Numero3596.

 

F A R S I    V O L E R    B E N E

 

Ci vuole così poco

a farsi voler bene.

Una parola buona

detta quando conviene,

un semplice sorriso,

un po’ di gentilezza,

un gesto di amicizia,

a volte una carezza,

il cuore sempre aperto

verso ognuno che viene:

ci vuole così poco

a farsi voler bene.

Numero3587.

 

T I E N I    A    M E N T E

 

Se hai cibo nel tuo frigo,

vestiti sul tuo corpo,

un tetto sulla tua testa,

e un posto dove dormire,

tu sei più ricco del 75%

delle persone al mondo.

 

Se hai denaro da spendere

come ti piace, e la libertà

di andare ovunque tu vuoi,

sei fra il 18% delle persone

più facoltose al mondo.

 

Se sei vivo oggi con più

salute che malattie, sei

più benedetto dei tre

milioni di persone che,

in questa settimana,

non sopravviveranno .

 

Se tu puoi leggere e capire

questo messaggio, sei più

fortunato dei tre miliardi di

persone, su questa terra,

che non possono vedere,

non possono leggere,

e non possono accedere

alla conoscenza ed a ogni

tipo di informazione.

 

N.d.R.: a tutto questo si aggiunga che noi, il cosiddetto “mondo occidentale”, che comprende l’Europa ed il Nord America, vale a dire circa 800 milioni di persone, per mantenere il tenore di vita che ci è proprio, consumiamo l’80% delle risorse della terra.

Il restante 20% è destinato ai circa 7 miliardi e mezzo degli altri abitanti sulla terra.

Non meravigliamoci troppo se alcune centinaia di migliaia di questi, ogni anno, cercano di migrare da noi, a rischio della vita, per trovare migliori condizioni per la loro esistenza.

 

Numero3586.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Degli Anelli, corrispondente di QUORA.

 

ATTENZIONE   ATTENZIONE   ATTENZIONE !

 

In un’intervista con Lex Fridman, Musk ha detto che dopo il 2027 non ci sarà ritorno.

Quando il giornalista ha chiesto di cosa parlasse, Musk è rimasto in silenzio quasi un minuto, poi ha aggiunto: «Non è una catastrofe, è una transizione».

Gli analisti hanno identificato tre temi su cui ha esitato: intelligenza autonoma, perdita di significato e dipendenza energetica.

Tutto ciò che ha previsto sta già accadendo.

Primo segnale — collasso dell’attenzione. Musk ha detto che le persone smetteranno di pensare a lungo termine. L’orizzonte di pianificazione è passato da 30 a 3 anni; le persone non costruiscono più, aggiornano solo.

Gli studi del MIT mostrano che la generazione dopo il 2000 mantiene l’attenzione per soli 8 secondi. Musk lo ha chiamato Alzheimer culturale.

Secondo segnale — intelligenza artificiale che smetterà di essere subordinata.

Musk ha detto: «Quando il sistema inizierà a correggere l’uomo, e non il contrario, la logica lineare finirà».

Oggi gli algoritmi gestiscono attenzione, scelta dei partner, cibo e pensieri. Non sarà una rivolta delle macchine, ma una lenta perdita della libertà di scelta.

Terzo segnale — dipendenza energetica della civiltà.

L’uomo diventa sempre meno capace di vivere senza elettricità anche per un giorno.

Quando l’energia diventerà valuta, controllarla sarà potere.

Musk ritiene che nel 2027 il rapporto uomo–energia supererà il punto di equilibrio, e tutto ciò che non è autonomo scomparirà.

 

L’unica salvezza?— Tornare al significato.

«La tecnologia è più potente di noi, ma non più intelligente. Finché abbiamo obiettivi, non siamo algoritmi», ripeteva Musk.

Ha aggiunto: «Dobbiamo imparare a essere umani prima che i sistemi inizino a fare tutto per noi e a controllarci».

Numero3582.

da  QUORA

 

Scrive Armando La Torre, corrispondente di QUORA

 

 

Quel divieto non era un test d’amore, ma la clausola capestro di un contratto firmato da due analfabeti.

Dio non ha proibito di mangiare quel frutto per proteggere Adamo ed Eva. Lo ha fatto per proteggere se stesso e il suo status di dittatore assoluto. Nel Giardino dell’Eden, Adamo ed Eva non erano esseri umani. Erano animali domestici, automi biologici che vivevano in uno stato di beata e totale insipienza. Non conoscevano la vergogna, la paura, il dolore o la morte. La loro unica funzione era obbedire a un’unica, arbitraria regola. Il divieto non era un test di lealtà. Era un meccanismo di controllo. Finché obbedivano ciecamente, senza capire il perché, rimanevano i suoi perfetti e inconsapevoli schiavi.

L’albero non dava la conoscenza del bene e del male in senso filosofico. Dava una cosa molto più pericolosa. Dava la coscienza di sé e la capacità di giudizio autonomo. Prima di mangiare il frutto, “bene” era ciò che Dio ordinava, e “male” era ciò che Dio proibiva. La loro moralità era un software preinstallato. Dopo aver mangiato, hanno acquisito la capacità di guardare un’azione, o un ordine, e di giudicare da soli se fosse giusta o sbagliata. Hanno potuto guardare se stessi, nudi, e provare vergogna. Hanno potuto guardare Dio e, per la prima volta, pensare “Quello che stai facendo è ingiusto”. Questo è il vero peccato originale. Non la disobbedienza, ma l’acquisizione della facoltà di critica. Un essere che può giudicarti non è più un tuo schiavo. È un tuo pari, o un tuo nemico.

