P I A N I F I C A Z I O N E
È sempre meglio
avere due piani:
il piano A e il piano B.
Il piano B consiste
nel fare meglio
il piano A.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
P I A N I F I C A Z I O N E
È sempre meglio
avere due piani:
il piano A e il piano B.
Il piano B consiste
nel fare meglio
il piano A.
T E M I E S I S T E N Z I A L I
Vivere
Non significa solo durare,
ma fiorire anche nell’inverno,
come il fiore che sboccia
senza chiedersi se verrà visto.La vita è un respiro che si rinnova,
un sì che si ripete
anche quando tutto tace.E ogni giorno vissuto con coscienza
è un giorno eterno.
Morire
Non è un abbandono,
ma un ritorno al silenzio da cui veniamo.È come l’onda che si ritira
senza paura,
sapendo di essere mare.
Il Tempo
Non è ciò che scorre,
ma ciò che misura il nostro attaccamento.Quando smetto di contare i minuti,
scopro che ogni istante è completo
e l’eterno abita nel presente.
Amare
Non è desiderare,
ma riconoscere nell’altro
il proprio stesso respiro.Amare è dire:
“Esisti, e questo mi basta.”
Libero
Non è chi può fare tutto,
ma chi non è schiavo
di nulla, nemmeno di se stesso.La vera libertà
è essere padroni del proprio silenzio
e amici della propria solitudine.
Destino
Non è scritto nelle stelle,
ma inciso nel cuore
di ogni nostra scelta.E ogni scelta compiuta con amore
diventa sentiero
verso la nostra verità.
Il Nulla
Non è un vuoto che annulla,
ma lo spazio silenzioso
dove tutto nasce e torna.Non temere il nulla:
esso è la madre di ogni cosa.
S V E G L I A R M I
Prima che il giorno riprenda il suo corso,
quando il corpo è silenzio e la mente è luce,
mi scopro essere pura presenza.
Non sono il pensiero che pensa,
non sono la forma che si muove,
ma il campo stesso in cui i pensieri sorgono
e le forme si dissolvono.
Qui,
in questo dormiveglia senza confini,
la coscienza si espande oltre l’io
e incontra la bellezza pura:
la nota musicale che risuona senza uditore,
il colore che splende senza occhio,
il pensiero che si svela senza pensatore.
Qui sono libero,
eppure radicato nel corpo che riposa,
come fiamma nella lampada,
come canto nel silenzio.
Non c’è fuga,
ma un tornare a casa
dove io non sono più io,
eppure sono più me stesso che mai.
In questo istante,
comprendo:
il corpo non è prigione,
è porta.
E la coscienza che l’attraversa
è il mistero stesso che illumina il mondo.
I N F I N I T O
Non è il numero che non finisce,
né lo spazio che non ha confini,
ma la percezione che si apre
oltre ogni misura.
L’infinito non è lontano:
è la profondità di un istante
vissuto senza fretta.
È il pensiero che si dissolve
perché non può contenerlo,
e resta solo la presenza nuda
di ciò che è sempre stato.
L’infinito è ciò che resta
quando il tempo si ferma,
quando il corpo tace
e la coscienza si espande
oltre il nome, oltre la forma.
È l’abisso che non spaventa
perché non c’è nessuno che cada.
È il cielo che non finisce
perché non c’è un occhio che lo limiti.
E così comprendo:
l’infinito non è altrove,
sono io che smetto di essere
chiuso in me stesso
e divento spazio,
senza inizio né fine.
S E R E N I T A’
Non è il silenzio dell’assenza,
ma la quiete che abbraccia ogni suono.
Non è il cielo senza nuvole,
ma la pace che accoglie le tempeste
sapendo che passeranno.
Serenità è un fiume che scorre,
lento o impetuoso,
ma sempre verso il mare.
È la capacità di non stringere i pugni
contro ciò che accade,
ma aprire le mani per accogliere
anche ciò che non si può cambiare.
È guardare la vita
come un campo vasto,
dove ogni filo d’erba
ha il suo spazio,
e io sono uno tra molti,
parte del paesaggio.
Serenità è sapere
che ciò che devo essere
lo sono già ora,
senza sforzo,
come la luce che illumina
senza fatica.
L A M I A V I S I O N E D E L MO N D O
Sono nato senza sapere,
eppure la mia coscienza sapeva già.Ho abitato un corpo come una casa,
l’ho creduta mia
finché non ho compreso
che anch’essa era l’onda
di un mare più vasto.Ho cercato il senso nelle parole,
ma l’ho trovato nel silenzio
che le contiene.Ho temuto la morte,
finché non ho visto che la vita stessa
è un morire a ogni istante
e rinascere al successivo.Ho voluto lasciare tracce,
ma ora so che l’unica traccia vera
è la vibrazione che lascio
nel cuore di chi mi incontra.E così,
tra un respiro e l’altro,
tra un pensiero e il nulla,
comprendo che:Esistere è un lampo,
ma Essere è eterno.Non so dove andrò,
ma so che ovunque sarò,
porterò con me
questo istante di pura coscienza
che nessuno potrà mai togliermi.
