Numero3407.

 

U O M O    S O L O             (visto da una donna ….)

 

Un uomo che sta bene solo

è molto pericoloso, perché,

se non lo rispetti, se ne va,

non ti supplica, non ti rincorre,

se fai sceneggiate inutili

ti ignora, se provi a manipolarlo

e minacci di lasciarlo,

ti aiuta a fare i bagagli e ti

apre la porta, per farti uscire.

Perché un uomo che sta

bene da solo e ci è abituato,

non ha tempo per i capricci,

non tollera i giochetti mentali,

non si umilia per l’amore.

Un uomo così, non ci crederai,

non si accontenta di chiunque,

non cerca compagnia, cerca valore.

E, se non lo trova in te,

resta da solo, ma in pace.

Numero3152.

 

da  QUORA

 

U O M I N I

 

Scrive Marco Giallini, corrispondente di QUORA.

 

Mi sento di poter dividere gli uomini in quattro categorie che, più o meno, vanno a coprire circa il 95% dell’universo maschile.

Categoria numero 1: Gli insoddisfatti.

Tutto il giorno ripetono: la mia vita fa schifo, mia moglie non mi ama, i miei figli mi detestano.

La donna che casca in questo rapporto diventa una crocerossina. Non dice mai: io ti amo. Dice: io ti salverò.

 

Categoria numero 2: Peter Pan.

Hanno di bello che non hanno crisi di mezza età, perché sono fermi all’adolescenza.

Per loro sei un joystick, conquistarti vuole dire salire al primo livello, portarti a letto e vincere la partita.

Prediligono donne giovani, esageratamente giovani.

 

Categoria numero 3: Io vorrei – ma non posso.

Di solito, sposati con figli, ma in procinto di separarsi, in procinto di dirglielo, in procinto di andare via di casa.

Sono sempre in procinto di…., ma non fanno mai nulla, perché ora lei sta attraversando un momento difficile, perché il bambino è piccolo, perché il bambino non capirebbe.

Poi, alla festa di laurea del bambino, forse capisci che il momento giusto non arriverà mai.

 

Categoria numero 4: Infine, ci sono i buoni, belli e intelligenti.

– Ah, finalmente! Qual è il loro problema.

– La mamma.

– La mamma?

– Sì, una presenza costante e imprescindibile, fin dall’infanzia. e lì che cominciano a trasformare i loro piccoli uomini in piccoli mostri “Ma quanto è bello ‘sto pisellino? Ma come come è grosso ‘sto pisellino? Ma di chi è ‘sto pisellone?”.

Tutto il repertorio: quanto sei bello, quanto sei intelligente, quanto sei bravo.

E allora, se per metà della tua esistenza, una donna ti fa sentire Dio, perché accettare che per il resto della vita un’altra donna ti faccia sentire uno stronzo?

– Papà, però scusa, tu hai parlato del 95% degli uomini. E il restante 5%?

– Sono quelli decenti. Buona caccia al tesoro, amore mio.

Numero3140.

 

da  QUORA

 

Come si identifica un vero uomo? Quali tratti ha un vero uomo? Come definire la sua virilità?

 

Scrive Elena Rizzoli, corrispondente di QUORA.

 

Qualche giorno fa passavo vicino a un parco dove c’era un gruppetto di bambini, erano all’incirca una decina e stavano giocando a “prendi prendi”, o non so come voi chiamate quel gioco in cui ci si rincorre a vicenda e vince il primo che riesce ad acchiappare il suo compagno.

Mi sono seduta su una panchina a osservare il tramonto, mentre li guardavo giocare e ho visto una scena che mi ha commosso e mi ha fatto riflettere.

Due di questi bambini, un maschietto e una femminuccia, avranno avuto all’incirca 6 o 7 anni, si stavano rincorrendo fuori dall’area stabilita dal gruppo. Il maschio era in bicicletta e la femmina, a piedi, correva come una forsennata per non farsi acchiappare.

A un certo punto, lei inciampa con la punta del piede in una sporgenza del lastricato dovuta a una radice d’albero e, per evitare di cadere, flette leggermente il corpo verso la sua destra per non perdere l’equilibrio, ma finisce con il sedere sul selciato facendo un rumore preoccupante.

Il ragazzino in bici la raggiunge, frena bruscamente e la bici si ribalta gettandolo a terra. Lui atterra sui polsi e sul mento, non fa in tempo ad aprire i palmi delle mani perché lo zaino enorme che indossa si é capovolto nella caduta bloccando i suoi movimenti e quando è arrivato a terra ce lo aveva ormai sulla testa che gli copriva la visuale.

Si divincola dalle bretelle dello zaino e dal manubrio della bici ormai al suolo, usa le mani per rialzarsi, rivolgendo uno sguardo scioccato verso la bambina che era caduta prima di lui. Ho pensato per un momento: “Ecco, adesso inizierà a urlare e si lamenterà con la bambina perché per colpa sua è caduto pure lui, e inizieranno a litigare”.

