VIRTUTE VIXIT, MEMORIA VIVIT, GLORIA VIVET
Visse nella virtù, vive nella memoria, vivrà nella gloria.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
VIRTUTE VIXIT, MEMORIA VIVIT, GLORIA VIVET
Visse nella virtù, vive nella memoria, vivrà nella gloria.
Sic parvis,
magna.
Così, da piccole cose,
si arriva alle grandi.
Et ventis adversis
Nonostante i venti contrari
NIHIL SATIS NISI OPTIMUM
Nient’altro che il meglio è abbastanza.
(motto sulla bandiera dell’ EVERTON Football Club 1878).
IL VIGILANTES BELLUNESE CHE HA FERMATO LE AUTO SUL BARATRO : “NON SONO UN EROE”.
Questo è il titolo di un articolo pubblicato Martedì 26 Novembre 2019 su GAZZETTINO.IT (versione digitale della omonima testata) a firma di una giornalista, Yvonne Toscani.
“Da domenica è il “vigilantes” più famoso d’Italia….”- così esordisce l’articolo – e, più oltre ribadisce, “Ho semplicemente fatto il mio dovere” afferma il 56enne “vigilantes”.
TORINO, MINACCIA CON UNA SIRINGA VIGILANTES DI UN SUPERMERCATO.
Quest’altro è il titolo di un articolo pubblicato il 1 Settembre 2018, su “la Repubblica”, a firma della giornalista Carlotta Rocci.
“…. A questo punto, il rapinatore ha preso una siringa ed ha minacciato il “vigilantes”, che però si è difeso con uno spray al peperoncino ed ha chiamato la polizia”.
La parola “vigilantes”, in entrambi i casi citati, ed è ormai un’abitudine consolidata, si riferisce ad una singola persona.
Dai miei ricordi di studente del Liceo Classico, – e senza fare il professore – mi risulta che “vigilantes” è la prima persona plurale della voce “vigilans – vigilantis”, aggettivo participio presente del verbo “vigilare”.
La voce “vigilans – vigilantis”, con tutta la sua declinazione, significa “colui che vigila”.
La voce “vigilantes”, di questa declinazione, è la prima persona plurale e significa, “coloro che vigilano”.
Pertanto non è appropriato adoperare un termine plurale, malaccortamente riesumato, riferendosi ad un singolo. Meglio sarebbe, a mio modesto avviso, italianizzarlo semplicemente chiamando questa persona “vigilante”, voce esistente anche nel vocabolario italiano. Ma sembra che aggiungervi una “s”, che è di troppo, sia più esotico, faccia….più cultura o, magari dia più prestigio. Mah !
Un altro termine incriminato, a mio avviso, per uso improprio è:
“Catturandi” – così è stata chiamata una Squadra o Sezione Mobile della Polizia di Stato, che si occupa di investigare, perseguire ed assicurare alla giustizia pericolosi criminali, latitanti, mafiosi e via dicendo.
Nel giornalismo comune, si scrive, ad esempio: la Sezione “Catturandi” della Squadra Mobile della Questura di Palermo….
“Catturandi”, ( dal latino “captare”, iterativo, intensivo del verbo “capere”, che vuol dire “prendere”: il latino “captor” si traduce “cacciatore”), in italiano significa: “coloro che sono da catturare” o “che devono essere catturati”: prima persona plurale del gerundio passivo.
Ma, ad essere “catturandi” sono i malviventi!
Meglio sarebbe stato se, trattandosi di Poliziotti, li chiamavano “Catturanti” che, in Italiano, significa “coloro che catturano, o stanno per catturare, o, comunque, hanno il compito di catturare”, cioè i “catturatori”: prima persona plurale del participio presente del verbo in questione, insomma coloro che fanno, non subiscono, l’azione di catturare.
Così come “un gruppo di laureandi” significa “un gruppo di studenti universitari in procinto di ottenere una laurea, o essere laureati”, anche “un gruppo di catturandi” è, se riferito a forze dell’ordine, “un gruppo di poliziotti che stanno per subire una cattura, o essere catturati”.
A meno che non si voglia intendere “Sezione catturandi” come “la squadra che cattura coloro che devono essere catturati”, nell’infelice equivoco linguistico, forgiato nelle fumose officine del “burocratese”, sembra quasi che ci sia stato uno scambio di ruoli fra “guardie” e “ladri”. O no?
Omnia vincit amor et nos cedamus amori.
Virgilio Le Bucoliche X, 69.
L’amore vince tutto e arrendiamoci anche noi all’amore.
Uno dei fondamenti,
probabilmente il fondamento
stesso della ragione,
è il principio di ragion sufficiente.
In latino suona così:
“Nihil est sine ratione
cur potius sit
quam non sit”.
Che, più o meno, vuol dire:
“Deve esistere una ragione
per cui le cose stanno
in un modo piuttosto
che in un altro”.
Gaudeamus igitur, iuvenes dum sumus.
Post iucundam iuventutem,
post molestam senectutem,
nos habebit humus!
Vita nostra brevis est, brevi finietur,
venit mors velociter,
rapit nos atrociter,
nemini parcetur.
Spassiamocela dunque, finché siamo giovani.
Dopo l’allegra gioventù,
dopo la fastidiosa vecchiaia,
ci riceverà la terra!
La nostra vita è breve, in breve finirà,
arriva la morte in un lampo,
ci strappa crudelmente,
non risparmierà nessuno.
De brevitate vitae (Sulla brevità della vita) canzone dei Clerici Vagantes Medioevali, è considerata l’inno goliardico internazionale.
In vino rident omnia.
Nel vino ogni cosa ride
(c’è allegria completa).
Omnia tempus habent.
Ogni cosa ha il suo tempo.
Il silenzio della verità.
Quid est veritas?
Est vir qui adest. (anagramma).
Che cos’è la verità?
È l’uomo che vi si avvicina.
Video meliora proboque, deteriora sequor.
Vedo le cose migliori e le approvo,
ma seguo quelle peggiori.
Ovidio.
Vox populi, vox Dei. Voce del popolo, voce di Dio.
Alcuino.
Vasa inania multum strepunt. I vasi vuoti fanno un gran rumore.
Timeo hominem unius libri. Temo l’uomo che ha letto un solo libro.
San Tommaso d’Aquino.