C’è una citazione attribuita a Jung (perfettamente in linea con il suo pensiero) che amo molto:
“Il più grande privilegio di una vita è diventare sé stessi.”
Secondo me, risponde già alla domanda: “Cosa piace alle donne?”
Quando incontri qualcuno, il punto non è capire “cosa vuole”, ma chi sei tu mentre ti presenti.
Perché se metti una persona su un piedistallo prima ancora di conoscerla, non stai vedendo lei: stai idealizzando una tua proiezione.
Jung chiamava ombra tutto ciò che rimane nascosto dietro la maschera che costruiamo da bambini per compiacere, e da adolescenti per appartenere.
Integrare l’ombra significa smettere di recitare e lasciar emergere ciò che siamo davvero: desiderio autentico, curiosità, ironia, presenza senza bisogno.
Quando vivi così, non hai più necessità di chiederti “cosa piace”.
Cerchi semplicemente chi ti riconosce, chi ti vede senza che tu debba nasconderti.
Ti mostri, e chiedi all’altra persona di mostrarsi.
Le persone entrano nella nostra vita come possibilità.
Nessuno merita un piedistallo a priori – nemmeno dopo anni, nemmeno dentro una relazione.
Solo quando qualcuno ti incontra da pari può diventare protagonista insieme a te della tua storia.
Gli altri rimangono di passaggio, ed è naturale così: fa parte della fatica e della bellezza di diventare sé stessi.
Per questo, quando ti dicono “sii te stesso”, ti stanno dicendo solo metà della verità.
La parte difficile è scoprire chi è davvero quel “te”.
E questo vale anche per il rapporto con il gentil sesso, come per chiunque altro.
Non devi chiederti “cosa piace alle donne?” mettendo addirittura un intero genere sul piedistallo.
Chi è davvero se stesso si chiede al massimo:
“Come esprimo desiderio in modo autentico?”
Tutto il resto si costruisce a due.
Ma questa è un’altra storia.
N.d.R.: forse, la domanda giusta è: “chi sono io, quando incontro quella donna?”.
Non mi devo comportare come piace, genericamente, alle donne, magari compromettendo la mia genuinità, spontaneità, anche vulnerabilità o venendo meno ai miei connotati caratteriali per recitare una parte.
A mio avviso, il miglior modo di approcciare una donna è essere me stesso, senza infingimenti o mascherature che, presto o tardi, finirebbero per avere il tempo che trovano.
Avere una relazione con una donna è sempre una buona occasione per imparare ad essere se stessi o, addirittura, per migliorarsi.
Non guardare chi ti aiuta quando stai male: è troppo facile.
A tutti piace fare l’eroe e consolarti, perché la tua tristezza non minaccia nessuno.
Se vuoi la verità, guarda chi applaude quando vinci.
Racconta una bella notizia, un successo, una vittoria e guarda i suoi occhi per quel mezzo secondo prima che sorrida.
Se vedi appena un lampo di fastidio o se cambia subito discorso parlando di sé, o se sminuisce la tua vittoria con un “Sì, ma …”, quella persona non è un amico, è un rivale segreto che ti tollera solo finché stai un gradino sotto di lui.
L’amico vero è quello che non si sente sminuito dalla tua luce, ma la usa per accendere la sua.
“Nemmeno al tuo migliore amico”, psicologo indica 9 cose che non devi condividere con nessuno
di Edoardo Ciotola
Indice dei contenuti
Tore Kesicki, psicologo, mental coach e volto noto di TikTok, ha acceso il dibattito con un video diventato virale in poche ore.
In un video di 2 minuti, ha elencato nove aspetti della propria vita che andrebbero tenuti segreti.
Nessuna eccezione.
Nemmeno per il migliore amico, nemmeno per la persona amata e – a suo dire – nemmeno ai genitori.
Secondo lui, certe cose vanno custodite gelosamente, per evitare delusioni, giudizi o – peggio ancora – sabotaggi.
