Numero3542.

 

I L    S I L E N Z I O    I N T E R I O R E

È    L A     V O C E    D E L L ‘   U N I V E R S O

 

Nel silenzio, senti verità

che il rumore copre.

Le risposte più importanti

arrivano quando taci.

Il silenzio è una frequenza,

non un vuoto. L’universo

sussurra nei momenti di

quiete. La mente piena non

ascolta, la mente calma sì.

Il silenzio è il linguaggio

dell’intuizione. Quando fai

spazio, arrivano le risposte.

Il silenzio interiore è

la tua guida più antica.

 

Il meglio dei libri    YouTube

Numero3516.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Deglianelli, corrispondente di QUORA

 

S T R A N E    C O N O S C E N Z E    D E I    D O G O N

 

Nel 1931, il celebre etnografo francese Professor Marcel Griaule, durante un viaggio nell’Africa occidentale, visitò una tribù sudanese che viveva in un’ansa del fiume Niger, nella Repubblica del Mali. Si trattava dei Dogon, un antico popolo il cui livello di civiltà sembrava indistinguibile da quello delle tribù vicine. Tuttavia, il professore rimase affascinato dagli insoliti racconti e miti tramandati oralmente di generazione in generazione tra questi contadini analfabeti. Raccontavano storie che riguardavano niente meno che l’origine e la struttura dell’universo, nonché gli antichi legami di questo popolo con il cosmo.

Da allora in poi, il professor Griaule e i suoi colleghi intrapresero regolarmente spedizioni tra i Dogon. Gli scienziati vissero a lungo tra gli ospitali africani, che gradualmente impararono a fidarsi dei bianchi, amichevoli e curiosi, e li iniziarono gradualmente ai loro segreti più profondi. Griaule e la sua assistente principale, la professoressa Germaine Deterlen, divennero i più devoti tra queste persone e, dopo la morte di Griaule nel 1956, lei continuò il loro lavoro congiunto. Griaule e Deterlen presentarono i risultati davvero sensazionali delle loro ricerche in una serie di pubblicazioni, la prima delle quali fu pubblicata nel 1950.

La scienza moderna postula che l’Universo abbia avuto origine dal Big Bang originale, prima del quale tutta la materia era compressa a una densità incredibile e occupava un volume infinitamente piccolo, e concetti come spazio e tempo erano inesistenti. Dal Big Bang (circa 13 miliardi di anni fa), l’Universo è in continua espansione, portando alla cosiddetta recessione galattica.

Ecco come si è formato l’universo, secondo le antiche leggende Dogon: “All’inizio di tutte le cose, c’era Amma, Dio, che non riposava sul nulla. Amma era come una palla, un uovo, e questo uovo era chiuso. A parte lui, nulla esisteva”. Nella loro lingua moderna, la parola “amma” significa qualcosa di immobile, altamente compresso ed estremamente denso. Inoltre: “Dentro Amma, il mondo era ancora senza tempo e spazio. Tempo e spazio si fondevano in uno”. Ma arrivò un momento in cui “Amma aprì gli occhi. Il suo pensiero emerse dalla spirale che, ruotando nel suo grembo, segnò la futura espansione del mondo”. Secondo la leggenda, il mondo moderno “è infinito, ma può essere misurato”. Questa frase è molto vicina alla formulazione di Einstein nella teoria della relatività.

I Dogon chiamano la nostra galassia, la Via Lattea, “confine di luogo”. “Il confine di luogo indica una sezione del mondo stellare di cui la nostra Terra fa parte, e questo mondo intero ruota a spirale. Amma ha creato un numero infinito di mondi stellari a forma di spirale.” (La maggior parte delle galassie oggi conosciute ha una forma a spirale.)

È particolarmente degno di nota che, a differenza di altri miti religiosi, i Dogon credano che la Terra non sia il centro dell’universo e che i terrestri non siano gli unici esseri viventi nell’universo. “I mondi stellari a spirale sono mondi abitati. Amma, che ha dato al mondo movimento e forma, ha creato simultaneamente tutti gli esseri viventi… sia sul nostro pianeta che sulle altre Terre…”. Sorprendentemente, le loro leggende includono i concetti di “stelle”, “pianeti” e persino “satelliti dei pianeti”. “Le stelle fisse sono quelle che non ruotano attorno ad altre stelle. Pianeti e satelliti dei pianeti sono stelle che ruotano in cerchio attorno ad altre stelle”. Come potevano persone che apparentemente vivevano in uno stato semi-primitivo sapere che “il Sole ruota sul proprio asse, come sotto la forza di una molla a spirale… e la Terra ruota su se stessa e, così facendo, attraversa lo spazio descrivendo un ampio cerchio”?

Tra i pianeti del sistema solare, i Dogon si concentrano principalmente su quelli visibili a occhio nudo: Marte, Venere, Saturno e Giove. Sanno che Venere ha un satellite, un fatto che la scienza moderna non ha ancora confermato. Quando iniziavano gli studiosi francesi alla conoscenza esoterica, i Dogon accompagnavano i loro racconti con simboli e diagrammi, a volte piuttosto complessi, ma sempre chiari. Rappresentavano Giove come un grande cerchio con quattro cerchi più piccoli, i satelliti del pianeta. Oggi si conoscono 16 satelliti di Giove, di cui i quattro scoperti da Galileo nel 1610 sono i più grandi e luminosi. I Dogon raffiguravano Saturno come due cerchi concentrici, spiegando che il cerchio esterno era uno (o più) anello (o anelli).

Tuttavia, il posto centrale nella mitologia di questo misterioso popolo è occupato da Sirio, la stella più luminosa del nostro cielo. Secondo i Dogon, Sirio è un sistema stellare che “ha un’influenza fondamentale sullo sviluppo della vita sulla Terra ed è il fondamento dell’universo”. Il sistema è costituito da Sirio stessa, da una seconda stella (Sirio B) e da una terza stella (Sirio C). I Dogon sostengono che tutti e tre gli altri corpi celesti siano così vicini alla stella principale da non essere sempre visibili. Gli astronomi moderni hanno scoperto solo la seconda di queste stelle. L’esistenza di Sirio C rimane oggetto di dibattito tra gli scienziati.

I Dogon affermano che Sirio B orbita attorno a Sirio, completando un’orbita completa ogni 50 anni. Quando Sirio B si avvicina a Sirio, quest’ultima inizia a brillare intensamente e, man mano che si allontana, tremola, dando l’impressione che Sirio B si sia trasformata in diverse stelle. Tra l’altro, la periodicità del bagliore di Sirio è stata confermata dagli astronomi.

Sirio B è invisibile a occhio nudo e, fino alla metà del XIX secolo, nessuno, tranne la straordinaria tribù Dogon, ne conosceva l’esistenza. I Dogon affermano che Sirio B è il più pesante di tutti i corpi celesti. È così denso che, se tutte le persone del mondo si riunissero, non sarebbero in grado di sollevarne nemmeno un piccolo frammento. In effetti, Sirio B è la prima “nana bianca” scoperta nell’universo: un corpo compresso e bruciato con un’incredibile densità di 50 tonnellate per centimetro cubo!

Anche i miti Dogon collegano Sirio alla comparsa dei primi esseri umani sulla Terra. Uno di questi sostiene che gli umani furono trasportati sulla Terra da astronavi – “arches celestiali provenienti da un pianeta il cui sole era la stella Sirio B prima della sua esplosione”. Durante la discesa, l’arca descrisse una doppia elica, riflettendo i movimenti della vita nel vortice che animò la sua prima particella. È noto che la molecola di DNA, portatrice del codice genetico, ha la forma di una doppia elica.

Le leggende Dogon narrano di due fasi del viaggio spaziale. La prima è associata all’arrivo sulla Terra di un essere di nome Ogo. La seconda è l’atterraggio di un’arca con a bordo Nommo e i primi umani. L’identità di Ogo non è chiara. Sembra essere una figura satanica, un arcangelo caduto che si ribellò ad Amma e ne imparò alcuni segreti. Si dice che Ogo abbia viaggiato nello spazio tre volte a bordo di piccole arche. È interessante notare che la fonte di energia delle sue astronavi erano le particelle “po”, la base fondamentale dell’universo cosmico.

Un altro eroe, Nommo, è raffigurato come un arcangelo che esegue la volontà di Amma. La sua missione principale è creare la vita sulla Terra e popolarla di esseri umani. Il mito descrive in dettaglio i preparativi per questa importante missione. La nave trasportava tutto il necessario per la creazione della vita, oltre a quattro coppie di gemelli, gli otto progenitori. La nave volò sulla Terra attraverso una speciale “finestra” temporanea nel cielo creata da Amma.

Dopo l’atterraggio, Nommo scese per primo sulla Terra, seguito dagli altri. Quando l’arca fu vuota, Amma tirò verso il cielo la catena di rame a cui era sospesa la nave e chiuse la finestra celeste. Questo significò la rottura di ogni legame tra l’equipaggio dell’arca e la civiltà che l’aveva inviata. Per i primi terrestri, non c’era modo di tornare indietro. Dovevano colonizzare il nuovo pianeta, coltivare la vita, “essere fecondi e moltiplicarsi”.