La cacciata dall’Eden non fu una punizione. Fu una necessità logica per un tiranno che aveva perso il controllo dei suoi esperimenti. Adamo ed Eva erano diventati inutili, contaminati. Erano diventati umani. Complessi, fallibili, capaci di mentire, di soffrire e, soprattutto, di ribellarsi. Dio non ha cacciato due peccatori. Ha buttato via due giocattoli che si erano rotti, due animali da laboratorio che avevano sviluppato una coscienza imprevista. L’intera storia non è una lezione sulla tentazione e la caduta dell’uomo. È il racconto di un esperimento fallito, la cronaca di come un despota cosmico ha preferito condannare le sue creature a una vita di sofferenza piuttosto che tollerare la loro indipendenza.

Numero3516.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Deglianelli, corrispondente di QUORA

 

S T R A N E    C O N O S C E N Z E    D E I    D O G O N

 

Nel 1931, il celebre etnografo francese Professor Marcel Griaule, durante un viaggio nell’Africa occidentale, visitò una tribù sudanese che viveva in un’ansa del fiume Niger, nella Repubblica del Mali. Si trattava dei Dogon, un antico popolo il cui livello di civiltà sembrava indistinguibile da quello delle tribù vicine. Tuttavia, il professore rimase affascinato dagli insoliti racconti e miti tramandati oralmente di generazione in generazione tra questi contadini analfabeti. Raccontavano storie che riguardavano niente meno che l’origine e la struttura dell’universo, nonché gli antichi legami di questo popolo con il cosmo.

Da allora in poi, il professor Griaule e i suoi colleghi intrapresero regolarmente spedizioni tra i Dogon. Gli scienziati vissero a lungo tra gli ospitali africani, che gradualmente impararono a fidarsi dei bianchi, amichevoli e curiosi, e li iniziarono gradualmente ai loro segreti più profondi. Griaule e la sua assistente principale, la professoressa Germaine Deterlen, divennero i più devoti tra queste persone e, dopo la morte di Griaule nel 1956, lei continuò il loro lavoro congiunto. Griaule e Deterlen presentarono i risultati davvero sensazionali delle loro ricerche in una serie di pubblicazioni, la prima delle quali fu pubblicata nel 1950.

La scienza moderna postula che l’Universo abbia avuto origine dal Big Bang originale, prima del quale tutta la materia era compressa a una densità incredibile e occupava un volume infinitamente piccolo, e concetti come spazio e tempo erano inesistenti. Dal Big Bang (circa 13 miliardi di anni fa), l’Universo è in continua espansione, portando alla cosiddetta recessione galattica.

Ecco come si è formato l’universo, secondo le antiche leggende Dogon: “All’inizio di tutte le cose, c’era Amma, Dio, che non riposava sul nulla. Amma era come una palla, un uovo, e questo uovo era chiuso. A parte lui, nulla esisteva”. Nella loro lingua moderna, la parola “amma” significa qualcosa di immobile, altamente compresso ed estremamente denso. Inoltre: “Dentro Amma, il mondo era ancora senza tempo e spazio. Tempo e spazio si fondevano in uno”. Ma arrivò un momento in cui “Amma aprì gli occhi. Il suo pensiero emerse dalla spirale che, ruotando nel suo grembo, segnò la futura espansione del mondo”. Secondo la leggenda, il mondo moderno “è infinito, ma può essere misurato”. Questa frase è molto vicina alla formulazione di Einstein nella teoria della relatività.

I Dogon chiamano la nostra galassia, la Via Lattea, “confine di luogo”. “Il confine di luogo indica una sezione del mondo stellare di cui la nostra Terra fa parte, e questo mondo intero ruota a spirale. Amma ha creato un numero infinito di mondi stellari a forma di spirale.” (La maggior parte delle galassie oggi conosciute ha una forma a spirale.)

È particolarmente degno di nota che, a differenza di altri miti religiosi, i Dogon credano che la Terra non sia il centro dell’universo e che i terrestri non siano gli unici esseri viventi nell’universo. “I mondi stellari a spirale sono mondi abitati. Amma, che ha dato al mondo movimento e forma, ha creato simultaneamente tutti gli esseri viventi… sia sul nostro pianeta che sulle altre Terre…”. Sorprendentemente, le loro leggende includono i concetti di “stelle”, “pianeti” e persino “satelliti dei pianeti”. “Le stelle fisse sono quelle che non ruotano attorno ad altre stelle. Pianeti e satelliti dei pianeti sono stelle che ruotano in cerchio attorno ad altre stelle”. Come potevano persone che apparentemente vivevano in uno stato semi-primitivo sapere che “il Sole ruota sul proprio asse, come sotto la forza di una molla a spirale… e la Terra ruota su se stessa e, così facendo, attraversa lo spazio descrivendo un ampio cerchio”?

Tra i pianeti del sistema solare, i Dogon si concentrano principalmente su quelli visibili a occhio nudo: Marte, Venere, Saturno e Giove. Sanno che Venere ha un satellite, un fatto che la scienza moderna non ha ancora confermato. Quando iniziavano gli studiosi francesi alla conoscenza esoterica, i Dogon accompagnavano i loro racconti con simboli e diagrammi, a volte piuttosto complessi, ma sempre chiari. Rappresentavano Giove come un grande cerchio con quattro cerchi più piccoli, i satelliti del pianeta. Oggi si conoscono 16 satelliti di Giove, di cui i quattro scoperti da Galileo nel 1610 sono i più grandi e luminosi. I Dogon raffiguravano Saturno come due cerchi concentrici, spiegando che il cerchio esterno era uno (o più) anello (o anelli).