Le sue parole hanno raccolto centinaia di migliaia di visualizzazioni, ma anche commenti contrastanti.
C’è chi lo considera troppo diffidente, quasi cinico.
Ma molti utenti, soprattutto adulti, hanno ammesso di rivedersi in quelle riflessioni.
Un commento molto apprezzato dice tutto: “Ieri ho detto troppo di me stesso a una persona e me ne sono già pentito”.
Sogni e obiettivi: meglio tacere finché non li realizzi
Kesicki è diretto: “Quando condividi i tuoi sogni, qualcosa si inceppa”.
Secondo lui, raccontare i propri obiettivi prima di averli raggiunti può bloccare il processo.
Come se le parole togliessero energia al progetto.
Ma c’è di più. Una volta rivelato un sogno, entrano in gioco dinamiche esterne, aspettative, pressioni e – soprattutto – giudizi non richiesti.
Finché un obiettivo non è realtà, tenerlo per sé potrebbe proteggerlo. Anche dalle influenze negative delle persone più vicine.
Soldi e situazioni finanziarie: parlare di denaro crea distanza
Uno dei passaggi più forti del video riguarda la sfera economica.
Kesicki racconta: “A 22 anni guadagnavo più di mio padre. Gliel’ho detto e ho visto la gelosia nei suoi occhi. Non lo dimenticherò mai”.
Non tutti riescono a gioire per il successo altrui.
Parlare apertamente di soldi, stipendi o patrimoni personali può generare disagio, invidia o competizione, anche nei rapporti più stretti.
In un mondo che tende a misurare il valore personale in base al conto in banca, meglio evitare dettagli superflui.
Debolezze e problemi personali: il rischio è che vengano usati contro di te
“Le tue debolezze possono diventare armi nelle mani sbagliate”, avverte Kesicki.
Confidare fragilità emotive, paure o limiti a qualcuno può sembrare un gesto di fiducia. Ma è anche un rischio.
Oggi si è amici, domani magari no.
E quello che un tempo era uno sfogo intimo, può trasformarsi in un punto debole esposto.
Vale anche per i problemi familiari: “Magari tu li vivi come gravi, ma per altri sono sciocchezze. E ti giudicano”.
Non tutto va raccontato, perché non tutti hanno la sensibilità per capirlo o il rispetto per custodirlo.
Progetti futuri e “grandi mosse”: la gelosia non dorme mai
“Molte persone non hanno piani per il futuro. Se racconti i tuoi, li fai sentire inadeguati”, spiega Kesicki.
Parlare della propria prossima “mossa” – un cambio di lavoro, un lungo viaggio, un trasferimento, un progetto ambizioso – può accendere meccanismi di invidia in chi si sente fermo o insoddisfatto.
Non tutti saranno felici dei tuoi traguardi.
Per alcuni, il tuo entusiasmo è un fastidio. E lo mostrano con frecciatine, disinteresse o sabotaggi sottili.
Meglio coltivare i progetti in silenzio, almeno finché non si concretizzano.
Segreti, vita privata e oggetti personali: la fiducia ha un limite
Un altro tema delicato toccato dallo psicologo riguarda la fiducia.
“Oggi il partner può diventare il tuo peggior nemico nel giro di un secondo”, afferma senza mezzi termini.
Non è paranoia, dice: è esperienza. Troppe storie finite con rancori e tradimenti partiti da una confidenza sbagliata.
Vale per i segreti personali, ma anche per la vita privata: dettagli intimi, storie passate, dinamiche familiari.
“Non dirlo a nessuno. Se oggi ti fidi, domani potresti pentirtene”.
E poi c’è la questione dei beni materiali: “Se hai una barca, un’auto o un elicottero, non dirlo. Anche lì scatta la gelosia. Pensi che tutti siano felici per te? Non è così”.
A volte basta un dettaglio per cambiare lo sguardo di qualcuno su di te.
