da QUORA
LA FEDE È UNA CAZZATA?
Scrive Stefano, corrispondente di QUORA.
L’ho detto ancora, trovo di una tristezza unica questa diatriba credenti-atei.
Mi sembrano dei bambini, gelosi del loro giocattolo.
Dialogano con la loro ideologia anziché con le altre persone.
Quindi praticamente parlano da soli.
Non crescono, non si arricchiscono, perché sono chiusi dentro la loro stanzetta quando fuori c’è il mondo.
Se la fede ti fa essere un uomo migliore, ti fa vivere in serenità e pace con gli altri, non solo non è una cazzata, ma è un valore aggiunto nella tua vita.
Così come chi è ateo ma è una persona positiva, che si spende per gli altri e per la società, è degno del più grande rispetto e di essere imitato.
Nessuno ha diritto di giudicare il mio credo, perché nessuno è me, io so quanto vale, e questo è insindacabile.
Quindi abbasso le ideologie quando vanno contro la persona e abbasso la presunzione di essere gli unici depositari della verità.
Ma soprattutto abbasso chi si mette su un piedistallo e crede di essere migliore degli altri.
Scrive Lorenzo Uplegger, corrispondente di QUORA.
Innanzitutto come premessa vorrei fare una distinzione tra credere in Dio e essere fedele o seguace di una religione.
Nel primo caso mi riferisco a una entità soprannaturale, o perché no, una entità universale che probabilmente ha creato l’universo e che non è detto che abbia alcun legame con l’essere umano.
Nel secondo caso, invece, per quanto riguarda la maggior parte delle religioni ed in particolare la religione cristiana, musulmana e tant’altre, Dio è strettamente legato all’essere umano.
La mia risposta si riferisce al secondo caso.
Il fedele religioso è colui che abbandona la ragione per credere a dei dogmi che derivano da dei libri scritti millenni fa e reinterpretati da autorità religiose il cui mantra è: anche se ti fai delle domande e giungi a delle conclusioni che contraddicono la logica, devi avere fede.
Abbandonati nelle braccia della chiesa, Islam etc., fidati che la bibbia, il vangelo, il corano siano la parola di Dio e anche se non riesci ad accettare mentalmente le innumerevoli contraddizioni della religione che pratichi devi essere fedele alle regole che tale religione ha costruito perché derivano dalla parola di Dio.
Siccome Dio è infintamente più intelligente di te, devi accettarle senza discussione.
Insomma tu come individuo non devi pensare.
Qualsiasi conclusione alla quale arriverai verrà soprasseduta dalla frase: devi credere, non ci puoi arrivare da solo.
Le vie del signore sono infinite.
Proprio per questa infinità di possibili strade c’è quindi bisogno della creazione di certe entità come la chiesa, l’Islam etc., che pensano loro a interpretare per te i cosiddetti testi sacri, testi in cui è stata scritta la parola di Dio.
Semplicemente la necessità di avere un gruppo di uomini che interpretano la cosiddetta parola di Dio, la quale dovrebbe essere inequivocabile, è sufficiente per me a suonare una campanella di allarme.
La prima domanda che io mi faccio è: perché, visto che io che sono cosi importante davanti agli occhi di Dio, non posso leggermi da solo la sua parola?
Questa entità, nella sua infinita saggezza, dovrebbe essere stato in grado di scrivere un libro in maniera tale che anch’io, in quanto creato a sua immagine e somiglianza, dovrei saper capire. Che necessita’ c’e’ di avere un gruppo di persone che invece lo leggono e interpretano per me?
Se un fedele quindi giunge alla mia stessa conclusione e decide di leggere direttamente la parola di Dio, con un po’ di spirito critico, inevitabilmente si renderebbe conto delle innumerevoli contraddizioni presenti in questi test sacri.
Insomma, non solo le leggi della fisica sono ignorate in innumerevoli passaggi, non si possono creare pesci dal nulla, non possono esistere cespugli che bruciano senza consumarsi, non si possono materializzare dal nulla arcangeli Gabrieli che annunciano la rivelazione etc. etc., ma anche la moralità di certi personaggi scelti da Dio è completamente aberrante agli occhi delle società moderna.
La maggior parte delle persone che nella bibbia vengono considerate scelte da Dio, nella società d’oggi si troverebbero in galera.
E quindi il fedele che si fa qualche domanda, per poter continuare nella sua fede non può che seguire il consiglio che le autorità della sua religione gli hanno inculcato fin da bambino: non puoi capire, abbi fede.
Non pensare, prega.
Per questo per me la fede, religiosa, è una cazzata.
Continua a tramandare una tradizione secondo la quale c’è un sottogruppo di persone che non sono in grado di capire Dio e quindi hanno bisogno di una guida che, in certi casi, li può mandare ad uccidere altre persone in nome di quel Dio.
Eppure c’è una alternativa: la scienza.
La scienza è per tutti: l’evidenza non può essere interpretata.
Le leggi della fisica evolvono e si raffinano, ma non si interpretano, perché sono scritte in un linguaggio universale, il linguaggio di Dio: la matematica.
