Numero3313.

 

 

R E A L T A’    E    V E R I T A’

 

 

È un punto di partenza la realtà,

e una destinazione non ce l’ha,

perché continuamente cambierà.

La destinazione è la verità,

che, purtroppo, nessuno avrà.

Ma, se non parti dalla realtà,

non cercare mai alla verità.

Se, invece, parti da una verità

strumentale che, magari, hai già,

soltanto per la tua comodità,

o, forse, per la tua serenità,

immancabilmente la realtà,

prima o dopo, vedrai, ti smentirà.

 

 

Tutti hanno il diritto di avere un’opinione, ma questi tutti dovrebbero, al contempo, sentire il dovere di averla informata e verificata.

Questo, purtroppo, non succede sempre, anzi, a ragion veduta, accade che molte delle conoscenze che abbiamo ricevuto, fin dalla tenera età, non sono mai state da noi sottoposte a valutazione e verifica.

L’imprinting delle prime categorie cognitive e mentali, come quelle dei comportamenti morali e sociali dettati da una religione, permane per tanto tempo, diciamo pure per decenni, senza che venga sottoposto ad una revisione critica qualsivoglia e, per effetto della propaganda permanente, viene percepita e passa, più o meno inconsapevolmente, come una verità fondante del nostro stare al mondo.

Il bombardamento quasi ossessivo dell’advertising (lo chiamano De propaganda fide) diventa un lavaggio del cervello al quale, prima o dopo, ci si arrende impotenti e rassegnati.

È come la pubblicità di Poltrone & Sofà, che ti ripete ogni giorno, più volte al giorno, che i loro sono “divani di qualità”. Mentre sappiamo tutti che è una bugia: però, a furia di ripeterlo, diventa uno slogan che passa per verità.

Questo accade per tanti e diversi motivi, come il basso livello culturale, la pigrizia mentale, il clima che si respira in famiglia a seguito di comportamenti esemplari apodittici, la contaminazione sociale di contatto, in ambiente scolastico o nella vita di relazione, il quieto vivere, spesso anche la coercizione e il terrorismo psicologico.

Per moltissimi di noi, la stragrande maggioranza, ciò che ci viene insegnato sin da piccoli rimane l’unica e insindacabile realtà a noi nota, che diventa verità indiscutibile.

Più avanti nel tempo della vita, l’età della ragione porta certe persone, sembra relativamente poche, a chiedersi se quello che hanno appreso come giusto e corretto, sia anche una verità incontestabile per tutti, nel tempo e nello spazio, cioè possa valere per ogni tipo di civiltà sulla terra e se possa restare immutabile nel tempo, perché universale e assoluta.

E qui casca l’asino.

La dicotomia fra fede e ragione ha alimentato diatribe senza fine in 2500 anni di storia della filosofia, ma anche, e soprattutto, nelle relazioni quotidiane delle persone.

Alla luce di una serie di constatazioni semplici, pacate, di buon senso e in armonia con la logica, posso affermare, per quanto riguarda me e il mio pensiero, che la realtà del mio vissuto non si sovrappone ai dettami di quanto mi è stato inculcato: ho onestamente constatato che le verità che ho imparato con l’esperienza della vita, con gli studi che mi hanno sempre sostenuto e mi stanno ancora arricchendo, sono altre e di diversa matrice.

Ed ho trovato una mia serenità, direi quasi una felicità, nel riconoscere di sentirmi bene e in armonia con questa constatazione: mi percepisco in pace con me stesso e con la mia coscienza di essere umano senziente e pensante.

Mi sono posto tante, tantissime domande.

So che troppa gente, aprioristicamente, non lo fa.

Molti per scelta consapevole, molti altri per ipocrisia.

Devo citare Friederick Nietzsche perché è, sull’argomento, di una icasticità disarmante:

“Molte persone preferiscono non conoscere la verità, perché temono che le loro illusioni vengano distrutte”.

Mi permetto di fare un’affermazione sibillina e forse anche antipatica: è comodo, troppo comodo, oserei dire quasi vigliacco, accettare acriticamente per vero quello che ci viene propinato, solo perché lo hanno sempre fatto tutti.

Si tratta di fatti, comportamenti, ragionamenti già applicati, vissuti, collaudati da tanti altri e per tanto tempo e, per ciò stesso, dovrebbero essere veri e buoni, anche se si riferiscono a diverse realtà spazio – temporali.

