Numero3545.

 

A M A R E,   A M A R S I    E D    E S S E R E    A M A T I

 

Le persone che donano più amore

sono spesso quelle che non si sono

mai sentite amate davvero.

Così finiscono per prendersi cura

degli altri più che di se stesse,

sperando di ricevere in cambio

lo stesso affetto. Ma non accade mai.

Nascondono sempre il loro dolore,

raccontando solo metà della storia

e tengono tutto nascosto, perché

non vogliono  mai essere un peso.

 

@stanzazen

Numero3409.

 

“Nemmeno al tuo migliore amico”, psicologo indica 9 cose che non devi condividere con nessuno

Indice dei contenuti

Tore Kesicki, psicologo, mental coach e volto noto di TikTok, ha acceso il dibattito con un video diventato virale in poche ore.

In un video di 2 minuti, ha elencato nove aspetti della propria vita che andrebbero tenuti segreti.

Nessuna eccezione.

Nemmeno per il migliore amico, nemmeno per la persona amata e – a suo dire – nemmeno ai genitori.

Secondo lui, certe cose vanno custodite gelosamente, per evitare delusioni, giudizi o – peggio ancora – sabotaggi.

Le sue parole hanno raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni, ma anche commenti contrastanti.

C’è chi lo considera troppo diffidente, quasi cinico.

Ma molti utenti, soprattutto adulti, hanno ammesso di rivedersi in quelle riflessioni.

Un commento molto apprezzato dice tutto: “Ieri ho detto troppo di me stesso a una persona e me ne sono già pentito”.

Sogni e obiettivi: meglio tacere finché non li realizzi

Kesicki è diretto: “Quando condividi i tuoi sogni, qualcosa si inceppa”.

Secondo lui, raccontare i propri obiettivi prima di averli raggiunti può bloccare il processo.

Come se le parole togliessero energia al progetto.

Ma c’è di più. Una volta rivelato un sogno, entrano in gioco dinamiche esterne, aspettative, pressioni e – soprattutto – giudizi non richiesti.

Finché un obiettivo non è realtà, tenerlo per sé potrebbe proteggerlo. Anche dalle influenze negative delle persone più vicine.

Soldi e situazioni finanziarie: parlare di denaro crea distanza

Uno dei passaggi più forti del video riguarda la sfera economica.

Kesicki racconta: “A 22 anni guadagnavo più di mio padre. Gliel’ho detto e ho visto la gelosia nei suoi occhi. Non lo dimenticherò mai”.

Non tutti riescono a gioire per il successo altrui.

Parlare apertamente di soldi, stipendi o patrimoni personali può generare disagio, invidia o competizione, anche nei rapporti più stretti.

In un mondo che tende a misurare il valore personale in base al conto in banca, meglio evitare dettagli superflui.

Debolezze e problemi personali: il rischio è che vengano usati contro di te

“Le tue debolezze possono diventare armi nelle mani sbagliate”, avverte Kesicki.

Confidare fragilità emotive, paure o limiti a qualcuno può sembrare un gesto di fiducia. Ma è anche un rischio.

Oggi si è amici, domani magari no.

E quello che un tempo era uno sfogo intimo, può trasformarsi in un punto debole esposto.

Vale anche per i problemi familiari“Magari tu li vivi come gravi, ma per altri sono sciocchezze. E ti giudicano”.

Non tutto va raccontato, perché non tutti hanno la sensibilità per capirlo o il rispetto per custodirlo.

Progetti futuri e “grandi mosse”: la gelosia non dorme mai

“Molte persone non hanno piani per il futuro. Se racconti i tuoi, li fai sentire inadeguati”, spiega Kesicki.

Parlare della propria prossima “mossa” – un cambio di lavoro, un lungo viaggio, un trasferimento, un progetto ambizioso – può accendere meccanismi di invidia in chi si sente fermo o insoddisfatto.

Non tutti saranno felici dei tuoi traguardi.

Per alcuni, il tuo entusiasmo è un fastidio. E lo mostrano con frecciatine, disinteresse o sabotaggi sottili.

Meglio coltivare i progetti in silenzio, almeno finché non si concretizzano.

Segreti, vita privata e oggetti personali: la fiducia ha un limite

Un altro tema delicato toccato dallo psicologo riguarda la fiducia. 

“Oggi il partner può diventare il tuo peggior nemico nel giro di un secondo”, afferma senza mezzi termini.

Non è paranoia, dice: è esperienza. Troppe storie finite con rancori e tradimenti partiti da una confidenza sbagliata.

Vale per i segreti personali, ma anche per la vita privata: dettagli intimi, storie passate, dinamiche familiari.

“Non dirlo a nessuno. Se oggi ti fidi, domani potresti pentirtene”.

