L’amore più forte è quello capace
di mostrare la propria fragilità.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
L’amore più forte è quello capace
di mostrare la propria fragilità.
L’amore non sta nell’altro,
ma dentro noi stessi.
Siamo noi che lo risvegliamo.
Ma perché ciò accada,
abbiamo bisogno dell’altro.
Accumulare amore significa fortuna.
Accumulare odio vuol dire calamità.
Un guerriero della luce ha bisogno di amore.
L’affetto e la tenerezza fanno parte della sua natura.
Egli usa la solitudine,
ma non ne viene usato.
Quando si ama,
non si ha bisogno alcuno di capire
che cosa accade all’esterno,
perché tutto comincia ad accadere
dentro di noi.
Io mi sono sentito ferito, quando ho perduto
le donne delle quali mi ero innamorato.
Oggi sono convinto che non si perde nessuno,
visto che non si possiede nessuno.
Questa è l’unica esperienza della libertà:
avere la cosa più importante di questo mondo,
senza possederla.
Nessun giorno è uguale all’altro,
ogni mattina porta con sé un particolare miracolo,
il proprio momento magico,
nel quale i vecchi universi vengono distrutti
e si creano nuove stelle.
L’unica maniera di prendere la decisione giusta
è sapere quale sia quella sbagliata,
esaminare l’altro cammino senza paura,
e decidere soltanto dopo aver fatto ciò.
Trovare cose importanti, nella vita,
non significa dover
rinunciare a tutte le altre.
Il tuo cuore di guerriero si trova là, dove si trova il tuo tesoro.
Ed è necessario che il tuo tesoro sia ritrovato,
affinché tutto ciò che hai scoperto, durante il cammino,
possa avere un significato.
Un guerriero non si lascia spaventare
quando insegue ciò di cui ha bisogno.
Senza amore egli non è nulla.
Quando si va verso un obiettivo,
è molto importante prestare attenzione al cammino.
E’ il cammino che ci insegna sempre la maniera migliore di arrivare
e ci arricchisce mentre lo percorriamo.
Per credere nel proprio cammino,
un guerriero non ha bisogno di dimostrare
che quello dell’altro è sbagliato.
Ogni essere umano, nel corso della propria esistenza, può adottare due atteggiamenti: costruire o piantare.
I costruttori possono passare anni, impegnati nel loro compito, ma, presto o tardi, concludono quello che stanno facendo. Allora si fermano e restano lì, limitati dalle loro stesse pareti. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato.
Quelli che piantano soffrono con le tempeste e le stagioni, raramente riposano. Ma, al contrario di un edificio, un giardino non cessa mai di crescere. Esso richiede l’attenzione del giardiniere, ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere come in una grande avventura.
In ogni istante della nostra vita,
abbiamo un piede nella favola
e l’altro nell’abisso.