Però, andarlo a verificare può risultare difficoltoso, a volte, o addirittura spesso, deludente, magari anche inquietante e allarmante: non è un processo agevole e può generare repulsione e rigetto.

Meglio accettare tutto con il beneficio d’inventario e non andare a spulciare troppo, perchè non si sa mai cosa ci si trova sotto.

La mia onestà intellettuale mi impedisce di adagiarmi supinamente su un morbido letto già predisposto e garantito come comodo e confortevole.

Meno che mai se mi viene imposto coattivamente.

 

Quello che è più gravoso da sopportare, per il cervello umano, non è il dolore, bensì il dubbio.

Il dubbio è un tarlo che non lascia il cervello in pace, un assillo fastidioso di fondo che genera inquietudine mentale, ansia esistenziale, stress emotivo che non si risolve mai: ecco perché il cervello ha bisogno di certezze.

Se la mente fresca e giovane del bambino è bombardata dai precetti monocordi e assillanti di chi lo accudisce, perché rispondono ai criteri di vita e del diffuso sentire delle entità sociali (famiglia e comunità di appartenenza), per essa l’apprendimento, il comportamento, l’esempio e gli interventi correttivi, diventano uno stile di vita e di pensiero.

In questo modo, la società nel suo complesso, e la religiosità in particolare come ispiratrice, si assicurano di controllare la coscienza del nuovo adepto, formandolo e trasformandolo in un loro rispettoso accolito: difenderanno se stesse, la loro sequenzialità e il perdurare della loro esistenza nel tempo, plasmando la “tabula rasa” del soggetto aspirante, consapevole o meno, all’inserimento fideistico e sociale.

E pretendono di essere e di rimanere come unica e indiscutibile fonte di attendibiltà.
Esse si presentano come verità assoluta: legge sociale, civile, morale e religiosa.
Ma le etnie, le civiltà, le comunità, le popolazioni, con le loro religioni e le loro politiche, sono tante e non c’è uniformità nelle loro regole di vita: ognuna ha sue sacrosante abitudini, consuetudini di pensiero e di comportamento, per cui spesso confliggono fra loro.

Mi pare evidente che non esiste una verità sola, perché tante, troppe, e troppo diverse sono le parti in gioco, ognuna pretendente a detenere l’esclusività della interpretazione unica e corretta della verità stessa.
Quindi non mi si venga a dire che un criterio di vita, uno stile di comportamento, una espressione di pensiero siano più veri e fondati di un qualunque altro o, men che mai, interpretazione unica o univoca della realtà.

Per inciso, viene trascurata e messa in secondo piano la forza ispiratrice della natura, che regola, invece, tutto il resto del creato, che non è sottomessa al volere e al discernimento dell’uomo, come essere portatore di pensiero.
Stiamo vedendo in questi tempi come la natura si sta ribellando allo strazio, che di essa sta facendo l’uomo che, per il suo maldestro e sciagurato egoismo, la prostituisce al proprio scriteriato sfruttamento.

Nessuno possiede e detiene la verità sulla terra e chi afferma di esserne l’interprete privilegiato è un folle.

Anzi, se non è un malfattore pericoloso, certamente è un manipolatore che si propone di turlupinare la gente al solo scopo di gestire un potere che non merita e che non gli appartiene.

“Sapere è scienza, credere di sapere è ignoranza” diceva Ippocrate, con un aforisma che ho fatto mio.

Questo mio modo di argomentare viene anatemizzato dalla Chiesa Cattolica con il termine di “relativismo” e viene bannato e condannato all’ignominia.

Perché della verità essa si considera portatrice unica e indiscutibile.

Mezzo millennio fa, chi dissentiva pubblicamente rispetto a questa dogmaticità teoretica, veniva processato per eresia, torturato sadicamente e condannato spesso al rogo.

Io mi colloco all’estremo opposto di questa posizione: preferisco di gran lunga il pavido e tremebondo dubbio della ragione alle tetragone e incrollabili certezze della fede.

La certezza della fede è, a sua volta, una contraddizione in termini, un ossimoro: è come dire “ghiaccio bollente” o “silenzio assordante”.

Ci sono due categorie di pensiero umano sulla terra: ci sono le persone che preferiscono conoscere e le persone che preferiscono credere.

Ben si capisce a quale delle due appartiene il sottoscritto.

