Numero2082.

 

M O V I D A   E   C O V I D A

 

  • Movida madrileña – movimento sociale ed artistico diffuso in Spagna dalla fine degli anni settanta con la caduta della dittatura franchista, fino ai primi anni novanta. Il termine movida ha poi via via perso tale connotazione culturale e socio-artistica ed in Italia è stato, ed è tuttora, utilizzato per indicare l’animazione, il “divertimento” e  la vita notturni.

Chiarito il suo significato e ricordata la sua origine, passo alla sua attualità di abitudine e fenomeno di costume e di comportamento largamente diffusi tra i giovani.
È un tipo di socializzazione e di incontro fra ragazzi e giovani che ha luogo, praticamente con cadenza quotidiana, dentro e fuori i locali che promuovono la cosiddetta “happy hour” (ora felice), mescita a prezzi popolari di alcolici a bassa gradazione (il famigerato “aperitivo”, lo “spriz” oppure la “birretta”).
Sul far della sera, seduti intorno ad un tavolino, o in piedi con il bicchiere in mano, centinaia, migliaia di ragazzi consumano i loro drink ed il loro tempo, come in un rito tribale.
E ” mi sovviene” il passo della indimenticabile ode di Giacomo Leopardi, Il passero solitario, là dove recita:
“Tutta vestita a festa,
la gioventù del loco
lascia le case
e per le vie si spande,
e mira ed è mirata
e in cor s’allegra”.

  • Questo accadeva due secoli fa. Perché mai dovremmo adontarci se, anche oggi, i nostri giovani indulgono in questo passatempo? Ma diciamola tutta: a noi anziani, di una generazione largamente superata, che impiegavamo il nostro tempo libero, magari dopo il lavoro, in un secondo lavoro per arrotondare il magro stipendio, oppure per un supplemento o recupero di studi, ovvero per una attività sportiva, e mai senza impegno e fatica, questi ragazzi d’oggi, che non trovano lavoro, ma nemmeno lo cercano, fanno un po’ di tenerezza ma anche di rabbia.
  • Io non lo so, ma sospetto che non di una sola “ora felice” si tratti, non di un bicchiere o due da bere con gli amici.  Mi si dice che le ore che si passano ai bar sono tante, che non si rincasa se non a notte inoltrata, che l’alcool non è controllato e limitato, ma scorre a fiumi, che, arrivata anche l’ora della fame e della cena, si mangiano stuzzichini e manicaretti che la moderna dietetica definisce “junk food” (cibo spazzatura) che, però, forniscono l’alibi per bere ulteriormente.
    A loro piace , alla gente normale, no.

Ecco, dunque, l’istinto di incolpare e condannare i giovani della movida di incontri ravvicinati, di assembramenti pericolosi in questi ultimi tempi di emergenza sanitaria per COVID-19.
Si coglie l’occasione delle restrizioni governative, per censurare e vietare questa abitudine, malvista dalla popolazione comune, in nome della sicurezza collettiva.

E allora, come in una tragedia greca, ecco il coro dei bempensanti, delle beghine, dei tartufi.
“Questa, della movida è una scellerata consuetudine, pericolosa come una droga, da cui si diventa dipendenti per assuefazione, che porta danni alla salute e all’equilibrio della personalità. In essa i giovani…..

le libertà si permettono,

le norme non rispettano,

e in pericolo ci mettono,

eppure non lo ammettono

e su questo non riflettono,

d’infischiarsene non smettono

d’imprudenze che commettono

per il virus che trasmettono.”

 

Ecco, sembra proprio un coro di donne del popolo che, nella tragedia della Grecia classica, cantano recitando il malumore e il dissenso della gente. Così Eschilo, Sofocle, Euripide davano voce all’opinione comune, al plauso o alla riprovazione dei protagonisti..

Così, la MOVIDA è diventata la COVIDA.

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