Numero2197.

 

Trust the lies

not the “truth”.

 

Fidati delle bugie

non della “verità”.

 

Esempio: due pesi e due misure.

 

Se hai patologie pregresse e, dopo, muori col COVID, sei morto per COVID.

Se hai patologie pregresse e muori dopo il vaccino Astrazeneca (Vaxzevria), sei morto per le patologie pregresse.

Logico, no?

 

 

Numero1782.

IL  PARADOSSO  DEL  MENTITORE

In logica il paradosso del mentitore (più propriamente antinomia del mentitore) è descritto come: data una proposizione autonegante come “Questa frase è falsa“, nessuno riuscirà mai a dimostrare se tale affermazione sia vera o falsa;

  • se infatti fosse vera, allora la frase non sarebbe veramente falsa (la verità della proposizione non invalida la falsità espressa nel contenuto della proposizione).
  • se invece la proposizione fosse falsa, allora il contenuto si capovolgerebbe (è come se dicesse “Questa frase è vera“) quando abbiamo appena affermato il contrario.

Numero1770.

FILOSOFIA

I filosofi antichi avevano la tendenza a filosofeggiare, anche in modo paradossale, se non proprio, in modo finemente umoristico.

“L’umorismo può esistere solo là dove la gente distingue ancora il confine tra ciò che è importante e ciò che non lo è.
E questo confine, oggi, non si distingue più .           (Milan Kundera).

Preghiera di Sant’Agostino, da ragazzo, al Signore : “Fammi casto, ma non subito”.

Socrate, passando per i mercati stracolmi di merce di ogni genere, era solito esclamare: “Guarda quante cose….che non mi servono!”.

Al momento della sua condanna a morte, mentre la moglie Santippe piange, si dispera e non smette di ripetere che lo stanno uccidendo ingiustamente, Socrate se ne esce con la battuta : “Avresti preferito che mi uccidessero giustamente?”.

Alessandro Magno, chiede a Diogene, il cinico (significa. che conduce una vita da cane N.d.R.), se ha paura di lui, questi replica : “Dipende, tu sei un bene o un male?”. “Un bene, non ci sono dubbi”  risponde Alessandro.
Allora Diogene lo liquida, dicendo : “Allora, perché mai dovrei aver paura di te?”.

Un vasaio chiede a Socrate che cosa sia meglio : sposarsi o rimanere scapolo, lui risponde ; “Qualunque scelta farai, te ne pentirai!”.

Epimenide* di Creta (famoso per il paradosso “Tutti i Cretesi sono bugiardi”), andò in India e chiese a Buddha : “Sapresti dirmi qual è la domanda migliore che si possa fare e qual è la risposta migliore che si possa dare?”. Buddha gli rispose : “La domanda migliore che si possa fare è quella che mi hai appena fatto, e la risposta migliore che si possa dare è quella che ti sto dando io, ora”.

Epicuro si trova nel suo orto e, mentre impartisce una lezione a cinque suoi allievi, sta innaffiando filari di rape, carote e altre verdure che serviranno per un banchetto. In realtà, egli continua ad innaffiare le verdure, mentre la brocca è ormai vuota. Un allievo glielo fa notare e, anziché ammettere la distrazione, Epicuro ribatte  : “Se, veramente, continuassi ad innaffiare, il fatto che la brocca sia vuota non sarebbe rilevante. In realtà, non sto innaffiando, come tu hai detto, ma sto facendo soltanto il gesto di innaffiare. Insomma, sto facendo un innaffiamento “platonico”.

 

Il paradosso del mentitore: versione originale.

La prima formulazione del paradosso si trova nella Lettera a Tito di Paolo di Tarso:

Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: «I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni». Questa testimonianza è vera.»
(Lettera a Tito)

Il “profeta” a cui allude Paolo sarebbe Epimenide di Creta (VI secolo a.C.), di cui non ci restano scritti.

Se assumiamo che l’affermazione sia vera, allora sarebbe vero che Epimenide, in quanto cretese, è un bugiardo. Ma allora la sua affermazione «i Cretesi sono sempre bugiardi» non sarebbe vera ed otterremmo una contraddizione. Se invece assumiamo che l’affermazione sia falsa, allora sarebbe vera la negazione di «i Cretesi sono sempre bugiardi», cioè sarebbe vero che alcuni cretesi dicono la verità e alcuni mentono. In questo caso non vi sarebbe alcuna contraddizione e potremmo identificare Epimenide come uno dei cretesi che mentono. Per quanto argomentato nel caso precedente, non può infatti esser vero che Epimenide dica la verità.