Gentilezza silenziosa: il vero bene non ha bisogno di spettatori
Infine, un consiglio che Kesicki definisce personale: non condividere gli atti di gentilezza.
Nessuna foto, nessun post, nessun racconto autocelebrativo.
“Fallo per te stesso. Non per vantarti. La bontà vera è silenziosa”.
In un’epoca in cui tutto viene documentato e condiviso, questo suggerimento suona quasi rivoluzionario.
Forse perché tocca una verità più profonda: non tutto deve diventare condiviso.
Alcune cose, forse le più preziose, meritano di restare solo nostre.
Cinico o realistico? Il dibattito divide i social
Il video di Tore Kesicki ha ricevuto migliaia di commenti.
Alcuni utenti lo definiscono esagerato, pessimista, incapace di fidarsi. Ma c’è anche chi lo appoggia:
“Con l’età, aumentano le delusioni. E diminuisce la voglia di aprirsi con chiunque”, scrive una donna di 47 anni.
Altri ammettono di aver imparato la lezione a proprie spese.
Il contenuto, per quanto semplice, ha toccato un nervo scoperto: quanto possiamo davvero fidarci degli altri?
Quanto raccontare di noi stessi ci espone a rischi invisibili?
E soprattutto: siamo davvero sicuri che chi ci ascolta voglia il nostro bene?
Per Crepet, l’amicizia è uno dei legami più autentici e rivoluzionari che possiamo vivere. Non è un accessorio da sfoggiare, ma un legame profondo, quasi carnale, fatto di empatia, libertà e verità.
In un’intervista ha detto:
“L’amicizia è una forma di amore senza sessualità, ma non senza emozione. È un modo di spogliarsi, di affidarsi, di lasciarsi guardare dentro.”
E guai a chiamarla “relazione social”. Secondo lui, viviamo in un’epoca in cui abbiamo tanti contatti ma pochissimo contatto umano. In cui ci sentiamo soli anche se il cellulare squilla in continuazione. E infatti aggiunge spesso che “la solitudine peggiore è quella vissuta in compagnia sbagliata”.
Un amico vero ti dice la verità anche se ti dà fastidio
Crepet ama la sincerità, quella che punge ma guarisce. Per lui, un vero amico è quello che ti guarda negli occhi e ti dice che stai facendo una cavolata colossale, ma senza giudicarti. È quello che c’è anche quando non sei simpatico, né interessante, né utile.
Nel libro Lezioni di sogni, per esempio, racconta quanto sia importante avere amici che non ti fanno solo da eco, ma che ti provocano, ti scuotono, ti costringono a pensare. L’amicizia, secondo lui, è il luogo dove puoi smettere di fingere e tornare te stesso, senza trucco e senza filtro.
Meglio un amico vero che cento follower
In un mondo che misura i rapporti a colpi di “visualizzazioni” e “mi piace”, Crepet ci ricorda che l’amicizia vera non è uno status da aggiornare, ma un sentimento da coltivare. È condivisione, è verità, è anche litigio, ma quello buono, che serve a crescere e a far crescere.
E allora, per dirla con le sue parole:
“L’amico è colui che, pur sapendo tutto di te, sceglie ancora di restarti vicino. Senza filtri. E magari con una birra in mano.”
Perché in fondo, secondo Paolo Crepet, l’amicizia è l’unica follia che ci salva davvero.
18 frasi di Paolo Crepet sull’amicizia
“L’amicizia è generosità, un dono quotidiano che non chiede nulla in cambio se non la stessa autenticità.”
“Gli amici non sono quelli che ti dicono sempre di sì, ma quelli che trovano il coraggio di dirti di no quando stanno per vederti sbagliare.”
“L’amicizia vera è una casa con le porte sempre aperte, dove entrare senza dover bussare.”
“Nell’epoca dei social network abbiamo confuso i contatti con le relazioni, ma un amico non è un follower.”
“L’amicizia richiede tempo, presenza, ascolto. Non esiste amicizia vera senza questi tre elementi.”
