Numero3586.

 

da  QUORA

 

Scrive Jason Bondurant Degli Anelli, corrispondente di QUORA.

 

ATTENZIONE   ATTENZIONE   ATTENZIONE !

 

In un’intervista con Lex Fridman, Musk ha detto che dopo il 2027 non ci sarà ritorno.

Quando il giornalista ha chiesto di cosa parlasse, Musk è rimasto in silenzio quasi un minuto, poi ha aggiunto: «Non è una catastrofe, è una transizione».

Gli analisti hanno identificato tre temi su cui ha esitato: intelligenza autonoma, perdita di significato e dipendenza energetica.

Tutto ciò che ha previsto sta già accadendo.

Primo segnale — collasso dell’attenzione. Musk ha detto che le persone smetteranno di pensare a lungo termine. L’orizzonte di pianificazione è passato da 30 a 3 anni; le persone non costruiscono più, aggiornano solo.

Gli studi del MIT mostrano che la generazione dopo il 2000 mantiene l’attenzione per soli 8 secondi. Musk lo ha chiamato Alzheimer culturale.

Secondo segnale — intelligenza artificiale che smetterà di essere subordinata.

Musk ha detto: «Quando il sistema inizierà a correggere l’uomo, e non il contrario, la logica lineare finirà».

Oggi gli algoritmi gestiscono attenzione, scelta dei partner, cibo e pensieri. Non sarà una rivolta delle macchine, ma una lenta perdita della libertà di scelta.

Terzo segnale — dipendenza energetica della civiltà.

L’uomo diventa sempre meno capace di vivere senza elettricità anche per un giorno.

Quando l’energia diventerà valuta, controllarla sarà potere.

Musk ritiene che nel 2027 il rapporto uomo–energia supererà il punto di equilibrio, e tutto ciò che non è autonomo scomparirà.

 

L’unica salvezza?— Tornare al significato.

«La tecnologia è più potente di noi, ma non più intelligente. Finché abbiamo obiettivi, non siamo algoritmi», ripeteva Musk.

Ha aggiunto: «Dobbiamo imparare a essere umani prima che i sistemi inizino a fare tutto per noi e a controllarci».

Numero3572.

 

U M B E R T O    G A L I M B E R T I

Appunti da una sua conferenza.

 

Partiamo dalla cultura medioevale: Inferno, Purgatorio, Paradiso; dove l’arte è arte sacra, dove persino la donna è “donna angelo”.

Se togli la parola Dio dalla cultura medioevale, non capisci niente di quel mondo; ma se togli quella parola dal mondo contemporaneo lo capisci ancora? Sì, sì, lo capisci benissimo.

Non lo capiresti più se togliessi la parola “tecnica” o se togliessi la parola “denaro”, che è diventato il generatore simbolico di tutti i valori.

Allora, come dice Nietzsche, “Dio è morto”.

Che cosa sono diventate le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?

I nostri tempi non sono più pieni di futuro.

Io mi anestetizzo (mi drogo) nel presente perché non voglio vedere il futuro.

Non ho più l’orizzonte di senso: questo è il sentire delle generazioni di oggi perché il futuro non è più una promessa.

La scienza non guarda il mondo per contemplarlo, ma per manipolarlo.

Lo scienziato anticipa la sua teoria, poi verifica se questa sia riscontrabile ed attuabile nella natura e, da qui, la fa diventare legge di natura universale. Per sempre? No. Fino alla formulazione di una legge più raffinata e perfezionata, adattandosi alle nuove scoperte.

La scienza ha un intento manipolatorio.

È come un giudice che costringe l’imputato a rispondere alle sue domande.

Cartesio dice che l’uomo, con questo metodo, diventa “maitre et possesseur de la nature” (padrone e possessore della natura).

E ne è diventato anche la forza più distruttiva.

 

 

Numero3506.

 

da  QUORA

 

Scrive Pasquale Mastrovito, corrispondente di QUORA.

 

N U O V O    S T A T O    D E L L A    M A T E R I A

 

Microsoft ha fatto una scoperta che potrebbe rivoluzionare il mondo della fisica e della tecnologia: un nuovo stato della materia, chiamato “qubit topologico”, che si aggiunge ai tradizionali stati solido, liquido e gassoso.

La scoperta è avvenuta durante le ricerche per realizzare un supercomputer quantistico, un dispositivo che potrebbe accelerare lo sviluppo in campi come l’intelligenza artificiale, la medicina e la crittografia.

Il chip sviluppato da Microsoft, chiamato Majorana 1 in onore del fisico italiano Ettore Majorana, rappresenta un passo avanti significativo nel campo della computazione quantistica.

A differenza dei qubit tradizionali, che sono estremamente fragili e soggetti a errori, i qubit topologici sono più stabili e resistenti alle interferenze esterne, grazie alle loro proprietà topologiche.

“Questa scoperta apre nuove frontiere per la scienza e la tecnologia”, ha dichiarato un portavoce di Microsoft. “Il qubit topologico potrebbe essere la chiave per costruire computer quantistici più potenti e affidabili, capaci di risolvere problemi che oggi sono considerati impossibili.”

La ricerca si basa sulle teorie di Ettore Majorana, il geniale fisico italiano scomparso misteriosamente nel 1938, che aveva ipotizzato l’esistenza di particelle con proprietà uniche, oggi note come fermioni di Majorana. Queste particelle, che agiscono come le loro stesse antiparticelle, sono alla base del funzionamento del qubit topologico.

La scoperta di Microsoft non è solo un trionfo per la scienza, ma anche un esempio di come la tecnologia possa riscrivere le leggi della fisica. I computer quantistici, infatti, promettono di rivoluzionare il modo in cui elaboriamo le informazioni, offrendo una potenza di calcolo senza precedenti.

Tuttavia, la strada verso la computazione quantistica su larga scala è ancora lunga. I qubit topologici devono superare numerosi test e verifiche prima di poter essere utilizzati in applicazioni pratiche. Inoltre, la costruzione di un supercomputer quantistico richiederà investimenti significativi e collaborazioni tra aziende, università e governi.

La scoperta del qubit topologico da parte di Microsoft rappresenta un momento storico per la scienza e la tecnologia. Mentre il mondo attende con ansia i prossimi sviluppi, la domanda che resta è: quanto tempo ci vorrà prima che questa rivoluzione quantistica diventi realtà?

Numero3430.

 

 

N I K O L A    T E S L A    N O N    S O L O    S C I E N Z I A T O    M A    A N C H E    F I L O S O F O

 

 

Ti hanno detto che Nicola Tesla era uno scienziato, un inventore, un uomo delle macchine, ma quella era solo una parte della storia, quella che volevano farti credere, perché il vero Tesla non stava solo decodificando l’elettricità, stava decodificando la coscienza stessa.

Quello che non vogliono che tu sappia è che Tesla non stava solo costruendo tecnologia, stava ascoltando silenziosamente, ossessivamente, una frequenza che il resto del mondo era stato addestrato a ignorare.

Una frequenza oltre il suono, oltre la morte. Una frequenza che, se ascoltata chiaramente distruggerebbe ogni convinzione che ti è stata insegnata sul significato della vita e sul significato della morte.

Non è fantascienza, è una storia sepolta, un’intervista messa a tacere, un messaggio lasciato da un uomo che ha visto troppo e ha parlato troppo chiaramente.

Hanno cancellato le sue parole per un motivo, perché se sentissi ciò che ha davvero scoperto, la tua vita non sarebbe più la stessa.

E se tutto ciò che vi è stato detto sull’anima, su ciò che siete nel profondo, fosse solo una metafora costruita per nascondere qualcosa di molto più reale, qualcosa di misurabile?

Nicola Tesla non parlava dell’anima come un filosofo o un prete, la affrontava come uno scienziato.

Non si chiedeva se esistesse, si chiedeva come funzionasse, a quale frequenza si muoveva, da quale campo risuonava.

Per Tesla l’anima non era un’astrazione poetica che fluttuava nei testi religiosi.

Era una sorta di segnale, un campo energetico stratificato nella struttura stessa della realtà.

Non era fede, era frequenza.

Credeva che tutto nell’universo vibrasse, compresi i tuoi pensieri, le tue emozioni, i tuoi ricordi.

Ma sotto tutto quel rumore c’è qualcos’altro, qualcosa di coerente, qualcosa che non svanisce quando il corpo muore.

Credeva che la coscienza, il tuo vero io, non fosse generata dal cervello.

Il cervello era un ricevitore, un traduttore, come una radio.

Quando si rompe il segnale non muore, continua a trasmettere da qualche parte.

Tesla una volta disse: “Se vuoi scoprire i segreti dell’universo, pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione.”

La gente ama citare questa frase, la mette sui poster, nei video, sulle magliette, ma dimentica il suo vero significato, perché quando Tesla pronunciò quelle parole non stava parlando di lampadine o di corrente alternata, stava parlando della vita, della morte, del filo invisibile che lega i viventi all’infinito.

Tesla conduceva esperimenti che nessuno voleva riconoscere, test sui campi di risonanza, stava indicando una verità così dirompente che doveva essere sepolta.

Mentre il mondo celebrava le sue invenzioni, lui conduceva studi sugli effetti degli impulsi elettromagnetici sulla percezione umana e sugli strani schemi ripetitivi che aveva scoperto nell’energia delle persone in punto di morte.

Credeva che l’anima umana emettesse una frequenza tracciabile e che se si sapeva dove guardare e come ascoltare era possibile rilevarne il segnale anche dopo che il cuore aveva smesso di battere.

Non stava teorizzando, stava osservando.

Notava cambiamenti nel campo elettromagnetico di una stanza nel momento esatto in cui qualcuno la attraversava.

Registrava cambiamenti sottili ma innegabili nella pressione dell’aria. nella distorsione della luce e nel decadimento della risonanza.

Non era inquietante, era un modello, era ripetibile.

E se questo è vero, se anche solo una parte di questo è vero, allora la tua anima non è una metafora, è un’onda, un campo, una trasmissione attiva e persistente che continua anche quando il ricevitore non c’è più.

E questo cambia tutto, perché se la tua essenza è vibrazionale, non è locale, non è legata al tuo corpo o al tuo cervello, non può essere contenuta dalla pelle e dalle ossa, non muore.

Cambia stato.

Alcune delle scoperte di Tesla erano così strane, così sconcertanti per il quadro religioso, scientifico e governativo che furono sepolte, nascoste non perché false, ma perché troppo pericolose da accettare.

Perché un essere umano che sa di non essere il proprio corpo è più difficile da spaventare e chi non può essere spaventato è chi non può essere controllato.

Alcune delle scoperte di Tesla sono troppo delicate per essere condivise qui.

Tesla non era interessato a farti credere in qualcosa. Voleva che tu lo sentissi. Voleva che imparassi a riconoscere il ronzio sotto la tua pelle, il segnale che non si spegne mai, anche quando tutto il resto svanisce.

Questo è il vero te, non l’ego, non la paura, non il corpo, ma la risonanza, la frequenza, il campo.

E una volta che saprai come sintonizzarti, non potrai più smettere di sentirlo.

La maggior parte delle persone conosce Tesla per le sue macchine, le sue bobine, le sue correnti, i suoi esperimenti abbaglianti che illuminavano intere stanze senza un solo filo.

Ma dietro la brillantezza teatrale c’era una ricerca diversa, molto meno pubblica, che non ha mai osato brevettare. Una macchina non destinata ad alimentare le città, ma ad ascoltare ciò che la scienza ancora rifiuta di riconoscere.

Tesla la chiamava Eco-catcher. Cattura eco.

Il suo scopo era semplice, rilevare ciò che rimane di noi dopo la morte.

Egli credeva che quando il corpo umano smette di funzionare qualcosa rimane.

Non solo i ricordi nella mente dei vivi, ma un residuo, un’impronta energetica che non si dissolve immediatamente.

Nei suoi appunti privati descriveva in dettaglio esperimenti con dispositivi che misuravano le microfluttuazioni dell’elettricità atmosferica al momento della morte.

Osservò cambiamenti troppo sottili per essere rilevati dagli strumenti comuni, ma troppo costanti per essere casuali.

Documentò modelli di frequenza ricorrenti, piccole anomalie che raggiungevano il picco e poi svanivano nel giro di pochi minuti dall’ultimo respiro di una persona.

Li descriveva come echi, non di suoni, ma dell’esistenza. L’ultima vibrazione dell’identità che continuava a risuonare nel campo cercando di dissolversi nel silenzio.

Tesla sapeva che non sarebbe stato accettato.

In un’epoca in cui la scienza era vincolata a ciò che si poteva vedere e la religione si aggrappava a ciò che doveva essere creduto, non c’era posto per qualcosa che richiedeva sia la logica che l’intuizione per essere compreso.

