Numero1660.

Contro ea mainconia,

bevi Malvasia.

Se no te passa ea depression,

Cabernet Sauvignon.

Se no te passa mai,

va a litri de Tocai.

Se ti xe nervoso,

daghe dentro col Raboso.

Quando ti xe un fia’ stanco,

un quartin de Pinot Bianco.

Pa  ‘na vita sana e bea,

fate un bon Valpoicea.

E se de donne no ti vol star a secco,

bevi fiumi de Prosecco!!!

 

Numero1655.

La virgola è la porta girevole del pensiero. Per esempio:

“Se l’uomo sapesse realmente il valore che ha la donna andrebbe a quattro zampe alla sua ricerca”.

Se sei una donna, certamente metteresti la virgola dopo la parola “donna”.

Se sei un uomo, certamente metteresti la virgola dopo la parola “ha”.

Numero1648.

Ci sono 4 sostanze alimentari, il cui consumo,  se sregolato od eccessivo, può diventare tossico per il nostro organismo:

lo zucchero,

il sale,

la farina,

il latte.

Non ci meravigliamo se sono molto importanti e comuni nella nostra alimentazione: ricordiamoci che è la dose che fa il veleno.

Sorprendiamoci, però, nel constatare che sono tutte e 4 BIANCHE.

Aggiungo anche questa: sono tutte 4 con la P

pane,

pasta,

pizza,

patate:

è meglio se le evitate (o, almeno, le limitate).

 

 

Numero1636.

IN  MORTE  DI  UN  AMICO.

Questo  è un panegirico in memoria di un amico, che lui non avrebbe, in vita, mai voluto.

Nella prima mattinata di martedì 3 di Settembre 2019, all’età di 84 anni, muore, in una stanza dell’Ospedale di Udine, dopo poco più di un mese di ingravescente decadimento fisico, un nostro caro amico, Italo Bianchi.

Conto di leggere queste parole davanti alla cerchia di amici del Tennis Club di Martignacco, alla prima occasione di raduno conviviale, per ricordarne la figura indimenticabile.

Caro Italo,

siamo riuniti qui, attorno ad un tavolo, come facciamo sempre nel dopo partita del giovedì. Ci siamo quasi tutti, per bere assieme un paio di bicchieri di vino bianco e fare quattro chiacchiere. Manchi solo tu. E ci mancherai per sempre. Ci mancheranno le tue terrine di pomodori e cetrioli con la cipolla, le tue squisite patate con il prezzemolo e l’erba cipollina, i tuoi friarielli dallo straordinario sapore, tutta roba del tuo orto. E poi i funghi e poi le uova, e poi la lepre con la polenta di Silvano, e poi il fagiano che portava Arturo, e poi le tante altre cose che ci facevi trovare, in silenzio, senza clamore, per puro spirito di buona compagnia, per creare un clima di convivialità con una bevuta di buon vino e un’ora di discorsi. Ma ci mancherai soprattutto tu, amico nostro e di tutti. Tu, che non ci facevi mancare nulla. Zitto zitto, assieme alle verdure e alle cibarie, portavi anche le stoviglie di plastica, o le forchettine,  gli stuzzicadenti e i tovaglioli di carta. E preparavi i piatti, e tagliavi il formaggio e il salame ed il pane e portavi in tavola e sparecchiavi. Facevi da cuoco, da cameriere, da uomo delle pulizie. Un servizio oscuro, di basso profilo, che solo un’animo nobile e docile poteva fornire. Solo adesso che non ci sei più, ci rendiamo conto del bene che avevamo da te e con te. Ancora, ci portavi le verdure e gli ortaggi del terreno che coltivavi con le tue mani e le uova fresche e le susine appena colte dall’albero o il tarassaco tagliato là fuori, a schiena curva, nel campo.
Nel mio garage, c’è una cassetta di plastica nera, l’ultima che mi hai portato piena di verdurine ben separate e chiuse nei sacchetti. Nelle ultime, recenti settimane, ogni giovedì mattina la mettevo nel bagagliaio per riportartela vuota e scambiarla con un’altra simile piena di verdure fresche. Ma, mestamente, la riportavo indietro perché tu non c’eri. E, purtroppo, non ci sarai più. Conserverò quella cassetta per tuo ricordo. Ci metterò dentro un vaso di fiori. Niente di che: una cosa semplice: semplice come te. Eri un uomo buono, mite, umile, modesto, ma generoso, disponibile e servizievole. Facevi tutto, ma non chiedevi mai niente.  Anche nei giorni della tua degenza in Ospedale, hai voluto non essere un problema per la nostra vicinanza, pur accorata e umanamente solidale,  che avremmo potuto e voluto tributarti.
Te ne sei andato in silenzio, alla chetichella, in punta di piedi: scusate il disturbo.
Ora, che vivrai solo nel nostro ricordo, ti diciamo tutti, almeno, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto e per quello che sei stato per noi.
Non ti dimenticheremo mai, grande, silenzioso amico.

5 Settembre 2019.                                                                         Alberto  Visintino.

Numero1621.

Ci sono delle tentazioni a cui

è, davvero, un peccato resistere.

Ci sono quelle di tipo sessuale

e quelle di tipo alimentare.

Sono, entrambe, molto allettanti.

Esse sono, tuttavia e, per sfortuna,

fra loro inversamente proporzionali.

L’interesse per gli eccessi a tavola

è antitetico ai successi a letto.

Mentre la pratica sessuale assidua

è un buon coadiuvante nella “dieta”

e per un buon equilibrio psicofisico.

Non dirò quale delle due preferisco.

Per il vero, come dice “Faber” De André:

“Si sa che la gente dà buoni consigli

se non può più dare cattivo esempio”.

Numero1620.

Ci sono molte persone,

che si guardano allo specchio,

e non sono troppo soddisfatte,

ahimè, di quello che vedono.

Ma non fanno un bel nulla

per modificare drasticamente

le proprie abitudini sbagliate

e il loro consueto stile di vita

che, in Greco, si chiama “dieta”.

Vorrei proprio sapere che ne è

mai della loro stima di sé.

Io, per mantenere la mia,

intendo la stima di me stesso,

mi impegno strenuamente

e, lo ammetto, con fatica.

Non posso definirmi sformato,

ma la “forma” del mio corpo

non è certo quella che vorrei.

Per avere una sembianza “umana”,

devo impormi dure rinunce

e  molte limitazioni quotidiane.

Per fortuna, faccio ancora sport

(tennis) e lo farò fin che posso.

Non ho velleità agonistiche,

né prestazionali, ma un po’

di divertimento competitivo

aiuta a tenere desto lo spirito

e a conservare le funzioni fisiche.

Anche una vecchia macchina,

se è stata ben manutenzionata,

può fare ancora un po’ di strada.

E , come cimelio d’epoca, forse

anche una discreta figura.