Numero1727.

L’Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione. E, tuttavia, per le strade, si sente circolare l’intelligenza, come vivido sangue. È un’intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia, scalda il cuore e lo consola, seppure si tratta di un ingannevole, e forse insensato, conforto.

Natalia Ginzburg.

Numero1725.

In Italia, la linea più breve

tra due punti è l’arabesco.

Viviamo in una rete di arabeschi.

Ennio Flaiano.

(N.d.R. : per arabesco, si intende un segno decorativo curvilineo e arzigogolato, mediorientale o barocco, che complica, con gusto ridondante e ampolloso, uno spazio, un concetto, un’idea, un’azione).

Numero1723.

In Italia, in media ogni due o tre giorni,un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex. Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.
La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro. E noi, che siamo ingenue, spesso scambiamo tutto per amore. Ma l’amore, con la violenza e le botte, non centra un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni, centra come la libertà con la prigione.
Un uomo che ci mena, non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene! Allora ci ama male! Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito, al primo schiaffo. Perché, tanto, ci arriverà anche il secondo e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe le costole e non lascia lividi sulla faccia. Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

Luciana Littizzetto.

Numero1722.

L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino  all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto, in Italia, non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’Italiano, in generale, ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta.
Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma, in cuor suo, si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. 
La diffidenza degli umili, che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo dalle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Giuseppe Prezzolini.

Numero1717.

 

LOTTA  PER  LA  VITA     (TORMENTINO  RAP)

 

Se vuoi esistere,

tu devi insistere

e poi persistere

e mai desistere.

 

La terra stessa

ci fu promessa;

la nostra messa

non c’interessa.

 

Abbiamo in dono

il brutto e il buono,

torto e perdono

son quel che sono.

 

Ma quel che viene

non sempre è bene:

ci sono catene,

affanni e pene.

 

Morir si deve.

Il tempo è breve,

si scioglie lieve

come la neve.

 

Si spegne il fuoco,

il lume è fioco,

la vita è un gioco

che dura poco.

 

Lottiamo forte

contro la sorte.

Sbarriamo le porte

in faccia alla morte.

Numero1716.

STORIA  D’AMORE  TRA DUE  PAESI  FRIULANI

( Ispirata liberamente ad una performance di Dario Zampa, ma con aggiunte, interpolazioni e variazioni personali).