Tuttavia, il posto centrale nella mitologia di questo misterioso popolo è occupato da Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo. Secondo i Dogon, Sirio è un sistema stellare che “ha un’influenza fondamentale sullo sviluppo della vita sulla Terra ed è il fondamento dell’universo”. Il sistema è costituito da Sirio stessa, da una seconda stella (Sirio B) e da una terza stella (Sirio C). I Dogon sostengono che tutti e tre gli altri corpi celesti siano così vicini alla stella principale da non essere sempre visibili. Gli astronomi moderni hanno scoperto solo la seconda di queste stelle. L’esistenza di Sirio C rimane oggetto di dibattito tra gli scienziati.

I Dogon affermano che Sirio B orbita attorno a Sirio, completando un’orbita completa ogni 50 anni. Quando Sirio B si avvicina a Sirio, quest’ultima inizia a brillare intensamente e, man mano che si allontana, tremola, dando l’impressione che Sirio B si sia trasformata in diverse stelle. Tra l’altro, la periodicità del bagliore di Sirio è stata confermata dagli astronomi.

Sirio B è invisibile a occhio nudo e, fino alla metà del XIX secolo, nessuno, tranne la straordinaria tribù Dogon, ne conosceva l’esistenza. I Dogon affermano che Sirio B è il più pesante di tutti i corpi celesti. È così denso che, se tutte le persone del mondo si riunissero, non sarebbero in grado di sollevarne nemmeno un piccolo frammento. In effetti, Sirio B è la prima “nana bianca” scoperta nell’universo: un corpo compresso e bruciato con un’incredibile densità di 50 tonnellate per centimetro cubo!

Anche i miti Dogon collegano Sirio alla comparsa dei primi esseri umani sulla Terra. Uno di questi sostiene che gli umani furono trasportati sulla Terra da astronavi – “arches celestiali provenienti da un pianeta il cui sole era la stella Sirio B prima della sua esplosione”. Durante la discesa, l’arca descrisse una doppia elica, riflettendo i movimenti della vita nel vortice che animò la sua prima particella. È noto che la molecola di DNA, portatrice del codice genetico, ha la forma di una doppia elica.

Le leggende Dogon narrano di due fasi del viaggio spaziale. La prima è associata all’arrivo sulla Terra di un essere di nome Ogo. La seconda è l’atterraggio di un’arca con a bordo Nommo e i primi umani. L’identità di Ogo non è chiara. Sembra essere una figura satanica, un arcangelo caduto che si ribellò ad Amma e ne imparò alcuni segreti. Si dice che Ogo abbia viaggiato nello spazio tre volte a bordo di piccole arche. È interessante notare che la fonte di energia delle sue astronavi erano le particelle “po”, la base fondamentale dell’universo cosmico.

Un altro eroe, Nommo, è raffigurato come un arcangelo che esegue la volontà di Amma. La sua missione principale è creare la vita sulla Terra e popolarla di esseri umani. Il mito descrive in dettaglio i preparativi per questa importante missione. La nave trasportava tutto il necessario per la creazione della vita, oltre a quattro coppie di gemelli, gli otto progenitori. La nave volò sulla Terra attraverso una speciale “finestra” temporanea nel cielo creata da Amma.

Dopo l’atterraggio, Nommo scese per primo sulla Terra, seguito dagli altri. Quando l’arca fu vuota, Amma tirò verso il cielo la catena di rame a cui era sospesa la nave e chiuse la finestra celeste. Questo significò la rottura di ogni legame tra l’equipaggio dell’arca e la civiltà che l’aveva inviata. Per i primi terrestri, non c’era modo di tornare indietro. Dovevano colonizzare il nuovo pianeta, coltivare la vita, “essere fecondi e moltiplicarsi”.

Oggi nessuno studia i Dogon. Tutto ciò che sappiamo su di loro deriva dalle spedizioni degli anni ’60 e ’70. Chissà quante scoperte avrebbero potuto fare astronomi ed etnografi se avessero lavorato con i Dogon oggi, all’inizio del terzo millennio, utilizzando i computer moderni!

Numero3429.

 

C O M P O R T A M E N T I    U M A N I

 

La maggior parte delle persone non ascolta davvero. Aspetta solo il suo turno per parlare.

Le persone ricordano come le fai sentire, non cosa dici. Le emozioni restano, le parole svaniscono.

La bontà viene spesso scambiata per debolezza. E qualcuno ne approfitterà.

Molti preferiscono le certezze alla verità. Anche se questa è una bugia comoda.

L’insicurezza fa agire in modo distruttivo.. Anche verso chi si ama.

Il successo crea più invidia che ammirazione. E rivela chi ti è davvero vicino.

La maggior parte della gente evita il cambiamento. Perché richiede coraggio e rinunce.

Non tutti vogliono capire o imparare. Molti vogliono soltanto avere ragione.

Le persone possono deluderti senza preavviso. Anche quelle che pensavi fossero le più affidabili.

Tutti indossano una maschera. La differenza è quanto spesso la tolgono.

 

@AnimaOltreilimiti80.

Numero3427.

 

 

P E R S O N E    T O S S I C H E      (che possono distruggere la tua autostima)

 

Genitore controllante – Ti fa sentire in colpa se decidi da solo/a.

Fratello/sorella competitivo – Trasforma tutto in sfida.

Partner narcisista – Alterna amore a svalutazione.

Amico invidioso – Finge supporto, ma gode dei tuoi fallimenti.

Collega “passivo – aggressivo” – Sorride, ma ti mette in cattiva luce.

Familiare vittimista – Usa il senso di colpa per manipolarti.

Conoscente opportunista – Appare solo quando ha bisogno.

Partner geloso e possessivo – Controlla tempo e relazioni.

Amico giudicante – Critica ogni tua scelta per abbassarti.

 

@AnimaOltreilimiti80.

 

Numero3345.

 

da  QUORA

 

Scrive Gaetano Antonio Riotto, corrispondente di QUORA.

