Numero2457.

 

C I B I    I N D U S T R I A L I

LA TRIADE BENEDETTA: ZUCCHERO, GRASSO E SALE

 

L’essere umano ha una naturale preferenza per lo zucchero, il sale e il grasso, sostanze che sono essenziali per la sopravvivenza della nostra specie e l’industria alimentare lo sa bene.

In passato queste sostanze non erano di facile reperibilità ma adesso che sono disponibili in abbondanza, va fatta attenzione a non introdurli nella nostra alimentazione in quantità eccessive. Se mangiati in eccesso possono essere concausa di numerose malattie tra cui obesità, diabete, ipertensione, cardiopatie, ictus e malattie del fegato.

Queste sostanze creano “dipendenza”, perché? Perché sono 3 nutrienti essenziali per la nostra sopravvivenza. Il grasso e lo zucchero sono fonte di energia; lo zucchero è una benzina a rapido assorbimento mentre il grasso è assorbito più lentamente e il sale è essenziale per l’equilibrio idro salino delle cellule.

ZUCCHERO

Già nella vita intrauterina il feto viene a contatto con lo zucchero; il feto infatti è in grado di “bere” il liquido amniotico che è salato ma alcune ricerche dimostrano che se viene aggiunto zucchero, il ritmo con cui il feto lo beve aumenta. Successivamente, il primo vero alimento con cui veniamo a contatto è il latte materno che ha un sapore dolciastro grazie alla presenza di lattosio, lo zucchero del latte.

Un’altra informazione interessante è che il cervello umano, che rappresenta solo 1/50 del peso corporeo totale, è la struttura che richiede più glucosio rispetto al resto del corpo nell’insieme.

Insomma lo zucchero è la principale fonte di energia tanto che un’alimentazione equilibrata dovrebbe apportare circa il 50% dell’energia dai carboidrati.

GRASSO

Il grasso è la fonte di energia più grande nel nostro corpo perché si deposita come tessuto adiposo nel sottocute e negli organi; è di fondamentale importanza per le donne in gravidanza e in allattamento ad esempio e per i nostri antenati, il grasso corporeo, era la fonte di energia principale durante i lunghi inverni. Il nostro istinto a immagazzinare carburante è la ragione per cui amiamo il grasso: il grasso cremoso della crema pasticcera, il grasso croccante delle patatine fritte, il grasso della cioccolata….questo è il motivo per cui i Comfort foods (cibi consolatori) sono così ricchi di grassi.

SALE

Anche il sale stimola parecchio le nostre papille gustative perché, come lo zucchero e il grasso, è essenziale alla sopravvivenza umana. In condizioni normali perdiamo sodio, il componente del sale insieme al cloro, attraverso la sudorazione, l’urina e le feci, quantità che deve essere rintrodotta per mantenere inalterato l’equilibrio idro salino del corpo e la corretta funzionalità cellulare. Per rimanere in salute è quindi necessario assumerlo dall’alimentazione. La dose media raccomandata è di 1500mg/die, facilmente raggiungibile con una corretta alimentazione. Il fatto è che è stato calcolato che un italiano medio consuma 10 volte più sodio di quello che dovrebbe a causa dell’abuso di sale da cucina e del sale aggiunto nelle preparazioni industriali.

In conclusione, lo zucchero, il grasso e il sale hanno un potente effetto sul nostro stato di salute in positivo, se assunti in quantità adeguate, e in negativo, se assunti in quantità eccessive o insufficienti.

Inoltre il loro potere può avere affetti anche sullo stato mentale. Ti è mai capitato di sentire un bisogno irrefrenabile di mangiare un particolare cibo? Cerchiamo queste sostanze anche perché hanno il potere di cambiare il nostro umore. Mangiare questi alimenti ogni volta che ne hai il desiderio è una soluzione a lungo termine? Che conseguenza determina il mangiarli ogni volta che senti il desiderio di farlo? Ci sono rischi?

Lascio a te la possibilità di riflettere…

I cibi industriali sono comodi, pratici, invitanti e molto saporiti, ma non ci accorgiamo di cosa nascondono. Sono molto ricchi di zucchero, grasso e sale ingredienti poco salutari che sono alla base di molte malattie come la sindrome metabolica, l’epidemia del 21° secolo, di cui soffrono la metà degli italiani. La loro grande disponibilità nei negozi alimentari ci invita a consumarli subito ad ogni ora senza doverli preparare, senza sapere che favoriscono sovrappeso e obesità. Infatti sono un cibo povero di nutrienti fondamentali, di sali minerali, vitamine e fibre e diventano un vero Junk-food (cibo spazzatura). Bisogna riscoprire il piacere dei cibi cucinati in casa al momento e dei piatti semplici, sapendo che il tempo impiegato non è perso, ma è tempo guadagnato. Vediamo allora come fare.

Molto spesso sento dire: ” Io non uso mai il sale e lo zucchero, non metto mai burro e olio”, ma non ci si rende conto quanto di questi cibi è contenuto nei più comuni alimenti industriali. Zuccheri, sale e grassi si trovano dappertutto: dai sughi per la pasta, alle salse più comuni, dai grissini, alle merendine, dai pop-corn ai corn-flackes, dalle patatine ai piselli in scatola, per non dire dei succhi di frutta..

I cibi confezionati hanno un gusto piacevole ed invitante, sono buoni e non si finirebbe più di mangiarne. Questo gusto lo ottengono con ingredienti comuni usati in cucina, da molto tempo conosciuti anche dalle nostre nonne sono: il sale, i grassi e lo zucchero. Non sono neanche molto costosi e sembrano non avere niente di male.

Il fatto è che per attrarre sempre più, ne contengono in quantità enormi: può succedere che un comune snack abbia dentro da solo quasi tutta la quantità di sale, zuccheri e grassi permessa in un giorno e si tratta del sostituto di un panino che si mangia in cinque minuti. Le conseguenze sono aumento di malattie cardiovascolari, (infarti, ictus) ipertensione e diabete, malattie articolari.

Ci pare strano, ma è vero:  il sale c’è nel gelato industriale ed in  quello “semiartigianale”, negli snack al cioccolato, nei succhi industriali. La dose consigliata per il sale alimentare, secondo le indicazioni nutrizionali del governo Americano è di 2,3 g di sodio pari ad un cucchiaino al giorno, mentre l’americano medio ne consuma almeno due cucchiaini: se si riducesse la dose di mezzo cucchiaino, sarebbe sufficiente a prevenire 92 mila infarti, 59 mila ictus e 81 mila decessi (Dietary Guidelines of Americans 2010).

Lo zucchero non è esclusiva dei dolci: c’è nei prodotti da forno (pane, grissini e affini) viene aggiunto al pane, alla salsa di pomodoro, alle patatine fritte, ai piselli in scatola. Anche i cereali per la colazione, che hanno una fama di prodotto naturale, sono pieni di zucchero; alcuni sono caramellati, cioè rivestiti di zucchero. Naturalmente tutto questo contribuisce ad aumentare le calorie e soprattutto ad alzare la glicemia predisponendo al diabete.

Il grasso viene messo per dare un senso di morbidezza e pastosità sia ai dolci che ai prodotti da forno e quando sono coperti dal gusto del sale o dello zucchero non ci si accorge di quanto ce n’è e contribuiscono in modo massiccio alle calorie e alle malattie cardio vascolari in quanto sono per lo più dei grassi saturi o ancora peggio dei grassi idrogenati.

