LA FORMULA DI SOCRATE
di Cristina Dell’acqua.
Fate meditazione? Pensate che sia importante conoscere se stessi? (parliamo spesso di consapevolezza). Dubitate, senza per questo scivolare nel complottismo? Forse non lo sapete, ma siete potenziali discepoli di Socrate. Proprio lui, il filosofo greco.
Per usare un lessico moderno dovremmo dire che era un rompipalle (gli Ateniesi lo definivano un “tafano”), uno che insinua il dubbio, manda al macero le certezze. Un tipo provocatorio. Gentile, ma ribelle. Però più contemporaneo di altri, vicino al nostro presente.
Non ha lasciato niente di scritto. Tutto quello che sappiamo ce lo racconta Platone nei Dialoghi, dall’arte del dubbio alla cura, dall’amore alla condanna a morte con l’accusa di non credere negli Dei tradizionali e di corrompere i giovani. E se fosse arrivato il momento di riscoprirlo?
È l’idea di Cristina Dell’Acqua, appassionata di sperimentazione didattica, che insegna latino e greco al Collegio San Carlo di Milano, con La formula di Socrate, un saggio moderno senza esagerare ( le avevano suggerito di mettere in copertina Socrate con un cellulare e ha detto di no) che rivaluta la “tafanitudine” del filosofo e invita a tirar fuori il meglio di sé.
E allora proviamo a portare la formula di Socrate ai giorni nostri.
Il mondo è cambiato, la provocazione è lo sport nazionale: ne abbiamo ancora bisogno?
Sì, ma come la intendeva il filosofo. La provocazione oggi, non è dubbio, ma urlo, arroganza, egoismo. È marketing. È far parlare di sé, conquistare l’attenzione. Il metodo Socrate è l’opposto: ha la pacatezza delle opinioni, la forza dello spirito critico, senza il punto di vista del partito preso.
Facciamo un esempio?
L’intelligenza artificiale: chi la ama, chi la odia, chi ne ha semplicemente paura senza conoscerla. Piuttosto che scegliere l’opinione di un altro, ragionare, farsene una propria. Non demonizzare i vari Chatbot, ma dar loro valore nella maniera giusta. Non si tratta di saper fare e basta, ma di saper pensare. Uno che ti obbliga a riflettere è fastidioso, ma ti fa crescere, fiorire. Lo dico soprattutto per i ragazzi.
Oggi molti preferiscono diventare influencer per avere seguaci, successo, fama. Come si fa?
Capisco l’idea di appartenenza che rafforza gusto e passioni, ma ecco il “tafano” socratico. TiKTok, Istagram, i social media in genere ti fanno credere di essere sapiente, invece non è così. L’obiettivo dovrebbe essere diventare influencer di se stessi, soggetto e non oggetto, non preda delle mode altrui, non cortigiani, ma prìncipi. Dovremmo avere il coraggio di essere tutti un po’ più fastidiosi, un po’ più “tafani”.
Cerchiamo di essere accomodanti, ma in realtà è il dubbio – e chi invita a esercitarlo – a farti crescere. Dovremmo tirare fuori il filosofo che è dentro di noi. Socrate deve questa immagine alla madre, che faceva la levatrice
N.d.R.: la Maieutica era l’arte della levatrice: come la madre estraeva il parto dal ventre della gestante, così Socrate estraeva le idee dalla mente del giovane interlocutore che questi già aveva in sé, ma che non erano mai state espresse e manifestate, neanche a lui stesso.
Va bene, abbiamo cominciato a dubitare. E dopo?
Invece che verso l’esterno, dobbiamo proiettarci verso l’interno. Il boom di pratiche come mindfulness (consapevolezza) e meditazione ci dicono che ne abbiamo bisogno, che è la via giusta. “Conosci te stesso” era la frase scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Sapere chi siamo, e soprattutto chi non siamo, è la formula dell’equilibrio di ogni esistenza. Altrimenti finiremo per vivere la vita di qualcun altro.