 

FRIEDRICH  NIETZSCHE  E  L’ EPISODIO  DEL  CAVALLO

 

Friedrich Nietzsche fu protagonista di una delle scene più toccanti nella storia del pensiero occidentale.

Era il 1889 e il filosofo viveva in una casa di via Carlo Alberto, a Torino. Una mattina, mentre si dirigeva verso il centro della città, si trovò improvvisamente di fronte a un evento che avrebbe segnato per sempre la sua esistenza.

Vide un cocchiere che frustava con violenza il suo cavallo, perché l’animale, esausto, si rifiutava di avanzare. Il cavallo, ormai allo stremo delle forze, si accasciò a terra, ma il suo padrone continuò a colpirlo senza pietà per costringerlo a rialzarsi. Nietzsche, sconvolto dalla crudeltà della scena, si avvicinò rapidamente, rimproverò il cocchiere e poi, con un gesto disperato, abbracciò il cavallo caduto a terra.

Scoppiò in lacrime e, stringendo il collo dell’animale, gridò “Madre, Madre!”. Pochi istanti dopo perse i sensi.
Fu il collasso definitivo della sua mente.

Da quel giorno, Nietzsche smise di parlare per il resto della sua vita.
Per dieci anni, fino alla sua morte, non riuscì mai più a tornare a una condizione di lucidità.
La polizia, accorsa sul posto, lo arrestò per disturbo dell’ordine pubblico e poco dopo fu internato in un manicomio, da cui non uscì mai più.

Per la società dell’epoca, il gesto di Nietzsche – abbracciare il cavallo e piangere su di lui – fu visto come una prova della sua follia. Tuttavia, mentre alcuni lo considerarono una semplice manifestazione di irrazionalità dovuta alla sua malattia mentale, altri vi lessero un significato più profondo e consapevole.

Lo scrittore Milan Kundera, nel romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, riprende questa scena e la interpreta come una richiesta di perdono. Secondo Kundera, Nietzsche avrebbe sussurrato al cavallo una richiesta di scusa, a nome di tutta l’umanità, per la brutalità con cui l’uomo tratta gli altri esseri viventi. Un atto di pentimento per averli ridotti a nemici e servi.

Nietzsche non era mai stato un attivista per i diritti degli animali, eppure quel gesto di empatia assoluta segnò il punto di non ritorno nella sua vita. Quel cavallo fu l’ultimo essere con cui stabilì un contatto reale e affettivo. Non si identificò solo con l’animale, ma con il suo dolore, trovando in esso qualcosa che andava oltre la semplice compassione: una connessione profonda con la vita stessa.

Numero3321.

 

 

A    T U T T E    L E    D O N N E    M A D R I

 

 

È questo un omaggio e un riconoscimento

a tutte le donne madri che hanno dato

e dedicato la vita ai loro figli per tanto tempo,

e a quelle di loro che, divenute, a loro volta,

bisognose di assistenza e accudimento,

si sono riprese indietro parte della vita

di quei loro figli che hanno saputo ricambiare

e restituire quello che avevano ricevuto.

È una regola e legge della vita a cui nessuno,

che si consideri essere umano, può sottrarsi,

in nome del sentimento che ha più alto valore

spirituale nell’universo: semplicemente l’amore.

 

 

Q U A N D O    S A R A I    P I C C O L A

 

di Simone Cristicchi    Festival di Sanremo 2025.

 

Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi seiTi starò vicino come non ho fatto maiRallenteremo il passo se camminerò veloceParlerò al posto tuo se ti si ferma la voce

Giocheremo a ricordare quanti figli haiChe sei nata il 20 marzo del ’46Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito
Ti dirò di mio padre ovvero tuo marito
Ti insegnerò a stare in piedi da sola, a ritrovare la strada di casaTi ripeterò il mio nome mille volte perché tanto te lo scorderai

Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutto quell’amore che mi hai datoE sorridere del tempo che non sembra mai passato

Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sonoA capire che tuo figlio è diventato un uomoQuando ti prenderò in braccioE sembrerai leggera come una bambina sopra un’altalenaPreparerò da mangiare per cena, io che so fare il caffè a malapenaTi ripeterò il tuo nome mille volte fino a quando lo ricorderai

Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutto, tutto il bene che mi hai datoE sconfiggere anche il tempo che per noi non è passato

Ci sono cose che non puoi cancellareCi sono abbracci che non devi sprecareCi sono sguardi pieni di silenzioChe non sai descrivere con le paroleC’è quella rabbia di vederti cambiareE la fatica di doverlo accettareCi sono pagine di vita, pezzi di memoriaChe non so dimenticare

Eeee… è ancora un altro giorno insieme a tePer restituirti tutta questa vita che mi hai datoE sorridere del tempo e di come ci ha cambiato

Quando sarai piccola ti stringerò talmente forteChe non avrai paura nemmeno della morteTu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronteAdesso è tardi, fai la brava,Buonanotte

 

N.d.R.:  Una poesia in musica.

Numero3241.

 

N O N    P U O I ….    di  Abraham  Lincoln

 

Non puoi portare prosperità scoraggiando la parsimonia.

Non puoi rafforzare i deboli indebolendo i forti.

Non puoi aiutare i lavoratori se colpisci i datori di lavoro.

Non puoi predicare la fratellanza incoraggiando l’odio di classe.

Non puoi restare fuori dai guai spendendo più di quanto guadagni.

Non puoi costruire il carattere e il coraggio privando l’uomo dell’iniziativa e dell’indipendenza.

Non puoi aiutare gli uomini facendo sempre in loro vece ciò che dovrebbero fare da soli.”