Oggi nessuno studia i Dogon. Tutto ciò che sappiamo su di loro deriva dalle spedizioni degli anni ’60 e ’70. Chissà quante scoperte avrebbero potuto fare astronomi ed etnografi se avessero lavorato con i Dogon oggi, all’inizio del terzo millennio, utilizzando i computer moderni!

Numero3389.

 

In questi ultimi tempi, mi sto interessando approfonditamente di argomenti come questi che seguono ed ho trovato affascinate il pensiero di questo scienziato – filosofo italiano, poco conosciuto ma molto importante.

Mi ha aperto un mondo nuovo e diverso dove, felicemente e coerentemente, trovano posto e risposta tanti miei dubbiosi interessi mentali. Mi ci sto uniformando e agglutinando come un insetto sulla carta moschicida.

 

 

F E D E R I C O    F A G G I N

 

ovvero: un pensiero finalmente olistico che associa scienza e spiritualità, fisica e filosofia.

 

La “teoria Faggin” è un’interpretazione della coscienza che vede la realtà come un’entità olistica, dove la fisica quantistica e la spiritualità si integrano. Olistico è un termine che significa “riferito all’olismo, un approccio che considera un sistema nella sua interezza, non come somma di singole parti.
Faggin, noto per la sua invenzione del microchip, estende il suo campo di ricerca alla coscienza, proponendo che questa coscienza non sia un mero epifenomeno del cervello. In folosofia, l’epifenomeno è un fenomeno secondario e accessorio, che si verifica insieme ad un fenomeno primario, ma senza avere una influenza causale su di esso.
In altre parole, è un evento che accompagna un altro fenomeno, ma non ne è né la sua causa, né il suo effetto.
Per Faggin la coscienza è una proprietà fondamentale della realtà.

 

In dettaglio, Faggin sostiene che:

 

Coscienza e fisica quantistica.

La coscienza, con le sue caratteristiche di qualità (QUALIA = esperienze soggettive, irripetibili) è analogabile ad uno stato puro quantistico, dove ogni particella subatomica possiede una forma di “coscienza”.

 

Mente e materia.

Faggin non vede la coscienza come un’entità separata dalla materia, ma piuttosto come un aspetto intrinseco di essa, un campo quantistico auto-cosciente.

 

Unione di scienza e spiritualità.

La sua teoria mira a superare la separazione tra scienza e spiritualità, proponendo un quadro in cui la fisica quantistica può spiegare sia i fenomeni fisici che gli aspetti esperienziali della coscienza.

 

Libero arbitrio.

La coscienza, in questa prospettiva, è associata al libero arbitrio e alla creatività, qualità che distinguono l’essere umano dalle macchine.

 

Critiche.

Faggin riconosce che la sua teoria solleva interrogativi e necessità di ulteriori approfondimenti e verifiche sperimentali, ma sottolinea l’importanza di considerare la coscienza come un elemento fondamentale per comprendere la realtà.

 

In sintesi.

La teoria di Faggin è un tentativo di integrare la fisica quantistica con la spiritualità, proponendo una visione olistica della realtà, in cui la coscienza è un aspetto fondamentale non solo umano, ma di tutto l’universo.

 

Cosa dice?

” Io parto da un postulato, perché qualunque teoria deve partire da almeno un postulato.

Lo chiamo “postulato dell’essere”.

L’UNO è definito come la totalità di ciò che esiste.

L’UNO è dinamico: vuol dire che non è mai lo stesso, quindi, istante dopo istante, continua a cambiare.

L’UNO è olistico: vuol dire che non è fatto di parti separabili, cioè tutto è interconnesso all’interno di UNO.

E, finora, ho descritto l’universo della fisica quantistica.

E anche nella fisica della relatività generale tutto è interconnesso.

Però le due interpretazioni della realtà fisica non sono ancora unite in una sola fisica generale e completa.

Io ho aggiunto una cosa: l’UNO VUOLE CONOSCERE se stesso.

Partendo da qui, abbiamo l’UNO che ha un volere, che è il libero arbitrio, e ha un conoscere.

E per conoscere ci vuole la coscienza, cioè la coscienza è ciò che permette all’UNO di conoscere. Semplicemente.

Quindi l’UNO in un certo senso, si autoriflette e, nella sua autoriflessione, conosce se stesso.

Com’è che conosce se stesso?

Portando in esistenza ciò che conosce.

La vita è nata dall’UNO che, per conoscere se stesso, porta in esistenza parti “intere” di sé.

Perché, essendo olistico, non può conoscere solo un pezzetto di se stesso, o in maniera parziale.

Deve conoscere tutto se stesso in ogni cosa, però con il punto di vista con cui si conosce in quell’istante.

Questa è l’identità del “campo”: è quello che genera il senso di sé del “campo”.

Allora l’UNO conosce se stesso, attraverso le sue creature: i “campi” che crea.

Questi poi si combinano, creano “campi di campi” e così via.

Questo modo di considerare la realtà fisica ha a che fare con molti fisici e filosofi del passato.

Ma, soprattutto, ha a che fare con persone che hanno avuto esperienze straordinarie di coscienza.

La coscienza ha la capacità di conoscere se stessa direttamente, non attraverso la logica.

È una forma intuitiva di conscenza in cui l’UNO si conosce vivendo la sua conoscenza di sé.

Dobbiamo considerare che la consapevolezza sia una proprietà “irriducibile” della natura.

Essa esiste sin dall’inizio, quando è avvenuto il BIG BANG.

Questo ha creato spazio, tempo, materia ed energia e doveva avere anche i semi della consapevolezza.

Perché doveva dare al mondo solo i semi del mondo esterno e non i semi del mondo interno?

È essenziale assumere come fondata e fondante questa proprietà interna che mai è stata presa in considerazione.

Essa appartiene anche all’energia fondamentale, che io chiamo NOUS, parola greca che significa mente, intelletto.

Tra l’altro, NOUS è la stessa parola che Plotino usava per descrivere la stessa idea.

Questo è un quadro che mette insieme idee prese un po’ dappertutto, in un modo che collega la realtà fisica.

Non mi risulta che qualcuno abbia mai fatto questo “sforzo”, perché, la NOUS è il punto di partenza, non di arrivo.

La coscienza non è un prodotto del cervello, ma è una proprietà fondamentale del “qualcosa” (non sostanza).

Sostanza implica materia, cioè qualcosa di tangibile, mentre NOUS è immateriale.

Essa esiste prima che esistano i campi quantici, prima del vuoto quantico, addirittura prima del BIG BANG.

NOUS, di fatto, è un “campo di campi”.

La fisica ammette la natura della realtà come “campo unico” da cui emergono i campi delle particelle elementari.

NOUS è immateriale e ha due aspetti fondamentali che sono irriducibili, sono come le due facce di una medaglia.

Essa ha un aspetto interno “semantico”, dove c’è il significato, e quindi la capacità di autoriflettersi.

Essa conosce se stessa dal suo interno e, al suo esterno, riflette “simbolicamente” quello che conosce dentro di sé.

Non è diversa da noi: noi abbiamo un mondo interno e, quando lo comunichiamo, lo facciamo per “simboli”.

Nella comunicazione, i nostri “simboli” sono le parole, le smorfie, il gesticolare, la mimica, l’intonazione della voce.

Abbiamo un mondo interno che conosciamo solo noi dall’interno individuale.

E abbiamo un mondo esterno a cui riveliamo il nostro significato interno, per mezzo dei simboli.

NOUS è visibilmente olistico e dinamico, come la meccanica quantistica dice: l’universo non ha parti separabili.

L’elettrone non si può separare, non esiste di fatto come elettrone, esiste il campo degli elettroni.

E l’elettrone è semplicemento uno “stato eccitato” del campo degli elettroni.

L’ontologia è nel campo, non negli elettroni.

I fisici più avanzati dicono che l’elettrone, come oggetto, non esiste: è una nostra costruzione mentale.

NOUS si manifesta come unità di consapevolezza.

La consapevolezza è la proprietà del sé responsabile, della sua percezione e comprensione.

La prima manifestazione della NOUS è conoscere se stessa, non conosce tutto di sé, ma di esistere lo sa.

Questa percezione dell’esistere è un QUALIA: la comprensione è il significato portato dai QUALIA.

Il cervello produce segnali elettrici e da questi si passa ai QUALIA.

I QUALIA, termine plurale di “quale”, sono gli aspetti qualitativi ed esperienziali della coscienza (percezioni, sensazioni, emozioni ecc.).

La creatività è la comprensione della prima volta, è un significato originale.

Questo, poi, deve essere tradotto in simboli per essere comunicato.

Nel sé non c’è solo la consapevolezza, ma c’è anche l’identità e il libero arbitrio e la capacità di agire e comunicare.

Propongo un modello dove tutta la realtà è creata da organizzazioni  di unità di consapevolezza elementari.

Queste si combinano gerarchicamente sotto la spinta della autoconoscenza.

