Numero1717.

 

LOTTA  PER  LA  VITA     (TORMENTINO  RAP)

 

Se vuoi esistere,

tu devi insistere

e poi persistere

e mai desistere.

 

La terra stessa

ci fu promessa;

la nostra messa

non c’interessa.

 

Abbiamo in dono

il brutto e il buono,

torto e perdono

son quel che sono.

 

Ma quel che viene

non sempre è bene:

ci sono catene,

affanni e pene.

 

Morir si deve.

Il tempo è breve,

si scioglie lieve

come la neve.

 

Si spegne il fuoco,

il lume è fioco,

la vita è un gioco

che dura poco.

 

Lottiamo forte

contro la sorte.

Sbarriamo le porte

in faccia alla morte.

Numero1716.

STORIA  D’AMORE  TRA DUE  PAESI  FRIULANI

( Ispirata liberamente ad una performance di Dario Zampa, ma con aggiunte, interpolazioni e variazioni personali).

CARLINO e MARIA (LA LONGA) erano due bravi giovani Friulani che si piacevano.
Un bel giorno, CARLINO, pungolato da un certo VENDOGLIO, telefonò a MARIA (che era un bel AMPEZZO di GEMONA) :
“Vorrei invitarti nella mia VILLA (SANTINA) che ti faccio vedere il TRAMONTI (DI SOPRA)”.
“Va bene, vengo a vedere la tua CASARSA, ma solo per un ATTIMIS, un (AZZANO)  DECIMO di secondo – rispose MARIA, dopo un attimo di esitazione e per FARLA (DI MAIANO) difficile.
Dunque, si incontrarono e, preso un TOLMEZZO pubblico, attraversarono un FIUMICELLO, e arrivarono al PALAZZOLO che era già BUIA.
Visitata la CASASOLA, visto che era una bella serata, uscirono per una passeggiata. MARIA, preso per PRADAMANO il suo CARLINO, gli disse: “Io ANDREIS a sdraiarmi sul BORDANO del PRATO (CARNICO), sotto quel MORARO”.
Così fecero. Mentre ammiravano il panorama col CAMINO (AL TAGLIAMENTO) dei FORNI (DI SOPRA), lungo l’ARZENE del FIUME (VENETO), MARIA, prendendo l’iniziativa, diede un BARCIS sulla bocca di CARLINO e, carezzandogli il CAZZASO, gli sussurrò : ” Bel MORUZZO, sono tutta BAGNARIA ARSA dal desiderio”.
CARLINO, pur sorpreso da quella MOSSA, raccolse il SAN VITO (AL TORRE) della FAGAGNA, le scoprì il PORPETTO, sollevò il GONARS, le TOLMEZZO le mutandine, dicendo : “Io sarò un un MANIAGO, ma anche tu sei una bella PORCIA : sei CAPRIVA di RAGOGNA!”.
E, mentre le SOCCHIEVE la TAIPANA, tirò fuori l’ERTO CASSO e tentò di infilarlo nella TORVISCOSA STREGNA.
“BELLAZOIA, sei CHIUSAFORTE – disse CARLINO – ma SUBIT ti VERZEGNIS ben io!”.
Però MARIA, vedendo quel CORNO DI ROSAZZO, si mise a strillare come un’AQUILEIA : “AIELLO! AIELLO! Ce l’hai TREPPO GRANDE, sei troppo ROVEREDO! Ti prego, fai PIANO (D’ARTA), che c’è più gusto!”.
Allora CARLINO : “Se vuoi – disse – ti metto il CASSACCO nel SEDEGLIANO”.
“NIMIS!” – gridò MARIA – questo è OSOPPO! : mi fa troppo male il CERVIGNANO, mi DOLEGNA l’OVARO! Brutto CASTIONS, sei un MAIANO! PAVIA (DI UDINE), PAVIA!!
CARLINO, colpito a MORTEGLIANO dalla reazione della ragazza, rimase impalato come un CLAUT. Poi, a sua volta, in preda al COLLOREDO, replicò : “Sei una MUZZANA, una BUDOIA! Tu guardi la PALUZZA nell’occhio altrui e non vedi il TRAVESIO che hai nel tuo! Ti do un MORSANO (AL TAGLIAMENTO) in un orecchio e un calcio nel SEDEGLIANO che vai a casa ZOPPOLA!”.
Infine, con grande LESTIZZA, sbottò : ” Ecco, per colpa dei tuoi CAPRIZZI, adesso è diventato TREPPO PICCOLO, ho il CAVAZZO MOGGIO e l’AMARO in bocca.!”.
Così, quel giorno, finì MAL(BORGHETTO) per il buon CARLINO.
MARIA, dopo questo episodio, nel vicino CAMPOLONGO (AL TORRE) trovò il modo di spassarsela con un CAVASSO NUOVO, un certo VITO (D’ASIO) che, con l’amico MARIANO (DEL FRIULI), aveva conosciuto sul SAGRADO della chiesetta del CASTELNOVO (DEL FRIULI).