Ma rilevo che ci sono eserciti di esseri umani che scelgono di portare il proprio cervello all’ammasso, piuttosto che dedicarsi ad una faticosa opera di ricerca di una verità che non si troverà mai, perché è sempre in divenire e continuamente, costantemente muta, cambia, si trasforma, si aggiorna.

Che senso ha cercare una verità che non esiste mai come forma definita e certa?

Questa è la vera regola naturale: la realtà è “gattopardesca” per diventare verità.

La natura cambia sempre per continuare ad esistere sempre, nelle mutazioni, negli adattamenti, nei cambiamenti.

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” dice Tancredi Falconeri, al momento del saluto con lo zio, il Principe di Salina, ne “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.

Ecco lo scopo: la prosecuzione dell’esistenza in vita, l’autoconservazione.

Non è la meta il senso della vita, ma il viaggio.

Il massimo che possiamo avere da un viaggio di vita non è il raggiungimento di un punto di arrivo, che è la morte, ma il godere di una situazione e condizione confortevoli durante il percorso.

Rassegnamoci e accontentiamoci di questo. Tutto il resto è opinabile e …. mistificatorio.

Chi ci deruba di questa legittima e naturale aspirazione, per prostituirla a convinzioni e regole calate dall’alto in nome di principi prescritti e imposti da una autorità superiore che, lungi dall’essere certa e indiscutibile, riconosce loro la facoltà di gestire le menti e le cose terrene, sta esercitando un potere autoreferenziale, fine a se stesso.

Noi lo riconosciamo solo se, consapevolmente o supinamente, lo accettiamo.

 

A mo’ di unico esempio, mi permetto di sottoporre a chi vuole intendere obiettivamente, una constatazione che proviene da un dato di fatto, ma che trova diverse interpretazioni da parte di tre punti di vista, avendo ciascuno di essi ben presente il proprio partigiano vantaggio.

Enunciazione del fatto: oggi, anno 2025, vivono e respirano sulla terra oltre 8 miliardi di esseri umani.

Non tengo in considerazione il numero di altri esseri viventi come gli animali e, men che meno, le piante, che pure hanno un loro ruolo.

Sappiamo quanti erano gli abitanti, esseri umani, sulla terra all’inizio del’900, ovvero poco più di un secolo fa?

Erano, ed è un altro dato inconfutabile, 1,6 miliardi di persone.

Questo vuol dire che, in 125 anni, il numero degli abitanti umani della terra è aumentato di 5 volte.

Chi vuole approfondire questo argomento legga il Numero2535. che parla di SOVRAPPOPOLAZIONE.

Altro dato di fatto inconfutabile: si definiscono “gas serra” i gas nell’atmosfera che incidono sul bilancio energetico del pianeta. Questi gas generano il cosiddetto “effetto serra”.

I principali “gas serra” sono: il biossido di carbonio (o anidride carbonica) CO2, il metano e il protossido di azoto.

Parlo solo del primo, il più importante: sentiamo spesso imputare, quasi esclusivamente, all’anidride carbonica i disastri ambientali, cui assistiamo impotenti, ultimamente, e alle sostanze naturali ma soprattutto artificiali che la provocano, come prodotto della loro combustione, ovvero il carbone, il gas e il petrolio con i suoi derivati usati per la produzione di energia motrice e di illumunazione, per il trasporto e per il riscaldamento. Derivati dal petrolio sono anche i prodotti “plastici” anch’essi causa di inquinamento ambientale.

Ma avete mai sentito parlare dell’uomo come inquinatore del nostro pianeta?

Intendo l’uomo come essere vivente che respira e non solo come produttore e consumatore di sostanze inquinanti?

In merito alla sua figura sulla quale sto puntando il mio riflettore, tre sono le diverse valutazioni che trovano campo di diffusione e propaganda con sottolineature contrastanti, divergenti e, a volte, truffaldine.

Cosa dice la natura?

Oltre che l’utilizzo indiscriminato delle fonti inquinanti, deve essere limitato e, se possibile, diminuito gradualmente, anche il numero degli abitanti della terra, perché sono i più grandi inquinatori, come emettitori di anidride carbonica con la respirazione, oltre che essere utilizzatori spreconi delle risorse energetiche ambientali.

Cosa dice il mondo della scienza, delle tecnologie e delle economie di sfruttamento?