CARLINO e MARIA (LA LONGA) erano due bravi giovani Friulani che si piacevano.
Un bel giorno, CARLINO, pungolato da un certo VENDOGLIO, telefonò a MARIA (che era un bel AMPEZZO di GEMONA) :
“Vorrei invitarti nella mia VILLA (SANTINA) che ti faccio vedere il TRAMONTI (DI SOPRA)”.
“Va bene, vengo a vedere la tua CASARSA, ma solo per un ATTIMIS, un (AZZANO)  DECIMO di secondo – rispose MARIA, dopo un attimo di esitazione e per FARLA (DI MAIANO) difficile.
Dunque, si incontrarono e, preso un TOLMEZZO pubblico, attraversarono un FIUMICELLO, e arrivarono al PALAZZOLO che era già BUIA.
Visitata la CASASOLA, visto che era una bella serata, uscirono per una passeggiata. MARIA, preso per PRADAMANO il suo CARLINO, gli disse: “Io ANDREIS a sdraiarmi sul BORDANO del PRATO (CARNICO), sotto quel MORARO”.
Così fecero. Mentre ammiravano il panorama col CAMINO (AL TAGLIAMENTO) dei FORNI (DI SOPRA), lungo l’ARZENE del FIUME (VENETO), MARIA, prendendo l’iniziativa, diede un BARCIS sulla bocca di CARLINO e, carezzandogli il CAZZASO, gli sussurrò : ” Bel MORUZZO, sono tutta BAGNARIA ARSA dal desiderio”.
CARLINO, pur sorpreso da quella MOSSA, raccolse il SAN VITO (AL TORRE) della FAGAGNA, le scoprì il PORPETTO, sollevò il GONARS, le TOLMEZZO le mutandine, dicendo : “Io sarò un un MANIAGO, ma anche tu sei una bella PORCIA : sei CAPRIVA di RAGOGNA!”.
E, mentre le SOCCHIEVE la TAIPANA, tirò fuori l’ERTO CASSO e tentò di infilarlo nella TORVISCOSA STREGNA.
“BELLAZOIA, sei CHIUSAFORTE – disse CARLINO – ma SUBIT ti VERZEGNIS ben io!”.
Però MARIA, vedendo quel CORNO DI ROSAZZO, si mise a strillare come un’AQUILEIA : “AIELLO! AIELLO! Ce l’hai TREPPO GRANDE, sei troppo ROVEREDO! Ti prego, fai PIANO (D’ARTA), che c’è più gusto!”.
Allora CARLINO : “Se vuoi – disse – ti metto il CASSACCO nel SEDEGLIANO”.
“NIMIS!” – gridò MARIA – questo è OSOPPO! : mi fa troppo male il CERVIGNANO, mi DOLEGNA l’OVARO! Brutto CASTIONS, sei un MAIANO! PAVIA (DI UDINE), PAVIA!!
CARLINO, colpito a MORTEGLIANO dalla reazione della ragazza, rimase impalato come un CLAUT. Poi, a sua volta, in preda al COLLOREDO, replicò : “Sei una MUZZANA, una BUDOIA! Tu guardi la PALUZZA nell’occhio altrui e non vedi il TRAVESIO che hai nel tuo! Ti do un MORSANO (AL TAGLIAMENTO) in un orecchio e un calcio nel SEDEGLIANO che vai a casa ZOPPOLA!”.
Infine, con grande LESTIZZA, sbottò : ” Ecco, per colpa dei tuoi CAPRIZZI, adesso è diventato TREPPO PICCOLO, ho il CAVAZZO MOGGIO e l’AMARO in bocca.!”.
Così, quel giorno, finì MAL(BORGHETTO) per il buon CARLINO.
MARIA, dopo questo episodio, nel vicino CAMPOLONGO (AL TORRE) trovò il modo di spassarsela con un CAVASSO NUOVO, un certo VITO (D’ASIO) che, con l’amico MARIANO (DEL FRIULI), aveva conosciuto sul SAGRADO della chiesetta del CASTELNOVO (DEL FRIULI).

Così si conclude la storiella di CARLINO e MARIA sperando che il lettore la GRADISCA e ne accolga, di buon GRADO, la scherzosa interpretazione.

N.B. In questa stesura, sono presenti 86 nomi di località delle Province di UDINE, GORIZIA E PORDENONE.

Numero1715.

PROVERBI FRIULANI

 

Bisugne là a durmì

cence fasal dì

e jevà,

cence fasi clamà.

 

Bisogna andare a dormire

senza farselo dire,

ed alzarsi

senza farsi chiamare.

 

No sta fa mal

ch’al  l’è pecjat.

No sta fa ben,

ch’al l’è strassat.

 

Non fare del male

che è peccato.

Non fare del bene

che è sprecato.

 

L’avar al l’è chel

che si lambiche

a vivi puar,

par murì sior.

 

L’avaro è quello

che si tormenta

a vivere povero,

per morire ricco.

 

Nissun al à tant ce fa,

come il bon di nuie.

 

Nessuno ha tanto da fare,

come il buono a nulla.

Numero1714.

SDRINDULE

Siamo a Camporosso. Di notte.
Fritz, ubriaco fradicio in macchina, viene fermato dai Carabinieri.
Il Maresciallo : “Ma quanto ha bevuto lei?”
“…….2 bottiglioni, 6 birre, 3 grappini, 4 cognacchini….”
“Venga, venga che facciamo il controllo”.
“….Perché?…. non mi credi?….”.
“Non faccia il furbo, che dobbiamo controllare l’alcool”.
“….Già che ci sei, controlla anche acqua e olio….”.
“Non faccia lo spiritoso con me, eh! mi dia la patente!”.
“…. Ve l’ho data un mese fa, l’avete già persa?….”
“Non prenda in giro un pubblico ufficiale, lei, nome e cognome.!”
“Non posso dirvelo! ….Sono un alcolista anonimo….”.