 

Abraham Lincoln

 

N.d.R.:

Il 5 maggio 2021 su Facebook è stato pubblicato un post contenente una presunta dichiarazione di Abramo Lincoln. Il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, assassinato nel 1865, avrebbe detto: «Non puoi portare prosperità scoraggiando la parsimonia. Non puoi rafforzare i deboli indebolendo i forti. Non puoi aiutare chi guadagna un salario colpendo chi lo paga. Non puoi incoraggiare la fratellanza incoraggiando l’odio di classe. Non puoi aiutare il povero distruggendo il ricco. Non puoi stabilire solida sicurezza sul denaro preso a prestito. Non puoi restare fuori dai guai spendendo più di quanto guadagni. Non puoi costruire il carattere e il coraggio privando l’uomo dell’iniziativa e dell’indipendenza. Non puoi aiutare gli uomini facendo sempre in loro vece ciò che dovrebbero fare da soli».

Si tratta di una notizia falsa.

Come hanno verificato diversi siti di fact-checking statunitensi, le parole erroneamente attribuite a Lincoln sono in realtà del reverendo William J.H. Boetcker, un influente oratore pubblico conservatore della Pennsylvania. La dichiarazione oggetto della nostra verifica è contenuta nell’opuscolo intitolato “Ten Cannots” di Boetcker (Dieci NON PUOI di Boetcker), pubblicato nel 1916.

Nel corso degli anni le frasi contenute nei “Ten Cannots” sono stati attribuiti erroneamente a Lincoln molte volte, anche da parte dell’ex presidente Ronald Reagan.

Contattato dai colleghi di PolitiFact, James Cornelius, direttore del Journal of the Abraham Lincoln association, ha confermato che l’ex presidente non ha mai pronunciato simili parole.

 

N.d.R.: Comunque sia, indipendentemente da chi le ha pensate, pronunciate e scritte, queste frasi meritano attenta riflessione.

Numero3208.

 

I P P O C R A T E

 

Ippocrate di Cos (460 a.C. – 377 a.C.) è considerato il fondatore della scienza medica ed anche uno dei padri dell’aforisma occidentale. Se nei testi di Ippocrate l’aforisma è anzitutto una forma letteraria rivolta alla cura del corpo (attraverso l’indagine delle cause naturali della malattia), nel corso dei secoli l’aforisma si trasforma, divenendo una cura per la mente (da qui anche il termine “pillole di saggezza”), conservando però il suo valore terapeutico di guida e aiuto (in termini di saggezza e esperienza) che un uomo offre a un altro uomo.

Presento una raccolta di frasi, citazioni, massime e aforismi di Ippocrate.

 

Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo.

Prima di guarire qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare.

Il corpo umano è un tempio e come tale va curato e rispettato, sempre.

Esistono soltanto due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.

Tra i medici molti lo sono per i titoli, pochi per i fatti.

L’uomo deve armonizzare lo spirito e il corpo.

Definirò ciò che ritengo essere la medicina: in prima approssimazione, liberare i malati dalle sofferenze e contenere la violenza della malattia, e non curare chi è ormai sopraffatto dal male.

Lavorare, mangiare, bere, dormire, amare: tutto deve essere fatto con misura.

Camminare è la migliore medicina dell’uomo.

La timidezza nasconde l’impotenza e la temerarietà l’ignoranza.

Le malattie che sfuggono al cuore divorano il corpo.

Molti ammirano, pochi conoscono.

Dal cervello, e dal cervello solo, sorgono i piaceri, le gioie, le ri­sate e le facezie così come il dolore, il dispiacere, la sofferenza e le lacrime. Il cervello è anche la dimora della follia e del delirio, delle paure e dei terrori che ci assalgono di notte o di giorno.

Descrivere il passato, comprendere il presente, prevedere il futuro: questo è il compito della medicina.

Un uomo saggio dovrebbe considerare la salute come la più grande delle gioie umane, ed imparare come, col suo stesso pensiero, trarre beneficio dalle sue malattie.

La natura è il medico delle malattie. Il medico deve solo seguirne gli insegnamenti.

La guerra è la sola vera scuola per un chirurgo.

Se ti udrà un medico di schiavi, ti rimprovererà: “Ma così tu rendi medico il tuo paziente!”
“Proprio così – dovrà dirti – se sei un bravo medico”.

I vecchi sopportano molto più facilmente il digiuno; poi vengono le persone di mezza età. I giovani lo sopportano con difficoltà, e peggio di tutti lo sopportano i fanciulli, specialmente quelli che hanno una vivacità maggiore del solito.

Né la società, né l’uomo, né ogni altra cosa per essere buona deve eccedere i limiti stabiliti dalla natura.

Bisogna che non solo il medico sia pronto a fare da sé le cose che debbono essere fatte, ma anche il malato, gli astanti, le cose esterne.

È più importante sapere che tipo di persona abbia preso una malattia, che sapere che tipo di malattia abbia preso una persona.

Se c’è amore per l’uomo, ci sarà anche amore per la scienza.

In qualunque malattia è buon segno se il malato serba lucidità e appetito, cattivo segno se gli accade il contrario. I vecchi generalmente si ammalano meno dei giovani, ma se le loro malattie diventano croniche, durano quasi sempre fino alla morte.

Quando due dolori si verificano insieme, ma non nello stesso posto, il più violento oscura l’altro.

Ogni malattia può capitare in qualunque stagione, ma alcune sono più facili a verificarsi e ad aggravarsi in determinate stagioni.

La guarigione è legata al tempo e a volte anche alle circostanze.

Non fare nulla a volte è un buon rimedio.

Il bere vino puro calma la fame.

Ciò che le medicine non curano, lo cura il bisturi, ciò che il bisturi non cura, lo cura il fuoco, ciò che il fuoco non cura, va reputato insanabile.

Gli uomini di esperienza sanno bene che una cosa è ma non sanno il perché; gli uomini d’arte conoscono il perché e la causa.

Per mali estremi, estremi rimedi, spinti fino al massimo rigore, sono i più validi.