Si tratta di un vero “junk-food” cibo spazzatura che fa mangiare a dismisura, fa aumentare di peso e causa il diabete, l’obesità, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari. Sono una serie di malattie che spesso vengono assieme e, con una unica espressione, vengono chiamate “sindrome metabolica” che è la vera epidemia del XXI secolo. Questa sindrome è in grande crescita in tutti i paesi industrializzati e anche in quelli emergenti. In Italia siamo a circa il 20% della popolazione, negli USA siamo quasi al 50%. Se continua questa crescita il sistema sanitario non riuscirà a garantire l’assistenza per un numero così grande di patologie.

Come possiamo salvarci?
Bisogna prendere coscienza del cibo spazzatura così pieno di sale, zucchero e grassi da risultare dannoso alla salute e sapere che possiamo porvi rimedio con cibo fatto da noi o da chi lo fa con metodi casalinghi.

Quindi dedicando più tempo in cucina: non è tempo perso, è tempo guadagnato in salute. Consumare un cibo preparato da noi ci da più soddisfazione, e la sensazione di fare qualcosa per noi e per i nostri familiari. Anche chi lavora e fa turni impegnativi, cercando di organizzarsi, il tempo lo trova.

Sapendo le insidie dei cibi pronti, impariamo a cucinare con meno sale usando erbe aromatiche e spezie. Cucinare con pochi grassi e poco zucchero, abituandoci ai sapori naturali dei cibi, si ritrova la salute ed i vecchi sapori di una volta. Così si guadagna in salute e si risparmia il tempo necessario per le cure mediche e gli esami.

 

N.d.R. : Perché le industrie alimentari si sono fatte interpreti di  questa religiosa missione di confezionare cibi così carichi di queste sostanze il cui eccesso, a lungo andare, ed instaurandone l’abitudine e la dipendenza, ci procura così tanti guai?
Il loro scopo primario, subdolamente ed attentamente nascosto, è quello, appunto, di creare dipendenza, come da una droga: si fanno allenare i consumatori a certi livelli di gusto e sapidità che, una volta assaporati, risvegliano il piacere della riassunzione, pensando che nulla di male ci sia in questo. E noi, atleti del consumo che, oltretutto, troviamo comodo e pratico l’acquisto dei cibi confezionati, che ci permettono più tempo disponibile e meno fatica, facciamo il nostro dovere, non dico di buon grado, acriticamente o ignorantemente, ma ohibò, con una certa colpevole complicità ed assuefazione.
Quello che ci dicono le pubblicità di questi cibi spazzatura è solo fumo negli occhi. Provo a diradare un po’ la nebbia, a modo mio.
Il problema più importante dei cibi industriali è la loro conservazione e durata. Certe confezioni giacciono sugli scaffali dei punti di acquisto per molti mesi , se non per anni. Per evitare la non commestibilità, è evidente il ricorso ai conservanti. Questi possono essere di tipo fisico, come la surgelazione, di tipo chimico, cioè il ricorso a sostanze della chimica organica od inorganica, il cui uso è più o meno severamente regolamentato e controllato (bisogna elencarli nelle etichette, non devono superare certi valori ecc.), oppure ….

…. oppure, si può ricorrere all’uso di zucchero, grasso, e sale, i nostri tre amici. Questi sono , a tutti gli effetti, delle sostanze naturali ed organiche: provengono dal mondo vegetale, animale, minerale. Quindi sono compatibili con una sana, naturale conservazione. Ma qui sta l’inghippo.
Queste sostanze sono, al contempo, insaporenti e conservanti. Non mi dilungo a parlare dei grassi: l’olio è adoperato molto per la confezione e la conservazione di verdure e pesce, ma non incide quanto a sapore: ha un gusto neutro.
Invece, quando un cibo preparato deve avere una determinata caratteristica di gusto, cioè deve essere salato oppure dolce, deve venire aggiunta nella preparazione una quantità congrua di sale o di zucchero per esaltare il sapore finale voluto. Ma questa aggiunta è necessaria per il gradimento di questo cibo solo per il sapore, mentre non è sufficiente per la sua conservazione. Se io ad un cibo salato, per ottenere una conservazione naturale, aggiungo altro sale, ecco che il gusto cambia, e di brutto. Se, d’altro lato, sto preparando un cibo dolce, che è tale per la presenza e l’aggiunta di sostanze dolci o dolcificanti, e voglio pure conservarlo nel tempo senza ricorrere ai conservanti artificiali, devo aggiungere dell’altro zucchero. Ma questo può essere uno sgradevole eccesso.: il troppo dolce non piace! Come si fa?

Lo zucchero ed il sale sono spesso usati in funzione del contrasto dei loro sapori, ovverosia, perché un cibo non sia troppo salato, si aggiunge zucchero, non sempre ma spesso; se si vuole che un cibo non sia troppo dolce, si aggiunge del sale: è tutta una questione di dosaggi, ma gli chef ed i tecnici dell’alimentazione trovano sicuramente le quantità giuste. Così facendo ottengono anche lo scopo, ricercato e necessario, della conservazione, oltre che del sapore, anche del cibo stesso. Se si tratta di un cibo che deve conservare il suo sapore originale e caratteristico, la conservazione si ottiene con una miscela, accuratamente dosata, dei due conservanti, zucchero e sale, contemporaneamente presenti per annullarsi come sapore, ma dal sinergico effetto conservante. Ecco la mia domanda. Avete idea di che carico di aggiunte di sale e di zuccheri o dolcificanti c’è bisogno per preparare e conservare un cibo? Quando lo mangiamo, non ce ne accorgiamo! Nelle etichette, viene indicata la presenza di sale e di zucchero, nelle varie specie e formulazioni, ma non ne vengono indicate le quantità. Se solo le conoscessimo nel dettaglio, ci sarebbe una sollevazione popolare.
L’unica via di salvezza sta nelle preparazioni quotidiane del cibo di mamme, nonne, mogli amorose e volenterose che, ahimè, sono sempre più rare.

 

Per concludere, trovate, qui sotto, alcune indicazioni sui consumi raccomandati di queste tre sostanze che, nella giusta dose, fanno bene, nella quantità eccessiva, fanno malissimo.

 

Non è facile destreggiarsi tra i tantissimi prodotti alimentari che con grande facilità possiamo portare sulla nostra tavola. Sono facili da reperire e alcuni di questi sono già pronti, permettendoci così di risparmiare tempo. Tuttavia ce ne sono alcuni che possono contenere buone quantità di sale o di zucchero, superando a volte il fabbisogno giornaliero.

Zucchero, sale e olio sono fondamentali per il normale funzionamento dell’organismo, ma bisogna prestare attenzione agli eccessi. Questi a lungo andare, possono infatti influire negativamente sul girovita, come anche sulla salute dei denti e dell’apparato cardiocircolatorio, portando allo sviluppo di patologie spesso fatali come:

  • malattie cardiovascolari;
  • obesità;
  • sindrome metabolica;
  • diabete;
  • carie e disturbi del cavo orale.

Come fare quindi? Per prima cosa è bene leggere attentamente le etichette presenti sulle confezioni dei prodotti. Si tratta infatti di un ottimo modo per rendersi conto dei quantitativi e quindi per poter scartare quei prodotti contenenti sale e zuccheri aggiunti. In secondo luogo, bisogna conoscere le dosi giornaliere consigliate di sale, zucchero, ma anche di olio per evitare di immagazzinarne più del dovuto.