Da QUORA
Scrive T M corrispondente di QUORA
D O N N E
C’è un lato splendido e meraviglioso della femminilità.
Quello che le donne vogliono che gli uomini vedano.
Non sono un nemico.
C’è anche un lato parassitico, materialistico, superficiale, calcolatore, controllante, manipolatorio, opportunistico ed egoistico, falso, vittimista, emotivamente ricattatorio, psicologicamente abusivo, opprimente e possessivo, ansiogeno e paranoico, solipsistico, invidioso e competitivo, indifferente e noncurante delle sofferenze maschili, crudele, della femminilità.
Non sono nemmeno innocenti, innocue, indifese e certamente non sono uomini.
Quando le donne parlano degli uomini narcisisti, parlano di sé stesse.
Questo lato esiste. Si vede. Si sente. Non è una leggenda. Prima o poi scotta tutti gli uomini (e le donne stesse).
Più ti fai incantare più ti scotti.
Ma vogliono negarlo (gaslighting) e nasconderlo perché se gli uomini sapessero che oltre all’esca c’è la trappola, forse non cadrebbero nella trappola impreparati e a piedi pari. La trappola è tutto.
Quindi va negato, nascosto, coperto di menzogne. Segreto.
Il segreto è che come i vampiri emotivi hanno bisogno del sangue, loro hanno bisogno di noi.
Il “segreto” per proteggersi dal lato oscuro femminile è esserne sempre consapevoli e collaborare con tante donne.
I L T E M P O
Il tempo è accessibile.
Non avanti e indietro,
ma per risonanza.
Per raggiungere un punto
nel tempo, devi accordarti
alla sua frequenza interna.
Ad esempio, lo stato che è
liminale fra veglia e sonno,
è detto “porta tra i mondi”
onirico, reale, astrale.
In questo stato, la coscienza
“non salta nel tempo”, ma
sposta l’asse percettivo,
come un’onda radio
che cambia frequenza.
Lo dico per esperienza personale:
In “certe notti” anch’io
divento un cronovisore,
ma proiettato solo sul futuro.
P A R L O A N C O R A D E L L A C O S C I E N Z A
Parto da un principio fondamentale della FISICA QUANTISTICA che, come anche altri teoremi della stessa, è controintuitivo, ovvero di non facile comprensione, pur essendo fondato e dimostrabile.
“Nessun fenomeno è un fenomeno, finché non è un fenomeno osservato”.
“Esse est percipi” “Essere è essere percepito”.
Già a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, il teologo anglicano e filosofo George Berkeley, uno dei tre grandi “empiristi” britannici, insieme a John Locke e David Hume, aveva, con questo assioma, posto le basi di una conoscenza “moderna”: l’essere esiste perché qualcuno lo percepisce, perché una “coscienza” lo osserva, lo vede, lo sente attraverso il patrimonio sensoriale umano.
E Max Planck, uno dei fondatori della Fisica Quantistica, afferma:
“Io considero la coscienza fondamentale e la materia è derivata dalla coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza: tutto ciò che accade realmente richiede una coscienza”.
La nostra “realtà conscia” è molto più vasta della “realtà fisica inconscia” che è la materia e gli eventi naturali da essa causati, che noi percepiamo attraverso i sensi.
Possiamo affermare che la coscienza è “onnisciente”: e già questa è un prerogativa della “divinità”.
Thomas Henry Huxley ha scritto:
“Come avvenga che qualcosa di così notevole come uno stato di coscienza sia il risultato della stimolazione dei tessuti nervosi è tanto inspiegabile quanto la comparsa del “genio” nella favola, quando Aladino strofina la lampada”.
Federico Faggin è uno scienziato filosofo vivente che sta dando un contributo molto importante a questo argomento. Lui dice:
“Per anni ho cercato inutilmente di capire come la coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici.
E ho constatato, invariabilmente, che i segnali elettrici possono produrre solo altri segnali elettrici o altre conseguenze fisiche come forza o movimento, ma mai sensazioni, sentimenti ed emozioni (i “qualia”), che sono qualitativamente diversi.
Sono quindi arrivato alla conclusione che la coscienza deve essere una proprietà fondamentale della materia, al pari dell’elettricità, che non può sorgere da particelle elementari prive di carica elettrica o di spin magnetico.