Numero1754.

La Donazione di Costantino, bugia dalle gambe lunghe

Smascherato da Lorenzo Valla nel 1440, il falso documento, su cui per secoli la Chiesa fondò il proprio potere temporale, ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Ludovico Ariosto suggeriva di cercarla sulla Luna. Era lì, secondo la fantasia del poeta, che era andata a finire la Donazione di Costantino, il falso decreto imperiale che legittimava il potere temporale della Chiesa. Quando il paladino Astolfo va alla ricerca del senno di Orlando, si ritrova in una misteriosa valle lunare che custodisce quanto sulla Terra è andato perduto. Ci sono le lacrime e i sospiri degli amanti, la gloria e le corone degli antichi re. In mezzo, svetta una montagnola di fiori marci. A questo, secondo il poeta, si era ridotta la celebre Donazione: una cianfrusaglia lunare. Destino favoloso e irreale, per un testo che è l’apoteosi del falso. Un falso che ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Dal Medioevo in poi, tutte le volte che si discuteva il potere temporale della Chiesa, si finiva sempre per tirare in ballo la Donazione. Sono solo tremila parole, eppure hanno per secoli impegnato Papi e imperatori, filologi e giuristi, poeti e profeti. Il testo si presenta come una lettera dell’imperatore Costantino che prima racconta le circostanze (false anche queste) della sua conversione al Cristianesimo e poi conferisce alla Chiesa una serie di privilegi: il Papa potrà rivestire la porpora imperiale, Roma avrà il primato su tutte le sedi ecclesiastiche. E, soprattutto, avrà un suo regno terreno: Costantino regala al papato il dominio sull’Italia e su tutte le regioni occidentali dell’impero.

L’insigne umanista Lorenzo Valla non dovette faticare troppo per smascherare il falso. La Donazione, per esempio, attribuisce a Roma il primato su Costantinopoli. Ma com’è possibile, argomenta Valla, se Costantinopoli fu fondata solo nel 330, mentre il documento si pretende datato al 313? Valla era noto per il suo caratteraccio. Con la scusa della filologia, spara bordate durissime contro il papato. Il suo pamphlet, scritto nel 1440, è comunque passato alla storia come un modello di metodo filologico. Un frutto virtuoso dell’umanesimo, dove i lumi della ragione disperdono le leggende del Medioevo.

Il veleno del diavolo

In realtà, l’imperatore Ottone III aveva denunciato la Donazione come un falso già nell’anno 1001. L’aveva attribuita al diacono Giovanni, un dignitario ecclesiastico soprannominato «il monco», perché, in seguito a un’accusa di tradimento, gli erano stati mozzati il naso, la lingua e due dita della mano. Probabilmente la Donazione non è uscita dalle mani monche di Giovanni. Ma il vero autore è ancora ignoto. Forse gli autori furono più d’uno, forse il testo è stato riscritto e modificato in diverse occasioni, a partire da una prima versione databile all’VIII secolo.

Quello che è certo, è che il papato intuì la formidabile forza propagandistica della Donazione. Ancora nel 1493, infischiandosene della filologia del Valla, papa Alessandro VI, lo spregiudicato Roderigo Borgia, ritirò fuori la Donazione. La usò per rivendicare alla Chiesa il diritto di spartire tra Spagna e Portogallo le nuove isole scoperte l’anno prima da Cristoforo Colombo: se Costantino aveva concesso ai Papi il dominio su tutte le terre a Occidente di Roma, è ovvio che nel lascito rientrava anche l’America! Viceversa, i riformatori religiosi e i pauperisti che volevano riportare il Cristianesimo alla purezza originaria deprecavano la Donazione. La consideravano un dono avvelenato, che aveva inquinato la Chiesa, contaminandola con i beni mondani. Per questo, si raccontava, quando fu annunciata la donazione, si udì la voce del diavolo che gridava trionfante: «Oggi ho infuso il mio veleno nella Chiesa». Un punto di vista che influisce anche su Dante, il quale, pur ritenendo la Donazione genuina, la giudicava un errore e una sciagura.