Invece lui si pulisce rapidamente i palmi delle mani sui pantaloni e si precipita verso la bambina per aiutarla ad alzarsi, chiedendole preoccupato se si è fatta male, e scusandosi. L’aiuta ad alzarsi da terra sostenendola con entrambe le braccia e si assicura che sia tutto a posto.

Nel frattempo, sopraggiunge la sorellina più grande della bambina che ha assistito alla scena, e inizia a urlare contro entrambi i caduti quelle che erano le regole del gioco, a mo’ di banditrice: “Non si usano bici né monopattini, si corre e basta”, e il bambino va prontamente a riporre la bici chiedendo di nuovo scusa.

La caduta del maschietto, dalla mia prospettiva, era stata molto peggiore di quella della femminuccia, avrà sentito molto dolore quando è atterrato sui polsi, e stava per rimetterci pure la faccia. Eppure, ha dimenticato in fretta il suo dolore per andare ad assicurarsi che la bambina stesse bene, e ha riconosciuto il suo errore per aver usato la bici, scusandosi davanti a tutti.

Ecco, quel bambino, per quanto mi riguarda, sarà (anche se a modo suo lo è già) un vero uomo, un uomo che si preoccupa della donna, la aiuta e la protegge, che è sempre stato il compito dell’uomo in qualsiasi gruppo, umano e non. Se non ci credete potete studiare un po’ la biologia degli animali, oltre a quella degli uomini.

Ringrazio la madre che lo sta educando così, a trattare la donna con rispetto e ad essere responsabile delle sue azioni, non a frignare dando la colpa agli altri. La preoccupazione che aveva nei suoi occhi per la sua amichetta era qualcosa di intenso, che non si può spiegare a parole, sembravano una principessa e un cavaliere d’altri tempi.

Quel bambino deve avere un esempio genitoriale eccellente, soprattutto da parte del padre, che gli insegna giorno dopo giorno a comportarsi correttamente con gli altri, sicuramente tratta sua moglie con rispetto e considerazione, la fa sentire amata e protetta; un bambino che cresce in un ambiente di questo tipo, dove i ruoli genitoriali vengono ricoperti con serietà ed equilibrio continuerà a fare lo stesso nel suo futuro come uomo.

Sono certa che si comporterà come ha fatto con l’amichetta con tutte le donne della sua vita, da sua madre alle future colleghe, alla futura fidanzata ecc o moglie ecc….

Sarà nella sua natura comportarsi bene con tutti, non fare il capriccioso, maleducato, frignone e lamentoso. E non aspetterà che gli altri lo scusino automaticamente per le sue mancanze.

Per me un uomo così vale più dell’oro. Una persona su cui puoi contare, che parte dal rispetto nel rapportarsi con gli altri, che non vive di sotterfugi, che è anche galante e generoso. Un uomo così in una relazione ti permette di vivere tranquilla, ti fa sentire al sicuro, non sta a reclamare per ogni cosa, ad alzare la voce, a fare le scenate isteriche, a incolparti se le cose non vanno bene, ma chiede scusa per i suoi errori e cerca di aggiustare la situazione.

Un uomo così viene automaticamente rispettato da tutti, primo perché appunto offre rispetto sin dall’inizio nei rapporti, e poi anche perché seleziona bene le persone con cui relazionarsi. Io ho conosciuto e conosco nel mio quotidiano uomini del genere, che alla propria compagna sanno offrire sicurezza e stabilità, rispetto, dedizione, aiuto concreto, ogni cosa bella che ci possa essere. Ma come prima cosa, questi uomini rispettano se stessi, anche per questo è raro vederli fare una scenata isterica, non ne hanno bisogno perché sanno di chi si vanno a circondare.

Un uomo di valore, in conclusione, per me ha queste caratteristiche, che non hanno nulla a che fare con la bellezza o la popolarità come qualcuno ha detto, la bellezza fisica la lascio per le donne immature:

1) Stabilità, emotiva ed economica. Un uomo di valore per me è risolto, è allineato con i suoi valori, ed è in grado di provvedere a se stesso, ha lavorato sulle sue ferite emotive per realizzare i propri sogni. Non è dipendente né bisognoso, e anche il rapporto con il sesso lo vive in maniera equilibrata, non disperata come fanno certi oggigiorno.

2)Buon rapporto con l’altro sesso: non odia le donne, ma si relaziona con loro con rispetto e si aspetta lo stesso rispetto.

3) Decisione e Fermezza: Sa quanto vale e sa quello che vuole, quindi lo persegue senza demordere davanti alle sfide, allontanandosi naturalmente da ogni cosa che pregiudica la sua autostima e tranquillità

4) Amor proprio, questo dovevo metterlo all’inizio. Un vero uomo si ama, si adora, che non significa essere arrogante, ma sa quanto vale come dicevo, e si circonda solamente di persone che apportano positività e valore aggiunto nella sua vita. Non perde tempo dietro le principessine altezzose e piene di sé che non lo considerano, non si zerbina con nessuno, è disposto a trattare con i guanti qualunque donna, ma non si coinvolge più di tanto con coloro che non dimostrano interesse. In altre parole, è gentile con tutti e fedele con chi se lo merita.