L’utilizzo delle fonti ergetiche non rinnovabili e non sostenibili, quali sono quelle ancora più universalmente diffuse, non va ridotto o eliminato perché sono sempre quelle più vantaggiose e sfruttabili. Quanto al numero degli abitanti della terra, secondo la legge del mercato, non andrebbe ridotto perchè la prolificazione aumenterebbe la platea della domanda di utilizzo e quindi manterrebbe in essere l’offerta dei produttori.

Cosa dice l’ambientalismo e, in particolare, le scuole di pensiero che si rifanno ai dettami moralistici delle religioni?

Bisogna ridurre ed eliminare tutte le produzioni di fonti energetiche inquinanti (nucleare, carbone, petrolio, gas ecc.) e sostituirle con altre fonti ecosostenibili (eoliche, solari, fluviali, marine ecc.), ma nulla si deve fare contro la vita umana che è sacra.

Perché sacra? In nome di una incartapecorita interpretazione della Bibbia, là dove Iahveh benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.

E questo dovrebbe valere ancora oggi per tutti?

Ma la Bibbia era considerata, e lo è ancora, la volontà scritta di Dio, la sua verità rivelata.

Peccato che a scriverla siano stati degli uomini, secondo il sapere del loro tempo di tantissimi secoli fa.

 

Non esistono verità sacre ed immutabili: oggi le condizioni sono cambiate.

Non solo le condizioni ambientali di vita, ma anche le facoltà mentali, le discrezionalità, la cultura esperienziale degli uomini sulla terra sono ora in grado di ragionare in difformità con fisime mentali fideistiche che, a ragion veduta, sembrano e sono ridicole.

E poi, a mio personale parere, parlando di “antiche credenze”, quelle della Bibbia sono state, restano e valgono come tali per moltissime persone, mentre per me sono solo dei mobili d’arredamento antiquario, se mi si permette la battuta.

Non ci azzeccano un bel nulla con il pensiero moderno e le conoscenze che oggi abbiamo tutti, a differenza di un tempo quando l’ignoranza e la credulità erano generali e diffuse.

Ribadisco ancora una volta che la verità va aggiornata costantemente a seconda dei mutamenti della realtà della natura e degli uomini e non può restare stereotipata e immodificabile, per i dettami dogmatici delle religioni.

La verità della fede è una contraddizione in termini.

La fede crede, la verità sa, e io non credo in ciò che so: lo so e basta, e se qualcosa la so, non la credo, non ce n’è bisogno.
Verità e fede sono due categorie mentali inconciliabili.

La fede ha a che fare con le cose invisibili: perciò non si sanno.

La filosofia, che significa “amore per il sapere”, si occupa della verità: non la sa ma, umilmente, la cerca.

La morale è fatta per gli uomini e non gli uomini per la morale.

 

 

 

 

 

Numero3000.

 

Il 6 Novembre 2018, alle ore 20.10 veniva pubblicato il Numero1. di questo BLOG.

Sono due versi della canzone CYRANO di Francesco Guccini, parole di Giuseppe Dati:

 

….la verità cercate, in terra da maiali,

tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali….

 

 

PER CELEBRARE IL NUMERO3000. DI QUESTO BLOG, NON HO TROVATO DI MEGLIO CHE PUBBLICARE QUANTO SEGUE, COME PARADIGMA E RIASSUNTO DI BEN PIU’ DI CINQUE ANNI DI SCRITTURE.

 

In questo periodo editoriale, ho compulsato e sviscerato di tutto e di più, non ultimo anche il mio animo e il mio carattere.

Ma ciò che mi rimane da dire e trasmettere a me stesso e a tutti è il disagio sarcastico e lo scherno amaro contenuti nella presente testimonianza di essere vivente oggi su questo pianeta, dove ho maturato, registrato e, purtroppo, condiviso il malessere di vivere, pur proclamando, nostalgicamente, che la mia è stata una bella vita.

Ne sono così ferito dentro che, passo dopo passo, mi sto avvicinando alla fine di questi miei giorni con un senso di liberazione e perfino di curiosità nei riguardi di una trasferta ed esistenza della mia anima in un altrove che, sicuramente, sarà molto più dignitoso di questo mondo che non sopporto più.

Il futuro non è un posto diverso, è un posto migliore.

 

I L    C O N T R A T T O

 

Miei cari amici,

ognuno di voi percepisce la strana sensazione che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in ciò che vede intorno a sé, in ciò che sente ogni giorno.

Molti, tuttavia, non sanno il perché, né cosa sia.

