus e batteri, giusto per parlare di attualità, oltre a terremoti e vulcani.

Quindi esistono solamente 2 possibilità:

-Dio onnipotente e creatore o esiste ed è disinteressato alle forme di vita o è sadico.

-non esiste alcun Dio onnipotente e creatore.

 

N.d.R. : Dario Perna, altro corrispondente di QUORA, risponde alla domanda: “Perché avete smesso di credere nella Chiesa Cattolica?”

 

Perché sono stato (ormai ex) un francescano secolare.

Ho studiato per anni in convento, ma più approfondivo la Bibbia, più aumentava il numero dei brani contraddittori e delle domande di logica alle quali i vari prof di teologia o i vari confessori non riuscivano a rispondere.

Tutto questo unito ai retroscena di un ordine religioso che predica bene, ma al cui interno si chiede una quota mensile di adesione e i cui fondi delle donazioni vengono spesi per tutto tranne che per la carità, mi ha portato ad abbandonare tutto quel mondo.

 

N.d.R. : ancora da QUORA; Paolo Lo Re risponde alla domanda:” È più facile credere in Dio se hai una vita serena e non hai particolari disagi?”

 

No, credo sia più facile credere in Dio se hai una vita disagiata e piena di problemi.

E’ bello e confortante, trovandosi in una situazione così, pensare a un immaginario “regno dei cieli” in cui si starà meglio.

Ed è anche comodo per chi ha il potere politico ed economico che quelli che vivono in condizioni disagiate pensino al regno dei cieli e si accontentino così, invece di agire per sovvertire il potere politico ed economico.

In questo senso la religione può essere usata, ed è stata usata, per fermare sul nascere le rivendicazioni sociali e placare la sete di giustizia sociale delle masse oppresse con la gratuita promessa di un aldilà felice.

Disse giustamente uno famoso (Karl Marx) che in questo senso la religione è una droga che addormenta le menti. E’ oppio per i popoli…

Numero2547.

 

L A   P R O F E Z I A   D I   P L A T O N E

 

Non credo sia un caso che mi sia capitata tra le mani una pagina tratta da “La Repubblica” di Platone.

 

R I P O R T O   D A   I N T E R N E T

 

L’EPOCA ATTUALE NELLE PAROLE PROFETICHE DI PLATONE

Riportiamo un brano tratto dal capitolo VIII° della “Repubblica” (πολιτεία – Politeia) di Platone.
In realtà questo brano è scritto in forma di dialogo tra Socrate ed alcuni suoi amici, ma noi preferiamo riportare la traduzione che ne fece Indro Montanelli, realizzata eliminando i brevi interventi e commenti degli interlocutori di Socrate che avrebbero resa frammentaria una compiuta lettura del testo.
Questo brano ci ha molto colpito perché ci sembra quasi una visione profetica della nostra civiltà attuale, scritta quasi 2.400 anni fa.

“Quando la città retta a democrazia si ubriaca di libertà confondendola con la licenza, con l’aiuto di cattivi coppieri costretti a comprarsi l’immunità con dosi sempre massicce d’indulgenza verso ogni sorta di illegalità e di soperchieria; quando questa città si copre di fango accettando di farsi serva di uomini di fango per potere continuare a vivere e ad ingrassare nel fango; quando il padre si abbassa al livello del figlio e si mette, bamboleggiando, a copiarlo perché ha paura del figlio; quando il figlio si mette alla pari del padre e, lungi dal rispettarlo, impara a disprezzarlo per la sua pavidità; quando il cittadino accetta che, da dovunque venga, chiunque gli capiti in casa, possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e ci è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine; c’è da meravigliarsi che l’arbitrio si estenda a tutto e che dappertutto nasca l’anarchia e penetri nelle dimore private e perfino nelle stalle?
In un ambiente siffatto, in cui il maestro teme ed adula gli scolari e gli scolari non tengono in alcun conto i maestri; in cui tutto si mescola e si confonde; in cui chi comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze; in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici; in un ambiente siffatto, quando raggiunge il culmine dell’anarchia e nessuno è più sicuro di nulla e nessuno è più padrone di qualcosa perché tutti lo sono, anche del suo letto e della sua madia a parità di diritti con lui e i rifiuti si ammonticchiano per le strade perché nessuno può comandare a nessuno di sgombrarli; in un ambiente siffatto, dico, pensi tu che il cittadino accorrerebbe a difendere la libertà, quella libertà, dal pericolo dell’autoritarismo?
Ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri.
Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi.
Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice.
Così la democrazia muore: per abuso di se stessa.
E prima che nel sangue, nel ridicolo”.