5) Capacità decisionale, appunto sa scegliere chi/che cosa fa per lui e chi/che cosa no, per mantenere la sua vita in equilibrio, quell’equilibrio che ogni giorno si impegna a mantenere.

6) Valori ben chiari, ha degli ideali fermi per i quali lotta ogni giorno, anche solo nel suo piccolo e in base ai quali declina la sua vita

7) Generosità, non è taccagno o avido, non vuole tenere tutto per sé, gli piace condividere le risorse e aiutare le persone che ama o quelle che hanno bisogno fosse anche solo ascoltandole e cercando di consigliarle al meglio.

8) Raffinatezza, è un uomo che non alza la voce, non insulta o denigra gli altri per imporre la sua opinione, semplicemente esprime il suo parere e rispetta quello altrui, e dovunque vada la sua presenza si percepisce forte, mascolina, ma anche gentile. Come diceva qualcuno, non c’è niente di più forte della gentilezza e niente di più gentile della vera forza.

9) Modestia, perché anche se ha ottenuto tanti risultati, e li ha ottenuti come l’uomo valido che è, sa che non deve montarsi la testa, che non è meglio degli altri e che è venuto al mondo per capire e imparare, e per migliorarsi continuamente nella direzione che lui sceglierà.

10) e, dulcis in fundo, la più importante, l’Empatia, un uomo che è tutto concentrato su se stesso, incapace di relazionarsi con gli altri a un livello più profondo, di capire i loro stati d’animo e permettere anche agli altri di capirlo, che non sa interpretare le situazioni e muoversi al meglio in società per arrivare a realizzare i suoi obiettivi, che uomo è? Un uomo inutile.

Queste sono le caratteristiche che io trovo virili e mascoline, e che mi attraggono da morire. Un bel paio di occhi chiari e un tatuaggio accattivante forse possono piacere a una 15 enne, ma per me, in assenza di tutte queste caratteristiche, non servono a niente. Detto proprio chiaro e tondo, tondo e chiaro. Amen.

Numero3096.

 

da  QUORA

 

COME  CAPIRE  I  MASCHI?

 

Scrive Nicolò Inglese, corrispondente di QUORA

 

Si = Si.

No = No.

Non sto bene = Non sto bene.

Color pesca = Rosa.

Color Ketchup = Rosso.

Color Nocciola = Marrone.

Color Pistacchio = Verde.

Dopo = Dopo (non ora, né tra 30 s né tra 1/5 min).

Ci metto 5 min = 5 min di orologio, minuto più minuto meno.

Dammi 20 min = ci impiego 20 min circa a fare quella cosa.

Silenzio = Sto riflettendo/pensando su qualcosa (che non implica affatto te, né terze parti compromettenti per te). Non è mai un silenzio punitivo (bambinoni a parte)

E così via se hai capito il giro.

Altra cosa : siamo logici. Non ragioniamo coi sentimenti ma con la ragione, ergo siamo più razionali che emotivi oltre che pragmatici piuttosto che “stilistici”.

Tutto ciò per il quale una donna si fa tanti pensieri, per un uomo va ridotto all’osso, alla semplicità pura (o comunque è molto ma molto meno complicato di quanto pensiate).

Es: perdete 3 ore per scegliere il vestito adatto per uscire col vostro uomo, ma per lui state bene anche con le altre scelte (anche se non lo dice). Non importa cosa mettete perché apprezza voi di più dei vostri vestiti mettetevelo in testa (lo so che vi crucciate tanto anche per altro, ma per lui contate più voi che come apparite). Quindi vestitevi pure tranquillamente come volete che tanto a lui va bene lo stesso. Il fatto che si scazza quando scegliete i vestiti (sia a casa che quando fate shopping) non è che ce l’ha con voi o non è partecipe, quella è roba vostra, sono affari vostri come vi vestite, a noi non ci interessa più di tanto. Capisco che tra donne c’è competitività, ma non chiedete ad un pover’uomo che non distingue Il colore Pesca dal frutto quale sia meglio tra un blu notte o nero perché vede lo tesso colore (non sto neanche a dire quale dei due).

Poi, anche noi ci facciamo paranoie per la vostra apparente complessità mentale : non possiamo dirvi la verità perché se no ci trafiggete emotivamente (siamo più sensibili, altro che stereotipo) ma la pretendete ugualmente anche se non volete quelle scomode però dobbiamo essere “sinceri” ugualmente. Capisci dov’è l’inghippo ? Si crea un’ambiente confusionale che non segue nessuna logica ma solo l’umore del momento o chissà cosa di quello che passa per la testa di lei, che tiene lì e non esplicitandolo non possiamo sapere cosa ha. Non solo è frustrante, ma ci causa molto stress.

