DEUS EX MACHINA (latino)
“Il Dio che parla o appare da una macchina”.
Nell’antico teatro greco classico, l’apparizione sulla scena della divinità, quasi sempre dall’alto, che veniva realizzata mediante un apposito meccanismo e che, di solito, costituiva l’elemento risolutore della tragedia; quindi, figurativamente, circostanza o persona che, inaspettatamente, interviene a risolvere una situazione difficile o è l’artefice del buon andamento di qualcosa.
Apò mechanés theòs (Greco antico) = divinità che scende dalla macchina.
E risolve la situazione. La frase trae origine dalla tragedia Greca: in tale ambito, quando era necessario far intervenire una o più divinità sulla scena, l’attore che interpretava il Dio era posizionato su una sorta di gru in legno, mossa da un sistema di funi e argani, chiamata, appunto, mechané. L’intervento “ex machina” degli dei veniva usato, soprattutto, dal tragediografo Euripide, per risolvere felicemente una situazione intricata e, apparentemente, senza possibile via d’uscita. Nel mondo antico un uso eccessivo del Deus ex machina era considerato prerogativa di autori poco raffinati e sbrigativi, che non sarebbero riusciti a sciogliere altrimenti trame complesse.
Questo è quanto, da sempre, viene detto, ripetuto, recensito nel l’ambito delle letterature e delle scuole di pensiero. Ma, non mi convince.
Sicuramente un tale accorgimento sarà stato adottato, nella pratica scenografica. Ma quel che non si è mai detto, anche perché dirlo sarebbe stato imbarazzante, sorprendente, inspiegabile, inammissibile, è che gli dei, ALIENI extraterrestri, scendevano veramente da machine volanti provenienti dal cielo. E, sulla scena, non si sarebbe mai adottata una riproduzione della realtà così improbabile, se la realtà non fosse stata veramente questa. E di dominio pubblico, comune, risaputa e scontata. Tanto da essere considerata praticabile e riproducibile, perfino per usi artistici o spettacolari.
È fuor di dubbio, ormai, che la razza umana ha compiuto i suoi passi in avanti più significativi, nel campo delle tecnologie che hanno migliorato la vita, con i suggerimenti, gli insegnamenti, il controllo di Entità Superiori, in qualsiasi ambito del sapere. Gli uomini hanno chiamato “Dei” queste Entità Superiori.
Nelle religioni, quasi tutte, le regole, le norme, i comandamenti, sono stati concepiti dagli uomini; ma la loro “autorità” applicativa, impositiva, punitiva è stata attribuita al “carisma” delle Entità Superiori. Queste si sono sempre ben guardate dall’intervenire, con dimostrazioni miracolistiche, nelle vicende umane. Sono stati sempre gli uomini, certe “caste” di uomini, che si sono artatamente arrogati il diritto religioso, morale, civile, giudiziario, politico/amministrativo di censurare, con metodi intimidatori, di controllare, con provvedimenti vessatori, gli altri uomini in nome di regole superiori. “Caste” sacerdotali, militari, finanziarie, politiche hanno esercitato prevaricazioni di ogni specie, nell’arco dei millenni, violando le regole, molto semplici e condivisibili, della natura e dell’umanità. Per avere una esemplificazione illuminante, rimando al seguente:
Numero347
La prima religione nasce,
quando la scimmia A,
guardando il sole,
dice all’altra scimmia B:
“LUI mi ha detto che TU
devi dare a ME
la tua banana”.
Qual è l’obiettivo primario, assillante, pressante di tutte le “caste”? È quello di istituzionalizzare i propri strumenti di potere, mediante la ideologizzazione della “supremazia” di certi princìpi, concepiti e stabiliti da esse stesse, rendendoli metafisici e trascendenti, solo per salvaguardare i propri interessi. Questo porta a esercitare un controllo delle coscienze, con metodi di “advertising” (propaganda pubblicitaria) non molto lontani dal “lavaggio dei cervelli”. Si è trattato, e tuttora si tratta, di un colossale, eclatante, nauseabondo “millantato credito”. È mitologia dell’autoritarismo.