La realtà ha due aspetti irriducibili e interdipendenti a tutti i livelli gerarchici.

Sono l’aspetto semantico e quello simbolico in combinazioni sintattiche.

La sintassi riguarda la struttura della frase, gli elementi costitutivi, le associazioni, cioè le unità superiori alla parola”.

 

C O R O L L A R I O

La “teoria di Faggin”, o meglio, la sua visione sulla coscienza e il suo rapporto con la fisica quantistica, sostiene che la coscienza non è un prodotto del cervello, ma una realtà fisica preesistente, un campo quantistico, e che il cervello funge da “ponte” o “trasformatore” tra questo campo e la realtà fisicaFaggin, in particolare, si discosta da una visione materialista della coscienza, affermando che essa non può essere spiegata come una mera proprietà della materia. 

In dettaglio, la teoria di Faggin si basa su alcuni punti chiave:
  • Coscienza come campo quantistico:

    Faggin propone che la coscienza non sia un’entità separata dal corpo, ma un campo quantistico che interagisce con la materia, in particolare con il cervello. 

  • Libero arbitrio e meccanica quantistica:

    Secondo Faggin, il libero arbitrio, la capacità di fare scelte indipendenti, potrebbe essere legato al comportamento dei sistemi quantistici, in particolare al collasso della funzione d’onda. 

  • Il ruolo del cervello:

    Il cervello, secondo Faggin, non crea la coscienza, ma la “traduce” in esperienza sensoriale e cognitiva. Il cervello sarebbe quindi un “drone” controllato da questo campo di coscienza. 

  • Critica al materialismo:

    Faggin critica la visione materialista della coscienza, che considera la coscienza un’emergenza del cervello, affermando che questa prospettiva non riesce a spiegare l’esperienza soggettiva e il libero arbitrio. 

  • Unione di scienza e spiritualità:

    Faggin cerca di integrare la visione scientifica con una prospettiva spirituale, sostenendo che la coscienza potrebbe essere parte di una realtà più ampia e profonda, che include sia aspetti materiali che non materiali. 

In sintesi, la teoria di Faggin propone una visione della coscienza come un fenomeno quantistico che interagisce con la materia e che potrebbe essere alla base della nostra esperienza soggettiva e del libero arbitrio. Questa teoria, pur essendo basata su concetti scientifici, apre a una prospettiva che unisce scienza e spiritualità, andando oltre la visione materialista tradizionale.
Alla domanda: “Lei è credente?”, Federico Faggin risponde: Non credo nel dio più o meno antropomorfico delle varie religioni. Credo però in una realtà più vasta, un’energia dinamica e consapevole che è il Creatore di un multiverso benigno in eterna evoluzione».
Chi è Federico Faggin?
Fisico italiano naturalizzato statunitense (n. Vicenza 1941). Laureatosi presso l’univ. di Padova nel 1965 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1968, lavorando alla SGS Fairchild sui semiconduttori, ha progettato i primi circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor) e successivamente ideato la tecnologia MOS Silicon Gate (metallo su silicio) destinata a diventare la base per la produzione di tutti i moderni circuiti integrati. Affermatosi definitivamente nella progettazione e realizzazione di processori informatici, nel 1970 è passato alla Intel, dove è stato a capo del progetto che ha realizzato la struttura del primo microprocessore, noto con la sigla 4004. Nel 1982 ha fondato la Cygnet Technology, operante nello sviluppo delle reti neurali e nel perfezionamento delll’interfaccia uomo-macchina; è stato poi tra i fondatori della Synaptics (touchpad) e amministratore delegato della Foveon (sensori d’immagine). Fondatore nel 2011 della Federico and Elvia Faggin Foundation, che promuove lo studio scientifico della coscienza, nel 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra le sue pubblicazioni più recenti si segnalano Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza (2019) e Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura (2022).

Numero3358.

 

E S I S T E R E    E    E S S E R E

 

Siamo fili di ordito
nel tessuto dell’universo infinito,
ma ciascuno
con un proprio disegno da compiere.

Non ci sono favole
di premi celesti
o incubi infernali,
fiabe consolatorie
pensate per cullare la paura.

Ogni giorno sprecato
nel timore della fine
è un giorno in più
che non vivo pienamente.

Guardo la morte negli occhi,
senza abbassare lo sguardo.

Le mie idee,
frammenti di luce
che ho sparpagliato nel mondo,
continuano a vibrare
nel tempo.

Chi mi ha ascoltato,
chi mi ha amato,
chi ha sentito la mia energia
ne porta ancora dentro
una traccia.

Il mio spirito,
come un fiume verso il mare,
si riversa
nel grande oceano
dell’essere.

 

 

 

Numero3210.

 

RAGGIUNTO  LIVELLO  DI  FEDELTA’  DELL’ ENTANGLEMENT  QUANTISTICO  DEL 92%: È  COME  SE  FOSSE  MAGIA.

 

di  Aurelio  Sanguinetti    18. 01.25

 

 

L’entanglement quantistico è un fenomeno che deriva dal principio di sovrapposizione della meccanica quantistica, per il quale due o più sistemi fisici – spesso due particelle – sono connessi intensamente fra di loro, sebbene non ci sia alcun contatto diretto.

In questa condizione, la misurazione di un sistema determina simultaneamente anche il valore del sistema collegato, come se l’informazione viaggiasse per magia nello spazio.

Trattasi ovviamente di un fenomeno complesso, che i fisici hanno dovuto studiare a lungo per comprenderlo appieno, visto che non è facilmente analizzabile come altri fenomeni della meccanica quantistica.

Di recente, tuttavia, un gruppo di ricercatori provenienti dalla Durham University, nel Regno Unito, ha svolto un esperimento che ci ha permesso di ottenere per la prima volta l’osservazione diretta del fenomeno in alcune molecole, che sono morfologicamente e chimicamente molto più complesse dei singoli atomi.

Il livello di fedeltà dell’entanglement osservato era tra l’altro estremamente elevato, essendo leggermente superiore al 92 percento.

Per ottenere questo risultato, i ricercatori hanno usato delle trappole ottiche e dei speciali strumenti utili per creare ambienti sperimentali in grado di supportare quello che i fisici definiscono un entanglement duraturo, più longevo e maggiormente visibile rispetto all’entanglement standard.

“Questo fenomeno è molto difficile da osservare, sebbene possiamo intrecciare due molecole usando interazioni incredibilmente deboli e quindi impedire la perdita dell’entanglement per un tempo prossimo al secondo”,
 ha spiegato Simon Cornish, uno degli autori della scoperta, che è stata diffusa all’interno di un articolo pubblicato su Nature.

Secondo gli esperti, l’entanglement di lunga durata potrebbe aiutare gli scienziati a misurare con una certa precisione altri fenomeni quantistici e a far sorgere una nuova era della ricerca, che ci permetta di realizzare tra le tante cose computer quantistici molto più complessi ed intelligenti.

Questa d’altronde non è neppure l’unica scoperta relativa a questo argomento che è stata diffusa di recente. Altri studi contribuirebbero a ottenere questi risultati nel breve termine.

Numero2911.

 

da QUORA

 

Scrive Heisenberg, corrispondente di QUORA

 

In che modo gli atei dimostrano che non esiste Dio?

 

L’onere della prova spetta a chi afferma che esiste e, come insegna il buon Russell, non è tecnicamente possibile dimostrare l’inesistenza di un umanoide con poteri divini che gioca a nascondino nei dintorni della nostra stella madre.

Ma poi quale Dio? Ne “esistono” letteralmente a migliaia.

Se intendi il Dio delle religioni abramitiche, cioè il tizio onnipotente, quello che ti posso obiettare è al massimo l’illogicità della cosa, ma puntualmente verrei smentito dai fedeli con il solito bla, bla, bla della mente che non può capire Dio. Big Bang, evoluzione, relatività e meccanica quantistica, ma capire una superstizione no; vabbè annuiamo e sorridiamo.

Rivolgendomi però a chi volesse eventualmente utilizzare gli oltre dieci miliardi di neuroni del lobo frontale per qualcosa di più consono alla sua funzione specifica, propongo invece la seguente riflessione.

Onnipotente al mio paese vuol dire ” di potere illimitato”. E potere illimitato, significa energia infinita.

Per cui, se esiste un Dio onnipotente, dev’esserci di conseguenza una quantità infinita di energia; il tutto però non si osserva allo stato attuale delle cose, anche perché una condizione del genere farebbe collassare con ogni probabilità l’intero Universo.

Ergo, in questo contesto, un Dio onnipotente non può esistere.

E se anche esistesse al di fuori non potrebbe comunque interagire, poiché in qualsiasi modo lo faccia trasferirebbe energia infinita e l’Universo, come lo conosciamo, smetterebbe di esistere.

Tra l’altro, pur ammesso che esista al di fuori, il fatto stesso di non poter interagire con la nostra realtà, lo renderebbe irrilevante e pertanto praticamente inesistente anche in questo caso.

