da QUORA
PERCHÈ LA LUSSURIA È UN PECCATO ?
Scrive Josef Mitterer, corrispondente di QUORA
Lo è nelle religioni abramitiche, soprattutto nel cattolicesimo.
Secondo me, una base eziologica fondamentale consiste nel distacco della mitologia giudeo-cristiana dalla natura.
Gli archetipi, le norme e le figure mitologiche non riflettono più la natura, bensì sono imposti arbitrariamente.
Con ciò non intendo certo dire che una sessualità sfrenata sia naturale o normale o positiva, né che il “paganesimo” l’abbia prevista o giustificata — ma nelle mitologie politeiste, e nelle religioni collegate a esse, la lussuria era integrata nei miti e nei culti, come una forza naturale e ambivalente — come tutta quanta la natura è ambivalente (né buona, né cattiva) e dualistica (un principio e un altro principio che stanno in opposizione e, allo stesso tempo, si completano).
La tradizione giudeo-cristiana, che è priva di tali culti organici e catartici e di tali miti che espongono la totalità dell’essere uomo e delle forze naturali, deve invece ricorrere ad affermazioni e a proibizioni esplicite (sotto forma di “peccati”), non ulteriormente giustificate e, quindi, non trasparenti.
Un altro aspetto importante è l’incredibile disprezzo della mitologia giudeo-cristiana nei confronti della sessualità e della donna.
Dio, Gesù e lo spirito santo sono figure maschili o comunque prive di sesso e completamente asessuate; di figure femminili, invece, non ce ne sono.
La sensualità e la sessualità non hanno alcuna rappresentazione mitologica, neanche nella figura di Maria, anzi: viene ridotta alla sua castità e obbedienza e, a differenza delle divinità materne nei sistemi politeistici, la sua maternità non simboleggia la femminilità sensuale e la fecondità, ma è esclusivamente strumentale, e non va immaginata o persino raffigurata in modo “carnale”, il che verrebbe (e in effetti viene) subito interpretato come blasfemo.
Date queste precondizioni, come potrebbe la lussuria non essere un peccato?
Nei sistemi politeistici la lussuria è personificata (Voluptas), come tutte le altre forze naturali, è incarnata dai Satiri (o proiettata su essi) e figura —in tutta la sua ambivalenza— in molti miti, come un aspetto della sessualità.
Forse era un’osservazione un po’ radicale, ma trovo comunque interessante quanto scrisse Nietzsche in merito:
La predica della castità è un’eccitazione pubblica contro natura. Ogni disprezzo della vita sessuale, ogni sua contaminazione mediante il concetto di “impurità”, è il vero peccato contro lo spirito santo della vita.
(Die Predigt der Keuschheit ist eine öffentliche Aufreizung zur Widernatur. Jede Verachtung des geschlechtlichen Lebens, jede Verunreinigung desselben durch den Begriff ‘unrein’ ist die eigentliche Sünde wider den heiligen Geist des Lebens.)
(Ecce Homo, “Warum ich so gute Bücher schreibe”, 5)