La leggenda del miracolo

La Donazione è come una scatola cinese: un falso che ne contiene molti altri. Il testo, per esempio, inventa un profilo di Costantino che è del tutto immaginario. Il biografo più attendibile dell’imperatore, Eusebio di Cesarea, scrive che Costantino si convertì al Cristianesimo solo sul letto di morte. Viceversa, la Donazione narra una vicenda del tutto favolosa: un miracolo avrebbe portato fin dall’inizio l’imperatore sulla via della vera fede. A Costantino, ammalato di lebbra, i sacerdoti pagani avevano consigliato di ammazzare un congruo numero di bambini e poi farsi il bagno nel loro sangue. Ma i santi Pietro e Paolo appaiono in sogno all’imperatore e gli indicano un diverso lavacro purificatore, quello del battesimo. Costantino accetta di farsi cristiano e riemerge guarito dal fonte battesimale.

È falsificata pure la figura di Silvestro, il Papa a cui Costantino si rivolge nella Donazione. I documenti storici lo delineano come una figura scialba. Ma nella leggenda, accreditata dalla Donazione, Silvestro svetta come un gigante della fede. Ed è anche merito della Donazione se si è consolidato il culto di Silvestro come santo: quel santo che ancora oggi celebriamo nei veglioni di fine anno, il 31 dicembre, giorno della sua morte nell’anno 335.

Lutero indignato

La Donazione, insomma, sarà pur finita tra le cianfrusaglie lunari, come immaginava Ariosto. Ma, anche dopo essere stata smascherata, ha continuato a fare sentire i suoi effetti. Nel febbraio del 1520, a Wittemberg. un monaco tedesco legge avidamente le pagine di Lorenzo Valla, appena stampate in Germania. S’indigna per quella truffa colossale, per la bugia su cui è fondato il potere della Chiesa di Roma. «Non ho più alcun dubbio che il Papa sia l’Anticristo», scrive subito dopo a un amico. Quel monaco si chiamava Martin Lutero. La falsa Donazione continuava a fare la storia.

Numero1744.

 

Mauro Biglino è studioso ed esperto di storia delle religioni. E’ stato traduttore di ebraico antico per conto delle Edizioni San Paolo, collaborazione che si è conclusa una volta iniziata la carriera di scrittore in cui porta alla luce le sorprendenti scoperte fatte in 30 anni di analisi dei cosiddetti testi sacri che da sempre sono state omesse.
Dopo anni di traduzioni professionali ha iniziato a narrare in modo autonomo quanto trovato nei testi ebraici da cui derivano le bibbie che sono in uso per i fedeli.
Il metodo adottato consiste nel considerare valido ciò che trova letteralmente scritto senza procedere con interpretazioni o con l’utilizzo di categorie esegetiche particolari. Ne emerge un quadro coerente e chiaro che narra una storia concreta del rapporto tra un popolo e un individuo di nome Yahweh che aveva ricevuto l’incarico di occuparsene.

Ecco alcuni dei libri best seller più conosciuti di Mauro Biglino, letto e seguito in Italia da oltre 135.000 ricercatori della verità e pubblicato in 8 stati esteri:

  • Il Libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia (Uno Editori. Pubblicato anche in Germania, Francia, Repubblica Ceca, Lettonia, Paesi Bassi)
  • Il Dio alieno della Bibbia (Uno Editori. Pubblicato anche in Francia)
  • Non c’è Creazione nella Bibbia: (Uno Editori.Pubblicato anche in Francia)
  • La Bibbia non è un Libro Sacro (Uno Editori. Pubblicato anche in Croazia, Portogallo, Francia, Spagna)
  • L’Invenzione di Dio – DVD (Unoeditori-Macroedizioni)
  • La Bibbia non Parla di Dio (Mondadori)
  • Antico e Nuovo Testamento libri senza Dio (Uno Editori)
  • Il Falso Testamento (Mondadori)
  • La Caduta del Dei (Uno Editori)
  • La Bibbia non l’ha mai detto (Mondadori)
  • Resi Umani (Uno Editori)
  • Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia | Nuova Edizione (Uno Editori).
  • Le traduzioni di Mauro Biglino fanno tremare teologi, rabbini e monsignori in quanto, libere da dogmi e interessi di qualsiasi tipo, riportano senza filtri ciò che è contenuto nella Bibbia, presunto libro “divino” da sempre ritenuto sacro e ispirato da “Dio”.
    I suoi lavori hanno attirato l’attenzione di TV, Radio e personaggi dello spettacolo. Fra i numerosi media che lo hanno intervistato: Studio Aperto (Italia1), La strada dei miracoli (Rete 4), Adam Kadmon Revelation (Italia1), Mistero (Italia1), Ballarò, Radio 24, Radio Rai 2, Inception Network (Radio USA), Mistero Magazine, Affari Italiani, Ilsole24 ore.
    Mauro Biglino è intervenuto in centinaia di dibattiti, conferenze e convegni in tutta Italia e all’estero, come gli interventi nell’Aula Magna dell’Università della Svizzera italiana di Lugano, in Romania, in Portogallo, in Francia, in una conferenza organizzata dal consolato italiano, nel dibattito con i teologi del 2016 a Milano (condotto da Sabrina Pieragostini, Caporedattore di Studio Aperto) con il Prof. Daniele Garrone (Professore della facoltà valdese di teologia, uno dei maggiori esperti di teologia), Capo Rabbino di Torino Ariel di Porto, Don Ermis Segatti dell’università teologica di Torino, Mons. Avondios (Arcivescovo della Chiesa Ortodossa di Milano).
  • Qualche accenno sugli argomenti di questa “comunicazione controcorrente” :

Siamo vittime di un grande inganno?
Ci hanno raccontato una storia non vera?
La storia dell’umanità è da riscrivere?

La divinità, spiritualmente intesa, non è presente nell’Antico Testamento.
In particolare nella Bibbia, non c’è Dio e non c’è culto rivolto a Dio.
Ecco perché il libro di riferimento di Biglino afferma che “La Bibbia non è un Libro Sacro”.
Chi è intervenuto, nei secoli, a modificare la Bibbia?

Chi legge questo libro (e i molti altri sopra elencati) in merito alla Bibbia verificherà molte cose tra cui:

Abbiamo solo una delle Bibbie possibili.
Non sappiamo nulla su chi e quando l’ha scritta.
Ci è stata nascosta la vera natura dell’Albero della Vita.
Noi siamo degli OGM (Organismi geneticamente modificati).
Dio si stanca, si sporca, ha fame.
11 libri Biblici sono ufficialmente scomparsi.
La creazione dell’Uomo, intesa come atto divino, è falsa.
Il Peccato Originale è solo una favola.
Il Dio biblico non era il padre di Gesù.
Come si costruisce una religione.

Dalla prefazione di “La Bibbia non è un libro sacro”, di Sabrina Pieragostini :

La sensazione che le sue opere producono su chi, come me, ha avuto una normale educazione Cristiana, è identica a quella che si prova in cima ad una montagna, di fronte allo strapiombo: paura ed attrazione allo stesso tempo, perché sai che può essere pericoloso, ma la curiosità è più forte.
Leggere Mauro Biglino significa avere costantemente le vertigini.
Significa mettere in discussione tutte le nostre certezze, avvalorate da secoli di dottrina, di catechesi, di tradizioni popolari, costruite sulle fondamenta dell’Antico Testamento, come testo rivelato, dal quale Dio ha parlato all’ Umanità.
Ma quelle fondamenta sembrano sgretolarsi sotto i colpi di piccone di un’analisi testuale puntigliosa fino a diventare maniacale, che ne mette in rilievo ogni minima contraddizione ed elimina ogni sovrastruttura teologica.

Quello che resta, è un’altra storia, molto diversa da quella che ci hanno insegnato.

Indice :

Perché il libro ha questo titolo?
Introduzione : dalla Bibbia a Pinocchio.

La Bibbia è attendibile?
Le discordanze sul profeta Daniele e gli 11 libri ufficialmente scomparsi.
La vicenda di Davide e Golia : a chi credere?
La Bibbia deve essere presa solo per ciò che è, ossia uno dei tanti libri scritti dall’Umanità (alla stregua dell’Iliade o dell’Odissea, oppure de I Veda, il Mahabharata e il Ramayana N.d.R.).
Elohim, Yahweh e le incongruenze della tesi dogmatica.
Chi erano gli Elohim, che sono stati fatti diventare Dio? Che caratteristiche avevano e come agivano?
I Dieci Comandamenti : le incongruenze fra Yahweh e Mosè.
Ancora su Yahweh, il presunto Dio.
Altre ipotetiche entità spirituali : angeli, giganti, Satana e macchine volanti.
Quando Abramo scopre che Dio si stanca, si sporca, ha fame….
Come può nascere una religione da simili presupposti?
Dalla non – creazione, alla Croce: Adamo ed Eva non hanno dato origine all’Umanità.
Cosa dice la scienza che cerca il cosiddetto “anello mancante”?
Dove si colloca e in che cosa si concretizza il Peccato Originale.
Quello che ci è stato detto sulla Bibbia è falso?