Questo è solo uno dei tanti paradossi che vengono a generarsi quando la mente associa proprietà impossibili a determinati personaggi letterari. Io ne ho pensato uno un attimo più interessante, ma basterebbe una riflessione da prima media del tipo:

Dio può creare un muro indistruttibile che neanche lui può distruggere?

No → non è onnipotente. Si → non è onnipotente.

Cioè boh. Sarò strano io, ma non ho mai capito come fa la gente a credere in certe cose.

Numero2901.

 

V I T A    D O P O    L A    M O R T E

 

da  QUORA

 

Scrive un corrispondente sotto lo pseudonimo di “Tirannoide”:

 

Dove sono finiti tutti coloro che sono morti? Siamo destinati al nulla?

 

Logicamente parlando, non è detto.

Prevedo già che qualcuno abbia la tastiera pronta per scrivermi, dopo aver appena letto la prima frase. Calma e leggi prima fino alla fine. La risposta è lunga proprio perché parla di concetti logici complessi che non si sentono tutti i giorni, perché nessuno, né tra gli atei, né tra i religiosi è disposto a pensarci con serietà e onestà intellettuale.

Premetto che sono agnostico (con avversione verso la religione oltretutto).

Agnostico: cioè qualcuno che non crede finché non vede ma, allo stesso tempo, non da per scontato che se non vediamo qualcosa allora questa cosa non può per forza esistere. Diciamo che l’agnostico ha la visione più oggettiva di tutti perché non ha un bias cognitivo né a favore di certi concetti, né contro certi concetti, ma cerca di analizzare la cosa più oggettivamente e imparzialmente possibile andando tanto in profondità. Questa analisi è interamente basata sulla logica.

Quindi perché penso che dopo la morte potrebbe (forse) anche esserci qualcosa ?

La possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte (in qualche forma non specificata), ritengo sia del 50 %, dopo una lunghissima analisi durata un decennio, che sto per condividere con voi il più brevemente possibile.

Indice di dimostrazioni/prove a favore della vita dopo la morte:

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale
  2. Il raziocinio e la sua base
  3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso
  4. I limiti intrinseci

Cominciamo. Buona lettura !

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale

Partiamo con la dimostrazione che ciò che suona logicamente assurdo (come la vita dopo la morte) può tranquillamente essere reale.

Nei tempi da Newton in giù (la maggioranza della storia), era logico, razionale e pesantemente ovvio che il tempo fosse lineare, universale e costante. Pensarla diversamente era assurdo e andava contro ogni briciolo di buon senso e logica. Poi Einstein scoprì la relatività e che il tempo non scorre linearmente e costantemente ma può essere rallentato e addirittura può scorrere diversamente in due “locazioni” diverse dello stesso oggetto. Ovviamente fu preso in giro per la sua teoria dalla maggioranza della comunità scientifica siccome era andato contro ciò che era pesantemente ovvio e chiaramente innegabile cioè che il tempo è assoluto.

Poi quando Einstein riuscì a dimostrare la sua teoria ricevette i riconoscimenti dalla stessa comunità scientifica. (Vi spiego alla fine di questi esempi cosa implica).

La meccanica quantistica è un altro esempio di sputo in faccia alla logica convenzionale.

Da sempre è stato logico, normale e totalmente innegabile da qualsiasi buon senso che un oggetto può solo essere in una posizione e non in due o più contemporaneamente. Se c’è qualcosa sul tavolo allora è sul tavolo, punto e basta. Non può essere anche in Russia contemporaneamente! Lo era fino a qualche anno fa almeno. Non avrebbe il minimo senso, non meriterebbe nemmeno un pensiero al riguardo.

Poi è venuta la meccanica quantistica che ha dimostrato che qualcosa può avere due posizioni contemporaneamente (superposizione quantistica) e che addirittura ci possono essere due particelle diverse che interagiscono istantaneamente e corrispondentemente appena una di loro subisce un cambiamento (quantum entanglement).

Non fraintendetemi, non sto dicendo che la meccanica quantistica è magia nera. Anche essa segue una logica e delle leggi della fisica, tuttavia segue leggi diverse e si comporta in modo totalmente alieno rispetto al resto della realtà. Immaginare una cosa del genere 100 anni fa era follia totale senza senso, era oltre l’immaginabile, ma poi si è dimostrato reale un evento del genere, sputando in faccia senza sentimenti a ciò che chiamavamo logica.

Il fatto che le cose non possono apparire dal nulla è un dato di fatto logico e innegabile. Però ancora una volta siamo stati costretti a ricrederci.

Quando abbiamo un totale vacum (vuoto), in cui non c’è niente, parliamo del NULLA assoluto, succede che delle particelle vengono generate dal nulla per poi annullarsi con le proprie controparti antimateriche subito dopo. Qualcosa di misterioso, illogico e impensabile, però anche questo si è dimostrato reale.

Non ci pensate spesso però se vi fermate un attimo noterete che il concetto stesso di esistenza è follia totale. Com’è possibile che le cose esistano ? Perché devono esistere ? Perché la materia si è aggregata da sola per creare la vita ? Anche il concetto di vita è assurdità. Si tratta di processi chimici così complessi che la possibilità che tutto questo accada è il numero più vicino allo 0 che puoi immaginare. Però eccoci qui, non ostante la possibilità che qualcosa del genere accada sia praticamente 0. Un’altra prova che anche una cosa infinitamente improbabile e folle può tranquillamente essere reale e accadere per un motivo o per l’altro.

L’esistenza della coscienza e dell’individuo è follia totale. Che la materia possa prendere consapevolezza con delle aggregazioni chimiche è qualcosa di totalmente straordinario. Non conosco bene i particolari della coscienza quindi non mi dilungo troppo a parlare di essa, anche perché ci tengo a dare informazioni corrette nel modo più semplice. Sono tutti d’accordo con il fatto che la coscienza è qualcosa di molto improbabile e complesso e conosciamo ancora ben poco del suoi funzionamento.

Perché vi ho fatto tutti questi esempi storici della vita reale ?

Vi ho fatto questi esempi per farvi capire soltanto una cosa: che anche quando qualcosa suona totalmente impossibile a prima vista, o quando sembra altamente improbabile, può ancora essere reale o accadere (come dimostrato da questi esempi lampanti). Il fatto che suoni illogico o estremamente improbabile non è un motivo per escludere un’ipotesi. Addirittura anche qualcosa di verificato e dimostrato oltre ogni dubbio si può dimostrare falso in futuro (come il tempo indubbiamente lineare prima di Einstein e la fisica classica prima della meccanica quantistica).

Quindi anche qualcosa come la vita dopo la morte potrebbe essere possibile e potrebbe essere dimostrato un giorno, anche se suona assurdo o improbabile per ora.

Che cosa lo dimostra ?

Lo dimostrano tutti questi forti ed estremi esempi pratici del mondo reale nella storia che sono ufficialmente dimostrati dalla scienza. Penso che solidificare questa frase più di così sia impossibile.

2. Il raziocinio e la sua base

In pratica, avevamo determinati strumenti in passato che ci permettevano di analizzare la realtà fino a un certo punto e da li si costruiva la nostra logica. Poi i nostri strumenti sono migliorati e abbiamo scoperto una porzione maggiore della realtà che ha cambiato la nostra logica espandendola e aggiornandola. In futuro accadrà ancora e ancora, possibilmente senza un limite definito. Più diventano complessi i nostri strumenti più scopriamo che la realtà è diversa da come ce la immaginiamo e ciò che chiamiamo “logica” e “raziocinio” cambiano e si aggiornano per comprendere meglio le nuove porte aperte, le nuove possibilità e i nuovi ordini di magnitudine e di comprensione.

Cosa sono quindi il raziocinio e la scienza ?

La scienza, la logica e il raziocinio non sono altro che Il metodo scientifico. Il metodo scientifico non è altro che un’interpretazione che tenta di comprendere la realtà nel modo più realistico possibile in base agli strumenti e alle conoscenze attualmente presenti. Nel momento in cui i nostri strumenti e le nostre conoscenze si aggiornano, allora cambia anche l’interpretazione della realtà e anche il metodo scientifico si aggiorna e diventa più preciso a interpretare la realtà.

Questo è il motivo per cui una volta molte cose che erano totalmente illogiche e folli sono diventate dimostrate e logiche OGGI. Non è perché la scienza si droga, ma perché è migliorata e ha espanso i suoi confini ed è stata capace di vedere angoli della realtà che prima non vedevamo.

Perché il metodo scientifico e i nostri strumenti si sono aggiornati, sono diventati più potenti e sono stati in grado di guardare più in profondità negli abissi della realtà. Questo è destinato a succedere altre infinite volte nel futuro, come è sempre successo fino ad ora. Siamo solo agli inizi della scienza.

Quindi ripeto. La scienza non è assoluta perché anche essa è in continuo aggiornamento e contraddizione. Quindi, ciò che oggi suona impossibile o improbabile (la vita dopo la morte nel nostro caso) può ancora (non è detto) essere dimostrato reale in futuro dopo i miglioramenti dei nostri strumenti e del metodo scientifico.

3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso.

Queste che arrivano adesso sono speculazioni di mia mano. Non sono dati dimostrati al 100 % a differenza di tutto quello scritto sopra. Però le ritengo possibilità valide.