A proposito di emotività : stereotipicamente dovremmo essere “duri” e le emozioni sono poche, se non per fare i dolci con voi. Beh, in quanto esseri umani ce le abbiamo e siamo più vulnerabili perché non ci abbiamo quasi mai a che fare con le emozioni se non con la rabbia e la felicità. Il resto è tutto compresso lì, perché un uomo emotivo è ancora visto come “debole”. Dove voglio arrivare : quello che per voi è una sciocchezza e facilmente gestibile emotivamente parlando, per noi può essere un duro colpo e basta poco per metterci ko. Ci tenete in scacco perché siamo più semplici ma non siamo stupidi, le notiamo certe cose anche se non lo diciamo (anche se non sempre…). E alcune fanno davvero male. Non ci mettiamo a piangere, sopportiamo. Dopo una rottura soffriamo e siamo più paranoici nei postumi. Entrambi pretendiamo che l’altro sesso ragioni come noi, ma siamo due mondi diversi. Serve più comprensione, non imposizione. Più empatia, non guerra.

Quindi se vuoi capire un uomo, ricordati innanzitutto di non imporre mai il tuo modo di vedere le cose e ragionare su di lui, o non vi troverete mai. Sii te stessa, ma rispettando i suoi modi di fare e ragionare, comprendendo i vostri limiti e rispettandovi a vicenda. E viceversa.

Non possiamo controllare i nostri ormoni, se baci sulla guancia un’amica per te è la cosa più nomale al mondo ma per un uomo scatterebbe l’innamoramento (ricordati le nostre problematiche coi sentimenti) e forse anche qualcos’altro. Fai attenzione a ciò che fai e con chi perché alcuni fraintendono di brutto anche piccoli gesti che per te sono innocui. E no, non intendo che ci arrapiamo per un nonnulla (casi umani a parte), solo che non essendo abituati pensiamo già ad altro. Se poi c’è più sangue giù che su, è facile perdere lucidità per gli ormoni in ballo.

Stiamo molto meno attenti ai dettagli rispetto a voi. Non ci fissiamo sui dettagli, finché tutto va bene non ce ne preoccupiamo.

Comunicazione : siamo diretti e senza secondi fini. Niente giri strani o giochetti, quello è, fine. Quindi, se dici di non stare bene quando non è così, non aspettarti che magicamente capiamo che hai qualcosa che non va. Per noi è tutto a posto. Poi non ti incazzare con noi, perché facendo così te la canti e te la suoi da sola (senza offesa ma quando ci vuole ci vuole).

In sintesi per capire un uomo ricordati che :

  • siamo molto semplici
  • siamo logici: tutto segue una certa logica di causa-effetto
  • contate voi più del vostro apparire
  • siamo molto più tranquilli e socievoli
  • tendenzialmente fedeli nei rapporti (amicizia e non)
  • rispetto: è sempre la base per entrambi e da entrambi i sensi
  • emotivamente possiamo essere più fragili, anche se non lo dimostriamo
  • siamo “problem solving”, non lo psicologo personale (ricorda, razionalità > emozioni)
  • lo shopping piace a voi. E va bene. Non fatelo piacere agli uomini a cui non piace però
  • i nostri tempi sono quelli che diciamo, non “un’approssimazione” (i nostri 5 min sono le vostre mezz’ore per fare un classico esempio)
  • se diciamo “ti amo” non è tanto per, siamo innamorati. Questa parola viene usata troppo superficialmente tra femmine
  • gli ormoni ci fanno perdere lucidità in certe circostanze
  • comunicazione diretta, senza giochetti né giri strani o atteggiamenti “evidenti”

Ovviamente non tutti e non tutte sono così, ma in linea di massima bene o male questa è la situazione.

 

Numero2950.

 

da  QUORA

 

Scrive Corrado Montoro, corrispondente di QUORA

 

Friederich  Nietzsche e il superUomo (o Oltreuomo)

 

L’Oltreuomo di cui parla Nietzsche, soprattutto nello Zarathustra, è la conseguenza di alcune riflessioni che devono prima essere introdotte per comprendere il concetto di Übermensch.

In Così parlò Zarathustra, Nietzsche narra del Profeta Zarathustra, saggio Eremita che, dopo essersi ritirato per dieci anni, scende dalla montagna in cui viveva per dispensare la sua saggezza.

Questo profeta scende e porta con se “il grande annuncio”: la morte di Dio (di cui aveva già parlato nella Gaia Scienza).