Le cose sacre non devono essere insegnate che alle persone pure; è un sacrilegio comunicarle ai profani prima di averli iniziati ai misteri della scienza.

Le vecchie abitudini, anche se cattive, turbano meno delle cose nuove e inconsuete. Tuttavia, talvolta è necessario cambiare, passando gradualmente alle cose inconsuete.

Sia il sonno che l’insonnia, oltre la giusta misura, sono malattie.

Ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili.

 

Numero3088.

 

da  QUORA

 

Scrive Marco Marastoni, corrispondente di QUORA

 

Come si riconosce una persona stupida?

 

Credo che una persona stupida sia riconoscibile già nei primi minuti di conversazione perché:

  • Si presenta con un atteggiamento di superiorità nei confronti degli altri e si sente autorizzata a trattarli con sufficienza se non proprio con scherno.
  • Ascolta poco e parla parecchio. Non lascia mai la parola.
  • Ragiona per luoghi comuni. Non ha sviluppato uno spirito critico frutto del proprio riflettere ma ha fatto proprio il pensiero collettivo predominante.
    Il conformismo è spesso rassicurante e la riflessione è troppo impegnativa.
  • Non si pone mai dei dubbi. È molto (troppo) sicura delle proprie idee e non accetta il confronto.
  • È spesso arrabbiata. Incolpa gli “altri” del proprio malessere esistenziale, ma non pensa che la sua condizione sia frutto di un proprio atteggiamento sbagliato nei confronti della vita.
  • Infine è spesso arrogante nel modo di presentarsi, di parlare e di porsi nei confronti del prossimo.

 

 

Scrive Lorenzo Fraccaroli, corrispondente di QUORA.

 

Come si fa a riconoscere una persona ignorante?

 

Le persone ignoranti sono facilmente riconoscibili basta parlarci 5 minuti per rendersene conto e sono classificabili attraverso pochi punti.

•Vorranno sempre e comunque avere ragione.

Molto raramente saranno disposte a cambiare le loro idee e i loro schemi mentali.

•Discutono e pensano attraverso luoghi comuni.

Conoscono la basilare cultura popolare e la cultura “momentanea” quindi di un fatto recentemente accaduto riguardante però anche loro stessi. Le leggende metropolitane e il sentito dire che derivi da amici familiari o conoscenti è sacro e indiscutibile.

•Uso di costante aggressività.

Se non può imporsi a parole, l’uomo ha e ha sempre avuto una sola seconda opzione: la violenza.

•Giudicano continuamente.

Passano la loro vita a giudicare il prossimo: non perderanno mai l’occasione di osservare il minimo errore delle persone, di sminuirle e insolentirle.

•Parlano e discutono di argomenti inutili.

Premessa: è ovvio che non si può sempre parlare di chimica, filosofia, economia o quant’altro; le persone hanno anche bisogno di parlare di cose futili, ma, se c’è una cosa che accomuna le persone ignoranti è il non potere e non volere uscire dai soliti 5–10 discorsi. Potrei anche elencarveli…

•Donne.

•Sesso.

•Pettegolezzi generali.

•Cosa fare sabato sera.

•Di quante ragazze e ragazzi le/gli hanno scritto su Instagram.

•Ogni tanto la citazione di qualche meme non può mancare.

•Notizie sentite qua e là.

•Calcio (non sempre però e dipende in che situazione, questa prendetela un po’ con le pinze).

•Discutono e fanno continuamente battute ripetute e risentite su argomenti che conoscono ormai tutti.

E credo abbiano degli schemi linguistici abbastanza identificabili e comuni.

 

 

Scrive Riccardo Cecco, corrispondente di QUORA.

 

Come si fa a riconoscere una persona tossica?

 

Negli ultimi anni ho fatto una gran bella pulizia di persone nella mia vita.

Non è mai facile fare una selezione, ma la vita è solo tua, e per quanto ne sai, è l’unica che hai. E le persone con cui condividi il tuo tempo influenzano enormemente il tuo benessere, quindi è cruciale scegliere con cura chi avere accanto.

Durante questo processo, ho scoperto che le persone tossiche possono essere ovunque: al lavoro, in famiglia, tra gli amici. Riconoscerle e prenderne le distanze è determinante per vivere una vita piena e serena. Anche se può essere difficile, a volte è necessario allontanarsi anche da persone a cui tieni molto, o persino che ami. Può sembrare controintuitivo, ma alla fine fa bene sia a te che a loro.

Ecco 8 caratteristiche tipiche delle persone tossiche (e come riconoscerle):

1. Danno la colpa agli altri. Le persone tossiche incolpano sempre gli altri per i loro errori, anche quando sanno di avere torto. Manipolano i fatti per sembrare innocenti.

2. Non si assumono le responsabilità. Evitano di riconoscere le proprie azioni e cercano scuse o incolpano gli altri. È difficile costruire relazioni sane con chi non ammette i propri sbagli.

3. Generano drammi. Creano conflitti per attirare l’attenzione o controllare la situazione. Esagerano le loro storie e alimentano pettegolezzi.

4. Cercano di controllare gli altri. Vogliono dire agli altri come comportarsi, vestirsi o con chi passare il tempo. Questo comportamento è oppressivo e stancante.

5. Usano tattiche manipolatorie. Giocano sul senso di colpa, sulla vergogna o sulle minacce per ottenere ciò che vogliono. Questa tattiche rendono impossibile una relazione sana.

6. Mentono. Le bugie servono a manipolare, migliorare la propria reputazione o nascondere vergogna. Se noti che qualcuno mente spesso, anche su piccole cose, è un segnale di allarme.

7. Devono sempre avere ragione. Ammettere un errore è difficile per loro, perché ferisce il loro ego.

8. Giudicano costantemente gli altri. Vedono il mondo in modo negativo e criticano gli altri per sentirsi meglio o mascherare la propria invidia.