Nessuno può interpretare in maniera diversa che la somma di uno e uno è uguale a due.
Questo universo si basa su delle leggi che sono scritte in un linguaggio inequivocabile che porta a delle conclusioni univoche: una mela cadrà sempre verso la superficie terrestre se si stacca da un’albero, non c’è spazio all’interpretazione.
E nonostante molti pensino che la scienza non sarà mai in grado di comprendere la natura di Dio ed è per questo che si rifugiano nell’illogicità della fede, io non sono d’accordo.
Il passo della scienza è inesorabile e basato sul vero linguaggio di Dio: la matematica.
Un giorno, chissà, la vera bibbia, sottoforma di un’equazione matematica, verrà scoperta e magari sarà in grado di confermare o confutare l’esistenza di Dio.
Oggi siamo ancora lontani da tale bibbia, ma è importante notare che nell’arco di solo qualche centinaio di anni siamo passati da una concezione dell’universo piuttosto rudimentale, l’inferno e il paradiso di Dante, a una in cui possiamo parlare di cosa è successo nei primissimi istanti della creazione di questo universo.
Ecco che, se anziché scolpire le menti dei nostri figli con un’opera d’arte che ragiona in maniera indipendente fidandosi dell’incredibile connessione tra logica e natura, costruiamo un oggetto servile a una autorità come la chiesa, I’ Islam etc., facciamo un disservizio all’umanità ed in particolare ai nostri figli stessi che tra l’altro consideriamo figli di Dio.
Insegnargli ad essere fedeli nonostante tutte le contraddizioni che la fede implica crea un’umanità in cui le persone sono abituate ad accettare la parola di qualcun altro che ne sa di più.
La fede, religiosa, è una cazzata ed è la causa della maggior parte delle ingiustizie di questo mondo.
Se solo si insegnasse fin da piccoli a ragionare piuttosto che credere e obbedire, milioni di persone non si sarebbero fatte mandare al macello perché gli è stato detto di credere in una causa più grande di loro e il mondo sarebbe un posto migliore.
E credo anche l’aldilà, visto che non ci sarebbe più bisogno dell’inferno.
Scrive Sancta Tenebrae, corrispondente di QUORA
Usare la parola ” cazzata ” nei confronti della spiritualità è piuttosto scorretto…ma la fede può diventare una cazzata effettivamente, guardando il modo in cui spesso viene vissuta da tanta gente, e per fede mi riferisco a qualunque ambito e contesto.
La fede è un sentimento estremamente soggettivo e personale e andrebbe appunto vissuto con l’ umiltà di non farne una verità ASSOLUTA a nome di tutti, ma di limitarsi a definirla come semplice valore personale, tenendosi aperti a poter confutarla, per quanto faccia male.
È una grande piaga quella di non aprirsi a confutare i proprio valori e non volersi arrovellare nel dubbio.
Il dubbio a volte può condurti a quella verità alla quale tutti aneliamo.
Un sacco di cristiani credono in modo assoluto al proprio culto, dando per scontato che anche tutti gli altri ci credano e quando si confrontano con te, ti dicono che Dio ti aiuterà, ma che cazz…?!
Come facciano a non capire che non tutti hanno la stessa spiritualità non lo so..
Se poi dici loro che appunto non credi in Dio spesso non ti guardano bene..
Scrive Francesco Baldessari, corrispondente di QUORA.
Ho sentito scienziati di valore come Steven J Gould dire che la scienza si occupa di cose diverse dalla religione e non la prova falsa.
Mi domando allora a cosa serve la fede.
Ero convinto che servisse per accettare quello che non è ragionevole, ma mi sbaglierò.
Il numero sempre crescente degli atei, l’ateismo di fatto di molti dei credenti e la diffusione che ha avuto l’empirismo sono dovuti alla constatazione che la chiesa ha centinaia di volte sentenziato, pontificato, giudicato e arso su cose delle quali non sapeva assolutamente nulla.
Se partiamo direttamente dai fatti e non dalle fantasie di dei uni e trini nati a Nazareth per poi risorgere il terzo giorno, chissà perché non il quarto o il secondo, è impossibile evitare la forte impressione che chi crede lo fa per ragioni personali, perché la fede esprime meglio le sue necessità, non perché esprima verità evidenti sulla realtà e sul mondo in cui viviamo.
Chi crede si allontana dalla verità inesorabilmente.
La verità ce l’ho io, magari in tasca?
No neppure io ce l’ho, so invece che capire la natura è un compito arduo che continua per tutta la vita e che non puoi mai dichiarare concluso.
L’unica verità accessibile agli esseri umani è l’imparare: la radice della comprensione è sempre la realtà, mai le dichiarazioni di un altro essere umano.
Scrive Manu, corrispondente di QUORA.
Se la imponi agli altri, sì.
Se critichi gli altri perché non ce l’hanno, sì.
Se ci credi e la tua credenza la tieni per te stesso e sei pure coerente, no.