Morti sono tutti gli dèi: ora vogliamo che l’Oltreuomo viva» – questa sia un giorno, nel grande meriggio, la nostra ultima volontà! (Così parlò Zarathustra)

Alla già enigmatica affermazione della morte di Dio, egli aggiunge che sono stati proprio gli uomini ad ucciderlo:

Dio è morto! Dio resta morto! E noi l’abbiamo ucciso! (Ecce homo)


  • Morte di Dio

Perché Nietzsche ci accusa di essere gli assassini di Dio?

Perché Nietzsche non vuole tanto provare la non-esistenza di Dio, quanto affermare che la fede cristiana non è più la guida etica delle persone. Sono le persone che stanno mano a mano diventando atee e così facendo hanno ucciso Dio.

Nietzsche fu così lucido da vedere i germi del secolarismo e da capire che esso sarebbe avanzato e rimasto. In questo senso, l’annuncio della morte di Dio è l’annuncio della fine dei valori religiosi come pilastro della nostra società.

Ma non è tutto.

Dio rappresenta la più antica delle bugie che gli uomini si raccontano per non affrontare la vita. Ci rassicuriamo al pensiero che la vita sia ordinata, sensata e che ci sarà una ricompensa per le buone azioni. Dio è la speranza che il mondo abbia un perché, ma purtroppo è solo una nostra invenzione.

Pensa l’uomo: d’altra parte, la sofferenza deve pur avere un senso. Perché dovrei alzarmi ogni mattina per mungere la vacca, se no? Che senso avrebbe mettere al mondo – un mondo pieno di sofferenza – un figlio? E, poi, tutti i miei cari che non sono più qui con me, saranno pur da qualche parte ad aspettarmi. In un bel posto, una realtà metafisica, una realtà altra, diversa da questo mondo imperfetto. Un paradiso, pieno di luce e senza dolore, governato da Dio.

No. Queste sono solo bugie. Menzogne che ci diciamo da sempre, calunnie che ci servono a sopportare le difficoltà della vita. Gli uomini, ritrovandosi in un mondo pieno di incertezze, si sono rifugiati in esse.

La differenza tra l’Oltreuomo e l’uomo consiste proprio nel coraggioso rifiuto delle menzogne millenarie.


  • La morale del Gregge e la morale dei Signori

Ma questa verità non può essere accettata da tutti, scrive Nietzsche. Di sicuro non dal gregge (il popolino).

Il Gregge ha assorbito acriticamente la cultura in cui si trova. Il Gregge non si chiede neanche perché giudica una certa cosa buona o cattiva. Semplicemente segue quello che gli è stato insegnato, la religione, la tradizione e la cultura di cui è impregnato.

La morale dell’Occidente (quella Cristiana) è una morale “anti-naturale”, la quale va contro l’istinto vitale, contro lo spirito di chi può affermare la propria Volontà di Potenza. Secondo Nietzsche, come abbiamo detto, questa moralità cristiana sta declinando, ma questo non significa che si imporrà quella dei Signori (morale di un’ipotetica Aristocrazia, basata su valori vitali).

Anzi, Nietzsche capì che si sarebbe comunque imposta una morale del Gregge: “il pericolo dei pericoli”, secondo lui, è la vittoria della morale dei deboli, di quelli guidati dal Ressentiment verso chi riesce a imporsi nella vita, verso chi affronta la vita con coraggio.

La morale del Gregge impedisce agli individui di sviluppare i propri talenti, considera tutti uguali e non riconosce il merito dell’impegno e che, così facendo, spinge tutti gli individui con il potenziale di elevarsi sopra le masse a diventare:

Un più piccolo, quasi ridicolo, animale del gregge, un qualcosa facile da compiacere, malaticcio, e mediocre (Al di là del bene e del male)

Anche dovesse cadere l’apparato valoriale cristiano, il Gregge continuerà ad odiare chi si mette in gioco, chi dedica ogni sua energia ad uno scopo e passa la vita alla ricerca di un obiettivo più alto.

Una delle più belle descrizioni del comportamento del popolino nei confronti di chi si riesce ad elevare al di sopra della mediocrità è data dalla figura del funambolo.


  • Il funambolo

Il Profeta Zarathustra è ormai sceso della montagna e si trova al mercato. Lì si è radunato il popolo perché è giunta la voce che si sarebbe esibito un funambolo.

Il funambolo diventa simbolo dell’uomo che tenta di superare se stesso. Un funambolo prende la vita coraggiosamente. Il suo non è un mestiere in cui si possa fingere. Egli si è messo in gioco veramente: o riesce ad attraversare la corda o cade e si spezza l’osso del collo.

La corda del funambolo diventa simbolo del percorso tra uomo e Oltreuomo, tra l’inerzia e il sì alla vita:

L’uomo è una corda annodata fra l’animale e il Superuomo, una corda tesa sopra un abisso (Così parlo Zarathustra).

Nonostante il funambolo cada e fallisca, Zarathustra lo loda. Il popolo però non capisce le sue parole e ride.

Quando Zarathustra ebbe pronunciate queste parole, guardò di nuovo gli uomini e tacque. «Eccoli – disse al suo cuore – essi ridono: essi non mi comprendono, io non sono bocca per queste orecchie.

