Numero2212.

 

S À P E R E   À U D E !

 

ABBI IL CORAGGIO DI SAPERE !

 

Immanuel Kant  (1724 – 1804)

 

I L L U M I N I S M O

 

L’illuminismo fu un movimento politico, sociale, culturale e filosofico che si sviluppò nel XVIII secolo in Europa. Nacque in Inghilterra, ma ebbe il suo massimo sviluppo in Francia, poi in tutta Europa e raggiunse anche l’America. Il termine “illuminismo” è passato a significare genericamente qualunque forma di pensiero che voglia “illuminare” la mente degli uomini, ottenebrata dall’ignoranza e dalla superstizione, servendosi della critica, della ragione e dell’apporto della scienza.

 

«L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a sé stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d’intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell’Illuminismo.»

Numero2204.

 

Amare ciò che è nobile, ciò che è bello, ciò che è umano, permettere a momenti di intuizione di recare saggezza nel momento dell’azione. Concepire con la mente la società che si dovrà creare: una società nella quale gli individui cresceranno liberi e l’odio, l’avidità, l’invidia si estingueranno perché non vi sarà più nulla che possa nutrirli. Queste cose io credo e il mondo, con tutti i suoi orrori, non ha scosso la mia fede.

 

Bertrand Russel

Numero2203.

 

Siddhartha Gautama BUDDHA (566 avanti Cristo – 488 avanti Cristo) monaco, filosofo, mistico e asceta indiano così diceva, due millenni e mezzo fa:

Non credere in qualcosa semplicemente perché l’hai sentito. Non credere in qualsiasi cosa semplicemente perché se ne parla da parte di molti. Non credere in qualsiasi cosa semplicemente perché si trova scritto nei tuoi libri religiosi. Non credere in qualsiasi cosa soltanto per l’autorità dei tuoi insegnanti e degli anziani. Non credere nelle tradizioni perché sono state tramandate per molte generazioni.
Ma, dopo l’osservazione e l’analisi, quando scopri che qualcosa è d’accordo con la ragione e favorisce il bene a beneficio di tutti, allora accettala e vivi su di essa.

 

BUDDHA.

 

N.d.R. : In tutti questi anni, non abbiamo ancora  imparato né capito niente!

Numero2191.

 

L’ O D I O

 

Quando odiamo qualcuno,

odiamo nella sua immagine

qualcosa che già abbiamo

dentro di noi.

 

Herman  Hesse.

 

N.d.R. : Cioè, è come dire: odiare gli altri è odiare se stessi. È il conflitto con il nostro brutto carattere, che tentiamo di risolvere con una rimozione, riversando su altri il marasma che, dentro di noi, non siamo capaci di gestire.
Per questo l’odio non può che creare frutti amarissimi.

Numero2190.

 

Tratto da  MASSIME  E  PENSIERI  DI  NAPOLEONE   di  Honoré de Balzac:

 

Le leggi fatte sotto l’urgenza e la convenienza delle circostanze

sono sempre leggi mal fatte.

 

N.d.R. :  Una buona legge dovrebbe guardare alle prossime generazioni. Ciò che viene approvato ed attuato per l’ “hic et nunc” (qui e adesso), tenta di regolamentare quello che già si è instaurato ed è, quindi, ormai, metabolizzato. Se una legge sancisce ciò che è già accaduto, non traccia la strada per ciò che accadrà: ogni progetto di questo tipo nasce moribondo e costituisce una inutile e deleteria zavorra.
Ma pongo una domanda provocatoria: nel vostro criterio di valutazione delle necessità, viene prima una cosa importante o una cosa urgente?

Numero2188.

 

Da   IL   GIORNALE

 

Arriva la sentenza mortale sul reddito di cittadinanza

I percettori del reddito grillino non hanno mai trovato un lavoro, i navigator sono stati assunti inutilmente e ora a pagare lo scotto del fallimento della misura sono i Comuni, già in crisi economica

È uno degli effetti collaterali più sottaciuti e meno discussi del Reddito di Cittadinanza che, oltre a collezionare fallimenti come misura in sé, si sta traducendo sempre più in una bega da gestire per i Comuni. Come dimostrano i Progetti utili alla collettività (PUC).

Gli aiuti che avrebbero dovuto “abolire la povertà”, è bene ricordarlo, nascono con lo scopo di erogare un sostegno temporaneo a cittadini in cerca di occupazione (o almeno in parte) i quali, grazie al supporto dei navigator e dei Centri per l’Impiego, dovrebbero trovare un lavoro, vero, nel giro di alcuni mesi, 18 mesi, rinnovabili fino a 36. I condizionali sono tutti d’obbligo, poiché, il Reddito grillino continua a inanellare tragicomici disastri. Dalla totale assenza di selezione dei profili con effettiva necessità che ha comportato l’erogazione di soldi pubblici a migliaia di persone che oltre a non averne diritto sono “già impegnate” in attività tutt’altro che legali (e di nuovi casi ne emergono con cadenza quasi quotidiana), ai misteriosi navigator pagati dalla collettività che sono diventati “pienamente operativi” con oltre un anno di ritardo, fino all’effettiva carenza di posti di lavoro che rendono di fatto impossibile collocare i percettori di reddito.

