Numero1940.

 

Segnalata da Rita

 

Attribuita a TRILUSSA
(N.d.R. : Io non ci credo, Trilussa scrive assai meglio le “sue” poesie. Infatti, le mie perplessità riscontrano conferma, perché ho trovato quanto segue) :

La poesia è stata erroneamente attribuita a Trilussa, probabilmente sia per  il dialetto romanesco in cui è scritta, sia per lo stile carico di salutare ironia. S’intitola Io e Dio ed è stata scritta, in realtà, da Piero Infante:

 

IO E DIO

Ve vojo riccontà ‘na storia strana,
che m’è successa propio l’artra settimana.

Camminavo pe’ r vialone, davanti alla chiesa der paese
quanno ‘na strana voja d’entrà me prese.

​Sia chiaro non so mai stato un cristiano praticante,
se c’era un matrimonio, se vedevamo al ristorante.

​Ma me so sentito come se quarcuno,
me dicesse: “dai entra, nu’ c’è nessuno”.

Un misto de voja e paura m’aveva preso,
Ma ‘na vorta dentro, restai sorpreso.

La chiesa era vota, nun c’era nessuno;
la voce che ho sentito era la mia, no de quarcuno.

C’erano quattro panche e un vecchio crocifisso de nostro Signore:
“Guarda te se a chiamamme è stato er Creatore”.

Me gonfiai er petto e da sbruffone gridai: “ So passato pè un saluto”.
Quanno na voce me rispose: ”mo sei entrato, nu fa lo scemo mettete seduto!”

Pensai: mo me giro e vado via,
quanno quarcuno me rispose: “Nu te ne ‘nnà. Resta … famme compagnia”.

“Famo n’altra vorta , poi mi moje chi la sente: è tardi sarà già  tutto apparecchiato”.
“Avvicinate nu fa lo scemo, ‘o so che nu sei sposato.

Me sentivo troppo strano, io che nun avevo mai pregato
me sentivo pregà dar Signore der creato.

“Signore dateme na prova, devo da crede
che sete veramente Iddio che tutto vede”.

“Voi na prova ? Questo nu te basta? Te sei mi fijo,
e io sto qua inchiodato pe er bene che te vojo!”

“Me viè da piagne, me sento de scusamme.
Signore ve prego perdonate le mie mancanze.

A sapello che c’eravate pe davero …
venivo più spesso, ve accennevo quarche cero”.

“Ahahahahhaha ma te pensi che io sto solo qua dentro?
Io so sempre stato co te, nella gioia e nel tormento.

Te ricordi quanno eri piccolino,
io pe te ero Gesù bambino

Prima de coricatte la sera,
me dedicavi sempre na preghiera.

Era semplice, quella che po’ fa er core de un bambino,
me facevi piagne e con le mie lacrime te bagnavo er cuscino.

Poi anni de silenzio… te s’è indurito er core.
Proprio verso de me, che t’ho fatto co tanto amore.

Te gridavo fijo mio sto qua,
Arza l’occhi guarda tuo papà!

Ma te niente… guardavi pe tera
E te ostinavi a famme la guera.

Poi quanno tu padre stava male
e te già pensavi ar funerale,

sul letto de morte… nelle ultime ore
t’è scappata na preghiera… “Te affido ar core der Creatore”.

Ecco perché t’ho chiamato,
pe ditte quanto me sei mancato.

Ho cominciato a piagne dalla gioia e dar dolore…
Ho scoperto de esse amato dar Signore…

​Questa è na storiella che nun ’ha niente da insegnà,
​solo che in cielo c’è un Dio che piagne se lo chiami papà!

 

Chiedo scusa all’autore, ma ho voluto dare un’aggiustata alla metrica e alla rima e ho scritto, rispettando la struttura dell’idea e del contesto, questa versione, riveduta e corretta, che segue.

IO  E  DIO

Stavorta, ve vojo riccontà ‘na storia strana
che m’è successa proprio l’artra settimana.

Stavo passanno davanti alla chiesa der paese,
quanno ‘na voja d’entrà, d’un tratto, me prese.

Io nun so’  mai stato un cristiano praticante:
se c’è un matrimonio, se vedemo ar ristorante.

Chissà perché, me so’ sentito come se quarcuno
me dicesse de botto: “Entra, che nun c’è nessuno”.

M’aveva preso, chissà, un misto de voja e de paura,
ma, ero da solo, nun potevo fa’ brutta figura.

La chiesa era proprio vota, nessuno che pregava;
forse me dispiaceva, se quarcuno me guardava.

Quattro panche, ‘na gran croce co’ nostro Signore,
“Guarda te, se a chiamamme è stato er Creatore!”

Me feci coraggio e sussurrai: “So’ passato pe ‘n saluto”.
‘Na voce me rispose: “Sei entrato, mò mettete seduto!”.

Presi paura e me pensai: “Chi è? Mò me ne vado via”.
Ma la voce “Nun te ne annà – disse – famme compagnia”.

“Famo n’artra vorta, mi moje ha già apparecchiato”.
“Nun fa’ lo scemo, ‘o so bene che nun sei sposato”.

Me sentivo troppo strano, io non avevo mai pregato,
ma, però, me sentivo pregà dar Signore der Creato.

“Signore, dateme ‘na prova – dissi – devo da crede
che voi siete veramente Iddio che tutto vede?”.

“Voi ‘na prova? Guardame, sto ‘n croce, fijo mio,
Sto  inchiodato pe’ te, anche se so’ fijo de Dio.

“Me vie’ da piagne. Scusateme, ma proprio tanto,
perdonateme, Signore, se nun so’ stato un santo.

Se lo sapevo mai che voi c’eravate per davero….
venivo più spesso, v’ accennevo quarche cero!”.

“Vabbè, ma adesso che stai qua dentro co’  me,
sappi che, ner bene e ner male, io sempre fui con te.

Forse nun te lo ricordi, ma quann’eri piccolino,
bé, io sono stato, per te, il tuo “Gesù Bambino”.

So perfino che, prima de coricatte, ogni sera,
tu me dedicavi sempre ‘na piccola preghiera.

Era semplice, quer che viene dar core de un bambino,
me facevi piagne, e le lacrime te bagnaveno er cuscino.

Poi, anni de silenzio,….chissà, te s’era indurito er core
proprio co’ me, che t’avevo fatto co’  tanto amore.

Io aspettavo e te gridavo: “Fijo mio, ecco, sto qua,
perché nun arzi l’occhi in su, guarda tuo papà!

Ma gniente, tu te ne annavi avanti a guardà pe’ tera
mentre, ostinato, co’ me stavi sempre in  guera.

Un brutto giorno, quanno tuo padre stette male
e nun te restava, ormai, che pensare ar funerale,

però, sur suo letto de morte, in quell’urtime sue ore,
te scappò ‘na preghiera: “T’affido ar core der Signore”.

Ecco, caro, adesso sai er perché che t’ho chiamato:
era pe’ ditte, finalmente, quanto me sei mancato”.

Ho cominciato a piagne, dalla gioia e dar dolore,
perché avevo scoperto d’esse amato dar Signore.

Questa storiella, sì, c’ha quarcosa da insegnà:
che, in cielo, quarcuno piagne, …se lo chiami papà!

 

 

Numero1852.