Perché questa è la punizione che riservano gli altri a chi cerca di elevarsi al di sopra della massa, a chi cerca di essere diverso, di non accettare il mos maiorum (costume della maggioranza): la derisione. Come a dire: tu sei solo un poveraccio, che cosa ti eri messo in mente di fare? Nessuno può uscire dal Gregge, nessuno può pensare di essere autonomo, libero dal passato e dal pensiero comune.

Ma come si fa, volendolo, ad uscire dal Gregge? Nietzsche lo spiega attraverso tre figure quella del cammello, del leone e del fanciullo.


  • Piegarsi a Dio: il Cammello

Il primo simbolo di reazione verso la cultura tramandata (senso di colpa e pregiudizi, religione e morale popolare) è quella del cammello.

Il cammello è colui che nutre ancora timore reverenziale nei confronti di Dio. Questa persona affronta a suo modo la vita, addossandosi carichi pesanti, prendendosi le responsabilità e chinando la testa.

C’è un non so che di dignitoso nel suo addossarsi le difficoltà. Il problema è che non lo fa per sé, ma per paura di una futura punizione divina.


  • Verso la libertà: il Leone

La figura del leone si avvicina a quella dell’Oltreuomo. Il leone rifugge la morale che gli è stata imposta.

Quale è questo drago immane che lo spirito non vuole più oltre chiamar suo padrone e suo Dio? Si chiama egli: «Tu devi». Ma contro di lui lo spirito del leone avventa le parole: «Io voglio» (Così parlò Zarathustra).

Il “drago” di cui parla è la seduzione della facile scelta di seguire ciò che ci impone la tradizione. Ma questo drago è forte e avversario temibile. Sa i suoi punti di forza e ribatte che tutti i valori sono già stati creati.

«Ogni valore fu già creato; e io tutti li rappresento. L’«io voglio» non deve più esistere». (Così parlò Zarathustra).

Il leone può solo limitarsi a dire il suo “sacro no” ai valori tramandati, ma la parte destruens (che smantella) non basta.


  • Volere il proprio destino: il Bambino

E’ la figura dello spirito che vuole la sua propria volontà. Se il leone era la figura della “libertà da…”, il fanciullo è “libertà di…”.

Perché il fanciullo è l’innocenza, è l’oblio: un ricominciare, un gioco, una ruota che gira per sé stessa, un primo movimento, una santa affermazione.

Il fanciullo è appena nato, non ha i preconcetti degli adulti. Quello che Nietzsche aveva in mente era un individuo libero dal peso delle norme sociali, dei costumi e dogmi della società. Ma non solo: il bambino è anche pieno di gioia per la vita, si meraviglia per le scoperte e ama creare cose nuove. E’ quello che Nietzsche chiama il “sacro sì” alla vita.


  • Eterno ritorno e Amor Fati (Amore o accettazione del Destino)

L’Oltreuomo ama la vita. Riesce a superare le vecchie concezioni e le limitazioni religiose. Ma c’è un’ultima caratteristica che lo contraddistingue: il vivere la vita con l’idea dell’eterno ritorno e con l’Amor Fati.

Il concetto di eterno ritorno è stato spesso travisato, dandogli una lettura metafisica che semplicemente non ha. Quello che Nietzsche invita a fare è vivere la vita come se fossimo condannati a riviverla all’infinito. Con questa idea sicuramente saremmo più invogliati a non perderci in inutili questioni, risentimenti senza senso e invidia nei confronti degli altri.

Questo modo di vivere ci consente di vivere a pieno, ci consente di amare ogni singolo avvenimento e ogni nostro gesto, a prescindere dal fatto che nella vita esistano sia gioie che dolori. Anzi, accettando il brutto della vita senza per questo doversi rifugiare nei dolci sogni di paradisi lontani. E se avessimo già sprecato molto tempo prezioso? Poco male, l’amore per la vita di un Oltreuomo consiste anche nell’accettare il proprio passato.

La mia formula per la grandezza dell’uomo è Amor Fati: non volere nulla di diverso, né dietro né davanti a sé, per tutta l’eternità.

Numero2938.

 

A T E I    E    R E L I G I O N I

 

Gli atei pensano che la dottrina teologica

e la religione siano artefatti umani, ossia,

risultati di leggende ed opere letterarie UMANE.

Pertanto, non vi attribuiscono alcun valore

di “comandamento divino”, ma soltanto

di “legge umana scritta per un certo luogo e tempo”.

Essa, però, è stata ed è strumentalizzata

per scopi nient’ affatto “divini”,

ma solo per detenere e gestire poteri terreni.

Numero2839.