Sicuramente ora ti starai chiedendo:

“Ma come posso evitare di introdurre persone tossiche nella mia vita?”

È molto semplice (ma non facile):

1. Stabilisci dei limiti. Definisci chiaramente i tuoi confini e comunica cosa ti dà fastidio. Se qualcuno continua a sfidarli, è un segnale che si tratta di una persona tossica.

2. Limita le interazioni. Se non puoi escluderle, riduci al minimo il tempo che passi con loro.

3. Non abbassarti al loro livello. Evita discussioni futili e, se necessario, allontanati.

4. Chiedi aiuto. Se ti senti sopraffatto, parla con amici, familiari, un terapeuta o un coach per gestire meglio la situazione.

Numero3087.

 

I N T E L L I G E N Z A    U M A N A    E    S T U P I D I T A’    U M A N A

 

da QUORA

 

Scrive Eli Lucchiari, corrispondente di QUORA.

 

LE LEGGI FONDAMENTALI DELLA STUPIDITA’ UMANA

di Carlo M. Cipolla, Professore Emerito di Storia Economica a Berkeley

 

I grandi personaggi carismatici/demagoghi

moltiplicano/attirano gli stupidi trasformandoli

da cittadini pacifici in masse assatanate.

Quando la maggior parte di una società

è stupida allora la prevalenza del cretino

diventa dominante ed ingestibile.

 

Fatti:

 

1. gli stupidi danneggiano l’intera società;

2. gli stupidi al potere fanno più danni degli altri;

3. gli stupidi democratici usano le elezioni per mantenere alta la percentuale di stupidi al potere;

4. gli stupidi sono più pericolosi dei banditi perché le persone ragionevoli possono capire la logica dei banditi;

5. i ragionevoli sono vulnerabili dagli stupidi perché:

* generalmente vengono sorpresi dall’attacco;

* non riescono ad organizzare una difesa razionale perché l’attacco non ha alcuna struttura razionale.

 

Prima Legge

 

Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione:

a) persone che reputiamo razionali ed intelligenti all’improvviso risultano essere stupide senza ombra di dubbio;

b) giorno dopo giorno siamo condizionati in qualunque cosa facciamo da persone stupide che immancabilmente compaiono nei luoghi meno opportuni.

E’ impossibile stabilire una percentuale, dato che qualsiasi numero sarà troppo piccolo.

 

Seconda Legge

 

La probabilità che una certa persona sia stupida é indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona, spesso ha l’aspetto innocuo/ingenuo e ciò fa abbassare la guardia.

Se studiamo la percentuale di stupidi fra i bidelli che puliscono le classi dopo che se ne sono andati alunni e maestri, scopriremo che è molto più alta di quello che pensavamo. Potremmo supporre che è in relazione con il basso livello culturale o col fatto che le persone non stupide hanno maggiori opportunità di avere buoni lavori. Però se analizziamo gli studenti ed i professori universitari (o i programmatori di software) la percentuale è esattamente la stessa.

Le femministe militanti potranno arrabbiarsi, ma la percentuale di stupidi è la stessa in ambo i sessi (o in tutti i sessi a seconda di come si considerano).

Non si può trovare nessuna differenza del fattore Y nelle razze, condizioni etniche, educazione, eccetera.

 

Terza Legge

 

Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.

 

Quarta Legge

 

Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. Dimenticano costantemente che in qualsiasi momento, e in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

 

Quinta Legge

 

La persona stupida é il tipo di persona più pericolosa che esista.

Questa è probabilmente la più comprensibile delle leggi per la conoscenza comune:

le persone intelligenti, per quanto possano essere ostili, sono prevedibili, mentre gli stupidi non lo sono.

Inoltre il suo Corollario di base: “Una persona stupida è più pericolosa di un bandito” ci conduce all’essenza della Teoria del Cipolla.

 

Esistono quattro tipi di persone in dipendenza del loro comportamento in una transazione:

– Disgraziato (Sfortunato):

chi con la sua azione tende a causare danno a sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro

– Intelligente:

chi con la sua azione tende a creare vantaggio per sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro

– Bandito:

chi con la sua azione tende a creare vantaggio per sé stesso, ma allo stesso tempo danneggia qualcun altro

– Stupido:

chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.

Il Professor Cipolla usa un diagramma come quello della figura 1.

L’asse delle X misura i vantaggi ottenuti dalle proprie azioni.

L’asse delle Y misura i vantaggi ottenuti da altri a causa delle proprie azioni.

Chiaramente, le persone nel quadrante I sono Intelligenti, le persone nel quadrante B sono i Banditi, le persone nel quadrante D sono i Disgraziati o Sfortunati, e le persone nel quadrante S sono gli Stupidi.

E’ anche abbastanza chiaro che a seconda della loro ubicazione in questa sistema le persone avranno un maggiore o minore grado di stupidità, intelligenza, banditismo, ecc. Si può sviluppare un’ampia varietà di combinazioni come i banditi intelligenti e i banditi stupidi, dipendendo dal rapporto beneficio/danno.

La quantità del danno dovrebbe misurarsi dal punto di vista della vittima e non del bandito, e ciò fa che la maggior parte dei ladri e criminali siano abbastanza stupidi.

Ognuno può utilizzare questo sistema per studiare la stupidità ed elaborare l’applicazione della Teoria del Cipolla in tutte le sue possibili varianti.

Ma la storia non finisce qui.

Se tracciamo una linea diagonale fra gli assi, vedremo che tutta la zona che si trova in alto a destra di questa linea corrisponde ad un miglioramento nel bilancio totale del sistema, mentre gli eventi e la persone dell’altro lato si associano ad un peggioramento.