Questa, che qui presento, è la trascrizione, parola per parola, di un bellissimo documentario di SKY, della Serie CURIOSITY, dal titolo: DIO HA CREATO L’UNIVERSO? e che ha per protagonista uno dei più grandi scienziati della storia umana.
Tutti lo ricordiamo immobilizzato, rattrappito e contorto in una postura innaturale a causa della SLA (Sindrome Laterale Amiotrofica), davanti ad un monitor, con il quale comunicava per mezzo di un solo muscolo della guancia (leggete il numero successivo 1851), per trasmettere, con questo sintetizzatore computerizzato, il contenuto dei propri pensieri.
Il mio è un modesto, ma deferente e ammirato omaggio ad una delle più grandi menti della nostra storia scientifica.
La sua lucidità anticonformista e senza ombra di ipocrisia, raccoglie appieno tutto il mio consenso e plauso.

STEPHEN  WILLIAM  HAWKING  (1942 – 2018) è stato un cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accademico e divulgatore scientifico britannico, fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui BUCHI NERI, sulla “Cosmologia Quantistica” e sull’Origine dell’Universo.
Alcuni titoli della sua produzione bibliografica:
DAL  BIG  BANG  AI  BUCHI  NERI (Breve storia del tempo),
LA  NATURA  DELLO  SPAZIO  E  DEL  TEMPO,
L’ UNIVERSO  IN  POCHE  PAROLE,
IL  GRANDE  DISEGNO,
LE  MIE  RISPOSTE  ALLE GRANDI  DOMANDE.

DIO  HA  CREATO  L’ UNIVERSO ?

VOCE  DI STEPHEN  HAWKING:
Ciao, sono Stephen Hawking, fisico, cosmologo, ma, soprattutto, sognatore.
Anche se non posso muovermi e devo parlare attraverso un computer, nella mia mente sono libero. Libero di esplorare i più grandi misteri dell’universo e di pormi grandi interrogativi come: esiste un Dio che ha creato e che controlla l’universo, le stelle, i pianeti e, soprattutto, ciascuno di noi?
Per scoprirlo, compiamo un viaggio attraverso i misteri della natura, perché è lì che si nasconde la risposta all’eterno mistero di come sia nato l’universo e di come funzioni davvero.
Seguitemi.
Di recente, ho pubblicato un libro che parla di Dio e della nascita dell’universo. Ho causato un po’ di subbuglio. La gente si è risentita che uno scienziato avesse qualcosa da dire in materia di religione.
Non ho intenzione di dire a nessuno in che cosa credere, ma, per me, è giusto che la scienza si chieda se Dio esiste.
Dopotutto, non esiste un  mistero più grande e più importante del sapere chi ha creato l’universo e chi lo controlla.

VOCE  DEL  NARRATORE:
In un passato lontano, la risposta era, quasi sempre, la stessa: Dio ha creato tutto. Il mondo era un luogo spaventoso e, persino un popolo forte come quello Vichingo, faceva appello agli esseri sovrannaturali per spiegare fenomeni naturali, come il tuono e le tempeste.
I Vichinghi avevano molti Dei diversi. Thor era il Dio del Tuono; un altro, Egir, scatenava le tempeste marine. Ma il Dio  più temuto si chiamava Skol. Era lui il responsabile del terrificante fenomeno naturale che oggi chiamiamo “Eclissi Solare”. Skol era un “Dio Lupo” che viveva in cielo. A volte, ingoiava il sole, provocando quell’istante spaventoso in cui il giorno si trasforma in notte.
Senza una spiegazione scientifica, immaginate quanto doveva essere inquietante veder scomparire il sole.
I Vichinghi reagirono nel solo modo che sembrasse loro sensato: cercavano di scacciare il Lupo. I Vichinghi credevano che fossero le loro azioni a far sì che il sole tornasse. Naturalmente, oggi sappiamo che non è così: il sole sarebbe riapparso comunque.
L’universo non è poi così sovrannaturale o misterioso come potrebbe sembrare. Ma ci vuole più coraggio di quanto ne avessero i Vichinghi per scoprire la verità.
Anche noi, semplici mortali, possiamo capire come funziona l’universo.
L’uomo arrivò a questa conclusione molto prima dell’epoca vichinga, nell’antica Grecia.
Intorno al 300 a. C., un filosofo, di nome Aristarco, subiva, anche lui, il fascino delle eclissi, in particolare di quelle diurne. E fu tanto coraggioso da chiedersi se fossero davvero causate dagli Dei. Aristarco fu un vero pioniere della scienza. Studiò il cielo con attenzione ed arrivò ad una conclusione senza precedenti. Si  rese conto che l’eclissi, in realtà, era solo l’ombra della terra proiettata sulla luna, e non un evento divino. Affrancato da questa scoperta, riuscì a capire che cosa accadeva davvero sopra la sua testa e disegnò uno schema che mostrava l’effettivo rapporto fra sole, terra e luna.
Di qui, arrivò a conclusioni ancora più sorprendenti. Dedusse che la terra non era ferma al centro dell’universo, come tutti credevano, ma che girava attorno al sole. Infatti, la comprensione di questo sistema spiega tutte le eclissi.
Quando la luna proietta la sua ombra sulla terra, si verifica un’eclissi solare. E quando la terra fa ombra alla luna, si verifica un’eclissi lunare.
Ma Aristarco si spinse ancora oltre. Suggerì che le stelle non erano spaccature nel tetto del cielo, come credevano i suoi contemporanei, ma degli altri soli, proprio come il nostro, solo enormemente lontani.
Quale rivelazione stupefacente dovette essere: l’universo è una macchina governata da principi o leggi! Leggi che possono essere comprese dalla mente umana.