A prescindere dalle nostre convinzioni o idee politiche, il sistema vigente nel nostro mondo libero si basa sulla tacita accettazione che lega e condiziona ciascuno di noi e che, non a grandi linee, ma dettagliatamente, cerco di esporre qui, a seguito delle mie esperienze di vita.

 

Io accetto:

 

1 – Accetto la competitività come struttura cardine del sistema in cui vivo, anche se mi rendo conto che questo genera frustrazione e rabbia nella maggior parte degli individui.

2 – Accetto il fatto che, per vivere, si debba limitare la propria vita ad un giorno della settimana, mentre gli altri sei devono essere spesi lavorando per produrre, annichilendo un’intera esistenza.

3 – Accetto di essere umiliato e sfruttato a condizione che mi sia permesso di umiliare e sfruttare un altro che occupi un posto inferiore nella piramide sociale.

4 – Accetto che gli indigenti, i malati e coloro che non riescono a restare a galla vengano esclusi e messi ai margini della società e vengano loro negate cure ed assistenza, perché questo costo sociale non può incidere sul benessere dei facoltosi, dei benestanti e dei fortunati.

5 – Accetto di pagare istituti privati affinché gestiscano il mio reddito secondo la loro convenienza e che non mi corrispondano alcun dividendo dei lor giganteschi guadagni.
Guadagni che servono per aggredire stati deboli, creando spirali di debito infinito.
Acconsento che mi si applichi un alto tasso di interesse per prestarmi denaro che viene creato dal nulla.

6 – Accetto che le banche internazionali prestino denaro ai paesi che vogliono armarsi e combattere e così scegliere quelli che faranno la guerra e quelli che non la faranno.
So che è meglio finanziare entrambe le parti per essere sicuri di trarne dei profitti e di prolungare i conflitti il più a lungo possibile, al fine di prosciugare completamente le risorse di quei paesi che non riusciranno a pagare i loro debiti.
Acconsento anche di pagare dei tributi obbligatori al mio governo, prelevandoli dal mio reddito, anche se questi non vengono adoperati per migliorare la mia vita o per i servizi ai cittadini, ma principalmente per rimborsare gli interessi sul debito che il governo ha contratto con dei banchieri privati.
Mi impegno a non pretendere mai che le mie tasse vengano utilizzate per investimenti massivi nella sanità, nella ricerca scientifica e nella cultura.
Compirò il mio dovere, nonostante tutto, contribuendo al buon funzionamento della nostra economia.

7 – Accetto che il debito sia la principale forma di trattativa fra stati e verso i cittadini, anche quando questo porti ad una palese forma di schiavitù e sia economicamente insostenibile.

8 – Accetto che si legalizzi l’omicidio, quando la vittima sia indicata dal mio governo come “il nemico”.
In questo caso non chiederò prove di colpevolezza ed eliminerò il bersaglio senza remore.
Mi adeguo al fatto che la morte possa essere indotta lentamente dai governi per mezzo dell’avvelenamento di intere popolazioni, con l’emanazione e l’ingestione quotidiana di sostanze tossiche autorizzate.

9 – Accetto che si faccia la guerra per avere la pace e che, in nome di questo principio, la principale voce di spesa per uno stato sia quella per la difesa.
Considererò normale che i conflitti siano creati artificialmente per alimentare il mercato delle armi e favorire la crescita delle economie mondiali.

10 – Accetto l’egemonia del petrolio nella nostra economia, e che ogni forma di energia gratuita, non inquinante e libera venga soppressa ed insabbiata.
Il vero motivo è perché ogni forma di energia di questo tipo rappresenta un pericolo per l’umanità in quanto sarebbe la fine del mondo, così come lo conosciamo.

11 – Accetto che si divida l’opinione pubblica, creando partiti di destra e di sinistra, che avranno come unico scopo quello di lottare fra loro, mentre io mi impegnerò a credere che le loro diatribe siano frutto di un sano scontro democratico utile per il nostro futuro.

12 – Accetto che gli industriali, i militari e i capi di stato si riuniscano regolarmente senza consultarci, per prendere decisioni che, sempre regolarmente, compromettono il futuro della nostra vita e del nostro pianeta.

13 – Accetto che il potere di manipolare l’opinione pubblica, prima ostentato dalle religioni, sia oggi nelle mani di uomini d’affari non eletti democraticamente e totalmente liberi di controllare gli stati: sono convinto del buon uso che ne faranno.