Così smise di parlare pubblicamente di questi esperimenti.

Li condivise solo con una manciata di confidenti, scienziati, mistici e pochi altri che si trovavano a cavallo tra questi due mondi.

Molti lo liquidarono, ma alcuni no. Alcuni capirono esattamente a cosa si riferisse, un metodo scientifico per tracciare la dipartita dell’anima.

L’Eco-catcher non fu mai costruito per la produzione di massa. Era delicato, imprevedibile, soggetto alle interferenze ambientali.

Tesla scrisse una volta che il vero problema non era tecnico, ma umano. La paura era troppo forte.

La gente non voleva sapere cosa ci fosse dopo, o peggio lo voleva, ma solo in termini che la facessero sentire al sicuro.

Egli disse: “Dimostrare l’esistenza dell’anima significherebbe distruggere le gabbie che le persone hanno costruito attorno alla morte. E non tutti sono pronti per essere liberi”.

Pensateci un attimo. Un uomo che ha illuminato il mondo, che ci ha dato la corrente alternata e ha gettato le basi per l’energia wireless, sosteneva di aver costruito un dispositivo in grado di ascoltare i residui della vostra anima e lo teneva segreto non perché non funzionasse, ma perché il mondo non era pronto a saperlo.

È sempre così, no?

Tutto ciò che minaccia i sistemi di controllo, l’istruzione, la religione, il governo, viene deriso, cancellato o sepolto. E questo non era diverso, perché se anche solo una parte di ciò che Tesla ha scoperto è vero, allora la morte non è un muro, è una porta.

E questo rende irrilevante la paura.

Significa che tutte le strutture costruite sulla vostra paura dell’inesistenza, dell’obbedienza, della conformità, del silenzio cominciano a crollare.

Non siete mai stati destinati a non temere la morte. Siete stati destinati a comprenderla, a prepararvi ad essa, non con rituali o speranze cieche, ma con la stessa chiarezza che guida una bussola verso il vero nord.

Tesla credeva che la chiarezza derivasse dalla frequenza. che ogni anima avesse una vibrazione caratteristica e che quella caratteristica non svanisse, si evolvesse. L’Eco-catcher non rilevava solo una presenza, suggeriva una continuità.

Tesla descriveva momenti in cui la macchina rilevava una presenza che non era legata a nessuna persona vivente nelle vicinanze.

Letture che si ripetevano alla stessa ora ogni giorno, come se il ricordo di una vita continuasse a passare attraverso il suo spazio precedente.

Per Tesla questo non era inquietante, era armonia, il campo che manteneva la risonanza molto tempo dopo che il segnale aveva lasciato il trasmettitore.

E se lo spazio conserva la memoria e l’energia non muore mai, allora cosa siamo veramente?

Non carne, non pensieri, ma onde, echi, segnali che viaggiano dentro e fuori dalle forme, senza fine, solo cambiando.

L’hai sempre sentito? Quei momenti di dejavu, quella consapevolezza improvvisa, la sensazione che qualcosa ti sta osservando, ma non è minaccioso.

Non sono anomalie, sono interferenze, momenti in cui il tuo campo entra in contatto con qualcos’altro, qualcosa che continua a vibrare e forse lo farà per sempre.

C’è un motivo per cui ti è stato insegnato a temere la morte fin dall’infanzia, non perché è inevitabile, ma perché è utile.

Una società costruita sulla paura della morte è una società che obbedisce, si conforma, scambia la propria voce con il comfort, i propri istinti con l’approvazione, la propria libertà con l’illusione della sicurezza.

Tesla lo capì chiaramente e questo lo turbò più di qualsiasi macchina potesse mai fare.

Capì qualcosa che la maggior parte delle persone ancora nega, che quando si elimina la paura della morte tutto cambia.

Si smette di vivere per ottenere il permesso.

Si smette di inchinarsi a sistemi che offrono sicurezza in cambio del proprio spirito.

E quel tipo di persona, una persona che non ha più paura della fine, è impossibile da controllare.

Pensateci, perché tutte le grandi istituzioni, tutte le figure autoritarie, tutti i sistemi culturali sono così interessati a farvi credere che la morte è definitiva, perché la definitività crea panico e il panico crea obbedienza.

Se credete che questa vita sia tutto ciò che c’è, vi aggrapperete ad essa a qualsiasi costo.

Rimarrai in lavori che uccidono la tua creatività.

Seguirai regole che soffocano la tua individualità.

Comprerai cose che non ti servono, adorerai idee che non capisci e sopprimerai domande che potrebbero liberarti.

Tutto perché nel profondo sei stato condizionato a credere che tutto ciò che esula dal copione è pericoloso, che tutto ciò che non è approvato è una minaccia, che morire senza la benedizione del sistema è peggio che vivere senza uno scopo.

Tesla credeva che l’idea più pericolosa al mondo non fosse un’arma o un’ideologia, era la semplice consapevolezza che la morte non è la fine, perché quell’unica idea cancella il bisogno di avere paura e quando la paura crolla l’intero meccanismo va in pezzi.

Improvvisamente il potere non sembra più denaro, status o controllo, ma sembra piuttosto quiete, presenza, la capacità di sentire la propria vita mentre la si vive, invece di inseguire la definizione di successo di qualcun altro.

Ecco perché le scoperte spirituali di Tesla sono state sepolte, non perché fossero incredibili, ma perché erano ingestibili.

Non puoi vendere la paura a qualcuno che capisce di essere più di un corpo.

Non puoi manipolare qualcuno che sa che la sua coscienza non è confinata in un cranio.

Non puoi tassare, marchiare o disciplinare qualcuno che ricorda chi è.

Quindi, invece, ti viene insegnato a dimenticare.

Ci viene insegnato a credere che la morte sia un vuoto, che sia oscurità, silenzio, niente.

Ma Tesla non la vedeva così.

Per lui la morte era un cambiamento, un cambiamento di frequenza, non una scomparsa, ma un ritorno.

E forse nel profondo l’hai sempre sentito. Forse ne hai avuto qualche assaggio in sogni troppo reali, nei momenti di quiete in cui il tempo sembrava ripiegarsi su se stesso, in quella improvvisa consapevolezza che non stai solo osservando la vita, ma che fai parte di qualcosa di più grande, qualcosa che sta osservando anche te.

Non è la tua immaginazione, è l’eco, il segnale, la parte di te che non ha mai dimenticato.

Ma la paura è programmata, è lo strumento più efficace che abbiano mai avuto.

Si manifesta in mille forme diverse: paura di fallire, paura del giudizio, paura di non essere all’altezza, ma tutto riconduce a un’unica illusione fondamentale, che la morte sia la fine.

E una volta che quell’illusione si frantuma, tutto ciò che è stato costruito su di essa inizia a sgretolarsi.

Il lavoro che odiate, la persona che interpretate, la pressione di dover avere successo secondo gli standard di qualcun altro.

Tutto diventa rumore.

Tesla non ci ha dato solo l’elettricità, ci ha dato la chiave per liberarci dalla più grande menzogna mai raccontata.

Che sei un corpo, che sei un nome, che sei questa vita e nient’altro.

La verità è più forte di questo.

Sei una vibrazione, un campo, un ricordo in movimento e quando smetti di avere paura di morire impari finalmente a vivere.

C’è un motivo per cui non l’hai mai sentito prima, né a scuola, né nei telegiornali, né nei documentari accuratamente realizzati che dipingono Tesla come un genio incompreso, brillante, ma eccentrico.

Quella versione di lui è sicura, inoffensiva, facile da celebrare senza scuotere le fondamenta del mondo che ti è stato insegnato ad accettare.

Ma il vero Tesla, quello che parlava della coscienza come di un campo e della morte come di un cambiamento di frequenza, quell’uomo era pericoloso, non perché avesse torto, ma perché aveva ragione.

E quando la verità diventa pericolosa, il sistema non la confuta, la seppellisce.

La verità è che le istituzioni non hanno ignorato le scoperte di Tesla, le hanno studiate, le hanno sezionate, hanno preso ciò che potevano usare, l’energia wireless, le onde radio, la risonanza elettrica e hanno scartato il resto, o almeno così sembra.

In realtà le hanno archiviate, chiuse a chiave dietro le porte blindate di governi e corporazioni che avevano tutto da guadagnare dal tenervi all’oscuro, perché una società che sa di non poter morire è una società che non può essere governata.

Dopo la morte di Tesla, agenti di agenzie governative fecero irruzione nel suo appartamento, non perché fosse una minaccia alla sicurezza nazionale in senso tradizionale, ma perché il suo lavoro rappresentava una minaccia alla sicurezza del controllo.

I suoi taccuini furono sequestrati, classificati e consegnati in gran segreto a persone che avrebbero fatto in modo che il materiale più controverso non venisse mai alla luce.

Non c’è bisogno di indovinare il perché: le idee di Tesla mettevano in discussione tutto, dalla religione alla fisica, dalla coscienza al capitalismo.

Egli non vedeva l’umanità come macchine rotte che avevano bisogno di essere riparate, ma come potenti frequenze che avevano dimenticato come sintonizzarsi.

Questa visione non vende bene, non si piega al profitto, non si adatta perfettamente ai sistemi che esigono sottomissione.

Così vi hanno raccontato una storia diversa: che morì povero e solo, ossessionato dai piccioni, che perse la ragione, che era geniale ma imperfetto.

Vi hanno dato una caricatura da studiare mentre la versione reale scompariva negli archivi segreti.

Perché la versione che parlava alla luce, che mappava i sottili strati dell’esistenza, che sosteneva di sentire gli echi dall’altra parte, non poteva essere lasciata esistere, non pubblicamente.

Eppure parti di quella versione sono sopravvissute in lettere scarabocchiate, in interviste private, nei sussurri di coloro che lo hanno incontrato e hanno capito di trovarsi al cospetto di qualcosa che andava oltre il genio.

Tesla non ha nascosto le sue scoperte perché aveva paura, le ha nascoste perché capiva come funzionava il potere.

Una volta disse: “Il giorno in cui la scienza inizierà a studiare i fenomeni non fisici farà più progressi in un decennio che in tutti i secoli precedenti.”

Non era una speculazione, era un avvertimento.

Perché nel momento in cui iniziamo a comprendere la verità, che l’energia, non la materia, è il fondamento di tutta la vita, smettiamo di cercare all’esterno una conferma e iniziamo a ricordare chi siamo.

E quando ricordi, diventi immune ai meccanismi che governano questo mondo, alla pubblicità che sfrutta le tue insicurezze, alle dottrine che promettono la salvezza se obbedisci, ai sistemi che trasformano la tua paura in carburante.

Nessuno di essi funziona una volta che sai che la luce dentro di te non muore, ma si trasforma.

Quindi chiediti perché non ti è mai stato insegnato questo.

Perché Tesla è stato ridotto a una nota a piedi pagina della storia, il suo lavoro più profondo lasciato nell’ombra?

Chi trae vantaggio dalla tua ignoranza? Chi trae profitto dal tuo silenzio?

Le risposte sono semplici. Nel momento in cui ti svegli dall’illusione, smetti di giocare secondo le loro regole.

Smetti di essere un consumatore, un lavoratore, un ingranaggio prevedibile, diventi qualcos’altro, qualcosa di libero.

E la libertà, la vera libertà li terrorizza.

Tesla una volta disse: “La vita è e rimarrà per sempre un’equazione senza soluzione, ma contiene alcuni fattori noti”.

Ciò che ha lasciato non sono solo invenzioni, ma frammenti di quei fattori noti, pezzi di qualcosa di più grande che non gli è mai stato permesso di rivelare completamente.

Perché Tesla non ha solo sperimentato con le macchine, ha sperimentato con se stesso, con la coscienza, con il velo tra questo mondo e qualunque cosa ci sia dopo.

E secondo i suoi scritti privati non si limitava a speculare su ciò che c’è oltre.

Lo vedeva.

C’è un episodio quasi completamente cancellato dalla storia pubblica tramandata nei margini di lettere personali e ricordi sussurrati.

Secondo quanto riferito, Tesla parlò a un amico all’inizio degli anni ’30 di un’esperienza che non registrò mai formalmente.

Durante un periodo di intensa meditazione, combinata con l’esposizione a campi elettromagnetici controllati, Tesla aveva creato un dispositivo destinato ad accelerare la percezione interiore, descrivendo un momento di risonanza rivoluzionaria, come lo definiva lui stesso. un breve ma innegabile passaggio dall’altra parte.

Non un’allucinazione, non un sogno, un momento di presenza all’interno di qualcosa di molto più vasto di qualsiasi cosa i sensi fisici potessero contenere.