VOCE  DI STEPHEN  HAWKING:
Credo che la scoperta di queste leggi sia stata la più grande conquista del genere umano. Perché saranno queste leggi della natura, come le chiamiamo oggi, a dirci se ci serve un Dio per spiegare l’universo.
Per secoli, si è creduto che le persone disabili, come me, fossero state colpite da una maledizione divina. Anche se ritengo possibile che io abbia disturbato qualcuno lassù, preferisco pensare che tutto possa essere spiegato diversamente, con le leggi della natura.
Ma che cos’è, esattamente, una legge della natura? E perché è così potente?
Ve lo mostro con una partita di tennis.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Il tennis è disciplinato da una serie di leggi. La prima è creata dall’uomo e corrisponde alle regole del gioco. Riguarda parametri come le dimensioni del campo, l’altezza della rete e le condizioni che determinano se un tiro è dentro oppure è fuori. Queste regole potrebbero cambiare, se la Federazione del Tennis lo volesse. Ma, l’altra serie di leggi che governano il gioco sono fisse, immutabili. Queste leggi regolano ciò che accade alla pallina, quando viene colpita. La forza e l’ambulazione del colpo di racchetta determinano esattamente ciò che accadrà. Le leggi della natura descrivono l’effettivo funzionamento delle cose, nel passato, nel presente e nel futuro. Nel tennis, la pallina arriva esattamente dove la portano tali leggi. Ma qui, molte altre leggi scendono in campo. Esse governano tutto ciò che accade. Da come l’energia del colpo viene prodotta nei muscoli dei giocatori, alla velocità con cui l’erba cresce sotto i loro piedi.. Ma, l’aspetto più importante di queste leggi fisiche è che, oltre a essere immutabili, sono universali. Si applicano non solo al volo di una pallina, ma anche al moto dei pianeti e di tutto l’universo.
A differenza delle leggi create dall’uomo, quelle della natura non possono essere infrante. Ecco perché sono così potenti. E, se viste da un punto di vista religioso, anche controverse.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Se accettate, come me, che le leggi della natura sono invariabili, non tarderete a chiedervi quale ruolo resta a Dio.
Qui risiede buona parte della contraddizione tra scienza e religione. E anche se le mie idee, di recente, hanno fatto scalpore, si tratta di un dibattito ben più antico.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Già nel 1277, Papa Giovanni XXI si sentiva così minacciato dal concetto di “legge di natura” da dichiararlo un’eresia.
Purtroppo per lui, questo non sortì alcun effetto sulla legge di gravità. Pochi mesi dopo, il tetto del palazzo papale cedette, cadendo sulla testa del Papa.
Ma la religione trovò, ben presto, una soluzione. Per alcuni secoli a venire, si dichiarò, semplicemente, che le leggi della natura erano opera di Dio e che solo lui poteva infrangerle. Questa visione era rafforzata dall’idea che il nostro perfetto pianeta blu se ne stesse immobile al centro del tutto e che le stelle e i pianeti ruotassero attorno alla terra, come un meccanismo perfettamente regolato. Le idee di Aristarco erano state archiviate da tempo.
Ma l’uomo ha sete di scoperte e qualcuno, come Galileo Galilei, non poté fare a meno di scrutare, ancora una volta, l’opera meccanica di Dio.
Era il 1609 e, questa volta, i risultati avrebbero cambiato tutto. Galileo è il fondatore della scienza moderna e uno dei miei eroi. Pensava, come me, che se si guarda l’universo abbastanza da vicino, è possibile decifrare tutti i misteri. La sua determinazione era tale che, per la prima volta nella storia, mise a punto delle lenti capaci di ingrandire di 20 volte il cielo notturno. Assemblandole con attenzione, costruì un telescopio. Dalla sua casa di Padova, usò il suo telescopio per studiare Giove, notte dopo notte. E fece una scoperta straordinaria: 3 piccoli puntini vicinissimi al pianeta gigante. Dapprima pensò che si trattasse di piccole stelle ma, osservandoli per più notti di seguito, notò che i puntini si spostavano. Poi ne apparve un quarto. A volte, uno di essi spariva dietro Giove e poi riappariva. Comprese che dovevano essere delle lune in orbita attorno al pianeta gigante. Era la prova concreta che esisteva qualcosa che non orbitava attorno alla terra. Ispirato da questa scoperta, Galileo arrivò a dimostrare che la terra, in realtà, girava attorno al sole.
Aristarco aveva sempre avuto ragione.
Le scoperte di Galileo innescarono una rivoluzione del pensiero dell’epoca che avrebbe finito per allentare la morsa della religione sulla scienza.
Ma, nel XVII ° secolo, gli causarono non pochi problemi con la Chiesa. Galileo riuscì a sottrarsi alla pena capitale, abiurando la sua cosiddetta “eresia” e fu confinato agli arresti domiciliari per gli ultimi 9 anni della sua vita.
Secondo la leggenda, dopo aver ammesso il suo “peccato”, avrebbe mormorato: “Eppur si muove!”.
Nei 300 anni successivi, man mano che le leggi della natura venivano scoperte, la scienza cominciò a spiegare fenomeni di ogni tipo, dai fulmini alle tempeste, ai terremoti, o che cosa fa brillare le stelle. Ogni nuova scoperta minava sempre di più la necessità dell’esistenza di un Dio. Dopotutto, quando si conosce la spiegazione scientifica di un’eclissi, è difficile continuare a credere ad un Dio Lupo che vive nei cieli.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
La scienza non nega la religione, si limita ad offrire un’alternativa più semplice. Ma numerosi misteri resistono. Dopotutto, se la terra gira, non potrebbe essere Dio a muoverla? E, soprattutto, fu Dio a creare l’universo all’inizio dei tempi?
Nel 1985, partecipai ad un congresso di cosmologia in Vaticano. La nostra assemblea di scienziati fu ricevuta in udienza da Papa Giovanni Paolo II.
Ci disse che andava bene studiare il funzionamento dell’universo, ma non ci saremmo dovuti interrogare sulla sua origine, perché quella era opera di Dio.
Sono felice di dire che, per quanto mi riguarda, non ho seguito il suo consiglio. Non riesco proprio a spegnere la mia curiosità. Credo sia dovere di un cosmologo tentare di comprendere l’origine dell’universo.
Per fortuna, non è così difficile come sembra.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Nonostante la complessità e la varietà dell’universo, per crearlo bastano solo 3 ingredienti. Immaginiamo di poterli elencare in una sorta di ricettario cosmico (Cosmic Cookbook).
Dunque, quali sono i 3 ingredienti che ci servono per preparare un universo?
Il primo è la MATERIA: tutto ciò che possiede una massa. La materia è tutta intorno a noi, nella terra, sotto i nostri piedi, nello spazio: polvere, roccia, ghiaccio, liquidi, vaste nubi gassose, enormi spirali di stelle, ciascuna contenente miliardi di soli e che si estendono a distanze incredibili.
Il secondo ingrediente è l’ENERGIA. Anche se non ci abbiamo mai pensato, sappiamo tutti cos’è l’energia. È qualcosa che incontriamo ogni giorno. Alzate gli occhi al sole e la sentirete sul viso: energia prodotta da una stella a 150 milioni di Km di distanza. L’energia pervade l’universo, animando i processi che lo rendono un’entità dinamica in continua evoluzione.
Dunque abbiamo la materia ed abbiamo l’energia.
La terza cosa che ci serve per costruire l’universo è lo SPAZIO. Tanto spazio. Si possono dire tante cose dell’universo, che è schiacciante, splendido, violento, ma una cosa che proprio non si può dire è che sia angusto.
Ovunque noi guardiamo, vediamo dello spazio, altro spazio, e ancora altro spazio, a perdita d’occhio, in tutte le direzioni, da far girare la testa a chiunque.
Da dove sono venuti tutta questa energia, questa materia e questo spazio?
Non ne avevamo idea fino  alla metà del XX° secolo.
La risposta è venuta dalle intuizioni di un solo uomo, probabilmente lo scienziato più straordinario che sia mai esistito. Il suo nome era Albert Einstein.
Purtroppo non ho avuto occasione di conoscerlo, perché avevo 13 anni quando è morto. Einstein comprese una cosa piuttosto incredibile: che due degli ingredienti necessari per fare l’universo, la massa e l’energia sono, fondamentalmente, la stessa cosa: due facce della stessa medaglia, se preferite. E la sua famosa equazione:  E=mc² (dove E = Energia, m = massa , c = velocità della luce) significa semplicemente che la massa può essere pensata come una forma di energia e viceversa.
Quindi, invece di 3 ingredienti, ora possiamo dire che l’universo ne ha solo 2:
l’energia e lo spazio.
Dunque, da dove sono venuti tutta questa energia e tutto questo spazio?
Gli scienziati arrivarono alla risposta dopo decenni di lavoro: spazio ed energia si crearono spontaneamente in un evento che oggi chiamiamo:
il BIG BANG (la GRANDE ESPLOSIONE).
Al momento del BIG BANG, nacque un intero universo pieno di energia e, con esso, lo spazio si espanse proprio come un pallone quando viene gonfiato.
Da dove sono venuti, quindi, questa energia e questo spazio? Come possono un intero universo pieno di energia e la schiacciante vastità dello spazio, con tutto ciò che essa racchiude, emergere dal nulla?
Per alcuni, è qui che rientra in gioco la figura di Dio. Fu Dio a creare l’energia e lo spazio: il BIG BANG fu il momento della creazione.
Ma la scienza racconta una storia diversa.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
A mio rischio e pericolo, dico che oggi comprendiamo moto meglio i fenomeni naturali che terrorizzavano i Vichinghi: possiamo persino andare oltre la magnifica simmetria di materia ed energia scoperta da Einstein. Possiamo usare le leggi della natura per comprendere l’origine stessa dell’universo e scoprire se l’esistenza di Dio sia l’unico modo per spiegarla.
Sono cresciuto nell’Inghilterra del secondo dopoguerra e in un clima di austerità. Ci hanno insegnato che nessuno ti dà niente per niente. Ma ora, dopo una vita di lavoro, credo che, in realtà, si possa ricevere un intero universo gratis.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Il grande mistero al cuore del BIG BANG, spiega come un intero universo di spazio ed energia, fantasticamente enorme, possa materializzarsi dal nulla.
Il segreto risiede in uno dei fatti più strani del nostro cosmo. Le leggi della fisica richiedono l’esistenza della, cosiddetta, “ENERGIA NEGATIVA”.
Per farvi comprendere questo concetto, astruso ma cruciale, ricorrerò ad una semplice analogia.
Immaginate  che un uomo voglia innalzare una collina su un terreno pianeggiante. La collina rappresenta l’universo. Per raggiungere il suo scopo, l’uomo scava una fossa e usa il terreno ricavato dallo scavo, per realizzare la sua collina. Ma, naturalmente, non sta facendo solo una collina, sta anche facendo un buco. Di fatto, una versione negativa della collina. Ciò che prima stava nel buco, ora è diventato la collina e il tutto si bilancia perfettamente.
Questo è il principio alla base di ciò che accadde alla nascita dell’universo.
Quando il BIG BANG produsse un’enorme quantità di energia positiva, produsse, simultaneamente, la stessa quantità di energia negativa.
In questo modo la somma delle quantità positive e negative dà zero. Sempre.
È un’altra legge della natura. Ma dov’è tutta questa energia negativa, oggi?
Nel terzo ingrediente dell nostra ricetta cosmica. È nello spazio.
Potrà sembrare strano, ma, secondo le leggi della natura, relative a moto e gravità, leggi che sono tra le più antiche nella storia della scienza, lo spazio stesso è un’enorme riserva di energia negativa, abbastanza grande da far sì che la somma del tutto dia zero.
Ammetto che, a meno che la matematica non sia il vostro forte, questo è un concetto difficile da afferrare, ma è la verità.
L’infinita rete di miliardi e miliardi di galassie, tutte legate reciprocamente dalla forza di gravità, funziona come un gigantesco dispositivo di immagazzinamento. L’universo è come un’enorme batteria: un deposito di energia negativa. Il contenuto positivo, la massa e l’energia che vediamo oggi, è come la collina. Il buco corrispondente, il contenuto negativo, è disperso per tutto lo spazio.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Ma questo cosa comporta per la nostra ricerca sull’esistenza di Dio?
Comporta che, se la somma di tutto ciò che contiene l’universo è zero, NON È NECESSARIO UN DIO PER CREARLO e smentisce che non si possa avere niente per niente.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Ora che sappiamo che la somma dei contenuti positivi e negativi, presenti nell’universo, è uguale a zero, dobbiamo solo comprendere che cosa, od oserei dire CHI, ha innescato l’intero processo.
Che cosa potrebbe causare la spontanea comparsa di un universo?
All’inizio il problema può sembrare sconcertante. Dopotutto, nella vita quotidiana, non vediamo le cose materializzarsi dal nulla. Non possiamo schioccare le dita e far apparire una tazzina di caffè, quando ne abbiamo voglia, dico bene? Contiene diversi elementi, come chicchi di caffè, acqua, forse un po’ di latte e di zucchero. Ma, se ci tuffiamo in questa tazzina di caffè, oltre le particelle di latte, a livello atomico , e oltre, fino a livello subatomico, entreremo in un mondo in cui far apparire qualcosa dal nulla è possibile, almeno per un po’.
La ragione è che, a questo livello, le particelle come i protoni, si comportano come le leggi della natura, che chiamiamo “MECCANICA QUANTISTICA” e possono davvero apparire in maniera casuale, restare per un po’ e, poi, tornare a sparire. Per riapparire da qualche altra parte.
Sappiamo che l’universo stesso, un tempo, era molto piccolo, più piccolo di un protone, e questo significa qualcosa di straordinario.
Significa che l’universo stesso, in tutta la sua sbalorditiva complessità e vastità, può essere semplicemente comparso, senza violare nessuna delle leggi della natura a noi note.
Da quel momento in poi, si sprigionarono enormi quantità di energia, mentre lo spazio si espandeva, come un luogo per immagazzinare tutta l’energia negativa necessaria e per mantenere l’equilibrio globale.
Ma, naturalmente la domanda fondamentale si ripropone: fu Dio a creare le “leggi quantistiche” che permisero il verificarsi del BIG BANG?