Indice

Quanto sale si deve assumere al giorno

Il sale è perfetto per insaporire le pietanze, ma occhio a non esagerare. Come indicato dal Ministero della Salute, in Italia la maggior parte del sale assunto proviene da prodotti da forno, formaggi e salumi, ma è presente in modo naturale in tantissimi alimenti. Ci sono poi alcuni prodotti, come il ketchup o il dado pronto per il brodo, ricchi di sodio.

Limitare il consumo di sale è il primo passo da compiere per preservare la propria salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rivelato che la maggior parte delle persone consuma in media 9-12 grammi al giorno di sale, ovvero circa il doppio di quanto raccomandato. Per tenere lontano il rischio di malattie cardiovascolari, infarto coronarico e ictus, l’OMS raccomanda di assumere una quantità di sale inferiore ai 5 grammi al giorno, ovvero meno di 2 grammi di sodio.

Quanto zucchero si deve assumere al giorno

Anche lo zucchero si nasconde in tantissimi alimenti, alcuni insospettabili. Ketchup, pizza surgelata, smoothies, yogurt alla frutta, miele, sciroppi sono tra questi, ma la lista è davvero molto lunga. È vero, lo zucchero è dolce e rende i dessert irresistibili, ma le insidie sono dietro l’angolo. È infatti fonte di calorie per cui il corpo ben presto può risultare appesantito se non si agisce praticando un’adeguata attività fisica.

Allo stesso tempo si può andare incontro allo sviluppo di patologie ben più importanti come l’obesità e il diabete con gravi ripercussioni sulla salute dell’organismo. Gli zuccheri inoltre sono un vero pericolo per i nostri denti: senza un’igiene dentale accurata si rischia la formazione di malattie parodontali. Un esempio? La comune, ma tanto fastidiosa carie.

Per quanto riguarda le quantità di zucchero che è bene assumere quotidianamente onde evitare di incorrere in problemi di salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è espressa così: al massimo il 10% delle calorie giornaliere dovrebbero essere assunte sotto forma di zuccheri. Nel concreto questo si traduce in circa 25 grammi di zucchero, ovvero circa 6 cucchiaini.

Si può rinunciare del tutto agli zuccheri?

Gli zuccheri sono indispensabili per l’organismo, per cui la scelta ideale è di inserirli nelle giuste quantità seguendo una dieta sana ed equilibrata. Frutta e verdura ad esempio rappresentano un’ottima alternativa al classico dolce, perché contengono fruttosio, ovvero la forma naturale di zucchero. Eliminarli del tutto è invece controproducente e l’organismo potrebbe risentirne. Il consiglio quindi è di iniziare a ridurre le quantità giornaliere (se solitamente si tende ad eccedere):

  • evitando bevande gassate;
  • riducendo il consumo di prodotti preconfezionati;
  • evitando merendine e dolci contenenti tanto zucchero.

Quanto olio si deve consumare al giorno

Ecco un alimento protagonista della dieta mediterranea, perfetto per condire piatti cotti e crudi e indicato per contrastare l’invecchiamento cellulare e mantenere il colesterolo a livelli normali: l’olio extravergine di oliva.

Questo alimento vanta un potere antiossidante e contrasta l’insorgere della sindrome metabolica e dei suoi fattori di rischio. Inoltre, protegge le arterie e di conseguenza contribuisce a mantenere i livelli di colesterolo che circolano nel sangue nella media. In presenza di alti livelli di colesterolo cattivo (LDL), si può andare più facilmente incontro alla formazione di placche che restringono le arterie causando ad esempio l’ictus e l’infarto.

Assumere le giuste quantità di olio invece, ci protegge da questi rischi. Anche in questo caso, attenzione agli eccessi e a come lo si consuma. La scelta più sana è quella di condire con olio crudo ed è anche quella che ci permette di apprezzarlo a pieno. Per quanto riguarda le quantità da assumere invece, in condizioni normali si consigliano 3 cucchiai al giorno, ma le quantità possono variare in base anche alle esigenze personali. Nello specifico, possono diminuire anche a 3 cucchiaini al giorno, se si sta seguendo una dieta ipocalorica.

In generale, per mantenersi in forma e tenere lontane malattie come quelle cardiache, è bene seguire uno stile di vita sano con un occhio di riguardo all’alimentazione. Zucchero, sale e olio di oliva sono infatti preziosi alleati dell’organismo se assunti nelle giuste quantità.

 

Numero2104.

 

L O T T E    I N T E S T I N E

 

Nessun luogo del nostro corpo nasconde più vita e più segreti da scoprire ed esplorare del nostro intestino.

Forse già sapete che i batteri nel nostro intestino hanno conseguenze molto significative sulla nostra salute.

Recenti studi ci hanno aiutato a determinare con maggiore precisione di quali batteri abbiamo necessariamente bisogno. Ciò può essere di particolare aiuto a chi è in sovrappeso: quando si conosce il proprio tipo di intestino è possibile alimentarsi in maniera mirata e integrare i batteri necessari con gli alimenti più facilmente digeribili.

Nel 2011, Peer Bork, un bioinformatico presso l’Europäischen Laboratorium für Molekularbiologie di Heidelberg, ha pubblicato uno studio in cui venivano identificati tre diversi tipi di intestino, indipendentemente da età, nazione, cultura o sesso.

Il tipo di intestino 1 ospita principalmente il ceppo dei Batteroidi ed è caratterizzato da una bassa varietà batterica, che favorisce alcune patologie come ad esempio il morbo di Crohn o l’autismo. La particolarità di questi batteri è che sono in grado di scomporre facilmente gli zuccheri e quindi di mettere i carboidrati rapidamente a disposizione dell’organismo. Per questo motivo per alcuni individui in sovrappeso è molto difficile dimagrire.

Il tipo di intestino 2 è composto dal ceppo principale di batteri del genere Prevotella. Questo tipo di intestino è particolarmente soggetto a diabete e a irritazioni. I vegetariani presentano un numero più elevato di batteri Prevotella, mentre il ceppo dei Batteroidi è più frequente in chi consuma carne. Non è chiaro se i Batteroidi determinino il sovrappeso oppure se prendano il sopravvento nell’intestino quando il soggetto è già in sovrappeso.

Il tipo di intestino 3 è il più frequente ed è colonizzato da batteri del genere Ruminococcus, molto simili al ceppo batterico dei Batteroidi. La caratteristica principale di questi batteri è di nuovo quella di saper estrarre molta energia dall’alimentazione, trasformando anche una semplice insalata in una bomba calorica.

Come si può intuire, non solo il consumo degli alimenti è decisivo per perdere o acquisire peso, ma anche la propria flora intestinale influisce significativamente sul processo della trasformazione alimentare e del metabolismo dei grassi.

Tuttavia esiste un particolare elemento/alimento, contro il quale voglio oggi mettervi in guardia, spacciato dall’industria come “salutare”, in realtà danneggia significativamente il vostro tipo di intestino e può farvi ammalare: mangiare troppo.

Per saperne di più sul senso della sazietà e sul senso della fame, consultate il TAG “Cibo” e troverete ….pane per i vostri denti.

Numero2034.

 

M O T T E T T O :    D O L C E T T O    O    S C H E R Z E T T O.            (Rappetto)

( ovvero “Il sogno di un uomo ridicolo”     di   Fjodor  Dostoevskij )

 

Non concordo con il detto

che a tavola ed a letto,

non si deve aver rispetto.

Provo, in questo poemetto,

a spiegare il mio concetto.

Quando a tavola mi metto,

io non cado nel vizietto

di fare un gran banchetto,

altrimenti, sono schietto,

per me, come a Caporetto,

è un nefasto trabocchetto.