 

da  QUORA

 

Esiste una persona con un Q.I. basso che è più intelligente di una con un Q.I. alto?   (Q.I. = Quoziente d’Intelligenza)

 

Risponde Luca Tartaro, corrispondente di QUORA:

 

Brevemente, la risposta è NO. Il QI misura l’intelligenza ed un valore più alto banalmente indica una intelligenza più alta. Come, per fare un esempio, parlassimo di statura.

Sembra un discorso liscio ma c’è un inghippo: cosa si intende per intelligenza? I normali test possono valutare tutte le capacità logico matematiche letterali mnemoniche formali etc. ma questo può non significare niente. NIENTE.

Conosciamo tutti persone molto intelligenti che fanno vite mediocri, impegolati in relazioni sentimentali disastrose o lavori sottopagati. Ne hanno tratto anche una famosa sit-com, Big Bang Theory, con 4 intelligentoni che fanno vite da sfigati. E giù risate a vederli così impacciati.

Viene un sospetto: l’intelligenza oggi è sopravvalutata. Da sola non basta. E’ come dire che basta l’altezza per fare un buon giocatore di pallacanestro. Ci vuole ben altro.

Può certo essere d’aiuto all’inizio come dote ma spesso conta ben poco. Altre doti emergono: l’intraprendenza, il coraggio, la fantasia, l’ambizione, l’equilibrio, l’empatia, la simpatia etc. Tutte doti che con la pura intelligenza non c’entrano (e che non vengono mai valutate nei test) ma che risultano spesso per non dire sempre vincenti. Vincenti.

Gli antichi romani non consideravano l’intelligenza se non come una delle tante doti di un individuo. Piuttosto stavano attenti al CARATTERE di una persona, molto più difficile da definire, e che è un poco l’unione di tutte le doti dette prima.

Se vuoi valutare bene una persona devi stare insomma attento al suo carattere generale, non alla sua intelligenza particolare. “Formare un buon carattere” ritengo che sia l’obiettivo finale di ogni educazione.

 

Quali sono le caratteristiche di chi ha un Q.I. basso?

 

Scrive Jeia Plissken, corrispondente di QUORA:

 

A mio modesto parere chi accetta qualunque cosa gli venga detta senza alcuno spirito critico.

Ovviamente una cultura più approfondita fa sembrare chiunque più intelligente ma a volte senti ragionamenti molto interessanti da persone di scarsa cultura solo perché si fanno domande su qualunque cosa.

Viceversa “chi ha studiato” a volte (ho detto “a volte”) tende ad adagiarsi sulle nozioni frutto di ragionamenti altrui usandole come dogmi.

Ci siamo evoluti grazie a chi si è costantemente posto delle domande.

 

N.d.R. : Impariamo a considerare le persone in base alle loro domande e non alle loro risposte.

Numero2838.

 

da QUORA

 

I neri hanno un Q.I. (Quoziente d’Intelligenza) inferiore alla media?

 

N.d.R. : chissà se è possibile pubblicare questa domanda /curiosità, con relativa risposta, basata su dati di fatto obiettivi, senza essere tacciati di razzismo? La domanda non è mia, la risposta neanche: mia è soltanto la curiosità e l’onestà intellettuale di riportare cose che non sapevo, ma che ritengo meritevoli di conoscenza ed approfondimento, È lo spirito di questo BLOG. Nessuna malevola sottolineatura. Grazie per la comprensione.

 

Risponde su QUORA Silvio Vergani, un corrispondente.

 

Sì. In ogni misurazione del QI, da quando il QI è stato inventato.

Gli afroamericani hanno 85, i neri africani scendono anche sotto i 70, difatti la metà dei neri africani sarebbero da considerare MENTALMENTE RITARDATI. La cosa buffa di questi dati è che sono ASSOLUTAMENTE PLAUSIBILI, visto la storia dei popoli africani e lo stato in cui versano le nazioni africane ancora oggi, eppure esiste una vasta fascia di popolazione che nega, ostinatamente la realtà e preferisce all’evidenza dei fatti dei fumosi teoremi new age.

 

N.d.R. : Mi pare giusto dire, per una corretta valutazione, che il valore medio del Q.I. globale è intorno a 100 e che il valore del Q.I. degli Italiani, come riportato altrove, è di 97. Più o meno come quello di quasi tutti i Paesi Europei.

Numero2788.

 

da QUORA

 

Riporto un articolo che sottoscrivo e di cui faccio tesoro, perché di imparare a vivere non si finisce mai.

 

Io non credo nel diavolo. Non l’ho mai visto, tranne che nelle immagini create dagli uomini. Sono sicuro che l’inferno, come canta De André, “esiste solo per chi ne ha paura”. Non credo negli esorcisti, credo negli psichiatri. Non credo nel soprannaturale, credo nella natura.

Però mi ha fatto pensare la frase detta dal padre di una delle tante vittime del massacro dei miliziani di Hamas al rave party nel deserto. Quel padre ha detto: “Non dobbiamo chiamarli bestie. Le bestie non fanno quelle cose. Loro non sono bestie, sono diavoli”.