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
In poche parole, abbiamo bisogno di un Dio che ha dato il via al tutto, perché il BIG BANG potesse esplodere?
Non desidero offendere nessun credente, ma credo che la scienza offra una spiegazione più convincente di quella di un creatore divino.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Questa spiegazione è resa possibile da qualcosa di strano, nel principio di causa ed effetto. L’esperienza quotidiana ci porta a credere che tutto ciò che accade debba essere causato da qualcos’altro successo in un tempo precedente. Quindi, ci viene naturale presumere che qualcosa, forse Dio, debba aver causato la nascita dell’universo.
Ma, se consideriamo l’universo nel suo insieme, non è necessariamente così.
Mi spiego meglio.
Immaginate un fiume che scorre sul fianco di una montagna. Che cosa ha originato quel fiume? Beh, forse la pioggia. La pioggia che è caduta, in precedenza, sulle montagne. Ma, allora, che cosa ha originato la pioggia? Una buona risposta sarebbe: il sole. Il sole che, risplendendo sul mare, ha fatto salire il vapore acqueo nel cielo, formando le nubi. OK. Allora, cos’ha originato i raggi del sole? Beh, se potessimo guardare dentro, nel sole, vedremmo un processo chiamato “fusione” in cui gli atomi di Idrogeno si uniscono portando alla formazione di Elio e rilasciando enormi quantità di energia. Fin qui, tutto bene.
Ma, l’Idrogeno da dove viene? La risposta?
Dal BIG BANG.
Ed ecco il punto chiave. Le stesse leggi della natura ci dicono che, non solo l’universo può essere apparso spontaneamente, come un protone, senza richiedere nessuna energia, ma anche che è possibile che nulla abbia causato il BIG BANG. NULLA!
Questa spiegazione ci riporta alla teoria di Einstein e alle sue intuizioni su come SPAZIO E TEMPO, nell’universo, siano intimamente legati.
Accadde qualcosa di veramente straordinario al momento del BIG BANG:  il TEMPO stesso ebbe inizio.
Per comprendere questa idea sconcertante, pensate a un buco nero che fluttua nello spazio. Un buco nero è una stella così massiccia da essere collassata su se stessa. La sua gravità è così intensa da non lasciar sfuggire neppure la luce. Il che spiega perché esso sia , quasi perfettamente, nero. Il suo campo gravitazionale è così potente da deformare e distorcere non solo la luce ma anche il tempo.
Per capire in che modo, immaginate un orologio che viene risucchiato verso il buco nero. Man mano che si avvicina al buco nero, esso va sempre più lento, e più lento, e ancora più lento. Il tempo stesso comincia a rallentare. Ora, immaginate l’orologio mentre entra nel buco nero. Beh, ammettendo che possa resistere alle estreme forze gravitazionali, l’orologio, di fatto, si fermerebbe. E non  lo farebbe per la rottura del meccanismo interno, ma perché, all’interno del buco nero, IL TEMPO NON ESISTE.
E questo è esattamente ciò che accadde all’inizio dell’universo.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Il ruolo svolto dal tempo, all’inizio dell’universo, è. a mio parere, decisivo per cancellare la necessità di un grande creatore e rivelare come L’ UNIVERSO CREÒ  SE  STESSO.