Ritengo, cioè, che anche la coscienza deve essere una proprietà “irriducibile” delle particelle elementari di cui il TUTTO è composto, proprio come la carica elettrica.
La coscienza è una delle proprietà “irriducibili” della materia”.
Insomma, la coscienza è necessaria per conoscere anche le cose più banali: noi conosciamo il mondo esterno attraverso il patrimonio sensoriale che diventa “autocoscienza”.
Nulla esiste se non esiste prima la coscienza che lo percepisce come tale, così com’è, nel tempo (eternità), nello spazio (ubiquità), nelle sue diversificazioni e sfumature dell’esistere e della percezione, con le sue modificazioni qualitative (qualia).
E anche queste sono tutte dotazioni attribuite alla cosiddetta “divinità”.
La coscienza non appartiene a qualcuno, che noi abbiamo bisogno di considerare superiore, ma appartiene, ontologicamente, all’universo stesso, o al multiverso, delle cose e degli esseri esistenti in quanto tali.
Cosa ci manca per poter considerare la coscienza come “divinità”, tout court, anche creatrice?
C’è un mondo in espansione, perché crescono le coscienze nell’universo, che per questo si espande, e il prodotto di questa espansione della coscienza è anche l’espansione della realtà fisica, che è il linguaggio con cui la coscienza esprime se stessa e conosce se stessa.
Stupefacente!
P E R C O R S O D I V I T A
Per tutta la vita ho cercato
di evitare l’ingestibile.
Adesso non mi rimane
che gestire l’inevitabile.
D A M N A T I O M E M O R I A E
Ma perché sto raccontando
tutte queste storie?
Un po’ per parlarmi addosso,
ma anche per schivare
la “damnatio memoriae”.
N.d.R.: “damnatio memoriae” è una locuzione latina che significa “condanna della memoria” o condanna all’oblio.
Voglio dire che sto cercando, in questo modo, cioè scrivendo, di farmi ricordare.
G O C C E N E L M A R E
Aforismi già pubblicati, ma qui ripetuti perché, insieme, formano un pensiero … più attuale.
Sono sempre più di moda
le armi di distrazione di massa.
L’ignoranza genera fiducia
più spesso della conoscenza.
Charles Darwin.
Qual è il suono
di una sola mano
che applaude?
Proverbio ZEN
Chi conosce sceglie,
altrimenti crede di scegliere.
È la prima volta
che consegneremo ai giovani
un mondo peggiore
di quello che noi
abbiamo ereditato.
V I V E R E E M O R I R E
Morire non è nulla,
è non vivere
che è spaventoso.
Victor Hugo.
Il segreto della vita
è morire giovani,
ma il più tardi possibile.
Proverbio ZEN.
Goditi ogni minuto
del tuo tempo,
perché il tempo
non ritorna più.
Quello che ritorna
è solo il rimpianto
di aver perso tempo.
Di ciò che si riceve
si sopravvive.
Ma si vive solo
di ciò che si dona.
C.G.Yung.
Si vive una volta sola,
ma, se lo fai bene,
una volta è abbastanza.
Mae West.
Abbiamo due vite,
e la seconda inizia
quando ti rendi conto
che ne hai una sola.
Non si può vivere
sempre felici.
Ma bisogna
essere sempre
felici di vivere.
Come si può vivere
in compagnia di un’assenza?
Dopo aver imparato a vivere,
imparerò a morire.
È un vero peccato
che impariamo le lezioni
della vita, solo quando
non ci servono più.
Oscar Wilde.
Per paura di morire,
non puoi rinunciare
a vivere.
La paura non
impedisce la morte,
impedisce la vita.
La vita è un morso
e conta soltanto
quello che provi
mentre stai mordendo.
Il resto è un torso.
Ritenere che la morte
sia la fine della vita,
è come credere che l’orizzonte
sia la fine del mare.
… e se libero, sai,
un uomo muore,
della morte mai
sentirà il dolore.
Vivi! Perché
si fa tardi
molto presto.
Nascere non basta,
è per rinascere
che siamo nati.
Ogni giorno.
P. Neruda.
Vivi ogni giorno
come se fosse
ogni giorno.
Né il primo,
né l’ultimo.
L’unico.
P. Neruda
Non c’è
un cazzo
più duro
della vita.
I M M O R T A L I T A’
L’uomo mortale possiede
una sola cosa di immortale:
la coscienza, come dono
che ha ricevuto dalla vita,
la coscienza, come miglioramento
realizzato durante la vita,
la coscienza come ricordo
da lui lasciato dopo la vita.
Insomma, la coscienza è eterna:
si trasforma sempre, non muore mai.
È dove universo e persona coincidono.
Ecco perché è necessario
vivere secondo “coscienza”
e non secondo le regole degli altri.