  1. Se il tempo è un corridoio fisico in quattro dimensioni come le interpretazioni della fisica suggeriscono (non è ancora dimostrato, è solo una possibilità) allora siamo immortali nel tempo, semplicemente continueremo a fare la nostra vita per sempre siccome il tempo è un oggetto fisico e quindi semplicemente “siamo”, indelebili nella nostra esistenza, nel nostro tempo. Se muori non sparisci, rimani ancora fisicamente nella tua parte di corridoio quadridimensionale dove esisti in loop (cerchio, circolarità). Questo tipo di loop è un loop che non inizia e non finisce ma che semplicemente “è”. Da non confondere con il loop che si alterna tra due stati diversi in eterno. Sarebbe difficile da spiegare ma penso che basti così. Se un giorno si viene a scoprire con certezza che il tempo è un corridoio fisico, allora sappiate che avremo anche scoperto l’immortalità.
  2. Prima di nascere eri il nulla, se poi sei nato, vuol dire che c’è un modo per uscire dal nulla. Nel senso che esiste una determinata configurazione di materia e di condizioni che devono allinearsi per fare in modo che la casualità manifesti la tua coscienza ancora una volta da qualche parte dell’universo sotto forma di qualche altro essere vivente magari, concetto simile alla reincarnazione. Se è successo una volta allora forse accadrà ancora, non è insensato pensarlo. Un contro argomento sarebbe dire che se io copio un file e lo incollo nel computer da un’altra parte allora questi due file sarebbero due file diversi e non lo stesso file (quindi non tu). Quindi anche se la casualità rimanifestasse la tua configurazione di essenza di nuovo, non saresti più “tu”. Un contro-contro argomento sarebbe dire che “allora non tutto è stato copiato, per esempio il file ha una diversa locazione nel computer ed è mostrato da diversi fotoni dal display e inoltre il file “me” esiste già. Forse il “me” deve prima scomparire”. Gli argomenti e i contro argomenti di questa ipotesi sono tutti abbastanza validi e ce ne possono essere anche di più. Credo che renderlo più complesso di così non serve. Semplicemente “tu” sei successo perché sei possibile e in quanto possibilità sei rimanifestabile con lo scorrere della casualità.
  3. La fisica quantistica ha quasi dimostrato l’esistenza degli universi paralleli infiniti (basati sulla funzione d’onda), dove ogni possibilità che potrebbe accadere è già accaduta, solo che ancora non  ne abbiamo la certezza. Se parlavi di universi paralleli qualche tempo fa venivi visto come pazzo, pero adesso abbiamo prove molto solide per sospettare della loro esistenza. Io direi che nel caso più pessimistico la possibilità è del 50 %. È infinitamente complesso spiegare le prove, però puoi leggere “Schrödinger and parallel universes”. Se esistono infiniti universi allora esistono indefinite versioni di TE (possibilmente interconnessi dalla funzione d’onda) e quindi forse hai l’immortalità quantistica in teoria. Non è detto che sei immortale solo perché ci sono infiniti universi quantistici ma di certo aumentano le possibilità a dei livelli abbastanza probabili.
  4. Forse la coscienza umana è qualcosa di molto diverso da quello che immaginiamo e forse sopravvive alla morte in una forma diversa, non possiamo saperlo perché è ancora un fenomeno troppo astratto, anche se gli scienziati pensano sia prodotta dal cervello. Questo non vuol dire che se il cervello muore allora anche la coscienza finisce, non necessariamente. Per esempio, se spegni un’elettrocalamita il suo campo magnetico sparisce, però l’onda magnetica emanata si propaga in eterno. Può essere che la coscienza risieda in un campo e che venga intrattenuta dal cervello un po’ come la calamita fisica intrattiene il campo magnetico. Se la calamita viene danneggiata allora anche il modo in cui il campo si manifesta cambia e questo spiega perché quando danneggi il cervello cambia anche il tuo modo di essere cosciente. Quando il cervello muore allora si disgrega e anche il campo della coscienza si disgrega con esso. Però non sparisce, si disgrega e cambia forma. Il campo continuerà ad esistere. Si tratta di un grandissimo FORSE. Sappiamo ben poco sulla coscienza.
  5. Non puoi morire perché non sei vivo, perché 1 oggetto morto più un altro fanno 2 oggetti morti. Noi siamo fatti di atomi, che sono oggetti senza vita, il che rende anche noi grossi oggetti senza vita. Una volta morti cambiamo modo di essere, rimaniamo sempre gli stessi oggetti morti soltanto in forma diversa. Il problema con questa teoria è che se io faccio a pezzi un tavolo non avrò tavoli più piccoli ma avrò la segatura del tavolo. Quindi se qualcuno muore, non diventerà tante piccole coscienze ma semplicemente da oggetto morto cosciente passerà a oggetto morto non cosciente, quindi si passa da un tipo di morto particolare (cosciente) ad un altro modo di essere di morto (non cosciente).

Come potete vedere abbiamo già delle possibilità non ignorabili per continuare ad esistere in qualche forma dopo la morte e abbiamo esplorato queste teorie basandoci sulla nostra scienza attuale che è limitatissima.

Immaginate quanto si arricchirà la lista quando la scienza esplorerà meandri inimmaginabili della fisica e del cosmo.

4. I limiti intrinseci

Il concetto lovecraftiano: questa argomentazione è fantastica. Quando eravamo ominidi pensavamo di sapere quasi tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo fuso il ferro pensavamo di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo acceso la lampada abbiamo pensato di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi è arrivata la fisica quantistica e ha sconvolto la nostra visione della realtà in una maniera incredibile facendoci ancora pensare di sapere qualcosa della realtà. Hai capito dove cerco di arrivare ?

Abbiamo sempre pensato di sapere tutto ma non sapevamo mai niente, e anche adesso è lo stesso, siamo arroganti e ingenui, pensiamo sempre di sapere qualcosa e poi la realtà ci travolge con scoperte che vanno oltre la follia e forse non esiste un limite a quanto non conosciamo. Anche le formiche pensano di sapere qualcosa sul mondo ma non sanno niente, così anche noi siamo come loro. Abbiamo sempre pensato di sapere ma non abbiamo la più pallida idea di quanto siamo ignoranti, siamo limitati tanto quanto quelle formiche che guardiamo al parco. La nostra limitata logica e scienza di cui andiamo confidenti sono come accendere una torcia nell’abisso dell’oceano pacifico e ci aspettiamo anche di potere vedere qualcosa: nulla, non vediamo nulla. La nostra torcia ci illumina a un metro dal naso ma l’abisso intero rimane intorno a noi e quindi cosa abbiamo capito della realtà? Nulla!

Come possiamo quindi essere così arroganti da sapere se c’è o non c’è nulla dopo la morte col nostro limitatissimo raziocinio che probabilmente è diversi ordini di magnitudine meno complesso di quello che serve per poter dare risposta a certe domande dove non c’è nemmeno un singolo modo di sperimentare o fare osservazioni? Leggi della fisica che non abbiamo scoperto, la fisica quantistica che dimostra una regione del micro cosmo che NON segue la logica tradizionale ma ha delle leggi completamente diverse, quasi fantastiche, che non fa altro che dimostrare come il raziocinio sia debole e limitato e come cose che sembrano impossibili possono succedere. Materia oscura e possibili materie ancora più sottili che creano strutture invisibili nell’universo che non vediamo, tante dimensioni e corridoi spaziali sottili sconosciuti, possibilità di esistenza diversa fuori dal buio cosmico e la componente lovecraftiana dell’inimmaginabile, perché bisogna considerare che io ho elencato solo ciò che conosciamo ma bisogna partire col presupposto (al 99,99% corretto) che siamo limitati come i plancton nell’oceano e che ci sono cose che non scopriremo mai e che la nostra mente non è capace fisicamente di processare che aumenta le possibilità nell’infinito.

Possiamo davvero dire di sapere qualcosa così fuori dalla nostra comprensione nella nostra consapevole ignoranza e limitazione ? Non si può dire con certezza perché probabilmente non conosciamo il 99.9 % di ciò che dobbiamo sapere dell’universo e di chissà cos’altro c’è là fuori in quell’ abisso nel buio cosmico e micro cosmico. Il 94 % della massa dell’universo è invisibile anche agli strumenti, ci sono particelle che dovrebbero esistere ma di cui non vi è traccia, il buio oltre al cosmo, i corridoi dimensionali dalla meccanica quantistica e chissà cos’altro che nemmeno immaginiamo. Siamo solo sulla punta della punta dell’iceberg.

L’ultima osservazione è un concetto valido che aumenta la possibilità che ci sbagliamo sulla morte e su qualsiasi altra cosa (parlo di possibilità e speculazioni) per il semplice fatto che ci ricorda che non sappiamo nulla e se ti basi sull’ignoranza allora non scoprirai mai la verità.

Siete ancora sicuri che non ci possa essere nulla dopo la morte ? Io non ne sarei così convinto.

 

 

Numero2593.