VOCE  DEL  NARRATORE:
Man mano che viaggiamo indietro nel tempo, verso il momento del BIG BANG, l’universo si fa sempre più piccolo, più piccolo e ancora più piccolo, fino ad arrivare ad un punto, in cui è racchiuso in uno spazio così minimo da essere, in effetti, un unico, infinitesimamente piccolo, infinitesimamente denso BUCO NERO. E, proprio come accade con i buchi neri che fluttuano nello spazio, le leggi della natura impongono un fenomeno piuttosto straordinario: ci dicono che, anche in questo caso, il tempo stesso deve arrivare ad un punto fermo. Non si può arrivare ad un tempo prima del BIG BANG.
Perché non c’è un “prima ” del BIG BANG.
Abbiamo, finalmente, trovato qualcosa che non ha una causa, PERCHÈ  NON VI  ERA  UN  TEMPO  IN  CUI  QUELLA  CAUSA  POTESSE  ESISTERE.
Per me, questo significa che non c’è spazio per un “creatore”, perché non c’è un tempo in cui quel “creatore” potesse esistere.
Poiché il tempo stesso ebbe inizio al momento del BIG BANG, questo fu un evento che non avrebbe potuto essere causato o creato da niente o da nessuno.
Così la scienza ci ha dato la risposta alla domanda che ci eravamo posti, una risposta che ha richiesto più di 3000 anni di impegno umano.
Abbiamo scoperto in che modo le leggi della natura, che regnano sulla massa e sull’energia dell’universo, abbiano dato vita ad un processo che avrebbe portato fino a noi, che ce ne stiamo qui, su questo pianeta, piuttosto soddisfatti di aver risolto l’enigma.
Così, quando la gente mi chiede se fu Dio a creare l’universo, rispondo che la domanda, in sé, non ha senso.
Il tempo non esisteva prima del BIG BANG, quindi non c’era un tempo in cui Dio potesse creare l’universo. È come chiedere indicazioni stradali per il confine della terra: la terra è una sfera, non ha i bordi di una tavola, dunque cercarli sarebbe assolutamente inutile.

VOCE  DI  STEPHEN  HAWKING:
Ciascuno di noi è libero di credere ciò che vuole. Dal mio punto di vista, la spiegazione più semplice è che non ci sia alcun Dio. Nessuno ha creato l’universo e nessuno decide il nostro destino. Questo mi porta ad una rivelazione profonda: probabilmente non esiste un paradiso, né una vita ultraterrena. Abbiamo solo questa vita per apprezzare il grande disegno dell’universo.
Ed io, di questa vita, sono estremamente grato.

 

P.S.   Grazie a Rita, che mi ha aiutato in questa lunga trascrizione.

 

Numero1810.

 

Sto leggendo, in questi giorni, ORIGIN ,l’ultimo libro di Dan Brown.
Riporto, senza commenti, ma a solo scopo di provocatoria comunicazione, alcuni passaggi “decontestualizzati”.

“Io credo che, in alcuni casi, il perdono possa essere addirittura pericoloso.
Se noi perdoniamo il male del mondo, diamo al male il permesso di crescere e diffondersi. Se rispondiamo ad un atto di guerra con un atto di clemenza, incoraggiamo i nostri nemici a commetterne altri.
Arriverà un momento in cui dovremo fare come Gesù e rovesciare, con forza, i tavoli dei cambiamonete, gridando: “Non è più tollerabile!”.
La Chiesa Cattolica di Roma ha preso posizione come ha fatto Gesù? No!
Oggi noi affrontiamo i mali peggiori del mondo solo con la nostra capacità di perdonare, di amare, di essere clementi. E, così facendo, permettiamo…. anzi, incoraggiamo il male a crescere. In risposta ai ripetuti crimini contro di noi, esprimiamo, a mezza voce, le nostre preoccupazioni in un linguaggio politicamente corretto, rammentandoci a vicenda che una persona cattiva è tale solo a causa della sua infanzia difficile, o della sua povertà, o perché ha subito violenze contro i sui cari…. e, così, non ha colpe per il suo odio.
Io, invece, dico basta! Il male è il male. Abbiamo tutti dei problemi nella nostra vita!”
….”Il perdono non è l’unica via verso la salvezza.”

“Molti di noi hanno paura a dichiararsi atei.
Eppure l’ateismo non è una filosofia, né una visione del mondo.
L’ateismo è, semplicemente, un’ammissione dell’ovvio.”

“Il timore di essere giudicati
da una divinità onnisciente
ha sempre contribuito ad ispirare
un comportamento caritatevole”.

“Non è necessario invocare Dio
per far funzionare l’Universo.
La creazione spontanea
è il motivo per cui
esiste qualcosa
invece del nulla.”      Stephen Hawking

“Il prezzo della grandezza
è la responsabilità.”       Winston Churchill.

Botta e risposta fra creazionisti e ateisti:

“Fin dalla notte dei tempi, le religioni del mondo sono state
il principio organizzativo più importante per l’uomo,
una road map per la società civilizzata e la nostra
fonte primaria di etica e morale.
Minando la religione, si mina l’essenza umana.”

“La religione non può monopolizzare la moralità.
Io sono una brava persona, perché sono una brava persona!
Dio non c’entra niente.”

“Venerare Dio è come estrarre combustibile fossile.
Molte persone in gamba sanno che è una scelta imprevidente.
Ma ci hanno investito troppo per smettere.”

“In principio l’Uomo creò Dio.”

“È profondamente sconvolgente che la mente umana
abbia la capacità di elevare un evidente frutto della fantasia
a verità divina e si senta autorizzata ad uccidere in suo nome.”