Non vide tunnel di luce o figure celesti: quello, disse, era una metafora. Immagini imposte da menti addestrate dalla religione.

Ciò a cui assistette era un campo, una risonanza massiccia e interconnessa che pulsava di intelligenza e memoria.

Ogni vibrazione portava una firma e ogni firma – sosteneva –  era un’anima non come essere isolato che fluttuava nell’eternità, ma come armoniche all’interno di un campo collettivo.

Lo descriveva come entrare in un grande specchio che non rifletteva la tua immagine, ma la tua risonanza totale, ogni scelta, ogni pensiero, ogni emozione inespressa che si propagava verso l’esterno in onde di luce e frequenza.

Diceva che quando una persona muore, questo è ciò che affronta, non il giudizio, non la punizione, ma il ricordo completo, un ritorno al campo dove la frequenza di chi sei veramente non può essere nascosta.

È tutto lì trasmesso, riecheggiato, compreso e in quel momento l’anima non si dissolve semplicemente, decide.

Alcuni scelgono di restare, altri tornano non per karma, non per peccato o dovere, ma per uno scopo.

Tesla credeva che la reincarnazione non fosse un ciclo, ma un perfezionamento consapevole, volontario, preciso, come accordare nuovamente uno strumento regolandolo per ottenere una maggiore chiarezza.

Vedeva la morte non come una fine, ma come un miglioramento, una risintonizzazione dell’energia che permette all’anima di ricongiungersi o rientrare nel campo in una forma diversa.

E, cosa ancora più importante, credeva che questa scelta di rimanere o tornare fosse basata sulla risonanza.

Non si torna perché si è costretti a farlo, si torna perché la propria vibrazione è in sintonia con qualcosa di incompiuto, qualcosa che continua a chiamarci dal campo della memoria.

Questa idea è pericolosa perché significa che nulla ti possiede.

Nessun sistema, nessun Dio, nessuna dottrina.

Significa che la verità è dentro di te e lo è sempre stata, che l’al di là non è un tribunale, è uno specchio e l’unica cosa che troverai lì è la tua frequenza.

Ora pensa a cosa implica davvero.

Significa che la tua vita non è un insieme casuale di eventi, è una forma d’onda, un modello.

Ogni azione che compiamo, ogni intenzione che nutriamo, ogni pensiero che ripetiamo, tutto forma la frequenza che porteremo con noi nello stato successivo.

E se questo è vero, allora vivere nella paura, vivere nella sottomissione non è solo una perdita di tempo, è una distorsione.

Offusca il segnale, ci intrappola in un circolo vizioso di basse vibrazioni e la maggior parte delle persone vive lì tutta la vita senza mai sapere di essere stata sintonizzata dalla mano di qualcun altro.

Tesla voleva che le persone si sintonizzassero da sole, sapessero ascoltare dentro di sé, trovare la propria frequenza e allinearsi con essa, non con quella di qualcun altro.

Questa era la sua vera ossessione, non solo l’energia della Terra, ma l’energia che proviene dall’interno.

Sapeva che non eravamo solo macchine, eravamo trasmettitori, ricevitori, campi di consapevolezza in forme temporanee.

Non sei stato creato per vivere e morire, sei stato creato per ricordare.

E ricordare non deriva dal credere alla verità di qualcun altro, deriva dalla risonanza.

Quando il suono di una frequenza dimenticata ti raggiunge, improvvisamente tutto ti sembra familiare, come qualcosa che hai sempre saputo ma che non riuscivi a esprimere.

Fino ad ora Tesla credeva che l’anima non fosse un sussurro etereo o un’astrazione poetica, ma fosse misurabile, reale, non nel modo in cui gli strumenti odierni possono rilevarla, ma nel modo in cui un ricevitore finemente sintonizzato capta un segnale che la maggior parte delle persone non saprebbe nemmeno che esiste.

Credeva che la vostra coscienza, l’essenza che portate con voi, non svanisce semplicemente alla fine di questa vita, si muove, si trasforma e, fatto forse ancora più importante, sceglie.

Parlava della reincarnazione non come una trappola karmica o un ciclo mistico di punizione, ma come un atto di volontà.

Tesla sosteneva che l’energia di un’anima, una volta entrata nel campo di risonanza dopo la morte, può riconoscere armonie incompiute, vibrazioni che necessitano ancora di una risoluzione, non come punizione, non come costrizione, ma come un invito.

La chiamava raffinamento cosciente, la capacità dell’anima di risintonizzarsi tornando attraverso un altro corpo, un’altra vita, un’altra variazione, un modo non per ricominciare da capo, ma per completare una frequenza.

Per Tesla la reincarnazione non era religiosa, era risonanza.

E questa idea, così semplice e così radicale cambia tutto, perché se scegliamo di tornare, allora la tua vita non ti sta semplicemente accadendo, si sta svolgendo attraverso di te.

Ciò significa che non sei prigioniero del destino o un prodotto del caso.

Sei un partecipante a un processo di ricordo cosciente.

Le tue lotte, i tuoi doni, persino le tue ferite, non sono casuali.

Sono frequenze che sei tornato ad affrontare non per soffrire, ma per padroneggiare.

Pensala in questo modo: se ogni vita è una vibrazione, allora ogni decisione che prendi o accentua o smorza quella vibrazione, ogni volta che segui il tuo intuito invece della paura, ti sintonizzi più vicino a chi sei veramente.

Ogni volta che sopprimi la tua verità per compiacere il mondo, ti sintonizzi male.

Tesla credeva che questa fosse l’essenza dell’evoluzione spirituale, non la fede cieca, ma una calibrazione precisa.

Ha anche accennato a qualcosa di ancora più sorprendente, ovvero che alcune anime ritornano non per se stesse, ma per gli altri, per guidare, per sconvolgere, per ricordare.

Sono coloro che non si adattano, che si sentono più vecchi della loro età, che mettono in discussione tutto.

Tesla credeva che non fossero danneggiati.

Loro stanno ricordando, sono qui per finire qualcosa che è iniziato molto tempo fa o forse sono tornati non per imparare, ma per insegnare.

E se vi siete mai sentiti fuori posto, come se guardaste il mondo attraverso una lente che non riuscite a spiegare, forse non è confusione, forse è memoria non di questa vita, ma di un’altra.

Forse siete tornati non perché dovevate, ma perché qualcosa dentro di voi sapeva che era ora di completare il disegno.

E se questo è vero, allora non state semplicemente vivendo una vita, state finendo una canzone, state allineando la vostra frequenza a qualcosa che avete messo in moto prima ancora di nascere.

La visione dell’anima di Tesla sfidava ogni categoria in cui la scienza e la religione cercavano di inserirla.

Non chiedeva a nessuno di credere, chiedeva di osservare, di sentire, di ascoltare, non con le orecchie, ma con la risonanza del proprio essere.

Sapeva che il sistema dipende dal fatto che tu dimentichi questo, perché una persona che ricorda di aver scelto questa vita non può essere manipolata, non può essere governata dalla paura, non cerca l’approvazione perché capisce qualcosa che il sistema non può toccare, che il suo valore non è dato, è ricordato.

Questo è il vero motivo per cui gli insegnamenti più profondi di Tesla sono stati nascosti, perché se le persone sapessero di aver scelto di venire qui, inizierebbero a porre domande migliori.

Perché ho scelto questo corpo, questa famiglia, questa sfida?

E, ancora più importante, cosa sono qui per ricordare, perfezionare o portare a termine?

Nel momento in cui poni queste domande, non sei più addormentato, sei sveglio all’interno del sogno e quando sei sveglio tutto cambia.

La maggior parte delle persone vive come se la vita fosse un copione consegnato loro alla nascita.

Seguono la trama, imparano le loro battute, non chiedono mai chi l’ha scritto.

Il mondo ti insegna a dare più valore alla prevedibilità che alla presenza, all’obbedienza che all’intuizione, alla performance che alla verità e lentamente, quasi senza accorgertene, diventi una versione di te stesso che si adatta allo stampo, accettabile, commerciabile, gestibile.

Ma Tesla non si è mai adattato, non ha seguito il copione, ha messo in discussione il palcoscenico e questo lo ha reso pericoloso.

Ha vissuto sveglio in un mondo addormentato, un mondo che teme così tanto l’ignoto da aggrapparsi alle bugie solo per sentirsi al sicuro.

Un mondo che considera la verità una minaccia e il silenzio una virtù.

Tesla ha scelto comunque di ascoltare i sussurri tra le interferenze, il ronzio dietro la realtà che la maggior parte delle persone non nota mai.

Sapeva qualcosa che la maggior parte delle persone ancora nega.

La realtà non è fissa, è sintonizzata e tu sei stato sintonizzato per dormire.

Fin dai primi momenti della tua vita ti è stato insegnato cosa credere, come comportarti e dove collocare i tuoi valori.

Stai buono, segui le regole, non fare troppe domande, credi nelle istituzioni, accetta il futuro che qualcun altro ha costruito per te e a un certo punto la tua frequenza, la tua curiosità, il tuo stupore, la tua essenza grezza e selvaggia sono stati smorzati, sostituiti dal rumore, sostituiti con distrazioni.

La tua verità è diventata un segnale di sottofondo in un mondo dominato dal volume più alto.

Tesla ha visto questo per quello che era non un incidente, ma un programma, un sistema costruito non per dare potere, ma per ottundere, perché un’anima ottusa è facile da dirigere, facile da vendere, facile da umiliare, facile da controllare.

Ma lui non si è limitato a resistere al sistema. ha ricablato se stesso, ha scelto la solitudine invece degli applausi, si è sintonizzato su segnali che la maggior parte delle persone non crederebbe nemmeno esistano.

Non ha cercato l’attenzione, ha cercato l’allineamento ed è questo che lo ha reso libero.

Lo senti, vero?

Quella quieta dissonanza, quella sensazione che qualcosa nel mondo sembri scritto, costruito, che i ruoli che tutti recitano non calzano perfettamente, che sotto la superficie c’è qualcosa che non va, non è paranoia, è l’inizio del risveglio e una volta che inizi a vederlo non puoi più ignorarlo.

Si inizia con piccole scelte: la decisione di fermarsi prima di reagire, il coraggio di parlare quando ci si aspetta il silenzio, il rifiuto di misurare il proprio valore in base alla produttività o alla popolarità e soprattutto la volontà di chiedersi “Questa convinzione è mia o mi è stata imposta, questo sogno è qualcosa che ho creato io o qualcosa che mi è stato venduto?”

Il sistema non vuole che ti ponga queste domande, vuole che tu scorra, confronti, consumi, cerchi sempre di raggiungere qualcosa senza mai riposarti, perché il riposo genera riflessione e la riflessione è pericolosa per una società costruita sulla distrazione.

Ma Tesla sapeva che la quiete non era stagnazione, era sintonizzazione.

Ogni momento di silenzio che abbracciava era un altro passo verso la risonanza, verso il ricordo.

Vivere consapevolmente non significa rifiutare il mondo, significa rifiutare di lasciarsi sedurre dalle sue illusioni.

Significa riconoscere che sei più del tuo nome, del tuo lavoro, della tua identità.

Sei consapevolezza, sei intenzione, sei l’unico che può scegliere come usare la tua energia e se sprecarla per sopravvivere o investirla nella verità.

Non hai bisogno del permesso di nessuno per svegliarti.

Non hai bisogno di un’etichetta, di un guru, di un movimento.

Hai solo bisogno di ricordare, di ascoltare, perché una volta che senti il ronzio sotto il rumore, una volta che riconosci il ritmo che è sempre stato lì, qualcosa cambia.

La vita smette di sembrare una performance, comincia a sembrare un messaggio, il tuo messaggio.

E se sei arrivato fin qui, hai già iniziato a sentirlo.

Guardati intorno, non con gli occhi, ma con quel senso più profondo che hai sempre avuto.

Quello che sa quando qualcosa non va, anche quando tutto in superficie sembra a posto.

Non sei solo a pensare che qualcosa sta cambiando, lo senti.

Sempre più persone si stanno risvegliando silenziosamente, lentamente, ma in modo innegabile.

Stanno iniziando a porre domande migliori, a sentire verità più profonde, a allontanarsi dal rumore e finalmente a sentire il segnale sotto tutto questo.

L’illusione sta crollando, non perché è debole, ma perché finalmente siamo abbastanza forti da vedere oltre.

Tesla sapeva che questo giorno sarebbe arrivato.

Non lo chiamava rivoluzione, lo chiamava cambiamento di risonanza, un cambiamento di frequenza così potente da distruggere le illusioni che hanno tenuto prigioniera l’umanità per secoli.