“L’amico è colui che sa tutto di te e nonostante questo continua a volerti bene.”
“La vera amicizia non teme il silenzio, anzi lo accoglie come parte essenziale del rapporto.”
“Un amico è chi ti aiuta a scoprire la tua unicità, non chi ti spinge all’omologazione.”
“Nell’amicizia autentica c’è sempre un elemento di vulnerabilità: il coraggio di mostrarsi per quello che si è.”
“Gli amici sono la famiglia che abbiamo scelto, i compagni di viaggio che rendono il cammino meno solitario.”
“L’amicizia nell’adolescenza è un laboratorio dove si sperimenta la propria identità e la capacità di stare con gli altri.”
“Saper essere amici significa anche accettare che l’altro possa cambiare, evolversi, prendere strade diverse.”
“Le amicizie superficiali sono come castelli di sabbia: belle ma destinate a scomparire al primo vento.”
“L’amicizia vera è riconoscibile perché non ha paura della verità, anche quando fa male.”
“Ciò che distingue l’amicizia dall’amore non è l’intensità ma la libertà: l’amico ti ama senza possederti.”
“La capacità di costruire amicizie autentiche è uno dei migliori indicatori di salute mentale.”
“Non esistono amicizie a metà: o ci sei quando serve, o stai solo fingendo di essere amico.”
“L’amicizia è come l’ossigeno: ti accorgi di quanto sia essenziale solo quando comincia a mancare.”
Non aspettarti mai dall’amicizia i miracoli che l’amore riproduce: gli amici non possono restituire l’amore.
Non possono strappare la solitudine, riempire il vuoto, offrire quel tipo di compagnia.
Hanno la propria vita, gli amici, i propri amori.
Sono un’entità indipendente, estranea, una presenza transitoria e sopratutto priva di obblighi.
Riescono ad essere amici dei tuoi nemici, gli amici.
Vanno e vengono quando gli pare o gli serve, e si dimenticano facilmente di te: non te ne sei accorto?
Oh, andando promettono montagne. Magari in buona fede.
“Conta su di me”, “rivolgiti a me”, “chiama me”.
Però se li chiami, nella maggior parte dei casi non li trovi.
Se li trovi, hanno qualche impegno inderogabile e non vengono.
Se vengono, al posto delle montagne ti portano una manciata di ghiaia, gli avanzi, le briciole di se stessi.
E tu fai la medesima cosa con loro.
No, a me non basta l’amicizia.
Io ho bisogno dell’amore. Io ho bisogno di amare ed essere amata con gli obblighi dell’amore, le scomodità dell’amore, le assolutezze e le tirannie dell’amore: l’amore del corpo e dell’anima.
Ne ho bisogno di come si ha bisogno di mangiare e di bere, dicevo, ne ho bisogno per sopravvivere.
N.d.R.: In molti rapporti d’ “amore” tutto questo non c’è mai stato, non c’è proprio, o non c’è più.
L’ “amicizia” è una relazione di “volontariato disimpegnato”, dove niente è coatto, dove i componenti sono ingaggiati “senza speranza di premio e senza timore di pena”, sono “partecipanti non evitanti” che restano nel rapporto per il solo piacere di esserci.
Insieme, ma separati: cos’è la LAT, la non convivenza preferita dagli over 60
di Stefania Medetti 15 Gennaio 2025
Sempre più persone mature nel Regno Unito scelgono una formula che favorisce l’autonomia, stimola la curiosità e assicura una serie di benefici psico-fisici che possono comprendere anche la sessualità.
Vecchie generazioni, nuove fisionomia di coppia.
Gli over 60 sono in pole position per incassare i benefici di una relazione stabile in cui i partner vivono in due case diverse.
È il cosiddetto “Living Apart Together” (acronimo LAT = Vivere insieme separati), una combinazione un tempo frequente fra i giovani che non si possono permettere una casa insieme e che oggi torna attuale come scelta nella seconda parte della vita.