“Il mio sogno non è distruggere la religione, ma piuttosto crearne una nuova,
una fede universale che unisse le persone, invece che dividerle.
Se riuscissi a convincere tutte le persone a venerare il mondo naturale
e le sue leggi che ci hanno creato, allora tutte le culture avrebbero celebrato
la stessa storia della creazione, invece di farsi la guerra per stabilire
quale dei loro antichi miti fosse il più veritiero.”

“Preferiresti vivere in un mondo senza tecnologia o in un mondo senza religione? È meglio vivere senza medicine, elettricità, mezzi di trasporto e di comunicazione …. oppure senza fanatici che si fanno la guerra per storie inventate ed entità immaginarie?”

“PREGHIERA PER IL FUTURO

…. che le nostre filosofie
riescano a stare al passo
con le nostre tecnologie,
che la nostra umanità
riesca a stare al passo
con i nostri poteri,
e che l’amore, non la paura
possa essere il motore
del cambiamento.”

“The dark religions are departed,
and sweet science reigns                William Blake.

“Le religioni oscure spariranno,
e la dolce scienza regnerà.”

 

Numero1795.

OSSIMORO

L’ossimoro (dal greco ὀξύμωρον, composto da ὀξύς, «acuto» e μωρός, «ottuso») è una figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini di senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro.

Esempi: disgustoso piacere, illustre sconosciuta, silenzio assordante, lucida follia, ghiaccio bollente.
 Dato l’etimo del termine, anche la stessa parola ossimoro è a sua volta un ossimoro.

DEMOCRAZIA  CRISTIANA : è stato un palese, furbesco, subdolo OSSIMORO STORICO nelle vicende politiche di casa nostra, nel dopoguerra e per oltre cinquant’anni.

“DEMOCRAZIA” significa “Potere del Popolo”.

DEFINIZIONE
  1. Forma di governo in cui il potere viene esercitato dal popolo, tramite rappresentanti liberamente eletti (democrazia indiretta o rappresentativa)
  2. Paese ordinato e retto da un’organizzazione democratica del potere.
    Struttura ideale di governo di una società che si fonda sul principio della sovranità popolare, sulla garanzia delle libertà e su di una concezione egualitaria dei diritti civili, politici e sociali dei cittadini.
  3. L’insieme ideale delle forze politiche che si oppongono alle forme di governo dittatoriali.

    “CRISTIANA” significa “Relativa al Cristianesimo”.

    DEFINIZIONE
    Il cristianesimo è una religione a carattere universalistico, originata dal giudaismo nel I secolo, fondata sulla rivelazione ovvero sulla venuta e predicazione, contenuta nei Vangeli, di Gesù di Nazareth, inteso come figlio del Dio d’Israele e quindi Dio egli stesso, incarnatomorto e risorto per la salvezza dell’umanità, ovvero il Messia promesso, il Cristo.

    Dare una definizione unitaria del cristianesimo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o teologico-speculative, modi di comportarsi, abitudini quotidiane spesso eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze religiose, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione e la sua letteratura religiosa, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.

    Nella realtà sociale, civile, religiosa e politica dell’Italia, “CRISTIANA” è ciò che si riferisce alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana, istituzione a struttura verticistica (cioè monarchica) con a capo indiscusso e assoluto il Papa.

    Tutto il contrario che “DEMOCRAZIA”.

     

    “GUERRA  SANTA” : è un altro stridente OSSIMORO STORICO.

    Così, storicamente, sono state considerate, ad esempio, le CROCIATE.

    Così, anche oggi, viene intesa la “JIHAD” :

    DEFINIZIONE
    1. ~Nel linguaggio religioso dei popoli musulmani, la “GUERRA SANTA” contro gli infedeli.
      • Denominazione di gruppi terroristici che si ispirano all’integralismo islamico.

        C’è qualcuno che mi spiega, in piena onestà intellettuale, come fa una “GUERRA” ad essere “SANTA”?

        Dello stesso attributo di “SANTA” si è ammantata, per secoli la perla del magistero religioso  Cristiano Cattolico e anche Protestante : l’INQUISIZIONE.
        Di quante persecuzioni, imprigionamenti, torture, roghi, decollazioni, impiccagioni, a vario titolo e contro un vasto ventaglio di vittime, si sia macchiata la “SANTA” INQUISIZIONE, nell’arco di svariati secoli, sono pieni gli archivi e i libri di storia, con precise documentazioni.
        Ma non se ne parla poi tanto…..

 

Numero1754.

La Donazione di Costantino, bugia dalle gambe lunghe

Smascherato da Lorenzo Valla nel 1440, il falso documento, su cui per secoli la Chiesa fondò il proprio potere temporale, ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Ludovico Ariosto suggeriva di cercarla sulla Luna. Era lì, secondo la fantasia del poeta, che era andata a finire la Donazione di Costantino, il falso decreto imperiale che legittimava il potere temporale della Chiesa. Quando il paladino Astolfo va alla ricerca del senno di Orlando, si ritrova in una misteriosa valle lunare che custodisce quanto sulla Terra è andato perduto. Ci sono le lacrime e i sospiri degli amanti, la gloria e le corone degli antichi re. In mezzo, svetta una montagnola di fiori marci. A questo, secondo il poeta, si era ridotta la celebre Donazione: una cianfrusaglia lunare. Destino favoloso e irreale, per un testo che è l’apoteosi del falso. Un falso che ha fatto la storia più di tanti documenti veri.

Dal Medioevo in poi, tutte le volte che si discuteva il potere temporale della Chiesa, si finiva sempre per tirare in ballo la Donazione. Sono solo tremila parole, eppure hanno per secoli impegnato Papi e imperatori, filologi e giuristi, poeti e profeti. Il testo si presenta come una lettera dell’imperatore Costantino che prima racconta le circostanze (false anche queste) della sua conversione al Cristianesimo e poi conferisce alla Chiesa una serie di privilegi: il Papa potrà rivestire la porpora imperiale, Roma avrà il primato su tutte le sedi ecclesiastiche. E, soprattutto, avrà un suo regno terreno: Costantino regala al papato il dominio sull’Italia e su tutte le regioni occidentali dell’impero.

L’insigne umanista Lorenzo Valla non dovette faticare troppo per smascherare il falso. La Donazione, per esempio, attribuisce a Roma il primato su Costantinopoli. Ma com’è possibile, argomenta Valla, se Costantinopoli fu fondata solo nel 330, mentre il documento si pretende datato al 313? Valla era noto per il suo caratteraccio. Con la scusa della filologia, spara bordate durissime contro il papato. Il suo pamphlet, scritto nel 1440, è comunque passato alla storia come un modello di metodo filologico. Un frutto virtuoso dell’umanesimo, dove i lumi della ragione disperdono le leggende del Medioevo.

Il veleno del diavolo

In realtà, l’imperatore Ottone III aveva denunciato la Donazione come un falso già nell’anno 1001. L’aveva attribuita al diacono Giovanni, un dignitario ecclesiastico soprannominato «il monco», perché, in seguito a un’accusa di tradimento, gli erano stati mozzati il naso, la lingua e due dita della mano. Probabilmente la Donazione non è uscita dalle mani monche di Giovanni. Ma il vero autore è ancora ignoto. Forse gli autori furono più d’uno, forse il testo è stato riscritto e modificato in diverse occasioni, a partire da una prima versione databile all’VIII secolo.