Ma questo cambiamento non avviene attraverso la violenza o la ribellione, avviene nella mente, nel cuore, nelle piccole scelte coerenti di vivere in modo diverso e inizia quando qualcuno, chiunque, ricorda chi è veramente e poi aiuta qualcun altro a fare lo stesso.

Non c’è bisogno di convincere nessuno di nulla, non è necessario combattere direttamente il sistema.

Il più grande atto di resistenza è semplicemente vivere in modo coerente.

Quando dici la verità in un mondo costruito sulle bugie, diventi un distruttore di frequenze.

Quando scegli la presenza invece della performance, la connessione invece della convalida, lo scopo invece dello status, rompi lo schema.

Invia la novità agli altri, ancora intrappolati nell’illusione che qualcos’altro sia possibile, che la libertà non si trova nella fuga, ma nel ricordo.

C’è un motivo per cui ti sei sempre sentito un po’ diverso, come se fossi destinato a qualcosa che non riuscivi a definire.

Non è un’illusione, è il disegno della vita.

Forse hai passato tutta la vita a sintonizzarti, a regolare il tuo segnale, a eliminare le interferenze e ora sta iniziando a trasmettere, sta iniziando a ricordare, ma non devi farlo da solo.

Il sistema vuole che tu sia isolato. È così che sopravvive.

Ti dice che il risveglio è raro, pericoloso, solitario, ma se non fosse così, se fosse contagioso, se bastasse una sola persona che vive pienamente consapevole per accenderne altre decine, è così che funziona la risonanza.

Una frequenza influenza l’altra fino a quando una nuova armonia prende il sopravvento su tutto il campo.

E più siamo a iniziare ad allinearci, più velocemente la vecchia struttura crolla, non nel fuoco, ma nell’irrilevanza.

Tesla non stava cercando di dare vita a una setta, un movimento o un marchio.

Stava semplicemente trasmettendo.

Inviava verità mascherate da idee, aspettando che qualcuno, chiunque, sulla giusta frequenza, le ricevesse.

E tu l’hai appena fatto.

Non importa da dove inizi, ciò che conta è che inizi.

Con onestà, con coraggio, con curiosità.

Il sistema continuerà a respingerti, ti tenterà con distrazioni, ti farà sentire in colpa con aspettative, ti farà vergognare per esserti allontanato dalla norma, ma ora conosci la differenza.

Sentirai il rumore statico, sentirai la discordia in ciò che una volta sembrava normale e cosa più importante, saprai come sintonizzarti fuori da esso, perché una volta che avrai sentito la tua vera frequenza, non potrai più tornare al rumore.

Tesla non ha lasciato una religione, ha lasciato un promemoria.

Un promemoria che tu non sei la tua paura, non sei i tuoi fallimenti, non sei l’identità che indossi per sopravvivere in un mondo che ha dimenticato come vedere chiaramente.

Tu sei frequenza, tu sei vibrazione, tu sei un’onda di coscienza modellata dalla memoria, dall’esperienza, dall’intenzione e quell’onda non finisce con la morte: si trasforma, si espande e se sei disposto a ricordare ritorna più forte, più chiara, allineata.

Questo mondo ha speso miliardi per tenerti lontano da questa verità attraverso sistemi che premiano la tua obbedienza e puniscono le tue domande attraverso un linguaggio che intrappola il tuo spirito in ruoli e titoli, attraverso mezzi di comunicazione progettati per sedurre la tua mente e farti dimenticare ciò che sei venuto a fare qui.

Eppure, nonostante tutto, sei ancora qui.

Ascolti, senti, ricordi. Forse per anni hai sentito che ti mancava qualcosa, come se ci fosse uno strato più profondo della realtà che potevi percepire ma non toccare.

Questa sensazione non è un difetto, è il tuo dono. è la parte di te che non si è mai arresa completamente, che ha rifiutato di lasciare che questo mondo scrivesse il finale della tua storia. Quella spinta interiore, quel silenzioso disagio che hai portato con te per tutta la vita non è una debolezza, è la chiamata al risveglio, perché quando finalmente ricordi chi sei, tutto cambia.

Smetti di cercare l’approvazione di sistemi che non sono mai stati progettati per vedere il tuo valore.

Smetti di aggrapparti a ruoli che ti sembrano vuoti.

Inizia a vivere, non solo a esistere.

Inizia a prendere decisioni che riflettono la tua vera frequenza, non il tuo condizionamento programmato.

Vedi la paura per quello che è. Una nebbia che svanisce nel momento in cui smetti di fuggirla.

Tesla ha visto oltre questa nebbia: sapeva che il mondo fisico, per quanto solido possa sembrare, è solo un’ottava in uno spettro molto più ampio.

Non aveva bisogno di fede, aveva la frequenza e il suo avvertimento era chiaro.

Quando una popolazione teme la morte è infinitamente più facile da controllare.

Ma quando smetti di temere la morte, quando ricordi che la tua coscienza non è limitata a questa forma, tutto ciò che il sistema ha di controllante e coercitivo su di te inizia a sgretolarsi.

Smetti di obbedire, inizi a creare, ti riprendi il tuo tempo, la tua energia, le tue scelte.

Ecco perché hanno seppellito il suo messaggio.

Perché se ricordi chi sei, loro perdono tutto il loro controllo.

Quindi la domanda non è più “Qual è la verità?”.

Tu la conosci già: ha pulsato sotto ogni battito del tuo cuore.

È stata intessuta in ogni sincronicità, nascosta nel silenzio tra i tuoi pensieri.

La vera domanda è: “La vivrai?”

Ora è il momento di dire sì, sia a te stesso, sia al tuo percorso, sia all’armonizzazione della tua vita con la frequenza che era destinata a portare e sia agli altri che ti accompagnano in questo viaggio.

Non devi percorrere questa strada da solo.

Non hai nulla da perdere se non l’illusione.

Buon viaggio.

 

da  YouTube

Numero3389.

 

In questi ultimi tempi, mi sto interessando approfonditamente di argomenti come questi che seguono ed ho trovato affascinate il pensiero di questo scienziato – filosofo italiano, poco conosciuto ma molto importante.

Mi ha aperto un mondo nuovo e diverso dove, felicemente e coerentemente, trovano posto e risposta tanti miei dubbiosi interessi mentali. Mi ci sto uniformando e agglutinando come un insetto sulla carta moschicida.

 

 

F E D E R I C O    F A G G I N

 

ovvero: un pensiero finalmente olistico che associa scienza e spiritualità, fisica e filosofia.

 

La “teoria Faggin” è un’interpretazione della coscienza che vede la realtà come un’entità olistica, dove la fisica quantistica e la spiritualità si integrano. Olistico è un termine che significa “riferito all’olismo, un approccio che considera un sistema nella sua interezza, non come somma di singole parti.
Faggin, noto per la sua invenzione del microchip, estende il suo campo di ricerca alla coscienza, proponendo che questa coscienza non sia un mero epifenomeno del cervello. In folosofia, l’epifenomeno è un fenomeno secondario e accessorio, che si verifica insieme ad un fenomeno primario, ma senza avere una influenza causale su di esso.
In altre parole, è un evento che accompagna un altro fenomeno, ma non ne è né la sua causa, né il suo effetto.
Per Faggin la coscienza è una proprietà fondamentale della realtà.

 

In dettaglio, Faggin sostiene che:

 

Coscienza e fisica quantistica.

La coscienza, con le sue caratteristiche di qualità (QUALIA = esperienze soggettive, irripetibili) è analogabile ad uno stato puro quantistico, dove ogni particella subatomica possiede una forma di “coscienza”.

 

Mente e materia.

Faggin non vede la coscienza come un’entità separata dalla materia, ma piuttosto come un aspetto intrinseco di essa, un campo quantistico auto-cosciente.

 

Unione di scienza e spiritualità.

La sua teoria mira a superare la separazione tra scienza e spiritualità, proponendo un quadro in cui la fisica quantistica può spiegare sia i fenomeni fisici che gli aspetti esperienziali della coscienza.

 

Libero arbitrio.

La coscienza, in questa prospettiva, è associata al libero arbitrio e alla creatività, qualità che distinguono l’essere umano dalle macchine.

 

Critiche.

Faggin riconosce che la sua teoria solleva interrogativi e necessità di ulteriori approfondimenti e verifiche sperimentali, ma sottolinea l’importanza di considerare la coscienza come un elemento fondamentale per comprendere la realtà.

 

In sintesi.

La teoria di Faggin è un tentativo di integrare la fisica quantistica con la spiritualità, proponendo una visione olistica della realtà, in cui la coscienza è un aspetto fondamentale non solo umano, ma di tutto l’universo.

 

Cosa dice?

” Io parto da un postulato, perché qualunque teoria deve partire da almeno un postulato.

Lo chiamo “postulato dell’essere”.

L’UNO è definito come la totalità di ciò che esiste.

L’UNO è dinamico: vuol dire che non è mai lo stesso, quindi, istante dopo istante, continua a cambiare.

L’UNO è olistico: vuol dire che non è fatto di parti separabili, cioè tutto è interconnesso all’interno di UNO.

E, finora, ho descritto l’universo della fisica quantistica.

E anche nella fisica della relatività generale tutto è interconnesso.

Però le due interpretazioni della realtà fisica non sono ancora unite in una sola fisica generale e completa.

Io ho aggiunto una cosa: l’UNO VUOLE CONOSCERE se stesso.

Partendo da qui, abbiamo l’UNO che ha un volere, che è il libero arbitrio, e ha un conoscere.

E per conoscere ci vuole la coscienza, cioè la coscienza è ciò che permette all’UNO di conoscere. Semplicemente.

Quindi l’UNO in un certo senso, si autoriflette e, nella sua autoriflessione, conosce se stesso.

Com’è che conosce se stesso?

Portando in esistenza ciò che conosce.

La vita è nata dall’UNO che, per conoscere se stesso, porta in esistenza parti “intere” di sé.

Perché, essendo olistico, non può conoscere solo un pezzetto di se stesso, o in maniera parziale.

Deve conoscere tutto se stesso in ogni cosa, però con il punto di vista con cui si conosce in quell’istante.

Questa è l’identità del “campo”: è quello che genera il senso di sé del “campo”.

Allora l’UNO conosce se stesso, attraverso le sue creature: i “campi” che crea.

Questi poi si combinano, creano “campi di campi” e così via.

Questo modo di considerare la realtà fisica ha a che fare con molti fisici e filosofi del passato.

Ma, soprattutto, ha a che fare con persone che hanno avuto esperienze straordinarie di coscienza.

La coscienza ha la capacità di conoscere se stessa direttamente, non attraverso la logica.

È una forma intuitiva di conscenza in cui l’UNO si conosce vivendo la sua conoscenza di sé.

Dobbiamo considerare che la consapevolezza sia una proprietà “irriducibile” della natura.

Essa esiste sin dall’inizio, quando è avvenuto il BIG BANG.

Questo ha creato spazio, tempo, materia ed energia e doveva avere anche i semi della consapevolezza.

Perché doveva dare al mondo solo i semi del mondo esterno e non i semi del mondo interno?

È essenziale assumere come fondata e fondante questa proprietà interna che mai è stata presa in considerazione.

Essa appartiene anche all’energia fondamentale, che io chiamo NOUS, parola greca che significa mente, intelletto.

Tra l’altro, NOUS è la stessa parola che Plotino usava per descrivere la stessa idea.

Questo è un quadro che mette insieme idee prese un po’ dappertutto, in un modo che collega la realtà fisica.

Non mi risulta che qualcuno abbia mai fatto questo “sforzo”, perché, la NOUS è il punto di partenza, non di arrivo.

La coscienza non è un prodotto del cervello, ma è una proprietà fondamentale del “qualcosa” (non sostanza).

Sostanza implica materia, cioè qualcosa di tangibile, mentre NOUS è immateriale.

Essa esiste prima che esistano i campi quantici, prima del vuoto quantico, addirittura prima del BIG BANG.

NOUS, di fatto, è un “campo di campi”.

La fisica ammette la natura della realtà come “campo unico” da cui emergono i campi delle particelle elementari.

NOUS è immateriale e ha due aspetti fondamentali che sono irriducibili, sono come le due facce di una medaglia.

Essa ha un aspetto interno “semantico”, dove c’è il significato, e quindi la capacità di autoriflettersi.

Essa conosce se stessa dal suo interno e, al suo esterno, riflette “simbolicamente” quello che conosce dentro di sé.

Non è diversa da noi: noi abbiamo un mondo interno e, quando lo comunichiamo, lo facciamo per “simboli”.

Nella comunicazione, i nostri “simboli” sono le parole, le smorfie, il gesticolare, la mimica, l’intonazione della voce.