Debbo stare circospetto,

sobrio, umile e corretto:

è in gioco il mio aspetto

di dinamico vecchietto.

Ma se faccio il furbetto,

come fossi un giovinetto,

se del cibo prediletto

ogni eccesso mi permetto,

di mangiare io non smetto

e mi faccio lo sgambetto

per quel vizio maledetto.

Per sembrare un fighetto,

a rinunce son costretto:

ogni giorno un fioretto!

 

Ma, quando sono a letto

con l’ignobile progetto

di cantare un bel duetto,

beh, allora, lo ammetto,

io non faccio l’angioletto,

ma divento un diavoletto:

le rinunce non le accetto.

Già ho fatto il chierichetto,

quando ero un ragazzetto,

Ora che sono un ometto,

e il peccato è negletto,

mi comporto da maschietto

senza tema o preconcetto.

Già intravvedo il sorrisetto

di chi nutrirà il sospetto

che sembro un po’ bulletto:

son sicuro, ci scommetto!

Ma, per gioco o per diletto,

a costui farò un dispetto

e, alla fine del sonetto,

gli suggerirò un precetto,

con un ultimo versetto:

se vuoi essere perfetto,

parco, a cena, e poveretto,

ma, spregiudicato a letto.

 

N.d.R.   Ogni riferimento a persone o situazioni reali è puramente casuale o ….. improbabile.

 

 

Numero2018.

 

S T A V O L T A   P A R L O   D I   P A N C E T T A.

 

Perché è così difficile perdere il grasso addominale, rispetto all’altro tipo di grasso che si trova nel resto del corpo?
Beh, perché è intimamente legato alla glicemia, cioè il livello di zucchero presente nel sangue.
La glicemia di una persona sana, a digiuno la mattina, dovrebbe essere intorno a 85/90 mg/dl (milligrammi per decilitro di sangue), Se misuriamo la glicemia di una persona con tanto grasso viscerale, sicuramente riscontriamo un valore sensibilmente più alto. Perché questo?

Perché il glucosio, solitamente, quando non ce n’è bisogno e quindi non viene impiegato, non viene messo in circolo nel sangue e rimane immagazzinato nel fegato, che è il grande magazzino del glucosio, sotto forma di glicogeno. Quando c’è bisogno di zucchero, il fegato viene spronato a rilasciare nel sangue il glicogeno ( che è un polisaccaride polimero del glucosio e significa “generatore di glucosio”).
Quand’è che c’è bisogno di zucchero, che si può considerare il nostro “carburante”? Quando c’è bisogno di energia e noi abbiamo bisogno di energia quando siamo sottoposti ad uno stress, parola che conosciamo bene e che si può tradurre genericamente come “impegno, pressione, tensione” e può essere acuto o cronico.
Per esempio, prendete l’uomo primitivo che si vede assalito da una belva: in questa circostanza, nel suo corpo c’è bisogno di tanto zucchero, energia pronta che va ai muscoli e al cervello, per organizzare la propria difesa ed essere reattivo, rapido, per fuggire o lottare.

Cosa succede quando sei stressato e il tuo stress è troppo alto?
Che il tuo fegato rilascia zuccheri nel sangue, che, però, non vengono bruciati, cioè utilizzati come combustibile.
Se tu fossi l’uomo primitivo, inizieresti a correre, a scappare o a combattere con grande dispendio di energie  ( a seconda che tu abbia più o meno fegato, da cui la famosa espressione “avere fegato”, cioè avere coraggio).
Se, invece, sei stressato ma seduto davanti al computer, il tuo zucchero rilasciato nel sangue non viene bruciato e si trasforma in grassi, specialmente in grassi viscerali, proprio nella zona più prossima al fegato. Anzi, è proprio il fegato che si “ingrassa” per primo (fegato steatosico), riempiendosi di tanti piccoli grumi di grasso che, a lungo andare, ne riducono anche la corretta funzionalità. Non c’è nemmeno tempo, per il corpo, di impiegare in altri modi lo zucchero rilasciato dal fegato.

Avere la glicemia alta non va bene per niente. Il corpo rispetta dei meccanismi ancestrali e vuole che quello zucchero diventi grasso per mantenerlo nei depositi, per i tempi peggiori (ad esempio, per i periodi di carestia). Ma oggi, il benessere ha cancellato le carestie e ci ha lasciato il grasso localizzato nell’addome. Con la vita sedentaria di oggi, bruciare zuccheri diventa sempre più difficile: è questa la principale, vera causa dell’ingrassamento, specialmente a livello addominale.
Il consiglio pratico migliore che posso dare è quello di muoversi il più possibile, se non di praticare qualche sport, e di implementare l’assunzione di ortaggi verdi e soprattutto di quelli a foglia verde, ricchi di magnesio, un minerale fondamentale, di cui spesso siamo in deficit.
Inoltre, è importante evitare, o almeno limitare drasticamente, tutti quegli alimenti aggressivi che creano intolleranze ed allergie: fra i più comuni, i latticini, per l’intolleranza al lattosio ed i cereali come il grano, il frumento, il mais, l’orzo, la segale ecc. La celiachia la conosciamo tutti, è una reazione allergica potente e ci sono persone che non possono toccare niente che provenga dai farinacei. È vero, inoltre, che, se anche non si è celiaci, alcuni alimenti, specialmente quelli derivati da cereali raffinati, possono creare delle reazioni di intolleranza o di allergia che sono minime, che non superano i livelli di soglia, ma che sono in grado di provocare, comunque, delle reazioni autoimmuni.
Per questo, dopo esserti mangiato quel bel piatto di spaghetti dalla nonna, ti potresti sentire appesantito, con sonnolenza, con flatulenza e, magari, correrai in bagno con la diarrea, però darai la colpa al condimento.

Ma siamo in Italia, e tu prova a demonizzare un piatto di spaghetti e ti sentirai etichettare come ignorante e menagramo. Un piatto di pasta con qualunque condimento e con una buona manciata di parmigiano o di pecorino ti fa passare la fame, è vero, ma è tutt’altro che salutare, se non hai un dispendio di energie congruo e proporzionale. Lo mangio anch’io, ma non più di una volta per settimana, in nome delle vecchie abitudini.
Ricordiamoci che gli unici zuccheri (carboidrati) che possono non nuocere sono quelli contenuti nella verdura, nella frutta e nei legumi a basso indice glicemico. E ricordiamoci del nostro microbiota, in due parole, della nostra flora intestinale. Come fai a nutrire il tuo intestino e il tuo microbiota? Mangiando quegli alimenti che arrivano proprio fino all’intestino (parte terminale). Quando ti nutri di alimenti processati, raffinati, la loro composizione è così semplice, o semplificata, che entrano nel tuo esofago e nel tuo stomaco ed, essendo semplici, vengono subito assimilati a livello gastrico e nella prima parte dell’intestino. Questo fa sì che li mangi, ma non arrivano fino in fondo, nell’intestino profondo, nell’intestino crasso vero e proprio e quindi non nutrono il microbiota.
Invece alimenti complessi come le verdure, come la frutta, come anche i legumi che il tuo stomaco fa fatica a scomporre per la presenza delle fibre insolubili che non è in grado di assimilare, ebbene, questi tipi di cibi arrivano fino al tratto terminale dell’intestino e vanno a nutrire il microbiota.
Il microbiota è oltremodo importante, perché è in questo ambiente intestinale che viene promossa la produzione della serotonina, l’ormone del benessere, del buonumore e di tutti gli altri neurotrasmettitori positivi.
Non per niente, il nostro intestino viene consideraro il “secondo cervello” del corpo umano.
E così come è importante dare al nostro cervello buone idee e buoni pensieri, così è altrettanto importante fornire al nostro intestino del cibo buono.