La pandemia non ha certo aiutato (anzi, durante l’emergenza Covid i percettori del RdC sono aumentati del 12%), vista l’emorragia occupazionale che sta colpendo centinaia di migliaia di attività e che per molti versi non potrà far altro che peggiorare. Ma che il Reddito di cittadinanza si stia rivelando un colossale, dispendioso e prevedibile fallimento lo certificano i numeri, con le sole 220mila tra offerte di lavoro e opportunità formative fornite dai navigator a fronte di circa 1,23 milioni di maggiorenni tenuti a rispettare il Patto per il Lavoro firmato con i Centri per l’Impiego. Già, perché ovviamente non tutti coloro che incassano l’assegno statale sono effettivamente “impiegabili”, anche se di mansioni ne fioccassero. I firmatari del Patto, infatti, sono tutti i componenti maggiorenni delle famiglie percettrici che non siano già occupati e che non frequentino un corso di studio. Gli altri (come over 65, o persone con problemi di salute di varia natura, o genitori soli etc.) sono comunque inglobati nella misura pur non essendo impiegabili.

Per provare a negare la natura totalmente assistenziale ed elettorale del Reddito, durante il Governo Conte I è stata approvata una misura integrativa, quella dell’attivazione dei Progetti utili alla collettività, appunto, che sono a carattere comunale. Si tratta di iniziative “socialmente utili” da svolgere in favore della comunità come la pulizia dei parchi, o l’assistenza a persone fragili, o la sorveglianza nei pressi delle scuole, o il contributo al decoro urbano etc. I criteri per la realizzazione di questi progetti sono stati fissati dal Conte II (con decreto ministeriale 22 ottobre 2019), ma dopo un anno e mezzo su un totale di oltre 8mila Comuni italiani ne sono stati attivati in meno di 1500. A inizio del 2021 risultavano in fase di svolgimento meno di 5000 progetti, 3,5 in media a Comune tra quelli che li hanno avviati. Le persone impiegate sono una manciata: 5/6mila al massimo.

Ora i sindaci stanno dando via a una corsa contro il tempo per attivare più PUC possibile, ma è evidente che si tratti di un modo come un altro da parte del Ministero del Lavoro (oggi è Andrea Orlando, ma la genialata spetta a Luigi Di Maio) per scaricare le incombenze sugli enti locali. Perché per un Comune si tratta di un onere spaventoso, sotto diversi punti di vista: ideazione dei progetti, profilazione dei candidati, (altre) risorse da spendere in modo diretto o indiretto avvalendosi di cooperative, impiego di personale comunale che dovrebbe assistere direttamente alle attività e soprattutto riportare le eventuali criticità (infortuni, assenze, problematiche di varia natura).

Inoltre, se da un lato l’intento dei PUC sarebbe quello di offrire ai percettori del Reddito pentastellato la possibilità di potenziare le proprie capacità, professionali e umane, molti dei progetti che risultano attivi al momento consultando la piattaforma GePI sono praticamente equiparabili al volontariato, col piccolo particolare che a partecipare a progetti simili i Comuni possono già schierare: firmatari del “Patto per l’Inclusione Sociale”, richiedenti asilo, membri del Servizio Civile Nazionale, ex percettori di ammortizzatori sociali, ex detenuti e cittadini ammessi a misure alternative alla detenzione.
Senza peraltro il contributo del Terzo settore, che il decreto ministeriale definisce “auspicabile”, vista anche la natura dei progetti, ma al momento totalmente assente. Le organizzazioni per il sociale, difatti, sommano lo scetticismo per le collaborazioni con la pubblica amministratore, non fosse altro per via della montagna di burocrazie necessarie, alla percezione che le realtà impegnate socialmente possano essere considerate in modo del tutto strumentale.

Così, a doversi occupare di programmazione, raccordi con i nuclei familiari, predisposizione di bandi, stipula di convenzioni e assicurazioni, formazione, tutoraggio, acquisto dei dispositivi di protezione, predisposizione di schede e via di seguito restano i singoli assessori alle politiche sociali, caricati di attività che necessitano non solo di personale e fondi, ma che vanno spesso a sottrarre risorse ad altri compiti. Il Reddito di cittadinanza quindi, oltre ad essere già costato 9 miliardi di euro, col tassametro che continua a correre, non sta affatto risolvendo il problema della disoccupazione né tantomeno quello della povertà. Perché i poveri aumentano, i posti di lavoro diminuiscono e tutto ciò che si sta creando è un esercito di nuovi lavoratori socialmente utili.

N.d.R. : Ricordo un memorabile adagio della millenaria saggezza umana, non solo orientale:
“A tuo figlio non dare il pesce,
dagli la canna da pesca”.
Confucio.