L A B I B B I A E L A F E D E
Non accontentarti di ciò che ti è stato raccontato.
Non limitarti a ripetere le parole “sacre” senza conoscerne l’origine.
Osserva ogni testo “sacro”, ad esempio la Bibbia, come una guida simbolica, non come un’ordinanza dogmatica.
Riconosci che siamo stati formati, distrutti, rifatti, che l’intelligenza universale ha sempre parlato in modo plurale e che il nostro compito non è adorare nell’ignoranza, ma partecipare con consapevolezza alla prossima grande svolta dell’umanità.
Quella sarà un’era in cui l’uomo, finalmente, ricorderà il proprio linguaggio stellare, curerà la terra dopo ogni catastrofe e userà la scintilla divina che porta dentro non per dominare e distruggere, ma per creare, amare e risplendere.
Quando comprenderai che i cicli continuano, che gli dei parlano tra loro e che la storia umana è una scuola di anime, allora il sapere si farà saggezza e il divino non sarà più là fuori, ma vivo, presente, vibrante dentro di te.
Alla fine, la vera rivelazione non è nei miracoli descritti, né nei dogmi imposti, ma nella possibilità che ogni essere umano ha di risvegliarsi, di vedere la Bibbia e la storia stessa non come un blocco immobile, ma come una finestra aperta su una eredità profonda, frammentata, disseminata nel tempo e nello spazio.
La vera fede non è cieca.
È il coraggio di interrogare, di scavare, di disfare per poi ricostruire.
Non si tratta di distruggere ciò che ci è stato trasmesso, ma di comprenderlo davvero, non per negare, ma per illuminare.
Ci hanno insegnato a credere senza domandare, a obbedire senza indagare, a venerare senza comprendere.
Ma ora siamo chiamati a qualcosa di diverso: a essere custodi consapevoli di una conoscenza che ci è stata trasmessa, spesso in silenzio, attraverso simboli, parabole, numeri, ripetizioni, nomi ed omissioni.
Perché la Bibbia, come ogni testo “sacro”, è anche ciò che non dice, ciò che allude, ciò che insinua.
Il non detto è spesso più potente del detto.
Quando ci accorgiamo che ogni cultura ha custodito un frammento dello stesso racconto, dai miti di Atlantide alle genealogie Egizie, dalle cosmogonie Maya ai sogni sciamanici dell’Amazzonia, allora comprendiamo che la verità non è un possesso esclusivo, ma un filo sottile che attraversa tutti i popoli e tutti i tempi, un immaginario collettivo, un ricordo condiviso, una nostalgia dell’origine.
Gesù, o Yeshua, lungi dall’essere il fondatore di una religione, ruolo in cui egli stesso si sarebbe disconosciuto, è il simbolo dell’uomo che si cerca, che attraversa i mondi per tornare al cuore, che apprende, dubita, evolve.
È il segno che dentro ognuno di noi vive un principio divino capace di trasformare l’acqua in vino, la paura in forza, la materia in spirito.
Ma solo se ci spingiamo oltre il velo.
Dunque, la domanda che resta, l’unica che davvero conta, non è se i testi siano autentici, o chi li abbia scritti, o quali siano i versetti giusti, o le traduzioni esatte, ma è questa: che cosa ci stai facendo oggi con questo immenso patrimonio, come lo vivi?
Lo ripeti a memoria o lo lasci vibrare dentro di te; lo usi per separarti dagli altri o per riconoscere che siamo tutti parte di uno stesso mistero?
Quando abbandonerai l’illusione di sapere tutto, o che quello che credi di sapere è tutto quello che sai, quando ascolterai, studiando ed imparando, i popoli antichi, i maestri dimenticati, la pietre mute e persino il silenzio che c’è tra un versetto e l’altro, allora capirai che la vera Bibbia non è quella stampata, ma quella scritta nei tuoi sogni, nelle tua domande, nei tuoi dolori e nelle tue rinascite.
Ed è lì, proprio lì, che comincia la tua parte nella grande narrazione del cosmo.