Davvero impressionante come essa fotografi la realtà che stiamo vivendo nella nostra Repubblica …“delle banane”, come qualcuno ormai da tempo usa apostrofarla.

 

L’analisi del pensatore è lucida ed impietosa anche quando si tratta di leggere il distorto rapporto tra genitori e figli e tra insegnanti e studenti anche qui: «tutto si mescola e si confonde». Ovviamente, per mero opportunismo politico e per stare al passo con i tempi chi «comanda finge, per comandare sempre di più, di mettersi al servizio di chi è comandato e ne lusinga, per sfruttarli, tutti i vizi; in cui i rapporti tra gli uni e gli altri sono regolati soltanto dalle reciproche convenienze nelle reciproche tolleranze in cui la demagogia dell’uguaglianza rende impraticabile qualsiasi selezione, ed anzi costringe tutti a misurare il passo delle gambe su chi le ha più corte; in cui l’unico rimedio contro il favoritismo consiste nella molteplicità e moltiplicazione dei favori; in cui tutto è concesso a tutti in modo che tutti ne diventino complici».

Amara la conclusione di questo proverbiale capitolo VIII, tutti coloro che sono impegnati al governo della cosa pubblica dovrebbero meditare a lungo: «ecco, secondo me, come nascono le dittature. Esse hanno due madri. Una è l’oligarchia quando degenera, per le sue lotte interne, in satrapia. L’altra è la democrazia quando, per sete di libertà e per l’inettitudine dei suoi capi, precipita nella corruzione e nella paralisi. Allora la gente si separa da coloro cui fa la colpa di averla condotta a tale disastro e si prepara a rinnegarla prima coi sarcasmi, poi con la violenza che della dittatura è pronuba e levatrice. Così la democrazia muore: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo».

In Italia siamo in una fase in cui la nostra democrazia è in profonda agonia e sta lentamente, ma inesorabilmente, morendo.

L’illusione di una libertà che nella sostanza è meramente formale, oggi viene pagata dalla gigantesca schiavitù dei popoli terzomondiali a livello globale. Mentre a livello interno i dati ISTAT del 18 Luglio 2013 ci offrono uno spaccato impietoso del totale fallimento della politica italiana ubriaca da decenni di populismo e di partitocrazia: 3 milioni di cittadini sono oggi senza lavoro; 9,5 milioni di cittadini,  il 15,8 % della popolazione, sono poveri; 4,8 milioni di cittadini non riesce a vivere una vita dignitosa,  non avendo i soldi neppure per i beni essenziali.

UN AGGIORNAMENTO RECENTE DICE CHE:
Le statistiche ufficiali. Nel 2021 la povertà assoluta conferma i suoi massimi storici toccati nel 2020, anno di inizio della pandemia da Covid-19. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1 milione 960mila, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente). L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

Già nel 1981 Enrico Berlinguer denunciava: “i partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. Idee, ideali, programmi, pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune”. Mons. Toso afferma che: “i populismi inficiano la politica, indeboliscono la democrazia. Dai populismi si esce coltivando una democrazia di rappresentanza, partecipativa, non partecipatoria, investendo nell’educazione al sociale, formando le classi dirigenti secondo la visione di una società politica che non si riduce solo ad un insieme di affari economici, ma che ha al centro le persone e i gruppi sociali concreti, considerati nell’integralità delle loro dimensioni umane”.

Auspico che in Italia, dopo aver al più presto modificato questa orrenda legge elettorale, non ci sono più scusanti per rinviarla alle “calende greche”, si passi contemporaneamente alla riforma dei partiti ed alla necessaria ed urgente formazione della classe dirigente, orientando le candidature parlamentari ai quei politici locali che hanno mostrato capacità amministrativa, onestà intellettuale e morale.