Abbiamo un mondo interno che conosciamo solo noi dall’interno individuale.

E abbiamo un mondo esterno a cui riveliamo il nostro significato interno, per mezzo dei simboli.

NOUS è visibilmente olistico e dinamico, come la meccanica quantistica dice: l’universo non ha parti separabili.

L’elettrone non si può separare, non esiste di fatto come elettrone, esiste il campo degli elettroni.

E l’elettrone è semplicemento uno “stato eccitato” del campo degli elettroni.

L’ontologia è nel campo, non negli elettroni.

I fisici più avanzati dicono che l’elettrone, come oggetto, non esiste: è una nostra costruzione mentale.

NOUS si manifesta come unità di consapevolezza.

La consapevolezza è la proprietà del sé responsabile, della sua percezione e comprensione.

La prima manifestazione della NOUS è conoscere se stessa, non conosce tutto di sé, ma di esistere lo sa.

Questa percezione dell’esistere è un QUALIA: la comprensione è il significato portato dai QUALIA.

Il cervello produce segnali elettrici e da questi si passa ai QUALIA.

I QUALIA, termine plurale di “quale”, sono gli aspetti qualitativi ed esperienziali della coscienza (percezioni, sensazioni, emozioni ecc.).

La creatività è la comprensione della prima volta, è un significato originale.

Questo, poi, deve essere tradotto in simboli per essere comunicato.

Nel sé non c’è solo la consapevolezza, ma c’è anche l’identità e il libero arbitrio e la capacità di agire e comunicare.

Propongo un modello dove tutta la realtà è creata da organizzazioni  di unità di consapevolezza elementari.

Queste si combinano gerarchicamente sotto la spinta della autoconoscenza.

La realtà ha due aspetti irriducibili e interdipendenti a tutti i livelli gerarchici.

Sono l’aspetto semantico e quello simbolico in combinazioni sintattiche.

La sintassi riguarda la struttura della frase, gli elementi costitutivi, le associazioni, cioè le unità superiori alla parola”.

 

C O R O L L A R I O

La “teoria di Faggin”, o meglio, la sua visione sulla coscienza e il suo rapporto con la fisica quantistica, sostiene che la coscienza non è un prodotto del cervello, ma una realtà fisica preesistente, un campo quantistico, e che il cervello funge da “ponte” o “trasformatore” tra questo campo e la realtà fisicaFaggin, in particolare, si discosta da una visione materialista della coscienza, affermando che essa non può essere spiegata come una mera proprietà della materia. 

In dettaglio, la teoria di Faggin si basa su alcuni punti chiave:
  • Coscienza come campo quantistico:

    Faggin propone che la coscienza non sia un’entità separata dal corpo, ma un campo quantistico che interagisce con la materia, in particolare con il cervello. 

  • Libero arbitrio e meccanica quantistica:

    Secondo Faggin, il libero arbitrio, la capacità di fare scelte indipendenti, potrebbe essere legato al comportamento dei sistemi quantistici, in particolare al collasso della funzione d’onda. 

  • Il ruolo del cervello:

    Il cervello, secondo Faggin, non crea la coscienza, ma la “traduce” in esperienza sensoriale e cognitiva. Il cervello sarebbe quindi un “drone” controllato da questo campo di coscienza. 

  • Critica al materialismo:

    Faggin critica la visione materialista della coscienza, che considera la coscienza un’emergenza del cervello, affermando che questa prospettiva non riesce a spiegare l’esperienza soggettiva e il libero arbitrio. 

  • Unione di scienza e spiritualità:

    Faggin cerca di integrare la visione scientifica con una prospettiva spirituale, sostenendo che la coscienza potrebbe essere parte di una realtà più ampia e profonda, che include sia aspetti materiali che non materiali. 

In sintesi, la teoria di Faggin propone una visione della coscienza come un fenomeno quantistico che interagisce con la materia e che potrebbe essere alla base della nostra esperienza soggettiva e del libero arbitrio. Questa teoria, pur essendo basata su concetti scientifici, apre a una prospettiva che unisce scienza e spiritualità, andando oltre la visione materialista tradizionale.
Alla domanda: “Lei è credente?”, Federico Faggin risponde: Non credo nel dio più o meno antropomorfico delle varie religioni. Credo però in una realtà più vasta, un’energia dinamica e consapevole che è il Creatore di un multiverso benigno in eterna evoluzione».
Chi è Federico Faggin?
Fisico italiano naturalizzato statunitense (n. Vicenza 1941). Laureatosi presso l’univ. di Padova nel 1965 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1968, lavorando alla SGS Fairchild sui semiconduttori, ha progettato i primi circuiti integrati MOS (Metal Oxide Semiconductor) e successivamente ideato la tecnologia MOS Silicon Gate (metallo su silicio) destinata a diventare la base per la produzione di tutti i moderni circuiti integrati. Affermatosi definitivamente nella progettazione e realizzazione di processori informatici, nel 1970 è passato alla Intel, dove è stato a capo del progetto che ha realizzato la struttura del primo microprocessore, noto con la sigla 4004. Nel 1982 ha fondato la Cygnet Technology, operante nello sviluppo delle reti neurali e nel perfezionamento delll’interfaccia uomo-macchina; è stato poi tra i fondatori della Synaptics (touchpad) e amministratore delegato della Foveon (sensori d’immagine). Fondatore nel 2011 della Federico and Elvia Faggin Foundation, che promuove lo studio scientifico della coscienza, nel 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Tra le sue pubblicazioni più recenti si segnalano Silicio. Dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza (2019) e Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura (2022).

Numero3242.

 

Incredibili invenzioni del passato

 

 

La starlite: é un materiale inventato da un chimico dilettante, Maurice Ward.
Questo materiale fibroso resiste a temperature di ben oltre 1000°C senza bruciare ma ció che lo rende unico é che protegge quello che viene avvolto al suo interno.
In un esperimento, un uovo avvolto con la starlite e sottoposto alla fiamma ossidrica per 6 minuti risultò ancora freddo!
Ward morì nel 2011 senza mai rivelare il modo di produrre il materiale e oggi il segreto é custodito dagli eredi.

 

 

Il sistema digitale Sloot: Romke Bernhard Sloot era un ingegnere tedesco che inventò un sistema di compressione dati eccezionale, molto piú avanzato di quelli di oggi.
Sfortunatamente morì il giorno prima (che coincidenza) di firmare un contratto con la Philips e il floppy disc su cui erano contenuti i dati per svilupparlo non venne mai piú trovato, nonostante i suoi assistenti sapessero tutti dov’era custodito (altra cosa strana).

 

 

Il sistema di alimentazione Ogle: Tom Ogle era un meccanico che inventò un sistema di alimentazione per auto che sfruttava i fumi della combustione.
Con questo sistema un auto poteva percorrere oltre 42 Km con un litro di benzina.
Lo stresso Ogle testò il sistema percorrendo i 322 Km che separano la città di Deming da El Paso in Texas con solo 7,5 litri di benzina.
La Shell Oil si offrì di comprare il brevetto per la cifra di 25 milioni di dollari, ma quando Ogle capì che il vero scopo della Shell era di nascondere l’invenzione e non commercializzarla, rifiutò. Morì nel 1981 in circostanze molto sospette e dell’invenzione si perse ogni traccia.

 

 

Il teleforce: é un’arma inventata da Nikola Tesla in grado di colpire a centinaia di Km di distanza.
La macchina comprendeva un generatore capace di creare enormi differenze di potenziale, un dispositivo secondario per amplificarle ancora di piú e un altro dispositivo atto a proiettare un raggio capace di abbattere aerei e navi.
Lo scopo di Tesla era di creare un’arma capace di dissuadere i nemici di una nazione dall’attaccare, rendendo inutile la guerra (dove l’abbiamo giá sentita? Ah sí, con la bomba atomica) ma nessuno gli credette.
Si pensa che fosse un primitivo generatore di microonde ma non si sa nulla di preciso sul suo funzionamento.

 

 

Il vetro flessibile. La storia di questa presunta invenzione é leggendaria.
Plinio racconta che sotto l’imperatore Tiberio vi era un artigiano in grado di rendere elastico il vetro. L’artigiano mostrò uno dei suoi vasi di vetro all’imperatore per poi scagliarlo a terra; con gran sorpresa di Tiberio e dei presenti il vaso non si ruppe ma risultò solo un po’ ammaccato.
L’artigiano allora con un martello riparò i danni facendolo tornare come prima; l’artigiano si aspettava una ricompensa ma venne deluso perché l’imperatore dopo avergli chiesto se qualcun altro era a conoscenza dell’invenzione e, avuta una risposta negativa, lo fece decapitare e fece distruggere la sua officina.
Secondo Plinio, lo fece per non far precipitare il valore dell’oro e dell’argento; non si sa se il vitrum flexile sia stato inventato davvero o no ma, se così fosse, il mondo avrebbe perso un materiale eccezionale.

 

 

Il fuoco greco. Era una miscela inventata dai bizantini per distruggere le flotte nemiche col fuoco.
Era usata sulle navi riempiendo una specie di cannone e poi  veniva spruzzata sulle navi nemiche.
La sua efficacia era aumentata dal fatto che l’acqua non spegneva il fuoco ma lo alimentava.
Secondo lo storico Teofane Confessore, questo proto napalm fu inventato da un uomo chiamato Callinico vissuto ad Eliopolis nel VII secolo.
Curiosamente dal 1200 in poi non si fa piú cenno ad un suo uso, forse perché i materiali per produrlo divennero troppo costosi o introvabili.

 

 

Il cronovisore. Padre Pellegrino Ernetti era un monaco benedettino laureato in fisica che affermò di aver inventato un apparecchio, da lui chiamato cronovisore, in grado di mostrare il passato.
Disse di aver visto in “diretta” la crocifissione di Gesù e aver visto e ascoltato Napoleone.
Dopo le sue affermazioni non parlò piú di questo, secondo alcuni perché i vertici del Vaticano gli imposero il silenzio, per i maligni perché l’invenzione era solo una bufala.

 

 

La macchina di Rife. Il dottor Royal Rife negli anni ’20 ideò un dispositivo per emettere determinate frequenze atte a curare le malattie, in primis il cancro.
Il dottore sosteneva che le cellule erano influenzate in modo negativo o positivo da determinate frequenze prevenendo o guarendo certe malattie, teoria condivisa anche dal celebre ingegnere e inventore Nikola Tesla.
Il dottore negli anni ’30 curò 1000 pazienti nella sua clinica a cui fu diagnosticato un cancro incurabile con una percentuale di guarigione dell’86,5%!
Dopo alcune modifiche all’apparecchio suggerite dal comitato scientifico, anche il restante 13,5% dei pazienti trattati guarì portando l’efficienza della macchina al 100%!
Dopo che il dottor Rife si rifiutò di vendere brevetto e ricerca alle case farmaceutiche, il suo ufficio venne messo a soqquadro, la macchina distrutta e le sue ricerche rubate.
Come recita un detto in America: va bene cercare una cura per le malattie, basta che non la si trovi.

 

 

Oltre a queste ci sono tante altre presunte invenzioni realizzate e poi nascoste o soppresse tra cui: l’acchiappanuvole, un dispositivo per creare la pioggia, la cellula combustibile ad acqua, il dispositivo anti gravità, i progetti di auto elettriche di inizio XX secolo avversati dall’industria del petrolio e il progetto XA un procedimento ideato per estrarre tutti gli elementi cancerogeni dalle sigarette, non gradito all’industria del tabacco.

N.d.R.: aggiungo il caso eclatante e drammatico della “macchina” di Majorana- Pelizza di cui ho trattato ampiamente in altri Numeri di questo BLOG.

 

Numero3233.

 

da  QUORA

 

Scrive Boris Baruffa, corrispondente di QUORA

 

Gli SMARTPHONE spariranno presto?

 

Il futurologo Ray Kurzweil ha predetto il nostro futuro da cyborg già da molto tempo.

CYBORG = Contrazione di cybernetic organism: tale concetto si riferisce a “esseri viventi che hanno acquisito abilità potenziate grazie all’innesto di componenti artificiali o all’integrazione di tecnologie cibernetiche”.

 

Lo smartphone sparirà, prima di quanto pensi. E il mondo non sarà più lo stesso.

Articolo del 4/9/2019

Un giorno, non troppo presto – ma comunque prima di quanto pensiate – lo smartphone sparirà completamente, allo stesso modo con cui, prima di lui, lo hanno fatto i cerca persone e i fax.

State tranquilli: manca ancora probabilmente almeno un decennio a qualsiasi tipo di significativo crollo dello smartphone.