Alcuni passaggi estratti dal libro “La Bibbia non è un Libro Sacro” :

…..questo lavoro,  non mi sento di definirlo un libro, bensì una “conferenza fatta alla tastiera”, anziché al microfono. Un excursus su veri temi compiuto con l’intento di evidenziare la questione di fondo che concerne il nostro rapporto con quel libro (la Bibbia) su cui mi pongo la seguente domanda :
I detentori della conoscenza hanno raccontato ciò che veramente contiene?
La risposta è, per me, scontata : assolutamente no !
Non si sono limitati a non raccontare, ma sono andati ben oltre e hanno deliberatamente e spudoratamente inventato ciò che non c’è.

Ecco il motivo della scelta di un titolo così assertivo e, all’apparenza, provocatorio.

Elohim non vuol dire Dio, è un attributo che letteralmente significa “legislatore supremo” ed è usato anche per sovrani e istituzioni umane : Mosè, David, Sinedrio ecc. ; ma può anche indicare qualcosa di veramente forte e maestoso. In Italiano, se si vuol dire “un’automobile bellissima”, si potrebbe usare l’espressione “un elohim (dio) di macchina”, in senso attributivo : una specie di enfatizzatore.
Sulla figura di Yahweh, rimando al Numero1743 seguente.

 

 

Numero1743.

CHI  ERA  YAHWEH

Il Dio Yahweh, sanguinario e vendicativo.

 

Nel leggere l’Antico e il Nuovo Testamento, a qualsiasi individuo dotato di un minimo di buonsenso verrebbe spontaneo domandarsi se i due testi parlano dello stesso “Dio”, tale è la contraddizione che emerge mettendo a confronto i personaggi.

La figura del biblico Yahweh non è certamente rassicurante: qualsiasi passo si prenda in esame lo può confermare. Dalla lettura – e mi riferisco alla versione canonica, senza andare a scomodare traduzioni diverse – emerge un dittatore inquietante, iracondo, sanguinario, vendicativo, cui salta la mosca al naso per un nonnulla e che non risparmia castighi tra i più atroci anche in presenza di disobbedienze lievi.

Ne sono testimonianza alcuni salmi, per esempio il 136, in cui si dice che «l’amore di Dio» è eterno  perché ha sterminato i popoli o i re nemici di Israele; troviamo la stessa situazione in altri infiniti versetti di Esodo, Numeri, Deuteronomio, Levitico, ecc., il cui elenco dettagliato è impossibile in questa sede, data la loro quantità, dove non fa altro che ordinare stragi e condanne a morte. Egli stesso si definisce «un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano» (Deuteronomio 5, 9).

Genesi: e Dio creò l’uomo e la donna, e li punì nei secoli dei secoli

Lo stesso libro che apre la Bibbia – Genesi – ci presenta subito un quadro della natura di colui che, molto più tardi, diventerà il cosiddetto Padreterno sponsorizzato da Paolo & soci e insisto col dire che mi attengo alla versione ufficiale, fornita da Santaromanachiesa, quella cui tutti i devoti sarebbero obbligati a credere senza eccepire.

Quel signore, dapprima “crea” l’uomo «a propria immagine e somiglianza», poi, quando si accorge che il poveretto si annoia tutto solo in quel vasto “Paradiso terrestre”, gli affianca una compagna, per fabbricare la quale addormenta il tapino e gli cava una costola (Genesi 2, 21-23).

Questa storiella – che nemmeno un bambino di cinque anni potrebbe bersi senza fiatare, se non fosse stato indottrinato fin dal suo primo vagito – continua in modo ancora più incredibile. La coppia – Adamo ed Eva – viene autorizzata a usufruire di tutto ciò che si trova nell’Eden, ma non deve nemmeno toccare un albero, detto «della conoscenza del bene e del male», pena: la morte.