E poi c’è la questione dei beni materiali“Se hai una barca, un’auto o un elicottero, non dirlo. Anche lì scatta la gelosia. Pensi che tutti siano felici per te? Non è così”.

A volte basta un dettaglio per cambiare lo sguardo di qualcuno su di te.

Gentilezza silenziosa: il vero bene non ha bisogno di spettatori

Infine, un consiglio che Kesicki definisce personalenon condividere gli atti di gentilezza.

Nessuna foto, nessun post, nessun racconto autocelebrativo.

“Fallo per te stesso. Non per vantarti. La bontà vera è silenziosa”.

In un’epoca in cui tutto viene documentato e condiviso, questo suggerimento suona quasi rivoluzionario.

Forse perché tocca una verità più profonda: non tutto deve diventare condiviso.

Alcune cose, forse le più preziose, meritano di restare solo nostre.

Cinico o realistico? Il dibattito divide i social

Il video di Tore Kesicki ha ricevuto migliaia di commenti.

Alcuni utenti lo definiscono esagerato, pessimista, incapace di fidarsi. Ma c’è anche chi lo appoggia: 

“Con l’età, aumentano le delusioni. E diminuisce la voglia di aprirsi con chiunque”, scrive una donna di 47 anni.

Altri ammettono di aver imparato la lezione a proprie spese.

Il contenuto, per quanto semplice, ha toccato un nervo scoperto: quanto possiamo davvero fidarci degli altri?

Quanto raccontare di noi stessi ci espone a rischi invisibili?

E soprattutto: siamo davvero sicuri che chi ci ascolta voglia il nostro bene?

Numero3143.

 

da QUORA

 

L’ A N T R O    D E L L’  I N Q U I S I Z I O N E

 

Scrive Davide Bozzolan, corrispondente di QUORA.

 

Nel cuore oscuro della storia, tra le pieghe più nere della persecuzione e della crudeltà, si nasconde un metodo di tortura tanto agghiacciante quanto poco conosciuto: l’Antro dell’Inquisizione.

Questo terribile strumento di tortura, utilizzato nel tardo Medioevo, rappresenta un capitolo da brividi nella storia dell’orrore umano.

L’Antro dell’Inquisizione non era un’invenzione singola ma piuttosto un metodo combinato di torture che sfruttava l’oscurità e la claustrofobia per massimizzare la sofferenza.

La vittima veniva rinchiusa in una cella sotterranea, una cavità buia e angusta, progettata appositamente per amplificare la paura e la disperazione.

All’interno di questo antro, le condizioni erano spaventose: l’aria era densa, l’umidità alta e la temperatura instabile, creando un ambiente in cui i sensi erano costantemente sollecitati.

Per intensificare la tortura, i carcerieri utilizzavano un metodo psicologico chiamato “la danza delle ombre”.

Utilizzando candele e torce, proiettavano ombre distorte sulle pareti, creando illusioni spettrali che sembravano prendere vita.

Questi giochi di luce e ombra erano accompagnati da suoni inquietanti, come il crepitio di rami e il rumore di passi fantasma, che inducevano un costante stato di terrore nella vittima.

Ma l’orrore non finiva qui. I torturatori avevano l’abitudine di rivelare che la cella conteneva insetti e parassiti, di cui non esisteva alcuna prova concreta, ma che venivano accuratamente descritti in dettaglio.

La paura della infestazione e l’idea di essere mangiati vivi da creature invisibili causavano una grande angoscia psicologica.

Un colpo di scena agghiacciante è che l’Antro dell’Inquisizione non è mai stato documentato in testi storici ufficiali; si parla di esso solo attraverso racconti orali e leggende locali.

I pochi documenti storici che menzionano questa forma di tortura sono stati trovati in archivi segreti, custoditi gelosamente dalle istituzioni religiose che temevano di svelare al mondo l’orrore che avevano perpetuato.

Le vittime di questo metodo subivano anche torture fisiche.

In alcuni casi, i torturatori utilizzavano strumenti appuntiti per infliggere dolore, mentre in altri, i prigionieri erano costretti a rimanere in posizioni scomode per ore, senza cibo né acqua.

L’effetto combinato delle tortura fisica e psicologica portava spesso alla follia e alla morte.

Il mistero e la crudeltà dell’Antro dell’Inquisizione rimangono un macabro promemoria della capacità dell’uomo di infliggere sofferenza. La mancanza di documentazione ufficiale ha solo accresciuto il fascino e il terrore che circondano questa pratica.

Numero2899.

 

C I T A Z I O N E    D A L    V A N G E L O

 

Intanto si erano radunate migliaia di persone,

al punto che si calpestavano a vicenda,

e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli:

 

 

 

Guardatevi bene dal lievito

dei Farisei, che è l’ipocrisia.