(E se saremo tutti cyborg entro il 2027, mi rimangio volentieri le parole. Ammesso che ancora mangeremo).

Eppure, pezzo per pezzo, le basi per la scomparsa dello smartphone sono in costruzione.

E i “muratori” sono Elon Musk, Microsoft, Facebook, Amazon, e un numero incalcolabile di start-up che hanno ancora un ruolo da svolgere.

E il colpevole sarà l’intelligenza artificiale.

E lasciatemelo dire: quando e se lo smartphone morirà davvero, allora il mondo non sarà più come prima.

Non solo in termini di prodotti individuali, ma in termini di come viviamo realmente le nostre vite quotidiane e forse in termini della stessa umanità.

Per il filosofo tedesco Max Horkheimer la Ragione umana è ridotta a mezzo per raggiungere fini di cui essa stessa non sa più nulla.

L’affermazione dello studioso, morto nel 1973, oggi è più attuale che mai dato che le nazioni più avanzate del pianeta sono alle prese con un fenomeno sempre più evidente: uno sviluppo tecnologico impetuoso che sta spingendo l’umanità verso territori inesplorati.

Questo risulta particolarmente evidente nel campo dell’intelligenza artificiale (AI) che solleva forti dubbi addirittura sul ruolo che l’uomo potrà avere nelle società del futuro…

Numero2999.

 

da  QUORA

 

Scrive Cesio Endrizzi, corrispondente di QUORA.

 

E N I G M I    U L T R A T E R R E N I

 

L’Effetto Hutchison è un fenomeno misterioso che ha affascinato e sconcertato gli scienziati e gli appassionati del paranormale per decenni.

La sua origine e i suoi effetti sembrano sfidare le leggi conosciute della fisica e della realtà, portando a una serie di speculazioni e teorie su cosa potrebbe essere alla base di questa straordinaria manifestazione.

L’Effetto Hutchison prende il nome dal suo scopritore, il canadese John Hutchison, un ricercatore autodidatta che ha iniziato a esplorare i confini della scienza e della tecnologia nella sua casa laboratorio a Vancouver, Canada, negli anni ’80.

Mentre sperimentava con apparecchiature elettromagnetiche ad alta tensione, Hutchison ha fatto una scoperta straordinaria: oggetti metallici posti vicino ai suoi dispositivi iniziavano a muoversi, vibrare e persino sollevarsi nell’aria, senza alcuna apparente spiegazione razionale.

Le testimonianze dell’Effetto Hutchison sono state sia affascinanti che inquietanti.

Si dice che oggetti come chiavi, cucchiai e persino interi pezzi di metallo si comportino in modo anomalo quando esposti alle radiazioni elettromagnetiche prodotte dai dispositivi di Hutchison.

Alcuni hanno riportato che questi oggetti sembravano diventare “leggeri come una piuma”, mentre altri hanno visto metalli che si piegavano e deformavano senza alcuna forza apparente applicata.

Al di là del movimento fisico degli oggetti, ci sono state anche testimonianze di altri effetti, come la levitazione spontanea, l’illuminazione misteriosa e persino la fusione di materiali metallici.

Questi fenomeni sembrano sfidare ogni legge della fisica conosciuta, portando a speculazioni su possibili spiegazioni paranormali o dimensionali.

Nonostante gli sforzi di Hutchison e di altri ricercatori per comprendere e replicare gli effetti dell’Effetto Hutchison, rimane una certa ambiguità su cosa possa essere alla base di questo fenomeno.

Alcuni ipotizzano che si tratti di una forma avanzata di telecinesi o di manipolazione energetica, mentre altri suggeriscono che potrebbe essere collegato a dimensioni parallele o a manipolazioni temporali.

Ci sono anche teorie più pragmatiche che suggeriscono che l’Effetto Hutchison potrebbe essere il risultato di interferenze elettromagnetiche non intenzionali o di effetti collaterali di esperimenti segreti condotti dalle agenzie governative.

Tuttavia, fino a oggi, nessuna spiegazione soddisfacente è stata data per questo straordinario fenomeno.

L’Effetto Hutchison rimane uno dei misteri più affascinanti e inspiegabili del nostro tempo.

La sua origine e i suoi effetti continuano a sfidare la comprensione umana e a stimolare la nostra immaginazione.

Mentre la scienza cerca di svelare i segreti di questo fenomeno, rimane un punto di riferimento per coloro che cercano di comprendere i confini della realtà e dell’esistenza umana.

Numero2901.

 

V I T A    D O P O    L A    M O R T E

 

da  QUORA

 

Scrive un corrispondente sotto lo pseudonimo di “Tirannoide”:

 

Dove sono finiti tutti coloro che sono morti? Siamo destinati al nulla?

 

Logicamente parlando, non è detto.

Prevedo già che qualcuno abbia la tastiera pronta per scrivermi, dopo aver appena letto la prima frase. Calma e leggi prima fino alla fine. La risposta è lunga proprio perché parla di concetti logici complessi che non si sentono tutti i giorni, perché nessuno, né tra gli atei, né tra i religiosi è disposto a pensarci con serietà e onestà intellettuale.

Premetto che sono agnostico (con avversione verso la religione oltretutto).

Agnostico: cioè qualcuno che non crede finché non vede ma, allo stesso tempo, non da per scontato che se non vediamo qualcosa allora questa cosa non può per forza esistere. Diciamo che l’agnostico ha la visione più oggettiva di tutti perché non ha un bias cognitivo né a favore di certi concetti, né contro certi concetti, ma cerca di analizzare la cosa più oggettivamente e imparzialmente possibile andando tanto in profondità. Questa analisi è interamente basata sulla logica.

Quindi perché penso che dopo la morte potrebbe (forse) anche esserci qualcosa ?

La possibilità che ci sia qualcosa dopo la morte (in qualche forma non specificata), ritengo sia del 50 %, dopo una lunghissima analisi durata un decennio, che sto per condividere con voi il più brevemente possibile.

Indice di dimostrazioni/prove a favore della vita dopo la morte:

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale
  2. Il raziocinio e la sua base
  3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso
  4. I limiti intrinseci

Cominciamo. Buona lettura !

  1. Dimostrazione che un concetto “assurdo” può tranquillamente essere reale

Partiamo con la dimostrazione che ciò che suona logicamente assurdo (come la vita dopo la morte) può tranquillamente essere reale.

Nei tempi da Newton in giù (la maggioranza della storia), era logico, razionale e pesantemente ovvio che il tempo fosse lineare, universale e costante. Pensarla diversamente era assurdo e andava contro ogni briciolo di buon senso e logica. Poi Einstein scoprì la relatività e che il tempo non scorre linearmente e costantemente ma può essere rallentato e addirittura può scorrere diversamente in due “locazioni” diverse dello stesso oggetto. Ovviamente fu preso in giro per la sua teoria dalla maggioranza della comunità scientifica siccome era andato contro ciò che era pesantemente ovvio e chiaramente innegabile cioè che il tempo è assoluto.

Poi quando Einstein riuscì a dimostrare la sua teoria ricevette i riconoscimenti dalla stessa comunità scientifica. (Vi spiego alla fine di questi esempi cosa implica).

La meccanica quantistica è un altro esempio di sputo in faccia alla logica convenzionale.

Da sempre è stato logico, normale e totalmente innegabile da qualsiasi buon senso che un oggetto può solo essere in una posizione e non in due o più contemporaneamente. Se c’è qualcosa sul tavolo allora è sul tavolo, punto e basta. Non può essere anche in Russia contemporaneamente! Lo era fino a qualche anno fa almeno. Non avrebbe il minimo senso, non meriterebbe nemmeno un pensiero al riguardo.

Poi è venuta la meccanica quantistica che ha dimostrato che qualcosa può avere due posizioni contemporaneamente (superposizione quantistica) e che addirittura ci possono essere due particelle diverse che interagiscono istantaneamente e corrispondentemente appena una di loro subisce un cambiamento (quantum entanglement).

Non fraintendetemi, non sto dicendo che la meccanica quantistica è magia nera. Anche essa segue una logica e delle leggi della fisica, tuttavia segue leggi diverse e si comporta in modo totalmente alieno rispetto al resto della realtà. Immaginare una cosa del genere 100 anni fa era follia totale senza senso, era oltre l’immaginabile, ma poi si è dimostrato reale un evento del genere, sputando in faccia senza sentimenti a ciò che chiamavamo logica.

Il fatto che le cose non possono apparire dal nulla è un dato di fatto logico e innegabile. Però ancora una volta siamo stati costretti a ricrederci.

Quando abbiamo un totale vacum (vuoto), in cui non c’è niente, parliamo del NULLA assoluto, succede che delle particelle vengono generate dal nulla per poi annullarsi con le proprie controparti antimateriche subito dopo. Qualcosa di misterioso, illogico e impensabile, però anche questo si è dimostrato reale.

Non ci pensate spesso però se vi fermate un attimo noterete che il concetto stesso di esistenza è follia totale. Com’è possibile che le cose esistano ? Perché devono esistere ? Perché la materia si è aggregata da sola per creare la vita ? Anche il concetto di vita è assurdità. Si tratta di processi chimici così complessi che la possibilità che tutto questo accada è il numero più vicino allo 0 che puoi immaginare. Però eccoci qui, non ostante la possibilità che qualcosa del genere accada sia praticamente 0. Un’altra prova che anche una cosa infinitamente improbabile e folle può tranquillamente essere reale e accadere per un motivo o per l’altro.

L’esistenza della coscienza e dell’individuo è follia totale. Che la materia possa prendere consapevolezza con delle aggregazioni chimiche è qualcosa di totalmente straordinario. Non conosco bene i particolari della coscienza quindi non mi dilungo troppo a parlare di essa, anche perché ci tengo a dare informazioni corrette nel modo più semplice. Sono tutti d’accordo con il fatto che la coscienza è qualcosa di molto improbabile e complesso e conosciamo ancora ben poco del suoi funzionamento.

Perché vi ho fatto tutti questi esempi storici della vita reale ?

Vi ho fatto questi esempi per farvi capire soltanto una cosa: che anche quando qualcosa suona totalmente impossibile a prima vista, o quando sembra altamente improbabile, può ancora essere reale o accadere (come dimostrato da questi esempi lampanti). Il fatto che suoni illogico o estremamente improbabile non è un motivo per escludere un’ipotesi. Addirittura anche qualcosa di verificato e dimostrato oltre ogni dubbio si può dimostrare falso in futuro (come il tempo indubbiamente lineare prima di Einstein e la fisica classica prima della meccanica quantistica).

Quindi anche qualcosa come la vita dopo la morte potrebbe essere possibile e potrebbe essere dimostrato un giorno, anche se suona assurdo o improbabile per ora.

Che cosa lo dimostra ?

Lo dimostrano tutti questi forti ed estremi esempi pratici del mondo reale nella storia che sono ufficialmente dimostrati dalla scienza. Penso che solidificare questa frase più di così sia impossibile.

2. Il raziocinio e la sua base

In pratica, avevamo determinati strumenti in passato che ci permettevano di analizzare la realtà fino a un certo punto e da li si costruiva la nostra logica. Poi i nostri strumenti sono migliorati e abbiamo scoperto una porzione maggiore della realtà che ha cambiato la nostra logica espandendola e aggiornandola. In futuro accadrà ancora e ancora, possibilmente senza un limite definito. Più diventano complessi i nostri strumenti più scopriamo che la realtà è diversa da come ce la immaginiamo e ciò che chiamiamo “logica” e “raziocinio” cambiano e si aggiornano per comprendere meglio le nuove porte aperte, le nuove possibilità e i nuovi ordini di magnitudine e di comprensione.

Cosa sono quindi il raziocinio e la scienza ?

La scienza, la logica e il raziocinio non sono altro che Il metodo scientifico. Il metodo scientifico non è altro che un’interpretazione che tenta di comprendere la realtà nel modo più realistico possibile in base agli strumenti e alle conoscenze attualmente presenti. Nel momento in cui i nostri strumenti e le nostre conoscenze si aggiornano, allora cambia anche l’interpretazione della realtà e anche il metodo scientifico si aggiorna e diventa più preciso a interpretare la realtà.

Questo è il motivo per cui una volta molte cose che erano totalmente illogiche e folli sono diventate dimostrate e logiche OGGI. Non è perché la scienza si droga, ma perché è migliorata e ha espanso i suoi confini ed è stata capace di vedere angoli della realtà che prima non vedevamo.

Perché il metodo scientifico e i nostri strumenti si sono aggiornati, sono diventati più potenti e sono stati in grado di guardare più in profondità negli abissi della realtà. Questo è destinato a succedere altre infinite volte nel futuro, come è sempre successo fino ad ora. Siamo solo agli inizi della scienza.