 

” Io non sono come mi giudica il mondo.

A me sembra di essere un bambino

che gioca sulla riva del mare

ed è contento quando trova

un ciottolo più liscio degli altri,

una conchiglia più bella delle altre,

mentre il mare della verità

resta inesplorato davanti a lui.”

 

N.d.R. : Questa frase, attribuita a Isaac Newton, nel film di Gianni Amelio del 1988, “I ragazzi di Via Panisperna”, viene pronunciata da Enrico Fermi (nel film Ennio Fantastichini) ricordando che era spesso ripetuta dal giovane grandissimo fisico, Ettore Majorana, che la conosceva a memoria e che si identificava pienamente nel significato del suo contenuto: un’epitome e un messaggio universale alla Scienza di ogni tempo.

“Al mondo ci sono varie categorie di scienziati. Gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene Ettore Majorana era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessuno altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso”.
Le parole di Enrico Fermi, genio della fisica sperimentale e premio Nobel, sono eloquenti: dopo Galileo e Newton, e certamente Einstein, c’era lui, Majorana. Fermi riteneva dunque Majorana il più grande fisico teorico del tempo, certamente il più geniale dei ragazzi di via Panisperna (Fermi, Rasetti, Amaldi, Segrè, Pontecorvo, Majorana).
Diceva ancora Fermi di lui:
“Se un problema è già posto, nessuno al mondo lo può risolvere meglio di Majorana”.

 

 

Numero1852.

Questa, che qui presento, è la trascrizione, parola per parola, di un bellissimo documentario di SKY, della Serie CURIOSITY, dal titolo: DIO HA CREATO L’UNIVERSO? e che ha per protagonista uno dei più grandi scienziati della storia umana.
Tutti lo ricordiamo immobilizzato, rattrappito e contorto in una postura innaturale a causa della SLA (Sindrome Laterale Amiotrofica), davanti ad un monitor, con il quale comunicava per mezzo di un solo muscolo della guancia (leggete il numero successivo 1851), per trasmettere, con questo sintetizzatore computerizzato, il contenuto dei propri pensieri.
Il mio è un modesto, ma deferente e ammirato omaggio ad una delle più grandi menti della nostra storia scientifica.
La sua lucidità anticonformista e senza ombra di ipocrisia, raccoglie appieno tutto il mio consenso e plauso.

STEPHEN  WILLIAM  HAWKING  (1942 – 2018) è stato un cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accademico e divulgatore scientifico britannico, fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui BUCHI NERI, sulla “Cosmologia Quantistica” e sull’Origine dell’Universo.
Alcuni titoli della sua produzione bibliografica:
DAL  BIG  BANG  AI  BUCHI  NERI (Breve storia del tempo),
LA  NATURA  DELLO  SPAZIO  E  DEL  TEMPO,
L’ UNIVERSO  IN  POCHE  PAROLE,
IL  GRANDE  DISEGNO,
LE  MIE  RISPOSTE  ALLE GRANDI  DOMANDE.

DIO  HA  CREATO  L’ UNIVERSO ?

VOCE  DI STEPHEN  HAWKING:
Ciao, sono Stephen Hawking, fisico, cosmologo, ma, soprattutto, sognatore.
Anche se non posso muovermi e devo parlare attraverso un computer, nella mia mente sono libero. Libero di esplorare i più grandi misteri dell’universo e di pormi grandi interrogativi come: esiste un Dio che ha creato e che controlla l’universo, le stelle, i pianeti e, soprattutto, ciascuno di noi?
Per scoprirlo, compiamo un viaggio attraverso i misteri della natura, perché è lì che si nasconde la risposta all’eterno mistero di come sia nato l’universo e di come funzioni davvero.
Seguitemi.
Di recente, ho pubblicato un libro che parla di Dio e della nascita dell’universo. Ho causato un po’ di subbuglio. La gente si è risentita che uno scienziato avesse qualcosa da dire in materia di religione.
Non ho intenzione di dire a nessuno in che cosa credere, ma, per me, è giusto che la scienza si chieda se Dio esiste.
Dopotutto, non esiste un  mistero più grande e più importante del sapere chi ha creato l’universo e chi lo controlla.

VOCE  DEL  NARRATORE:
In un passato lontano, la risposta era, quasi sempre, la stessa: Dio ha creato tutto. Il mondo era un luogo spaventoso e, persino un popolo forte come quello Vichingo, faceva appello agli esseri sovrannaturali per spiegare fenomeni naturali, come il tuono e le tempeste.
I Vichinghi avevano molti Dei diversi. Thor era il Dio del Tuono; un altro, Egir, scatenava le tempeste marine. Ma il Dio  più temuto si chiamava Skol. Era lui il responsabile del terrificante fenomeno naturale che oggi chiamiamo “Eclissi Solare”. Skol era un “Dio Lupo” che viveva in cielo. A volte, ingoiava il sole, provocando quell’istante spaventoso in cui il giorno si trasforma in notte.
Senza una spiegazione scientifica, immaginate quanto doveva essere inquietante veder scomparire il sole.
I Vichinghi reagirono nel solo modo che sembrasse loro sensato: cercavano di scacciare il Lupo. I Vichinghi credevano che fossero le loro azioni a far sì che il sole tornasse. Naturalmente, oggi sappiamo che non è così: il sole sarebbe riapparso comunque.
L’universo non è poi così sovrannaturale o misterioso come potrebbe sembrare. Ma ci vuole più coraggio di quanto ne avessero i Vichinghi per scoprire la verità.
Anche noi, semplici mortali, possiamo capire come funziona l’universo.
L’uomo arrivò a questa conclusione molto prima dell’epoca vichinga, nell’antica Grecia.
Intorno al 300 a. C., un filosofo, di nome Aristarco, subiva, anche lui, il fascino delle eclissi, in particolare di quelle diurne. E fu tanto coraggioso da chiedersi se fossero davvero causate dagli Dei. Aristarco fu un vero pioniere della scienza. Studiò il cielo con attenzione ed arrivò ad una conclusione senza precedenti. Si  rese conto che l’eclissi, in realtà, era solo l’ombra della terra proiettata sulla luna, e non un evento divino. Affrancato da questa scoperta, riuscì a capire che cosa accadeva davvero sopra la sua testa e disegnò uno schema che mostrava l’effettivo rapporto fra sole, terra e luna.
Di qui, arrivò a conclusioni ancora più sorprendenti. Dedusse che la terra non era ferma al centro dell’universo, come tutti credevano, ma che girava attorno al sole. Infatti, la comprensione di questo sistema spiega tutte le eclissi.
Quando la luna proietta la sua ombra sulla terra, si verifica un’eclissi solare. E quando la terra fa ombra alla luna, si verifica un’eclissi lunare.
Ma Aristarco si spinse ancora oltre. Suggerì che le stelle non erano spaccature nel tetto del cielo, come credevano i suoi contemporanei, ma degli altri soli, proprio come il nostro, solo enormemente lontani.
Quale rivelazione stupefacente dovette essere: l’universo è una macchina governata da principi o leggi! Leggi che possono essere comprese dalla mente umana.