Così si conclude la storiella di CARLINO e MARIA sperando che il lettore la GRADISCA e ne accolga, di buon GRADO, la scherzosa interpretazione.

N.B. In questa stesura, sono presenti 86 nomi di località delle Province di UDINE, GORIZIA E PORDENONE.

Numero1715.

PROVERBI FRIULANI

 

Bisugne là a durmì

cence fasal dì

e jevà,

cence fasi clamà.

 

Bisogna andare a dormire

senza farselo dire,

ed alzarsi

senza farsi chiamare.

 

No sta fa mal

ch’al  l’è pecjat.

No sta fa ben,

ch’al l’è strassat.

 

Non fare del male

che è peccato.

Non fare del bene

che è sprecato.

 

L’avar al l’è chel

che si lambiche

a vivi puar,

par murì sior.

 

L’avaro è quello

che si tormenta

a vivere povero,

per morire ricco.

 

Nissun al à tant ce fa,

come il bon di nuie.

 

Nessuno ha tanto da fare,

come il buono a nulla.

Numero1709.

Faccio riferimento al Numero1637, che qui riporto:

Noi diventiamo saggi

non col ricordare

il nostro passato,

ma con la responsabilità

del nostro futuro.

G.B.Shaw.

per sviluppare meglio la mia adesione a questo concetto.

Ebbene, sono proprio coloro che non hanno la volontà, o non sono in grado, di prendersi la responsabilità del nostro futuro, che non fanno altro che resuscitare, continuamente e ossessivamente, suggestioni emotive di nefandezze disumane perpetrate nel passato.
A supporto delle proprie idiosincrasie politiche, a sinistra si riscoprono campi di sterminio e stragi di inermi popolazioni.
A destra, si rievocano le foibe e le eliminazioni sommarie di prigionieri ed avversari politici.
Tutto questo, in nome di un assioma,  che è anche uno spauracchio, ripetuto come un mantra: “Il popolo che non ricorda il suo passato, è destinato a ripeterlo.”
Ma, un concetto non ha fondamento e verifica nella realtà, solo perché è espresso suggestivamente, come uno slogan.
Le condizioni storiche e politiche e la maturità e la consapevolezza delle persone, per fortuna, cambiano e si ripropongono in altri e diversi termini.
Uno schieramento politico, di qualunque colore sia, non può accampare credibilità e autorevolezza, per realizzare programmi futuri, richiamando sempre alla memoria i torti subiti, in un lontano passato, dalla parte avversa.
Non ci azzecca una beata fava.
Se l’ideologia che supportava, fino a ieri, un partito politico è scaduta e non è più attuale, questo non può riqualificarsi, millantando un credito obsoleto e non più incassabile, in una moneta che non ha più corso per il futuro.
Perciò, basta! È ora di finirla!
Da ambedue gli schieramenti ideologici, diametralmente opposti, mi aspetto un “dècalage”, un passo indietro, per mettere una pietra sopra tutti gli episodi continuamente incriminati e ricordati.
Non più rievocazioni, commemorazioni!  Di qualunque provenienza e natura. Con buona pace di tutti i morti. Basta rimestare il coltello nella piaga, per tenerla sempre aperta e sanguinante: è diventata putrida e nauseabonda!
Stendiamo un velo pietoso sul passato e dedichiamoci, se ne siamo capaci, a costruire un buon futuro. Soprattutto per i nostri giovani.

Numero1708.

In una piccola isola dell’Indonesia, per incentivare le nascite, che erano scarse, l’amministrazione locale aveva deciso di emettere un francobollo con l’immagine della vagina. Ma, a ragion veduta, furono costretti a rinunciare.
Pensarono che ci sarebbe stato il rischio che i maschi avrebbero leccato il francobollo dal lato sbagliato.