14 – Accetto che la verità sui fatti venga raccontata dai media controllati da pochi potenti: questa verrà chiamata “verità ufficiale” e, anche se sarà una versione manipolata e distorta dei fatti, mi impegno a non metterla in discussione e a non informarmi in maniera indipendente.

15 – Accetto che mi si presentino notizie negative e spaventose del mondo ogni giorno, in modo da poter apprezzare fino a che punto io sia protetto dal mio governo, dalla polizia e dai militari e mi renda conto di quanto io sia fortunato a vivere in occidente.
So che mantenere la paura nei nostri spiriti può essere solo un “beneficio” per noi.

16 – Accetto che l’dea della felicità si riduca alla comodità, l’amore al sesso, la libertà alla soddisfazione di tutti i desideri, perché è quello che la pubblicità ripete ogni giorno.
Mi convincerò di essere infelice, perché più infelice sono, più consumo.

17 – Accetto che il valore di una persona sia proporzionale a ciò che possiede e che si apprezzi la sua utilità in funzione della sua produttività e non delle sue qualità umane e che sia esclusa dal sistema se non produce sufficientemente.

18 – Accetto di pagare per essere intrattenuto, nel tempo di cui dispongo, attraverso la visione di spettacoli sportivi e di varietà, vuoti di contenuti, che generano movimenti abnormi di denaro.
Lo faccio perché la cultura è noiosa e pericolosa, mentre sapersi divertire con spensieratezza è il paradigma di una vita felice.

19 – Accetto che la scuola e il nozionismo scolastico siano l’unica forma legittima e riconosciuta di formazione e non di appiattimento del senso critico e della coscienza.

20 – Accetto senza discutere e considero come verità tutte le teorie proposte per spiegare i misteri dell’origine dell’essere umano e considero incontrovertibilmente vero che la natura abbia dedicato milioni di anni alla creazione di un essere il cui unico passatempo, oggi, è la distruzione in pochi istanti della sua specie e dell’ambiente da cui dipende.

21 – Accetto di escludere dalla società gli anziani, perché sono improduttivi e la loro esperienza, pur se potrebbe esserci d’insegnamento, può essere sacrificata in nome del profitto.

22 – Accetto, dunque, il profitto come fine supremo dell’umanità e l’accumulo di ricchezza come invidiabile realizzazione dell’esistenza in vita.

23 – Accetto di sprecare e distruggere tonnellate di cibo, al fine di mantenere sotto controllo, in borsa, i prezzi delle azioni delle multinazionali, piuttosto che permettere l’equa distribuzione delle risorse alimentari sul pianeta ed evitare la morte per fame e sete di milioni di persone, ogni anno.

24 – Accetto l’aumento dell’inquinamento industriale e la dispersione di veleni chimici e di elementi radioattivi nella natura. Ammetto l’uso di ogni tipo di additivo chimico nella mia alimentazione, perché sono convinto che, se vengono aggiunti, gli additivi e i conservanti sono utili e innocui.
Ritengo normale che i laboratori farmaceutici e le industrie agroalimentari vendano nei paesi del terzo mondo prodotti scaduti o utilizzino sostanze cancerogene vietate in occidente.

25 – Accetto la deforestazione selvaggia di terre grandi come nazioni e che sia possibile espropriare, con la violenza, le terre a interi popoli, in nome e per conto di multinazionali che sfrutteranno quei luoghi per arricchirsi, senza condividere nulla con le popolazioni locali.
Ritengo utili ed indispensabili la plastica ed ogni materiale adibito alla produzione che la inciviltà dei produttori e degli utilizzatori riversa come scarti per terre e per mari.

26 – Accetto che gli animali vengano abusati, torturati e, nei migliori casi, fatti estinguere, perché tollero che non venga loro riconosciuto un posto come legittimi abitanti di questo pianeta, al pari degli esseri umani.
Sostengo infatti che gli animali non provino emozioni, non abbiano coscienza, né forme di empatia.

27 – Accetto che le multinazionali derubino le risorse di paesi impoveriti e schiavizzati dalla politica mondiale del debito, nel nome del progresso economico.
Ammetto anche che esistano leggi che permettono di sfruttare i bambini in condizioni precarie e disumane.
Non abbiamo nessuna facoltà di intrometterci, nel nome dei diritti umani, soprattutto se questo ci permette di comprare merci sottocosto.