Naturalmente i due disobbediscono: Eva, curiosa come tutte le donne, inizia a ronzare intorno all’albero proibito, viene convinta dal “serpente” che “Dio” aveva un secondo fine egoistico per vietare loro di assaggiare quei frutti (la tradizione parla di una mela, anche se non si sa bene il perché), la poveretta cede alla tentazione e convince anche l’uomo a fare altrettanto.

Ed è a questo punto che appare la prima “ira di Dio” della Storia: quel signore che aveva creato il mondo e i capostipiti del genere umano per un atto d’amore (perché è così che ce la raccontano), dà fuori di matto, caccia i due tapini dall’Eden, condannandoli a guadagnarsi il pane con il sudore della fronte e, non ancora contento, estende il castigo su tutta l’umanità per omnia saecula saeculorum.

In Genesi 3, 1-24, che descrive la scena, quest’ultimo particolare non esiste: si parla solo di discendenza, ossia della diretta stirpe di Adamo ed Eva… che NON sono i capostipiti dell’umanità, come ben si evince nei versetti dove viene narrata la vicenda di Caino e Abele. E per dirla tutta, in Genesi non si parla nemmeno di Yahweh, che comparirà solo in seguito, ma di un generico “Dio”, il cui spirito, inizialmente «aleggiava sulle acque» (Genesi, 1, 2).

…E i millenni passarono: come San Paolo mi inventò il Messia

Trascorrono i millenni (chi dice due, chi quattro, ma non ha molta importanza) ed ecco che a un certo Paolo di Tarso serve un elemento che gli consenta di vendere al di fuori del mondo ebraico il prodotto che sta fabbricando intorno a un rabbi che una trentina di anni prima era stato crocifisso a Gerusalemme per ordine di Ponzio Pilato e che gli Ebrei avevano osannato come “messia”, colui che – fin dai tempi di Mosè e del suo patto con Yahweh – avrebbe dovuto liberare il Popolo eletto dalla schiavitù, che in quel momento storico è rappresentata dall’occupazione romana.

È Paolo a inventarsi il “peccato originale” e in tal modo riesce a raccontare ai gentili la favoletta del Dio che, accorgendosi di avere un po’ esagerato con il castigo, estendendolo all’umanità tutta (particolare che si inventa di sana pianta), sceglie (con un altro atto d’amore…) di inviare il proprio figlio unigenito a immolarsi sulla croce per la redenzione di tutti coloro che avrebbero creduto in lui. Evidentemente, quindi, il Dio di Paolo si è scoperto meno onnipotente di quanto credeva e possiamo anche legittimamente dubitare della sua sbandierata onniscienza.

Quello che Paolo propone ai suoi clienti è un “Dio d’amore” che si fatica a identificare con quello biblico, ma l’Apostolo delle genti è costretto a mantenere una continuità tra Antico e Nuovo Testamento se vuole conservare la fetta di mercato rappresentata dagli Ebrei. E partendo dalla sua operazione di marketing, verrà costruito il Cristianesimo, una religione che il rabbi Yehoshua (Gesù), Ebreo fino al midollo, del tutto estraneo a concetti spirituali, condannato a morte come malfattore, non si sarebbe mai lontanamente sognato di avallare.

Yahweh: tutto fuorché il Dio pieno d’amore inventato da Paolo

Allora torniamo alla domanda iniziale: è anche solo lontanamente possibile identificare Yahweh con il Diopadreonnipotente di Paolo, dei Vangeli e di tutto ciò che ne sarebbe derivato, portando a più di due miliardi i Cristiani nel mondo (dei quali i Cattolici sono la maggioranza)?

Dal mio punto di vista, certamente no, ma coloro che invece ritengono di rispondere affermativamente, perché abilmente indottrinati in tal senso, si prendano la briga di mettere a confronto i due personaggi leggendo integralmente Bibbia, lettere di Paolo e Vangeli, senza accontentarsi dei passi – sempre gli stessi, la maggior parte delle volte mutilati o decontestualizzati – che propina loro la liturgia.