Quindi ripeto. La scienza non è assoluta perché anche essa è in continuo aggiornamento e contraddizione. Quindi, ciò che oggi suona impossibile o improbabile (la vita dopo la morte nel nostro caso) può ancora (non è detto) essere dimostrato reale in futuro dopo i miglioramenti dei nostri strumenti e del metodo scientifico.

3. Possibilità concrete di vita dopo la morte con quello che conosciamo adesso.

Queste che arrivano adesso sono speculazioni di mia mano. Non sono dati dimostrati al 100 % a differenza di tutto quello scritto sopra. Però le ritengo possibilità valide.

  1. Se il tempo è un corridoio fisico in quattro dimensioni come le interpretazioni della fisica suggeriscono (non è ancora dimostrato, è solo una possibilità) allora siamo immortali nel tempo, semplicemente continueremo a fare la nostra vita per sempre siccome il tempo è un oggetto fisico e quindi semplicemente “siamo”, indelebili nella nostra esistenza, nel nostro tempo. Se muori non sparisci, rimani ancora fisicamente nella tua parte di corridoio quadridimensionale dove esisti in loop (cerchio, circolarità). Questo tipo di loop è un loop che non inizia e non finisce ma che semplicemente “è”. Da non confondere con il loop che si alterna tra due stati diversi in eterno. Sarebbe difficile da spiegare ma penso che basti così. Se un giorno si viene a scoprire con certezza che il tempo è un corridoio fisico, allora sappiate che avremo anche scoperto l’immortalità.
  2. Prima di nascere eri il nulla, se poi sei nato, vuol dire che c’è un modo per uscire dal nulla. Nel senso che esiste una determinata configurazione di materia e di condizioni che devono allinearsi per fare in modo che la casualità manifesti la tua coscienza ancora una volta da qualche parte dell’universo sotto forma di qualche altro essere vivente magari, concetto simile alla reincarnazione. Se è successo una volta allora forse accadrà ancora, non è insensato pensarlo. Un contro argomento sarebbe dire che se io copio un file e lo incollo nel computer da un’altra parte allora questi due file sarebbero due file diversi e non lo stesso file (quindi non tu). Quindi anche se la casualità rimanifestasse la tua configurazione di essenza di nuovo, non saresti più “tu”. Un contro-contro argomento sarebbe dire che “allora non tutto è stato copiato, per esempio il file ha una diversa locazione nel computer ed è mostrato da diversi fotoni dal display e inoltre il file “me” esiste già. Forse il “me” deve prima scomparire”. Gli argomenti e i contro argomenti di questa ipotesi sono tutti abbastanza validi e ce ne possono essere anche di più. Credo che renderlo più complesso di così non serve. Semplicemente “tu” sei successo perché sei possibile e in quanto possibilità sei rimanifestabile con lo scorrere della casualità.
  3. La fisica quantistica ha quasi dimostrato l’esistenza degli universi paralleli infiniti (basati sulla funzione d’onda), dove ogni possibilità che potrebbe accadere è già accaduta, solo che ancora non  ne abbiamo la certezza. Se parlavi di universi paralleli qualche tempo fa venivi visto come pazzo, pero adesso abbiamo prove molto solide per sospettare della loro esistenza. Io direi che nel caso più pessimistico la possibilità è del 50 %. È infinitamente complesso spiegare le prove, però puoi leggere “Schrödinger and parallel universes”. Se esistono infiniti universi allora esistono indefinite versioni di TE (possibilmente interconnessi dalla funzione d’onda) e quindi forse hai l’immortalità quantistica in teoria. Non è detto che sei immortale solo perché ci sono infiniti universi quantistici ma di certo aumentano le possibilità a dei livelli abbastanza probabili.
  4. Forse la coscienza umana è qualcosa di molto diverso da quello che immaginiamo e forse sopravvive alla morte in una forma diversa, non possiamo saperlo perché è ancora un fenomeno troppo astratto, anche se gli scienziati pensano sia prodotta dal cervello. Questo non vuol dire che se il cervello muore allora anche la coscienza finisce, non necessariamente. Per esempio, se spegni un’elettrocalamita il suo campo magnetico sparisce, però l’onda magnetica emanata si propaga in eterno. Può essere che la coscienza risieda in un campo e che venga intrattenuta dal cervello un po’ come la calamita fisica intrattiene il campo magnetico. Se la calamita viene danneggiata allora anche il modo in cui il campo si manifesta cambia e questo spiega perché quando danneggi il cervello cambia anche il tuo modo di essere cosciente. Quando il cervello muore allora si disgrega e anche il campo della coscienza si disgrega con esso. Però non sparisce, si disgrega e cambia forma. Il campo continuerà ad esistere. Si tratta di un grandissimo FORSE. Sappiamo ben poco sulla coscienza.
  5. Non puoi morire perché non sei vivo, perché 1 oggetto morto più un altro fanno 2 oggetti morti. Noi siamo fatti di atomi, che sono oggetti senza vita, il che rende anche noi grossi oggetti senza vita. Una volta morti cambiamo modo di essere, rimaniamo sempre gli stessi oggetti morti soltanto in forma diversa. Il problema con questa teoria è che se io faccio a pezzi un tavolo non avrò tavoli più piccoli ma avrò la segatura del tavolo. Quindi se qualcuno muore, non diventerà tante piccole coscienze ma semplicemente da oggetto morto cosciente passerà a oggetto morto non cosciente, quindi si passa da un tipo di morto particolare (cosciente) ad un altro modo di essere di morto (non cosciente).

Come potete vedere abbiamo già delle possibilità non ignorabili per continuare ad esistere in qualche forma dopo la morte e abbiamo esplorato queste teorie basandoci sulla nostra scienza attuale che è limitatissima.

Immaginate quanto si arricchirà la lista quando la scienza esplorerà meandri inimmaginabili della fisica e del cosmo.

4. I limiti intrinseci

Il concetto lovecraftiano: questa argomentazione è fantastica. Quando eravamo ominidi pensavamo di sapere quasi tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo fuso il ferro pensavamo di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi quando abbiamo acceso la lampada abbiamo pensato di sapere tutto, non sapevamo nulla; poi è arrivata la fisica quantistica e ha sconvolto la nostra visione della realtà in una maniera incredibile facendoci ancora pensare di sapere qualcosa della realtà. Hai capito dove cerco di arrivare ?

Abbiamo sempre pensato di sapere tutto ma non sapevamo mai niente, e anche adesso è lo stesso, siamo arroganti e ingenui, pensiamo sempre di sapere qualcosa e poi la realtà ci travolge con scoperte che vanno oltre la follia e forse non esiste un limite a quanto non conosciamo. Anche le formiche pensano di sapere qualcosa sul mondo ma non sanno niente, così anche noi siamo come loro. Abbiamo sempre pensato di sapere ma non abbiamo la più pallida idea di quanto siamo ignoranti, siamo limitati tanto quanto quelle formiche che guardiamo al parco. La nostra limitata logica e scienza di cui andiamo confidenti sono come accendere una torcia nell’abisso dell’oceano pacifico e ci aspettiamo anche di potere vedere qualcosa: nulla, non vediamo nulla. La nostra torcia ci illumina a un metro dal naso ma l’abisso intero rimane intorno a noi e quindi cosa abbiamo capito della realtà? Nulla!

Come possiamo quindi essere così arroganti da sapere se c’è o non c’è nulla dopo la morte col nostro limitatissimo raziocinio che probabilmente è diversi ordini di magnitudine meno complesso di quello che serve per poter dare risposta a certe domande dove non c’è nemmeno un singolo modo di sperimentare o fare osservazioni? Leggi della fisica che non abbiamo scoperto, la fisica quantistica che dimostra una regione del micro cosmo che NON segue la logica tradizionale ma ha delle leggi completamente diverse, quasi fantastiche, che non fa altro che dimostrare come il raziocinio sia debole e limitato e come cose che sembrano impossibili possono succedere. Materia oscura e possibili materie ancora più sottili che creano strutture invisibili nell’universo che non vediamo, tante dimensioni e corridoi spaziali sottili sconosciuti, possibilità di esistenza diversa fuori dal buio cosmico e la componente lovecraftiana dell’inimmaginabile, perché bisogna considerare che io ho elencato solo ciò che conosciamo ma bisogna partire col presupposto (al 99,99% corretto) che siamo limitati come i plancton nell’oceano e che ci sono cose che non scopriremo mai e che la nostra mente non è capace fisicamente di processare che aumenta le possibilità nell’infinito.

Possiamo davvero dire di sapere qualcosa così fuori dalla nostra comprensione nella nostra consapevole ignoranza e limitazione ? Non si può dire con certezza perché probabilmente non conosciamo il 99.9 % di ciò che dobbiamo sapere dell’universo e di chissà cos’altro c’è là fuori in quell’ abisso nel buio cosmico e micro cosmico. Il 94 % della massa dell’universo è invisibile anche agli strumenti, ci sono particelle che dovrebbero esistere ma di cui non vi è traccia, il buio oltre al cosmo, i corridoi dimensionali dalla meccanica quantistica e chissà cos’altro che nemmeno immaginiamo. Siamo solo sulla punta della punta dell’iceberg.

L’ultima osservazione è un concetto valido che aumenta la possibilità che ci sbagliamo sulla morte e su qualsiasi altra cosa (parlo di possibilità e speculazioni) per il semplice fatto che ci ricorda che non sappiamo nulla e se ti basi sull’ignoranza allora non scoprirai mai la verità.

Siete ancora sicuri che non ci possa essere nulla dopo la morte ? Io non ne sarei così convinto.

 

 

Numero2900.

 

U N    G R A N D E    T E M A

 

Voglio qui improvvisare un breve “excursus”, una dissertazione azzardata ma lucida su una quaterna di personaggi  ed esponenti importanti del pensiero umano, nella storia del mondo e della civiltà occidentali, per affrontare uno degli argomenti più stimolanti, ponderosi e difficili della nostra cultura: il rapporto fra fede e ragione.

Lo faccio in maniera spicciola, proprio perché non intendo renderlo eccessivamente dottrinale, pesante e astruso. Riporterò i pareri di questi pensatori che, a mio modesto avviso, possono ben rappresentare le posizioni e le angolazioni diversificate quanto basta per dare un senso esaustivo alla mia breve ricerca.

 

Il primo personaggio, il cui pensiero intendo proporre, è Guglielmo di Ockham (detto comunemente di Occam).

È stato un teologo, filosofo e religioso francescano inglese (1285 – 1347).

Di lui viene ricordato un “principio” chiamato dagli addetti ai lavori “rasoio di Occam”. Cosa dice? Si tratta del “principio metodologico di economia (o parsimonia)”. Eccone la tesi:

“Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem” = Non bisogna moltiplicare gli elementi più del necessario.

Detto in poche parole: a parità di fattori, la soluzione più semplice è quella da preferire, ovvero, è inutile fare con più, ciò che si può fare con meno.

Allora, proviamo ad applicare questo principio alla “vexata questio” (dibattuta domanda) sul cosmogonico problema se Dio abbia creato l’universo o se l’universo sia sempre esistito per sé.

IPOTESI MENO ECONOMICA: Dio è eterno. Crea un universo non eterno.

IPOTESI PIU’ ECONOMICA: Dio è eterno. È l’universo ad essere eterno.

Secondo il “rasoio di Occam” dunque, si dovrebbe preferire la seconda ipotesi. E Guglielmo di Occam era un uomo di religione e di Chiesa.

 

Mettiamoci insieme anche il postulato di Bertrand Russel filosofo britannico (1872 – 1970), espresso sotto il titolo di “Teiera di Russel” di cui parlo al Numero2875.

La “teiera di Russel” dice che se tu non hai prove per dimostrare una tesi, io non ho bisogno di prove per confutarla.

Il “Rasoio di Occam” dice che, se una spiegazione funziona anche senza una variabile, quella variabile può anzi DEVE essere rimossa.

IN  ALTRE  PAROLE:

Se tu, credente, non hai prove per dimostrare l’esistenza di Dio, io non ho bisogno di prove per dimostrarne l’inesistenza.

Non ci sono prove dell’esistenza di Dio perché egli non esercita alcuna influenza osservabile sul mondo. Ergo, è una variabile che può anzi DEVE essere rimossa.

 

Salto a piè pari se non in un altro secolo, ad un altro personaggio. Si tratta questa volta di Stephen Hawking (1942 – 2018), cosmologo, fisico, astrofisico, matematico e divulgatore scientifico, britannico pure lui, fra i più autorevoli e conosciuti fisici teorici del mondo, noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo.

Secondo questa mente scientifica eccelsa, (aveva un Q.I. di 160, sembra), religione e scienza non sono in alcun modo conciliabili.