28 – Accetto che si possa denigrare, distruggere e cancellare dal pianeta ogni forma culturale diversa da quella occidentale, che potrebbe far vacillare i cardini del nostro benessere economico, al quale ambisco quotidianamente.

29 – Accetto che esistano solo due possibilità in natura, cioè cacciare o essere cacciati e, se siamo dotati di una coscienza e di un linguaggio, non è certamente per sfuggire a questa dualità, ma per trovare sofisticate giustificazioni al perché noi agiamo in quel modo.

30 – Accetto di credere che il nostro passato storico sia il risultato di una scia ininterrotta di conflitti casuali e non il preciso progetto, perseguito nel corso dei secoli, da lobby di potere, per detenere e mantenere lo stesso.
Sono certo che siamo all’apice della nostra evoluzione e che le regole che governano il nostro mondo sono la ricerca della felicità e della libertà per tutti i popoli, come ascoltiamo continuamente nei discorsi dei nostri politici.

31 – Accetto di credere di non poter fare nulla per modificare lo stato attuale delle cose.

32 – Accetto di non fare alcuna domanda, di chiudere gli occhi su tutto questo e di non fare alcuna opposizione, perché sono troppo impegnato con la mia vita e le mie preoccupazioni.
Accetto anche di difendere con la vita le clausole accettate in questo contratto, se mi viene richiesto.

33 – Accetto, quindi, definitivamente, nella mia anima e coscienza, questa triste matrice che viene posta di fronte ai miei occhi.
Mi impegno ad astenermi dal vedere la realtà delle cose e mi rifiuto di credere che un altro modo di intendere l’esistenza sia possibile.

Ho fiducia che tutti voi agiate per il mio bene e per quello di tutti e per questo vi ringrazio.

 

QUESTO È L’IGNOBILE CONTRATTO DA ME TACITAMENTE SOTTOSCRITTO PER STARE IN QUESTO SCHIFO DI MONDO DA QUASI OTTANTADUE ANNI.
PROFODAMENTE, ME NE VERGOGNO.

 

A mio figlio Ale, chiedendogli scusa e perdono.

Numero2816.

 

L E    D O N N E    E    I L    V E L O

 

Scrive Carlo Coppola su QUORA:

 

San Paolo nella sua famosa prima lettera ai Corinzi dice testualmente:

“Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l’uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli.

Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea. (…)

Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d’oro, di perle o di vesti sontuose, ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà. La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all’uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo.”

La tradizione islamica ha le stesse radici ed esprime gli stessi concetti.

Particolare curioso quella citazione “a motivo degli angeli” di cui gli esegeti non sanno dare una spiegazione adeguata. Probabilmente si riferisce ad una tradizione ebraica secondo la quale agli angeli del signore piacessero le donne umane e piacessero i capelli lunghi delle donne.

Nella Genesi infatti si legge che “scesero sulla terra gli angeli del Signore e videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero molte in mogli”.

In sostanza tutte e tre le religioni monoteistiche prevedono un ruolo subordinato della donna e una sua sottomissione testimoniata dal velo e dal fatto di doversi abbigliare decorosamente.

La tradizione occidentale non fa eccezione.

Solo negli ultimi anni in ambito religioso si è cercato di arrampicarsi sugli specchi per giustificare nella dottrina cattolica l’emancipazione femminile ma con risultati abbastanza ridicoli. Basta leggere qualche commento degli esegeti moderni per farsi quattro risate del tentativo di questi preti di far dire a San Paolo quello che non ha mai detto.

Numero2453.

 

Cos’è e come funziona il Metaverso

 

AGI – Il Metaverso e gli investimenti futuri di Meta in Italia sono stati al centro del colloquio che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto nella giornata di oggi con il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.

“Per dare vita al metaverso sarà necessario uno sforzo congiunto tra aziende, mondo politico e società civile” ha spiegato un portavoce di Meta, casa madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, sottoilineando come durante l’incontro sia stata confermata “la nostra collaborazione con il governo italiano per valorizzare i punti di forza del Paese nei settori tecnologico e del design e identificare futuri investimenti. Siamo lieti di aver potuto discutere le opportunità culturali, sociali ed economiche che il metaverso porterà all’Italia e non vediamo l’ora di continuare questa collaborazione”.

