N E V E R G I V E U P (Non rinunciare mai)
I vincenti non
rinunciano mai.
E i rinunciatari
non vincono mai.
Cosa ci insegna la vita… testamento spirituale di un libero pensatore
N E V E R G I V E U P (Non rinunciare mai)
I vincenti non
rinunciano mai.
E i rinunciatari
non vincono mai.
U N A M I C O V E R O
Vuoi sapere chi è un amico vero?
Non guardare chi ti aiuta quando stai male: è troppo facile.
A tutti piace fare l’eroe e consolarti, perché la tua tristezza non minaccia nessuno.
Se vuoi la verità, guarda chi applaude quando vinci.
Racconta una bella notizia, un successo, una vittoria e guarda i suoi occhi per quel mezzo secondo prima che sorrida.
Se vedi appena un lampo di fastidio o se cambia subito discorso parlando di sé, o se sminuisce la tua vittoria con un “Sì, ma …”, quella persona non è un amico, è un rivale segreto che ti tollera solo finché stai un gradino sotto di lui.
L’amico vero è quello che non si sente sminuito dalla tua luce, ma la usa per accendere la sua.
@Influenza.Mentale
D O P O U N A V I T T O R I A
NOT OVER YET cioè Non è ancora finita
Così ha scritto Il tennista Russo Danilij Medvedev sullo schermo della telecamera, come messaggio ai telespettatori, al termine della vittoriosa finale del Torneo di Tennis di Dubai (4 Marzo 2023). Un monito, un incoraggiamento, un impegno di un atleta consapevole delle proprie possibilità. Un’assunzione di responsabilità che mi è piaciuta: secondo me, non è stata una guasconata o una vanteria, ma una esternazione intelligente e niente affatto ipocrita. Anche perché lui aveva già vinto altri due Tornei consecutivi nelle due settimane precedenti.
Il tempo rivela sempre
di chi è stata
veramente la perdita.
Non sempre di chi
è stato il guadagno.
F I N A L E D I C A M P I O N A T O D E L M O N D O D I C A L C I O I N Q A T A R
Questa sì che è stata una bella partita! Come non se ne vedevano da tanto tempo.
È stata decisa, però, da due soli giocatori, due campioni, uno per parte.
Sulla facciata della fascia di copertura di un settore degli spalti del Campo Principale Court Philippe Chatrier del Centro Tennistico Roland Garros di Parigi, dove, in questi giorni, si sta svolgendo l’omonimo Torneo del Grande Slam, si trova scritta, su entrambi i lati lunghi, su uno in Francese, sull’altro in Inglese, la seguente frase:
La victoire apartient au plus opiniàtre.
Victory belongs to the most tenacious.
Roland Garros.
La vittoria appartiene al più tenace.
La sconfitta non è
il peggiore dei fallimenti.
Il vero fallimento è
non averci provato.
George Edward Woodberry.
Colui che vince un altro
è potente.
Colui che vince se stesso
è superiore.
Lao Tse.
T R O P P E R I E V O C A Z I O N I : POVERO IL POPOLO CHE HA BISOGNO DI EROI !
Ne ho abbastanza! Ho bisogno di sbroccare!
Da qualche tempo (su per giù da quando si è insediato questo tipo di governi degli ultimi tempi), si è instaurata, subdolamente e surrettiziamente all’esordio, poi con frequenza dilagante e urtante, la moda delle rievocazioni.
Non passa giorno che ci viene proposta dal mondo dell’informazione, a cura di solerti giornalistini, evidentemente su incarico di dirigenti a loro volta ispirati da esponenti politici, una serie interminabile ma puntuale di ricorrenze, di anniversari di nascite o di morti, di giorni del ricordo, della memoria, riesumazioni di personaggi e rievocazioni di avvenimenti passati, con una assiduità sospetta e inconsueta.