Nell’Antico Testamento troveranno

– Yahweh che uccide il primogenito di ogni famiglia egiziana (Esodo 12, 29),

– che in Levitico 26, 27-29 esclama: «Se, nonostante tutto questo, non vorrete darmi ascolto, ma vi opporrete a me, anch’io mi opporrò a voi con furore e vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati. Mangerete perfino la carne dei vostri figli e mangerete la carne delle vostre figlie»,

– che condanna a morte un uomo per aver raccolto legna di sabato, disobbedendo a un suo ordine (Numeri 15,32-26),

– che dà precise istruzioni a Mosè nella guerra contro i Madianiti, puntualmente rispettate: «Ora uccidete ogni maschio tra i fanciulli e uccidete ogni donna che si è unita con un uomo; ma tutte le fanciulle che non si sono unite con uomini, conservatele in vita per voi» (Numeri 31, 17-18),

– che ha un atteggiamento sempre uguale nei confronti dei nemici («Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni[…] tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia», Deuteronomio 7, 1-2) e via discorrendo in una sequenza infinita di orrori e di massacri.

Il Dio del Nuovo Testamento, invece, sarebbe colui che agisce sempre e comunque per amore e sul quale si fonda il credo dei cristiani: avrebbe ordinato un solo sacrificio, scegliendo la vittima tra i membri della sua complicata famiglia, così da evitare le critiche, avrebbe fatto nascere suo figlio da una vergine per opera dello Spirito Santo e costui sarebbe vissuto una trentina d’anni praticamente in incognito , poi improvvisamente si sarebbe svegliato e avrebbe deciso, a malincuore, di obbedire al Padresuocheèneicieli, per redimere l’umanità da una colpa immaginaria. Dalla crudele e interessata praticità del tiranno biblico, inoltre, passiamo a un Dio spirituale, dalla promessa di un concreto territorio a quella evanescente di un “paradiso” non meglio identificato.

Cosa era accaduto al presunto Yahweh in 2000 o 4000 anni? Si era rammollito invecchiando? È evidente che le due figure non possono essere accomunate da alcunché!

Svincoliamoci dalle dottrine, e avanziamo nuove ipotesi…

Ma il vantaggio del libero pensiero, svincolato da ogni indottrinamento, è proprio quello di poter avanzare ipotesi anche apparentemente bizzarre.

Sappiamo che il “Dio unico” è un’altra delle tante invenzioni teologiche: ci sono innumerevoli testimonianze che lo confermano e lo stesso Paolo, inventore del cristianesimo, lo afferma nella prima lettera ai Corinzi: «E in realtà, anche se vi sono cosiddetti Dei sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti Dei e molti Signori, per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene…» (1Cor. 8, 5-6).

Immaginiamo anche che questi «molti Dei e molti Signori» non fossero esseri incorporei, spirituali (è Paolo a ridurli così: gli Ebrei della Bibbia dialogavano faccia a faccia con gli Elohim), ma personaggi in carne e ossa, condottieri, piccoli o grandi governatori locali, magari tecnologicamente evoluti, uno dei quali era quello stesso Yahweh che aveva promesso la “Terra” a Israele in cambio della sua assoluta devozione.

E allora presumiamo che nel tempo intercorso tra la comparsa di Yahweh e la venuta di Cristo ci sia stato un avvicendamento: l’El degli Ebrei nella provincia di Siria al tempo dell’occupazione romana è un altro, meno sanguinario o forse solo più accorto, che ha preferito cambiare tattica per procurare la libertà al popolo di cui è, non si sa come, diventato il condottiero.

Ha mandato un funzionario di sua fiducia a ingravidare una fanciulla Ebrea sedicenne, con ogni probabilità accuratamente selezionata, dalla quale far nascere quel “Jehoshua ben Jusef al Nazri” che avrebbe dovuto guidare la ribellione e spazzare via i Romani dalla Galilea e zone limitrofe. Il Gesù evangelico e il suo entourage ci vengono presentati come giocondi predicatori Peace and Love, ma un’attenta lettura dei Vangeli canonici smentisce questa edulcorata versione: si trattava di una banda di accoliti, di una vera e propria setta che viveva alle spalle dei proseliti e predicava la rivolta. Infatti, si legge nel Vangelo di Luca 8, 13 : “Vi erano con lui i Dodici (Apostoli) e anche alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità : Maria Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Esse li servivano con i loro beni.”. Infatti, per i tre lunghi anni di predicazione del Cristo, tutta la combriccola non fa un’ora di lavoro e non guadagna un centesimo, ma vive senza stenti e senza miracoli. 