Effettivamente, se esistesse un sindacato delle bestie, emetterebbe un comunicato per diffidarci dall’accostare il loro nome al nostro. Lo facciamo spesso. Lo faccio anche io, ogni volta che non trovo la misura per definire la rabbia e il ribrezzo che mi suscitano certe scene di sangue e di ferocia. Questi non sono uomini, sono bestie. Non dobbiamo più dirlo. Ci allontana dalla realtà.

Certo, la natura non è un pranzo di gala, ogni secondo una bestia scanna un’altra bestia per mangiarla, per sopravvivere. Ma quando hanno la pancia piena, e si sono riprodotte, e hanno garantito la sopravvivenza della specie, le bestie si fermano. “Il leone si è addormentato e paura più non fa” dice una vecchia, bellissima canzone. Le bestie uccidono per sopravvivenza, non uccidono per vendetta, non uccidono per religione, non uccidono per ideologia.

Invece nei kibbutz di Israele come nei villaggi ucraini, nella striscia di Gaza bombardata, l’unica galera al mondo che rinchiude moltitudini di innocenti, nei villaggi sudanesi e yemeniti, non si muore per fame o per necessità. Si muore per odio. Odio etnico, odio religioso, odio politico. E dunque, lasciamo stare le bestie e torniamo al diavolo. Forse è la pista giusta.

La parola viene dal greco diabolos, che vuol dire, grosso modo, “colui che si intromette”. Indicava, in origine, il calunniatore, quello che semina zizzania, che avvelena i discorsi, quello che distorce la verità per alimentare la discordia.

L’arma principale del diavolo, da sempre, è la menzogna. Il diavolo mente, e lo fa per guastare gli animi. Beh, questo è già un grosso indizio. C’è quasi sempre una menzogna, alla radice della guerra. La menzogna della razza superiore e delle razze inferiori, la menzogna dell’aggressore che si spaccia sempre per aggredito, e la menzogna suprema, la più infame, che è muovere guerra perché Dio lo vuole. Se il torto è sempre e solo del nemico, e mai il nostro, la prima vittima è la verità. Il torto, in Medio Oriente, è spalmato come il burro sul pane. Nessuno ne è immune. Ma ammetterlo vorrebbe dire riaprire un varco alla verità, e in guerra non c’è spazio per la verità. Il linguaggio della guerra è la propaganda, la menzogna, la calunnia reciproca. La guerra è il palcoscenico del diavolo.

Nonostante l’uomo abbia sempre cercato di dare al diavolo sembianze di bestia, soprattutto la capra e il serpente, il volto del diavolo è sempre, in ogni immagine che lo raffigura, molto simile al nostro. Trasfigurato, mostrificato, dipinto di verde e di rosso per farlo sembrare più spaventoso: ma il re della menzogna e della guerra ha il volto degli uomini. Basta guardarlo, il diavolo, per scoprire quanto ci assomiglia. Il diavolo non ha nessun bisogno di esistere per davvero. Esiste l’uomo, e tanto basta per dare un volto al Male.

Michele Serra

Numero2785.

 

da QUORA

 

Cosa vuole un uomo da una donna oltre il sesso?

 

Vorrei far notare ciò che il sesso IMPLICA per un uomo, che egli spesso non sa di se stesso e che le donne anche spesso non sanno.

Un uomo vuole essere amato e accettato così com’è.

Con i suoi bisogni, le sue carenze e i suoi difetti.

E il sesso è, per l’uomo medio (ci sono certamente delle eccezioni), il veicolo più forte per sperimentare l’amore, l’accettazione e l’essere accettato.

Ci sono altri veicoli, ma sono più complicati.

Chi lo accetta quando lui vuole semplicemente ciò che vuole e come lo vuole, gli dà amore nella sua percezione.

La donna che gli dice e dimostra: “Mi piace il tuo modo di fare, sono felice con te”, lo rende felice.

In realtà non ha bisogno di molto più di questo , ma proprio questo è abbastanza e difficile da trovare.

La seconda cosa che vuole un uomo forse è la lealtà verso di lui.

Per questo, lui è disposto a dare molto, cioè quasi tutto ciò di cui lei ha bisogno.

In cambio, mette anche i suoi bisogni in attesa.

Ma questo include che anche lei, in questa materia, metta da parte i suoi bisogni a volte, e facendo sesso solo quando lui lo vuole e come lo vuole.

Poi farà altre cose quando lei vorrà e come vorrà, anche se al momento potrebbe non pensare che siano così fantastiche.

In realtà lei vuole molte più cose di lui.

Anche se sembrano poche, però “coprono” quasi tutto per lui.

So che tutto questo può non sembrare fantastico a prima vista. Nemmeno io penso sempre che sia fantastico.

Ma è così.

Queste cose non sono la mia “opinione”. È così che funziona nella mia esperienza.

Ma io non sono un uomo.

Sentitevi liberi di correggermi.