Quello che è certo, è che il papato intuì la formidabile forza propagandistica della Donazione. Ancora nel 1493, infischiandosene della filologia del Valla, papa Alessandro VI, lo spregiudicato Roderigo Borgia, ritirò fuori la Donazione. La usò per rivendicare alla Chiesa il diritto di spartire tra Spagna e Portogallo le nuove isole scoperte l’anno prima da Cristoforo Colombo: se Costantino aveva concesso ai Papi il dominio su tutte le terre a Occidente di Roma, è ovvio che nel lascito rientrava anche l’America! Viceversa, i riformatori religiosi e i pauperisti che volevano riportare il Cristianesimo alla purezza originaria deprecavano la Donazione. La consideravano un dono avvelenato, che aveva inquinato la Chiesa, contaminandola con i beni mondani. Per questo, si raccontava, quando fu annunciata la donazione, si udì la voce del diavolo che gridava trionfante: «Oggi ho infuso il mio veleno nella Chiesa». Un punto di vista che influisce anche su Dante, il quale, pur ritenendo la Donazione genuina, la giudicava un errore e una sciagura.

La leggenda del miracolo

La Donazione è come una scatola cinese: un falso che ne contiene molti altri. Il testo, per esempio, inventa un profilo di Costantino che è del tutto immaginario. Il biografo più attendibile dell’imperatore, Eusebio di Cesarea, scrive che Costantino si convertì al Cristianesimo solo sul letto di morte. Viceversa, la Donazione narra una vicenda del tutto favolosa: un miracolo avrebbe portato fin dall’inizio l’imperatore sulla via della vera fede. A Costantino, ammalato di lebbra, i sacerdoti pagani avevano consigliato di ammazzare un congruo numero di bambini e poi farsi il bagno nel loro sangue. Ma i santi Pietro e Paolo appaiono in sogno all’imperatore e gli indicano un diverso lavacro purificatore, quello del battesimo. Costantino accetta di farsi cristiano e riemerge guarito dal fonte battesimale.

È falsificata pure la figura di Silvestro, il Papa a cui Costantino si rivolge nella Donazione. I documenti storici lo delineano come una figura scialba. Ma nella leggenda, accreditata dalla Donazione, Silvestro svetta come un gigante della fede. Ed è anche merito della Donazione se si è consolidato il culto di Silvestro come santo: quel santo che ancora oggi celebriamo nei veglioni di fine anno, il 31 dicembre, giorno della sua morte nell’anno 335.

Lutero indignato

La Donazione, insomma, sarà pur finita tra le cianfrusaglie lunari, come immaginava Ariosto. Ma, anche dopo essere stata smascherata, ha continuato a fare sentire i suoi effetti. Nel febbraio del 1520, a Wittemberg. un monaco tedesco legge avidamente le pagine di Lorenzo Valla, appena stampate in Germania. S’indigna per quella truffa colossale, per la bugia su cui è fondato il potere della Chiesa di Roma. «Non ho più alcun dubbio che il Papa sia l’Anticristo», scrive subito dopo a un amico. Quel monaco si chiamava Martin Lutero. La falsa Donazione continuava a fare la storia.

Numero1745.

I  DIECI  COMANDAMENTI

Versione diffusa nel contesto cattolico.

Sebbene l’originale ebraico compaia nelle Bibbie cristiane, in ambito cattolico ne esistono diverse versioni, tra le quali una ridotta, il cui scopo è quello di facilitare la memorizzazione per il destinatario della catechesi. La più diffusa è la seguente:

Ascolta Israele! Io sono il Signore Dio tuo:

  1. Non avrai altro Dio all’infuori di me.
  2. Non nominare il nome di Dio invano.
  3. Ricordati di santificare le feste.
  4. Onora il padre e la madre.
  5. Non uccidere.
  6. Non commettere atti impuri.
  7. Non rubare.
  8. Non dire falsa testimonianza.
  9. Non desiderare la donna d’altri.
  10. Non desiderare la roba d’altri.

Pochi, tranne gli addetti ai lavori, sanno che questa versione, sintetizzata e semplificata, proviene da due elencazioni bibliche contenute in “Esodo” e in “Deuteronomio”, che sono, anch’esse, leggermente diverse tra loro. Il testo di entrambe, sostanzialmente coincidente, è però significativamente più lungo e più ampio di quello Cristiano Cattolico, con un numero di articoli che sono ben più di dieci e con una esposizione ben più prolissa e dettagliata.

Ad esempio, a corollario del Comandamento 1, nel testo dell’Esodo si legge:
Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra.

Vorrei che qualcuno spiegasse questo passaggio, che non compare nel testo Cattolico.
E, ancora, di seguito si legge:
Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai (gli idoli). Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra il suo favore fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 

A voi piace questo “Dio geloso”, e punitivo, come lui stesso si definisce? A me, assai poco.

In riferimento al Comandamento 2, nell’Esodo si legge:
Non pronunzierai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Scusatemi, ma io non capisco cosa c’è di male a pronunciare il nome di un Dio (nelle preghiere e nelle invocazioni è lecito). “Invano” si riferisce forse alle imprecazioni o alle bestemmie? O, forse, a una mancanza di rispetto? Boh!

Per il Comandamento 3, si legge nell’Esodo:

Ricordati del giorno di sabato per santificarlo:
sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro.

Spiegatemi, per cortesia, perché, per noi, il giorno di festa è la Domenica (che vuol dire Giorno del Signore).
E poi, che cosa ci stavano a fare gli schiavi e le schiave nelle tribù Israelitiche, fuoriuscite dall’Egitto, perché, colà, esse stesse erano state schiave? Boh!

Il Comandamento 4 non ha bisogno di commenti.

Mentre, invece, il Comandamento 5 merita un duplice commento, a mio personale avviso.
Il divieto di uccidere risponde ad una “categoria” morale e mentale peculiarmente umana, dettata dal principio razionale, o ragionevole, della pacifica convivenza. Esso, infatti, non trova ospitalità nella “legge naturale”, che contempla il criterio della “legge della Giungla”,ossia la regola del “mors tua vita mea”. Questo, a premessa, per introdurre la seconda parte del mio commento.
Si leggano, per obiettività e serenità di giudizio, qua e là, le pagine, numerosissime, della Bibbia. Anche a caso. Si troveranno, ovunque, con una frequenza sorprendente, guerre, stragi, genocidi, stermini di popolazioni inermi, di donne vecchi, bambini, stupri di bambine, assoggettamenti in schiavitù, e tante altre nefandezze, ascrivibili proprio ai criteri del “mors tua, vita mea”.
A commetterli erano esattamente gli Ebrei delle tribù, guidate da Mosè e successori, a cui sulle tavole del Decalogo era destinati i Comandamenti.
Alla faccia del Comandamento 5!

Il Comandamento 6, nel testo sintetico Cattolico, dice di “non commettere atti impuri”.
Invece, i testi della Bibbia Ebraica dell’Esodo e del Deuteronomio dicono di “non commettere adulterio”.
C’è, a ragion veduta, una bella differenza!