Egli afferma, infatti:

 

C’è una fondamentale differenza

tra la religione,

che è basata sull’autorità,

e la scienza,

che è basata su osservazione e ragionamento.

 

E, alla domanda: Dio ha creato il mondo? risponde con un secco: no.

 

Resta il dubbio.
Dubbio che dovremmo avere tutti se fossimo umili ed intellettualmente onesti.
Affermare invece che le cose siano andate indubitabilmente in uno specifico modo, per fede, per obbedienza, per adesione incondizionata ad un mito biblico di qualche millennio fa, credo che sia un atto di arroganza non più compatibile con le categorie del pensiero contemporaneo.

 

Nella peggiore delle ipotesi, e qui faccio un altro salto nel tempo storico, potrebbe averci visto giusto il Barone d’Holbach che, in pieno XVIII secolo, scriveva:

“Ci dicono, in tono grave, che non c’è effetto senza causa; ci ripetono, ogni momento, che il mondo non si è fatto da sé. Ma l’universo è una causa, non è per niente un effetto, non è per niente un’opera, non è stato per niente “fatto”, poiché era impossibile che lo fosse. Il mondo è sempre esistito, la sua esistenza è necessaria. La materia si muove per la sua stessa energia, per una conseguenza necessaria della propria eterogeneità”.

Paul Henri Thiry d’Holbach (1723 -1789), nome francesizzato di Paul Heinrich Dietrich, Barone d’Holbach, filosofo, enciclopedista, traduttore e divulgatore scientifico tedesco naturalizzato francese.

Questo scrive nella sua opera: “Il buon senso, ossia idee naturali opposte alle soprannaturali”.

Numero2879.

 

da FOCUS Junior

 

William Sidis, la storia dell’uomo più intelligente che sia mai esistito

 

Chi di noi non ha mai sognato di essere un “genio”? William Sidis lo è stato e, ancora oggi, è considerato il più intelligente di sempre.

Se pensiamo all’intelligenza umana, ci vengono in mente alcuni personaggi storici famosi proprio per la grande intelligenza di cui erano dotati. Li conoscerete di certo anche voi. Si tratta di Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Isaac Newton o Nikola Tesla. Insomma, quelle persone che noi denominiamo “geni”.

Il QI (Quoziente d’intelligenza) di Leonardo, Einstein, Tesla e Hawking

Il livello di intelligenza di un uomo è calcolabile. Ci sono dei test appositi per misurare il QI (Quoziente intellettivo) di una persona. Quello di Einstein era di 160, così come quello del fisico Stephen Hawking, morto non molti anni fa. QI più alti li avevano solo Tesla e Leonardo da Vinci, all’incirca di 180. Ma pochissimi sanno che è esistito nel secolo scorso un uomo che aveva un QI incredibilmente più alto anche di Leonardo, Tesla e Einstein. E non è una bufala, ragazzi, ma una storia vera.

William Sidis, l’uomo dal QI di 254!

Si chiamava William James Sidis e nacque il 1° aprile (non è neanche uno scherzo, ve lo assicuriamo) del 1898 a New York. Era figlio di un noto psichiatra e pioniere della psicopatologia, l’ebreo ucraino Boris Sidis, che era collega del famoso psicologo William James, padrino del piccolo che ereditò i suoi due nomi di battesimo dal nome e dal cognome di questi.

Sua madre, Sarah Mendelbaum Sidis, anch’ella ebrea, si laureò in medicina all’Università di Boston. Il QI del piccolo William era addirittura di 254! A un anno di età parlava correttamente la lingua inglese, a un anno e mezzo leggeva i giornali e a tre anni scriveva cose di vario genere e argomento con la sua macchina da scrivere appoggiata al seggiolone.

A 4 anni sapeva il latino, a 6 tante altre lingue, compresa una inventata

A 4 anni aveva imparato perfettamente il latino, e poco dopo il greco. A 5 anni elaborò una formula matematica che gli permetteva di stabilire in che giorno esatto era accaduto un determinato evento storico. A 6 anni sapeva perfettamente anche il francese, il tedesco, il russo, l’ebraico, il turco e l’armeno. A 8 anni inventò una lingua che chiamò “vendergood”, che è l’argomento del suo secondo libro scritto a quell’età.

Prodigio della logica e della matematica, a 11 anni entrò ad Harvard

A 10 anni era un mostro nella logica e nella matematica, e aveva dimostrato di elaborare una tavola logaritmica in base 12. Negli anni seguenti scrisse libri di astronomia e anatomia, e a 11 anni entrò all’Università di Harvard, tuttora una delle migliori del mondo, di cui continua ad essere lo studente più giovane della storia.

A 13 anni tenne addirittura un ciclo di lezioni al club matematico di Harvard. Si laureò con lode a 16 anni. A 17 anni insegnò all’Università di Harvard le materie di geometria euclidea, geometria non euclidea e trigonometria, e scrisse in greco le dispense per quest’ultimo corso. Ma gli altri studenti lo prendevano in giro e lo picchiavano.

Oggetto di scherno e di violenze, i suoi nervi si ammalarono

Si ritirò dall’insegnamento. La sua condizione di genio precocissimo, con le attenzioni addosso di tutti i giornali, l’essere oggetto di burle e violenze dai suoi coetanei, oltre al fatto di non essere mai trattato come un comune adolescente ma come un “fenomeno da baraccone”, portò il povero William ad avere frequenti crisi nervose e a voler distaccarsi completamente dalle persone e da ogni tipo di vita sociale.

I genitori, dopo che fu arrestato per aver partecipato a una sommossa, lo sequestrarono letteralmente per un anno in un sanatorio che entrambi dirigevano nel New Hampshire. In seguito lo fecero ricoverare in una clinica per malati mentali in California per un anno. Aveva 20 anni e conosceva alla perfezione, ormai, oltre 40 lingue. Quando uscì dalla clinica, non volle più vedere i suoi genitori e si stabilì a New York, dove svolse lavori umili.

Scrisse libri perlopiù inediti su vari argomenti. Si definiva un “peridromofilo”, un termine che lui stesso coniò per descrivere le persone affascinate dai trasporti (collezionava ossessivamente biglietti del tram e scrisse un libro di 300 pagine sulla loro classificazione. Nel 1930 brevettò un calendario “perpetuo”, che teneva conto degli anni bisestili. Morì a soli 46 anni, in totale solitudine, il 17 luglio 1944, a causa di un’emorragia cerebrale, stessa patologia di cui era morto pochi anni prima anche suo padre.

FONTILa vita perfetta di William Sidis, di Morten Brask (Iperborea); Treccani.

 

Numero2593.

 

” Io non sono come mi giudica il mondo.

A me sembra di essere un bambino

che gioca sulla riva del mare

ed è contento quando trova

un ciottolo più liscio degli altri,

una conchiglia più bella delle altre,

mentre il mare della verità

resta inesplorato davanti a lui.”

 

N.d.R. : Questa frase, attribuita a Isaac Newton, nel film di Gianni Amelio del 1988, “I ragazzi di Via Panisperna”, viene pronunciata da Enrico Fermi (nel film Ennio Fantastichini) ricordando che era spesso ripetuta dal giovane grandissimo fisico, Ettore Majorana, che la conosceva a memoria e che si identificava pienamente nel significato del suo contenuto: un’epitome e un messaggio universale alla Scienza di ogni tempo.

“Al mondo ci sono varie categorie di scienziati. Gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene Ettore Majorana era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessuno altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso”.
Le parole di Enrico Fermi, genio della fisica sperimentale e premio Nobel, sono eloquenti: dopo Galileo e Newton, e certamente Einstein, c’era lui, Majorana. Fermi riteneva dunque Majorana il più grande fisico teorico del tempo, certamente il più geniale dei ragazzi di via Panisperna (Fermi, Rasetti, Amaldi, Segrè, Pontecorvo, Majorana).
Diceva ancora Fermi di lui:
“Se un problema è già posto, nessuno al mondo lo può risolvere meglio di Majorana”.

 

 

Numero2549.

 

E N T A N G L E M E N T

 

Il fenomeno che ha vinto il Premio Nobel per la Fisica quest’anno – l’Entanglement – è certamente oscuro e misterioso ai più. Ma è anche al cuore di quella branca della Fisica nota come “Meccanica Quantistica”, che descrive il mondo microscopico e che desta molto interesse per le applicazioni, a partire dalla crittografia e dai computer “quantistici”, appunto.

Che cos’é l’Entanglement? Prima di tutto, va detto che definire l’Entamglement senza il linguaggio della matematica è difficile. Questa è la bellezza della matematica: a volte con due righe si è in grado di spiegare concetti complessi che il linguaggio parlato fa fatica a descrivere.
L’Entanglement va oggi interpretato come una quantità fisica, come può essere il tempo o l’energia. Va interpretato come una risorsa che può essere utile in applicazioni pratiche. Quando parliamo di “Entanglement Quantistico” possiamo chiamarlo con un sinonimo che è “Correlazione Quantistica”. L’Entanglement è infatti una correlazione più forte di qualsiasi correlazione classica (cioè descritta dalla Fisica Classica).

La Fisica Quantistica ammette l’esistenza di oggetti che sono fortemente correlati. Per esempio, immaginiamo due amici, Tizio e Caio, ognuno dei quali abbia una moneta. Quando Tizio lancia la sua moneta, avrà il 50% di probabilità di ottenere testa e il 50% di probabilità di ottenere croce. La stessa cosa accade a Caio. Quando entrambi, Tizio e Caio, lanciano le loro monete abbiamo quindi una delle quattro configurazioni possibili, ognuna con il 25% di probabilità: testa e testa, testa e croce, croce e testa, croce e croce.. È importante notare che il risultato del lancio di Tizio non dipende da quello di Caio e viceversa. Fino a qui tutto è ovvio.
Ora immaginiamo due monete speciali, monete che esistono solo nel mondo della Fisica Quantistica. Chiamiamole monete quantistiche. Queste hanno una proprietà difficile da intuire. Immaginiamo che Tizio lanci la sua e ottenga testa con il 50% do probabilità. Le due monete quantistiche sono speciali perché, in questo caso, anche Caio otterrebbe testa quando lancia la sua. Garantito con il 100% di probabilità.
Stessa cosa nel caso in cui Tizio ottenesse croce. Quindi per le monete quantistiche di Tizio e Caio si possono verificare solo due configurazioni, ovvero testa e testa oppure croce e croce. Le due rimanenti configurazioni, testa e croce e croce e testa sono escluse.
Le monete quantistiche appena descritte non sono un prodotto della nostra fantasia, ma possono essere costruite nel mondo fisico, per esempio, attraverso due fotoni, i componenti fondamentali della luce. O attraverso atomi, i componenti fondamentali della materia. Testa e croce possono essere codificate nelle proprietà di un fotone o di un atomo. Sbalorditivo.

A che cosa serve tutto questo? Con la correlazione quantistica si può fare una valanga di cose interessanti. C’é un esempio molto noto: condividere chiavi crittografiche o, in altre parole, condividere password. Attraverso correlazioni quantistiche, Tizio e Caio possono generare e condividere password praticamente impossibili da indovinare.
Ma Tizio e Caio possono anche scambiarsi messaggi più veloci della luce? La risposta è “no”. Semplicemente perché non possono decidere il risultato del lancio della moneta quantistica, in quanto testa o croce si verificano comunque con il 50% di probabilità.

Che cosa sono i computer quantistici e che ruolo ha l’Entanglemaent nel loro funzionamento?
Un computer quantistico è una macchina che processa informazioni codificate in oggetti fisici, il cui comportamento è governato dalla Fisica Quantistica. I computer quantistici promettono, in teoria, di risolvere alcuni problemi computazionali in maniera più veloce di ogni altro tipo di computer costruibile secondo la fisica che conosciamo oggi. È presumibile che le correlazioni quantistiche abbiano un ruolo nel suo comportamento, ma ad oggi non è ben chiaro quale esso sia.

Con l’Entanglement è stato realizzato anche il teletrasporto quantistico. Di che si tratta? Il teletrasporto quantistico è una procedura che usa correlazioni quantistiche e un canale di comunicazione tradizionale, come il telefono, per esempio, per trasmettere da un posto all’altro la descrizione di un oggetto quantistico, per poi poterlo costruire in maniera identica. È molto probabile che il teletrasporto quantistico un giorno avrà un ruolo chiave per far parlare tra loro computer quantistici. Quello che verrà chiamato “internet quantistico”, ovvero una rete di calcolatori quantistici connessi tra loro, utilizzerà proprio il teletrasporto quantistico come metodo principale per trasferire informazione.