VOCE  DI STEPHEN  HAWKING:
Credo che la scoperta di queste leggi sia stata la più grande conquista del genere umano. Perché saranno queste leggi della natura, come le chiamiamo oggi, a dirci se ci serve un Dio per spiegare l’universo.
Per secoli, si è creduto che le persone disabili, come me, fossero state colpite da una maledizione divina. Anche se ritengo possibile che io abbia disturbato qualcuno lassù, preferisco pensare che tutto possa essere spiegato diversamente, con le leggi della natura.
Ma che cos’è, esattamente, una legge della natura? E perché è così potente?
Ve lo mostro con una partita di tennis.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Il tennis è disciplinato da una serie di leggi. La prima è creata dall’uomo e corrisponde alle regole del gioco. Riguarda parametri come le dimensioni del campo, l’altezza della rete e le condizioni che determinano se un tiro è dentro oppure è fuori. Queste regole potrebbero cambiare, se la Federazione del Tennis lo volesse. Ma, l’altra serie di leggi che governano il gioco sono fisse, immutabili. Queste leggi regolano ciò che accade alla pallina, quando viene colpita. La forza e l’ambulazione del colpo di racchetta determinano esattamente ciò che accadrà. Le leggi della natura descrivono l’effettivo funzionamento delle cose, nel passato, nel presente e nel futuro. Nel tennis, la pallina arriva esattamente dove la portano tali leggi. Ma qui, molte altre leggi scendono in campo. Esse governano tutto ciò che accade. Da come l’energia del colpo viene prodotta nei muscoli dei giocatori, alla velocità con cui l’erba cresce sotto i loro piedi.. Ma, l’aspetto più importante di queste leggi fisiche è che, oltre a essere immutabili, sono universali. Si applicano non solo al volo di una pallina, ma anche al moto dei pianeti e di tutto l’universo.
A differenza delle leggi create dall’uomo, quelle della natura non possono essere infrante. Ecco perché sono così potenti. E, se viste da un punto di vista religioso, anche controverse.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Se accettate, come me, che le leggi della natura sono invariabili, non tarderete a chiedervi quale ruolo resta a Dio.
Qui risiede buona parte della contraddizione tra scienza e religione. E anche se le mie idee, di recente, hanno fatto scalpore, si tratta di un dibattito ben più antico.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Già nel 1277, Papa Giovanni XXI si sentiva così minacciato dal concetto di “legge di natura” da dichiararlo un’eresia.
Purtroppo per lui, questo non sortì alcun effetto sulla legge di gravità. Pochi mesi dopo, il tetto del palazzo papale cedette, cadendo sulla testa del Papa.
Ma la religione trovò, ben presto, una soluzione. Per alcuni secoli a venire, si dichiarò, semplicemente, che le leggi della natura erano opera di Dio e che solo lui poteva infrangerle. Questa visione era rafforzata dall’idea che il nostro perfetto pianeta blu se ne stesse immobile al centro del tutto e che le stelle e i pianeti ruotassero attorno alla terra, come un meccanismo perfettamente regolato. Le idee di Aristarco erano state archiviate da tempo.
Ma l’uomo ha sete di scoperte e qualcuno, come Galileo Galilei, non poté fare a meno di scrutare, ancora una volta, l’opera meccanica di Dio.
Era il 1609 e, questa volta, i risultati avrebbero cambiato tutto. Galileo è il fondatore della scienza moderna e uno dei miei eroi. Pensava, come me, che se si guarda l’universo abbastanza da vicino, è possibile decifrare tutti i misteri. La sua determinazione era tale che, per la prima volta nella storia, mise a punto delle lenti capaci di ingrandire di 20 volte il cielo notturno. Assemblandole con attenzione, costruì un telescopio. Dalla sua casa di Padova, usò il suo telescopio per studiare Giove, notte dopo notte. E fece una scoperta straordinaria: 3 piccoli puntini vicinissimi al pianeta gigante. Dapprima pensò che si trattasse di piccole stelle ma, osservandoli per più notti di seguito, notò che i puntini si spostavano. Poi ne apparve un quarto. A volte, uno di essi spariva dietro Giove e poi riappariva. Comprese che dovevano essere delle lune in orbita attorno al pianeta gigante. Era la prova concreta che esisteva qualcosa che non orbitava attorno alla terra. Ispirato da questa scoperta, Galileo arrivò a dimostrare che la terra, in realtà, girava attorno al sole.
Aristarco aveva sempre avuto ragione.
Le scoperte di Galileo innescarono una rivoluzione del pensiero dell’epoca che avrebbe finito per allentare la morsa della religione sulla scienza.
Ma, nel XVII ° secolo, gli causarono non pochi problemi con la Chiesa. Galileo riuscì a sottrarsi alla pena capitale, abiurando la sua cosiddetta “eresia” e fu confinato agli arresti domiciliari per gli ultimi 9 anni della sua vita.
Secondo la leggenda, dopo aver ammesso il suo “peccato”, avrebbe mormorato: “Eppur si muove!”.
Nei 300 anni successivi, man mano che le leggi della natura venivano scoperte, la scienza cominciò a spiegare fenomeni di ogni tipo, dai fulmini alle tempeste, ai terremoti, o che cosa fa brillare le stelle. Ogni nuova scoperta minava sempre di più la necessità dell’esistenza di un Dio. Dopotutto, quando si conosce la spiegazione scientifica di un’eclissi, è difficile continuare a credere ad un Dio Lupo che vive nei cieli.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
La scienza non nega la religione, si limita ad offrire un’alternativa più semplice. Ma numerosi misteri resistono. Dopotutto, se la terra gira, non potrebbe essere Dio a muoverla? E, soprattutto, fu Dio a creare l’universo all’inizio dei tempi?
Nel 1985, partecipai ad un congresso di cosmologia in Vaticano. La nostra assemblea di scienziati fu ricevuta in udienza da Papa Giovanni Paolo II.
Ci disse che andava bene studiare il funzionamento dell’universo, ma non ci saremmo dovuti interrogare sulla sua origine, perché quella era opera di Dio.
Sono felice di dire che, per quanto mi riguarda, non ho seguito il suo consiglio. Non riesco proprio a spegnere la mia curiosità. Credo sia dovere di un cosmologo tentare di comprendere l’origine dell’universo.
Per fortuna, non è così difficile come sembra.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Nonostante la complessità e la varietà dell’universo, per crearlo bastano solo 3 ingredienti. Immaginiamo di poterli elencare in una sorta di ricettario cosmico (Cosmic Cookbook).
Dunque, quali sono i 3 ingredienti che ci servono per preparare un universo?
Il primo è la MATERIA: tutto ciò che possiede una massa. La materia è tutta intorno a noi, nella terra, sotto i nostri piedi, nello spazio: polvere, roccia, ghiaccio, liquidi, vaste nubi gassose, enormi spirali di stelle, ciascuna contenente miliardi di soli e che si estendono a distanze incredibili.
Il secondo ingrediente è l’ENERGIA. Anche se non ci abbiamo mai pensato, sappiamo tutti cos’è l’energia. È qualcosa che incontriamo ogni giorno. Alzate gli occhi al sole e la sentirete sul viso: energia prodotta da una stella a 150 milioni di Km di distanza. L’energia pervade l’universo, animando i processi che lo rendono un’entità dinamica in continua evoluzione.
Dunque abbiamo la materia ed abbiamo l’energia.
La terza cosa che ci serve per costruire l’universo è lo SPAZIO. Tanto spazio. Si possono dire tante cose dell’universo, che è schiacciante, splendido, violento, ma una cosa che proprio non si può dire è che sia angusto.
Ovunque noi guardiamo, vediamo dello spazio, altro spazio, e ancora altro spazio, a perdita d’occhio, in tutte le direzioni, da far girare la testa a chiunque.
Da dove sono venuti tutta questa energia, questa materia e questo spazio?
Non ne avevamo idea fino  alla metà del XX° secolo.
La risposta è venuta dalle intuizioni di un solo uomo, probabilmente lo scienziato più straordinario che sia mai esistito. Il suo nome era Albert Einstein.
Purtroppo non ho avuto occasione di conoscerlo, perché avevo 13 anni quando è morto. Einstein comprese una cosa piuttosto incredibile: che due degli ingredienti necessari per fare l’universo, la massa e l’energia sono, fondamentalmente, la stessa cosa: due facce della stessa medaglia, se preferite. E la sua famosa equazione:  E=mc² (dove E = Energia, m = massa , c = velocità della luce) significa semplicemente che la massa può essere pensata come una forma di energia e viceversa.
Quindi, invece di 3 ingredienti, ora possiamo dire che l’universo ne ha solo 2:
l’energia e lo spazio.
Dunque, da dove sono venuti tutta questa energia e tutto questo spazio?
Gli scienziati arrivarono alla risposta dopo decenni di lavoro: spazio ed energia si crearono spontaneamente in un evento che oggi chiamiamo:
il BIG BANG (la GRANDE ESPLOSIONE).
Al momento del BIG BANG, nacque un intero universo pieno di energia e, con esso, lo spazio si espanse proprio come un pallone quando viene gonfiato.
Da dove sono venuti, quindi, questa energia e questo spazio? Come possono un intero universo pieno di energia e la schiacciante vastità dello spazio, con tutto ciò che essa racchiude, emergere dal nulla?
Per alcuni, è qui che rientra in gioco la figura di Dio. Fu Dio a creare l’energia e lo spazio: il BIG BANG fu il momento della creazione.
Ma la scienza racconta una storia diversa.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
A mio rischio e pericolo, dico che oggi comprendiamo moto meglio i fenomeni naturali che terrorizzavano i Vichinghi: possiamo persino andare oltre la magnifica simmetria di materia ed energia scoperta da Einstein. Possiamo usare le leggi della natura per comprendere l’origine stessa dell’universo e scoprire se l’esistenza di Dio sia l’unico modo per spiegarla.
Sono cresciuto nell’Inghilterra del secondo dopoguerra e in un clima di austerità. Ci hanno insegnato che nessuno ti dà niente per niente. Ma ora, dopo una vita di lavoro, credo che, in realtà, si possa ricevere un intero universo gratis.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Il grande mistero al cuore del BIG BANG, spiega come un intero universo di spazio ed energia, fantasticamente enorme, possa materializzarsi dal nulla.
Il segreto risiede in uno dei fatti più strani del nostro cosmo. Le leggi della fisica richiedono l’esistenza della, cosiddetta, “ENERGIA NEGATIVA”.
Per farvi comprendere questo concetto, astruso ma cruciale, ricorrerò ad una semplice analogia.
Immaginate  che un uomo voglia innalzare una collina su un terreno pianeggiante. La collina rappresenta l’universo. Per raggiungere il suo scopo, l’uomo scava una fossa e usa il terreno ricavato dallo scavo, per realizzare la sua collina. Ma, naturalmente, non sta facendo solo una collina, sta anche facendo un buco. Di fatto, una versione negativa della collina. Ciò che prima stava nel buco, ora è diventato la collina e il tutto si bilancia perfettamente.
Questo è il principio alla base di ciò che accadde alla nascita dell’universo.
Quando il BIG BANG produsse un’enorme quantità di energia positiva, produsse, simultaneamente, la stessa quantità di energia negativa.
In questo modo la somma delle quantità positive e negative dà zero. Sempre.
È un’altra legge della natura. Ma dov’è tutta questa energia negativa, oggi?
Nel terzo ingrediente dell nostra ricetta cosmica. È nello spazio.
Potrà sembrare strano, ma, secondo le leggi della natura, relative a moto e gravità, leggi che sono tra le più antiche nella storia della scienza, lo spazio stesso è un’enorme riserva di energia negativa, abbastanza grande da far sì che la somma del tutto dia zero.
Ammetto che, a meno che la matematica non sia il vostro forte, questo è un concetto difficile da afferrare, ma è la verità.
L’infinita rete di miliardi e miliardi di galassie, tutte legate reciprocamente dalla forza di gravità, funziona come un gigantesco dispositivo di immagazzinamento. L’universo è come un’enorme batteria: un deposito di energia negativa. Il contenuto positivo, la massa e l’energia che vediamo oggi, è come la collina. Il buco corrispondente, il contenuto negativo, è disperso per tutto lo spazio.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Ma questo cosa comporta per la nostra ricerca sull’esistenza di Dio?
Comporta che, se la somma di tutto ciò che contiene l’universo è zero, NON È NECESSARIO UN DIO PER CREARLO e smentisce che non si possa avere niente per niente.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Ora che sappiamo che la somma dei contenuti positivi e negativi, presenti nell’universo, è uguale a zero, dobbiamo solo comprendere che cosa, od oserei dire CHI, ha innescato l’intero processo.
Che cosa potrebbe causare la spontanea comparsa di un universo?
All’inizio il problema può sembrare sconcertante. Dopotutto, nella vita quotidiana, non vediamo le cose materializzarsi dal nulla. Non possiamo schioccare le dita e far apparire una tazzina di caffè, quando ne abbiamo voglia, dico bene? Contiene diversi elementi, come chicchi di caffè, acqua, forse un po’ di latte e di zucchero. Ma, se ci tuffiamo in questa tazzina di caffè, oltre le particelle di latte, a livello atomico , e oltre, fino a livello subatomico, entreremo in un mondo in cui far apparire qualcosa dal nulla è possibile, almeno per un po’.
La ragione è che, a questo livello, le particelle come i protoni, si comportano come le leggi della natura, che chiamiamo “MECCANICA QUANTISTICA” e possono davvero apparire in maniera casuale, restare per un po’ e, poi, tornare a sparire. Per riapparire da qualche altra parte.
Sappiamo che l’universo stesso, un tempo, era molto piccolo, più piccolo di un protone, e questo significa qualcosa di straordinario.
Significa che l’universo stesso, in tutta la sua sbalorditiva complessità e vastità, può essere semplicemente comparso, senza violare nessuna delle leggi della natura a noi note.
Da quel momento in poi, si sprigionarono enormi quantità di energia, mentre lo spazio si espandeva, come un luogo per immagazzinare tutta l’energia negativa necessaria e per mantenere l’equilibrio globale.
Ma, naturalmente la domanda fondamentale si ripropone: fu Dio a creare le “leggi quantistiche” che permisero il verificarsi del BIG BANG?