 

N.d:R. Chiedo scusa agli addetti ai lavori ( medici e nutrizionisti). Ho cercato di semplificare i concetti e i processi funzionali, per “rendere l’idea”, sempre a modo mio. Ma il contenuto dell’informazione…. rimane a prova di attendibilità, per chi non ci crede, ma vuole verificare.

Numero1985.

 

 

 

 

 

STAVOLTA SCRIVO DI  CIBO.

 

 

Voglio anch’io dire la mia e, sempre a modo mio, riguardo ad un argomento, sul quale sono  stati scritti migliaia di libri, e che è costantemente all’attenzione di tutti noi: il cibo.
Lo farò, sulla traccia di un palinsesto preesistente (copiato e incollato, ma anche integrato e modificato), sul quale inserirò, qua e là, senza un criterio metodologico, i miei commenti, le valutazioni, le variazioni, qualche suggerimento, alcune personali esperienze, abitudini e….considerazioni.
Che titolo ho per farlo? – vi chiederete. E io vi rispondo: semplicemente in qualità di essere umano che mangia, come tutti (o quasi), tre volte al giorno, ogni giorno, e che, come tutti, ha grossi problemi a mantenere un peso decente e una “figura” umana. Del mio argomentare su questo tema, fate pure quel che volete, magari ci potrete ridere sopra, non importa. Per intanto, sarà un buon promemoria, innanzi tutto, per me che, per forza, debbo considerarmi il primo lettore interessato e il primo “apprendista” delle “buone” regole che, bene o male, verranno qui esposte.
Quello che qui scriverò, sarà focalizzato molto più sul COME e, molto meno, sul QUANTO e sul QUALE.

 

 

Come Mangiare Correttamente

 

Ci sono così tante informazioni disponibili riguardo al mangiare sano che è difficile decidere a chi dare credito. Potresti aver letto e sentito ogni tipo di indicazione sugli alimenti da preferire e su quelli da evitare, ma per non fare confusione è meglio affidarsi a poche semplici regole che aiutino a prendere le giuste decisioni a tavola. Comincia assicurandoti che la tua dieta includa bevande e cibi sani e nutrienti. Dovrai apportare alcune modifiche alle tue abitudini alimentari; per esempio: cucinare i tuoi pasti, leggere le etichette e sostituire gli alimenti dannosi per la salute con altri più sani e genuini. Puoi trarre vantaggio anche dal ripartire correttamente i pasti, nell’arco della giornata.

 

 

Migliorare le Abitudini Alimentari

 

1

Evita i cibi che fanno male e sostituiscili con altri più salutari. Con qualche piccola sostituzione puoi migliorare le tue abitudini alimentari in modo semplice e indolore. Valuta se tra i cibi che mangi abitualmente ce ne sono alcuni dannosi per la salute e cerca un’alternativa più sana per soddisfare lo stomaco senza ripercussioni. In alcuni casi sarà sufficiente scegliere una versione con meno grassi, mentre in altri dovrai trovare un alimento diverso, ma altrettanto appagante.

N.d.R.   Non che facciano male ( è nella dose che sta il veleno), ma, certamente, non aiutano due alimenti di cui pensiamo di non poter fare a meno: lo zucchero e il sale.
Noi li aggiungiamo allegramente e, crediamo, impunemente. Essi si trovano già, in dosi massicce, in tutti i cibi preparati o pronti che acquistiamo. Le aggiunte, che paiono normali, diventano eccessive; lo zucchero, notoriamente, fa ingrassare, e parecchio, il sale provoca ritenzione idrica. Insieme, garantiscono un aumento invisibile e notevole di peso.

Provate a restare senza zucchero e sale aggiunti per un mese. Vi accorgerete della differenza e, in più, acquisterete una nuova percezione dei gusti e dei sapori degli altri cibi, che non sapevate di aver perso.

Per quel che riguarda il gusto salato, cercate di sostituire il cloruro di sodio (il comune sale da cucina) con le spezie. Anche con queste basta farci l’abitudine e il cibo sarà saporito forse anche meglio.

 

 

 

2

Abituati a leggere le etichette. In questo modo potrai evitare i prodotti che contengono ingredienti nocivi per la salute, come zuccheri aggiunti e grassi trans. Leggi l’etichetta nutrizionale di tutti gli alimenti confezionati e se hanno un contenuto elevato di grassi, zuccheri o sodio, non mangiarli. Sul lato anteriore della confezione di molti prodotti è indicato se si tratta di un alimento a basso contenuto di grassi, zuccheri o sodio, ma è sempre meglio controllare l’etichetta nutrizionale sul retro per assicurarti che si tratti realmente di una scelta sana.

Leggi anche la lista degli ingredienti. Se stai cercando di evitare un ingrediente specifico, come zucchero, olio o grano, puoi capire facilmente se un prodotto è da evitare leggendo la lista degli ingredienti sul retro dell’etichetta.

 

 

3

Pesa tutto quello che mangi per non esagerare con le quantità. Sull’etichetta degli alimenti confezionati è indicato il peso di una singola porzione. Per assicurarti di non superare la quantità di grassi e calorie indicata per una persona, devi pesare o dosare ogni alimento prima di mangiarlo. Usa una bilancia o un dosatore per i liquidi e segui le indicazioni sulla confezione per misurare correttamente le porzioni. Per esempio, se vuoi preparare un piatto di pasta e condirla con un sugo pronto, leggi le indicazioni sulla confezione di pasta e sul barattolo di sugo e usa una bilancia e un dosatore per i liquidi per misurare una singola porzione.

Con il passare degli anni, non solo le porzioni nei ristoranti, ma anche quelle dei cibi confezionati sono aumentate. La dimensione di bottiglie e confezioni è cresciuta, quindi fai attenzione, leggi attentamente le etichette e assicurati di dosare bene le porzioni.

N.d.R.   Intervengo per aggiungere che una pratica da raccomandare è questa. Impariamo tutti a proporzionare il piatto che stiamo preparando alla percezione della fame che sentiamo. Meno un po’. Se possibile, è auspicabile.
La quantità del cibo deve essere discreta, modesta, minore di quanto pensiamo. Caso mai, abbiamo la possibilità di integrare all’ultimo, ma solo se necessario. Mentre se portiamo in tavola vassoi ricolmi, piatti straboccanti, porzioni MAGNUM, ci sentiremo, non solo invogliati, ma addirittura obbligati a darci dentro senza limite e senza freni. La vista del cibo è “golosa”.

 

 

4

Non tenere in casa alimenti che fanno male alla salute per non cadere in tentazione. Per non cedere alle lusinghe del cosiddetto cibo spazzatura o di qualunque altro alimento dannoso per la salute, evita di comprarlo. Se non hai a portata di mano alimenti che ti fanno male, non avrai la tentazione di mangiarli. Se è necessario, vaglia il contenuto di dispensa e frigorifero e butta via tutto quello che non dovresti mangiare.