Cos’è e cosa succede nel Metaverso

È un insieme di spazi virtuali attraversati da avatar (nell’induismo, discesa e incarnazione di una divinità, in informatica, rappresentazione grafica e virtuale di un visitatore di sito web), un passo avanti rispetto alla realtà virtuale. È considerato il futuro di Internet. Ma non è qualcosa di nuovo. Metaverso è un termine inventato da Neal Stephenson nel libro Snow Crash (1992) ed è uno spazio descritto dall’autore come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite Internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. In questo mondo la differenza tra le classi sociali è rappresentata dalla risoluzione del proprio avatar e dalla conseguente possibilità di accesso a luoghi esclusivi.

Il Metaverso è un universo virtuale in cui ritrovare gran parte delle attività quotidiane, e molto di più: riunioni, pranzi, allenamenti, film, concerti, giochi, tutto declinato in versione 3D e alla portata di tutti con un click e una serie di strumenti fondamentali per vivere in pieno questa esperienza immersiva.
Concretamente nel Metaverso ci si potrà riunire con gli amici, fare surf o kayak, partecipare a un concerto, esplorare paesaggi sconosciuti, senza muoversi da casa.

Di cosa è fatto il Metaverso

Il Metaverso si sviluppa nel digitale, la sua materia è composta dai dati e dalle informazioni, in stretta correlazione con l’universo dell’oggettivo, la sua struttura è spazio-temporale, la stessa dell’universo fisico. È una struttura composta da lunghezza, larghezza, profondità e tempo: il cyberspazio, sostanzialmente un universo creato e alimentato dalle reti globali di comunicazione.

Come si accede

Zuckerberg ha parlato del progetto Metaverso nel corso della convention Facebook Connect 2021, presentando Horizon Home come una sorta di porta di accesso. Si tratta della nuova home della piattaforma di realtà virtuale Oculus che permette la personalizzazione di questo spazio all’interno del quale è possibile invitare gli avatar dei propri amici. Quindi è uno spazio privato.

Investire in questa realtà

Se il Metaverso sarà il nuovo internet chi lo costruisce, e come lo fa, è importante per il futuro dell’economia e della società nel suo insieme. Facebook vuole svolgere un ruolo leader nella costruzione del Metaverso, investendo massicciamente nella realtà virtuale. L’idea di un mondo virtuale centralizzato, un luogo parallelo al mondo fisico, è sì diventato un concetto mainstream quest’anno, ma va detto che da tempo milioni di persone trascorrono ore al giorno in spazi sociali virtuali come Roblox e Fortnite.

L’interesse per la proprietà puramente digitale e la tecnologia che i sostenitori ritengono possa garantire la sicurezza di esperienze virtuali persistenti è aumentato drasticamente, con token non fungibili (NFT) e criptovalute. Anche le piattaforme di produttività virtuale stanno crescendo, con Facebook e Microsoft che hanno annunciato nuovi modi per collaborare online. Nike, poi, sembra stia preparandosi a vendere scarpe da ginnastica virtuali. Uffici ibridi, formazione basata su video e social community online sono solo alcuni dei modi in cui la maggior parte della nostra vita, nel bene e nel male, viene spesa negli spazi digitali.

Non solo Facebook e Meta

Sarebbe un grave errore di miopia pensare che sul progetto Metaverso ci sia solo Zuckerberg. Tencent, il gigante cinese dei social media e dei giochi, sta investendo massicciamente nel Metaverso e gli esperti affermano che il mondo virtuale potrebbe trasformarsi in una battaglia proprio tra Meta e Tencent. Il South China Morning Post ha riferito che quest’anno la società cinese ha registrato molti marchi relativi al Metaverso per il suo sito social QQ. Roblox, la piattaforma di videogiochi, si è quotata quest’anno e a novembre ha annunciato i piani per un Metaverso costruito attorno ai suoi giocatori.

E ancora ci sono brand di ogni tipo che stanno cercando di cogliere al volo l’opportunità di entrare nel Metaverso. Il gigante dell’abbigliamento sportivo Nike ad esempio sta collaborando proprio con Roblox per creare un mondo virtuale chiamato Nikeland.

L’abbigliamento non è l’unica merce che può trovare il suo posto nel Metaverso. Il produttore di elettrodomestici Dyson, noto per i suoi aspirapolvere, ha realizzato il Dyson Demo VR che consente di utilizzare la tecnologia di simulazione e visualizzazione in modo da poter testare i suoi asciugacapelli, piastre e piastre per capelli a casa.