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
In poche parole, abbiamo bisogno di un Dio che ha dato il via al tutto, perché il BIG BANG potesse esplodere?
Non desidero offendere nessun credente, ma credo che la scienza offra una spiegazione più convincente di quella di un creatore divino.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Questa spiegazione è resa possibile da qualcosa di strano, nel principio di causa ed effetto. L’esperienza quotidiana ci porta a credere che tutto ciò che accade debba essere causato da qualcos’altro successo in un tempo precedente. Quindi, ci viene naturale presumere che qualcosa, forse Dio, debba aver causato la nascita dell’universo.
Ma, se consideriamo l’universo nel suo insieme, non è necessariamente così.
Mi spiego meglio.
Immaginate un fiume che scorre sul fianco di una montagna. Che cosa ha originato quel fiume? Beh, forse la pioggia. La pioggia che è caduta, in precedenza, sulle montagne. Ma, allora, che cosa ha originato la pioggia? Una buona risposta sarebbe: il sole. Il sole che, risplendendo sul mare, ha fatto salire il vapore acqueo nel cielo, formando le nubi. OK. Allora, cos’ha originato i raggi del sole? Beh, se potessimo guardare dentro, nel sole, vedremmo un processo chiamato “fusione” in cui gli atomi di Idrogeno si uniscono portando alla formazione di Elio e rilasciando enormi quantità di energia. Fin qui, tutto bene.
Ma, l’Idrogeno da dove viene? La risposta?
Dal BIG BANG.
Ed ecco il punto chiave. Le stesse leggi della natura ci dicono che, non solo l’universo può essere apparso spontaneamente, come un protone, senza richiedere nessuna energia, ma anche che è possibile che nulla abbia causato il BIG BANG. NULLA!
Questa spiegazione ci riporta alla teoria di Einstein e alle sue intuizioni su come SPAZIO E TEMPO, nell’universo, siano intimamente legati.
Accadde qualcosa di veramente straordinario al momento del BIG BANG:  il TEMPO stesso ebbe inizio.
Per comprendere questa idea sconcertante, pensate a un buco nero che fluttua nello spazio. Un buco nero è una stella così massiccia da essere collassata su se stessa. La sua gravità è così intensa da non lasciar sfuggire neppure la luce. Il che spiega perché esso sia , quasi perfettamente, nero. Il suo campo gravitazionale è così potente da deformare e distorcere non solo la luce ma anche il tempo.
Per capire in che modo, immaginate un orologio che viene risucchiato verso il buco nero. Man mano che si avvicina al buco nero, esso va sempre più lento, e più lento, e ancora più lento. Il tempo stesso comincia a rallentare. Ora, immaginate l’orologio mentre entra nel buco nero. Beh, ammettendo che possa resistere alle estreme forze gravitazionali, l’orologio, di fatto, si fermerebbe. E non  lo farebbe per la rottura del meccanismo interno, ma perché, all’interno del buco nero, IL TEMPO NON ESISTE.
E questo è esattamente ciò che accadde all’inizio dell’universo.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Il ruolo svolto dal tempo, all’inizio dell’universo, è. a mio parere, decisivo per cancellare la necessità di un grande creatore e rivelare come L’ UNIVERSO CREÒ  SE  STESSO.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Man mano che viaggiamo indietro nel tempo, verso il momento del BIG BANG, l’universo si fa sempre più piccolo, più piccolo e ancora più piccolo, fino ad arrivare ad un punto, in cui è racchiuso in uno spazio così minimo da essere, in effetti, un unico, infinitesimamente piccolo, infinitesimamente denso BUCO NERO. E, proprio come accade con i buchi neri che fluttuano nello spazio, le leggi della natura impongono un fenomeno piuttosto straordinario: ci dicono che, anche in questo caso, il tempo stesso deve arrivare ad un punto fermo. Non si può arrivare ad un tempo prima del BIG BANG.
Perché non c’è un “prima ” del BIG BANG.
Abbiamo, finalmente, trovato qualcosa che non ha una causa, PERCHÈ  NON VI  ERA  UN  TEMPO  IN  CUI  QUELLA  CAUSA  POTESSE  ESISTERE.
Per me, questo significa che non c’è spazio per un “creatore”, perché non c’è un tempo in cui quel “creatore” potesse esistere.
Poiché il tempo stesso ebbe inizio al momento del BIG BANG, questo fu un evento che non avrebbe potuto essere causato o creato da niente o da nessuno.
Così la scienza ci ha dato la risposta alla domanda che ci eravamo posti, una risposta che ha richiesto più di 3000 anni di impegno umano.
Abbiamo scoperto in che modo le leggi della natura, che regnano sulla massa e sull’energia dell’universo, abbiano dato vita ad un processo che avrebbe portato fino a noi, che ce ne stiamo qui, su questo pianeta, piuttosto soddisfatti di aver risolto l’enigma.
Così, quando la gente mi chiede se fu Dio a creare l’universo, rispondo che la domanda, in sé, non ha senso.
Il tempo non esisteva prima del BIG BANG, quindi non c’era un tempo in cui Dio potesse creare l’universo. È come chiedere indicazioni stradali per il confine della terra: la terra è una sfera, non ha i bordi di una tavola, dunque cercarli sarebbe assolutamente inutile.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Ciascuno di noi è libero di credere ciò che vuole. Dal mio punto di vista, la spiegazione più semplice è che non ci sia alcun Dio. Nessuno ha creato l’universo e nessuno decide il nostro destino. Questo mi porta ad una rivelazione profonda: probabilmente non esiste un paradiso, né una vita ultraterrena. Abbiamo solo questa vita per apprezzare il grande disegno dell’universo.
Ed io, di questa vita, sono estremamente grato.

 

P.S.   Grazie a Rita, che mi ha aiutato in questa lunga trascrizione.