N.d.R.   Hai un certo languorino, un “buco” nello stomaco che ti piacerebbe riempire con qualcosa di sostanzioso? Inganna la tua fame con un sostitutivo utilissimo e insospettabile: l’acqua. Fresca, magari con un po’ di succo di limone. Aiuta l’idratazione del corpo e ti fa arrivare, sano e salvo, al prossimo pasto, semplicemente riempiendo e  “gonfiando” lo stomaco con zero calorie. Molte diete prescrivono pure gli spuntini fra un pasto e l’altro. Io consiglierei di evitare l’assunzione di cibi solidi e di bere, come spuntino, l’acqua.
Zero calorie e buona idratazione. Dicono pure di bere circa due litri d’acqua al giorno; e quando li beviamo se non così, in queste occasioni?

 

 

 

5

Mangia in modo consapevole per apprezzare maggiormente il cibo e accorgerti di quando sei sazio. Se a tavola rimani concentrato, hai la possibilità di rallentare il ritmo, mangiare meno, digerire meglio e gustare di più ogni piatto. Mangia seduto a tavola, mai in piedi, e cerca di mantenere un ritmo pacato che ti consenta di terminare il pasto, in non meno di una ventina di minuti. Altre strategie che possono aiutarti a mangiare correttamente sono:

Eliminare le distrazioni durante i pasti, per esempio spegni il televisore e metti via il telefonino;

Prestare attenzione all’aspetto e al profumo del cibo prima di iniziare a mangiare;

Impugnare la forchetta o il cucchiaio con la mano non dominante: ti aiuterà a rallentare i gesti.

Masticare lentamente e assaporare ogni boccone.

 

N.d.R. : Dirò qualcosa a proposito del SENSO DELLA FAME. Siccome è molto importante, mi faccio precedere da qualche spiegazione scientifica, espressa, però, in linguaggio comprensibile.
Il SENSO DELLA FAME è regolato da un ormone, la GRELINA.
La GRELINA segnala al cervello quando abbiamo fame o quando le nostre energie si stanno esaurendo. Sarebbe auspicabile che il suo segnale fosse il più accurato possibile, ma è importante notare che lo stress e la mancanza di sonno possono alterare i livelli di GRELINA e quindi aumentare il nostro senso di fame.
La GRELINA, l’ormone che stimola la fame, induce ad aumentare l’assunzione di cibo e aumenta la massa grassa.
È prodotta da cellule che si trovano sul tessuto che riveste lo stomaco e dalle cellule epsilon del pancreas.
La GRELINA viene anche prodotta dal nucleo arcuato ipotalamico del cervello, dove stimola l’ormone della crescita.
La mancanza di sonno è comunemente associata ad alti livelli di GRELINA che causano un aumento del consumo di cibo. La produzione della GRELINA è regolata dalla presenza di un altro ormone importante, perché antagonista, la LEPTINA: solo il calo di questo ormone permette alle cellule dello stomaco di produrre l’ormone specifico della fame.
La LEPTINA è un ormone (chiamato ormone della SAZIETA’) prodotto dalle cellule adipociti (del grasso), durante l’assimilazione dei lipidi trasferiti dalle lipoproteine. Questo messaggero, oltre ad inibire la produzione di GRELINA, non facendoci percepire la fame, agisce sulle funzioni della tiroide. Il meccanismo della LEPTINA è tra i più studiati dagli scienziati che si occupano dell’obesità. Infatti, le persone obese dovrebbero sentirsi sazie, mentre in effetti, sono affette da una sensazione di fame perenne.
La masticazione è una fase importantissima dell’assimilazione del cibo. “Prima digestio fit in ore” (la prima digestione si fa in bocca”), dicevano i Latini. Una mia cara amica racconta sempre che suo padre insegnava, a lei e alla sorella, a masticare ogni boccone 40 volte. Forse era un po’ troppo, il pasto sarebbe stato lunghissimo, ma diciamo che non meno di 20 volte, per andare verso le 30 volte per i cibi più consistenti, potrebbe essere una buona abitudine. Innumerevoli sono i vantaggi, mentre sono spiacevoli le conseguenze in caso contrario, quando cioè, il boccone viene ingurgitato, freneticamente e spasmodicamente per la troppa ingordigia.
Pochi sanno che il nostro cervello percepisce il senso della sazietà, attraverso la LEPTINA, non solo, ma anche proporzionalmente al numero delle masticazioni. Se abbiamo masticato per mezz’ora, mangiando 300 grammi di cibo, sentiremo lo stesso livello di sazietà che se avessimo masticato mezzo chilogrammo in dieci minuti.
Durante la masticazione, tutti abbiamo un lato privilegiato del cavo orale per triturare e ridurre il cibo in poltiglia. Proviamo ad alternarlo con quello opposto della bocca: in questo modo aumenteremo il livello di percezione del gusto del cibo, perché il numero di papille gustative in funzione è raddoppiato. E ci sentiremo sazi molto prima.
Altra tecnica che io consiglio è quella di appoggiare le posate (chissà, forse si chiamano “posate” proprio perché devono essere posate) sui lati del piatto, sempre, dopo aver messo un boccone in bocca, e non riprenderle, per preparare un altro boccone, se non prima di aver finito di masticare completamente e aver inghiottito il boccone precedente. Parlo anche dell’estetica del gesto: è bruttissimo vedere una persona che si infila in bocca un boccone, avendo però la bocca ancora piena o semipiena del boccone che sta masticando. Conta, in tal modo, solo la quantità e non la qualità, che, con poche masticazioni, non verrà gustata mai fino in fondo.

 

 

6

Prendi consapevolezza del tuo stato emotivo per sconfiggere la fame nervosa. Se tendi a mangiare per allontanare sentimenti negativi come la noia, la tristezza o la solitudine, il nervosismo e le contrarietà, devi trovare il modo di gestire le emozioni e tenere a bada la fame emotiva. La fame nervosa ti porta a mangiare anche quando non ne hai realmente bisogno, a titolo autogratificativo e consolatorio, a scegliere alimenti dannosi per la salute e a esagerare con le quantità. Imparare a gestire le emozioni negative in altro modo ti aiuterà a sviluppare delle abitudini alimentari più sane.

 

 

 

Scegliere Bevande e Alimenti Sani

 

1

Riempi metà del piatto con frutta e verdura a ogni pasto. Sono entrambe ricche di sostanze nutrienti, di fibre e sono povere di calorie rispetto alla maggior parte degli altri cibi. A ogni pasto, riempi metà del piatto con 1-2 porzioni di verdura o frutta; ti aiuteranno a sentirti sazio in poco tempo e a lungo. Puoi cuocere le verdure come preferisci, per esempio al vapore, in padella o lessate in acqua bollente.

Se preferisci mangiare le verdure crude, prepara un’insalata mista, ma non come contorno, bensì come cibo di primaria importanza. Sono le altre qualità di alimenti (carboidrati, proteine e grassi) che devono essere consumati come contorno.

N.d.R.   Qui vorrei intervenire per spezzare una lancia a favore di questa impostazione dietetica che privilegia la verdura e la frutta come parte più consistente di un pasto.
La famigerata “Dieta Mediterranea”, a mio modesto avviso, è troppo sbilanciata a favore dei carboidrati,
Le proporzioni di cui sopra sono, infatti:
50%   frutta e verdura,
25%   carboidrati (integrali)
25%   proteine.
Non indico i lipidi per semplificare.

Mentre la “Dieta Mediterranea” prevede:
30%   frutta e verdura,
55% – 60%   carboidrati,
10% – 15%   proteine.
Non indico i lipidi per semplificare.

Ricordiamo tutti la famosa piramide, in cui dal lato di base fino a oltre la metà della sezione triangolare, ci sono solo carboidrati e cereali (in genere). La verdura è quasi la metà, e i carboidrati più del doppio, rispetto all’ipotesi sopra indicata. Voglio vedere il confronto dopo, ad esempio un anno: sono sicuro che chi fa la “Dieta Mediterranea” peserà 5 – 8 Kg di più di  chi fa la prima dieta.