D’accordo, lo si è sempre fatto: è persino doveroso e giusto che certe ricorrenze di fatti importanti e reminiscenze di personaggi illustri della storia patria non vengano trascurate, ma è oltremodo irritante, almeno per me, l’insistenza e l’improntitudine con cui ci vengono riproposti fatti e personaggi passati, come santi laici e celebrazioni del calendario. Per inciso, sanctus è il participio passato del verbo latino sancire, che vuol dire, come in Italiano, stabilire, fissare, dichiarare, decretare, disporre, imporre, legiferare, promulgare, statuire, approvare, confermare, convalidare, ratificare, consacrare ( quanti sinonimi, e quante diverse sfumature, di una parola o di un verbo esistono nella nostra lingua! Forse troppi! ). Il calendario contiene date e ricorrenze che devono essere ricordate, rispettate e festeggiate: scandiscono lo scorrere del tempo della convivenza civile, secondo partecipazioni collettive abitudinarie e convenzionali. E contiene anche centinaia di personaggi della storia religiosa cristiana cattolica che, in un modo o in un altro, si sono distinti meritoriamente nell’ esemplificare questa appartenenza e professione di fede. Alla stregua del calendario devozionale, vogliono forse istituire un calendario laico e secolare?
Ad essere rievocati non sono poi avvenimenti di eccezionale importanza della nostra storia passata, recente o lontana, o personaggi di grande rilievo dell’arte, della politica, della scienza e quant’altro. Vengono riesumati accadimenti, solo di un certo tipo e con una certa partigianeria, anche poco significativi, ma che, giornalisticamente e, vivaddio, anche politicamente, fanno gioco. E personaggi, positivi o negativi, paradigmatici di una ben definita appartenenza. Questo, che si sta instaurando, è un clima autocelebrativo che mi piace poco. Mi chiedo dove stia la regia occulta di questa “atmosfera”: costruire un sancta sanctorum leggendario. Forse lo posso immaginare. Ma si ricordi sempre che la leggenda penetra solo laddove i valori che vuole esaltare sono accettati dalla comunità a cui li si presenta. E che rievocare ossessivamente gli esempi del passato significa solo non aver fiducia nei valori del presente né, tanto meno, in quelli del futuro. In certe stanza dei bottoni, qualche studioso di sociologia si è accorto che stanno venendo meno i principi e i valori statuali e statali, insomma, nazionali. Appellarsi a quei principi fondanti di valori “tradizionali” è giusto, ma deleterio quando questa diventa l’unica matrice di comunicazione. Ci dovrebbe sorreggere, al contempo, lo spirito critico, la cultura dell’attualità creativa e l’attivismo innovativo che vedo, purtroppo, mancare alle generazioni che si affacciano alla storia di questo paese. Altro che partiti progressisti!
Un’ultima considerazione. Un popolo, una nazione, una comunità sociale e civile che indulgono così spesso in questa pratica di tentare di insediare su qualche piedistallo degli “eroi” del passato e di “mitizzare”, con spicciola disinvoltura, fatti o personaggi anche di secondaria importanza, e perfino negativi, sono dei perdenti.
Ricordiamo insieme certi personaggi della storia di Roma, come Attilio Regolo e Muzio Scevola, che fin dalle scuole elementari, ci venivano additati come esempi di coraggio e di abnegazione, per la salvezza del bene comune. Tito Livio ci dice: “facere et pati fortia Romanum est” ossia, “L’operare e il soffrire da forte è degno di un Romano”. Ebbene, anziché essere degli eroi positivi della storia patria, essi sono il simbolo di sconfitte militari: pur di non ammettere che le sorti dei conflitti non erano state favorevoli, si sono “mitizzati” dei personaggi sacrificali e salvifici che, in realtà, sono morti e hanno fallito e perduto.
Tecnica vecchia, quella di “celebrare” la sconfitta!
Di cosa è fatta la vittoria? – chiese l’allievo.
Di molte sconfitte! – rispose il maestro.
A victory without danger,
is a triuph without glory.
Una vittoria senza pericolo,
è un trionfo senza gloria.
A patient waiter
is never a looser.
Chi sa attendere pazientemente,
non è mai un perdente.
If you can meet with Triumph and Disaster
and treat those two impostors just the same.
Se tu puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta
e trattare questi due impostori allo stesso modo
.
Rudjard Kipling. IF (poesia)
Questi due versi sono incisi sullo stipite della porta d’ingresso
della sala che porta agli spogliatoi , al piano superiore, della Club House di Wimbledon, la Mecca del tennis mondiale.
Un vincente trova sempre una strada,
un perdente trova sempre una scusa.