 

Non c’è nulla di nascosto

che non sarà rivelato,

né di segreto

che non sarà conosciuto.

 

 

Dal Vangelo di Luca 12, 1-7

Numero2640.

 

I L   S E G R E T O   D E L L A   V I T A.

 

 

Un padre diceva ai suoi figli da piccoli: —Quando avrete tutti 12 anni vi dirò il segreto della vita. Un giorno, quando il più grande compì 12 anni, chiese ansioso a suo padre quale fosse il segreto della vita. Il padre rispose che glielo avrebbe detto, ma che non doveva rivelarlo ai suoi fratelli.

Il segreto della vita è questo: la mucca non dà latte. “Che dici?” chiese il ragazzo incredulo. — “Ascolta bene, figliolo: la vacca non dà il latte, devi mungerla tu. Devi alzarti alle 4 del mattino, andare al campo, attraversare il recinto pieno di letame, legare la coda, zoppicare le zampe della mucca, sederti sullo sgabello, posizionare il secchio e fare il lavoro da solo”.

Questo è il segreto della vita: la mucca non dà latte. La mungete o non avrete latte. C’è questa generazione che pensa che le mucche DANNO il latte. Che le cose sono automatiche e gratuite: la loro mentalità è che “se voglio, chiedo….. ottengo”.

“Sono stati abituati a ottenere ciò che vogliono nel modo più semplice… Ma no, la vita non è una questione di desiderare, chiedere e ottenere. Le cose che si ricevono e ottengono sono lo sforzo di ciò che si fa. La felicità è il risultato dello sforzo . La mancanza di impegno crea frustrazione.”

Quindi, condividi con i tuoi figli fin dalla tenera età il segreto della vita, in modo che non crescano con la mentalità che il governo, i loro genitori o le loro facce carine daranno loro tutto ciò di cui hanno bisogno nella vita.

Numero2614.

 

da  QUORA

 

D A R K   W E B

 

Sei mai andato nel dark web? (web scuro, oscuro o oscurato).  Se si, perché e cosa hai visto?

 

Con l’espressione “dark web” si designano tutte quelle pagine web che non possono essere trovate dai motori di ricerca tradizionali. Quindi: una parte di internet normalmente non accessibile.

Da non confondere con il deep web (web profondo) cioè: la porzione di Internet non indicizzata dai motori di ricerca, per cui non si trova tramite Google. Secondo alcune stime, costituisce circa il 95% del web. Ciò che vediamo noi, pertanto, è solo una piccola frazione di internet.

Il dark web, invece, è l’insieme dei contenuti accessibili, ma ospitati all’interno di siti il cui indirizzo IP è nascosto. Esso è costituito dalle pagine che, oltre a non essere indicizzate, sono coinvolte in attività illegali come la compravendita di beni o servizi illeciti; è un sottoinsieme del deep web. Mentre, quest’ultimo non è accessibile al pubblico perché “poco utile”, il dark web è volutamente mantenuto nascosto.

Ritornando alla domanda: Si, sono entrato nel dark web!

Ai tempi in cui collaboravo nel mio lavoro con alcune forze dell’ordine su diverse indagini, relative allo spaccio di stupefacenti, capitava di dover entrare nel dark web al fine scoprire certe fonti.

Ciò che si può trovare lì dentro, oltre ad un ricco traffico di droga, è il peggio dell’umanità: tratta di esseri umani, tratta di armi, compravendita di beni rubati, torture, pedofilia, assassini a noleggio. Credetemi, ci sono cose che non è possibile nominare e sono davvero impensabili. Contenuti che noi tutti non vediamo in quanto bannati continuamente dalla polizia postale ed altri sistemi di controllo.

Ho conosciuto questo mondo con la posizione di colui che svolge un lavoro per il bene della collettività, ma colui che si approccia ad esso da semplice privato cade in una grave depressione per tutte quelle scoperte che giorno dopo giorno sono conosciute, soprattutto per le persone deboli come i bambini e gli adolescenti.

L’unico consiglio che posso dare è di rimanere lontani da questo mondo, poiché non è per niente sicuro. I normali linguaggi informativi, le connessioni internet e sistemi operativi non sono adatti. Rischiate di entrare un un brutto giro. Non vale la pena.

– Grazie per aver letto, da Shiru Fukō.

Numero1994.