 

 

2

Limita i carboidrati raffinati e includi i cereali integrali nella dieta. Nella loro versione integrale, gli alimenti ricchi di carboidrati sono più sani perché hanno un contenuto di sostanze nutrienti e fibre maggiore. Ti aiutano anche a sentirti sazio più a lungo e ad avere energia per più tempo. Scegli pane, pasta e riso integrali al posto della versione raffinata tradizionale.

 

 

 

3

Includi una porzione di proteine magre in ogni pasto. Le proteine devono essere sempre presenti e occupare circa un quarto del piatto. Gli alimenti ad alto contenuto di proteine includono carne, pesce, legumi e uova. Anche alcuni latticini sono ricchi di proteine, come il formaggio ( quello stagionato è preferibile perché senza lattosio). Prediligi sempre le proteine magre, per esempio puoi scegliere tra petto di pollo, carne di tacchino macinata, fagioli, altri legumi, uova e pesce azzurro. In questo modo ridurrai l’apporto di grassi e colesterolo a favore della salute generale del corpo. Leggi le indicazioni sulla confezione per misurare correttamente le porzioni. La quantità consigliata varia in base alla fonte di proteine. Per esempio, una porzione di carne o pesce equivale a circa 90 g, mentre una porzione di fagioli o di formaggio, a circa 120 g.

N.d.R.   Chi ha mai sentito parlare del PEPTIDE YY ? Il PYY è un altro ormone che ci dice quando smettere di mangiare.
Le proteine e i grassi provocano il rilascio di un sacco di PYY e, per questo, sono molto sazianti. I carboidrati, al contrario, inducono la secrezione di quantità relativamente limitate di PYY, il che spiega perché, se fate colazione con un cappuccino e una brioche, pochissimo tempo dopo, vi trovate affamati come lupi. Come dato di fatto, i carboidrati hanno un tempo di assimilazione e digestione, sempre, entro le tre ore; mentre le proteine e i lipidi vengono digeriti non prima delle 4,5 – 5 ore. E, in questo modo, non ci fanno sentire i morsi della fame quasi fino all’ora del pasto successivo. Invece, i carboidrati, una volta digeriti ci avvertono di avere fame a causa della famigerata “calata degli zuccheri”. A parziale integrazione della nota precedente riguardante il SENSO DELLA FAME.

 

 

4

Limita il consumo di grassi e oli. Un apporto sano di grassi corrisponde a circa il 20-35% della dieta. Per esempio, seguire una dieta da 2.000 calorie, significa dover assumere circa 40-80 g di grassi al giorno dato che ogni grammo equivale a 9 calorie. Gli esperti raccomandano di scegliere grassi sani, come quelli monoinsaturi o polinsaturi (di origine non animale), e di limitare o evitare quelli nocivi per la salute come i grassi saturi (generalmente di origine animale) o trans (come i grassi idrogenati industriali). Includi 2-3 porzioni di olio extravergine di oliva, e di frutta secca, nella dieta quotidiana, per fornire al corpo la giusta quantità di grassi sani. Assicurati che le calorie che provengono dai grassi saturi non superino il 10% dell’apporto quotidiano. Per esempio, se segui una dieta da 1.700 calorie al giorno, solo 170 calorie possono provenire dai grassi saturi (l’equivalente di circa 20 g).

Leggi tutte le etichette per sapere se sono presenti grassi trans. Se un alimento contiene grassi trans, non comprarlo o non mangiarlo. Generalmente sono contenuti nella margarina, nel grasso vegetale che si usa in pasticceria, nei preparati solubili e in molti prodotti da forno confezionati, come le merendine.

N.d.R.  A proposito di dolci e di merendine. Genitori e nonni, a voi è affidato dalla natura il compito di educare i vostri bambini, anche alla percezione dei gusti. Vi prego, non “allenate” i piccoli al gusto del dolce, in particolare. Crea dipendenza, è una droga subdola, mascherata da messaggio gratificante. Non fatevi voler bene perché date loro i cibi dolci, ma perché non glieli date. Loro non lo sanno, ma lo capiranno da grandi. Conquistate la loro benevolenza e gratitudine, ricorrendo ad altri mezzi di comunicazione affettiva, confezionati, in proprio, dal cuore e non acquistati, in fretta, al supermercato.

 

5

Bevi principalmente acqua e limita o evita le bevande zuccherate. L’acqua fornisce al corpo l’idratazione necessaria e per rimanere in salute non hai bisogno di bere altro. Se ti piacciono le bibite, cerca di limitarne il consumo. Non bere più di 250 ml di succo di frutta al giorno (l’equivalente di una porzione) ed evita le bibite gassate o zuccherate. Non esiste una regola valida per tutti riguardo a quanta acqua bere ogni giorno. Dovresti bere ogni volta che hai sete. Controlla il colore delle urine; se sono pallide o trasparenti e non sei assetato, significa che il tuo corpo è ben idratato.

Elimina o modera gli alcolici. Non superare la quota di un drink al giorno se sei una donna o di due drink se sei un uomo. Un drink equivale a 330 ml di birra, 150 ml di vino o 45 ml di liquore.

 

6

Di tanto in tanto, concediti qualcosa di sfizioso e non importi divieti assoluti. È importante compiere delle scelte sane per la maggior parte del tempo, ma in alcune occasioni non c’è nulla di male nel concederti uno sfizio. A patto di avere un’alimentazione quotidiana sana, di tanto in tanto è accettabile concederti per esempio un paio di fette di pizza, un gelato o una fetta di torta. Cerca di limitare queste occasioni a 1-2 volte alla settimana e programmale in anticipo per ridurre il rischio di andare oltre i limiti. Per esempio, puoi decidere di mangiare la pizza il venerdì sera o un gelato la domenica pomeriggio.

Valuta e registra quante calorie extra comporta quella concessione se stai seguendo una dieta con un apporto calorico limitato. Puoi utilizzare un diario alimentare o una app. Per esempio, 2 fette di pizza corrispondono a circa 600 calorie, quindi il venerdì è meglio programmare un pranzo leggero per far quadrare i conti.

 

Ripartire i Pasti durante la Giornata

 

1

Impara a capire quando hai davvero fame. Se sai riconoscere i segnali della fame, non rischi di mangiare per noia o più del necessario. Quando non sei certo di essere affamato, rifletti per un istante su quando e quanto hai mangiato l’ultima volta. Se sono trascorse più di tre ore, potresti avere fame. Se invece hai mangiato meno di tre ore prima, la voglia di mangiare potrebbe scaturire da altre motivazioni. Se sono passate meno di tre ore dall’ultimo pasto, poniti alcune domande prima di mangiare. Puoi usare il metodo “HALT” per capire se è veramente la fame che ti spinge a mangiare.

“HALT” è un acronimo ( parola formata dalle lettere iniziali di altre parole) che sta per:

“Hungry”,
“Angry” (o “Anxious”),
“Lonely”
“Tired”,

ovvero per affamato, arrabbiato (o ansioso), solo e stanco. Se non si tratta di vera fame, chiediti se stai provando rabbia, ansia, solitudine o stanchezza. In tal caso, cerca un modo alternativo per superare queste emozioni negative.

Per esempio, se per qualche motivo ti senti arrabbiato (o ansioso), cerca di definire la causa del tuo stato d’animo. Se ti senti solo, chiama un amico e fissa un incontro anziché cercare conforto nel cibo. Se sei stanco, fai un sonnellino per sentirti meglio.