Il tentativo non ebbe successo, anzi: finì con l’arresto e la condanna a morte del “messia”; gli Ebrei in seguito avrebbero provato ancora tre volte a scrollarsi di dosso il giogo dell’Urbe con altrettante guerre (le Guerre giudaiche di cui parla Giuseppe Flavio) e sarebbero comparsi altri “messia”, con lo stesso scarso successo e la definitiva sconfitta. Ma intanto, Paolo e – dopo di lui –  i presunti evangelisti, avevano avuto il tempo di volgere a proprio favore una vicenda che di soprannaturale non aveva avuto alcunché, ma opportunamente manipolata, sarebbe riuscita laddove le armi avevano fallito, portando in pochi secoli alla caduta dell’Impero Romano.

Per concludere, lascio la parola ad Albert Einstein e a una frase che l’illustre scienziato scrisse in una lettera indirizzata al filosofo Eric Gutkind il 3 gennaio 1954: «Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo».

In sintesi, questo dice Mauro Biglino:

La Bibbia non parla di Dio, semplicemente perché parla di esseri in carne ed ossa, che vengono chiamati Elohim, e di uno, in particolare, Yahweh, che cammina, mangia, beve, si sporca, si lava, deve riposare, uccide in prima persona, dà ordine ai suoi di sterminare anche i parenti più stretti, impone il massacro di madri con i loro figli maschi, detta leggi ed ammazza chi non le rispetta, chiede sacrifici umani, ordina ecatombi di animali, annusa fumo (di grasso arrostito) per calmarsi, beve liquidi ubriacanti, insegna come si evita di riempire un accampamento di escrementi che lui non vuole calpestare, spartisce il bottino di guerra con i suoi sudditi,  in vergini e animali, elencati in precisi e ragioneristici verbali di spartizione, che sto leggendo nelle mie conferenze; (a questo proposito, sto per introdurre un tema spinosissimo, perché forse quello che voleva non erano solo vergini/ragazze, ma, in alcuni casi, bambine), insegna a prestare denaro ad interesse rendendo schiavi gli altri, è iracondo e contraddittorio, appare paranoico e monomaniaco, sembra presentare, talvolta, sintomi di disturbi mentali riconducibili alla schizofrenia….

Discutere sul significato di Elohim (che NESSUNO conosce con certezza) è assolutamente inutile e va bene per i filologi/teologi che hanno il bisogno disperato di affermare che significa DIO.
Io non ne ho alcun bisogno, perché la Bibbia è chiara, e quindi, mi faccio andare bene tutte le loro diverse interpretazioni.

Faccio due soli esempi:
GIUDICI 11,24 : Iefte, capo delle forze di Israele, dice al re degli Ammoniti:
“Il tuo Elohim Kamosh ti ha dato quelle terre, e tu te le tieni; il mio Elohim Yahweh ci ha dato queste terre e noi ce le teniamo”.
Tra i due Elohim (qualunque cosa significhi) non c’è alcuna differenza, hanno le stesse prerogative, gli stessi diritti e gli stessi poteri: non c’è un Dio superiore e uno inferiore per il capo dell’esercito d’Israele.

GENESI 35,1 : Elohim disse a Giacobbe. “Alzati, va a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare all’ EL (qualunque cosa significhi), che ti è apparso quando fuggivi Esaù, tuo fratello”.
Perché gli dice di costruire un altare a quell’EL che gli è apparso? Non dovrebbe essere sempre lui?
Più chiara di così la Bibbia non può essere!

Se leggete il Salmo 136, ricaverete questa convinzione:
Yahweh (qualunque cosa significhi) della Bibbia è un Elohim “misericordioso”, ma solo nei confronti del “suo servo Israele” e, per esserlo, ha ammazzato bambini innocenti, re, persone potenti….
Per fortuna, non può essere il “DIO Universale”: sarebbe una vera, spaventosa tragedia e la Bibbia sarebbe un guazzabuglio incomprensibile.
Ecco perché Elohim non può significare DIO nel senso che l’Occidente, figlio del pensiero Greco, attribuisce a questo termine.
L’ IMPORTANTE  È  CAPIRE  L’ INGANNO  COLOSSALE  CHE  SI  CELA  DIETRO  L’ AFFERMAZIONE:  ELOHIM = DIO  SPIRITUALE:.