La proibizione di “commettere adulterio” si riferiva al mantenimento di un ordine morale, sociale e civile, all’interno di una tribù di Israele, dove si sapeva tutto di tutti, perché vivevano a contatto di gomito ed altissimo era il pericolo di rivalità e faide, provocate a causa di “sconfinamenti” sessuali.
Ma il testo Cattolico parla, genericamente, di “atti impuri”, estendendo così ad ogni manifestazione o pratica sessuale, anche in privato ( rapporti al di fuori del matrimonio, masturbazione ecc.), l’anatema del Dio dall’alto dei cieli. Boh!

Sui Comandamenti 7 ed 8, non c’è niente da dire. Sono ovvietà contemplate in ogni ordinamento legislativo civile.

I Comandamenti 9  e 10 riguardano “desideri”.
Nel testo Cattolico sono sdoppiati gli argomenti di un solo pronunciamento, ad esempio, del Deuteronomio (quello dell’Esodo è quasi uguale) che dice:
Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

A parte il bue e l’asino, che sono retaggio di pagine “bibliche” pastorali, si ripete, anche qui, la citazione degli schiavi come oggetto di possesso e di proprietà. Di certo non potevano essere schiavi Ebrei, ma gente catturata nelle sanguinose campagne belliche di questo feroce “Popolo di Dio”.

A proposito, quello che le traduzioni bibliche Cattoliche chiamano Dio, si riferisce a YAHWEH, che non era un Dio ma un ELOHIM.
Mi limito a rimandare la trattazione di questo argomento ai filmati numerosissimi, reperibili su YOU TUBE, sulle conferenze e sui testi di Mauro Biglino, un vero “guru” di questo eclatante, ma fondamentale, equivoco storico. (Invito a leggere il numero 1744 seguente)

Numero1652.

 

LA  LETTERA  D

La lettera D è una lettera da non sottovalutare:
Dio, Diavolo, Dubbio, Dopo, sono tutti concetti che cominciano per D.
“Il Dopo? Che cos’è il Dopo?”
“Il Dopo è la domanda numero uno, quella che ci angoscia. A proposito, anche Domanda comincia per D. Ma sentiamola pure questa Domanda: che cosa accadrà Dopo? Vivremo una nuova vita, Dopo? O ci annienteremo nel Nulla?”
“E qual è la risposta?”
“La risposta è: non lo so.”
“Un po’ deludente!”
“Perché mai? Che senso ha credere alla cieca, quando basta aspettare qualche anno per conoscere la verità? Perché credere in qualcosa che, Dopo, potrebbe rivelarsi non vero?”
“Perché anche la Fede presenta i suoi vantaggi, toglie l’ansia, per esempio, e perché, alla fine, pure Dogma comincia per D.”
“Il problema non si pone. Il Caso, o il Destino (comincia per D), il Big Bang o Nostro Signore, non fa alcuna differenza. Un giorno lo verremo a sapere. Quando io combatto la Fede, non lo faccio perché non credo all’esistenza di Dio, ma perché desidero “non riposarmi” sul Dogma. Preferisco vivere dubitando, piuttosto che archiviare Dio come un dato acquisito. Vivo più io in compagnia dell’idea di Dio che non un cattolico osservante.”
“E si può vivere senza certezze?”
“Sì, se si è capaci di sperare.”

Luciano De Crescenzo     Sono stato fortunato.

Numero1517.

DEUS  EX MACHINA (latino)

“Il Dio che parla o appare da una macchina”.

Nell’antico teatro greco classico, l’apparizione sulla scena della divinità,  quasi sempre dall’alto, che veniva realizzata mediante un apposito meccanismo e che, di solito, costituiva l’elemento risolutore della tragedia; quindi, figurativamente, circostanza o persona che, inaspettatamente, interviene a risolvere una situazione difficile o è l’artefice del buon andamento di qualcosa.

Apò mechanés theòs (Greco antico) = divinità che scende dalla macchina.

E risolve la situazione. La frase trae origine dalla tragedia Greca: in tale ambito, quando era necessario far intervenire una o più divinità sulla scena, l’attore che interpretava il Dio era posizionato su una sorta di gru in legno, mossa da un sistema di funi e argani, chiamata, appunto, mechané. L’intervento “ex machina”  degli dei veniva usato, soprattutto, dal tragediografo Euripide, per risolvere felicemente una situazione intricata e, apparentemente, senza possibile via d’uscita. Nel mondo antico un uso eccessivo del Deus ex machina era considerato prerogativa di autori poco raffinati e sbrigativi, che non sarebbero riusciti a sciogliere altrimenti trame complesse.

Questo è quanto, da sempre, viene detto, ripetuto, recensito nel l’ambito delle letterature e delle scuole di pensiero. Ma, non mi convince.
Sicuramente un tale accorgimento sarà stato adottato, nella pratica scenografica. Ma quel che non si è mai detto, anche perché dirlo sarebbe stato imbarazzante, sorprendente, inspiegabile, inammissibile, è che gli dei, ALIENI extraterrestri, scendevano veramente da machine volanti provenienti dal cielo. E, sulla scena, non si sarebbe mai adottata una riproduzione della realtà così improbabile, se la realtà non fosse stata veramente questa. E di dominio pubblico, comune, risaputa e scontata. Tanto da essere considerata praticabile e riproducibile, perfino per usi artistici o spettacolari.

È fuor di dubbio, ormai, che la razza umana ha compiuto i suoi passi in avanti più significativi, nel campo delle tecnologie che hanno migliorato la vita, con i suggerimenti, gli insegnamenti, il controllo di Entità Superiori, in qualsiasi ambito del sapere. Gli uomini  hanno chiamato “Dei” queste Entità Superiori.
Nelle religioni, quasi tutte, le regole, le norme, i comandamenti, sono stati concepiti dagli uomini; ma la loro “autorità” applicativa, impositiva, punitiva è stata attribuita al “carisma” delle Entità Superiori. Queste si sono sempre ben guardate dall’intervenire, con dimostrazioni miracolistiche, nelle vicende umane. Sono stati sempre gli uomini, certe “caste” di uomini, che si sono artatamente arrogati il diritto religioso, morale, civile, giudiziario, politico/amministrativo di censurare, con metodi intimidatori, di controllare, con provvedimenti vessatori, gli altri uomini in nome di regole superiori. “Caste” sacerdotali, militari, finanziarie, politiche hanno esercitato prevaricazioni di ogni specie, nell’arco dei millenni, violando le regole, molto semplici e condivisibili, della natura e dell’umanità. Per avere una esemplificazione illuminante, rimando al seguente:

Numero347

La prima religione nasce,

quando la scimmia A,

guardando il sole,

dice all’altra scimmia B:

“LUI mi ha detto che TU

devi dare a ME

la tua banana”.

Qual è l’obiettivo primario, assillante, pressante di tutte le “caste”? È quello di istituzionalizzare i propri strumenti di potere, mediante la ideologizzazione della “supremazia” di certi princìpi, concepiti e stabiliti da esse stesse, rendendoli metafisici e trascendenti, solo per salvaguardare i propri interessi. Questo porta a esercitare un controllo delle coscienze, con metodi di “advertising” (propaganda pubblicitaria) non molto lontani dal “lavaggio dei cervelli”. Si è trattato, e tuttora si tratta, di un colossale, eclatante, nauseabondo “millantato credito”. È mitologia dell’autoritarismo.