 

 

2

Mangia a intervalli regolari. Distribuendo pasti e spuntini in modo equo nell’arco della giornata, avrai l’energia che ti serve per affrontare al meglio tutti i tuoi impegni. Fai una colazione sana appena sveglio per iniziare bene la giornata, uno spuntino a metà mattina, un pranzo nutriente e leggero, una merenda a metà pomeriggio e poi cena con almeno tre ore di anticipo rispetto all’ora in cui prevedi di andare a letto. Non saltare i pasti. Il rischio è di arrivare estremamente affamato al pasto successivo e di mangiare più del dovuto per compensare.

Suggerimento: fai una colazione abbondante al mattino seguita da pasti leggeri distribuiti equamente fino a sera. In questo modo riuscirai a mantenere alti i livelli di energia durante tutto il giorno.

N.d.R.   Eat breakfast like a king, lunch like a prince and dinner like a pauper.
Mangia a colazione come un re, a pranzo come un principe, a cena come un povero.
Questo semplice, popolare detto Inglese è molto chiaro sulla metodologia di assunzione dei pasti, per quel che riguarda la quantità. Ed è esattamente il contrario delle abitudini “mediterranee”, che noi crediamo essere il vangelo delle buone pratiche nutrizionali. No, signori: la brioche e il cappuccino, al mattino, saranno anche buoni e veloci, ma non vanno bene. Il metabolismo, di prima mattina, dopo 10-12 ore dall’ultimo pasto, è molto efficiente e ben sveglio, forse più di noi, che, invece, lo ripaghiamo con un misero apporto calorico. Ricordiamoci che il metabolismo esaurisce la sua “carica” di assimilazione e trasformazione in poche ore. Già verso le 15 del pomeriggio, non lavorerà più per noi: è un operaio “part time”. Concentriamo , pertanto, la maggiore quantità di cibo nella prima parte della giornata, per diminuirla drasticamente con l’avvicinarsi della sera e del sonno.
Per partire per un viaggio impegnativo, facciamo il pieno di carburante prima della partenza. Non sentiremo fame per tutto il giorno e arriveremo a letto leggeri.

 

3

Cena presto per concedere una pausa all’apparato digerente. L’organismo non ha bisogno di carburante mentre riposa e durante il sonno. Se la cena è troppo vicina all’ora di andare a dormire, la qualità del sonno può risentirne; inoltre, il corpo non riuscirà a processare correttamente il cibo e tenderà a immagazzinarlo sotto forma di grasso superfluo. Dovresti smettere di mangiare almeno tre ore prima di andare a letto per concedere al corpo una lunga e benefica pausa tra cena e colazione.Per esempio, programma la cena alle 19:00 se intendi andare a dormire alle 22:30 – 23:00, dopodiché non mangiare più nulla fino alla colazione del mattino dopo.

 

 

4

Prova una dieta a digiuni intermittenti. Puoi mangiare normalmente, ma entro una finestra temporale di 8-10 ore che deve corrispondere alla parte della giornata in cui normalmente sei più attivo. La dieta a digiuni intermittenti limita il periodo in cui puoi mangiare e concede più tempo al corpo per bruciare le calorie assunte. Come risultato tenderai a mangiare meno. Considera quali sono i tuoi impegni quotidiani e fissa una finestra temporale in cui inserire tutti i pasti in accordo con il tuo stile di vita. Per esempio, puoi decidere di inserire tutti i pasti in una finestra temporale che va dalle 8:00 del mattino alle 18:00. In questo caso puoi fare colazione alle 8:00, pranzare a mezzogiorno e cenare alle 6:00 del pomeriggio.

 

Consigli

  • Cerca di cucinare la maggior parte dei tuoi pasti. Quando prepari i tuoi pasti personalmente sai esattamente cosa mangi e puoi tenere sotto controllo le porzioni. È anche un buon modo per risparmiare e garantire al corpo ingredienti sani e di qualità.
  • Evita le diete che limitano l’apporto di macronutrienti importanti per la salute. Le diete molto restrittive portano buoni risultati nell’immediato, ma non sono adatte a essere seguite a lungo termine.
  • Di tanto in tanto concediti qualcosa di sfizioso. Non essere troppo rigido, quello che conta è mangiare in modo sano per la maggior parte del tempo. Occasionalmente puoi concederti qualcosa che ti piace: una pallina di gelato, un quadratino di cioccolato o un bicchiere di vino.

 

N.d.R.   Se siete arrivati fin qui, chiederò ancora un po’ di pazienza per esporre un’ultima considerazione.

Quando andiamo al ristorante per un pranzo o una cena per festeggiare qualche festività o ricorrenza, se concordiamo con il ristoratore il menù da servire, è la regola che ci venga proposto un menù unico, cioè uguale per tutti. Questo per ovvi motivi di praticità e, forse anche, di economicità. E nessuno se ne meraviglia.
Io, invece, sì. Direte che a me piacciono i paradossi: è vero. Ho una certa libidine di inoculare il dubbio nelle certezze consolidate e mai verificate, nelle consuetudini stagnanti della pigrizia mentale. Io non sono d’accordo che il pasto per 10 o 50 persone sia lo stesso uguale per tutti. Se siamo, mettiamo in venti, tutti e venti siamo diversi, per sesso, per età, per storia di salute e di malattie. Perché mai dovrebbe essere giusto e normale mangiare gli stessi cibi?
Se potessi, farei scegliere a ciascuno i piatti che più sono graditi, secondo il proprio gusto. Ma con la speranza che ognuno conosca, per bene, quali sono i cibi giusti, ciascuno per sé.
Ognuno di noi dovrebbe veramente conoscere quali sono i cibi che gli vanno bene, sia come gradimento sensoriale che come rispondenza allo stato di salute. Ma, forse è pretendere troppo.
Oggi, e non da molto, cominciano a fioccare le eccezioni: chi ha la celiachia, chi ha l’intolleranza per il lattosio, chi non può mangiare la pesca perché gli provocherebbe una reazione allergica e così via dicendo.
Io ho i miei gusti, mi piacciono determinati cibi e non ci penso proprio di mangiarne altri che mi provocano problemi e, come me, tutti gli altri hanno la loro storia alimentare da raccontare, che non dovrebbe essere riassunta e sintetizzata in un menù uguale per tutti. Ad esempio, se vengo invitato ad una cena a base di pesce, cortesemente rifiuto. A meno che, come quasi sempre accade, si prevedano espressamente alcuni piatti alternativi solo per me.
Dico questo per inquadrare un concetto più generale, cioè che ognuno dovrebbe essere informato, consapevole, anzi, addirittura, esperto dei cibi che sono adatti alla sua carta d’identità alimentare. È il miglior modo per approcciarsi ad una condizione di salute durevole e soddisfacente. Studiamoci tutti meglio.

 

 

 

 

 

 

 

Numero1648.

Ci sono 4 sostanze alimentari, il cui consumo,  se sregolato od eccessivo, può diventare tossico per il nostro organismo:

lo zucchero,

il sale,

la farina,

il latte.

Non ci meravigliamo se sono molto importanti e comuni nella nostra alimentazione: ricordiamoci che è la dose che fa il veleno.

Sorprendiamoci, però, nel constatare che sono tutte e 4 BIANCHE.

Aggiungo anche questa: sono tutte 4 con la P

pane,

pasta,

pizza,

patate:

è meglio se le evitate (o, almeno, le limitate).