 

NON  TUTTI  LO  SANNO

 

Una delle mosse più importanti della cosiddetta Confraternita Babilonese fu la creazione, nel 1913, della “Riserva Federale”, la Federal Reserve, la “Banca Centrale” degli Stati Uniti.
Questo ente non è né “Federale”, né può definirsi una “Riserva”. Si tratta di un cartello di Banche private di proprietà delle 20 famiglie fondatrici, per lo più Europee, che oggi decide i tassi d’interesse per gli Stati Uniti e presta denaro inesistente (cifre su uno schermo) al Governo Statunitense, su cui, poi, i contribuenti devono pagare gli interessi.
Questo è ciò che chiamiamo il “disavanzo Americano”, cioè aria fresca.
Il Governo Federale degli Stati Uniti non possiede una sola azione della “Riserva Federale” e i cittadini Americani non possono acquistarle. I profitti superano i 150 miliardi di dollari all’anno e la “Riserva Federale” non ha mai pubblicato una volta, nel corso della sua storia, la revisione del suo bilancio.
Queste entrate sono assicurate perché:

1   La Confraternita controlla il Governo Statunitense (il cui secondo nome è Virginia Company) che continua a prendere “denaro” in prestito dalla “Riserva Federale”;
2   Controlla anche il Servizio Tributi Interni (IRS = Internal Revenue Service), l’organizzazione terroristica illegale e privata che riscuote le tasse;
3   Controlla i “media” per far sì che la popolazione non venga mai a sapere quanto detto ai punti 1 e 2.

La Confraternita desiderava da tempo una “Banca Centrale” privata in America per coronare il proprio controllo sull’economia. Quando il Frammassone più in vista, George Washington, divenne il primo Presidente, nominò un uomo di paglia della Confraternita di nome Alexander Hamilton come Ministro del Tesoro.
Hamilton fondò la Banca degli Stati Uniti, una Banca Centrale privata che iniziò a prestare denaro al Governo degli Stati Uniti, assicurandosene, così, fin dall’inizio , il controllo.
Se guardate cosa è successo quando la Nobiltà Nera ha introdotto la Banca d’Inghilterra, vi accorgerete che lo scenario è esattamente lo stesso.
La Banca degli Stati Uniti provocò così tanta miseria, bancarotte e ribellioni, che venne chiusa, ma fu presto rimpiazzata dalla “Riserva Federale”.

Quando la legge che istituiva la Riserva Federale stava per essere presentata al Congresso, i banchieri, che l’avevano scritta, la criticarono duramente e pubblicamente. I banchieri erano già molto impopolari e volevano dare l’impressione che la legge fosse svantaggiosa per loro, aumentando il consenso popolare in favore della sua approvazione. Questo tipo di manipolazione è ricorrente e non bisogna mai tener conto di quello che uno dice pubblicamente, ma chiedersi sempre “A chi giova questa cosa?” e “A chi giova che io creda a quello che mi viene detto?”.
La legge fu approvata proprio prima del Natale 1913, quando molti deputati erano già a casa, in vacanza con le loro famiglie. Ora i banchieri potevano controllare i tassi d’interesse e realizzare una fortuna prestando al Governo denaro inesistente e caricandolo di interessi.
Per completare il ciclo, tuttavia, dovevano assicurarsi entrate costanti che finanziassero il Governo e, nel 1913, introdussero così un’Imposta Federale sul Reddito. Per farlo, dovettero introdurre un emendamento, il 16°, alla Costituzione Americana, che richiedeva il consenso di almeno 36 Stati. Solo due Stati lo concessero, ma Filander Knox, il Segretario di Stato, annunciò semplicemente che la maggioranza richiesta era stata raggiunta e la legge venne approvata. A tutt’oggi, la riscossione forzata dell’Imposta Federale sul Reddito è illegale e, tuttavia, il Servizio Tributi Interni continua ad esigere il pagamento di questa tassa in tutti gli Stati Uniti.

Qualcuno potrebbe dire che, definirla un’operazione terroristica è esagerato, ma per terrorizzare qualcuno non c’è bisogno di usare un fucile o una bomba. Può farlo anche minacciando di privarlo dei sui mezzi di sussistenza e di espropriargli la casa per il mancato pagamento di una tassa che è illegale.
Il Servizio Tributi Interni che riscuote le tasse negli Stati Uniti è anch’esso un’azienda privata, sebbene la gente creda che faccia parte del Governo.

 

David Icke          Il segreto più nascosto.

 

A parziale integrazione di quanto sopra, riporto il Numero699:

Nel 1963, il Presidente J.F. Kennedy firmò l’atto n° 1110, con il quale toglieva alla FEDERAL RESERVE il diritto esclusivo di emettere denaro e dava al Ministero del Tesoro la facoltà di stampare moneta. Fu un colpo decisivo allo strapotere della FED, che è una Banca privata, e del Sistema Bancario.

Era il 4 Giugno 1963.

Meno di 6 mesi dopo, il Presidente Kennedy fu assassinato a Dallas.