Si possono effettuare una varietà di analisi interessanti studiando le variabili in ciascuno dei quadranti come Sd e Sb, lb e Id, Ds e Di, o in tanti subquadranti come uno desidera.

Per esempio la corda M nel lato inferiore destro della maglia delinea il bandito perfetto, uno che provoca esattamente tanto danno come a sua volta ne trae vantaggio. Ovviamente da ambo i lati della diagonale si trovano situazioni di banditi imperfetti. Bi corrisponde ai banditi intelligenti e Bs ai banditi stupidi.

In un mondo popolato esclusivamente da Banditi perfetti il sistema rimarrebbe equilibrato; i danni e i vantaggi si eliminano vicendevolmente. Lo stesso effetto si verificherebbe in un mondo popolato esclusivamente da Sfortunati perfetti.

Teoricamente le persone intelligenti forniscono il maggior contributo alla società in senso generale.

Però, per quanto possa sembrare brutto, anche i banditi intelligenti contribuiscono ad un miglioramento nel bilancio della società provocando nel complesso più vantaggi che danni. Le persone sfortunate-intelligenti anche se perdono individualmente possono tenere effetti socialmente positivi.

Senza dubbio, quando la stupidità entra in scena, il danno è enormemente maggiore del beneficio a chicchessia. Ciò dimostra il punto originale: l’unico fattore più pericoloso in qualsiasi società umana è la stupidità.

Cipolla segnala che, intanto che il fattore Y è costante nel tempo, come nello spazio, una società in ascesa tiene un percentuale maggiore di gente intelligente, come una società in declino tiene un allarmante percentuale di banditi con una forte fattore di stupidità (subquadrante Bs) fra le persone al potere ed egualmente un allarmante percentuale di sfortunati (area D) fra quelli che non sono al potere.

Cipolla osserva inoltre che le persone intelligenti generalmente sanno di esserlo, i banditi anche sono consci della loro attitudine e anche le persone sfortunate hanno un forte sospetto che non tutto vada per il verso giusto.

Ma le persone stupide non sanno di essere stupide, e questa è una ragione in più che li rende estremamente pericolose.

E questo fa ritornare alla domanda originale e dolorosa: sono stupido? Ho superato vari test di coefficiente di intelligenza con buoni risultati. Sfortunatamente, so come funzionano questi test e che non dimostrano niente.

Varie persone mi hanno detto che sono intelligente. Però neanche questo dimostra niente. Queste persone possono essere forse molto considerate per dirmi la verità. O al contrario potrebbero star tentando di usare la mia stupidità per trarne vantaggio.

O potrebbero essere tanto stupidi quanto me.

Mi fermo con una piccola speranza: sono cosciente di quanto sono (o sono stato) stupido.

E questo indica che non sono completamente stupido.

 

 

Numero3043.

 

Una pagina di grande letteratura e di profonda umanità che richiede una attenta riflessione.

 

T I    A U G U R O

 

Ti auguro in primo luogo di amare, e che amando, tu sia anche amato.

E che coloro che non ti amano, li dimentichi e che dopo averli dimenticati, non porti rancore.

Ti auguro che non sia così, ma se così fosse, che tu sappia vivere senza disperazione.

Ti auguro di avere amici e che, anche se non fossero assennati o responsabili, ti siano fedeli e leali, e che almeno ce ne sia uno di cui fidarti ciecamente.

E, poiché così è la vita, ti auguro di avere dei nemici.

Né troppi né troppo pochi, ma il numero giusto per farti dubitare ogni tanto delle tue certezze, e che tra di loro vi sia almeno uno nel giusto affinché tu non ti senta eccessivamente sicuro di te.

Ti auguro di essere utile ma non indispensabile, e che nei momenti bui, quando non ti resta più nulla, questo tuo essere utile ti sia sufficiente per farti restare in piedi.

Ti auguro di essere tollerante, non verso chi commette piccoli errori, cosa troppo facile, ma verso coloro che sbagliano spesso e in modo irrimediabile, e che dimostrando la tua tolleranza tu sia di esempio ad altri.

Spero anche che quando sei giovane non maturi troppo in fretta, e che quando sei già maturo non insisti a voler tornare giovane, e che quando sarai vecchio non ti lasci prendere dalla disperazione.

Perché ogni età ha il suo piacere e il suo dolore.

Non voglio che tu sia triste.

No, non tutto l’anno, ma potresti provare tristezza solo per un giorno.

In modo che tu apprezzi che la risata ritrovata è buona e migliore di una solita risata blanda, costante e malsana.

Ti auguro di scoprire, subito, prima di tutto e nonostante tutto, che esistono e ti circondano persone oppresse e trattate con ingiustizia, e persone infelici.

Ti auguro di accarezzare un gatto, gettare delle briciole a un passero e ascoltare un cardellino che innalza trionfante il suo canto mattutino, perché ti farà sentire bene così, senza altro motivo.

Ti auguro di piantare un seme, per piccolo che sia, e di accompagnarlo durante la sua crescita, per scoprire di quante vite è fatto un albero.

Ti auguro anche che tu abbia un po’ di soldi, solo per il necessario e il pratico, e che almeno una volta all’anno pensi a questi soldi e dici a te stesso: “Questi sono miei, me li sono guadagnati”.

Solo per far capire chi è il padrone di chi.

Ti auguro anche che tu resti il più a lungo possibile con coloro che ami e che, se se ne vanno, tu possa piangere senza lamentarti e soffrire senza sentirti in colpa.

Ti auguro infine che tu, uomo o donna, abbia una compagnia buona, oggi e il giorno dopo, e che esausti e sorridenti parliate d’amore per ricominciare.

Se avrai tutte queste cose, non ho più nulla da augurarti.

 

Victor Hugo